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    Intelligenza artificiale, Urso: pilastro strategico della sovranità industriale

    (Teleborsa) – Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, AdolfoUrso, ha dichiarato che “l’Intelligenza artificiale è un pilastro strategico della sovranità industriale dei Paesi del G7”. Intervenendo al B7 Summit organizzato da Confindustria, Urso ha aggiunto che la crescita di questi Paesi “in termini economici e nel livello di competitività è strettamente legato alle cosiddette tecnologie di frontiera”. “Abbiamo effettuato un primo significativo stanziamento di risorse, pari ad 1 miliardo di euro nel fondo innovazione di venture capital gestito da Cdp per consentire la nascita anche in Italia di un campione nazionale”, ha ricordato Urso.”I paesi del G7 sono essenziali nella creazione della catena di valore e i governi del G7 devono dare il proprio contributo” ed è fondamentale il “ritorno della centralità del mondo delle imprese nell’ambito del G7” ha poi sottolineato il ministro. LEGGI TUTTO

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    B7, Descalzi: Europa ha difficoltà ad attrarre investimenti

    (Teleborsa) – L’amministratore delegato di Eni, ClaudioDescalzi, ha dichiarato che l’Europa ha qualche problema nell’attirare gli investimenti rispetto agli Stati Uniti. “Ci sono delle questioni da affrontare per attirare gli investimenti”, ha sottolineato Descalzi intervenendo al B7 Summit in Confindustria. “Non possiamo evitare di guardare al mercato e dobbiamo trovare – ha aggiunto – una modalità per attirare investimenti e investitori”. “Quando guardiamo agli investitori dobbiamo immaginare il futuro nonostante ci siano tanti vincoli e tante problematiche i governi devono svolgere il loro ruolo decidendo e, soprattutto, investendo le giuste risorse”, ha proseguito. “L’industria non teme le sfide, ma dobbiamo essere liberi d’investire”, ha affermato.”In Africa ci sono 54 diversi paesi con diversi culture e lingue e non possiamo guardare all’Africa come un’unica entità. Prima di parlare dell’Africa dobbiamo conoscere l’Africa”, ha ricordato l’amministratore delegato di Eni. “Prima di pensare ad uno scambio alla pari dobbiamo dare quello che abbiamo preso per cento anni”, ha aggiunto.”Tutti gli altri Paesi avanzati producono il 75% delle emissioni, siamo noi che dobbiamo ridurle, non possiamo imporre il nostro modello all’Africa, dobbiamo aiutarla a usare le rinnovabili, a decarbonizzare, ma l’Africa deve fare anche di tutto per migliorare la sua situazione”, ha concluso sottolineando che occorre “creare le condizioni perché l’Africa sia più forte”. LEGGI TUTTO

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    Immobiliare, Istat: “Andamento al ribasso per compravendite e mutui”

    (Teleborsa) – Nei primi tre trimestri del 2023 il mercato immobiliare, con 656.504 convenzioni notarili di compravendita, registra un andamento in ribasso rispetto allo stesso periodo del 2022 (-11,1%). La flessione interessa il settore abitativo (-11,9%), con variazioni negative superiori alla media nazionale nel Centro (-15,8%) e nel Nord-ovest (-15,2%); più lieve il calo nel Nord-est -9,7%, nel Sud -8,0% e nelle Isole -2,4%. Il settore economico cresce complessivamente del 4,5%; a livello territoriale è in aumento nel Nord-est (+11,3%), al Sud (+6,4%), nelle Isole (+3,1%) e nel Nord-ovest (+2,6%), mentre si registra una lieve contrazione al Centro (-0,7%). Questo il commento dell’Istat ai dati pubblicati oggi nell’aggiornamento Flash su “Mercato immobiliare: compravendite e mutui di fonte notarile” relativo al III trimestre 2023. Le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare (224.591 da gennaio a settembre 2023) – rileva l’Istat – sono in forte calo (-30,7%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La diminuzione interessa soprattutto il Nord-ovest (-34,7%) e il Centro (-33,3%); più contenuta nel Nord-est -26,9%, al Sud -26,4% e nelle Isole -24,0%.Nel III trimestre 2023 – si legge nel report – sono 210.088 le convenzioni notarili di compravendita e le altre convenzioni relative ad atti traslativi a titolo oneroso per unità immobiliari. La variazione percentuale calcolata sul dato destagionalizzato è di +8,0% rispetto al trimestre precedente, mentre la variazione su base annua calcolata sul dato grezzo è di -4,9%. Nel confronto congiunturale l’abitativo segna variazioni percentuali positive in tutte le ripartizioni geografiche del Paese (Nord-ovest +20,0%, Sud e Isole entrambe +3,3%, Nord-est +2,6% e Centro +0,2%). Il settore economico è in aumento su tutto il territorio nazionale (Nord-ovest +20,8%, Nord-est +17,5%, Centro +15,0%, Isole +9,6%), con eccezione del Sud (-0,5%).Il 93,6% delle convenzioni stipulate riguarda i trasferimenti di proprietà di immobili a uso abitativo (196.709), il 6,1% quelli a uso economico (12.735) e lo 0,3% le convenzioni a uso speciale e multiproprietà (644). Rispetto al III trimestre 2022 le transazioni immobiliari diminuiscono del 6,0% nel comparto abitativo e aumentano del 15,2% nell’economico. A livello territoriale il settore abitativo segna, su base annua, variazioni percentuali negative in tutte le ripartizioni (Centro -13,0%, Nord-est -6,6%, Nord-ovest -5,7%, Sud -2,7%) tranne che nelle Isole (+4,0%). Il settore economico aumenta in tutto il territorio nazionale: Nord-est (+26,8%), Nord-ovest (+15,9%), Isole (+15,0%), Sud (+9,4%), Centro (+7,4%). Nel settore abitativo le compravendite si riducono sia nei grandi sia nei piccoli centri (rispettivamente -6,7% e -5,6%); in quello economico, al contrario, aumentano in entrambi (+14,2% nei grandi centri e +15,9% nei piccoli).Le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare sono 72.497. La variazione percentuale calcolata sul dato destagionalizzato è +7,4% rispetto al trimestre precedente, mentre la variazione su base annua calcolata sul dato grezzo è di -24,4%. Su base congiunturale tutto il territorio nazionale segna variazioni percentuali positive con picco nel Nord-ovest (+21,3%); su base annua, al contrario, i mutui registrano una diminuzione in tutte le ripartizioni geografiche del Paese (Centro -28,9%, Nord-ovest -25,1%, Nord-est -24,3%, Sud -19,2% e Isole -17,6%), nelle città metropolinane (-25,2%) e nei piccoli centri (-23,9%).(Foto: Gino Crescoli / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    Superbonus, il governo ottiene la fiducia al Senato. Il decreto passa alla Camera

    (Teleborsa) – Via libera del Senato al decreto Superbonus, approvato con 101 si, 64 no, nessun astenuto. Il provvedimento, per il quale il governo ha chiesto e ottenuto il voto di fiducia, passa ora alla Camera con un iter blindato: l’ok definitivo è atteso entro il 28 maggio. Un’approvazione avvenuta tra le polemiche con la tensione che resta alta nella maggioranza. “Se la Lega avesse fatto solo la metà di quello che ha fatto Forza Italia, avrebbero dato tutti addosso a Salvini dandogli dell’irresponsabile” è la battuta, captata dai cronisti in buvette, del capogruppo della Lega in Senato Massimiliano Romeo. Il riferimento è a quanto è accaduto in questi giorni in commissione Bilancio con l’astensione di Fi, dopo il voto di fiducia in aula sul dl superbonus, con il sì dei presenti della maggioranza. “Bene che il Governo abbia accolto l’ordine del giorno del collega Fausto Orsomarso, capogruppo in commissione Finanze, che prevede maggiori controlli sui crediti derivanti dai bonus edilizi. È ormai evidente, infatti, che il Superbonus, oltre ad aver avuto un’efficacia praticamente inesistente, giacché soltanto il 4% del patrimonio immobiliare italiano è stato efficientato, ha creato un’enorme voragine nei conti pubblici anche a causa dei mancati controlli. È così che si sono susseguite frodi, illegalità e speculazione, com’è il caso dei crediti acquistati da intermediari finanziari con sconti fino al 75%. L’Odg approvato in commissione impegna il Governo a prevedere verifiche sulle dichiarazioni presentate all’Agenzia delle entrate e il corretto assolvimento degli obblighi fiscali. Ci troviamo costretti, dunque, a mettere toppe agli enormi danni economici provocati dalla demagogia grillina” ha commentato il senatore di Fratelli d’Italia Filippo Melchiorre, vicepresidente della commissione Finanze. “Il gruppo di Forza Italia non solo si è astenuto sull’emendamento governativo ma ha anche votato con l’opposizione. Nonostante l’atteggiamento di Forza Italia l’emendamento è stato approvato e i lavori si sono chiusi in maniera ordinata – ha detto il presidente della Commissione Finanze Massimo Garavaglia in dichiarazione di voto –. Potevamo fare un altro giro di valzer sul Titanic per prendere qualche voto in più? Secondo noi no. Ha fatto bene il ministro Giorgetti. I margini così ristretti in commissioni che decidono per miliardi non vanno bene, perché un solo voto aumenta il potere di ricatto e aumenta il potere delle lobby”. “Sul Superbonus continuiamo ad avere molte perplessità e siamo contro qualsiasi ipotesi di legge retroattiva” ha commentato il leader di FI e vicepremier Antonio Tajani.Dure le critiche dall’opposizione. “Il superbonus nesce nel 2020 in piena pandemia e doveva chiudersi nel 2021. Poi la misura è stata portata avanti da Draghi e prorogata per 19 mesi da questa maggioranza. L’estensione alle villette unifamiliari sono la straordinaria intuizione di Giorgetti e di Meloni, l’atto del 10 agosto 2023 porta la loro firma. Questa è la verità. Il resto è propaganda di un governo che per coprire le proprie incapacità ad affrontare le emergenze economiche trova la scusa del superbonus. Un governo che ha vietato alla sua maggioranza di emendare la legge di bilancio, un governo che non potendo nascondere i numeri ha presentato un Def senza scriverli. Un governo senza uno straccio di politica economica e industriale. Non si può governare un Paese come l’Italia pensando di non reperire le risorse attraverso la leva fiscale, e, visto che non tornano i conti, inventarsi l’alibi del superbonus – ha detto il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia commentando il voto sul Dl Superbonus – In questi giorni – conclude Boccia – abbiamo assistito alla guerra tra Lega e Fi, il cui atteggiamento è stato appena definito ricattatorio da autorevoli esponenti del Carroccio. La fiducia posta a questo provvedimento è una fiducia posta sulla stessa maggioranza: oggi FI ingoia gli errori del ministro Giorgetti che colpisce imprese e aziende che si sono fidate dello Stato ma premia con condoni e concordati chi invece lo Stato lo raggira”.E il presidente dell’Abi Antonio Patuelli auspica dei correttivi. “Le banche sono state il primo acquirente di questi crediti e quindi siamo rimasti sorpresi rispetto a una norma imprevista e imprevedibile che ha anche un effetto retroattivo perché dice che quelli già comprati dal primo gennaio non possono detrarli dalle spese previdenziali e assicurative” ha detto Patuelli. L’impatto sulle banche? “Il calcolo non è fattibile perché non è una norma piana ma piena di combinati disposti che abbiamo cercato come Abi con le banche di analizzare, abbiamo fatto delle valutazioni ma i combinato disposti sono sabbie mobili – ha osservato Patuelli –. La fiducia sul decreto Superbonus – ha detto il presidente dell’Abi – è stata votata, il provvedimento per le istituzioni non è un problema. Il problema che abbiamo noi è che siamo soggetti a regole internazionali, europee e nazionali e siamo vigilati da autorità europee e nazionali. Non siamo operatori commerciali che possono fare quello che vogliono. Quando fu approvato il Superbonus, circa 4 anni fa, dall’inizio ci fu pressione, a volte anche pesante, sul mondo bancario perché comprassimo sempre di più questi crediti. Il problema delle banche è che dal primo gennaio non potranno compensare i crediti fiscali che hanno acquistato a fronte di una voce certa, quella delle spese previdenziali per i dipendenti, mentre gli utili dipendono da vari fattori e il culmine dei tassi è già stato superato, da novembre sono in calo ed è ormai scontato che a giugno la Bce comincerà ridurli. Io sono innamorato del diritto costituzionale. Spero che i problemi relativi alla retroattività vengano corretti perché questa non è una norma costituzionale, non c’è bisogno della procedura del 138 per modificarla. Non è una norma eterna, il mio auspicio è che le istituzioni la possano migliorare”. LEGGI TUTTO

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    Ddl Concorrenza, Urso: “Provvedimento per rendere strutturali i dehors”

    (Teleborsa) – “Siamo elaborando, all’interno del disegno di legge sulla concorrenza, un provvedimento per rendere strutturali i tavolini all’aperto, i dehors, così che siano anche un elemento di decoro urbano”. È quanto ha affermato il ministro delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, a margine dell’evento di Fipe alla Camera “Giornata della ristorazione”. “Su questo provvedimento – ha aggiunto Urso – ci siamo confrontando con le associazioni settoriali e ovviamente anche con l’Anci, quindi con i Comuni. Pensiamo che possa essere un’occasione per rendere la ristorazione ancora più funzionale alla socialità e a quel decoro urbano che nei centri storici va sempre più affermato”La norma che sarà inserita nel Ddl Concorrenza – ha poi spiegato Urso su X – andrà “nella direzione di rendere strutturale la normativa sui dehors, i tavolini all’aperto, così da coniugare la fruizione degli spazi commerciali con quelli culturali e residenziali. Su questo – scrive il ministro – siamo al lavoro con l’Anci e le soprintendenze, affinché la norma possa essere frutto di una condivisione con tutte le parti coinvolte”.Critico il Codacons che boccia il provvedimento annunciato ministro delle Imprese e Made in Italy definendolo “uno stupro ai danni dei centri storici e delle città e un immenso regalo a bar e ristoranti sulla pelle dei cittadini”. “Nonostante non sussistano più i presupposti dell’emergenza Covid che avevano permesso a bar e ristoranti di occupare il suolo pubblico con una invasione selvaggia di pedane e tavolini, il governo vuole rende strutturale una misura che ha causato solo caos e degrado – commenta il presidente del Codacons Carlo Rienzi –. Dehors, ombrelloni, pedane, tavoli e sedie installati su strade e piazze arrecano un enorme danno ai cittadini, che vengono privati di spazi pubblici e costretti a camminare facendo lo slalom tra le strutture piazzate da bar e ristoranti. Un caos che danneggia anche il decoro urbano e il turismo, rovinando l’immagine delle nostre città agli occhi dei visitatori stranieri. Senza contare l’abusivismo e l’assenza di controlli, che porta spesso all’occupazione di più spazio pubblico rispetto a quello consentito dai regolamenti locali. Per tale motivo siamo pronti alle barricate per contrastare qualsiasi misura del Governo che liberalizzi i dehors e crei danni al decoro urbano e ai cittadini”. LEGGI TUTTO

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    Inflazione, Associazioni dei consumatori: “Calo annuo è illusione ottica. Frenata non soddisfacente”

    (Teleborsa) – “Il calo dell’inflazione tendenziale, da +1,2 a +0,8, è solo un’illusione ottica. I prezzi, infatti, continuano a salire, anche se di poco, come dimostra il rialzo su marzo, +0,1%. Inoltre la stangata per le festività di aprile è molto preoccupante in vista delle prossime ferie estive. I servizi ricettivi e di ristorazione non solo aumentano del 4,4% rispetto a un anno fa, ma del 2,1% in appena un mese”. È quanto afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori commentando la revisione al ribasso delle stime sull’inflazione comunicata oggi dall’Istat. “In particolare – prosegue Dona – è inaccettabile che in appena un mese Alberghi e motel rincarino del 10,6%, il record degli incrementi congiunturali. Al secondo posto della top ten ci sono i Voli intercontinentali che decollano dell’8,6%, seguiti al terzo posto dal noleggio di mezzi di trasporto con +7%. Tutte voci legate alle vacanze. Non va molto meglio rispetto ad aprile 2023: i pacchetti vacanza nazionali segnano +17,2%, al 3° posto della top ten annua, dopo olio di oliva (+44,3%) e gas mercato tutelato (+20,6%). Quanto all’inflazione tendenziale pari a +0,8%, per una coppia con due figli significa, nonostante il risparmio sulla voce Abitazione ed elettricità pari a 415 euro, un aumento del costo della vita pari a 119 euro su base annua, con una stangata pari a 201 euro per far fronte ai rincari del 2,5% di prodotti alimentari e bevande analcoliche. Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva complessiva annua è pari a 80 euro, 182 euro in più sono necessari per mangiare e bere. Il primato alle famiglie numerose con più di 3 figli con un aggravio complessivo pari a 125 euro, +239 soltanto per cibo e bevande”. Anche per il Codacons la frenata dei prezzi al dettaglio non può ritenersi soddisfacente. “Bene la frenata dell’inflazione, che ad aprile scende allo 0,8% su base annua: terminato ‘l’effetto Pasqua’ che aveva portato alla risalita dei listini con sensibili rincari specie nel settore dei trasporti, l’inflazione torna a calare ad aprile, un dato che però non può bastare ai consumatori – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi –. Dopo due anni di caro-prezzi, tra tariffe energetiche alle stelle ed effetti della guerra in Ucraina, i listini al dettaglio non solo non devono aumentare, ma dovrebbero calare registrando segno negativo. Per tale motivo, al netto dell’andamento dei beni energetici, auspichiamo un deciso taglio ai prezzi al dettaglio nei settori primari per le famiglie, a partire dagli alimentari”.”I dati Istat sull’inflazione di aprile – sottolinea Assoutenti – certificano la stangata che lo scorso mese si è abbattuta sugli italiani che hanno deciso di spostarsi in occasione dei ponti di primavera, e rappresentano un pessimo segnale in vista della prossima estate”.”Mentre il tasso generale di inflazione rallenta allo 0,8%, tutto il comparto del turismo registra sensibili aumenti – spiega il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso –. Analizzando le singole voci, infatti, le tariffe di alberghi, motel, pensioni sono salite ad aprile del +8,2% su base annua, e anche b&b, case vacanza e altre strutture ricettive hanno applicato rincari medi del +8,2%. A dispetto delle recenti affermazioni degli esercenti, che dopo l’allarme sul caro-caffè hanno parlato di listini fermi da anni, sono saliti del +3,5% anche i prezzi sia dei bar che dei ristoranti. I pacchetti vacanza rincarano ad aprile addirittura del +17,2% rispetto allo scorso anno, +3,1% musei e monumenti. Temiamo che l’andamento al rialzo dei prezzi nel comparto turistico non solo proseguirà nei prossimi mesi, ma possa aggravarsi trasformando le vacanze estive degli italiani in un vero e proprio salasso”.In testa alle città più care d’Italia in termini di aumento del costo della vita – secondo la top ten stilata dall’Unione Nazionale Consumatori – figura Venezia, dove l’inflazione pari all’1,9%, la più alta d’Italia ex aequo con Siena e Brindisi, si traduce nella maggior spesa aggiuntiva su base annua, equivalente in media a 501 euro per una famiglia veneziana. Medaglia d’argento per Siena, dove il rialzo dei prezzi dell’1,9% determina un incremento di spesa annuo pari a 485 a famiglia. Medaglia di bronzo per Parma e Rimini che con +1,6% hanno una spesa supplementare pari a 435 euro annui per una famiglia media. Appena fuori dal podio Milano (+1,4%, pari a 400 euro), poi Firenze (+1,5%, +392 euro), al sesto posto Trieste (+1,6%, +391 euro), poi Padova (+1,5%, +386 euro), ottava Benevento con la seconda inflazione più elevata d’Italia, +1,8% pari a +385 euro, poi Arezzo (+1,5%, +383 euro). Chiude la top ten Napoli (+1,7%, +375 euro), terza in Italia in quanto a inflazione.Nella graduatoria delle città più virtuose d’Italia, vincono 3 delle 8 città che sono in deflazione. Al primo posto Aosta dove la deflazione più alta d’Italia, pari a -0,9% si traduce nel maggiore risparmio pari per una famiglia media a 234 euro su base annua. Medaglia d’argento per Imperia, dove la diminuzione dei prezzi dello 0,6% determina un calo di spesa annuo pari a 134 euro per una famiglia tipo. Sul gradino più basso del podio delle città più risparmiose, Caserta che con -0,5% ha un taglio delle spese pari a 107 euro annui a famiglia. In testa alla classifica delle regioni più “costose”, con un’inflazione annua a +1,3%, il Veneto che registra a famiglia un aggravio medio pari a 324 euro su base annua. Segue la Toscana, dove la crescita dei prezzi dell’1,2% implica un’impennata del costo della vita pari a 297 euro, terza l’Emilia Romagna (+1% e +264 euro). Le regioni migliori Valle d’Aosta, Molise e Abruzzo, le sole in deflazione. Secondo le stime dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, con l’inflazione a questi livelli, una famiglia media subirà un aggravio di +252,00 euro annui. “Il tasso di inflazione – evidenzia Federconsumatori – incide in maniera più pesante sulla capacità di acquisto delle famiglie a basso reddito, intaccando le loro scelte di consumo, persino nel settore alimentare (dove il consumo di carne e pesce si è ridotto di oltre il -16%). I sacrifici e le rinunce, anzi, aumenteranno in vista della pausa estiva, specialmente in relazione alle vacanze e ai servizi turistici. Cresce, infatti, il numero di famiglie che quest’anno non si potrà permettere di fruire di tali servizi”. In tale scenario per l’O.N.F “è necessario e urgente, in questa fase, che il Governo adotti provvedimenti determinati e incisivi, che siano in grado di sostenere efficacemente la domanda interna, con un’attenzione particolare alle famiglie che si trovano in maggiore difficoltà, attraverso:la creazione di un Fondo di contrasto alla povertà energetica e a quella alimentare, con provvedimenti decisamente più rilevanti rispetto a quelli adottati finora; una riforma delle aliquote Iva sui generi di largo consumo (che consentirebbe alle famiglie, secondo le nostre stime, di risparmiare oltre 531,57 euro annui); provvedimento che deve essere accompagnato da attenti controlli per sanzionare eventuali speculazioni; azioni di contrasto alle disuguaglianze, che passino per il rinnovo dei contratti, una giusta rivalutazione delle pensioni, la resa strutturale del taglio del cuneo fiscale e una riforma fiscale equa, davvero tesa a sostenere i redditi medio-bassi e non ad agevolare quelli più elevati. Le risorse per finanziare tali operazioni possono essere reperite da una intensificazione della lotta all’evasione e all’elusione fiscale, nonché da una adeguata tassazione degli extraprofitti e dall’aumento della tassazione sulle transazioni finanziarie.Più ottimista, infine, Confesercenti. “La revisione al ribasso del tasso di inflazione di aprile, seppur lieve, è una notizia positiva: si delinea sempre più chiaramente, infatti, uno scenario di progressiva normalizzazione dei prezzi che riteniamo proseguirà anche nei prossimi mesi – commenta Confesercenti –. Un segnale incoraggiante, quindi, perché, nonostante permanga qualche incertezza rispetto al prezzo degli energetici, il rallentamento dell’inflazione può contribuire a liberare risorse per le famiglie, il cui potere d’acquisto negli ultimi due anni si è notevolmente ridotto, sostenendo i consumi e la domanda interna. Non si deve, però, abbassare totalmente la guardia: ribadiamo la necessità di monitorare con attenzione la dinamica dei prezzi dei beni energetici regolamentati che – come rileva la stessa Istat – mostrano un profilo tendenziale in netta risalita. Al netto di questa preoccupazione, però, auspichiamo che – in un contesto internazionale di elevata incertezza come quello attuale – si prenda atto del consolidamento del processo di rientro dell’inflazione, e che si utilizzino anche a livello europeo tutti gli strumenti a disposizione, per irrobustire la ripresa economica, a cominciare dalla riduzione dei tassi di interesse. LEGGI TUTTO

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    USA, produzione industriale stagnante in aprile

    (Teleborsa) – Stagnante la produzione industriale negli Stati Uniti nel mese di aprile, con una variazione nulla su base mensile, dopo il +0,1% del mese precedente ed atteso dagli analisti. Su base annua si registra una variazione pari a -0,38% dopo il +0,09% precedente. La produzione manifatturiera registra un calo dello 0,3% (+0,1% le aspettative di consensus) che si confronta con il +0,2% di marzo (dato rivisto da un preliminare di +0,5%).Nello stesso periodo la capacità di utilizzo relativa a tutti i settori industriali è calata al 78,4%, risultando in linea con le stime degli analisti (78,5%), rispetto al 78,5% del mese precedente. LEGGI TUTTO

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    Mercato edile USA: avvio cantieri +5,7% in aprile

    (Teleborsa) – Giungono dati positivi ad aprile dal mercato edilizio americano. Secondo il Dipartimento del Commercio statunitense i nuovi cantieri avviati hanno registrato un aumento del 5,7%, attestandosi a 1,36 milioni di unità, dopo il pesante calo del 16,8% registrato a marzo (dato rivisto da +10,7%). Le attese degli analisti avevano previsto un numero più alto di cantieri aperti a quota 1,42 milioni. I permessi edilizi rilasciati dalle autorità competenti hanno registrato, nello stesso periodo, un decremento del 3% a 1,44 milioni di unità, dopo il -5% registrato il mese precedente. Le attese degli analisti erano per un calo dei permessi più contenuto, ovvero fino a 1,48 milioni. LEGGI TUTTO