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    Manovra, Upb trasmette al Mef rilievi su PSB 2025-29

    (Teleborsa) – L’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) ha trasmesso al ministero dell’economia e delle finanze (MEF) i propri rilievi relativi al quadro macroeconomico tendenziale provvisorio del Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine (PSB) 2025-29, inviato all’UPB dal MEF lo scorso 4 settembre. Il PSB, che da quest’anno rappresenta il nuovo quadro di riferimento di programmazione per la finanza pubblica di ogni paese dell’Unione Europea, si caratterizza per un orizzonte temporale di cinque anni, più ampio di quello dei precedenti documenti di programmazione. La procedura – fa sapere l’UPB – proseguirà nei prossimi giorni con il processo di validazione del quadro macroeconomico tendenziale, cioè nell’ipotesi di assenza di interventi di finanza pubblica, e, successivamente, del quadro macroeconomico programmatico che incorpora gli effetti del percorso della spesa netta che sarà presentato nel PSB. Sulla base di quanto stabilito dalle norme italiane ed europee vigenti, l’UPB è chiamato a una valutazione indipendente delle previsioni macroeconomiche del Governo. L’obiettivo è di rafforzare il processo di costruzione delle previsioni e di limitare il rischio che stime eccessivamente ottimistiche sull’andamento dell’economia possano pregiudicare la credibilità dei conti pubblici. Il processo di validazione, come di consueto, si applica prima alle previsioni tendenziali e poi a quelle programmatiche. Le lettere di validazione dell’UPB sono pubblicate sul sito web dell’organismo indipendente dopo la trasmissione da parte del Governo al Parlamento del documento programmatico. LEGGI TUTTO

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    Stati Uniti, crescita occupati delude ancora: +142 mila in agosto

    (Teleborsa) – Delude ancora la crescita occupazione negli Stati Uniti, che si attesta al di sotto delle aspettative, alimentando le attese di un intervento più robusto della Fed sui tassi. La banca centrale statunitense si riunirà il 17 e 18 settembre per decidere il nuovo corso della politica monetaria e già da Jackson Hole aveva anticipato un taglio. I punto sarà capire come il mercato interpreterà questi numeri e quanto ampio sarà il taglio (25 o 50 punti) e se ci sarà un raddoppio prima della fine dell’anno.Crescono poco gli occupati Il Job Report, pubblicato dal dal Bureau of Labour Statistics americano, segnala che ad agosto sono stati aggiunti 142 mila posti di lavoro nei settori non agricoli (non-farm payrolls), dopo che a luglio erano state create solo 89 mila buste paga (dato rivisto da un preliminare già deludente di 114 mila). Il tasso di disoccupazione è sceso al 4,2%, in linea con le attese, dal 4,3% del mese precedente.Il dato sugli occupati, più osservato di quello del tasso di disoccupazione, risulta così inferiore alle attese del mercato che indicavano un aumento di 164 mila di posti di lavoro. Il dato è deludente anche nel settore privato: sono stati creati 118 mila posti di lavoro, contro i 74 mila rivisti di luglio ed i 139 attesi dal mercato.Gli occupati nel settore manifatturiero sono calati di 24 mila unità, contro un aumento di 6 mila unità del mese precedente e risuta peggiore delle attese, che indicavano un livello invaiato. Resta pressione sulle retribuzioniLe retribuzioni medie orarie si sono attestate a 35,21 dollari, registrando un aumento dello 0,4% su mese e del 3,8% su anno (contro attese per un +0,3% m/m e +3,7% a/a) dopo il -0,1% mensile e +3,6% tendenziale registrato a luglio. Le retribuzioni medie orarie sono monitorate con attenzione dalla Federal Reserve in quanto buon indicatore sia dello stato di salute del mercato del lavoro che delle pressioni inflazionistiche. LEGGI TUTTO

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    Vendite al dettaglio, Consumatori: “Italiani ancora a dieta forzata. Dati positivi dovuti a effetto vacanze”

    (Teleborsa) – “I dati sul commercio diffusi oggi dall’Istat certificano come gli italiani siano a “dieta forzata” e continuino a contrarre gli acquisti di cibi e bevande”. È quanto afferma Assoutenti, che giudica negativamente i dati sulle vendite al dettaglio diffusi oggi dall’Istat. Sulla stessa linea il Codacons per il quale “i dati sulle vendite al dettaglio sono ancora insoddisfacenti, e continuano a risentire dell’onda lunga del caro-prezzi che ha investito alcuni comparti nel nostro Paese”. L’incremento dello 0,5% e dell’1% su base annua delle vendite al dettaglio in valore registrato dall’Istat a luglio rispetto al mese precedente è dovuto “all’effetto vacanze” ma “restano ombre” sottolinea l’Unione Nazionale Consumatori.”Se i saldi estivi hanno dato un evidente aiuto al commercio nel mese di luglio, con una crescita delle vendite dei beni non alimentari sia su base mensile che su base annua, è senza dubbio un segnale allarmante il fatto che le famiglie abbiano ridotto il volume degli acquisti alimentari addirittura del -0,7% sul 2023 – spiega il presidente di Assoutenti Gabriele Melluso –. Questo significa che le famiglie sono di fatto ‘a dieta’, riducono il volume di spesa nel settore di cibi e bevande e modificano le proprie abitudini, riducendo anche la qualità degli acquisti alimentari allo scopo di risparmiare. Per questo sollecitiamo ancora una volta il Governo ad intervenire adottando misure tese ad accelerare la discesa dei prezzi al dettaglio, combattere le speculazioni e tutelare il potere d’acquisto delle famiglie, in modo da far ripartire i consumi e sostenere commercio ed economia”. “La forbice tra valori e volumi delle vendite continua ad essere ancora ampia – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi –. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, infatti, il commercio segna a luglio un incremento del +1% in valore a fronte di un modestissimo +0,1% in volume. Preoccupa in modo particolare l’andamento dei beni alimentari, le cui vendite scendono a luglio del -0,7% in volume, e addirittura del -1,4% nei primi sette mesi del 2024 rispetto all’equivalente periodo del 2023. I numeri dimostrano purtroppo come l’onda lunga del caro-prezzi continui ad avere effetti sui comportamenti di spesa degli italiani, portandoli a tagliare i consumi alimentari e spingendo le famiglie sempre più verso i discount, esercizi che segnano la più forte crescita delle vendite nel 2024, pari al +3% su base annua”. “Dati positivi, dovuti all’effetto vacanze. Non per niente il rialzo tendenziale maggiore riguarda i prodotti di profumeria e cura della persona, come le creme solari, particolarmente venduti in estate. Restano, però, delle ombre. Prosegue, infatti, la cura dimagrante forzata degli italiani, costretti a stringere la cinghia e a mangiare meno cibo dello scorso anno! Scendono, infatti, le quantità di cibo vendute, -0,7% rispetto a luglio 2023” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Secondo lo studio dell’Unc, se si traduce in euro il dato dei volumi consumati su luglio 2023, le spese alimentari per una famiglia media scendono su base annua di 40 euro a prezzi del 2023, quelle non alimentari salgono di 106 euro, con un saldo finale positivo e pari a 66 euro. Una coppia con 2 figli acquista 56 euro in meno di cibo e 147 euro di beni non alimentari in più, per una cifra complessiva di 91 euro, mentre per una coppia con un figlio sono 51 euro in meno per mangiare.Nessun entusiasmo nemmeno dal lato del commercio. “Non desta entusiasmo la modesta crescita in volume registrata a luglio dalle vendite al dettaglio, peraltro depotenziata dalla revisione al ribasso della stima per il mese di giugno. Non si modifica, dunque, una situazione che sul versante dei consumi, in particolare di beni, rimane molto fragile. Gli indici dei volumi acquistati, al di là di piccole oscillazioni mensili, sono fermi sui valori di fine 2023 e rimangono negativi nel confronto annuo, come, peraltro, evidente anche dalle più solide evidenze della contabilità trimestrale: cresce il reddito reale, resta bloccata la spesa – commenta l’Ufficio Studi Confcommercio –. Questo scenario coinvolge le performance dei vari settori di consumo e dei diversi formati distributivi, con accentuazioni negative per le piccole superfici di vendita. Al netto della componente inflazionistica, nei primi sette mesi di quest’anno i piccoli negozi registrano cali di oltre il 16% rispetto all’analogo periodo del 2018, a fronte di un raddoppio dei volumi transitati dal canale virtuale. Particolarmente penalizzati, oltre agli acquisti di alimentari, sono stati l’abbigliamento, le calzature e i mobili. Non può stupire, di conseguenza, la progressiva riduzione dei livelli di servizio commerciale di prossimità nella maggior parte delle città italiane”.Una fotografia condivisa da Confesercenti. “La spesa delle famiglie è ancora in affanno: il dato Istat sulle vendite al dettaglio del mese di luglio ci consegna un quadro di debole miglioramento, con una variazione media delle vendite anno su anno positiva in valore, dell’1%, e leggermente sopra lo zero in volume, ad indicare che la spesa in termini reali arranca e non riesce a superare la dinamica dei prezzi, seppur in forte contrazione. Inoltre, nel periodo gennaio-luglio le vendite in volume – commenta Confesercenti – sono ancora ampiamente in campo negativo, -1%, ed in particolare mostrano segnali di forte criticità le piccole imprese con una variazione negativa che raggiunge l’1,8%. Dunque, nonostante i miglioramenti sul fronte del reddito disponibile, l’occupazione che continua a registrare andamenti positivi e da una dinamica inflattiva in netto ridimensionamento, le famiglie stentano ancora ad accrescere in maniera consistente gli acquisti, anche perché stanno ricostituendo le disponibilità di risparmio. Nonostante il mese dei saldi di luglio, nel comparto non alimentare le vendite di abbigliamento e pellicceria crescono solo dello 0,8%, aumento che temiamo trainato da web e grande distribuzione: secondo un sondaggio condotto tra i nostri associati in occasione dei saldi estivi da poco terminati nella maggior parte delle regioni italiane, il 61,9% delle piccole imprese della distribuzione moda che abbiamo interpellato ha registrato vendite inferiori rispetto allo scorso anno, mentre solo il 27,9% segnala una performance stabile e appena il 10,2% in crescita. Auspichiamo perciò che nei prossimi mesi si manifestino i benefici di una tornata contrattuale che ha recuperato sulla dinamica inflazionistica degli scorsi anni: l’effetto sarebbe più netto, come chiediamo da tempo, se gli incrementi salariali fossero detassati”. LEGGI TUTTO

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    Eurozona, l’occupazione rallenta nel 2° trimestre

    (Teleborsa) – Segnali di rallentamento giungono dal mercato del lavoro dell’Eurozona nel 12° trimestre del 2024. L’indice dell’occupazione è salito dello 0,2% rispetto al +0,3% del trimestre precedente. Il dato è stato reso noto dall’Istituto di Statistica dell’Unione Europea (Eurostat) e risulta in linea con le previsioni degli analisti. A livello tendenziale l’occupazione è cresciuta dello 0,8%, ad un ritmo più lento rispetto al +1% del trimestre precedente. LEGGI TUTTO

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    Zona Euro, EUROSTAT lima stime PIL 2° trimestre

    (Teleborsa) – La crescita della Zona Euro è stata rivista al ribasso nel 2° trimestre del 2024, secondo quanto comunicato oggi dall’Ufficio statistico europeo EUROSTAT, che ha pubblicato la seconda stima del PIL.Nel secondo trimestre del 2024, il PIL registra una variazione pari a +0,2% su base trimestrale, rispetto al +0,3% della prima stima e del consensus.Su anno si registra un aumento dello 0,6% come nella prima lettura e contro il +0,4% rilevato in precedenza. LEGGI TUTTO

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    Francia, frenano a luglio produzione industriale e manifatturiera

    (Teleborsa) – Torna a frenare la produzione industriale francese nel mese di luglio. L’output complessivo della seconda economia europea ha mostrato una variazione negativa dello 0,5% su base mensile, contro il -0,3% delle stime degli analisti e il +0,8% del mese precedente. Lo comunica l’Ufficio di statistica nazionale (INSEE), aggiungendo che anche la produzione manifatturiera ha riportato su base mensile un decremento dello 0,9%, dopo il +0,8% di giugno.Su anno la produzione di tutta l’industria ha registrato una discesa del 2,3% e una flessione del 3% quella manifatturiera.(Foto: © Tomas Griger / 123RF) LEGGI TUTTO

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    Germania, crolla la produzione industriale a luglio. Peggio di attese

    (Teleborsa) – Frena la produzione industriale tedesca a luglio. Secondo l’Ufficio di statistica tedesco Destatis, la produzione industriale ha evidenziato un decremento mensile del 2,4%, dopo il +1,7% di giugno. Le stime degli analisti erano per un calo dello 0,4%. Su base annua si evidenzia un calo del 5,3% maggiore del -3,6% del mese precedente. LEGGI TUTTO

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    Petrolio, il crollo dei prezzi convince l’Opec+ a ritardare il piano per l’aumento della produzione

    (Teleborsa) – I membri dell’OPEC+ hanno alla fine deciso di ritardare di due mesi l’aumento della produzionedi petrolio che era previsto per ottobre. La conferma alle indiscrezioni che circolavano da giorni è arrivata direttamente dal Segretariato dell’OPEC. Il mese prossimo sarebbe dovuto partire infatti il piano che dopo un incremento iniziale di 180.000 barili al giorno sarebbe dovuto arrivare a restituire gradualmente al mercato 2,2 milioni di barili al giorno nei mesi successivi. Il programma quindi partirà da dicembre e proseguirà fino a novembre del prossimo anno.Il taglio di 2,2 milioni di barili al giorno era stato intrapreso da Algeria, Iraq, Kazakistan, Kuwait, Oman, Russia, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti come azione volontaria e quindi non rientra nella politica ufficiale vincolante per tutti i membri della coalizione OPEC+.La decisione è stata presa dopo il crollo del prezzo del petrolio registrata nelle ultime settimane. I futures sul greggio, che sono crollati nella prima parte della settimana, sono tornati a crescere leggermente nella giornata di ieri, con il contratto Ice Brent con scadenza di novembre scambiato a 73,63 dollari al barile, in aumento dell’1% rispetto all’accordo precedente. Il contratto Nymex di ottobre del primo mese era di 70,17 dollari al barile, l’1% in più rispetto al precedente prezzo di chiusura. LEGGI TUTTO