More stories

  • in

    Giappone, prezzi alla produzione in aumento a marzo

    (Teleborsa) – Risultano quasi in linea con le attese i prezzi alla produzione in Giappone nel mese di marzo 2024. Secondo la Bank of Japan, i prezzi di fabbrica hanno registrato un incremento dello 0,8% su base annua, contro il +0,7% del mese precedente, e si confronta con il +0,8% atteso. Su base mensile, i prezzi all’industria sono saliti dello 0,2% dopo il +0,2% del mese precedente e rispetto al +0,3% del consensus. I prezzi import hanno segnato un calo dello 0,5% su base mensile e una diminuzione del 6,9% su base tendenziale. I prezzi export sono saliti invece dello 0,3% su base mensile e dell’1% su base annuale. LEGGI TUTTO

  • in

    Nell’Ue 228 miliardi in aiuti di Stato

    (Teleborsa) – Nel 2022, gli Stati membri dell’UE hanno speso complessivamente circa 228 miliardi di euro in aiuti di Stato, che includono anche misure di crisi legate alla pandemia e al conflitto in Ucraina. Questo importo corrisponde all’1,4% del Pil dell’UE e segna una riduzione del 34,8% rispetto ai 349,7 miliardi di euro del 2021. I dati emergono dal Quadro di valutazione sugli aiuti di Stato pubblicato dalla Commissione europea. La Germania si è posizionata al primo posto per la spesa più elevata, con un totale di 73,67 miliardi di euro (pari allo 0,46% del Pil dell’UE), seguita dalla Francia con 44,79 miliardi di euro (lo 0,28% del Pil) e dall’Italia con 27,61 miliardi di euro (lo 0,17% del Pil).(Foto: destinacigdem | 123RF) LEGGI TUTTO

  • in

    Scuola, Concorso straordinario IRC: a breve la pubblicazione del bando

    (Teleborsa) – Si è appena conclusa la riunione per l’informativa sul bando di concorso riservato agli insegnanti di religione cattolica nella scuola dell’infanzia e della primaria e nella scuola secondaria di primo e secondo grado. Presumibilmente il concorso sarà bandito entro l’estate e l’amministrazione auspica di concludere tutte le procedure entro l’anno.Dopo oltre vent’anni di assenza di procedure di reclutamento di docenti di religione si arriva finalmente a definire una procedura straordinaria per l’immissione il ruolo dei precari storici di questo profilo e insegnamento. Questo accade dopo che il decreto proroghe – pubblicato in Gazzetta Ufficiale con l’approvazione dell’emendamento “2-ter” – ha spostato la pubblicazione del bando al 2024 con un emendamento.Anief ricorda che molti dei candidati hanno infatti oltre vent’anni di servizio alle spalle e il concorso dovrà valorizzare l’esperienza acquisita. La procedura sarà bandita a breve: le regole sono state definite dal decreto P A bis che ha introdotto anche la quota percentuale alle assunzioni a tempo indeterminato, le quali saranno realizzate con una quota del 70% per la procedura straordinaria, rispetto a quelle previste con concorso ordinario che invece avranno una quota che si fermerà al 30%.Il sindacato ANIEF oggi è stato presente con la delegazione composta dalla segretaria generale Daniela Rosano e Moira Pattuglia referente nazionale IRC.”Nel corso del confronto – ha spiegato Moira Pattuglia – abbiamo chiesto all’amministrazione chiarimenti sullo svolgimento della prova didattico-metodologica, finalizzata all’accertamento della preparazione dei candidati”. “Certamente – ha aggiunto Daniela Rosano – i posti messi a bando sono insufficienti per la copertura di tutte le cattedre; inoltre abbiamo espresso il nostro disappunto per il peso attribuito alla valutazione del titolo B2 e delle competenze tecnologiche, non caratterizzanti della disciplina”. LEGGI TUTTO

  • in

    Italia ultima in Europa per la presenza di under 35: persi in venti anni oltre un quinto dei giovani

    (Teleborsa) – L’Italia ha perso in venti anni oltre un quinto dei giovani, diventando ultima in Europa per la presenza di under 35. Migliorano gli indicatori del mercato del lavoro ma al Sud la disoccupazione giovanile è pari a tre volte quella del Nord. Il lavoro dei giovani è sempre più instabile e discontinuo, anche nel settore pubblico: basse retribuzioni per i giovani del settore privato. Meglio il lavoro pubblico, ma negli ultimi 5 anni calano i salari reali. Si registra, parallelamente una crisi di rappresentatività e un crollo della rappresentanza: soltanto un elettore su 5 ha meno di 35 anni, e i giovani eletti alla Camera crollano sotto il 7%. Le istituzioni sono ancora distanti dalle esigenze dei giovani, cresce la fiducia nell’Europa. Sette giovani su 10 sono preoccupati dall’ingresso nel mondo del lavoro: molestie, ricatti e vessazioni, i timori diffusi tra le giovani. Sono salute e famiglia i fattori centrali per la qualità della vita di un giovane. Il contrasto alla violenza di genere e la lotta alla mafia, sono considerati interventi prioritari. I giovani si sentono, infine, poco compresi dagli adulti nelle loro fragilità. Queste le principali evidenze emerse dal nuovo rapporto sulla condizione giovanile in Italia “Giovani 2024: Bilancio di una Generazione” presentato dal Consiglio Nazionale dei Giovani e dall’Agenzia Italiana per la Gioventù e realizzato con il supporto scientifico di EU.R.E.S. Ricerche Economiche e Sociali. Un lavoro per tracciare un quadro dettagliato delle principali sfide e delle opportunità che i giovani italiani affrontano oggi, offrendo al contempo spunti concreti per politiche future. Il documento rivela dati preoccupanti riguardanti la demografia, l’istruzione e l’occupazione, evidenziando in modo particolare la riduzione demografica dei giovani, il fenomeno della fuga di cervelli, la precarietà lavorativa e la disuguaglianza territoriale e di genere. Tuttavia, il rapporto non getta solo luce su problemi persistenti, ma apre anche alla speranza, proponendo vie d’uscita basate sull’innovazione, l’inclusione e la sostenibilità. L’Italia si confronta con una sfida demografica di vasta portata, evidenziata da un calo significativo nella sua popolazione giovane. Negli ultimi due decenni, abbiamo assistito a una riduzione di quasi 3,5 milioni di giovani under 35, con un tasso di decremento di circa il 21%. Questo fenomeno ha colpito particolarmente il segmento femminile, con una diminuzione di quasi il 23% contro il quasi 20% maschile. Un confronto che a livello europeo pone l’Italia in una posizione allarmante: siamo gli ultimi per incidenza di giovani, ben sotto la media dell’Unione Europea. La fuga di cervelli si manifesta in modo preoccupante, con quasi 18 mila giovani laureati che hanno optato per l’espatrio nel 2021, un aumento del 281% rispetto al 2011. Questo scenario si accompagna a una crescente instabilità nel mercato del lavoro, dove il precariato coinvolge il 41% degli under 35, evidenziando una condizione di incertezza e discontinuità lavorativa che affligge in modo particolare i più giovani. Le disparità territoriali aggiungono un ulteriore livello di complessità, con il Sud Italia che registra tassi di disoccupazione giovanile notevolmente superiori rispetto al Nord, e dove il salario medio annuo dei giovani lavoratori è significativamente più basso. Queste condizioni sfavorevoli si riflettono anche sulla capacità dei giovani di accedere a opportunità di lavoro stabili e retribuzioni adeguate, influenzando negativamente la qualità della vita e le aspettative future. Le basse retribuzioni dei giovani nel settore privato rappresentano una problematica significativa. Nel corso del 2022, la retribuzione lorda media annua dei giovani dipendenti del settore privato (15-34 anni) si è fermata a 15.616 euro, rispetto ai 22.839 euro complessivamente rilevati nel settore. Questa disparità retributiva si manifesta anche nei diversi tipi di contratto: i giovani con contratti stabili percepiscono in media 20.431 euro, mentre coloro con contratti a termine e stagionali guadagnano rispettivamente 9.038 euro e 6.433 euro. Nel settore pubblico, invece, i giovani lavoratori (15-34 anni) hanno raggiunto una retribuzione lorda media annua di 23.253 euro nel 2022, che rappresenta una volta e mezza quella del settore privato. Tuttavia, nonostante un incremento nominale delle retribuzioni dal 2018, sia nel settore privato sia in quello pubblico, considerando l’inflazione, si registra una diminuzione del potere d’acquisto, con una variazione negativa delle retribuzioni reali pari al – 1,7% nel privato e al -7,5% nel pubblico. Dal punto di vista politico e sociale, la diminuzione della popolazione giovanile ha avuto ripercussioni evidenti sull’elettorato giovane, che in 20 anni si è drasticamente ridotto passando dal 30,4% del 2002 al minimo storico del 21,9% nel 2022. Più rilevante il dato sulla rappresentanza politica, il taglio dei Parlamentari ha colpito quasi esclusivamente gli under 35, con un drastico calo dei giovani eletti, che tra il 2018 e il 2022 hanno subito un decremento dell’80%, passando da 133 a 27, determinando un’influenza sempre minore dei più giovani. L’indagine realizzata tra i giovani italiani mostra un forte senso di alienazione dalle istituzioni, percepite come inefficaci nel rispondere alle loro esigenze: solo il 12% esprime un giudizio positivo sulla sensibilità delle istituzioni verso le problematiche giovanili e per l’85% del campione il livello di attenzione politica nei confronti dei giovani è inadeguato. La percezione cambia se si guarda all’Unione Europea, che riceve una piena sufficienza (6/10) nell’indice di fiducia. Il percorso formativo viene valutato positivamente dalla maggior parte delle ragazze e dei ragazzi, con un apprezzamento particolare per le opportunità offerte da programmi europei come l’Erasmus+. Tuttavia, la realizzazione personale e professionale rimane ostacolata da barriere significative, tra cui l’instabilità occupazionale e l’accesso limitato all’abitazione, che impediscono una piena transizione verso l’indipendenza e la vita adulta. Le preoccupazioni legate all’ingresso nel mondo del lavoro dominano il panorama giovanile, con la paura di precarietà e sotto-retribuzione che si sommano ai timori di ricatti, molestie o vessazioni sul posto di lavoro, indicati dal 17,5% dei giovani. Cosa serve agli under 35 per diventare adulti? Per affrancarsi dai genitori, condizione primaria è quella di ottenere un lavoro stabile. Allo stesso modo, per crearsi una famiglia, quasi il 70% dei giovani indica il bisogno di una situazione economica adeguata. A proposito di genitorialità, più del 60% degli intervistati esprime il desiderio futuro di avere figli. Il 72% del campione, inoltre, attribuisce un ruolo centrale al fenomeno della denatalità. Nel rapporto tra generazioni, colpisce il fatto che secondo l’opinione di tre intervistati su quattro (quasi il 75%), gli adulti comprendano “poco” (61%) o “per niente” (più del 13%) le esigenze e il vissuto dei giovani, in particolare le paure e fragilità (quasi il 61% delle indicazioni), seguito da aspirazioni e sogni (circa il 50%). Questi dati – rileva il rapporto – sottolineano l’urgenza di interventi politici e sociali mirati a migliorare le condizioni di vita e le prospettive dei giovani in Italia, attraverso la promozione di un mercato del lavoro più stabile e inclusivo, una maggiore valorizzazione delle competenze e un dialogo intergenerazionale rinnovato. “Viviamo un’epoca contrassegnata da cambiamenti rapidi e spesso imprevedibili. Questo Rapporto – afferma Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani – mette in luce le problematiche con cui i giovani si confrontano quotidianamente ed è per questo uno strumento utile per orientare le nostre scelte. La riduzione demografica, l’instabilità lavorativa, le difficoltà reddituali, le disuguaglianze territoriali e di genere, il calo della loro rappresentanza nei contesti istituzionali, delineano uno scenario complesso che richiede un intervento strutturato. Eppure, contemporaneamente, l’indagine evidenzia una capacità di resilienza notevole tra i giovani, una fiducia verso l’Europa e un desiderio profondo di contribuire attivamente al cambiamento sociale ed economico del nostro Paese. Il ruolo di ciascuno di noi è cruciale nell’interpretare queste voci, nel tradurre le preoccupazioni e le speranze in azioni concrete e nel realizzare strumenti che possano valorizzare e supportare i ragazzi e le ragazze in ogni ambito della loro vita. Negli ultimi 5 anni, sono, infatti, calati i salari reali, in particolare le retribuzioni per i giovani del settore privato sono scese a medie sempre più basse, toccando i 9.546 euro annui per gli under 24. La centralità di un lavoro stabile per costruire una vita autonoma, risulta ancora oggi la maggiore richiesta giovanile (65,7%), con una percentuale sempre più alta tra le ragazze. La sfida che ci attende è impegnativa. È necessario un impegno collettivo per promuovere l’istruzione di qualità, l’inserimento lavorativo, l’equità sociale e di genere, e per rafforzare la rappresentanza giovanile a tutti i livelli decisionali. Sono azioni che devono andare di pari passo con l’intensificazione degli sforzi per contrastare ogni forma di discriminazione e di esclusione economica e sociale, per garantire a tutti l’accesso alle opportunità, alla salute e al benessere, preservandone i diritti e ascoltandone le voci. Allo stesso modo, occorre rafforzare la comprensione delle loro difficoltà soprattutto alla luce che per tre giovani su quattro gli adulti comprendano ‘poco’ o ‘per niente’ le loro paure e loro fragilità. È per questo che ci impegniamo a garantire che le esigenze di questa generazione e le loro istanze siano ascoltate in tutte le sedi in cui si discute e si decide del loro futuro, per far si che le loro difficoltà diventino priorità per il nostro Paese”.”I dati emersi nel rapporto di ricerca – dichiara Federica Celestini Campanari, Commissario straordinario dell’Agenzia Italiana per la Gioventù – fanno emergere una realtà difficile, in cui i problemi che i giovani italiani vivono ormai da più di un decennio risultano certamente aggravati dalla pandemia, dalla guerra e dalle recenti crisi economiche. Tuttavia, possiamo cogliere dei segnali positivi: l’attenzione per il tema della natalità e della famiglia, non scontati in una Nazione che sta vivendo quello che gli esperti chiamano “inverno demografico”; il ruolo determinante dei genitori – che restano il primo e più importante esempio nel percorso di crescita dei giovani italiani; il ruolo importante dei Programmi europei nella formazione e nella propensione alla partecipazione attiva; la fiducia nell’Unione Europea, legata forse anche alla stabilità trasmessa dalle istituzioni comunitarie; l’attenzione al tema della legalità. Pur continuando a registrare numeri assoluti preoccupanti, va detto anche che nel 2023 abbiamo visto un aumento del tasso di occupazione dei giovani e delle donne e la diminuzione della percentuale dei NEET. La strada da percorrere è lunga ma dobbiamo lavorare per infondere speranza e fiducia nel futuro: è compito delle istituzioni ascoltare i giovani, capirne le aspettative, i sogni e le paure e cercare risposte strutturali per permettere ai nostri ragazzi di realizzarsi in Italia, se vorranno, scegliendo di andare all’estero solo per scelta e non per necessità. Questo è l’impegno dell’AIG, affianco all’opera quotidiana del Ministro Abodi e del Governo Meloni nel rimuovere le cause del disagio giovanile e gli ostacoli alla piena realizzazione dei nostri giovani”. (Foto: © Antonio Guillem / 123RF) LEGGI TUTTO

  • in

    Turismo, Istat: domanda stabile sotto i livelli pre-Covid (-27% rispetto al 2019)

    (Teleborsa) – Nel 2023 il turismo dei residenti si attesta su livelli simili a quelli del 2022. I viaggi con pernottamento sono 52,1 milioni e risultano ancora inferiori ai valori del 2019, anno precedente la pandemia (-27%). Le notti trascorse in viaggio (323,6 milioni) sono ancora il 21% in meno rispetto a quelle osservate nel 2019. Dopo la marcata crescita osservata nel 2022, i viaggi all’estero nel 2023 rimangono stabili e ancora al di sotto dei livelli del 2019 (-35,6%). Anche i viaggi in Italia non registrano sostanziali variazioni e non recuperano il 24% perso rispetto al 2019. Le vacanze, che nel 2022 avevano mostrato una decisa ripresa, sono sostanzialmente invariate e si attestano nel 2023 a poco più di 48 milioni (92% dei viaggi, 95% delle notti). Prevalgono le vacanze “lunghe”, di 4 o più notti (54,7% dei viaggi e 82% delle notti), che, dopo aver raggiunto nel 2022 i livelli pre-pandemia, nel 2023 interrompono la loro crescita attestandosi a 28,5 milioni (-19% sul 2019). Anche le vacanze brevi non cambiano rispetto al 2022 e sono ancora il 31% in meno di quelle registrate nel 2019. Il divario tra i pernottamenti di vacanza del 2023 e del 2019 rimane elevato (75 milioni, -19,6%). È quanto rileva l’Istat nel report “Viaggi e vacanze in Italia e all’estero” relativo all’anno 2023.Commentando i dati le associazioni dei consumatori denunciano gli effetti del caro-tariffe nel comparto turistico sulle partenze dei cittadini. “I forti rincari dei prezzi che hanno interessato nell’ultimo anno il settore dei viaggi hanno pesato sulle scelte dei cittadini, portandoli a tagliare la spesa per le villeggiature e a ridurre il numero di notti fuori casa – spiega il presidente di Assoutenti Gabriele Melluso – Nel periodo estivo che va da luglio a settembre le vacanze di 4 o più notti sono calate infatti del -12,6% rispetto al 2022, e si riduce fortemente il numero di italiani che nello stesso periodo si è concesso una vacanza: 31,5% contro il 35,8% del 2022 e 37,8% nel 2019. A pesare sul drastico crollo delle partenze sono gli aumenti che hanno interessato prezzi e tariffe nel comparto dei viaggi: basti pensare che i biglietti dei voli nazionali sono rincarati nel 2023 in media del 37,8% su base annua, quelli dei voli europei del 16,4%, +10,8% i voli internazionali. I listini di alberghi e motel sono aumentati del 14% e i pacchetti vacanza del 16,1%. Ma a salire sono anche tutti i servizi legati alle vacanze, dai ristoranti (+5,3%) ai parchi divertimento (+8,55), passando per musei e monumenti storici (+3,2%)”. I rincari annui delle tariffe nel comparto turistico elaborati da Assoutenti sulla base dei dati Istat 2023 fanno registrare un +14% per alberghi e motel +14%; villaggi vacanza +5,7%; ristoranti +5,3%; pacchetti vacanza nazionali +16,1%; parchi divertimento +8,5%; musei e monumenti storici +3,2%; pedaggi +1,6%; parcheggi +2,4%; trasporto ferroviario +4,9%; autobus e pullman +3,4%; voli nazionali +37,8%; voli europei +16,4%; voli internazionali +10,8%. Il Codacons chiede “misure per calmierare prezzi e tariffe nel comparto turistico”. “I dati Istat dimostrano che gli italiani rinunciano sempre più alle vacanze, con i viaggi che si trasformano oramai in un lusso riservato ai più benestanti” commenta il Codacons. “Siamo di fronte ad una debacle del turismo, con le partenze degli italiani che si riducono di oltre un quarto rispetto al periodo pre-Covid, scendendo del -27% – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi –. I viaggi all’estero addirittura crollano del -35,6% rispetto al 2019, a dimostrazione di come sia sempre più difficile per i cittadini concedersi una vacanza fuori dai confini nazionali. Questo perché le tariffe nel comparto turistico sono del tutto fuori controllo e hanno raggiunto livelli insostenibili per una ampia fetta di popolazione. Un trend preoccupante che prosegue anche nel 2024, e che deve portare il Governo a studiare misure specifiche per calmierare i prezzi nel settore, affinché i viaggi non siano un lusso riservato ai ricchi ma una opportunità per tutti”. “Effetto caro vita e caro bollette. La perdita del potere d’acquisto dovuta all’inflazione e le bollette di luce e gas alle stelle pesano troppo sulle tasche degli italiani e finiscono per incidere sui loro spostamenti e sulle loro vacanze – commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori –. Significativo, in tal senso, il dato relativo ai mesi estivi e alle vacanze di 4 o più notti che, invece di migliorare, peggiora del 12,6% rispetto all’estate del 2022, tornando così sotto i livelli del 2019. Insomma, le spese non obbligate non possono certo andare bene se la gente vede intaccare i propri risparmi pur di arrivare a fine mese”. In calo le vacanze lunghe estiveNel primo trimestre del 2023 la domanda turistica aumenta rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+40,5% di viaggi, +34,4% di notti, +39,7% di turisti). La crescita si concentra nelle vacanze (+37,3% di viaggi, +32,1% di notti) ed è trainata dalle vacanze lunghe, che aumentano di oltre il 60%. Tuttavia, le vacanze sono ancora inferiori del 25,5% rispetto ai livelli dello stesso periodo del 2019 (-15% di notti). Nel secondo trimestre i viaggi sono sostanzialmente stabili rispetto alla primavera del 2022 e rimangono più bassi del 32% rispetto al corrispondente periodo del 2019 (-36,5% di notti). Nel trimestre estivo (luglio-settembre) il calo delle vacanze lunghe (-12,6% di viaggi, -13,4% di notti) é in controtendenza rispetto alle estati dei due anni precedenti e riporta l’ammontare dei viaggi sotto i valori dell’estate del 2019 (-18,5%,-15% in termini di notti). Nell’ultimo trimestre dell’anno la domanda è stabile rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e il confronto con il corrispondente periodo del 2019 evidenzia le criticità persistenti nella domanda turistica: -39% di viaggi, -27% di notti. Le persone partite per una vacanza estiva sono 18,4 milioni, in calo del 13% rispetto all’anno precedente (21,1 milioni nel 2022). La diminuzione riguarda tutte le fasce di età e si concentra tra i residenti nel Nord-ovest (-18%) e nel Sud (-17,8%), aree che tornano sotto i livelli dell’estate 2019 (rispettivamente -12% e -23%). Nel complesso, i turisti che partono per vacanza tra luglio e settembre sono il 19% in meno del 2019 (18,4 milioni nel 2023, 22,7 milioni nel 2019). I viaggi estivi sono mediamente più lunghi rispetto a quelli degli altri trimestri (8,5 notti) e di durata pari a quelli dell’estate del 2022. Le vacanze lunghe rappresentano il 73,3% dei viaggi estivi, quota simile all’estate del 2022 (73,6%) e del 2019 (72,6%). Quasi la metà delle vacanze lunghe (49,6%) dura meno di una settimana. Solo il 7,9% dei viaggi è svolto per motivi di lavoro (4,1 milioni), senza sostanziali variazioni in termini di viaggi e di notti rispetto al 2022. Gli spostamenti per lavoro non mostrano quindi segnali di ripresa, attestandosi a circa la metà di quelli registrati nel 2019, con una durata media simile a quella del 2022 (4 notti rispetto a 3,8). Le riunioni d’affari e i viaggi per congressi, convegni e seminari sono le motivazioni più frequenti (17,8%), seguite dalle attività di rappresentanza, installazione o vendita (15,6%). La durata media delle vacanze (6,4 notti) e dei viaggi nel loro complesso (6,2 notti) sono sostanzialmente invariate rispetto al 2022. Le escursioni (visite in giornata) nel 2023 sono 42,4 milioni (stabili rispetto al 2022) e sono effettuate per lo più nel periodo primaverile (28,8%). La percentuale di residenti che, in media, hanno effettuato almeno un viaggio in un trimestre diminuisce lievemente, passando da 19,4% del 2022 a 18,7% del 2023 (24,2% nel 2019). La media nazionale dei viaggi pro-capite si attesta, come nel 2022, a 0,9 (1,2 nel 2019), con il valore più elevato nel Nord-ovest e nel Nord-est (entrambi 1,2) e più basso al Sud e nelle Isole (entrambi 0,4). L’area dove risiede la maggior parte dei turisti è il Nord-ovest (25,4%; 35,5% in termini di provenienza dei viaggi), seguono il Nord-est (24,9% dei turisti e 27,1% dei viaggi), il Centro (20,8% dei turisti e 22,1% dei viaggi) e, a distanza, le Isole (9,7% di turisti; 5,3% di viaggi) e il Sud (8,0%, 10,0%).Mare e città le vacanze preferite dai residenti Il 2023 conferma la tendenza a spostarsi in ogni periodo dell’anno principalmente per piacere, svago o riposo (73,3% delle vacanze) e per visite a parenti e amici (24,7%). Entrambe le motivazioni sono stabili rispetto al 2022, ma ancora sotto i livelli del 2019 (-21,3% per le vacanze di piacere, svago e riposo, -31,1% per le visite a parenti e amici).La quota di vacanze per visite a una città, per la prima volta, eguaglia quella delle vacanze al mare (entrambe pari al 49% sul totale vacanze). Continua la lenta ripresa delle visite a città, grazie soprattutto al recupero di quelle estere (+29,3% sul 2022) e di quelle estive in città italiane, che superano ampiamente i livelli prepandemici (+37% sul 2019). Tuttavia, complessivamente, le visite a città sonoancora di circa il 15% inferiori rispetto al 2019. Per la prima volta dal 2019, le vacanze al mare in Italia tornano ad essere più scelte (50%) di quelle all’estero (45,1%), ma si assiste ad un rallentamento (-11,7%), in Italia e all’estero, rispetto alla crescita osservata negli ultimi due anni. Le vacanze in montagna e campagna rimangono stabili sul 2022 e sono, rispettivamente, il 25,4% e il 14,3% del totale delle vacanze. Mentre per le vacanze in montagna a fine anno il bilancio è ancora in difetto rispetto al 2019 (-12,2%), quelle in campagna hanno recuperato i livelli pre-pandemia. Rispetto al 2022, aumentano le vacanze dedicate a visite al patrimonio culturale, alla partecipazione a eventi e spettacoli e al turismo enogastronomico, grazie agli incrementi osservati nei primi nove mesi dell’anno (+55%). Inoltre, per la prima volta dopo anni di cali, il 2023 vede crescere la quota di vacanze con attività culturali (da 9,7% nel 2022 a 13,1% nel 2023). Tuttavia, queste vacanze sono ancora inferiori del 39% rispetto al 2019. Le vacanze per visitare le bellezze naturali del luogo (9,2%) sono stabili rispetto al 2022.Tra le vacanze svolte per piacere, svago o riposo, quelle dedicate al riposo o divertimento anche nel 2023 rimangono predominanti (68,3%) rispetto al periodo pre-pandemico (erano 57,8% nel 2019). Il saldo di fine anno si conferma prossimo ai livelli precedenti alla pandemia, grazie al marcato incremento osservato nel primo trimestre (+61% rispetto al corrispondente periodo del 2022), mentre in estate si conferma la stabilità registrata nel triennio precedente. Le altre attività, quali i trattamenti di benessere, lo shopping, il volontariato, la pratica di hobby, le visite ai parchi divertimento o le vacanze svolte per assistere a eventi sportivi, per studio o formazione, sebbene aumentino rispetto al 2022, non riescono a recuperare il gap dovuto alla pandemia. Di fatto la quota delle vacanze effettuate per svolgere queste attività è ancora molto contenuta (4,7%, era 7,5% nel 2019).In estate aumentano le attività culturali, stabili i viaggi paesaggistici Durante l’estate del 2023 i viaggi per visite alle bellezze naturali (57,5% dei viaggi estivi) e quelli con almeno un’attività culturale (64,3%), confermano le quote raggiunte nel periodo prepandemico, sebbeneancora non recuperino completamente rispetto al 2019.Le attività culturali preferite rimangono le visite a città e borghi (84,7%) e le visite ai monumenti e siti storici o archeologici (48,4%), seguite, quasi in egual misura, dalle visite a mercati tipici locali (35,9%) ea musei e mostre (33,4%). Rispetto all’anno precedente, sono in aumento tutte le tipologie di attività, ad esclusione delle visite a città. In particolare, la quota delle attività legate all’enogastronomia (25,3%) è più alta del 2019 (19,7%) e, per la prima volta dal forte calo del 2020 (erano scesi all’11,3%, da 29,6% nel 2019) anche i viaggi estivi per partecipazione a spettacoli e manifestazioni tornano ad essere più frequenti (23,7%), seppure ancora inferiori di circa un terzo rispetto all’estate pre-pandemica.Nel 2022 quasi un turista su 10 lavora dal luogo di vacanzaL’ampia diffusione del lavoro da remoto in questi anni, spinta anche dalla pandemia da COVID-19, ha permesso a molti di combinare due elementi storicamente contrastanti, la vacanza da un lato e il lavoro dall’altro, alimentando un fenomeno definibile come workation o holiday working. Si tratta della possibilità di svolgere il proprio lavoro dal luogo di vacanza, unendo il lavoro al piacere di viaggiare.Prima della pandemia, tale fenomeno era limitato ad alcune tipologie di liberi professionisti e lavoratori della conoscenza; l’accelerazione dell’adozione del lavoro a distanza lo ha reso accessibile a un pubblico più ampio diventando una possibile nuova tendenza nel settore del turismo. Nel 2022, il 9,7% dei vacanzieri occupati hanno lavorato dal luogo di vacanza in una qualsiasi modalità di lavoro da remoto (telelavoro, smartworking o lavoro agile). La propensione a lavorare in vacanza è maggiore tra i turisti occupati maschi (10,4%) rispetto alle donne (8,8%) e tra i residenti nelle regioni del Nord-ovest (12,1%, contro il 5,5% del Mezzogiorno). Inoltre la quota di holiday workers è oltre tre volte maggiore tra coloro in possesso di laurea o titolo superiore (18,5%) rispetto a chi ha titoli di studio più bassi.L’incidenza dell’holiday working tra i lavoratori autonomi (16,5%) è più del doppio di quella dei lavoratori alle dipendenze (7,7%). Tra questi ultimi, il fenomeno riguarda in misura maggiore i dirigenti (37,2%) e, tra gli autonomi, gli imprenditori (37%). Sono gli occupati nei settori “Servizi di informazione e comunicazione” (30,5%) e “Attività finanziarie e assicurative” (22,8%) a dichiarare più frequentemente di aver lavorato dal luogo di vacanza: si tratta soprattutto di professioni appartenenti al primo grande gruppo professionale “Legislatori, dirigenti e imprenditori” (33%) e al secondo “Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione” (16,5%).Toscana: meta preferita per le vacanze, sia brevi che lungheNel 2023 il 79% dei viaggi ha come destinazione una località italiana. Il Nord rimane l’area del Paese con più potere attrattivo (38% dei viaggi), sia per le vacanze (soprattutto se brevi, 48,5%), sia per i viaggi di lavoro (38,9%). Il Mezzogiorno continua a registrare quote più elevate del Centro per le vacanze lunghe (29% contro 12,6%) e meno consistenti per le brevi (16% contro 25%) e per i viaggi di lavoro (11,3% contro 24,6%). I viaggi internazionali rimangono sostanzialmente stabili, ad eccezione di quelli versi i paesi extra-europei che crescono di poco meno del 50%. Ne consegue che la quota dei soggiorni oltre confinesale lievemente rispetto al 2022 (21% da 19,7%) e si avvicina sempre di più ai livelli pre-Covid (23,9% nel 2019). Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Lazio, Campania e Trentino Alto Adige sono le setteregioni più visitate e accolgono complessivamente il 59,4% degli spostamenti interni, con quote che variano tra il 6,2% del Trentino Alto Adige e l’11,6% della Toscana. Anche nel 2023 quest’ultima rimane la regione preferita per le vacanze (11,6%), sia lunghe (9,9%) sia brevi (13,7%). Per lavoro si viaggia invece di più verso Lombardia, Lazio e Toscana, che insieme ospitano quasi il 42% dei viaggi d’affari in Italia. Lombardia e Lazio sono le mete preferite delle vacanze invernali (entrambe 11,7%), in particolare la prima per i soggiorni lunghi (15,1%), la seconda per quelli brevi (14%). Le vacanze primaverili e autunnali confermano la Toscana al primo posto tra le destinazioni privilegiate sia per i soggioni brevi (rispettivamente 17,1% e 14,1%), sia per quelli lunghi (13,4% e 19,1%). Questa regione è seconda (9%) solo all’Emilia-Romagna (12%) nella graduatoria delle mete più frequentate in estate, anche durante le vacanze brevi. In occasione delle vacanze lunghe estive, invece, le destinazioni preferite, oltre all’Emilia-Romagna (11%), sono la Puglia (8,9%), il Trentino Alto Adige e la Calabria (entrambe 8,5%). I viaggi all’estero hanno come destinazione prevalente una meta europea (82%): i paesi più visitati nell’anno sono Spagna (13,4%), Francia (10,7%), Germania (7,1%) e Romania (5,5%). Quest’ultima accoglie per la maggior parte i residenti stranieri in vacanza nel paese di origine, soprattutto nei mesi invernali ed estivi (9,7% e 6,4% delle vacanze rispettivamente del primo e del terzo trimestre). In estate e in autunno, la Spagna è la meta più scelta dai residenti per le vacanze all’estero (14,7% e 17,1%), ma in primavera è preceduta dalla Francia (16%). Tra le mete extra-europee, Egitto (4,3%), Stati Uniti (2,8%) e Marocco (2,3%) si riconfermano anche per il 2023 le destinazioni preferite per le vacanze lunghe.Preferiti gli alloggi privati in Italia, le strutture collettive all’esteroNel 2023 gli alloggi privati si confermano la sistemazione prevalente per gli spostamenti turistici (52,9%, 62,3% in termini di pernottamenti), soprattutto in Italia (54,7%, 63,9% di notti). Fuori dai confini nazionali, invece, si preferisce alloggiare in strutture ricettive collettive (54,1% dei viaggi), anche se gli alloggi privati rappresentano la quota prevalente in termini di pernottamenti (57,9%). Ciò è dovuto principalmente agli stili di viaggio dei residenti con cittadinanza straniera che prediligono, in più di otto spostamenti su 10 all’estero, gli alloggi privati alle strutture ricettive collettive. Queste ultime sono invece scelte in quasi il 61% dei viaggi all’estero dai cittadini italiani. Il ricorso agli alloggi privati prevale nel Mezzogiorno (64,4% dei viaggi) e nel Centro (53%), soprattutto abitazioni di parenti e amici (rispettivamente 38,3% e 26,1%) e alloggi in affitto/bed&breakfast (17,5% e 16,7%). Al Nord, strutture ricettive collettive e alloggi privati sono scelti in misura pressoché simile(rispettivamente 50,2% e 49,8%), ma maggiore, rispetto alle altre aree del Paese, è il peso dei soggiorni in albergo (44,2%). Gli alloggi privati sono scelti soprattutto durante le vacanze, specie se lunghe (58,2% dei viaggi e 66,4% delle notti). Tra questo tipo di sistemazione, le abitazioni di parenti e amici si confermano le più utilizzate per i soggiorni di quattro notti o più (33%, 35,2% in termini di pernottamenti), seguite da alloggi in affitto (16%) e abitazioni di proprietà (7,2%). Le strutture collettive sono preferite nel 79,2% dei viaggi di lavoro (77,3% delle notti); nella maggior parte dei casi si tratta di strutture alberghiere (76% dei viaggi e 56,5% delle notti), utilizzate anche in oltre un terzo delle vacanze (41,3% se brevi). Viaggi soprattutto in automobile, ma cresce la quota dei viaggi in aereo e in treno Nel 2023 l’automobile continua a essere il mezzo di trasporto più utilizzato per viaggiare (58,8% dei viaggi), ma la sua incidenza continua a diminuire rispetto al triennio precedente (era 63,7% nel 2022, 69,8% nel 2021, 73,9% nel 2020) per tutti i tipi di viaggio e tende ad allinearsi al 2019 (56,5%). Di conseguenza cresce, rispetto al 2022, la quota dei viaggi in cui si utilizzano mezzi di trasporto collettivi (aereo, treno, nave e pullman) (37,9% da 32,4%). L’utilizzo dell’aereo (20,8% sul totale dei viaggi) riguarda soprattutto i viaggi di lavoro (29,5%) e le vacanze lunghe (26,5%) con incidenze simili ai livelli pre-Covid (rispettivamente 30% e 27,5% nel 2019). Il treno è utilizzato in oltre un quinto dei viaggi di affari (20,6%).Record di prenotazioni via web dell’alloggio e del trasportoAncora più marcata rispetto al passato, nel 2023 è l’abitudine a prenotare l’alloggio (oltre la metà dei viaggi, 56,7%), soprattutto l’albergo (59% dei viaggi con prenotazione). Rispetto al 2019, le prenotazioni dell’alloggio risultano ancora in calo di circa il 21%. Tuttavia, in caso di prenotazione, il 2023 conferma la nuova attitudine, delineatasi nel periodo pandemico, di prenotare contattando direttamente la struttura, come l’albergo o l’abitazione privata (72,3%), anziché tramiteintermediari (27,7%). Infatti le prenotazioni tramite intermediari, sia con canali tradizionali che su internet (incluse le piattaforme digitali), rappresentano soltanto il 40% dei livelli del 2019. Le prenotazioni dirette, invece, sono circa un quarto superiori a quelle del 2019. Ciò conferma la tendenza ad una prenotazione dell’alloggio “fai-da-te”. Nel 2023, si consolida l’utilizzo di internet per la prenotazione dell’alloggio che, dopo l’accelerazione osservata nell’anno della pandemia, interessa circa il 70% dei viaggi (58,4% nel 2019). Il ricorso all’intermediazione (27,4%) si conferma inferiore alle prenotazioni effettuate direttamente (72,6%) dal turista sulla pagina web dell’albergo o dell’abitazione privata (nel 2019 la situazione era opposta,rispettivamente 68,7% e 31,3%). L’utilizzo dei diversi canali di intermediazione online per gli alloggi è stabile rispetto agli anni precedenti: i più diffusi sono quelli che offrono in prevalenza strutture alberghiere (69,6%), meno quelli che usano piattaforme specializzate nell’offerta di alloggi privati (7,8%). Le agenzie di viaggio, le agenzie immobiliari e i tour operator con i loro siti web o le app, rispetto all’anno precedente, intercettano invece più viaggi (22,6%; 15,5% nel 2022). Le prenotazioni del mezzo di trasporto (33,2%), di consueto meno frequenti di quelle dell’alloggio, nel 2023 aumentano e sono per la prima volta pressoché uguali a quelle osservate nel 2019. Come evidenziato in precedenza, ciò è dovuto soprattutto al minor utilizzo dell’auto propria a favore dei mezzi di trasporto collettivi. I viaggi con prenotazione del trasporto sono però ancora inferiori di circa il 30% rispetto al 2019. Come lo scorso anno, invece, circa i tre quarti delle prenotazioni dei mezzi di trasporto è effettuata via web. LEGGI TUTTO

  • in

    Responsabilità collegio sindacale, Commercialisti: “Sempre più vicini a traguardo storico”

    (Teleborsa) – “Con il via libera della Commissione Giustizia della Camera sulla proposta di legge a prima firma della deputata di Fratelli d’Italia Marta Schifone, che punta a modificare l’articolo 2407 del codice civile, in materia di responsabilità dei componenti del collegio sindacale, ci avviciniamo sempre più ad un traguardo storico per la nostra professione e, direi, per l’intero sistema dei controlli societari del nostro Paese. Siamo fiduciosi che l’iter parlamentare della norma possa ora essere rapido”. È quanto afferma il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio.Il numero uno della categoria esprime “forte apprezzamento per quanti hanno sostenuto questa norma fortemente voluta dal Consiglio nazionale: dal Governo, in particolare per il sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano, all’onorevole Marta Schifone, dalla relatrice Carolina Varchi a tutti gli altri onorevoli sottoscrittori del provvedimento”.”Siamo di fronte – spiega de Nuccio – all’ennesima dimostrazione di vicinanza alla categoria e di volontà di ascolto delle sue ragionevoli e motivate istanze da parte dell’esecutivo e del Parlamento. La perimetrazione della responsabilità civile dei componenti dell’organo di controllo – aggiunge – è un obiettivo per il quale il Consiglio Nazionale si è sempre battuto sin dal suo insediamento e che ora, grazie all’intensa attività di interlocuzione portata avanti con le istituzioni in questi ultimi anni, sembra essere finalmente a portata di mano”. LEGGI TUTTO

  • in

    Il Def arriva in Consiglio dei Ministri: solo dati tendenziali in attesa del Patto di Stabilità

    (Teleborsa) – Un quadrotendenziale triennale e non il quadro programmatico. Il Def pronto per essere esaminato oggi in Consiglio dei Ministri dovrebbe seguire le orme di quello già presentato dall’esecutivo Draghi con la Nadef che, a fine 2022 – per non imporre decisioni al futuro governo che sarebbe stato eletto di lì a pochi mesi –, decise di presentare un documento “light”. Questa volta la scelta del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è legata invece al nuovo patto di stabilità che rivede il calendario e la forma dei documenti da presentare all’Unione europea. Pesa il fardello per i conti pubblici dei bonus edilizi che il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha più volte definito “un’eredità pesantissima”. Al momento Giorgetti però allontana l’ipotesi di una manovra correttiva: “sicuramente vogliamo rispettare gli obiettivi della nota di aggiornamento al Def dello scorso autunno per una questione di credibilità, se c’è qualcosa da correggere la correggeremo, ma sostanzialmente siamo in linea”. Resta comunque l’incertezza sulle cifre finali degli aiuti al settore edilizio.Nei dati mensili l’Enea certifica detrazioni maturate finora col superbonus per 122,24 miliardi a fine marzo, un numero che continua a crescere e il cui saldo finale è visto salire sopra i 210 miliardi. Una cifra superiore a quella degli investimenti del PNRR. Gli aiuti al settore edilizio nati nell’emergenza pandemica hanno però dato una spinta al rialzo del Pil, consentendo, assieme alle ultime statistiche in miglioramento sull’economia italiana, di mantenere intorno all’1%. Una crescita economica che verrà certificata anche nel Def per il 2024, di poco distante dall’1,2% della Nadef dello scorso autunno, sebbene superiore ai numeri indicati da Banca d’Italia, Fondo monetario internazionale e Commissione europea. Il grosso del deficit da bonus edilizi, poi, si sarebbe scaricato sul 2023 (al 7,2% del Pil la stima più recente) e il documento in arrivo manterrebbe la stima per quelli da scaricare sul 2024 grosso modo sui livelli indicati nella Nadef al 4,3%, con un debito appena sotto Il 140% del Pil contro il 140,1%. Intanto si avvicina la necessità di rifinanziare il taglio del cuneo fiscale e l’Irpef a tre aliquote, con un costo complessivo di circa 15 miliardi. Lo scostamento rispetto al deficit tendenziale per il 2025 sarebbe fissato al 3,6%. Più crescita quindi – con una centralità sempre maggiore per il PNRR – oltre a un piano di rientro del debito da presentare a Bruxelles, tornando a puntare su riforme strutturali. LEGGI TUTTO

  • in

    Giappone, fiducia consumatori migliora a marzo

    (Teleborsa) – Migliora il sentiment dei consumatori giapponesi. Secondo quanto comunicato dall’Istituto di ricerca economica e sociale del Cabinet Office giapponese, l’indice di fiducia a marzo si è attestato a 39,5 punti, dai 39 di febbraio, ma risulta al di sotto dei 39,6 punti stimati dal connsensus. All’andamento dell’indice hanno contribuito le attese sulla situazione occupazionale (+0,7 punti), le intenzioni di spesa di beni durevoli (+0,8 punti) e quelle sui redditi (+0,7 punti) mentre sono stabili quelle sullo stile di vita (+1,1 punti).L’indice resta tuttavia ancora al di sotto della soglia di 50 punti, evidenziando la persistenza di un clima negativo fra le famiglie del Sol Levante. LEGGI TUTTO