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    UE, voli commerciali in aumento nel 2024 ma ancora sotto pre-pandemia

    (Teleborsa) – Nel 2024, sono stati registrati 6,7 milioni di voli commerciali nell’Unione europea, il 5,8% in più rispetto al 2023 (6,3 milioni), secondo quanto emerge dai dati di Eurostat. Nonostante questo aumento, il numero di voli è rimasto al di sotto dei livelli pre-pandemia nel 2019 (7,0 milioni).I voli commerciali non di linea (voli charter e altri voli speciali) hanno costituito l’8,7% di tutti i voli nel 2024. I mesi estivi, giugno, luglio e agosto, hanno registrato il numero più elevato di voli non di linea (rispettivamente 10,3%, 10,7% e 10,1%).Il conteggio più elevato di voli commerciali nel 2024 è stato registrato nell’aeroporto di Amsterdam Schiphol nei Paesi Bassi, 484.000. È stato seguito da Parigi-Charles de Gaulle (463.000) in Francia e Francoforte sul Meno (437.000) in Germania. Nella top 10 c’è solo un aeroporto italiano, ovvero Roma-Fiumicino, che si piazza al settimo posto.Tra i 10 aeroporti con il maggior numero di voli commerciali, le quote più elevate di voli non di linea sono state registrate ad Atene (5,5%) in Grecia, Vienna (4,6%) in Austria e Madrid (4,5%) in Spagna. LEGGI TUTTO

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    Trump ha giurato, è il 47esimo presidente degli Stati Uniti

    (Teleborsa) – Donald Trump è ufficialmente il 47esimo presidente degli Stati Uniti, con i suoi 78 anni il più vecchio mai eletto. Il tycoon ha giurato nelle mani del presidente della Corte suprema John Roberts, sulla bibbia usata da Abraham Lincoln nel 1861 e su una che gli è stata regalata dalla madre nel 1955, quando il presidente eletto aveva solo nove anni.”L’età dell’oro comincia ora, il nostro Paese fiorirà e metterò sempre al primo posto l’America” ha detto Trump nel suo discorso d’insediamento. Diversi gli slogan sciorinati nel discorso: “Sono stato salvato da Dio per una ragione, per rendere l’America di nuovo grande” – ha detto, accolto da un’ovazione –, “la strumentalizzazione e politicizzazione del dipartimento di Giustizia finiranno con me” e, ancora, “da questo momento in poi, il declino americano è finito”. Nel suo discorso Trump ha annunciato le sue politiche contro l’invasione dei migranti illegali, tra cui la politica “Remain in Mexico”. “Dichiarerò oggi l’emergenza al confine col Messico e manderò l’esercito – ha detto –. Deporterò milioni e milioni di migranti criminali”. “I cartelli della droga – ha aggiunto – saranno designati organizzazioni terroristiche straniere”.”Oggi – ha annunciato, inoltre, Trump – dichiarerò l’emergenza energetica nazionale. Drill, baby, drill”. Confermati i dazi ai paesi stranieri. “Invece di tassare i nostri cittadini, imporremo dazi sui paesi stranieri per arricchire i nostri cittadini” ha detto.Passi indietro sul fronte green. Trump ha promesso di allentare le normative sulle auto a combustibili fossili e di annullare quello che ha definito il mandato sui veicoli elettrici del presidente Joe Biden. La Casa Bianca comunica che ritirerà gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima.Trump ha ribadito l’intenzione di riprendere il controllo del canale di Panama. “Ora è gestito dalla Cina, non glielo lasceremo e ce lo riprenderemo”, ha detto il presidente. LEGGI TUTTO

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    Schema Ponzi nell’oro da investimento, 5 arresti e sequestro da 23 milioni di euro

    (Teleborsa) – La Guardia di Finanza, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Milano, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale nei confronti di 5 soggetti (rispetto ai 7 nei cui confronti il provvedimento era stato emesso) e contestuale sequestro preventivo per un importo di circa 23 milioni di euro, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Milano, nonché oltre 30 perquisizioni su tutto il territorio nazionale.Le indagini hanno evidenziato l’esistenza di un cosiddetto “schema Ponzi”, mascherato da un sofisticato sistema societario, imperniato su una capillare rete di promotori dediti al procacciamento di numerosi clienti su tutto il territorio nazionale.I soggetti coinvolti, infatti, in assenza delle prescritte autorizzazioni per lo svolgimento di attività di offerta fuori sede di prodotti finanziari, hanno promosso l’acquisto di oro da investimento (da una società formalmente terza, ma di fatto riconducibile agli indagati) e il contestuale deposito del metallo prezioso presso un’altra delle società coinvolte, in cambio di un tasso di remunerazione fisso del 4% mensile (48% annuo), derivante da presunti investimenti nel settore farmaceutico, in realtà mai effettuati.In particolare, per attrarre nuovi potenziali investitori gli indagati, oltre che del passaparola, utile per alimentare la fiducia tra conoscenti o clienti soddisfatti, si sono avvalsi di un’intensa attività promozionale attraverso profili social che ha garantito una maggiore visibilità dell’offerta finanziaria raggiungendo, in tal modo, una più ampia e diversificata platea, con cui instaurare un dialogo diretto.Inoltre, l’organizzazione di esclusivi eventi promozionali volti a presentare l’opportunità di investimento, ha facilitato la creazione di un network relazionale e consolidato la credibilità e la fiducia verso i consulenti. Dal 2019 a oggi, le somme raccolte ammontano a oltre 60 milioni di euro, ma solo una minima parte (circa il 15%) è stata destinata all’effettivo acquisto di oro fisico, mentre la restante parte è stata utilizzata per remunerare i primi clienti aderenti al sistema nonché per finalità diverse rispetto al mandato ricevuto, come ad esempio il pagamento di compensi agli ideatori della frode.Nell’ambito della medesima indagine sono stati peraltro sottoposti a sequestro amministrativo a seguito di controllo in strada 131 lingotti d’oro per il valore di 800.000 euro che venivano trovati in possesso di uno dei membri dell’associazione raggiunto da misura degli arresti domiciliari.Per disincentivare le richieste di restituzione del capitale e di ritiro delle rendite maturate, ai clienti veniva anche proposta l’iscrizione un’associazione culturale, a seguito della quale i tesserati avrebbero avuto accesso a vantaggi riservati, pagando con una valuta convenzionale, spendibile presso una rete di esercizi convenzionati della filiera del lusso.Le ipotesi di reato contestate riguardano l’associazione per delinquere, l’abusiva attività finanziaria e la truffa. LEGGI TUTTO

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    WEF, Oxfam: “Nel 2024 la ricchezza dei miliardari è cresciuta di 2mila miliardi di dollari”

    (Teleborsa) – Nel 2024 la ricchezza dei miliardari è cresciuta, in termini reali, di 2mila miliardi di dollari, pari a circa 5,7 miliardi di dollari al giorno, a un ritmo tre volte superiore rispetto all’anno precedente. Ogni settimana, in media, si sono configurati 4 nuovi miliardari. Allo stesso tempo il numero assoluto di individui che vivono sotto la soglia di povertà di 6,85 dollari al giorno è oggi lo stesso del 1990, poco più di 3,5 miliardi di persone e, alle tendenze attuali, ci vorrebbe più di un secolo per portare l’intera popolazione mondiale sopra tale soglia. Anche il rallentamento del tasso di riduzione della povertà estrema (condizione in cui versa chi non dispone di risorse superiori a 2,15 dollari al giorno) tende a consolidarsi, allontanando l’obiettivo di eliminare la povertà globale entro il 2030. È quanto emerge da “Disuguaglianza: povertà ingiusta e ricchezza immeritata”, il nuovo rapporto pubblicato oggi da Oxfam, organizzazione impegnata nella lotta alle disuguaglianze, in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos e in concomitanza con l’insediamento alla Casa Bianca del miliardario Donald Trump, sostenuto dall’uomo più ricco del mondo Elon Musk.Il sogno possibile di diventare trilionarioNel 2024 il numero di miliardari è salito a 2.769 rispetto ai 2.565 del 2023. Il valore dei loro patrimoni è aumentato da 13mila a 15mila miliardi di dollari in soli 12 mesi. Si tratta del secondo più grande incremento annuo di ricchezza riscontrato da quando i patrimoni miliardari sono monitorati. L’anno scorso la ricchezza dei 10 uomini più facoltosi al mondo è cresciuta, in media, di quasi 100 milioni di dollari al giorno. Qualora il 99% dei loro patrimoni “evaporasse” da un giorno all’altro, rimarrebbero miliardari. L’anno scorso Oxfam prevedeva la comparsa del primo trilionario entro un decennio, ma al tasso attuale di crescita della ricchezza estrema di trilionari ne avremmo cinque. “L’incapacità di contenere la concentrazione di ricchezza tende a consolidare il potere nelle mani di pochi e generare paperoni trilionari – ha dichiarato Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia –. Un’inversione di tendenza è necessaria, ma il contesto politico la complica. La precarizzazione economica e la marginalizzazione culturale di ampie fasce della popolazione favoriscono proposte politiche identitarie – come quelle che si vanno radicando negli Stati Uniti, con la rielezione di Donald Trump, e nel vecchio continente – che mirano a creare artificiose contrapposizioni tra gli emarginati. Una strategia che permette di tenere in secondo piano il mancato raggiungimento di risultati economico-sociali a beneficio dei più vulnerabili, mentre persegue politiche che avvantaggiano chi è già in posizione di privilegio. Così, l’obiettivo di un’economia più inclusiva e una società più dinamica ed equa si allontana”. Ricchezza meritata o rendita di posizione?La ricchezza globale non solo è fortemente concentrata al vertice, ma in gran parte deriva anche da rendite di posizione. Basti pensare che oltre 1/3 (il 36%) delle fortune dei miliardari deriva da eredità. Tutti i miliardari del mondo sotto i 30 anni hanno ereditato i propri patrimoni, una prima ondata di quello che è stato soprannominato “il grande trasferimento di ricchezza”, per cui si prevede che nei prossimi due o tre decenni più di mille miliardari lasceranno oltre 5.200 miliardi di dollari ai propri eredi. La crescita della ricchezza dei miliardari è in parte riconducibile a sistemi di relazioni clientelari e, soprattutto, intrecciata con l’immenso potere di mercato esercitato dalle imprese che controllano o dirigono. I ricavi combinati delle 5 più grandi aziende al mondo sono superiori al PIL di decine di nazioni e al reddito aggregato dei 2 miliardi di persone più povere del pianeta (1/4 della popolazione mondiale). Si tratta di una plastica rappresentazione del potere monopolistico in azione, che garantisce rendite immeritate e contribuisce alla crescita delle disuguaglianze.”Ai super-ricchi piace dire che per accumulare enormi patrimoni ci vogliono abilità, determinazione e duro lavoro. Ma la verità è che gran parte della ricchezza estrema non è ascrivibile al merito – ha aggiunto Amitabh Behar, direttore esecutivo di Oxfam International –. Molti dei cosiddetti ‘self-made men’ sono in realtà eredi di grandi fortune, tramandate per generazioni. È per questo, ad esempio, che la tassazione irrisoria o nulla delle grandi eredità è contraria a qualsiasi criterio di equità e non fa che perpetuare un sistema in cui ricchezza e potere restano nelle mani di pochi. Nel frattempo risorse pubbliche essenziali per migliorare l’istruzione, la sanità e creare posti lavoro, soprattutto nei Paesi più poveri e sfruttati, continuano a fluire verso i conti bancari più ricchi del pianeta. Questo non è solo un male per l’economia, è un male per l’umanità”.Gli squilibri Nord-SudIl sistema economico profondamente iniquo e squilibrato va caratterizzandosi per forme di moderno colonialismo che condizionano i rapporti economici tra il Nord ed il Sud Globale, con i Paesi ad alto reddito che controllano il 69% della ricchezza globale, nonostante rappresentino appena il 21% della popolazione del pianeta. Molteplici i meccanismi di estrazione di ricchezza dal Sud perpetrati dal Nord. Il predominio delle valute del Nord nel sistema dei pagamenti internazionali e i costi di finanziamento più bassi nei Paesi ricchi sono alla base di forti squilibri nei flussi di redditi da capitale tra le economie avanzate e il Sud: ogni anno il Nord “estrae” quasi 1mille miliardi di dollari dal Sud. Un’ “estrazione” di cui beneficia l’1% più ricco nel Nord, per 30 milioni di dollari ogni ora. Il Sud del mondo contribuisce per il 90% alla forza lavoro globale, ma riceve solo il 21% del reddito da lavoro aggregato. I gap salariali sono marcati: si stima che i salari dei lavoratori del Sud siano inferiori dell’87-95%, a parità di competenze, rispetto a quelli del Nord. I Paesi a basso e medio reddito spendono oggi in media quasi la metà del loro bilancio per rimborsare il debito estero contratto spesso con ricchi creditori di New York e Londra. A metà del 2023, il debito globale ha raggiunto il livello record di 307.000 miliardi di dollari e sono 3,3 miliardi le persone che vivono in Paesi che spendono più per ripagare il debito che per istruzione e sanità.Italia: il Paese delle “fortune invertite”In Italia, a metà del 2024, il 10% più ricco dei nuclei familiari (titolare di quasi 3/5 della ricchezza netta del Paese) possedeva oltre 8 volte la ricchezza della metà più povera delle famiglie. Il rapporto era pari a 6,3 appena 14 anni fa. Il fenomeno dell’inversione delle fortune è di lungo corso: tra dicembre 2010 e giugno 2024 la quota di ricchezza del top 10% delle famiglie è aumentata di oltre 7 punti percentuali (p.p.) – passando dal 52,5% al 59,7% –, mentre quella detenuta dal bottom 50% si è contratta di quasi 1 p.p. (dall’8,3% al 7,4%). La ricchezza è fortemente concentrata al vertice: il 5% più ricco delle famiglie italiane, detentore del 47,7% della ricchezza nazionale, possiede oggi quasi il 20% in più dell’ammontare di ricchezza complessivamente detenuta dal 90% più povero. I gruppi sociali più abbienti hanno visto crescere significativamente la propria quota di ricchezza negli ultimi decenni. Lo 0,1% più ricco degli italiani ha registrato un incremento di oltre il 70% tra il 1995 e il 2016 (dal 5,5% al 9,4%); beneficiando inoltre di un rendimento medio annuo sui patrimoni (5%) quasi doppio rispetto a quello (2-3%) del 90% più povero degli italiani. Con uno sguardo ancor più granulare, nel 2024 la ricchezza dei miliardari italiani è aumentata di 61,1 miliardi di euro – al ritmo di 166 milioni di euro al giorno – raggiungendo un valore complessivo di 272,5 miliardi di euro detenuto da 71 individui. L’ammontare permetterebbe di coprire l’intera superficie della città di Milano con banconote da 10 euro. Quasi 2/3 della ricchezza miliardaria (il 63%) in Italia è frutto di eredità.La disuguaglianza nella distribuzione dei redditi netti equivalenti in Italia ha registrato un lieve miglioramento nel 2022 (ultimo anno per cui le stime sono accertate) rispetto al 2021. Insufficiente, tuttavia, per migliorare la 20esima posizione dell’Italia (condivisa con la Spagna) tra i 27 Paesi UE per il profilo meno egalitario della distribuzione dei redditi. Nel 2023 il fenomeno della povertà assoluta mostrava in Italia un quadro stabile rispetto all’anno precedente, ma di grande preoccupazione. Poco più di 2,2 milioni di famiglie per un totale di 5,7 milioni di individui versavano nel 2023 in condizioni di povertà assoluta, non disponendo di risorse mensili sufficienti ad acquistare un paniere di beni e servizi essenziali per vivere in condizioni dignitose. L’incidenza della povertà a livello familiare è lievemente aumentata in un anno passando dall’8,3% all’8,4%, mentre quella individuale è rimasta invariata al 9,7%.”L’andamento positivo del mercato del lavoro nel 2023 non ha comportato la riduzione dell’incidenza della povertà assoluta, ostacolata dall’impatto dell’inflazione ancora elevata e con effetti più marcati sulle famiglie meno abbienti – ha commentato Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia –. La dinamica del 2024 risentirà verosimilmente del rallentamento dell’economia nazionale, ma peserà anche la portata delle misure di contrasto alla povertà che hanno sostituito il reddito di cittadinanza. Rispetto al RDC, l’Assegno di Inclusione ha comportato una contrazione del 37,6% del numero dei nuclei beneficiari e uno scostamento maggiore – eccezion fatta per i nuclei con i minori – tra le famiglie che beneficiano del sussidio e quelle in povertà assoluta nel nostro Paese. Fallimentare fin qui è anche l’esperienza del Supporto per la Formazione ed il Lavoro che va prefigurando, per i suoi percettori, una lenta transizione dall’occupabilità alla disperazione”. La ripresa occupazionale post-pandemica con il tasso di occupazione al 62,4% – trainato dall’occupazione over 50 – o quello, ai minimi storici, della disoccupazione al 5,7%, spiegato in parte dall’aumento degli inattivi la cui incidenza colloca l’Italia in cima all’UE, non devono distogliere l’attenzione dai problemi strutturali del mercato del lavoro nazionale. Persistono forti squilibri territoriali tra aree ad alta e bassa occupazione, forti ritardi occupazionali nei confronti dell’UE. I giovani e le donne continuano a subire una marcata sotto-occupazione e una qualità lavorativa più bassa. A fare da contraltare alla dinamica occupazionale positiva è la questione salariale. Il mercato del lavoro italiano è infatti contraddistinto da una moderazione salariale di lungo corso: il salario medio annuale reale è rimasto pressoché invariato negli ultimi trent’anni. Nel periodo più recente, tra il 2019 e il 2023, le retribuzioni lorde effettive sono cresciute in media del 6-7%. Quelle nette sono cresciute di ulteriori 3 p.p. circa per effetto del taglio del cuneo contributivo e, in misura marginale, per quello derivante dai diversi interventi di riforma dell’IRPEF. Comunque misurata, nello stesso periodo, l’inflazione cumulata si è attestata intorno al 17-18%, causando una contrazione del salario lordo reale di oltre 10 p.p. “Piuttosto che adottare toni acriticamente trionfalistici sulla crescita dell’occupazione, il Governo dovrebbe affrontare con maggior vigore le datate debolezze strutturali del mercato del lavoro italiano, favorendo la riduzione dei divari retributivi e delle sacche di lavoro povero – ha aggiunto Maslennikov –. Non sembra tuttavia questa l’intenzione dell’esecutivo. Una chiara politica industriale, orientata alla creazione di buona occupazione, resta del tutto assente, accompagnata da un immobilismo sul rafforzamento della contrattazione collettiva e sulla revisione del sistema di fissazione dei salari, nonché dall’affossamento del salario minimo legale come tutela dei lavoratori più fragili e meno protetti. Insistere sulla liberalizzazione dei contratti a termine, di somministrazione e stagionali e ridurre le tutele del lavoro negli appalti rischia di esasperare ulteriormente saltuarietà, discontinuità e precarietà lavorativa”.Il Governo italiano – rileva il rapporto – appare poco preoccupato dal fatto che i contribuenti italiani più ricchi versino al fisco, in proporzione al proprio reddito, meno imposte dirette, indirette e contributi, rispetto ai cittadini con redditi più bassi e che l’85% degli italiani, trasversalmente a tutti i partiti, ritenga il nostro sistema fiscale profondamente iniquo. Le misure del Governo in materia fiscale nel 2024 – dalla revisione dell’IRPEF all’ampliamento del regime forfettario, dalla tassazione dei fringe benefit al concordato biennale preventivo – prefigurano una disattenzione all’equità distributiva e un tradimento della democrazia fiscale. Preservare la frantumazione del sistema fiscale italiano in molteplici regimi preferenziali e scendere, in nome della lotta all’evasione, a patti iniqui con i contribuenti ritenuti meno fedeli al fisco è indicativo della poca attenzione dell’esecutivo per la tenuta del contratto sociale. L’Italia resta un Paese in cui sempre gli stessi pagano le imposte per sostenere quel che rimane dei beni e servizi pubblici di carattere universalistico. Beni e servizi cui corrispondono diritti sociali come la sanità e l’istruzione, oggi ampiamente sottofinanziati e permanentemente a rischio di tagli. La legge sull’autonomia differenziata ha rappresentano nel 2024 un ulteriore elemento di forte preoccupazione e sconcerto, ponendosi in netta antitesi ad un’azione di contrasto alle disuguaglianze. Il regionalismo competitivo cui è improntata la legge Calderoli, invalidato alla radice dalla Corte Costituzionale, ha messo ulteriormente a repentaglio l’uguaglianza dei cittadini che già oggi scontano gravi divari nella disponibilità e nella fruizione di servizi pubblici, marcatamente differenziati a seconda del territorio di residenza. In contrasto con l’idea di un regionalismo solidale, le scelte del Governo rischiano di trasferire, senza valide motivazioni, alle Regioni a statuto ordinario molteplici competenze esclusive su temi fondamentali delle politiche pubbliche e prefigurano un passaggio dal bilancio dello Stato a quello delle Regioni di una porzione consistente della spesa pubblica con un incentivo all’utilizzo poco efficiente e trasparente delle risorse. Le raccomandazioni di Oxfam Coerentemente e limitatamente ai focus del rapporto, Oxfam ha rivolto al Governo italiano alcune raccomandazioni: Ripensare profondamente le misure di contrasto a povertà ed esclusione lavorativa garantendo la possibilità di accedere a uno schema di reddito minimo a chiunque si trovi in difficoltà; Disincentivare l’utilizzo dei contratti non standard; Definire i contratti collettivi principali; Introdurre un salario minimo legale; Perseguire politiche industriali che favoriscano la buona occupazione; Introdurre condizionalità alle imprese per l’accesso agli incentivi pubblici; Favorire una generale ricomposizione del prelievo e rafforzare l’equità orizzontale del sistema impositivo; Introdurre un’imposta progressiva sui grandi patrimoni; Aumentare il prelievo sulle grandi successioni; Promuovere una revisione del prelievo immobiliare; Non perseguire interventi condonistici; Dare impulso a una serrata lotta all’evasione fiscale; Abrogare il disegno di legge sull’autonomia regionale differenziata. Raccomandazioni in ambito internazionale: Supportare interventi di riduzione/ristrutturazione e cancellazione del debito dei Paesi a basso e medio reddito; Definire un percorso programmato di progressivo aumento dei fondi per l’aiuto pubblico allo sviluppo; Sostenere l’emissione regolare di Diritti Speciali di Prelievo e favorirne una maggiore allocazione a beneficio dei Paesi del Sud del mondo; Supportare l’istituzione di uno standard globale di tassazione dell’estrema ricchezza che renda più equo (ed effettivo) il prelievo a carico degli ultra ricchi; Favorire un processo di riforma delle Nazioni Unite e delle istituzioni finanziarie internazionali che assicuri una governance più trasparente, democratica ed equilibrata; Trasporre e, laddove possibile, rafforzare la direttiva europea per la due diligence delle grandi imprese su ambiente e diritti umani. LEGGI TUTTO

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    UE chiede consultazioni al WTO su pratiche sleali della Cina su settore high-tech

    (Teleborsa) – La Commissione europea ha richiesto consultazioni presso l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) con l’obiettivo di rimuovere le pratiche commerciali definite “sleali e illegali” della Cina nell’ambito della proprietà intellettuale.L’esecutivo UE afferma che la Cina ha autorizzato i suoi tribunali a stabilire tassi di royalty vincolanti a livello mondiale per i brevetti essenziali standard dell’UE, senza il consenso del proprietario del brevetto. Ciò spinge le aziende high-tech europee innovative ad abbassare i loro tassi a livello mondiale, dando così ai produttori cinesi un accesso più economico a quelle tecnologie europee in modo ingiusto.Inoltre, interferisce indebitamente con la competenza dei tribunali dell’UE per le questioni relative ai brevetti europei. È ferma opinione della Commissione europea che tali pratiche siano incoerenti con l’accordo WTO sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio (TRIPS).Poiché non è stata raggiunta alcuna soluzione negoziata soddisfacente dalla Cina, l’UE dice di essere costretta a richiedere consultazioni come primo passo in questa procedura di risoluzione delle controversie presso il WTO, con l’obiettivo di garantire che le sue industrie high-tech, in particolare nel settore delle telecomunicazioni, possano esercitare efficacemente i propri diritti di brevetto e proteggere i propri investimenti nell’innovazione.”Le vivaci industrie high-tech dell’UE devono essere autorizzate a competere lealmente e ad armi pari – ha detto Maros Sefcovic, Commissario per il commercio e la sicurezza economica – Quando ciò non avviene, la Commissione adotta misure decisive per proteggere i loro diritti. La R&S è un motore per l’innovazione che garantisce la leadership dell’UE nello sviluppo di tecnologie future e deve essere adeguatamente ricompensata. Contestiamo queste pratiche commerciali sleali presso l’Organizzazione mondiale del commercio”.Come risposta, la Cina ha dichiarato di “deplorare” l’avvio della procedura presso il WTO da parte dell’UE e sottolineato che “affronterà le conseguenze di questo caso in conformità con le regole del WTO e salvaguarderà con determinazione i propri diritti e interessi legittimi”. LEGGI TUTTO

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    Haier cessa attività produttive a Brugherio ed estende riduzione del personale in Italia

    (Teleborsa) – Haier, colosso cinese attivo nel mercato dei grandi elettrodomestici, ha presentato ai sindacati il piano di trasformazione del business che include la razionalizzazione della propria presenza produttiva in Europa. Il piano – si legge in una nota del gruppo che controlla i marchi Candy, Hoover e Haier – ha come obiettivo il consolidamento delle capacità produttive in pochi siti strategici di grandi dimensioni e una revisione approfondita dei costi e dei processi.Tale piano prevede la chiusura dello stabilimento di Aricestii Rahtivani in Romania entro la fine di marzo 2025 e la cessazione delle attività produttive del sito di Brugherio in Italia entro giugno 2025, a cui farà seguito un progetto di riconversione, finalizzato a minimizzare l’impatto sociale e preservarne il ruolo strategico.L’azienda ha firmato con i sindacati un accordo che prevede l’estensione della procedura di riduzione del personale su base volontaria rivolta ai dipendenti delle sedi italiane di Vimercate e Brugherio, già avviata a luglio 2024. Tale procedura riguarderà 100 dipendenti, di cui 64 relativi ad HQ.Relativamente alla cessazione delle attività produttive del sito di Brugherio, l’azienda ha informato i sindacati del proprio impegno verso un progetto di riconversione dello stabilimento – i cui dettagli saranno presentati successivamente – con l’obiettivo di garantire una continuità occupazionale e preservare il ruolo strategico di Brugherio e dell’Italia per Haier Europe: qui l’azienda mantiene il centro direzionale europeo, insieme all’hub europeo per l’aftersales e i ricambi, il centro europeo di design (Milan Experience Design Center) e i laboratori ricerca e sviluppo per le linee di prodotto.Il percorso di razionalizzazione segue un momento difficile per l’industria degli elettrodomestici a livello europeo, con l’ultimo triennio che ha registrato una significativa contrazione della domanda accompagnata da una progressiva erosione dei margini. LEGGI TUTTO

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    ACER crea gruppo di esperti per valutare esigenze di flessibilità in sistema elettrico

    (Teleborsa) – L’Agenzia dell’UE per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (ACER) sta istituendo un gruppo di esperti per valutare le esigenze di flessibilità nel sistema elettrico dell’UE. In particolare, sta cercando professionisti con esperienza in modellizzazione del mercato energetico, mercati energetici, sistemi energetici, economia energetica, politica energetica e normative energetiche.A causa dell’enorme incremento delle energie rinnovabili, si prevede che le esigenze di flessibilità del sistema elettrico dell’UE raddoppieranno entro il 2030. Il regolamento Electricity Market Design (EMD) recentemente adottato (2024) impone ad ACER di condurre una valutazione delle esigenze di flessibilità paneuropea. La valutazione, la cui pubblicazione è prevista per luglio 2027, si baserà sulla metodologia attualmente in fase di sviluppo da parte della European Network of Transmission System Operators for Electricity (ENTSO-E) e dell’Entità DSO.Il gruppo di esperti supporterà ACER nello sviluppo di un solido strumento analitico per completare questa valutazione.Il gruppo opererà per due anni, ovvero fino ad aprile 2027, con possibilità di estensione se sarà necessario un ulteriore impegno. La scadenza per le candidature è il 10 febbraio 2025. LEGGI TUTTO

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    UniCredit riconosciuta Top Employer Europe per il 2025

    (Teleborsa) – Per il nono anno consecutivo, UniCredit è stata riconosciuta Top Employer Europe, grazie alle certificazioni conseguite dalle Banche del Gruppo in Austria, Bosnia & Erzegovina (Mostar), Germania, Italia, Romania, Serbia, così come dalla sua Branch in Polonia. “Siamo incredibilmente orgogliosi di ricevere da Top Employers Institute questo riconoscimento, che ancora una volta – ha commentato Siobhán McDonagh, Head of Group People & Culture di UniCredit – premia il nostro costante impegno a promuovere un ambiente di lavoro dove ogni persona si sente valorizzata, rispettata e messa nelle migliori condizioni per crescere. Grazie a una cultura che favorisce l’inclusione, il benessere e lo sviluppo continuo, aiutiamo le nostre persone a sprigionare il loro pieno potenziale, incoraggiandone il successo personale e allo stesso tempo generando valore sostenibile per i nostri clienti, le nostre comunità e i nostri stakeholder in tutta Europa”.La certificazione Top Employer è una prova concreta della grande attenzione di UniCredit nel costruire un ambiente di lavoro sempre più inclusivo e positivo, come dimostrano le eccellenti policy e pratiche in ambito HR. Nel corso degli anni la banca si è impegnata a realizzare una profonda trasformazione culturale, per ridefinire il suo avvenire e posizionarsi come la Banca per il futuro dell’Europa.Top Employers Institute certifica le organizzazioni sulla base della partecipazione e dei risultati dell’indagine annuale sulle migliori pratiche in materia di risorse umane. L’indagine copre sei macro-aree in ambito HR, che comprendono 20 categorie, tra cui People Strategy, Work Environment, Talent Acquisition, Learning, Diversity & Inclusion, Wellbeing e altro ancora.”Coerenza in un mondo così poco coerente? In un contesto in costante evoluzione, per le innovazioni tecnologiche e i continui cambiamenti economici e sociali, è fonte di ispirazione vedere persone e organizzazioni all’altezza della sfida. Quest’anno, il programma di certificazione Top Employers – ha aggiunto David Plink, CEO del Top Employers Institute – mette in risalto l’impegno dei nostri Top Employers nel continuare a stabilire nuovi standard, grazie a strategie e pratiche HR d’eccellenza. Queste aziende hanno a cuore lo sviluppo e il benessere dei propri dipendenti e contribuiscono a rendere il mondo del lavoro migliore. Siamo orgogliosi di premiare questi leader e team che mettono le persone al primo posto come i Top Employers del 2025!”. LEGGI TUTTO