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    Piano incentivi auto: ecco quando sarà operativo

    (Teleborsa) – “Non può Stellantis da sola reggere lo straordinario indotto italiano, è necessario almeno un altro grande produttore in Italia” che “ha bisogno di un mercato interno produttivo di almeno 1,3 milioni di auto l’anno”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, intervistato a Zapping su Rai Radio 1.Torino con Mirafiori rimane il “cuore pulsante” di Stellantis, ma per aumentare la produttività dello storico stabilimento Fiat dove si realizzano 500 elettriche e Maserati, servono gli incentivi per l’elettrico e occorre lavorare sulla competitività del sito agendo su “fattori esterni”, come il costo del lavoro e dell’energia. È quanto sostenuto da Davide Mele responsabile Corporate Affairs di Stellantis in Italia all’incontro su Mirafiori al Mimit, la seconda riunione dedicata ai siti produttivi del gruppo a cui hanno partecipato anche le istituzioni locali (Regione Piemonte e Comune di Torino), Anfia e le organizzazioni sindacali.Per il Ministro Urso a Mirafiori si devono produrre “almeno 200mila auto” per arrivare all’obiettivo condiviso con Stellantis di realizzare un milione di veicoli in Italia. Sul piano incentivi: scatterà “tra qualche settimana” dopo il via libera della Corte dei Conti, ha detto ancora Urso sottolineando che Il decreto è stato pubblicato nel senso che, avendo conseguito le firme di tutti i dicasteri interessati, è di fatto pubblico ma il piano incentivi scatterà quando avremo il via libera definitivo tra qualche settimana” ha detto sottolineando che “favorisce i modelli prodotti nel nostro Paese”. Il provvedimento, ha aggiunto, “stanzia 950 milioni di euro con più incentivi per chi rottama le auto più inquinanti, euro 0,1,2,3, e più incentivi a chi ha un reddito più basso in modo che il combinato disposto tra chi rottama un auto più inquinante per acquistare un auto elettrica, e ha reddito sotto i 30mila euro, può ricevere contributi fino a 13,750 euro”. LEGGI TUTTO

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    DEF verso il via libera, cosa ha detto Giorgetti

    (Teleborsa) – Riflettori puntati sul prossimo Consiglio dei ministri, in programma per martedì 9 aprile alle 11. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha confermato che “entro i primi 10 giorni di aprile” verrà approvato il Def. Nel Def “ci saranno numeri interessanti comunque”, ha detto il ministro. “Un po’ di suspence”, ha aggiunto a chi lo incalzava chiedendogli se il debito sarà inferiore a quello 2023. “Noi facciamo le cose in base alle istruzioni che abbiamo ricevuto – ha aggiunto -, in un contesto in cui tutte queste regole non sono ancora declinate e precisate e non si possono applicare, ma questo era facilmente prevedibile, data la complessità delle medesime e la situazione complessa di natura esterna”.Intanto è arrivata anche la replica di Giorgetti in audizione alla Camera alla domanda del deputato di Avs Marco Grimaldi che chiedeva se sarà un Def con lo specchietto retrovisore: “L’introduzione dello specchietto retrovisore è stata un’enorme rivoluzione per la guida dei veicoli, ha salvato molte vite umane”, ha rimarcato il titolare del Tesoro non senza una punta di ironia.”Fare il Def con lo specchietto retrovisore oggi è molto utile, molto più che affidarsi ai voli pindarici della programmazione in un contesto complicato. Lo faremo come la commissione Ue ci ha chiesto di fare e Sarà un po’ differente dal passato prendendo atto delle circostanze”, ha concluso. LEGGI TUTTO

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    Tassi USA, Powell (Fed) allontana il taglio: serve più fiducia su calo inflazione

    (Teleborsa) – I dati sull’economia e sull’inflazione non hanno “materialmente cambiato” il quadro, è troppo presto per dire se i recenti dati sull’inflazione sono solo un balzo temporaneo o meno. Lo ha detto il presidente della Fed, Jerome Powell, durante il suo intervento alla Stanford University, ribadendo che la banca centrale americana decide la sua politica monetaria riunione per riunione. Un chiaro messaggio che la Fed non ha così fretta di tagliare i tassi ed ha bisogno di maggiori prove del rallentamento dei prezzi prima di ridurli. La Fed “ha tempo per decidere” su possibili tagli e vuole avere una maggiore fiducia sulla traiettoria al ribasso dell’inflazione prima di ridurre il costo del denaro – ha detto il banchiere – aggiungendo che data la forza dell’economia e i progressi finora compiuti sull’inflazione, “abbiamo tempo per lasciare che i dati economici in arrivo guidino le nostre decisioni”. Se l’economia evolve “come ci attendiamo, la maggior parte dei membri della Fed ritiene probabilmente appropriato un taglio dei tassi a un certo punto quest’anno”, ha detto Powell. Il presidente della Fed ha sottolineato che le condizioni del mercato del lavoro sono meno rigide rispetto agli ultimi anni, il che ha attenuato le preoccupazioni che buste paga e prezzi possano aumentare di pari passo. “I dati recenti non cambiano sostanzialmente il quadro generale, che continua ad essere caratterizzato da una crescita solida, un mercato del lavoro forte, ma in riequilibrio e un’inflazione che scende al 2% su un percorso a volte accidentato”, ha detto.Powell è tornato a difendere l’indipendenza della banca centrale in un anno elettorale che la dovrebbe vedere protagonista con dei tagli dei tassi di interesse. “L’indipendenza ci consente e ci richiede di assumere le nostre decisioni di politica monetaria senza considerazioni politiche di breve termine”. LEGGI TUTTO

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    Confindustria, Garrone si ritira dalla corsa alla presidenza: atto di responsabilità

    (Teleborsa) – L’industriale Edoardo Garrone ha annunciato il ritira dalla corsa per la presidenza di Confindustria. Garrone ha spiegato le ragioni in una lunga lettera inviata ai colleghi dell’associazione. “È evidente che in Confindustria si sono determinate forti fratture e forti tensioni. Non serve all’Associazione che un candidato possa vincere per qualche voto, magari frutto di impegni o scambi eccessivi e per me intollerabili e inaccettabili – si legge nella lettera –. Solo sostenendo un unico candidato e mettendolo nella condizione ideale per forza e autonomia, si può garantire la miglior governabilità alla nostra Confindustria”. “La scelta di anteporre il fine alla persona, mi impone quindi – ha spiegato – di fare un passo indietro e di consentire ad EmanueleOrsini di trovare quelle condizioni ideali per guidare Confindustria senza condizionamenti, e di poterlo fare con grande senso di responsabilità, in nome di un fine collettivo che è molto più importante di noi singoli”.”Questa è una rinuncia che personalmente mi costa molto, ma che confido possa determinare una svolta comportamentale e sostanziale, rendendomi e rendendoci orgogliosi di averlo fatto e di aver contribuito ad un cambiamento storico doveroso, esprimendo un modo di essere al servizio del sistema e non un sistema al servizio di sé stessi – ha sottolineato Garrone –. È una scelta di responsabilità che chiedo anche a voi tutti domani con il voto, per dare un segnale forte e di unità a tutti gli stakeholder e all’intero Paese”.Il ritiro del presidente di Erg e del Sole 24 Ore per il “bene dell’associazione” spiana la strada ad Emanuele Orsini, amministratore delegato di Sistem Costruzioni e di Tino Prosciutti e attuale vicepresidente di Confindustria. La decisione di Garrone arriva infatti alla vigilia del Consiglio Generale di Confindustria che a scrutinio segreto designerà il nuovo presidente per il quadriennio 2024-2028 con Orsini ora unico candidato in gara. Per la presidenza di Confindustria inizialmente si erano candidati anche Alberto Marenghi e Antonio Gozzi. Si chiuderà quindi domani la campagna elettorale per la guida dell’Associazione degli industriali, una delle più divisiva della sua storia.Anche il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha espresso “grande apprezzamento per la sensibilità” dimostrata da Edoardo Garrone che ha deciso di offrire un segnale di unità. “Conosco e stimo Orsini da anni – ha dichiarato Salvini –: un abbraccio e in bocca al lupo per le importanti sfide che sarà chiamato ad affrontare” LEGGI TUTTO

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    Poste, da Camera ok DPCM cessione ma tutela interessi pubblici e occupazione

    (Teleborsa) – Nella cessione di una quota del Ministero dell’Economia detenuta in Poste italiane, il governo valuti l’opportunità di “dare priorità” ai risparmiatori italiani e ai dipendenti della società, attuare la cessioni in tempi e modalità per consentire “la più proficua valorizzazione” delle quote cedute, prevedere “presidi di tutela degli interessi pubblici” e adottare le iniziative necessarie a “non pregiudicare il livello occupazionale e la presenza sul territorio”. È quanto si legge nel parere, favorevole con osservazioni, sul Dpcm relativo all’alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Mef in Poste Italiane, parere approvato dalla Commissione trasporti della Camera. I voti favorevoli sono stati 14 e 11 quelli contrari. Il parere della maggioranza in Commissione Trasporti alla Camera “conferma che l’obiettivo del Governo Meloni è solo ottenere il massimo profitto dall’operazione svendita di #PosteItaliane”. Così su X il deputato del Pd, Andrea Casu, commenta il via libera della Commissione di Montecitorio al Dpcm sulla cessione di una quota del Mef detenuta in Poste Italiane. “Una scelta tutta politica senza nessuna relazione tecnica – aggiunge – nessuna rassicurazione per le lavoratrici e i lavoratori a fronte di un piano strategico che già tira in ballo i primi 10.000 tagli al personale”. “Vince la linea Giorgetti – prosegue Casu – carta straccia le rassicurazioni di Urso” che rispondendo al Question Time a una interrogazione presentata dal Pd “aveva garantito che la quota pubblica non sarebbe scesa sotto il 51%.Via libera della Commissione del Senato competente su Ambiente e Comunicazioni al Dpcm sulla cessione di una quota del Mef detenuta in Poste italiane. La Commissione ha approvato il parere favorevole, senza osservazioni.Dopo i pareri delle Commissioni parlamentari il Dpcm, approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri il 25 gennaio, deve tornare in Cdm per l’approvazione definitiva LEGGI TUTTO

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    Salvini: “Investiti 2,8 miliardi per potenziamento infrastrutture Basilicata”

    (Teleborsa) – “Complessivamente sono 2,8 miliardi di euro i fondi destinati alle strade della Basilicata, di cui 867 milioni da utilizzare in manutenzione programmata e 1,9 miliardi in nuove opere”. Lo ha spiegato il vicepremier e ministro di Infrastrutture e trasporti, Matteo Salvini secondo quanto riporta una nota durante il Question Time di oggi. Saranno completati entro quest’anno il primo lotto della SS 655 “Bradanica”, del valore di 77 milioni ed, entro giugno, i lavori di messa in sicurezza del tratto Potenza-Melfi della SS 658, del valore di 15 milioni. A questi interventi si aggiungono la variante Tito-Brienza, del valore di 108 milioni, e i lavori sulla statale 18 a Maratea, con la realizzazione di un bypass per la riapertura temporanea della strada in vista della stagione estiva, fa sapere il Mit. Nel nuovo contratto di programma Anas 2021-2025, prosegue la nota, sono state inoltre avviate le attività di progettazione della “Murgia-Pollino” e dell’itinerario “Salerno – Potenza – Bari”. Per quanto attiene agli interventi per le infrastrutture ferroviarie, entro il 2026, in linea con il Pnrr, saranno realizzati: la Battipaglia-Potenza-Metaponto-Taranto, per un investimento di 396 milioni e la linea Ferrandina – Matera La Martella, valore 429 milioni. “Entro il 2028, poi, saranno completati i lavori di ammodernamento della linea ferroviaria Potenza – Foggia ed è in fase di progettazione il potenziamento dell’attuale stazione merci di S. Nicola di Melfi, con un impianto dedicato al servizio viaggiatori per i dipendenti della Zona Industriale. Per quanto attiene al trasporto pubblico locale, con i fondi PNRR abbiamo destinato 16 milioni per il rinnovo del parco mezzi (bus e treni). Inoltre, – dice ancora il Mit – , ulteriori risorse Pnrr sono state destinate alle infrastrutture idriche (circa 130 mln), ai progetti Pinqua di rigenerazione urbana (15 milioni) nonché 50 milioni per le infrastrutture nelle Zes”. LEGGI TUTTO

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    ANAC: oltre un milione di affidamenti da Gennaio 2024, per un valore di 78 miliardi di euro

    (Teleborsa) – “La digitalizzazione degli appalti in Italia funziona. Introdotta dal nuovo Codice dei contratti pubblici e operativa dal primo gennaio 2024, ha superato le prime settimane di rodaggio, e ora è quasi regime, a vantaggio di tutti, in particolare dei Comuni e dei piccoli Comuni. In tre mesi di attività sono state avviate attraverso la piattaforma digitale oltre un milione e centomila procedure di affidamento di contratti pubblici per un valore di circa 78 miliardi di euro”. Lo scrive l’Anac in una nota. “Il caso sollevato da Asmel, che in passato è stata soccombente in giudizio in più occasioni nei confronti dell’Autorità – prosegue l’Anac – riguarda esattamente questo: una stazione appaltante che ha condotto procedure di gara superiore alle soglie di qualificazione, pur non essendo qualificata per farlo. Inoltre, ha utilizzato ipotesi derogatorie non giustificate, e nei suoi confronti sono state riscontrate ulteriori, svariate illegittimità. Eventuali sanzioni che dovessero essere comminate alla singola stazione appaltante sono a garanzia di tutto il sistema e a tutela delle migliaia di stazioni appaltanti che, al contrario, hanno agito correttamente e nel pieno rispetto della legge, valorizzando al meglio le opportunita’ fornite loro dal processo di digitalizzazione”. “L’Autorità Nazionale Anticorruzione continuerà a lavorare a fianco delle tante pubbliche amministrazioni impegnate seriamente nel processo di digitalizzazione degli appalti, in special modo dei piccoli Comuni – conclude -, anche attraverso la pubblicazione di bandi tipo e supporto logistico attraverso la piattaforma Anac”. LEGGI TUTTO

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    Stellantis, oggi al Mimit l’incontro su Mirafiori. Urso: azienda chiarisca i suoi programmi

    (Teleborsa) – Vanno avanti gli incontri del ministero delle Imprese e del made in Italy con le Regioni che ospitano stabilimenti produttivi di Stellantis, azienda e parti sociali. Oggi a Palazzo Piacentini era il turno di Mirafiori. Secondo quanto riferito dai sindacati il presidente della Regione Piemonte, AlbertoCirio, ha espresso la sua preoccupazione sulla produzione di auto a Torino, sia per la situazione di Maserati che sui volumi di Mirafiori. Con Stellantis “ci rivedremo la prossima settimana a Torino perchè pensiamo che a Mirafiori, a Torino, in Piemonte, dove è nata l’industria automobilistica italiana, si debba ripartire con una prospettiva condivisa. E per fare questo è necessario che l’azienda chiarisca quali modelli, con quale produzione e, di conseguenza, con quali livelli occupazionali si può raggiungere questo obiettivo”, ha dichiarato il ministro Urso al termine del tavolo. “Siamo all’inizio di un percorso che dobbiamo compiere in breve tempo perché abbiamo la necessità di risposte chiare su cui poi realizzare un piano nazionale sull’automotive – ha aggiunto – che consenta la salvaguardia della filiera e dell’indotto, gioiello del made in Italy che vogliamo rafforzare e rilanciare”. Il ministro ha fatto sapere che l’obiettivo è quello di produrre almeno 200mila autovetture a Mirafiori.Urso ha poi dichiarato che d’accordo con la Regione Piemonte ha avanzato “la richiesta di almeno un nuovo modello di auto realizzato a Torino, che risponda alle esigenze del mercato italiano. Allo stato attuale si producono modelli che sono rivolti sostanzialmente al mercato estero. Chiediamo un modello competitivo rispondente alle esigenze del mercato interno”. Il ministro delle Imprese e del made in Italy ha inoltre sollecitato Stellantis “da subito” a “programmare la realizzazione di modelli di auto rispondenti anche agli incentivi che il governo ha messo in campo. È legittimo che Tavares tuteli i propri azionisti. Il governo deve tutelare i cittadini, che sono i nostri azionisti”.Al termine del tavolo ha parlato anche il rappresentante dell’azienda in questi incontri al ministero Davide Mele, Responsabile Corporate Affairs di Stellantis in Italia. “Siamo convinti di aver creato la capacità per garantire un futuro ai nostri stabilimenti adeguato all’ambizione comune del milione di veicoli. Ma sappiamo che la produzione di veicoli non può essere sufficiente a garantire la stabilità di un sistema industriale, essendo legata infine alla domanda del cliente, all’accessibilità del prodotto e alle dinamiche di mercato”, ha dichiarato. “Dobbiamo avere molto chiara la regola che la produzione è strettamente correlata alla domanda di mercato. In base alla domanda dei clienti, noi produciamo le auto e non il contrario. Ecco perché è fondamentale stimolare la domanda con auto a prezzi accessibili” attraverso incentivi “fornendo cosi’ attività e posti di lavoro ai nostri stabilimenti e a quelli dei nostri fornitori”. Mele ha quindi lamentato il ritardo degli incentivi annunciati dallo stesso Urso a febbraio. “Non abbiamo ancora certezza di quando questi provvedimenti saranno effettivamente operativi. E nel frattempo il mercato continua a perdere colpi, relegando l’Italia a fanalino di coda europeo nello sviluppo dell’elettrificazione. Una situazione che incide notevolmente sui nostri impianti italiani, ed in particolare Mirafiori”, ha sottolineato Mele.I sindacati Fiom e Fim hanno lamentato l’assenza di risposte da parte di Stellantis e hanno confermato lo sciopero del 12 aprile a Torino. Il tavolo al Mimit sullo stabilimento Stellantis di Mirafiori è stato, nella sostanza, “uguale a quello di ieri” su Melfi e il contributo dell’azienda è stato “imbarazzante” perché “non ha dato risposte”, ha dichiarato il segretario nazionale della Fiom, Samuele Lodi, al termine dell’incontro al ministero delle Imprese e del made in Italy. “Siamo in una situazione molto difficoltosa – ha aggiunto – l’obiettivo è arrivare a 200mila auto prodotte in quello stabilimento, perché è l’obiettivo minimo per saturare l’impianto. L’incontro non ci soddisfa. Noi siamo ai tavoli al Mimit per trovare soluzioni, ma per il momento Stellantis non sta contribuendo a trovarle. Quindi, a partire dallo sciopero unitario che ci sarà a Torino il 12 aprile poi proseguiremo. Vogliamo risposte per Torino e tutti gli altri stabilimenti”.Anche il segretario generale della Fim, Ferdinando Uliano, ha espresso preoccupazione sulla situazione produttiva e occupazionale dello stabilimento Stellantis di Mirafiori. Intervenendo al tavolo al ministero delle Imprese e del made in Italy ha precisato come il lavoro di investimento su hub di riciclo e batterie, battery hub e cambi elettrificati, vadano bene. “Ma con questi numeri – ha aggiunto – con la sola 500 elettrica e le attuali Maserati non sono sufficiente a saturare gli impianti e l’occupazione”. LEGGI TUTTO