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    Zangrillo “Semplificato circa 185 procedure amministrative, di cui il 95% contabilizzabile”

    (Teleborsa) – La semplificazione delle procedure della Pubblica amministrazione prevista nel Pnrr stanno procedendo rispettando le scadenze. “Ad oggi abbiamo semplificato circa 185 procedure amministrative, di cui il 95%è stato ritenuto contabilizzabile nell’ambito delle prime verifiche tutt’ora in corso con la Commissione europea, svolte attraverso le competenti strutture del Dipartimento della funzione pubblica e del Ministero per il PNRR”. Lo ha detto il Ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, rispondendo al Question time alla Camera. Zangrillo ha ricordato che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, prevede “la reingegnerizzare e digitalizzare di 600 procedure entro il 30 giugno 2026, di cui 200 entro il 31 dicembre 2024, ulteriori 50 entro il 30 giugno 2025”. Il target fissato per la fine dell’anno è sostanzialmente quasi raggiunto. Il Ministro ha fatto il punto sulle diverse iniziative di semplificazione della Pubblica amministrazione messe in campo dal governo. Ha ricordato le misure in settori strategici e prioritari, soprattutto per le imprese ed il sistema produttivo del Paese come le comunicazioni elettroniche, l’ambiente e l’edilizia scolastica, le disposizioni in materia farmaceutica e quelle di semplificazione per le imprese artigiane, “Le misure appena descritte sono state adottate attraverso un metodo di lavoro condiviso con tutti gli attori coinvolti: le amministrazioni centrali e territoriali, le associazioni di categoria e gli stakeholder di riferimento”. “Il mio impegno – ha concluso Zangrillo – sarà quello di continuare a lavorare in questa direzione, con un approccio di piena condivisione con il Parlamento sulle ulteriori misure che sono gia’ in cantiere”. LEGGI TUTTO

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    Bankitalia: stime PIL +0,6 per cento nel 2024. Inflazione in calo all’1,3

    (Teleborsa) – La Banca d’Italia ribadisce le stime del PIL diffuse lo scorso 5 aprile. Secondo le proiezioni il PIL crescerebbe dello 0,6 per cento nel 2024 (dello 0,8 escludendo la correzione per le giornate lavorative), dell’1,0 nel 2025 e dell’1,2 nel 2026, beneficiando della ripresa dei redditi reali e della domanda estera. È quanto evidenzia il bollettino economico dell’istituto centrale. Quest’anno l’inflazione diminuirebbe all’1,3 per cento, principalmente per il contributo negativo della componente energetica, risalendo fino all’1,7 nel 2025 e nel 2026. L’inflazione di fondo, sostenuta dalla dinamica dei costi unitari del lavoro, – rileva Bankitalia – si collocherebbe al 2 per cento nella media di quest’anno e scenderebbe all’1,7 nel prossimo biennio. I rischi per la crescita sono orientati al ribasso; derivano da un impatto della restrizione monetaria più accentuato del previsto, da effetti più marcati della riduzione degli incentivi al comparto edilizio e dalla possibilità che la debolezza del commercio mondiale persista più a lungo rispetto a quanto stimato. I rischi sull’inflazione sono invece bilanciati.In Italia la debolezza della fase ciclica si è estesa al primo trimestre del 2024Secondo le stime di Bankitalia in Italia l’attività economica è aumentata in misura contenuta nel primo trimestre del 2024, risultando ancora frenata dalla flessione della manifattura, a fronte di una ripresa nei servizi. La fiacchezza dei consumi, che recupererebbero solo in parte il calo della fine dello scorso anno, si sarebbe accompagnata a un lieve incremento degli investimenti privati, sostenuti dall’autofinanziamento.Il saldo di conto corrente resta positivoNel quarto trimestre del 2023 il conto corrente si è confermato in avanzo: il miglioramento del saldo mercantile e di quello dei servizi ha più che compensato il deterioramento di quello dei redditi da capitale. Su quest’ultimo ha influito il rialzo dei tassi di interesse ufficiali in atto da luglio del 2022: l’Italia detiene una posizione creditoria netta verso l’estero, che si è ulteriormente rafforzata, ma risulta in debito nelle voci più sensibili ai tassi di riferimento. Gli investitori non residenti hanno continuato a effettuare acquisti netti di titoli di debito pubblici e privati.Il tasso di occupazione rimane su livelli elevati e le retribuzioni accelerano gradualmenteL’occupazione, dopo essere fortemente salita alla fine dello scorso anno, in special modo nei servizi e nelle costruzioni, è rimasta stabile nei primi due mesi del 2024, pur continuando a crescere nella componente a tempo indeterminato. Il tasso di disoccupazione resta su livelli storicamente bassi. La dinamica del costo del lavoro dovrebbe intensificarsi nel corso dell’anno; sarà sospinta dai rinnovi contrattuali recentemente siglati e da quelli attesi, in particolare nel terziario. I margini di profitto, ancora elevati soprattutto nei servizi, offrono alle imprese spazio per assorbire i futuri rialzi salariali senza innescare pressioni inflazionistiche.È proseguito il calo dell’inflazione di fondoNel primo trimestre l’inflazione al consumo è rimasta su valori contenuti; quella di fondo è ulteriormente diminuita per effetto del forte rallentamento dei prezzi dei beni, a fronte di una riduzione meno accentuata della componente dei servizi. Le imprese e le famiglie hanno rivisto al ribasso le loro attese di inflazione, nel breve e nel medio termine. Nonostante le tensioni riguardanti il commercio marittimo nel Mar Rosso, è continuata la discesa dei prezzi dei beni intermedi.La restrizione monetaria continua a trasmettersi al creditoIl costo del credito resta su livelli elevati e frena ancora la domanda di prestiti delle imprese e delle famiglie. L’alta percezione del rischio da parte delle banche concorre a mantenere rigidi i criteri di offerta. Continua la flessione della raccolta bancaria: la contrazione dei depositi in conto corrente e del rifinanziamento presso l’Eurosistema è stata solo in parte compensata dall’ aumento degli altri depositi e della raccolta obbligazionaria.Il Governo ha approvato il Documento di economia e finanza 2024Nel 2023 l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche è diminuito al 7,2 per cento del PIL: il calo è stato inferiore a quanto programmato lo scorso autunno a causa dei maggiori costi del Superbonus. L’incidenza del debito sul prodotto si è ridotta di circa 3 punti percentuali, al 137,3 per cento, principalmente per effetto del differenziale fra onere medio del debito e crescita nominale dell’economia. Il Governo ha approvato il Documento di economia e finanza 2024, presentando – in considerazione della riforma in corso delle regole di bilancio europee – l’evoluzione dei conti solo nel quadro tendenziale. L’indebitamento netto diminuirebbe fino al 2,2 per cento nel 2027; l’incidenza del debito sul prodotto aumenterebbe di 2,5 punti percentuali nel complesso del triennio 2024-26, in conseguenza dei riflessi di cassa dei crediti di imposta per l’edilizia maturati negli scorsi anni, per poi ridursi leggermente nel 2027.L’economia mondiale segna un miglioramento trainato dagli Stati UnitiAll’inizio dell’anno sono emersi segnali di rafforzamento dell’economia globale, più diffusi nei servizi. Negli Stati Uniti i consumi si sono mantenuti particolarmente robusti e l’occupazione è cresciuta oltre le attese; di contro, la domanda aggregata resta debole in Cina, anche per il perdurare della crisi del settore immobiliare. Secondo le stime più recenti dell’FMI, nel 2024 il PIL mondiale continuerà a crescere di poco più del 3 per cento, frenato anche dalle politiche monetarie restrittive. Le tensioni nel Medio Oriente hanno finora avuto un impatto limitato sull’interscambio di merci. In base a nostre stime, quest’anno il commercio internazionale si espanderà del 2,4 per cento, meno del prodotto mondiale. Restano significativi i rischi al ribasso per l’economia globale, connessi con un eventuale aggravamento dei conflitti in corso.Negli Stati Uniti e nel Regno Unito l’orientamento delle politiche monetarie rimane restrittivoNei primi mesi dell’anno si è arrestata la disinflazione negli Stati Uniti. In marzo la Federal Reserve e la Bank of England hanno lasciato invariati i tassi di riferimento e comunicato che l’orientamento rimarrà restrittivo fino al consolidarsi del calo dell’inflazione; la Banca del Giappone ha innalzato i tassi ufficiali per la prima volta dal 2007, portandoli su livelli positivi, e ha interrotto la strategia di controllo della curva dei rendimenti. Gli investitori hanno posticipato il momento in cui si attendono un allentamento monetario negli Stati Uniti. Nonostante l’aumento dei rendimenti delle obbligazioni, le condizioni finanziarie nelle maggiori economie avanzate restano distese.Nell’area dell’euro l’attività economica ristagna e la disinflazione prosegueAll’inizio del 2024 il PIL dell’area dell’euro ha continuato a ristagnare per la debolezza dell’industria, a fronte di segnali di recupero nel terziario. Continua il sentiero discendente dell’inflazione al consumo, soprattutto per i beni industriali non energetici e alimentari, mentre quella dei servizi rimane su livelli elevati. Gli indicatori che stimano la dinamica di fondo dei prezzi al netto delle fluttuazioni più erratiche sono scesi marcatamente dall’inizio del 2023. Nelle valutazioni della Banca d’Italia i recenti rincari del trasporto marittimo dovuti alle tensioni nel Mar Rosso non comporteranno pressioni inflazionistiche significative. Secondo le proiezioni di marzo degli esperti della BCE, quest’anno l’inflazione diminuirà al 2,3 per cento, tornando in linea con l’obiettivo nel 2025 e nel 2026.La BCE ha mantenuto invariati i tassi di riferimento e ha modificato l’assetto operativoIn aprile il Consiglio direttivo della BCE ha lasciato invariati i tassi di interesse ufficiali. Ha inoltre annunciato che sarà opportuno ridurre il livello di restrizione della politica monetaria qualora la propria valutazione circa le prospettive di inflazione, la dinamica dell’inflazione di fondo e l’intensità della trasmissione della politica monetaria dovesse accrescere ulteriormente la sua fiducia che l’inflazione stia convergendo stabilmente verso l’obiettivo. In seguito alla revisione dell’assetto operativo, il Consiglio – conclude Bankitalia – continuerà a definire l’orientamento della politica monetaria attraverso il tasso di interesse sui depositi presso l’Eurosistema. LEGGI TUTTO

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    USA, scorte petrolio settimanali salgono di 2,7 milioni di barili

    (Teleborsa) – Sono aumentate più delle attese le scorte di greggio in USA nell’ultima settimana. L’EIA, la divisione del Dipartimento dell’Energia americano, ha segnalato che gli stocks di greggio, negli ultimi sette giorni al 12 aprile 2024, sono aumentati di circa 2,7 milioni di barili a 460 MBG, contro attese per un incremento di 1,6 milioni.Gli stock di distillati hanno registrato una variazione di -2,8 milioni, arrivando a 115 MBG, mentre le scorte di benzine hanno registrato un calo di 1,2 milioni a quota 227,4 MBG.Le riserve strategiche di petrolio sono aumentate di 0,6 milioni a 364,9 MBG. LEGGI TUTTO

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    LIFTT partecipa al round da 26 milioni di dollari in Evergreen Theragnostics

    (Teleborsa) – LIFTT, società italiana di venture capital focalizzata in investimenti deep-tech, Petrichor e gli investitori già partecipanti hanno finalizzato un round di investimento da 26 milioni di dollari in Evergreen Theragnostics, azienda radiofarmaceutica statunitense impegnata nello sviluppo di soluzioni terapeutiche, mediante radiofarmaci, per i pazienti oncologici.Il capitale raccolto garantisce l’avanzamento della nuova pipeline di scoperte di Evergreen verso la sperimentazione clinica, sostiene la commercializzazione del suo agente diagnostico ed espande ulteriormente le capacità di CDMO per soddisfare la crescente domanda dei clienti, si legge in una nota.”Il settore della terapia con radioligandi sta avanzando rapidamente – ha commentato Stefano Buono, presidente di LIFTT e fondatore ed ex CEO di Advanced Accelerator Applications (AAA) – L’investimento in Evergreen Theragnostics rafforza il nostro impegno in questo settore affascinante al fianco di un’azienda ben posizionata sul mercato”.(Foto: Towfiqu barbhuiya on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Antitrust, Rustichelli: tra 2015 e 2023 benefici per imprese e consumatori per circa 8,4 miliardi

    (Teleborsa) – “Dalla stima effettuata secondo la metodologia sviluppata dall’OCSE nel 2014, emerge che, nel periodo 2015-2023, i benefici a favore delle imprese e dei consumatori derivanti dall’attività dell’Autorità sono pari a circa 8,4 miliardi di euro, di cui 710 milioni nell’ultimo anno. Nel periodo gennaio 2023-marzo 2024 l’attività dell’Autorità in materia di tutela del consumatore “ha consentito la restituzione a 600mila consumatori di oltre 122 milioni di euro”. È quanto ha affermato il presidente dell’Antitrust, Roberto Rustichelli nel suo intervento alla presentazione della Relazione dell’Autorità. “Nel periodo gennaio 2023-marzo 2024, l’Autorità – rileva Rustichelli – ha ricevuto 1.271 segnalazioni in materia di concorrenza, ha esaminato 99 operazioni di concentrazione di cui 6 sottosoglia, ha concluso 8 procedimenti in materia di intese, 6 in materia di abusi di posizione dominante e 1 in materia di abuso di dipendenza economica. Quanto alla tutela del consumatore, nel periodo gennaio 2023-marzo 2024, l’Autorità ha esaminato 34.595 segnalazioni, ha concluso 102 procedimenti, di cui 40 con accertamento dell’infrazione e 48 con accoglimento degli impegni. In 47 casi connotati da minore gravità l’Autorità ha disposto l’archiviazione a seguito dell’adeguamento delle imprese alle indicazioni formulate in sede di moral suasion”.Nel 2023 “l’Autorità – prosegue Rustichelli – ha chiuso undici procedimenti istruttori relativi a pratiche commerciali aggressive volte a indurre i consumatori ad accettare modifiche unilaterali peggiorative dei prezzi dell’energia elettrica e del gas. I procedimenti chiusi con impegni hanno consentito il ripristino delle condizioni iniziali di contratto a favore di 500mila consumatori ai quali sono stati restituiti oltre 115 milioni di euro. Le condotte oggetto di procedimenti chiusi con accertamento dell’illecito hanno interessato 4,5 milioni di consumatori e micro-imprese, con un danno prudenzialmente stimato – sulla base dei consumi minimi calcolati da ARERA – di oltre 1 miliardo di euro”. “Il mercato unico – sottolinea il presidente dell’Antitrust – resta il principale motore di crescita, produttività e competitività dell’economia europea. Ciononostante, esso è per un verso ancora imperfetto e richiede di essere completato, mentre, per altro verso, risulta esposto a rischi crescenti di frammentazione per cui il suo sviluppo non potrà che essere al centro delle priorità della nuova legislatura europea. Rileva, in primis, l’allentamento della disciplina degli aiuti di Stato decisa a livello europeo nel marzo 2023 con il ‘Quadro temporaneo di crisi e transizione’, che ha previsto, tra l’altro, che i Paesi membri possano eguagliare i sussidi promessi da uno Stato extra-UE per favorire l’insediamento delle imprese sul suolo europeo. Una seconda criticità discende dall’utilizzo crescente dei poteri speciali per la tutela degli interessi strategici nazionali, che condiziona lo svolgimento delle attività economiche sulla base di criteri e logiche estranee al mercato, alterando la concorrenza. In quest’ottica, non può non destare preoccupazione il fatto che in alcuni casi il golden power, da strumento eccezionale nato per il controllo degli investimenti provenienti da Stati che non garantiscono la reciprocità, si è trasformato in un meccanismo di generale monitoraggio dei beni considerati strategici e delle vicende societarie e patrimoniali che li interessano. Da ultimo, persiste in tutta la sua gravità il problema, già molte volte denunciato, della concorrenza fiscale sleale tra Paesi membri, che mina non solo l’equa competizione tra le imprese, ma le fondamenta stesse della casa comune europea”.In applicazione della nuova disciplina che ha ampliato i suoi poteri investigativi e decisori, l’Autorità – viene evidenziato nella Relazioni – ha avviato “una indagine conoscitiva sull’uso degli algoritmi da parte delle compagnie aeree, a fronte degli elevati livelli dei prezzi sulle rotte che collegano la penisola con le isole maggiori. In esito all’indagine, qualora l’Autorità ravvidi un problema concorrenziale suscettibile di distorcere il corretto funzionamento del mercato, in danno dei consumatori, potrà imporre alle imprese interessate le necessarie misure correttive, di natura strutturale o comportamentale, in linea con il generale principio di proporzionalità. I nuovi poteri di intervento colmano una lacuna normativa, consentendo all’Autorità di intervenire anche nelle ipotesi in cui la concorrenza sia ostacolata o distorta non già in ragione dei comportamenti delle imprese o di restrizioni regolatorie, ma a causa della struttura stessa dei mercati interessati. Come rilevato dal Consiglio di Stato, risulta dunque ragionevole che l’ambito di applicazione della novella legislativa non sia limitato ai soli mercati del trasporto aereo di passeggeri, ma si estenda a tutti i settori economici. L’Autorità recepiti i suggerimenti formulati dalla comunità accademica, dalla professione legale e dal mondo delle imprese nell’ambito della consultazione pubblica di recente avviata eserciterà tali nuove competenze con la prudenza e l’equilibrio che ne hanno sempre contraddistinto l’azione”. LEGGI TUTTO

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    FMI: Italia tra paesi che spingono debito globale, necessità di ulteriori sforzi fiscali

    (Teleborsa) – Anche se le prospettive economiche e finanziarie per l’economia globale si stanno stabilizzando, gli sforzi per normalizzare la politica fiscale continuano a lottare con l’eredità di debiti e deficit elevati mentre si trovano ad affrontare nuove sfide. Dopo una rapida riduzione dei deficit fiscali e dei livelli di debito pubblico nel 2021-2022, gli aggregati fiscali hanno invertito la rotta nel 2023, arrestando il progresso verso la normalizzazione. È quanto emerge dal Fiscal Monitor del Fondo Monetario Internazionale (FMI).Secondo l’FMI, sono necessari sforzi duraturi di risanamento di bilancio per salvaguardare la sostenibilità delle finanze pubbliche e ricostituire le riserve di bilancio in un contesto di rallentamento delle prospettive di crescita a medio termine e di elevati tassi di interesse reali. La stretta fiscale sosterrebbe anche “l’ultimo miglio” della disinflazione, soprattutto nelle economie surriscaldate.Il Fiscal Monitor fa notare che quattro anni dopo lo scoppio della pandemia di COVID-19, i deficit e i debiti fiscali sono superiori alle proiezioni prepandemiche. Tassi di interesse più elevati hanno spinto al rialzo le spese per interessi, mentre la spesa per benefici sociali, sussidi e trasferimenti è stata sostenuta dall’estensione delle misure di sostegno messe in atto in risposta alla pandemia e agli shock dei prezzi energetici. Molte economie hanno introdotto nuove iniziative fiscali per tagliare le tasse e i contributi previdenziali e aumentare la spesa attraverso salari più alti, benefici sociali e misure di politica industriale. Queste iniziative sono state solo parzialmente controbilanciate dagli incrementi delle entrate derivanti dall’inflazione passata, poiché le sorprese sull’inflazione si sono attenuate e gli scaglioni fiscali si sono allineati con la crescita dei salari.Nel 2024, i disavanzi primari complessivi dovrebbero ridursi al 4,9% del PIL. Tuttavia, permangono rischi sostanziali per le finanze pubbliche e il ripristino della normalizzazione della politica fiscale richiederà sforzi significativi per contrastare diversi ostacoli. I rischi di scostamenti fiscali sono particolarmente acuti dato che il 2024 è quello che viene chiamato il “grande anno elettorale”: 88 economie o aree economiche che rappresentano più della metà della popolazione e del PIL mondiale hanno già tenuto o terranno elezioni durante l’anno. “Negli ultimi decenni il sostegno all’aumento della spesa pubblica è cresciuto in tutto lo spettro politico, rendendo quest’anno particolarmente impegnativo, poiché l’evidenza empirica mostra che la politica fiscale tende ad essere più flessibile e gli slittamenti maggiori durante gli anni elettorali”, si legge nel rapporto.L’FMI prevede che il consolidamento fiscale nel medio termine rimarrà modesto, con un disavanzo complessivo che dovrebbe stabilizzarsi al 4,3% del PIL entro il 2029, circa 0,7 punti percentuali in più rispetto al 2019. In molte economie, l’aggiustamento previsto aiuterà a stabilizzare il debito nel medio termine. Ciononostante, si prevede che il debito globale aumenterà fino a raggiungere quasi il 100% del PIL entro il 2029. L’aumento sarà guidato da alcune grandi economie (ad esempio Cina, Italia, Regno Unito e Stati Uniti), che “devono prendere in seria considerazione azione politica volta ad affrontare gli squilibri fondamentali tra spesa ed entrate”.Dal Fiscal Monitor emerge che la probabilità che l’Italia raggiunga il deficit primario necessario per stabilizzare il livello del debito (stimato a oltre lo 0,5% del PIL per il 2024) è inferiore al 50%, indicando la “necessità di ulteriori sforzi fiscali nei prossimi due anni”. Inoltre, viene ricordato che alcuni governi hanno anche esteso alcune misure di sostegno legate alla pandemia, come il programma Superbonus in Italia. L’Italia, assieme al Giappone, è anche il paese citato quanto si fa riferimento al fatto che alcuni paesi hanno annunciato nuovi piani di stimolo fiscale, tra cui costose modifiche alla politica fiscale, tagli ai contributi previdenziali e nuove iniziative di spesa, spesso basate su ipotesi di finanziamento ottimistiche.Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto deficit PIL viene visto al -4,6% nel 2024, -3,2% nel 2025 e -3% nel 2026, per poi scendere al 2,9% l’anno successivo e tornare al 3% nel 2028 e nel 2029. Dopo il 139,2% del PIL nel 2024, il debito salirà al 140,4% nel 2025, al 142,6% nel 2026 e al 143,1% nel 2027. Anche nel 2028 e nel 2029 si attesterà sopra il 140%, rispettivamente a 144,7 e 144,9%. LEGGI TUTTO

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    Labomar, i ricavi superano 100 milioni di euro. Nuovo M&A dopo il delisting

    (Teleborsa) – Labomar, azienda attiva nel settore della nutraceutica, ha chiuso il 2023 con un fatturato pari a 103,6 milioni di euro (+12,8 punti rispetto all’esercizio 2022) e un EBITDA Adjusted pari a 19,3 milioni (+16,6%), grazie al contributo di tutte le società del gruppo. Si tratta del primo bilancio dopo delisting, visto che la società era quotata su Euronext Growth Milan fino a settembre 2023.”Per la prima volta nella nostra storia abbiamo superato la soglia dei cento milioni di ricavi, quasi raddoppiando il fatturato in soli quattro anni – commenta l’AD e fondatore Walter Bertin – Un bilancio da record, considerate le complessità dell’attuale contesto economico e geopolitico, nonché le mutate dinamiche delle catene di fornitura e le profonde trasformazioni che riguardano anche il mondo del lavoro”.Oltre il 50% del fatturato Labomar è realizzato all’estero con una presenza in oltre 20 paesi e circa il 50% dei ricavi deriva da referenze che utilizzano tecnologie e/o formule brevettate Labomar. Il numero dei dipendenti era pari a 407 al 31.12.2023, con un incremento del 13% rispetto al 31.12.2022.”Guardando al futuro, il 2024 segna per il nostro gruppo un nuovo inizio – ha aggiunto Bertin – Pur rimanendo ancorati ai nostri valori di sempre, come la passione per il benessere, il rapporto con il cliente, la spinta all’innovazione, siamo pronti ad affrontare nuove sfide. Grazie alla partnership con un socio di primario standing quale Charterhouse e al rafforzamento del management, torneremo a valutare possibili ulteriori acquisizioni nell’ambito di un articolato piano di crescita sia organica che per linee esterne”.Il percorso di crescita per linee esterne di Labomar era già iniziato nel 2019 con l’acquisizione di Labomar Canada, per poi proseguire nel 2022 con il gruppo Welcare in Umbria e Labiotre in Toscana.”Labomar ha dimostrato una crescita organica eccellente nel 2023, confermando il suo ruolo di leader e innovatore nel settore della nutraceutica – ha affermato Antonio Di Lorenzo, partner di Charterhouse – Inoltre, anche grazie al rafforzamento del team siamo ora pronti a cogliere importanti opportunità di crescita mediante acquisizioni in Europa e Nord America, consolidando ulteriormente la leadership di Labomar nel settore”. LEGGI TUTTO

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    Regno Unito, l’inflazione a marzo cala al 3,2%

    (Teleborsa) – Frena, seppur meno del previsto, l’inflazione nel Regno Unito nel mese di marzo. Secondo il report mensile dell’Office for National Statistics (ONS), i prezzi al consumo segnano un +0,6% su base mensile, in linea con il mese precedente.Su base annua, la crescita dell’inflazione è stata del 3,2%, (+3,1% il consensus), dopo aver riportato una espansione del 3,4% a febbraio. Il dato core dell’inflazione, che esclude le componenti più volatili quali cibo e carburanti, ha registrato un aumento dello 0,6% su base mensile, come a febbraio. La variazione tendenziale si attesta al 4,2%, dal +4,5% di febbraio e contro il +4,1% stimato dagli analisti. LEGGI TUTTO