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    Obiettivo 2050, la rivoluzione ecologica dei trasporti

    (Teleborsa) – I trasporti svolgono un ruolo essenziale nella società e nell’economia. Da un sistema di trasporti efficiente e accessibile dipende la qualità della nostra vita. L’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) evidenzia che il settore rappresenta una delle principali fonti di pressioni ambientali nell’UE contribuendo ai cambiamenti climatici, all’inquinamento atmosferico e al rumore. La riduzione di tali effetti negativi rappresenta l’importante obiettivo strategico dell’UE inteso a tracciare un percorso di transizione verso l’azzeramento delle emissioni di gas serra entro il 2050.Quali sono le azioni e le proposte del Mims? Teleborsa lo ha chiesto al Ministro, Enrico Giovannini. “Il Ministero è fortemente impegnato nell’attuazione delle politiche sulla transizione ecologica, in linea con gli impegni assunti a livello europeo e ribaditi nel recente G20 a presidenza italiana: il Green Deal europeo e il pacchetto Fit for 55 vengono calati nella realtà attraverso di versi strumenti – ha affermato Giovannini -. Intanto, per quanto riguarda gli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza di nostra competenza, il 75,6% dei 62 miliardi vanno a progetti per contrastare la crisi climatica. Tutta la nostra strategia – continua il Ministro – è imperniata sulla cosiddetta “cura del ferro”, cioè lo spostamento sulle ferrovie e il trasporto rapido di massa di passeggeri e merci, in modo da ridurre le emissioni climalteranti e migliorare i servizi alle persone e alle imprese. Vanno in questa direzione gli investimenti sull’alta velocità ferroviaria, sul potenziamento delle reti ferroviarie regionali, sul miglioramento delle interconnessioni ferroviarie con le aree interne e con porti e aeroporti, cui si aggiungono quelli per la riqualificazione dei porti in senso ecologico con l’elettrificazione delle banchine (cold ironing) e molte altre iniziative, anche per la rigenerazione urbana. Ad esempio – aggiunge Giovannini – gli investimenti per l’efficientamento energetico degli edifici pubblici, il rinnovo in senso ecologico dei mezzi per il trasporto pubblico locale, anche marittimo, il potenziamento della mobilità urbana sostenibile, con la costruzione di ciclovie e nuove regole per la mobilità dolce”. Ma “la vera rivoluzione” sta nel modo in cui si progetteranno le opere d’ora in poi. Abbiamo infatti previsto che “il Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica di ogni nuova opera dovrà prevedere, tra l’altro, uno studio di impatto ambientale e una Relazione di Sostenibilità che garantiscano il rispetto degli indirizzi europei e del principio ‘Do no significant harm’. È inoltre al lavoro al Mims una Commissione di studio sull’impatto dei cambiamenti climatici sulle infrastrutture e sui sistemi di trasporto che ci darà indicazioni su come anticipare i rischi aumentando la resilienza e la capacità di adattamento delle opere. Questa è la visione, in estrema sintesi, che guida il Ministero, che non a caso ha cambiato nome”. I trasporti – sottolinea l’AEA – consumano un terzo di tutta l’energia finale, di cui la maggior parte proviene dal petrolio. Ciò significa che sono responsabili delle emissioni di gas a effetto serra e contribuiscono in larga misura ai cambiamenti climatici. Secondo l’UE i progressi raggiunti in tema di riduzione delle emissioni, sono incoraggianti in alcuni settori, come ad esempio l’energia, mentre quelle dei trasporti aumentano. Cosa dovrebbe l’Italia per accelerare la riduzione? L’agenzia Teleborsa lo ha chiesto al Presidente di Assaeroporti, Carlo Borgomeo. “Innanzitutto è utile ricordare che la filiera dell’aviazione e, in particolare gli aeroporti, incidono a livelli relativamente molto bassi sulle emissioni globali di CO2. Secondo i dati diffusi dall’Air Transport Action Group, il comparto oggi ne produrrebbe a livello mondiale circa il 2% e, se guardiamo all’Europa, il 3,4%. Bisogna considerare, inoltre – spiega Borgomeo – che nel nostro Paese il peso del trasporto sulle emissioni complessive di gas serra è stato, nel 2019, pari al 25,2%, di cui il 23,4% riferito al settore stradale, l’1,2% a quello marittimo e solo lo 0,6% al settore aereo. Ecco perché, in attesa di una forte ripresa del comparto, fondamentale per l’economia e per il turismo, il Governo dovrebbe studiare specifiche forme di finanziamento a sostegno dei programmi di investimento delle società di gestione aeroportuale. Tenendo anche conto che gli scali italiani sono da anni protagonisti nella lotta a favore della sostenibilità, ambito nel quale hanno già realizzato importanti ed innovative iniziative, oltre ad implementare un’intensa attività di progettazione”. Alla domanda “cosa potrebbero fare le società che gestiscono gli aeroporti italiani per contribuire a raggiungere gli obiettivi di riduzione di emissioni” Borgomeo risponde: “Come ho appena accennato, gli aeroporti si sono posti da tempo l’obiettivo di conciliare le politiche di sviluppo infrastrutturale con le esigenze di tutela ambientale e sociale del territorio circostante, con gli scali italiani in prima fila a livello europeo. Negli anni, infatti, hanno adottato diverse misure volte a ridurre gli inquinanti atmosferici attraverso la continua ricerca e l’innovazione in termini di efficienza energetica, la produzione e l’utilizzo di risorse rinnovabili e l’attuazione di procedure che mirano all’efficienza operativa. Più di recente, inoltre, hanno posto una forte attenzione allo sviluppo dei SAF, i carburanti sostenibili, e all’impiego dell’idrogeno in ambito aeronautico. Vorrei poi aggiungere – ha continuato il Presidente di Assaeroporti – che, dal 2009, è stato adottato l’Airport Carbon Accreditation quale standard globale per la gestione delle emissioni di CO2 negli aeroporti che prevede 6 livelli di accreditamento e fornisce un quadro comune e una guida per gli scali per mappare, ridurre ed eliminare le emissioni. Ad oggi, gli aeroporti accreditati in Italia sono 14 e rappresentano oltre l’80% del traffico aereo passeggeri registrato nel 2019. Di questi, 7 aeroporti, pari al 57% del traffico passeggeri nazionale, sono “carbon neutral”: un risultato lusinghiero per il nostro Paese”. Gli aeroporti italiani – aggiunge Borgomeo – hanno tra l’altro sottoscritto, a livello comunitario, l’accordo “NetZero2050”, prefiggendosi l’obiettivo di neutralizzare le proprie emissioni di CO2 al più tardi entro il 2050. Questo impegno è stato assunto tramite ACI EUROPE e Assaeroporti ed è stato firmato da 215 scali, di cui 10 italiani: Bergamo Orio al Serio, Bologna, Milano Linate, Milano Malpensa, Napoli, Palermo, Roma Ciampino, Roma Fiumicino, Torino e Venezia”.Decarbonizzare il trasporto su stradaI veicoli elettrici sono in prima linea per decarbonizzare il trasporto su strada da cui deriva circa il 70% delle emissioni di gas serra (Fonte Schroders). Esistono altre opzioni utili, come il gasolio rinnovabile che riduce le emissioni fino al 90% rispetto al gasolio tradizionale, e le celle a combustibile alimentate a idrogeno, particolarmente adatte ai mezzi pesanti come camion e autobus. Fra tutti i principali mezzi di trasporto, quello ferroviario ha la minore impronta di carbonio: appena un ottavo del trasporto aereo e un terzo di quella della mobilità stradale (Fonte Schroders).In Italia, il Gruppo FS da anni progetta sistemi di trasporto pensati per rispondere alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Il direttore business regionale di Trenitalia, Sabrina De Filippis ha dichiarato che il Gruppo ha “investimenti totali per 6 miliardi e 600 nuovi treni regionali, di cui il 40% è già in circolazione. Si tratta di convogli costruiti con materiale riciclabile fino al 97% e consumi energetici inferiori del 30%. “La sfida – ha sottolineato – è trasferire le persone dall’auto privata al trasporto collettivo e integrato. Abbiamo un 80% di domanda che va in auto privata da conquistare, se riuscissimo nei prossimi anni a conquistarne il 10% è un risultato importante”.Come si sta muovendo l’UE per tagliare le emissioni del settore dei trasporti? Per ridurre l’inquinamento e, nel quadro del Green Deal europeo, Bruxelles ha proposto l’iniziativa “ambizione inquinamento zero in Europa”, che indica il percorso da seguire per concretizzare la trasformazione: tutti i 27 Stati membri hanno assunto l’impegno di ridurre le emissioni almeno del 55% (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2030 e di rendere l’Unione Europea il primo continente a impatto climatico zero, ambiziosamente entro l’anno 2050. La Commissione europea ha proposto di promuovere carburanti sostenibili destinati ai trasporti aerei e marittimi, di modo che quelli inquinanti risultino più costosi per i fornitori. La società finlandese Neste ha sviluppato un carburante sostenibile per il settore aeronautico (Sustainable Aviation Fuel, SAF) che viene ricavato dagli oli esausti e dagli scarti di grasso animale e ittico dell’industria alimentare. Il risultato è un combustibile in grado di abbassare le emissioni di GHG (greenhouse gas, gas serra) fino all’80% rispetto al carburante tradizionale per aerei (Fonte Schroders). A luglio 2021 la Commissione europea ha pubblicato il progetto RefuelEU Aviation, che ambisce all’utilizzo di SAF per una quota minima del 5% entro il 2030, destinata a salire al 63% entro il 2050. Bruxelles ha inoltre proposto di rimuovere l’esenzione delle imposte sul cherosene per gli aerei e di revocare i permessi gratuiti sulle emissioni di gas serra del settore aeronautico europeo entro il 2026.“È evidente che nella transizione green e digitale ogni attore è chiamato a fare la sua parte, ma ritengo che la tassazione, in generale, potrebbe non essere lo strumento più efficace per raggiungere questo ambizioso obiettivo” – afferma a Teleborsa il Presidente di Assaeroporti -. “Come già sottolineato, gli aeroporti e le stesse compagnie aeree sono consapevoli dell’esigenza di rendere il trasporto aereo sempre più sostenibile e hanno già accettato la sfida della decarbonizzazione. L’introduzione di nuove tasse o di meccanismi punitivi – secondo Borgomeo – non può essere considerata un fattore abilitante del cambiamento. Bisognerebbe, piuttosto, individuare e privilegiare forme incentivanti della transizione green con il pieno supporto del Governo”.L’impegno dell’Europa a volare a zero emissioni diventa globale. Durante la 77esima assemblea generale annuale dell’International Air Transport Association (IATA) le compagnie aeree mondiali hanno annunciato che si impegneranno a raggiungere le emissioni zero entro la metà del secolo. Due studi su trasporti e ambiente pubblicati dall’AEA, hanno mostrato che quella ferroviaria può considerarsi a livello europeo la modalità di trasporto motorizzato di passeggeri più rispettosa dell’ambiente, in termini di emissioni di gas a effetto serra e rispetto agli spostamenti in automobile o in aereo.Secondo l’ultima relazione annuale sui trasporti e l’ambiente 2020 – Transport and Environment Report 2020 (TERM), il passaggio a modalità di trasporto più sostenibili può dare un importante contributo al raggiungimento di questo obiettivo. Come parte di una serie di misure climatiche e ambientali prese dai vari Stati membri dell’UE, in Spagna, il Congresso dei Deputati ha approvato la “Ley de Cambio Climático y Transición Energética”, la prima legge che permetterà di raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050, con la drastica riduzione delle emissioni di gas serra. La Francia ha imposto il divieto sui voli interni, se esiste un percorso alternativo realizzabile, via treno, in due ore e mezza o meno. “La decisione assunta dalla Francia va necessariamente contestualizzata e non è una soluzione replicabile in Italia per una serie di ragioni e soprattutto per la diversa morfologia dei due Paesi” – spiega il Presidente di Assaeroporti -. “Se si effettua poi un approfondimento sul numero dei passeggeri del mercato italiano, si evince che il trasporto aereo si sviluppa maggiormente su tratte difficilmente sostituibili dal treno AV. Tra l’altro – aggiunge – è assodato che i passeggeri difficilmente sono disposti a effettuare viaggi in treno della durata di 4 o 5 ore. In buona sostanza, secondo noi, la politica per il trasporto aereo non può esaurirsi nella limitazione del traffico, ma deve puntare a favorire investimenti sostenibili e l’intermodalità”.Per il Ministro del Mims Giovannini “la scelta francese è coerente con la strategia europea per la transizione ecologica. Credo che sia un esempio molto concreto di una politica che punta a incentivare gli spostamenti con modalità meno impattanti dal punto di vista ambientale. Noi stiamo riflettendo su una serie di strumenti per incentivare le persone ad utilizzare mezzi di trasporto meno inquinanti, anche se ormai molte persone già preferiscono, per motivi ecologici, usare i treni invece che gli aerei. Stiamo anche seguendo da vicino la sperimentazione di carburanti più puliti nel settore dell’aviazione e degli altri settori, come quello marittimo, per i quali oggigiorno la tecnologia non offre soluzioni del tutto soddisfacenti. L’impegno a sviluppare le reti ferroviarie, soprattutto nel Sud, è una precondizione necessaria per offrire alternative di viaggio meno impattanti dal punto di vista ambientale, ed è in questa direzione che stiamo andando con il Pnrr, ma anche con l’orientamento dei fondi nazionali verso forme di mobilità più sostenibile. D’altra parte – conclude il Ministro – stiamo incoraggiando gli operatori del settore a ragionare concretamente sull’offerta integrata di modalità di trasporto diverse, come quella aerea e ferroviaria. E la stessa cosa vale a livello locale, con i progetti di mobility-as-a-service (Maas) che svilupperemo nell’ambito del Pnrr”.Per un trasporto navale green, la Commissione europea mira a revocare l’esenzione fiscale sui combustibili pesanti e ad eliminare le imposte sui carburanti sostenibili per incoraggiarne la diffusione. L’ICS-International Chamber of Shipping ha presentato all’IMO, autorità di regolamentazione delle Nazioni Unite del settore, i piani con le misure dettagliate urgenti che i governi devono adottare per aiutare l’industria a raggiungere zero emissioni nette di CO2 entro il 2050. A solo un mese dalla conferenza di punta sulla decarbonizzazione COP26, “Shaping the Future of Shipping”, l’ICS (che rappresenta l’80% dell’industria marittima globale) sta spingendo i governi a raddoppiare l’ambizioso attuale obiettivo dell’IMO, che è quello di ridurre le emissioni derivanti dall’industria marittima globale del 50% entro il 2050.”Parlare costa poco mentre è difficile agire. Quindi, la nostra offerta net zero stabilisce il “come” e il “cosa” per la decarbonizzazione del trasporto marittimo entro il 2050 – ha dichiarato Esben Poulsson, presidente ICS -. Stiamo dicendo ai governi che se vogliono davvero raggiungere lo zero netto, devono passare da impegni vuoti ad azioni tangibili. Un’ambizione di zero emissioni nette di carbonio è raggiungibile entro il 2050. Ma solo a condizione che i governi prendano le decisioni poco glamour, ma urgenti e necessarie per gestire questo processo all’interno di un quadro normativo globale”. LEGGI TUTTO

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    COP26, Obama: sul clima lontani da dove dovremmo essere

    (Teleborsa) – Oggi alla COP26 è il turno di Barack Obama. L’ex presidente degli Stati Uniti si trova a Glasgow per tenere una tavola rotonda con una decina di giovani attivisti ambientali di tutto il mondo per discutere di come le giovani generazioni possono far sentire le loro voci e spingere all’azione. “Negli Stati Uniti, alcuni dei nostri progressi sulla lotta al cambiamento climatico si sono fermati quando il mio successore ha deciso di ritirarsi unilateralmente dall’Accordo di Parigi nel suo primo anno di mandato. Non sono stato molto contento di questo”, ha ricordato l’ex presidente nel suo intervento. “Non siamo neanche lontanamente dove dovremmo essere. Per cominciare, nonostante i progressi rappresentati da Parigi, la maggior parte dei Paesi non è riuscita a soddisfare i piani stabiliti sei anni fa”. Obama ha voluto inoltre sottolineare l’allarme lanciato dai piccoli stati isolani, tra i primi ad affrontare il surriscaldamento della Terra. È un po’ come quello un tempo “nelle miniere di carbone dai canarini” per segnalare fughe di gas e sciagure incombenti, ha detto Barack Obama incontrando i delegati di varie isole in un altro evento di cui l’ex presidente americano è stato protagonista oggi alla conferenza sul clima. “Tutti abbiamo un compito da svolgere e sacrifici da fare”, ha aggiunto Obama, che essendo cresciuto alla Hawaii si è definito egli stesso “un island kid”. Le isole “ci stanno mandando un messaggio adesso, che se non agiamo, e non agiamo in modo audace, sarà troppo tardi. Non è qualcosa distante 10 o 20 o 30 anni, è adesso, e dobbiamo agire adesso”, ha ribadito Obama.”Se tutti gli annunci audaci e tutte le promesse che sono state fatte avranno un seguito allora sarà vero progresso”, ha dichiarato l’ex presidente Usa. “Riconosco che stiamo vivendo in un momento in cui la cooperazione internazionale si è atrofizzata, in parte a causa della pandemia, in parte a causa dell’aumento del nazionalismo e degli impulsi tribali in tutto il mondo, in parte a causa della mancanza di leadership da parte dell’America per quattro anni su una serie di questioni multilaterali”, ha aggiunto.(Foto: ANSA) LEGGI TUTTO

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    COP26, oggi è la giornata dei giovani: in piazza Greta con il movimento Fridays for Future

    (Teleborsa) – A Glasgow alla COP26 oggi è la giornata dei giovani. Questa mattina è stato il turno del comitato giovanile dell’Unfccc, Youngo, che ha presentato la sua Dichiarazione per il clima e si è confrontato con leader politici ed esperti. Fuori dal Summit invece lo sciopero per il Clima a Kelvingrove Park di Glasgow guidato dall’attivista svedese Greta Thunberg. Nel pomeriggio, intorno alle 17, ora italiana è previsto invece l’incontro dei ministri dell’Istruzione, al quale parteciperanno anche il ministro italiano, Patrizio Bianchi, e il suo collega della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. In particolare, intorno alle 18:30 è attesa la presentazione del documento “Youth 4 Climate Manifesto”, che contiene i risultati della Conferenza Youth4Climate di settembre a Milano, da parte del ministro Cingolani.”Finora abbiamo sentito dire molte parole. Con queste proteste vogliamo mettere pressione a chi è al potere e sappiamo che questo movimento deve crescere per ottenere i cambiamenti di cui abbiamo bisogno per proteggere le persone e le generazioni presenti e future”, ha dichiarato l’attivista ugandese Vanessa Nakate. “Questa non è più una conferenza sul clima. È un festival del greenwashing. Due settimane di celebrazione del business e solo bla bla bla”, ha accusato Greta Thunberg in vista dello sciopero Fridays for Future di oggi. Non marcerà al fianco della giovane attivista, il principe Carlo, noto per il suo contributo alla lotta ai cambiamenti climatici, che ha rifiutato l’invito di Greta. Una partecipazione ”difficile” la sua, ha detto il principe di Galles, aggiungendo di condividere la “frustrazione” delle generazioni più giovani. Intervenendo alla COP26, il principe si è rivolto proprio ai giovani dicendo che il “peso della storia” grava sulle loro spalle. Parlando della ”grande marcia, alla quale secondo alcune persone dovrei unirmi”, il principe Carlo ha detto ai leader mondiali di ”non dimenticare le persone là fuori. Non dimenticare che si tratta del loro futuro”, ascoltate la loro ”rabbia e frustrazione”. Anche per la giornata di domani sono in programma manifestazioni per il clima a Glasgow e in tutto il mondo. LEGGI TUTTO

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    Clima, oggi alla COP26 focus su finanza e clima. Georgieva: sì alla carbon tax

    (Teleborsa) – Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, si è espressa a favore della carbon tax. “Crediamo che imporre un prezzo del carbonio a livello internazionale sia molto importante” per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi e che “65 dollari al 2030 sia un prezzo equo e pragmatico”, ha affermato la direttrice FMI nel suo intervento alla COP26 in corso a Glasgow. “La crisi climatica è una minaccia alla stabilità dei sistemi finanziari – ha aggiunto – gli investimenti verdi invece possono generare 30 milioni di green jobs e un aumento del PIL globale del 2%”.Alla COP26 di Glasgow oggi è la giornata dedicata alla finanza per il clima. Tra i temi all’ordine del giorno ci sono le modalità per finanziare il fondo da 100 miliardi di dollari all’anno per 5 anni per aiutare i Paesi meno sviluppati a decarbonizzare, un’azione prevista già dall’Accordo di Parigi per il 2020 ma non ancora attuata e che non verrà attuata prima del 2023. L’inviato delle Nazioni Unite sul clima, Mark Carney, ha presieduto invece un panel sugli strumenti necessari per far allineare i flussi finanziari ai target climatici. In particolare la discussione verterà su come veicolare rapidamente gli aiuti dei privati ai Paesi più colpiti dal cambiamento climatico oltre che sul rapporto fra la finanza pubblica e quella privata nel sostenere gli investimenti sulla transizione ecologica.Carney ha dichiarato che per combattere la crisi climatica “servono 1 trilione di dollari all’anno di investimenti nei paesi in via di sviluppo”. “E’ necessario che i progetti internazionali siano allineati con i progetti nazionali”, ha aggiunto Carney, e per questo sono necessarie “nuove strutture di finanza mista, piattaforme per portare insieme pubblico e privato”. Per l’ex governatore della Banca d’Inghilterra la COP26 di Glasgow “tira una riga” sulla finanza per il clima, perché segna la presa di coscienza che “i finanziamenti dei governi devono servire da moltiplicatore dei finanziamenti privati”. “A Parigi nel 2015 non c’era consapevolezza nel sistema finanziario della necessità di agire sul clima – ha spiegato Carney –. Lo scopo della Cop26 di Glasgow è fare in modo che tutte le decisioni finanziarie nel mondo abbiano dietro il clima”. Anche per Carney “gli investimenti verdi possono portare un aumento del PIL globale del 2%”. Carney nel suo intervento ha citato l’iniziativa GFan (Glasgow Financial Alliance for Net-Zero), da lui presieduta, come “lo standard per la finanza e il clima”. GFan raccoglie 400 soggetti fra banche, assicuratori, fondi e fornitori di servizi finanziari in un network per rafforzare l’azione climatica nel settore. “Tutti i membri del GFan si sono impegnati a tagliare in modo significativo le emissioni al 2030 e arrivare a zero emissioni nette al 2050 – ha sottolineato –. Ogni membro deve riferire ogni anno dei suoi progressi a un comitato di controllo formato da ong ed esperti indipendenti. Il GFan lavora in stretta collaborazione con il settore pubblico”. LEGGI TUTTO

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    Clima, Cingolani: Italia parteciperà al fondo Global Energy Alliance con 10 milioni di euro l'anno

    (Teleborsa) – La COP26 ha stabilito una dotazione di 10 miliardi al fondo Global Energy Alliance con l’obiettivo di abbattere le diseguaglianze nel mondo per poter sostenere la transizione energetica. Lo ha annunciato il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, in una conferenza stampa a margine della COP26 di Glasgow. L’Italia parteciperà con 10 milioni di euro ha precisato il ministro. “Il fondo della Global Energy Alliance – ha spiegato Cingolani – partirà con 10 miliardi, dovrà crescere molto e sta già tirando con il fund raising che sta partendo in questi giorni. Noi parteciperemo come ministero della Transizione ecologica. Già adesso una decina di grandi Stati stanno entrando”. Il fondo “ha l’ambizione di arrivare a 100 miliardi”, ha aggiunto Cingolani, specificando che nel fondo pubblico-privato la Rockfeller Foundation avrà il ruolo di driver e saranno presenti altre fondazioni private coma quella del fondatore di Amazon, Jeff Bezos.Il ministro ha inoltre annunciato che il Mite metterà a disposizione 3-4 milioni di euro all’anno per rendere stabile Youth4climate, ovvero la COP dei giovani. “Siamo abituati a vedere i giovani come motore della protesta – ha affermato il ministro –, ma le proteste devono poi trasformarsi in proposte. Non dirò mai che la protesta non ci vuole, vorrei che la protesta portasse a delle proposte”.Cingolani è tornato anche sulla questione del ruolo del gas all’interno della transizione energetica. “Dal punto di vista tecnico – ha dichiarato – per i prossimi anni è impensabile liberarsi dal gas. La vera scommessa e’ riuscire a vedere quanto saremo bravi e rapidi a mantenere la promessa di arrivare al 2030 a una certa percentuale di rinnovabili sull’energy mix totale”. LEGGI TUTTO

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    Maltempo, Apollo spaventa la Sicilia

    (Teleborsa) – La Sicilia aspetta l’arrivo del ciclone mediterraneo Apollo sulla propria costa orientale con preoccupazione.Forti temporali si sono registrati e continuano a cadere soprattutto nel Siracusano e nel Ragusano. Pioggia anche a Catania che è stata però al momento meno colpita.”La Protezione civile regionale, con le Prefetture, monitora costantemente la situazione e lo spostamento del ciclone che sta interessando la parte sud orientale dell’Isola. I nostri uomini sono tutti mobilitati da ieri sera, pronti ad accorrere dove si rendesse necessario. Invito tutti alla prudenza, a restare ancora a casa, ad aspettare l’evoluzione delle prossime ore. Solo in tarda serata potremo tentare di fare un bilancio”. Lo afferma il Presidente della Regione siciliana Nello Musumeci in merito all’emergenza meteo che continua a interessare la Regione ancora in queste ore. LEGGI TUTTO

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    CMCC, danni climatici e PIL: quali scenari?

    (Teleborsa) – “Nello scenario peggiore, senza un’azione urgente per ridurre le emissioni di carbonio, le perdite di PIL dovute ai danni climatici nei paesi del G20 aumentano ogni anno, salendo a almeno il 4% annuo entro il 2050 che potrebbe andare oltre l’8% entro il 2100, equivalente al doppio delle perdite economiche del blocco dovute a Covid-19″.E’ quanto emerge dall'”Atlante dei rischi climatici del G20. Impacts, policy, economics”, realizzato dalla Fondazione Cmcc (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) con il supporto della European Climate Foundation e con il contributo scientifico di Enel Foundation. Dal rapporto, si evince che alcuni Paesi saranno ancora più colpiti, come il Canada che potrebbe “vedere un calo del Pil di almeno il 4% entro il 2050 e di oltre il 13% (133 miliardi di euro) entro il 2100”. Contrariamente, più velocemente i Paesi del G20 adottano politiche a basse emissioni di carbonio, meno gli impatti climatici cadono a cascata e più diventano gestibili, afferma il rapporto del Cmcc diffuso alla vigilia del G20. “Limitare l’aumento della temperatura a 2 gradi centigradi potrebbe far scendere il costo degli impatti climatici nel G20 ad appena lo 0,1% del suo Pil totale entro il 2050 e l’1,3% entro il 2100”.Questo Atlante è “il primo studio nel suo genere – spiega la Fondazione Cmcc – fornisce scenari climatici, informazioni, dati e futuri cambiamenti climatici nei paesi del G20. Uno strumento basato sulla scienza che fa luce sui rischi affrontati dalle maggiori economie, progettato per supportare il processo decisionale per un’azione per il clima ben informata”. LEGGI TUTTO

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    Clima, von der Leyen: Ue farà di tutto affinché la COP26 sia un successo

    (Teleborsa) – “L’Unione europea farà di tutto per rendere la COP26 un successo”. Lo ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel suo intervento in occasione del via della settimana europea dell’energia sostenibile. “A Glasgow continueremo a raggiungere tutti i paesi per convincerli ad essere anche molto più ambiziosi. Seguendo l’esempio dell’UE, la maggior parte delle principali economie ha fissato obiettivi di neutralità climatica entro il 2050 o poco dopo, dagli Stati Uniti alla Cina”, ha dichiarato.”Condizione importante per il successo della COP26″ per von der Leyen sarà la capacità dei Paesi sviluppati di assicurare un solido sostegno finanziario per la lotta ai cambiamenti climatici ai paesi meno sviluppati e più vulnerabili. “Le principali economie hanno il dovere speciale di aiutarle ad adattarsi ai cambiamenti climatici e anche a ridurre le loro emissioni. Dovremmo aiutare questi paesi a superare uno sviluppo economico basato sui combustibili fossili. Uno strumento importante per questo è il climate finance”. La presidente della Commissione Ue ha ricordato che l’Europa è già il principale contributor all’obiettivo globale di 100 miliardi di dollari l’anno e che ha deciso di incrementare la sua quota annuale di 25 miliardi con ulteriori 5 miliardi di dollari complessivi fino al 2027. “Mi auguro che tutti i paesi sviluppati si uniscano a noi per colmare il divario finanziario per il clima”, ha aggiunto. L’occasione ha dato modo alla presidente della Commissione Ue di tornare sul tema dell’impennata dei prezzi dell’energia. “Questo è già successo in passato, soprattutto quando le economie si stanno riprendendo e l’offerta è in ritardo rispetto alla domanda”, ha spiegato. La presidente della Commissione Ue ha sottolineato la forte dipendenza dell’Unione dai mercati energetici globali e quindi dalla fluttuazione dei prezzi dei combustibili fossili: “l’Europa attualmente importa il 97% del suo petrolio, il 44% del suo carbone e il 90% del suo gas”. “Quindi ci può essere una sola conclusione – ha proseguito – Dobbiamo accelerare il passaggio dai combustibili fossili alle energie rinnovabili. Ogni kilowatt di elettricità prodotta con energia rinnovabile non è solo un’assicurazione contro l’aumento dei prezzi dell’energia. Ci aiuta anche a ridurre la nostra dipendenza dalle importazioni, rendendo sia la nostra società che la nostra economia più resilienti e il nostro pianeta un luogo più sano”. LEGGI TUTTO