More stories

  • in

    Italia-Bahrein, Mimit: “Rafforzare gli investimenti nel digitale, IA e Quantum”

    (Teleborsa) – La volontà di rafforzare le relazioni industriali bilaterali e di incrementare gli investimenti reciproci è stata al centro dell’incontro che si è tenuto oggi a Palazzo Piacentini tra il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e il ministro delle Finanze e dell’Economia Nazionale del Regno del Bahrein, Shaikh Salman bin Khalifa Al Khalifa. Il colloquio – fa sapere il Mimit in una nota – segue la recente visita nel Regno del Bahrein della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che, a gennaio, ha incontrato il Re Hamad bin Isa Al Khalifa. “Durante l’incontro sono state esaminate diverse opportunità di investimenti reciproci tra i due Paesi – si legge nella nota –, sia valorizzando l’expertise italiana nel settore delle PMI, sia promuovendo lo sviluppo di ambiti innovativi quali lo spazio, i supercalcolatori e l’intelligenza artificiale. Rispetto a quest’ultimo settore, è emersa particolare attenzione alla possibilità di favorire partnership tecnologiche e joint venture tra centri di ricerca, imprese e investitori dei due Paesi, al fine di realizzare progetti applicativi concreti nel campo dell’IA industriale”.Focus, infine, sulle possibili cooperazioni industriali nel settore della raffinazione dell’alluminio e dell’acciaio, al fine di rafforzare l’autonomia strategica della filiera industriale italiana e generare valore per entrambe le economie. LEGGI TUTTO

  • in

    Pnrr: Cgil denuncia ritardi nella spesa e rischio fallimento degli interventi

    (Teleborsa) – Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevede risorse per un totale di 194,4 miliardi di euro. Alla data del 28 febbraio, la spesa dichiarata ammonta a 65,7 miliardi di euro, pari al 33,8% del totale, in crescita rispetto ai 58,6 miliardi registrati al 31 ottobre. I pagamenti effettivi, aggiornati al 31 marzo 2025, si attestano a 64,37 miliardi di euro, rispetto ai 57,5 miliardi contabilizzati il 13 dicembre 2024.Questi dati, raccolti dall’Area delle politiche per lo sviluppo della Cgil sulla base delle informazioni pubblicate sulla piattaforma ReGis, “smentiscono la propaganda del governo sull’attuazione del Pnrr”. A denunciarlo è il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, che sottolinea come vi sia “un pesantissimo ritardo nell’andamento della spesa”, con il rischio concreto che alcuni interventi previsti dal Piano falliscano o vengano riorientati. LEGGI TUTTO

  • in

    Banca CRS, ok da soci a bilancio 2024: utile cala a 11 milioni di euro

    (Teleborsa) – L’Assemblea dei Soci di Banca CRS (Cassa di Risparmio di Savigliano) ha approvato il bilancio 2024, che si chiude con un utile netto di 11 milioni di euro, in lieve calo rispetto ai 12,2 milioni del 31 dicembre 2023. Al 31 dicembre 2024 i crediti netti verso clientela valutati al costo ammortizzato totalizzano 1.113,4 milioni ed esprimono un aumento del 3,13% rispetto a inizio periodo. La qualità del credito è in ulteriore miglioramento con gli indici NPE ratio lordo e netto, rispettivamente al 4,0% e al 1,9%. Gli investimenti finanziari ammontano a 554,8 milioni, palesando un aumento qualora raffrontati al 31/12/2023 (+9,42%). Nel periodo in commento, la raccolta diretta manifesta un incremento del 12,58% rispetto a dicembre 2023 mentre la raccolta indiretta segna un +4,74%.La gestione caratteristica ha dato luogo a proventi operativi per 47,30 milioni di euro, in aumento, anno su anno, per 0,36 milioni (+0,77%). In particolare, il margine d’interesse si è attestato a 37,27 milioni, più basso del dato del 2023 (-12,92%). Le commissioni nette si sono quantificate in 12,45 milioni, in incremento rispetto al periodo di raffronto per 0,57 milioni (+4,83%).L’attività finanziaria ha generato un utile di 0,53 milioni contro una perdita di 2,89 milioni del 30 dicembre 2023. Nel periodo in commento sono state iscritte “rettifiche di valore nette per rischio di credito relativo ad attività finanziarie valutate al costo ammortizzato” per 2,896 milioni di euro. I costi operativi hanno complessivamente totalizzato 30,65 milioni; rispetto ai dodici mesi del 2023, l’aggregato evidenzia maggiori oneri per 1,86 milioni di euro (+6,45%). Per effetto degli andamenti sopra descritti, l’utile dell’operatività corrente al lordo delle imposte si è quantificato in 16,637 milioni, in calo rispetto ai 18,148 milioni del 2023. LEGGI TUTTO

  • in

    Immobiliare, Invimit SGR pubblica offerta per la locazione di Villa Pullè a Verona

    (Teleborsa) – Invimit SGR S.p.A., società detenuta interamente dal ministero dell’Economia e delle Finanze, ha pubblicato sul sito aziendale l’offerta pervenuta da parte di un operatore per la locazione del complesso di Villa Pullè, costituito dalla Villa del XVIII secolo e dal parco monumentale, sito nel quartiere Chievo di Verona, da tempo in disuso.All’esito del sopralluogo svolto recentemente dai rappresentanti di Invimit, alla presenza del sindaco Damiano Tommasi e della sua vice Barbara Bissoli, la SGR dà così seguito all’obiettivo di valorizzare il complesso per creare valore economico e sociale. Nel dettaglio, la progettazione ed i lavori per destinare il complesso in una senior house al servizio della comunità saranno a cura e carico del proponente. È previsto un contributo della SGR a supporto dell’onere di ristrutturazione, mentre la manutenzione ordinaria e straordinaria rimarranno a carico del conduttore. Il contratto di locazione avrà una durata di 20+5 anni e prevede un canone incrementale nei primi due anni, a regime dal terzo anno in poi. L’offerta pervenuta è stata pubblicata dalla SGR, nel rispetto della procedura vigente, per dare la possibilità a eventuali operatori di presentare offerte migliorative entro e non oltre i prossimi 60 giorni.(Foto: Gino Crescoli / Pixabay) LEGGI TUTTO

  • in

    USA, Indice Fed di Dallas aprile crolla a -35,8 punti

    (Teleborsa) – Peggiora l’attività delle fabbriche nel Distretto di Dallas, nel mese di aprile 2025, secondo quanto segnalato dai dirigenti aziendali che hanno risposto al Texas Manifacturing Outlook Survey. L’indice generale manifatturiero, elaborato dalla Federal Reserve di Dallas, si è portato a -35,8 punti (ai minimi da maggio 2020) rispetto ai -16,3 del mese precedente. Bisogna ricordare che quando le aziende che segnalano un aumento supera il numero di quelle che segnalano una diminuzione, l’indice sarà maggiore di zero e viceversa.L’indice di produzione, una misura chiave delle condizioni di produzione dello Stato, è stato poco mosso a 5,1 punti, mentre i nuovi ordini sono crollati di 20 punti a -20. L’indice della capacità di utilizzo rimane negativa e si porta a -3,8 punti, mentre l’indice delle consegne cala a -5,5 da +6,1 punti. LEGGI TUTTO

  • in

    UE, il 6 maggio in arrivo la roadmap per l’addio all’energia russa

    (Teleborsa) – “Abbiamo tagliato i finanziamenti per l’economia di guerra russa e rafforzato la nostra sicurezza energetica. Ma c’è ancora molto da fare. Tra due settimane il commissario Ue per l’Energia, Dan Jorgensen, presenterà una tabella di marcia con misure concrete per eliminare gradualmente tutte le importazioni di combustibili fossili russi. In modo da non dipendere più da una potenza ostile per il nostro fabbisogno energetico”. È quanto ha affemato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, al summit sulla sicurezza energetica a Londra, citando la tabella di marcia attesa il 6 maggio. “All’inizio di questo decennio, dipendevamo eccessivamente da un unico fornitore per il nostro fabbisogno energetico – ha detto von der Leyen –. La Russia forniva il 45% del nostro gas, il 50% del nostro carbone e quasi un terzo del nostro petrolio. Per decenni, non siamo riusciti a riconoscere i costi derivanti da questa dipendenza. Il rischio di ricatti, coercizioni economiche, shock dei prezzi; questa realtà è emersa dopo l’invasione su vasta scala dell’Ucraina”.Mosca – ha aggiunto la presidente della Commissione europea – “ha cercato di sfruttare la nostra eccessiva dipendenza tagliandoci il gas, ha cercato di causare turbolenze economiche e indebolire la nostra determinazione per l’Ucraina e ha fallito”. Von der Leyen ha ricordato che l’Ue ha “risposto con il RePowerEu diversificando gli approvvigionamenti” e “accelerando la transizione verso l’energia pulita”. “Siamo passati dal 45% delle nostre importazioni di gas provenienti dalla Russia al 18% – ha spiegato – Siamo passati da un barile di petrolio su cinque a uno su cinquanta, una riduzione di dieci volte. E siamo arrivati a zero carbone dalla Russia”. LEGGI TUTTO

  • in

    Europa, UNRAE: “Mercato auto in leggera crescita, marzo a +2,8%”

    (Teleborsa) – Il mercato dell’auto in Europa registra a marzo un incremento del 2,8%, con 1.422.628 immatricolazioni rispetto alle 1.383.423 dello stesso mese 2024 (ma -19,7% sul 2019). Questo riduce a un lieve calo dello 0,4% la perdita del primo trimestre – con 3.382.057 immatricolazioni – rispetto a gennaio-marzo 2024. Andamenti estremamente differenziati nel mese fra i 5 Major Market: +23,2% la Spagna, +12,4% il Regno Unito (il miglior marzo dal 2019), +6,3% l’Italia, -3,9% e -14,5% rispettivamente Germania e Francia.Meno ampio il divario nel trimestre: +14,1% la Spagna e +6,4% il Regno Unito, in rosso Italia, Germania e Francia, che perdono rispettivamente l’1,6%, il 4,3% e il 7,8%. L’Italia si colloca al terzo posto in Europa per volume totale sia nel mese che nel trimestre.Per quanto riguarda le auto “con la spina” (ECV), l’Italia resta invece fanalino di coda sia a marzo sia nel trimestre, nonostante la quota sia in crescita rispetto al 2024. Nel mese, il 9,8% italiano (BEV 5,4% e PHEV 4,4%) è molto lontano dal 28,9% del Regno Unito (BEV 19,4% e PHEV 9,5%), dal 27,3% della Germania (BEV 16,8% e PHEV 10,5%) e dal 24,4% della Francia (BEV 19,0% e PHEV 5,4%), ma anche la Spagna fa meglio con le ECV al 14,1% (BEV 6,9% e PHEV 7,2%). Nel totale del mercato europeo le ECV coprono il 25,5% di share: BEV al 17,1% (+2,9 punti percentuali) e PHEV all’8,4% (+1,2 p.p.). Nel trimestre l’Italia è ultima tra i cinque mercati con una quota di ECV al 9,4% (BEV al 5,2% e PHEV al 4,2%), rispetto a: Regno Unito 29,9% (BEV 20,7% e PHEV 9,2%), Germania 26,6% (BEV 17,0% e PHEV 9,6%), Francia 23,0% (BEV 18,2% e PHEV 4,8%) e Spagna 14,2% (BEV 6,9% e PHEV 7,3%). Nel totale del mercato europeo nel primo trimestre 2025, le ECV coprono il 24,9% di share: BEV al 17,0% (+3,8 p.p.) e PHEV al 7,9% (+0,4 p.p.).UNRAE esprime preoccupazione per l’inasprimento delle relazioni commerciali con gli Stati Uniti. Se da un lato, per favorire un contesto negoziale più efficace, si è registrata la parziale sospensione di 90 giorni dei dazi annunciata dagli Stati Uniti e la simmetrica sospensione delle contromisure varate dall’Unione Europea in diversi comparti produttivi, dall’altro sono stati esclusi dalla proroga proprio i dazi al 25% per il comparto automotive.L’Associazione sottolinea che per l’automotive l’interscambio tra i 27 Paesi dell’Unione Europea e gli Stati Uniti vale complessivamente 38,9 miliardi di euro in esportazioni e 8,4 miliardi in importazioni, mentre per l’Italia il valore delle esportazioni verso gli USA si attestaa 3,4 miliardi, a fronte di appena 0,1 miliardi di importazioni, con un conseguente impatto negativo a dispetto di qualsiasi contromisura di natura tariffaria. Il rischio maggiore, tuttavia, riguarda la componentistica italiana destinata all’export verso la Germania e utilizzata nell’assemblaggio di veicoli destinati al mercato statunitense: un flusso che da solo vale 5 miliardi di euro.UNRAE sottolinea inoltre il clima di forte incertezza per il settore dovuto alle conseguenze di una guerra commerciale transatlantica, che restano al momento difficili da stimare, ma potrebbero ripercuotersi su più fronti: dai mercati finanziari, alla crescita globale per effetto di una maggiore inflazione statunitense, fino a un calo della domanda di auto, penalizzata dall’incertezza diffusa.Sul piano normativo, restano sotto osservazione le recenti iniziative della Commissione Europea: il Piano d’Azione per l’Automotive presentato a marzo e la proposta di decarbonizzazione delle flotte aziendali, che prevede la progressiva conversione a veicoli esclusivamente elettrici. Entrambi i dossier sono attualmente oggetto di valutazione da parte dei singoli Stati membri, che dovranno definire modalità applicative e possibili implicazioni attraverso il confronto con gli stakeholder, al fine di costruire una posizione comune che consenta all’Europa di accelerare il percorso di transizione energetica.”UNRAE auspica che Parlamento e Consiglio Europeo possano esprimersi velocemente sull’emendamento ai Regolamenti vigenti presentato dalla Commissione Europea – ha dichiarato il Direttore Generale Andrea Cardinali –. La proposta introdurrebbe una maggioreflessibilità per il rispetto degli obiettivi di emissione di CO2 fissati per il 2025, consentendo di calcolare la media delle prestazioni su tre anni (2025-2027) e compensare eventuali scostamenti in uno o due anni con risultati migliorativi negli altri. In ambito nazionale – ha aggiuntoCardinali – l’UNRAE denuncia la mancanza di elementi strutturali necessari ad accompagnare la transizione energetica. Mancano infatti sia un piano di sostegno pluriennale alla domanda di vetture a zero e bassissime emissioni, sia un programma vincolante per il parallelo e capillare sviluppo delle infrastrutture di ricarica. Inoltre è sempre più urgente la revisione del regime fiscale delle auto aziendali, quale fattore abilitante per lo sviluppo della nuova mobilità. Si tratta di un comparto che, grazie al veloce tasso di ricambio dei veicoli,consentirebbe di immettere sul mercato del nuovo e dell’usato un numero consistente di vetture a zero e bassissime emissioni. Non si può continuare a sottovalutare e rinviare interventi che l’UNRAE richiede da anni per queste vetture, quali la maggiorazione di detraibilità dell’IVA e deducibilità dei costi e la riduzione del periodo di ammortamento a 3 anni”.Sul tema delle auto aziendali, l’UNRAE segnala l’approvazione da parte della Camera della modifica normativa che esclude dalle nuove disposizioni sui fringe benefits i veicoli ordinati entro il 31 dicembre 2024 e consegnati entro il 30 giugno 2025: un intervento temporaneo che seppur utile – sottolinea UNRAE – non risolve in modo strutturale le criticità che la nuova normativa ha creato per imprese e, soprattutto, dipendenti. LEGGI TUTTO

  • in

    TLC, Asstel al Tavolo di Settore Telecomunicazioni con Urso e Calderone

    (Teleborsa) – “L’ecosistema delle TLC sta vivendo una trasformazione importante: attori tradizionali e nuovi collaborano e competono per offrire connettività e servizi di valore al Paese. Le imprese svolgono un ruolo strategico per la transizione digitale in atto e per raggiungere importanti traguardi in termini di innovazione, copertura, velocità e diffusione dei servizi nonché nel conseguire pienamente gli obiettivi di digitalizzazione previsti dal PNRR”. È quanto ha affermato il presidente di Asstel – Assotelecomunicazioni, Massimo Sarmi, al “Tavolo di Settore delle Telecomunicazioni” che si è svolto oggi alla presenza del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone.Nel corso dell’incontro, Sarmi ha evidenziato come l’ecosistema delle TLC rappresenti il pilastro del progresso tecnologico e della competitività del Paese. “Il processo di trasformazione delle telecomunicazioni italiane ed europee – ha detto Sarmi – induce ad una articolata riflessione sul futuro dell’ecosistema, sugli interventi urgenti a garantirne la sostenibilità economica e l’occupabilità delle persone e la necessità di dotare il Paese di reti digitali adatte a supportarne la competitività, la sicurezza e l’autonomia”.Sarmi ha sottolineato le criticità che concorrono a determinare lo stato di difficoltà della filiera Tlc: nonostante il saldo di cassa abbia visto una diminuzione pari a -10 miliardi di euro e i ricavi siano scesi di oltre 7 miliardi di euro tra il 2013 e il 2023, gli operatori hanno garantito elevati investimenti, pari a 85 miliardi di euro nel medesimo periodo, relativi in particolare alla realizzazione dell’infrastruttura broadband con reti VHCN e 5G e agli investimenti per l’acquisto e il rinnovo delle licenze. Tale complessa dinamica economica, particolarmente avvertita nel mercato del CRM/BPO, riverbera i suoi effetti anche sul lavoro di oltre 200mila persone, con le imprese impegnate a sostenere la stabilità occupazionale e ad investire sulla formazione permanente e certificata, attraverso percorsi di ampliamento e consolidamento delle competenze delle proprie persone per dotarle degli strumenti necessari ad affrontare le sfide della trasformazione digitale. LEGGI TUTTO