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    Eni, da Greenpeace e ReCommon chiesta sospensione della causa sul clima

    (Teleborsa) – “Eni prende atto del fatto che Greenpeace e ReCommon, che lo scorso anno avevano avviato nei confronti di Eni un’azione legale totalmente infondata relativa ai temi climatici, hanno chiesto la sospensione del procedimento a seguito della presentazione, da parte degli stessi, di un ricorso per regolamento di giurisdizione. Giurisdizione che peraltro era già stata esclusa nella nota causa ‘Giudizio Universale’, promossa dal mondo dell’associazionismo contro lo Stato italiano sempre in merito ai temi climatici”. È quanto chiarisce Eni in una nota in merito all’azione legale avviata da Greenpeace e ReCommon.”Eni – prosegue la nota – esprime la propria perplessità su questa iniziativa, evidentemente finalizzata a ottenere la sospensione della causa in realtà avviata dalle organizzazioni stesse, per la quale il Giudice, si ricorda, aveva invece già fissato l’udienza per la decisione al 14 settembre 2024. Vi è il rischio, pertanto, che – proprio su iniziativa di Greenpeace e ReCommon – si apra un lungo periodo di sospensione della decisione prevista invece a breve, ciò che consentirà alle due associazioni di continuare nella propria campagna di disinformazione, perseguendo obiettivi mediatici che consentono maggiori slogan e minore rigore in termini di studio, analisi e valutazione, e la cui verifica da parte del Giudice di ciò investito viene così procrastinata proprio a iniziativa di chi aveva preteso di promuoverla. Si ricorda che Eni non si è peraltro mai sottratta, nonostante la strumentalità dell’azione stessa, a fornire in giudizio, nel merito, tutti gli elementi a supporto della bontà del proprio operato e della propria strategia di trasformazione e decarbonizzazione, pubblicando sul proprio sito tutto il materiale”. LEGGI TUTTO

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    SIOS24 Summer: nei primi sei mesi dell’anno crescono finanziamenti in startup innovative (+3%)

    (Teleborsa) – Nei primi sei mesi del 2024 in Italia cresce il numero di operazioni di finanziamento in startup (87, rispetto alle 84 realizzate dodici mesi fa) ma cala vistosamente il valore totale degli investimenti. Se da un punto di vista complessivo, la raccolta nel nostro Paese ha totalizzato una cifra di poco inferiore ai 500 milioni di euro, questo valore è infatti fortemente influenzato da due grandi operazioni in private equity aventi come destinatari due “ex startup” (Bending Spoons e Medical Micronstruments) ora scaleup internazionali a tutti gli effetti. Pertanto, con meno di 300 milioni di euro, gli investimenti in realtà innovative nel nostro Paese fanno segnare un calo drastico (-47,6%), rispetto allo scorso anno quando il totale finanziato ammontava a circa 486 milioni di euro. Spostando lo sguardo a livello europeo, il totale raccolto dalle startup del nostro Continente raggiunge circa gli 11 miliardi di euro, un valore in leggerissima crescita rispetto ai 10,6 miliardi di dollari (10 miliardi di euro circa) del primo trimestre del 2023 ma che allo stesso tempo segnala un calo vistoso, del -10% circa, rispetto all’ultimo trimestre del 2023. Sono queste le principali evidenze che emergono dal report realizzato da StartupItalia e presentato nella mattinata di oggi a SIOS24 Summer: Intelligenze Multiple, il summit organizzato con SACE come main partner, il Gruppo assicurativo-finanziario partecipato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, e in collaborazione con Eni e ROAD (Rome Advanced District), che per il secondo anno consecutivo ha riunito a Roma il mondo dell’impresa, dell’università, quello delle istituzioni. “Nonostante il calo a livello complessivo, l’ecosistema italiano sta dando chiari segnali di trasformazione positiva che non vanno sottostimati. In primo luogo, nel 2024 le raccolte pre-seed e seed hanno preso il sopravvento rispetto ai round serie B e serie C (anche se in quantità non ancora sufficiente) e, allo stesso tempo, è aumentato il numero degli investitori (venture capital e business angel) che hanno expertise e conoscenza nel campo delle startup – dichiara Simone Pepino, CEO di Startupitalia –. Anche se il divario con gli ecosistemi più maturi persiste, le startup del nostro Paese hanno il potenziale per accrescere la competitività dell’intero continente soprattutto nell’ambito della transizione verde e digitale, ovvero le direzioni più auspicabili che l’Europa dovrà imboccare per accorciare le distanze con Stati Uniti e Cina. Per questo motivo non è più rinviabile un ripensamento delle barriere burocratiche e normative attualmente presenti, così come il potenziamento dei collegamenti tra ricerca, sviluppo e mercato, che ancora obbliga molti giovani con progetti di qualità a cercare opportunità sviluppo oltreconfine”.Lo stato dell’arte degli investimenti in Italia nei primi sei mesi del 2024Sottraendo al valore complessivo le già citate operazioni di Bending Spoons e Medical Microinstruments, il computo degli investimenti al 15 giugno si ferma a quota 254.567.500 euro. Un numero che rappresenta un calo drastico (-47,6%), rispetto allo scorso anno quando il totale finanziato è stato di 486 milioni di euro circa. Un dato in controtendenza, che evidenzia una lieve crescita, riguarda invece il numero di deal: sono 87 le operazioni realizzate, rispetto alle 84 del 2023 (+3,5%). In flessione anche l’equity crowdfunding, con 43 le campagne chiuse con successo e una raccolta totale di 24.463.682 milioni (-15% rispetto a giugno 2023). Sono 8 i round oltre i 10 milioni di euro che hanno contribuito complessivamente a circa 112,5 milioni di investimenti nei primi 6 mesi dell’anno. Proprio all’inizio del 2024, Contents.com (piattaforma che facilita la produzione di contenuti digitali multilingua e multiformato) ha annunciato un round di 16,5 milioni euro; 16 milioni sono stati raccolti da Banca Aidexa (fintech specializzata nell’accesso al credito alle micro e piccole imprese), 15 milioni da Daze (soluzioni di ricarica per auto elettriche) e 14 milioni da Futura (modelli di intelligenza artificiale che personalizzano i processi di studio e ottimizzano le traiettorie di apprendimento degli studenti) per il proprio “Serie A” . Di Resalis (sviluppo di farmaci in grado di inibire micro-RNA per il trattamento delle malattie metaboliche), Squim (trasformazione di sottoprodotti e residui di basso valore provenienti dall’agroindustria in prodotti funzionali), Tes Pharma (farmaci innovativi per il trattamento di malattie metaboliche e oncologiche) gli altri 3 round tutti del valore di 10 milioni di euro. Ultima ma non per importanza, l’operazione con aumento di capitale da 21 milioni di euro che ha portato all’acquisizione di Everli (marketplace che agevola la scelta del supermercato in cui acquistare i prodotti preferiti) da parte di Palella Holdings.Gli investimenti in Italia a livello di settore, Regione e tipologiaAnalizzando più nel dettaglio le 87 operazioni chiuse nel 2024 emerge che il 7,8% circa dei round sono stati destinati a startup che operano nel comparto del biotech, insieme alle soluzioni IT rivolte a un mercato B2B. Il 6,7% invece riguarda investimenti nel mondo dei software, la maggior parte dei quali potenziati dagli algoritmi di intelligenza artificiale. Diversi round anche nel comparto della manifattura e fabbricazione che pesano su quasi il 6% del totale. A pari merito ci sono i finanziamenti che sono stati realizzati nell’agritech, nelle HR – soprattutto per soluzioni che facilitano le attività di recruiting – e nello space tech e nelle tecnologie applicate allo sport, 5,6% circa. Sul fronte della distribuzione regionale, è ancora Lombardia a conquistare circa la metà degli investimenti (il 48,27%), ma si osserva lo scatto in avanti del Lazio che conquista il secondo posto a livello nazionale con il 14,9% dei finanziamenti. Per quanto concerne le tipologie di round più frequenti quest’anno emerge che circa il 41,3% dei finanziamenti ha riguardato operazioni da 1 a 5 milioni di euro, il 33,3% sono stati dedicati invece alla fase seed (tra 500mila e 1 milione di euro), mentre il pre-seed ha impattato per il 14,9% circa. Sono stati 4 (4,75%) invece i round di serie B (da 5 a 10 milioni) e di serie C, superiori ai 10 milioni.I Funding Round in EuropaNel primo trimestre del 2024, sul fronte degli investimenti in startup, ammonta a 11,8 miliardi di dollari (circa 11 miliardi di euro) il totale raccolto nel Vecchio Continente. Numeri che sono in leggerissima crescita rispetto ai 10,6 miliardi di dollari (10 miliardi di euro circa) del primo trimestre del 2023, ma anche in vistoso calo (-10%) rispetto all’ultimo trimestre dello scorso anno. A guidare la classifica, come succede già da diversi anni, il Regno Unito, che raccoglie il 26% di tutti i finanziamenti europei. Seguito dalla Germania e dalla Francia (16%) e ancora dall’Olanda e dalla Svezia. I settori che raccolgono la maggioranza degli investimenti sono i servizi finanziari, healthcare e l’energia, mentre il 12% di tutti i round sono destinati al comparto dell’intelligenza artificiale. Sebbene i numeri dei finanziamenti di venture capital abbiano solo una leggera crescita, non bisogna dimenticare che il calo giunge dopo anni di incrementi significativi e ininterrotti dal 2014 al 2021, anno in cui sono perfino raddoppiati rispetto al 2020. Anche in questo caso, osservando con più attenzione i numeri, emerge che gli investimenti in fase pre seed e seed sono superiori perfino alle medie del 2020, segno di una maggiore propensione degli investitori a sostenere progetti giovani e promettenti. LEGGI TUTTO

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    Acri, Matteo Tiezzi (Modena) entra nel comunicato esecutivo

    (Teleborsa) – Il Consiglio di Acri (Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio) ha nominato cinque nuove membri all’interno dei suoi organi, a seguito degli avvicendamenti avvenuti nella governance di alcune delle Associate.Nel Comitato esecutivo entra Matteo Tiezzi, presidente della Fondazione di Modena.Nel Consiglio entrano: Alcide Casini, presidente di Fondazione Perugia; Marco Gilli, presidente di Fondazione Compagnia di San Paolo; Mauro Gola, presidente di Fondazione CR Cuneo; Luca Gori, presidente di Fondazione CR di Pistoia e Pescia. LEGGI TUTTO

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    USA, scorte petrolio settimanali scendono di 2,5 milioni di barili

    (Teleborsa) – Sono scese meno delle attese le scorte di greggio in USA nell’ultima settimana. L’EIA, la divisione del Dipartimento dell’Energia americano, ha segnalato che gli stocks di greggio, negli ultimi sette giorni al 14 giugno 2024, sono diminuiti di circa 2,5 milioni di barili a 457,1 MBG, contro attese per un decremento di 2,8 milioni.Gli stock di distillati hanno registrato un calo di 1,7 milioni, arrivando a 121,6 MBG, contro attese per un variazione di -0,5 milioni, mentre le scorte di benzine hanno registrato un decremento di 2,3 milioni a quota 231,2 MBG (era atteso un incremento di 1,5 milioni).Le riserve strategiche di petrolio sono aumentate di 0,4 milioni a 370,9 MBG. LEGGI TUTTO

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    BAT investe sull’Italia: da Innovation Hub di Trieste valore aggiunto per 15 milioni di euro

    (Teleborsa) – BAT, l’azienda leader nei beni di largo consumo con un portfolio prodotti multi-categoria nel settore del tabacco, celebra in questi giorni, un anno di attività del suo Innovation Hub a Trieste. L’impegno in Friuli Venezia Giulia si concretizza con un investimento complessivo fino 500 milioni di euro in 5 anni a Trieste. In un solo anno di attività, BAT Trieste – secondo uno studio commissionato al MIB Trieste School Of Management – ha investito 84 milioni di euro, generato un valore della produzione di 23 milioni di euro, effettuato acquisti da fornitori del Friuli Venezia Giulia per oltre 10 milioni di euro e creato un Valore Aggiunto di 15 milioni di euro, quasi interamente a vantaggio del territorio di Trieste e del Friuli Venezia Giulia.Dallo studio MIB emerge che BAT Italia ha investito in Friuli Venezia Giulia oltre 10 milioni di euro in poco più di due anni per dare il proprio impulso alla comunità, creando una filiera di fornitori e una profonda relazione con partner istituzionali e scientifici. L’azienda ha contribuito in maniera consistente a promuovere il territorio nel tessuto industriale nazionale e internazionale in eventi come la posa della prima pietra dello stabilimento, la cerimonia per la chiusura del tetto, quindi l’inaugurazione e la National Conference che ha portato oltre 600 dipendenti del Gruppo a Trieste. Dalla Barcolana al Festival del Cambiamento, al calendario di eventi per favorire le competenze digitali realizzato dal Growth Hub, fino alle importanti partnership istituzionali. In meno di tre anni BAT è entrata nel “tessuto connettivo” del Friuli Venezia Giulia: ha scelto di essere parte del MIB Trieste School of Management, è entrata in Confindustria, ha attivato forti relazioni con Università di Trieste, BIC, Friulia e Area Science Park, e sta lavorando ora nell’ottica di collaborare con l’Urban Center: un percorso di partnership e affiliazioni che creano e creeranno in futuro valore per la comunità.”BAT – ha dichiarato l’amministratore delegato di BAT Italia Fabio de Petris – ha una forte cultura aziendale: da quando abbiamo avviato il nostro progetto per Trieste abbiamo investito per avere qui uno stabilimento da subito carbon neutral e per sviluppare a Trieste il nostro Growth Hub, un ecosistema formato dalla nostra realtà, aziende e start up, capaci di attivare nuove energie positive per BAT e per la città. La scelta di Trieste non è stata casuale, perchè oltre alla sua strategica posizione geografica, la città – già “Città Europea della Scienza 2020″ – è un centro di eccellenza riconosciuto a livello mondiale nella ricerca e nella scienza ed è quella con il più alto numero di ricercatori in Europa, con 30 centri di ricerca attivi. Da rilevare anche il ruolo che BAT Trieste sta avendo sul fronte dell’incoming: stiamo presentando l’impianto a colleghi provenienti da tutto il mondo che arrivano qui per conoscere il nostro Innovation Hub, ma anche la città di Trieste. Solo nei primi mesi del 2024 abbiamo portato quasi mille persone dall’Italia e dall’estero, compresi i componenti del nostro Management Board, il CEO Tadeu Marroco e stiamo avviando un programma di incoming per media nazionali e internazionali. Si tratta di azioni che certamente riguardano BAT, ma che avvantaggiano e arricchiscono tutto il territorio”.E se sul territorio triestino l’azienda è parte integrante della comunità, a livello nazionale contribuisce all’economia con: 2 miliardi di euro all’anno di accise e IVA versate; circa 130 milioni di euro/anno investiti nell’acquisto in Italia di nuovi macchinari e attrezzature industriali; un portfolio fornitori che comprende per oltre l’80% piccole e medie imprese italiane; l’acquisto di Tabacco prodotto in Italia (per un valore complessivo stimato di circa 60 milioni di euro in 3 anni).”Abbiamo chiesto al MIB – ha commentato Andrea Di Paolo, presidente di BAT Trieste – di analizzare e riclassificare il nostro bilancio per mettere in evidenza il valore aggiunto diretto di BAT Trieste per la città e il Friuli Venezia Giulia e gli investimenti locali in termini di scelta dei fornitori: dal momento della scelta del sito e, a seguire, con lo sviluppo del nostro progetto, abbiamo investito sulle persone e sulla città stessa. Trieste ci ha accolti con grande entusiasmo e apertura, le amministrazioni hanno svolto una funzione di controllo, supporto e ascolto, e di questo siamo grati: era importante rendere conto della ricchezza creata a vantaggio degli stakeholders, quantificata in 15 milioni di Valore Aggiunto – sono oltre 40mila euro al giorno – una tappa di un lungo percorso, per noi appena iniziato”.Le analisi del MIB non tengono in considerazione la costruzione delle infrastrutture – affidate a Interporto, che le ha poi affittate a BAT per i prossimi 50 anni – ma gli investimenti sulle linee produttive, in corso anche nel 2024, la gestione operativa e l’assunzione di 114 dipendenti nel 2023, di cui 79 operai e 35 fra impiegati e quadri, da allora già aumentati e arrivati alla soglia dei 150 addetti. “Uno degli elementi che reputo più interessanti dal punto di vista delle risorse umane – ha detto ancora Di Paolo – è che abbiamo certamente assunto molte persone del territorio, ma abbiamo anche portato a Trieste professionisti che hanno scelto, sia dall’Italia che dall’estero, di venire a lavorare e di stabilirsi qui: è un arricchimento dal punto di vista della cultura aziendale, ma anche nuova linfa per la città, che così può rinforzare le classi d’età più giovani di residenti con tutto l’arricchimento culturale, sociale oltre che economico che ne deriva”.L’arrivo di BAT a Trieste ha contribuito a diffondere, come si legge nel rapporto del MIB, “anche sul territorio le caratteristiche fondamentali del Gruppo: crescita, investimenti, impegno nel raggiungimento di un futuro sostenibile”.”Lo studio che ci è stato affidato – rileva Andrea Tracogna, direttore scientifico di MIB e docente all’Università di Trieste – conferma la grande attenzione che imprese come BAT attribuiscono alla valutazione del loro impatto sulla comunità locale e sugli stakeholder. Si tratta di una sensibilità ancora nuova per il mondo del business, ma che è destinata a diffondersi rapidamente, anche in conseguenza alla crescita di interesse verso i temi ESG e di sostenibilità”. LEGGI TUTTO

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    Lavoro, il 48% dipendenti affronta il burnout ma l’inclusione può dimezzare lo stress

    (Teleborsa) – A un certo punto della carriera, la maggior parte dei dipendenti nel mondo ha sperimentato sintomi di burnout, ovvero uno stato di esaurimento caratterizzato da scarsa motivazione e sensazione di inefficienza. Secondo una recente ricerca di Boston Consulting Group (BCG) intitolata “Four Keys to Boosting Inclusion and Beating Burnout” e condotta su 11.000 lavoratori in otto Paesi di diverse aree geografiche, mediamente il 48% indica che sta attualmente affrontando il burnout. “Sappiamo che nei primi 4 mesi del 2024, il numero di italiani che manifestano disagio sul lavoro è aumentato rispetto all’anno scorso[1], una situazione allarmante che non può essere ignorata dalle aziende.” Spiega Sara Taddeo, BCG Diversity, Equity & Inclusion Senior Manager. “Lo sviluppo di ambienti inclusivi potrebbe giocare un ruolo importante poiché è direttamente collegato al benessere dei dipendenti. Quando questi si sentono inclusi, infatti, sono anche più motivati, produttivi e hanno maggiori probabilità di non abbandonare il lavoro. A dimostrarlo è il riscontro della prevalenza di sintomi da burnout in alcuni gruppi di dipendenti: donne, membri della comunità LGBTQI+, persone con disabilità e i lavoratori senza postazione fissa, che lo sperimentano fino al 26% in più rispetto al resto della popolazione aziendale.”BCG ha quantificato il sentimento di inclusione dei dipendenti nel proprio posto di lavoro utilizzando l’indice BLISS, uno strumento statistico che ne identifica i fattori a maggiore impatto. Dai risultati emerge che burnout e inclusione sono strettamente legati in tutti i mercati analizzati: la probabilità di burnout aumenta con una bassa inclusione in ogni mercato, da 1,2 a 2,6 volte. Allo stesso tempo, quando l’inclusione aumenta, dal quartile più basso a quello più alto, il burnout si dimezza, dimostrando che l’inclusione dovrebbe essere parte della soluzione per ridurlo.Come anticipato, per alcuni gruppi di lavoratori è più frequente riscontrare i sintomi del burnout, poiché si trovano spesso ad affrontare disagi sul posto di lavoro dovuti ad atteggiamenti discriminatori, stigmatizzazione e bassa rappresentanza.I quattro elementi che hanno il maggiore impatto sul senso generale di inclusione dei dipendenti, secondo BCG, sono: accesso alle risorse, supporto da parte della leadership, senso di sicurezza psicologica con il proprio manager diretto, opportunità eque di crescita. Quando i dipendenti sentono che questi sentimenti sono affrontati in ambito lavorativo, si sentono più inclusi e meno esausti. Sentimenti che, tuttavia, oltre a risultare particolarmente rilevanti, sono anche quelli in cui i rispondenti hanno indicato i livelli di soddisfazione più bassi.Sentirsi inclusi può significare molte cose diverse per persone diverse, ma concentrarsi su questi quattro elementi potrebbe essere un punto di partenza per fare le domande giuste ai propri dipendenti e comprenderne l’esperienza, fino a elaborare delle soluzioni efficaci. Una potrebbe essere quella di conoscere le proprie persone per progettare benefit che rispondano alle loro esigenze. Le aziende dovrebbero applicare lo stesso rigore con cui comprendono i propri clienti, anche ai dipendenti: sapere cosa serve per avere lavoratori felici, motivati e fidelizzati, identificandone allo stesso tempo i punti deboli. Utilizzando questi dati come guida, le organizzazioni possono prevedere iniziative per offrire supporto adattato ai propri dipendenti. Questo non significa necessariamente offrire più benefit, ma costruire un’offerta con la consapevolezza che una taglia non va bene per tutti. Esempi potrebbero essere servizi di assistenza all’infanzia e agli adulti, programmi di consulenza e assistenza finanziaria, maggiori opzioni di orario lavorativo flessibile.Anche i ruoli ai vertici acquisiscono un valore importante, quando i manager comprendono il valore di ambienti in cui ci si sente supportati e arricchiti. I migliori team leader non si limitano a gestire il lavoro della propria squadra, ma incoraggiano la collaborazione, creano ambienti di lavoro produttivi e facilitano le comunicazioni a 360 gradi. Capacità che la leadership attuale non può non avere per contribuire a migliorare il sentimento di inclusione di tutti.I manager più forti dimostrano di apprezzare la diversità e l’inclusione condividendo aspetti della propria identità, valorizzando le voci e le prospettive dei gruppi sottorappresentati e favorendo le relazioni tra i membri del team con background diversi.(Foto: Carrie Allen www.carrieallen.com on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    ZES, Gagliardi (Odcec Napoli): “Commercialisti accompagneranno le imprese in questa nuova opportunità”

    (Teleborsa) – “Il decreto attuativo del credito d’imposta per gli investimenti in area ZES è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Le imprese avranno un mese di tempo per poter presentare le domande. Questa è senza dubbio la novità più importante, ma non l’unica. Ci sono agevolazioni per il lavoro al Sud oltre a quelle legate alle semplificazioni, per favorire nuovi investimenti sempre nel Mezzogiorno. In questo contesto il ruolo del commercialista è cruciale nell’accompagnare le imprese per sfruttare le occasioni che si sono presentate”. Queste le parole di Maria Cristina Gagliardi, consigliere dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti di Napoli in apertura del convegno “La ZES unica per il Mezzogiorno: le ultime novità”, che si è svolto a Palazzo Calabritto presso la sede dell’Odcec partenopeo, presieduto da Eraldo Turi.”Siamo nella fase in cui dovrebbero cominciare a vedersi gli effetti di quelle azioni poste in campo nei mesi precedenti – ha sostenuto Giosy Romano, presidente dell’ASI di Napoli –, anche attraverso l’esame delle istruttorie tese al rilascio delle autorizzazioni uniche, che immagino siano in capo alla ZES unica in procinto di essere emanate. Siamo davanti a una visione legislativa differente da quella precedente – ovviamente tutto è in qualche modo legato all’emanazione del piano strategico nazionale, che dovrà individuare i settori da sviluppare nei vari territori”.Margherita Interlandi, docente ordinaria di diritto amministrativo presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha sottolineato che “di fronte a una grande occasione per il Sud, come per tutti i grandi cambiamenti, c’è bisogno di tempo perché queste novità diventino completamente funzionali e funzionanti. Servirà una forte e importante collaborazione tra le istituzioni locali, tra la struttura di missione, che è fortemente impegnata in questi mesi a esaminare le prime istanze e a elaborare il piano strategico che sarà lo strumento determinante per costruire questa visione del Mezzogiorno soprattutto nell’ottica di attrarre i grandi investimenti”.Il punto di vista degli imprenditori è stato espresso da Vittorio Genna, vice presidente dell’Unione Industriali di Napoli. “Finalmente, – ha detto Genna – registriamo lo sblocco degli investimenti per quanto riguarda i perimetri di attuazione di questa ZES, ma siamo preoccupati dalle lungaggini della cabina di regia romana che, ricordiamo, ancora non è stata identificata. Questo potrebbe portare a dei rallentamenti. Ci aspettiamo un’ampia partecipazione delle imprese alle possibilità di finanziamento, un’accelerazione nei decreti attuativi del governo e una maggiore attenzione verso il sud”.Per Stefano Ducceschi, presidente della Commissione ZES dell’Odcec di Napoli “Il Mezzogiorno aveva necessità di una ZES, che adesso è unica. L’auspicio è che questa struttura sia sempre di più in grado di attrarre investimenti, soprattutto dagli investitori esteri, che guardano con attenzione a questo nuovo strumento. Con la consapevolezza che lo sviluppo dell’Europa e dell’Italia passano dal Sud”.All’incontro sono intervenuti anche Monica Palumbo (Comitato scientifico Commissione ZES: Rapporti con investitori esteri e interlocutori istituzionali) che si è soffermata sul credito d’imposta Zes evidenziando le modalità operative; Umberto Carrettiere (Agenzia delle Entrate direzione provinciale I di Napoli), che ha parlato dell’attività di controllo dell’AdE in tema di crediti d’imposta ZES e Angela Labattaglia (vice presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli), che ha illustrato le novità in materia di lavoro per la Zes Unica. LEGGI TUTTO

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    Euro Zona, fiducia consumatori in leggero miglioramento a giugno

    (Teleborsa) – A giugno 2024, la fiducia dei consumatori è aumentata ulteriormente, di 0,3 punti percentuali (pp.) sia nell’UE che nell’area dell’euro. Lo comunica la Direzione Generale degli Affari Economici e Finanziari della Comunità europea (DG ECFIN).A -12,9 punti (UE) e -14,0 punti (area euro), la fiducia dei consumatori è ancora leggermente al di sotto della sua media a lungo termine.(Foto: Mika Baumeister on Unsplash) LEGGI TUTTO