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    Gruppo Cassa Centrale e Banca Finint: conclusa compravendita di crediti per 41 milioni sulla piattaforma BlinkS

    (Teleborsa) – Otto banche affiliate al Gruppo Cassa Centrale – Credito Cooperativo Italiano e Banca Finint hanno sottoscritto un accordo per la compravendita di crediti NPE (non performing exposures), concluso sulla piattaforma BlinkS, il marketplace digitale di riferimento in Italia per il trading di portafogli di crediti. L’operazione, del valore complessivo di 41 milioni di euro, e denominata GARAIT II, si inserisce nell’ambito della partnership strategica avviata da anni tra BlinkS e il Gruppo Cassa Centrale e segue la cessione GARAIT I, perfezionata nel 2021. Nel dettaglio, Cassa Centrale Banca ha agito come multi-originator per la cessione di crediti UTP (unlikely to pay) a Banca Finint, alla sua prima operazione di acquisto di crediti UTP. L’operazione si è concretizzata attraverso la creazione di una SPV (Special Purpose Vehicle, società veicolo) denominata “Fantasia”, che ha emesso titoli integralmente sottoscritti da Banca Finint. Trattandosi di crediti UTP, sia i contratti non risolti che quelli non scaduti sono stati acquistati direttamente dalla Banca, la gestione dei crediti verrà viceversa affidata alla controllata Finint Revalue che agirà da servicer. È la prima operazione di acquisto UTP realizzata direttamente da Banca Finint che intende affacciarsi con decisione su questo mercato ritenuto, al momento, più appetibile ed aperto rispetto a quello degli NPL.BlinkS ha operato nella raccolta dei dati relativi ai crediti in oggetto (loan data tape), nella normalizzazione dei tracciati e stratificazione dei portafogli, nel supporto alla due diligence degli investitori, nella gestione dell’intero processo competitivo di assegnazione del portafoglio e nel supporto alle cedenti e al cessionario post aggiudicazione. “L’utilizzo della piattaforma BlinkS – ha dichiarato Fabio Pansini, senior assistant della Direzione NPL del Gruppo Cassa Centrale – ci ha permesso di avere maggiore visibilità nella collocazione di un portafoglio UTP di una size media acquistato da un Partner che ha condiviso il processo di aggiudicazione e migrazione dei dati presenti in Piattaforma. Dalle positive esperienze maturate negli oltre tre anni di utilizzo della Piattaforma, che sempre di più si adatta alle nostre esigenze, confermiamo la validità della scelta fatta che ci apre nuove opportunità operative”. “Siamo molto soddisfatti per il buon esito di un’operazione complessa che – ha sottolineato Andrea Urbani, head of NPEs di Banca Finint – ha visto Banca Finint protagonista di un’importante “deal” perfezionato con il Gruppo Cassa Centrale con il quale contiamo in futuro di proporci per ulteriori acquisizioni e di estendere la collaborazione anche su altri fronti. La Direzione NPEs, area della Banca dedicata all’acquisizione di portafogli NPLs e allo specialized lending, grazie alla sinergia e all’affiancamento dell’area Securitisation Services, leader nella gestione di operazioni di cartolarizzazione e di Finint Revalue, servicer specializzato nel credit management, ha coperto quindi l’intera filiera per l’acquisizione, la gestione e il recupero di portafogli UTP”.”GARAIT II conferma che BlinkS – ha concluso Gabriella Breno, amministratore delegato di Prelios Innovation, la Società fintech del Gruppo Prelios che ha sviluppato Blink –. Sè in grado gestire portafogli di qualunque dimensione e asset class anche in operazioni particolarmente complesse come questa. La flessibilità riconosciuta ai Seller, il supporto alla raccolta e alla gestione strutturata dei dati, nonché l’assistenza fornita alle cedenti e alla cessionaria sino al closing, sono fattori sempre più apprezzati dal mercato che continua ad affidarsi a noi. Il riconoscimento da parte dei nostri clienti sia per la piattaforma sia per competenza del nostro team, sono per noi una grande soddisfazione e il fattore chiave per il perfezionamento di nuove partnership anche nel corso del 2024″.?Per conto di Banca Finint l’operazione è stata condotta dall’ufficio NPE Operations diretto da Sabina Postorino unitamente a Chiara Tassan, Edoardo Del Pia, Andrea Balbinot nonché la squadra dell’area Securitisation capitanata da Nausica Pinese.Lo studio ILS di Norman Pepe ha fornito assistenza legale durante la fase relativa alla stipula dei contratti di acquisto ed a quelli della cartolarizzazione. LEGGI TUTTO

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    Edison accelera nel fotovoltaico con nuovo impianto da 41 MW in Sicilia

    (Teleborsa) – Edison ha inaugurato ad Aidone, in Sicilia, un nuovo impianto fotovoltaico da 41 MW all’interno della strategia di crescita nelle energie rinnovabili, che prevede 2 GW di capacità installata fotovoltaica al 2030.”Con il nostro piano di investimenti nelle fonti rinnovabili confermiamo l’impegno nella sfida della transizione energetica volto a realizzare un futuro sostenibile per le aziende e le persone – dichiara l’AD Nicola Monti – Edison ha un forte legame con la Sicilia dove è presente attraverso tutti i principali business, dalla generazione elettrica alla vendita di energia e servizi a valore aggiunto per i clienti sia pubblici che privati. Grazie al nuovo impianto di Aidone rafforziamo ulteriormente la nostra presenza nella regione, aumentando la quota di energia rinnovabile a disposizione del territorio”Il parco fotovoltaico di Aidone genera circa 71,5 GWh di energia rinnovabile all’anno, soddisfacendo così il fabbisogno energetico di 26.500 famiglie ed evitando l’emissione in atmosfera di oltre 29.000 tonnellate di CO2 all’anno. I lavori di costruzione sono iniziati nel novembre del 2020 e sono durati 2 anni e mezzo, impiegando 45 imprese fornitrici, per un totale di oltre 140 mila ore lavorate. “Con l’impianto di Aidone diamo avvio a una robusta pipeline di crescita che farà di Edison uno dei player di riferimento anche nel settore fotovoltaico. Un ambito questo più recente rispetto all’eolico, di cui siamo leader in Italia, e nel quale abbiamo importanti target di sviluppo – commenta Marco Stangalino, Vice Presidente Esecutivo Power Asset Edison – La Sicilia ha un ruolo di primo piano nella transizione energetica e qui vogliamo continuare a essere protagonisti della crescita sostenibile. Nei prossimi tre anni prevediamo di costruire nella regione ulteriori 300 MW da fonte rinnovabile, contribuendo alla generazione di valore sia per il territorio sia per le comunità che ci accolgono”.Nel primo trimestre 2024, il gruppo ha aperto cantieri per nuove realizzazioni di eolico e fotovoltaico in tutta Italia pari a 110 MW, mentre risultano in corso di autorizzazione 0,8 GW di fotovoltaico e 1,6 GW di eolico, di cui la metà sono relativi a progetti di integrale ricostruzione. Inoltre, lo scorso dicembre Edison ha completato la costruzione di 6 impianti fotovoltaici in provincia di Torino e Alessandria per complessivi 34 MW.Nell’ambito del piano di sviluppo di Edison, la Sicilia è un territorio altamente strategico. Al momento, il gruppo detiene e gestisce nella regione 4 impianti eolici da 104 MW situati nelle province di Trapani, Enna e Messina, e, oltre al nuovo impianto di Aidone da 41 MW, un fotovoltaico da 5 MW ad Agira (in provincia di Enna). A questi si aggiungono un nuovo cantiere, recentemente aperto, per un impianto fotovoltaico da 55 MW a Tudia (PA), e ulteriori 3 impianti fotovoltaici da 60 MW già autorizzati. Infine, sono in corso gli iter di autorizzazione per la realizzazione di 6 impianti fotovoltaici da 220 MW e 7 eolici da 330 MW. LEGGI TUTTO

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    Forum Confcommercio: “Recuperare gap con l’Europa con più forza lavoro e produttività”

    (Teleborsa) – Migliorare i tassi di partecipazione e di occupazione aumentando il numero di quelli che vogliono lavorare tra quanti possono farlo e alzando la quota di quanti lavorano tra quelli che vogliono lavorare. Più nello specifico, bisogna favorire la partecipazione femminile al mondo del lavoro, soprattutto nel Meridione (nell’Unione Europea è al 60,2% contro il 49,3% del nostro Paese). Questa – secondo “L’Italia in Europa, perché non siamo competitivi”, la ricerca dell’Ufficio Studi Confcommercio presentata dal direttore Mariano Bella nella conferenza stampa di apertura della ventitreesima edizione del Forum “I protagonisti del mercato e gli scenari dell’anno 2000” – la strategia per combattere l’importante problema demografico (tra il 2014 e il 2023 la popolazione in età lavorativa è scesa dell’1,4%) e di produttività del lavoro (solo +7,2% tra il 1995 e il 2022) che penalizza la performance economica dell’Italia. Negli ultimi dieci anni – rileva la ricerca – la popolazione italiana tra i 15 e i 74 anni è scesa di oltre un punto percentuale a fronte del 4,4% della Francia e al +2,1% della Germania. Ciò ha un evidente impatto sull’occupazione e quindi sul benessere economico. “Ogni anno che passa il bacino della forza lavoro potenziale si riduce di 100mila unità: non è un mistero – ha sottolineato Bella – che non si trovino lavoratori”. Per uscirne, la migliore risorsa che il nostro Paese ha a disposizione sono le donne: basti pensare che “eguagliando il tasso di partecipazione femminile al valore della Ue-27 avremmo 2,2 milioni di occupate in più”. Per farlo, occorrerebbe recuperare un divario percentuale con l’Europa che su base nazionale è di 11 punti, che salgono a 23 se si guarda unicamente al Mezzogiorno. La soluzione percorribile, dato che “l’evidenza empirica internazionale dice senza ambiguità che più le donne partecipano al mercato del lavoro più fanno figli, è quella di aumentare gli asili nido, le politiche per la genitorialità, la formazione per permettere alle donne di poter scegliere liberamente cosa fare delle loro vite: è la principale, se non l’unica, opzione disponibile per ricominciare a crescere in termini di forza lavoro potenziale. Non sarà facile e non accadrà subito: ma, se non cominciamo non raggiungeremo mai l’obiettivo”, ha detto Bella.Una possibilità di crescita, complementare a quella dell’espansione della forza lavoro, è l’aumento della produttività, che tra il 1995 e il 2022 è aumentata in Italia cinque volte meno che in Germania e sette volte meno che in Francia. Non perché i lavoratori italiani siano scarsi o sfaticati, ma “a causa del contesto in cui operano lavoratori e imprese, come le scarse performance della PA in termini di efficacia ed efficienza e il sotto-investimento, pubblico e privato, in formazione, istruzione e tecnologia”. È colpa anche delle imprese, perché “in fondo, il prodotto per lavoratore dipende anche dalla quantità e dalla qualità del capitale che gli viene messo a disposizione per lavorare”.Detto che nell’ultimo anno e mezzo l’Italia ha combattuto con grande successo l’aumento dell’inflazione e che dunque è ora di un taglio dei tassi importante (“gradiremmo il 6 giugno non 25 punti base di taglio, ma un bel mezzo punto, giusto per celebrare una politica ben riuscita e rendere altresì coerenti previsioni e azioni”) il direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio ha concluso con l’aggiornamento delle previsioni macroeconomiche: il Pil crescerà dello 0,9% nel 2024 e dell’1,2% nel 2025, con i consumi rispettivamente a +0,9% e a +1,1%, mentre l’inflazione si collocherà all’1,3% quest’anno e all’1,7% nel 2025.”L’economia italiana cresce lentamente. Nessun allarme, ma fondate preoccupazioni”. È vero che da una parte nei primi mesi del 2024 “emergono importanti segnali favorevoli” ma al contempo “i consumi, che valgono il 60% del Pil, continuano ad essere deboli” e “c’è la debolezza della produzione industriale, soprattutto per la flessione dei beni di consumo” ha sottolineato il presidente confederale, Carlo Sangalli, all’inizio del suo intervento. Ma – come emerge dalla ricerca dell’Ufficio Studi – le preoccupazioni più forti, nel medio termine, “sono i significativi gap rispetto ai Paesi europei in termini di calo demografico, di tassi di partecipazione al lavoro, in particolare quello femminile, e di produttività”. Nel complesso – ha proseguito Sangalli – “le indicazioni congiunturali non aiutano a tracciare un percorso di ripresa. Appare ottimistica la valutazione contenuta nel Def per il 2025 di una crescita dell’1,2% senza la conferma dei tagli al cuneo fiscale già in vigore per il 2024. È decisiva – ha aggiunto – la conferma della riduzione delle aliquote e del taglio al cuneo contributivo” e per aiutare la crescita per l’anno in corso “una bella mano potrebbe giungere dalla Banca Centrale Europea nella riunione del prossimo 6 giugno: chiediamo – ha detto – un segnale di coraggio, con una riduzione dei tassi di mezzo punto percentuale, largamente coerente con le valutazioni che la stessa Banca Centrale fa tra l’altro in termini di riduzione dell’inflazione”.In ogni caso, per il presidente di Confcommercio, “sulla crescita bisogna puntare, non c’è un piano B”, utilizzando “tutte le leve possibili, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”. In particolare va accelerata “la realizzazione delle riforme e degli investimenti legati al Pnrr, che è un’opportunità irripetibile per rendere l’Italia più moderna, efficiente, inclusiva, aperta all’innovazione”. E “occorre andare avanti anche sulla riforma fiscale e giungere alla sua completa realizzazione: riduzione del carico e semplificazione dell’adempimento ne sono cardini irrinunciabili. Bene, dunque, la riduzione delle aliquote Irpef in termini di minore carico tributario e maggiore reddito disponibile, misura che va però certamente resa strutturale”. Confcommercio auspica poi “la conferma della riduzione del cuneo contributivo anche per il 2025, come peraltro annunciato dal Governo” e condivide l’idea di “estendere la riduzione del carico fiscale al ceto medio. Sarebbe una boccata di ossigeno in grado di sostenere i consumi e, quindi, di incidere positivamente su occupazione e crescita”.Infine l’Europa, perché “un’Unione Europea competitiva sulla scena globale costituisce un fattore essenziale per la stabilità politico-economica, per la qualità della vita dei cittadini e per la crescita sostenibile delle sue imprese”. Per Sangalli va costruito un “ecosistema favorevole per la creazione e lo sviluppo delle imprese nel mercato unico”, mentre per il progetto economico europeo sono “cruciali le sfide della doppia transizione verde e digitale e dei connessi investimenti adottando un approccio pragmatico, fondato su valutazioni di impatto, criteri di gradualità e di sostenibilità economica e sociale, principio di neutralità tecnologica e strumenti finanziari di incentivazione e di accompagnamento per territori, imprese e cittadini”.Dopo aver chiesto “un rinnovato impegno sulla questione immigrazione”, Sangalli ha concluso evidenziando che “le elezioni europee del giugno 2024 costituiranno uno snodo democratico decisivo per giungere a decisioni coerenti con la necessità e l’urgenza di un progetto europeo caratterizzato da maggiore autonomia strategica e volto a promuovere la competitività dell’economia europea a livello globale”. LEGGI TUTTO

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    Disabilità, il Cdm approva in via definitiva il decreto sul progetto di vita

    (Teleborsa) – Il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva l’ultimo decreto attuativo della legge delega in materia di disabilità che riguarda il Progetto di vita. Si tratta del decreto più importante poiché serve a valutare le disabilità, a garantire una presa in carico completa della persona dal punto di vista sanitario, sociosanitario e sociale per superare le frammentazioni di prestazioni e servizi.Lo stesso decreto contiene la riforma delle procedure di accertamento dell’invalidità civile e quelle della valutazione multidimensionale che entreranno in vigore con una sperimentazione che partirà in alcune province dal 1 gennaio 2025. Nella riunione del Consiglio dei Ministri, sono stati esaminati tre disegni di legge riguardanti la ratifica ed esecuzione di accordi internazionali con la Libia, il Liechtenstein e la Repubblica Popolare Cinese, miranti a eliminare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e a prevenire l’evasione e l’elusione fiscale. La sessione è stata presieduta dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, appena rientrata da Verona dove ha partecipato al Vinitaly.Durante la riunione sono stati trattati oltre a temi come la definizione della disabilità, anche norme per il volontariato nel Trentino-Alto Adige/Südtirol, procedure di reclutamento nel settore AFAM e modifiche agli ordinamenti didattici delle istituzioni artistiche. LEGGI TUTTO

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    UK, tasso di disoccupazione sale più delle attese al 4,2%

    (Teleborsa) – Aumentano in Regno Unito i disoccupati richiedenti un sussidio (claimant count): a marzo 2024 sono risultati in aumento di 10.900 unità, dopo aver riportato un incremento di 4.100 unità a febbraio (rivisto da un preliminare di +16.800). Il dato, pubblicato dall’Office for National Statistics (ONS), si confronta con l’aumento di 17.200 unità stimato dal consensus. Sale anche il tasso di disoccupazione, che si attesta al 4,2% a febbraio, rispetto al 4% previsto dagli analisti e al 3,9% del mese precedente. Nei tre mesi a febbraio, l’occupazione ha fatto segnare un calo di 156 mila unità, dopo la diminuzione di 21 mila unità del mese precedente.Infine, il tasso di crescita dei salari medi ha mostrato, sempre a febbraio, un incremento del 6% escludendo i bonus, sotto il mese precedente (6,1%), mentre includendo questa componente di registra un +5,6%, sopra il consesus (5,5%) e uguale al mese precedente (+5,6%).(Foto: © Eros Erika / 123RF) LEGGI TUTTO

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    Germania, prezzi ingrosso marzo +0,2% m/m -3% a/a

    (Teleborsa) – Dati misti dai prezzi all’ingrosso in Germania, che registrano a marzo 2024 un incremento dello 0,2% su base mensile, dopo il +0,2% del mese precedente (dato rivisto da un preliminare di -0,1%). Lo annuncia l’Ufficio Federale di Statistica tedesco (Destatis). Gli analisti si aspettavano un incremento dello 0,1%.I prezzi all’ingrosso su base annuale sono ancora in calo e scivolano del 3% contro il -3% registrato a febbraio. LEGGI TUTTO

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    Israele, risposta a Teheran potrebbe essere imminente

    (Teleborsa) – Israele è pronta a rispondere a Teheran con un attacco che potrebbe essere “imminente”. A poco meno di 48 ore dalla pioggia di droni e missili sul territorio dello Stato ebraico, il governo di Benyamin Netanyahu sembra essere intenzionato a replicare, a sua volta, a Teheran – che ha già messo in stato di massima allerta le sue difese aeree – ha ammonito che l’eventuale azione armata di Israele stavolta “avrà una risposta molto dura”.Intanto, Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden prova a spegnere la reazione israeliana e fin dalle prime ore ha dichiarato che “occorre evitare un’escalation in Medio Oriente” ricevendo il primo ministro iracheno alla Casa Bianca. Mentre il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, dopo che erano filtrate indiscrezioni su un possibile coordinamento tra Gerusalemme e Washington, ha chiarito che “il governo israeliano deciderà da solo se ci sarà e quale sarà la risposta” all’affronto iraniano.”Gli Stati Uniti non sono coinvolti”, ha sottolineato Kirby, definendo poi “uno spettacolare fallimento” l’offensiva di sabato di Teheran, quasi a blandire l’alleato israeliano, smentendo peraltro che Teheran “avesse fornito agli Usa tempi e target” dei raid. “Non c’è altra scelta se non quella di rispondere all’attacco di Teheran”, ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant al capo del Pentagono Austin. E anche il comandante dell’Idf, Herzi Halevi, ha confermato che “la risposta ci sarà”. “Il lancio di così tanti droni e missili sul nostro territorio avrà la sua risposta”, ha avvertito.”Tutti” stanno” facendo il massimo” dal punto di vista diplomatico per far sì che un’eventuale risposta di Israele non costituisca “un ulteriore grado in un’escalation”, ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea Josep Borrell, pur osservando che il primo ministro Benjamin Netanyahu “ha dimostrato di non dar troppo ascolto a quello che gli viene detto”. Tali sforzi, secondo Borrell, sono necessari in un momento in cui “il Medio Oriente è sull’orlo dell’abisso” per il rischio di “una guerra regionale “con “conseguenze terribili” per l’area. LEGGI TUTTO

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    Cina, l’economia cresce del 5,3% nel primo trimestre: battute le attese

    (Teleborsa) – Segnali positivi giungono da alcuni importanti dati macro cinesi pubblicati stamattina, che indicano – in particolare – una crescita superiore alle attese del PIL nei primi tre mesi dell’anno, anche se la produzione industriale è risultata mista e le vendite al dettaglio sotto le aspettative.Secondo i dati del Bureau of Statistics cinese, la produzione industriale è infatti cresciuta del 4,5% su base annua a marzo 2024, meno del mese precedente (+7%) e del consensus (+6%). La crescita da inizio anno si assesta così al 6,1%, sotto il 7% precedente ma sopra il 6% atteso. Crescono più delle attese anche gli investimenti delle imprese, che segnano un +4,5%, contro il +4% atteso e rispetto al +4,2% del mese precedente.Fanno peggio delle aspettative le vendite al dettaglio. I consumi, infatti, registrano a marzo un incremento del 3,1% su base annua dopo il +5,5% rilevato a febbraio, mentre le stime del mercato erano per una crescita del 5,1%. Dall’inizio dell’anno, le vendite sono salite del 4,7%, in decelerazione rispetto al +5,5% del periodo precedente.Il prodotto interno lordo (PIL) è cresciuto del 5,3% nel primo trimestre 2024 rispetto a un anno fa, più velocemente dell’espansione del 5,2% nel quarto trimestre del 2023 e della crescita del 4,8% prevista dagli analisti. Su base trimestrale, il PIL cinese è cresciuto dell’1,6% nel primo trimestre, rispetto a un’espansione rivista dell’1,2% nel quarto trimestre.Il tasso di disoccupazione infine è sceso al 5,2% dal 5,3% precedente, contro attese per un 5,5%.(Foto: Christian Lue on Unsplash) LEGGI TUTTO