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    USA, Tesoro sanziona società e hacker cinesi dietro gli ultimi attacchi

    (Teleborsa) – Il Dipartimento del Tesoro statunitense ha sanzionato Yin Kecheng, un attore cyber con sede a Shanghai che è stato coinvolto nella recente compromissione della rete del Dipartimento del Tesoro stesse. Inoltre, ha sanzionato Sichuan Juxinhe Network Technology, azienda di sicurezza informatica con sede nel Sichuan con un coinvolgimento diretto nel gruppo informatico Salt Typhoon, che ha recentemente compromesso l’infrastruttura di rete di numerose importanti società di telecomunicazioni e servizi Internet degli Stati Uniti.Gli attori informatici malintenzionati collegati alla Repubblica Popolare Cinese continuano a prendere di mira i sistemi governativi degli Stati Uniti, si legge in una nota.”Il Dipartimento del Tesoro continuerà a usare le sue autorità per ritenere responsabili gli autori di attacchi informatici dannosi che prendono di mira il popolo americano, le nostre aziende e il governo degli Stati Uniti, compresi quelli che hanno preso di mira specificamente il Dipartimento del Tesoro”, ha affermato il vicesegretario del Tesoro Adewale Adeyemo.Salt Typhoon è attivo almeno dal 2019 ed è stato responsabile di numerose compromissioni di aziende statunitensi nel settore delle comunicazioni. Di recente, Salt Typhoon ha compromesso l’infrastruttura di rete di numerose importanti aziende statunitensi di telecomunicazioni e servizi Internet, segnando una drammatica escalation nelle operazioni informatiche cinesi contro obiettivi infrastrutturali critici statunitensi. LEGGI TUTTO

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    Xi a Trump: natura dei legami commerciali Cina-USA è reciprocamente vantaggiosa

    (Teleborsa) – Il presidente cinese Xi Jinping ha affermato che la natura delle relazioni economiche e commerciali tra Cina e Stati Uniti è reciprocamente vantaggiosa, e che il confronto e il conflitto non dovrebbero essere una scelta dei due paesi. Lo scrive l’agenza statale Xinhua, dopo che il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha fatto sapere di avere parlato con il leader cinese.Xi anche invitato entrambe le parti a intensificare la cooperazione e a fare più cose grandiose, pratiche e buone che siano favorevoli a due paesi e al mondo in generale, basate sui principi di rispetto reciproco, coesistenza pacifica e cooperazione vantaggiosa per entrambi, in modo da mantenere le due grandi navi di Cina e Stati Uniti in movimento sulla rotta di uno sviluppo stabile, sano e sostenibile. LEGGI TUTTO

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    Fmi lima crescita dell’Italia al +0,7% nel 2025 e alza quella del 2026 al +0,9%

    (Teleborsa) – Il Fondo Monetario Internazionale ha abbassato la previsione di crescita economica dell’Italia su quest’anno allo 0,7% e alzato quella per il 2026 al 0,9%. Le nuove previsioni sono contenute in un parziale aggiornamento del Word Economic Outlook. Rispetto ai dati dell’ottobre dello scorso, anno la crescita 2025 è stata ridotta di 0,1 punti percentuali, mentre quella sul 2026 è stata alzata di 0,2 punti percentuali.”Le nostre leggere revisioni al ribasso per 2024 e 2025 sulla crescita dell’Italia riflettono fondamentalmente l’esito più debole che abbiamo visto, perché si è interrotto lo slancio delle spese sul Pnrr. E anche le sfide di medio termine hanno pesato, con gli aumenti dei rischi geopolitici”, ha spiegato Deniz Igan, durante la conferenza stampa di presentazione dell’aggiornamento al WEO.Il Fondo monetario internazionale ha rivisto leggermente al rialzo la previsione di crescita economica globale di quest’anno al 3,3%, stesso tasso previsto per il 2026. Rispetto alle previsioni precedenti il dato del 2025 è stato alzato di 0,1 punti percentuali. Il Fmi ha alzato la previsione di crescita economica degli Stati Uniti di quest’anno di 0,5 punti percentuali portando a +2,7%. L’attesa di crescita sul 2026 è stata alzata di 0,1 punti e portato al 2,1%. All’opposto ha rivisto al ribasso all’1% la previsione di crescita dell’area euro sul 2025 e all’1,4% quella sul 2026, rispettivamente di 0,2 e 0,1 punti percentuali inferiori rispetto alle stime di tre mesi fa. I dati risentono del pesante taglio sulle previsioni di crescita della Germania (0,5 punti in meno sul 2025 allo 0,3%) e Francia. Confermate le previsioni di crescita del Giappone (+1,1% quest’anno e +0,8% il prossimo), mentre la stima sulla Gran Bretagna è stata alzata di un decimale di punto quest’anno (+1,6%), e confermata sul prossimo (+1,5%).Fmi ha alzato anche le previsioni di crescita economica della Cina al 4,6% quest’anno e al 4,5% il prossimo (rispettivamente 0,1 e 0,4 punti percentuale in pià da tre mesi fa). Per l’India ha confermato la stima di crescita dello 6,5% sia quest’anno che il prossimo, il valore che si conferma più elevato tra le maggiori economie globali. Ritoccato al rialzo di 0,1 punti percentuali anche la previsione di crescita della Russia di quest’anno, all’1,4%, e confermato quella sul 2026 all’1,2%. Per il Brasile prevede un +2,2% su entrambi gli anni, nel primo caso il dato è confermato nel secondo è stato limato di 0,1 punti percentuali. Prevista un’inflazione media globale al 4,2% quest’anno e al 3,5% il prossimo. Nell’editoriale dello studio, l’istituzione di Washington ha rilevato che i rischi di medio termine nello scenario di base sono orientati al ribasso, mentre per il breve termine “le prospettive sono caratterizzate da rischi divergenti. Potrebbe raffrozarsi la già robusta crescita degli Stati Uniti nel breve termine, mentre in altri paesi i rischi sono al ribasso nell’ambito di una elevata incertezza sulle politiche”. Eventuali problematiche create nel processo disinflazionistico da misure politiche potrebbero interrompere il cambio di passo delle politiche monetarie, con implicazioni non positive per la sostenibilità dei conti pubblici e la stabilità finanziaria. Secondo il Fmi gestire questi rischi richiede attenzione alle ricadute tra inflazione e attività economica reale, il ripristino di margini di bilancio e il rafforzamento di prospettive di crescita nel medio termine tramite riforme strutturali, regole multilaterali e cooperazione. LEGGI TUTTO

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    Newcleo, nel CdA entrano Manfredi Lefebvre D’Ovidio ed Elisabeth Rizzotti

    (Teleborsa) – newcleo, azienda francese che sviluppa una tecnologia innovativa per la produzione di energia nucleare, ha annunciato la nomina di Manfredi Lefebvre d’Ovidio nel proprio Consiglio di Amministrazione.Dall’inizio degli anni ’90, ricopre il ruolo di Presidente di Heritage Group, supervisionando il portafoglio di investimenti trasformativi del gruppo. Inoltre, dal 2019 è Presidente Esecutivo di Abercrombie & Kent e, dal 2021, Vice Presidente di Arqit Quantum. La sua esperienza di leadership comprende un incarico di 19 anni come Presidente di Silversea Cruises, durante il quale ha ampliato significativamente la presenza globale dell’azienda prima della acquisizione da parte di Royal Caribbean Group.Lefebvre d’Ovidio ha ricoperto posizioni di rilievo in diversi settori, tra cui Presidente Esecutivo di Quintessential Brands Group e Presidente Esecutivo di Air Asia. Inoltre, è Global Senior Advisor presso Rothschild.Il signor Lefebvre d’Ovidio sarà affiancato da Elisabeth Rizzotti, co-fondatrice e COO di newcleo, anche lei nominata a far parte del Consiglio di Amministrazione. Fisica di formazione, dopo un breve periodo al CERN, ha intrapreso la carriera nel mondo della finanza, lavorando inizialmente per importanti società internazionali di consulenza e successivamente per diverse banche commerciali, dove per 30 anni ha sviluppato una solida esperienza manageriale.”Siamo lieti di dare il benvenuto a Manfredi Lefebvre d’Ovidio nel nostro Consiglio di Amministrazione – ha detto Stefano Buono, fondatore e CEO di newcleo – In qualità di investitore in newcleo, ha seguito e sostenuto l’azienda sin dall’inizio, e sono entusiasta che abbia deciso di dedicare ancora di più le sue capacità strategiche e le sue impressionanti doti di leadership per ampliare i nostri sforzi verso un futuro energetico a zero emissioni”.”Sono altrettanto lieto che Elisabeth Rizzotti entri a far parte del Consiglio di Amministrazione in questo momento – ha aggiunto – La sua esperienza scientifica, finanziaria e manageriale, dimostrata brillantemente in questi primi anni di newcleo, la rende un complemento naturale per il CdA e rafforzerà un team che è già impressionante e ben equilibrato”.(Foto: Benjamin Child on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    USA, Trump: discusso con Xi di commercio, TikTok e fentanyl

    (Teleborsa) – “Ho appena parlato con il presidente cinese Xi Jinping. La chiamata è stata molto positiva sia per la Cina che per gli Stati Uniti”. Lo ha scritto il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, sul suo social Truth.”Mi aspetto che risolveremo molti problemi insieme, e a partire da subito – ha aggiunto – Abbiamo discusso di bilanciamento del commercio, Fentanyl, TikTok e molti altri argomenti. Il presidente Xi e io faremo tutto il possibile per rendere il mondo più pacifico e sicuro!”. LEGGI TUTTO

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    USA, produzione industriale dicembre sale più delle attese

    (Teleborsa) – Accelera più delle attese la produzione industriale negli Stati Uniti nel mese di dicembre 2024. Secondo i dati pubblicati dalla Federal Reserve, si è registrata una variazione positiva dello 0,9% su base mensile, dopo il +0,2% del mese precedente (dato rivisto da un preliminare -0,1%), sopra le attese degli analisti (+0,3%). Su base annua si registra una positiva negativa dello 0,6% dopo il -0,6% precedente. La produzione manifatturiera registra un aumento dello 0,6% su mese, superiore al consensus (+0,2%), che si confronta con il +0,4% di novembre (dato rivisto da un preliminare +0,2%).Nello stesso periodo la capacità di utilizzo relativa a tutti i settori industriali è salita al 77,6%, risultando superiore alle stime degli analisti (77%), rispetto al 77% del mese precedente. LEGGI TUTTO

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    Italia, Bankitalia: impatto significativo da shock originati nell’industria tedesca

    (Teleborsa) – Dall’avvio della crisi energetica, nei mesi autunnali del 2021, la produzione manifatturiera dell’area dell’euro ha registrato un calo significativo, arretrando nello scorcio del 2024 al di sotto dei livelli rilevati prima della pandemia. Per l’industria tedesca, che incide per oltre un terzo sulla manifattura dell’area, e per quasi la metà sul comparto dei beni di investimento, la flessione è stata decisamente più accentuata, con riflessi negativi anche per gli altri paesi. Lo si legge in un approfondimento all’interno dell’ultimo Bollettino economico della Banca d’Italia, secondo cui all’andamento relativamente più sfavorevole della Germania contribuiscono tre cause principali.In primo luogo, il rialzo dei costi dell’energia in Europa ha colpito più duramente la produzione tedesca rispetto al resto dell’area. Ciò rispecchia in larga misura le caratteristiche tecnologiche del comparto chimico del paese, che rendono questo settore particolarmente dipendente dal gas naturale. La debolezza dell’attività dell’industria chimica, per via delle sue forti interconnessioni settoriali, si è propagata alle altre industrie ad alta intensità energetica, determinando una diminuzione della produzione di questo comparto più brusca in Germania nel confronto con il complesso dell’area.In secondo luogo, la debolezza della domanda globale di beni, la progressiva frammentazione degli scambi commerciali e la maggiore competizione dei produttori cinesi hanno penalizzato le imprese manifatturiere tedesche in misura più marcata rispetto a quelle dei principali paesi dell’area, a causa della maggiore apertura commerciale della Germania. Nel confronto con il decennio precedente la pandemia, il contributo alla crescita del PIL delle esportazioni tedesche si è ridotto, scendendo al di sotto di quello degli altri maggiori paesi.Infine, l’industria dell’area ha risentito della più recente debolezza del comparto automobilistico, che ha subito i contraccolpi sia di un diffuso calo della domanda – connesso anche con le incertezze normative nella fase di transizione verso la produzione di veicoli elettrici – sia della crescente concorrenza delle case automobilistiche cinesi. Tale settore rappresenta il 16 per cento della produzione manifatturiera in Germania, quasi il doppio del complesso dell’area dell’euro (poco meno del 9 per cento).”Un’analisi econometrica sull’interconnessione tra i comparti manifatturieri europei mostra che gli shock originati nell’industria tedesca si trasmettono in misura significativa al resto dell’area: in Italia, in particolare, spiegherebbero quasi un terzo delle fluttuazioni non sistematiche della produzione manifatturiera su un orizzonte di sei mesi – scrive Banca d’Italia – Tale impatto si sarebbe ridotto nel periodo successivo alla pandemia, pur rimanendo su valori ancora elevati. Al contrario, risultano più attenuati in Germania gli effetti di shock originati nei settori industriali degli altri paesi europei”. LEGGI TUTTO

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    Bankitalia, inasprimento dazi USA avrebbe effetti significativi su PMI italiane

    (Teleborsa) – Un inasprimento dei dazi da parte delle nuova amministrazione Trump avrebbe “effetti significativi sulle aziende italiane che esportano verso il mercato statunitense, soprattutto le piccole e le medie”. Lo si legge in un approfondimento all’interno dell’ultimo Bollettino economico della Banca d’Italia. In aggiunta agli effetti diretti, le restrizioni commerciali “potrebbero colpire anche i produttori che, pur non esportando direttamente, forniscono input intermedi incorporati nei beni destinati agli Stati Uniti – viene sottolineato – Peraltro, l’elevata incertezza sulle politiche commerciali può costituire di per sé un freno consistente agli investimenti”.Bankitalia fa notare che, negli ultimi mesi del 2024 e a seguito dell’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, il rischio di un generale inasprimento delle politiche protezionistiche si è acuito. È aumentata l’incertezza sulle politiche commerciali che, sulla base del trade policy uncertainty index, ha raggiunto livelli superiori ai picchi osservati nella fase più acuta della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina nel biennio 2018-19.L’Italia è significativamente esposta alle ripercussioni di incrementi dei dazi da parte degli Stati Uniti, che rappresentano la seconda destinazione, dopo la Germania, delle vendite estere di beni dell’Italia. L’incidenza del mercato di sbocco statunitense è pressoché raddoppiata dall’inizio dello scorso decennio, collocandosi all’11 per cento del totale delle esportazioni nel 2023 (63 miliardi di euro); a tale aumento avrebbero contribuito il deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro, la robusta espansione della domanda americana e la ricerca da parte delle imprese italiane di mercati alternativi a quelli europei. Gli Stati Uniti sono invece solo il settimo paese per provenienza delle importazioni di beni (4 per cento del totale, per un valore di 20 miliardi di euro). L’Italia riporta pertanto un cospicuo surplus negli scambi di beni con gli Stati Uniti (2 per cento del PIL), al terzo posto tra gli avanzi bilaterali delle economie dell’area dell’euro nei confronti di questo paese.La rilevanza del mercato statunitense è eterogenea tra comparti, si legge nell’analisi di Bankitalia. Secondo i dati di commercio estero relativi al 2023, la cantieristica navale e quella aerospaziale (incluse nella voce altri mezzi di trasporto) sono i comparti più esposti nei confronti degli Stati Uniti, con oltre un quarto delle vendite estere dirette verso tale mercato. Quest’ultimo assorbe una quota rilevante (tra il 10 e il 16 per cento) del complesso delle esportazioni anche in altri settori, tra cui la farmaceutica, gli altri prodotti manifatturieri (come gioielli, occhialeria, mobili), il comparto automobilistico (principalmente prodotti finiti di alta gamma), la meccanica, i prodotti alimentari e i petroliferi raffinati. Dal lato delle importazioni, l’incidenza degli Stati Uniti è contenuta in tutti i settori, tranne in quelli dell’energia (petrolio e gas naturale liquefatto, 10 per cento) e della farmaceutica (12 per cento).Viene anche fatto notare che gli Stati Uniti costituiscono un mercato di destinazione per quasi un terzo delle aziende esportatrici italiane. Poco più della metà delle vendite verso questo paese è realizzata da grandi imprese (con almeno 250 addetti), con un’esposizione media pari al 5 per cento del fatturato e al 15 per cento delle proprie esportazioni. Per le imprese piccole e medie il mercato americano risulta relativamente più rilevante (in media, circa il 7 per cento del fatturato e il 27 per cento delle esportazioni). A questa classe dimensionale appartiene inoltre la quasi totalità degli esportatori caratterizzati da un’esposizione particolarmente elevata verso gli Stati Uniti. LEGGI TUTTO