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    Clima, IPCC: “Obiettivo emissioni nette CO2 pari a zero per bloccare riscaldamento globale”

    (Teleborsa) – Stanno avvenendo cambiamenti nel clima della Terra in ogni regione e in tutto il sistema climatico. Molti di questi cambiamenti sono senza precedenti in migliaia, se non centinaia di migliaia di anni, e alcuni tra quelli che sono già in atto – come il continuo aumento del livello del mare – sono irreversibili in centinaia o migliaia di anni. Tuttavia, forti e costanti riduzioni di emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altri gas serra limiterebbero i cambiamenti climatici. Se, da una parte, grazie a queste riduzioni, benefici per la qualità dell’aria sarebbero rapidamente acquisiti, dall’altra, potrebbero essere necessari 20-30 anni per vedere le temperature globali stabilizzarsi. È quanto emerge dall’ultimo rapporto del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) pubblicato oggi. Il documento del Gruppo di lavoro 1 dell’IPCC, “Cambiamenti Climatici 2021 – La basi fisico-scientifiche” è stato approvato venerdì 6 agosto da 195 governi membri del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, nel corso di una sessione virtuale che si è tenuta per due settimane a partire dal 26 luglio, e costituisce la prima parte del Sesto Rapporto di Valutazione (AR6) dell’IPCC, che sarà completato nel 2022.”Questo rapporto riflette sforzi straordinari in circostanze eccezionali – ha detto Hoesung Lee, presidente dell’IPCC –. Le innovazioni contenute in questo rapporto e i progressi nella scienza del clima che esso riflette, forniscono un contributo inestimabile ai negoziati sul clima e ai processi decisionali”. Il rapporto fornisce nuove stime sulle possibilità di superare il livello di riscaldamento globale di 1,5 gradi nei prossimi decenni. “A meno che non ci siano riduzioni immediate, rapide e su larga scala delle emissioni di gas serra – si legge nel rapporto – limitare il riscaldamento a circa 1,5 gradi o addirittura 2 gradi sarà un obiettivo fuori da ogni portata”. Per il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres il rapporto IPCC “deve suonare una campana a morto per il carbone e i combustibili fossili prima che distruggano il nostro pianeta. L’odierno rapporto – ha aggiunto – è un codice rosso per l’umanità. I campanelli d’allarme sono assordanti e le prove sono inconfutabili: le emissioni di gas serra dovute alla combustione di combustibili fossili e alla deforestazione stanno soffocando il nostro pianeta e mettendo a rischio immediato miliardi di persone”. Le emissioni di gas serra provenienti dalle attività umane – rileva il documento – sono responsabili di circa 1,1 gradi di riscaldamento rispetto al periodo 1850-1900. Mediamente nei prossimi 20 anni, secondo il rapporto, la temperatura globale dovrebbe raggiungere o superare 1,5 gradi di riscaldamento. La valutazione – spiega l’IPCC – si basa sulle serie di dati osservati utilizzate per valutare il riscaldamento avvenuto nel passato. Allo stesso tempo, il rapporto poggia sui più recenti avanzamenti scientifici nella comprensione delle risposte del sistema climatico alle emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane. “Questo rapporto è un riscontro oggettivo (reality-check) – ha detto la co-presidente del Gruppo di Lavoro I dell’IPCC, Valérie Masson-Delmotte –. Ora abbiamo un quadro molto più chiaro del clima passato, presente e futuro, che è essenziale per capire dove siamo diretti, cosa si può fare e come ci possiamo preparare”. Molte caratteristiche dei cambiamenti climatici – spiega il documento – dipendono direttamente dal livello di riscaldamento globale, ma ciò che le persone vivono in prima persona in diverse aree del pianeta è spesso molto diverso dalla media globale. Per esempio, il riscaldamento sulla superficie terrestre è più elevato rispetto alla media globale, nell’Artico è più del doppio. “I cambiamenti climatici stanno già influenzando ogni regione della Terra, in molteplici modi. I cambiamenti che stiamo vivendo aumenteranno con un ulteriore incremento del riscaldamento”, ha detto il co-presidente del Gruppo di Lavoro I dell’IPCC, Panmao Zhai.Dalle analisi del rapporto emerge che nei prossimi decenni un aumento dei cambiamenti climatici è atteso in tutte le regioni. Con 1,5 gradi di riscaldamento globale, ci si attende un incremento del numero di ondate di calore, stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi. Con un riscaldamento globale di 2 gradi gli estremi di calore raggiungerebbero più spesso soglie di tolleranza critiche per l’agricoltura e la salute.Ma la temperatura non è l’unico elemento in gioco. I cambiamenti climatici stanno portando molti cambiamenti in diverse regioni destinati ad aumentare con un ulteriore riscaldamento. Questi includono cambiamenti nei valori dell’umidità, nei venti, nella neve e nel ghiaccio, nelle aree costiere e negli oceani. I cambiamenti climatici stanno, ad esempio, intensificando il ciclo dell’acqua. Un fenomeno che determina, in alcune regione, piogge più intense e inondazioni ad esse associate, e siccità in altre. I cambiamenti climatici stanno, infatti, influenzando gli andamenti delle precipitazioni. Alle alte latitudini, è probabile che le precipitazioni aumentino, mentre ci si attende che diminuiscano in gran parte delle regioni subtropicali. Sono attesi cambiamenti nelle precipitazioni monsoniche, con variazioni nelle diverse regioni.Per le aree costiere ci si attende un continuo aumento del livello del mare per tutto il XXI secolo che contribuirebbe a inondazioni costiere più frequenti e gravi nelle aree basse rispetto al livello del mare e all’erosione delle coste. Eventi estremi riferiti al livello del mare che prima si verificavano una volta ogni 100 anni, entro la fine di questo secolo potrebbero verificarsi ogni anno.Un ulteriore innalzamento del riscaldamento intensificherà lo scioglimento del permafrost, la perdita della copertura nevosa stagionale, lo scioglimento dei ghiacciai e della calotta polare, e la perdita del ghiaccio marino artico estivo.I cambiamenti nell’oceano quali il riscaldamento, le più frequenti ondate di calore marino, l’acidificazione degli oceani e la riduzione dei livelli di ossigeno in mare – spiega il rapporto – sono stati chiaramente collegati all’influenza umana. Questi cambiamenti influenzano sia gli ecosistemi marini che le persone che dipendono da essi, e continueranno almeno per il resto di questo secolo.Gli effetti dei cambiamenti climatici si fanno sentire anche nelle città. Tra questi figurano le ondate di calore (le aree urbane sono di solito più calde dei loro dintorni), le inondazioni dovute a forti precipitazioni e l’aumento del livello del mare nelle città costiere.Il Sesto Rapporto di Valutazione fornisce, inoltre, una valutazione dei cambiamenti climatici su scala regionale più dettagliata rispetto al passato. Per la prima volta il rapporto include un focus sulle informazioni utili per valutazione del rischio, l’adattamento e altri processi decisionali che sono di aiuto nel tradurre i cambiamenti fisici del clima – calore, freddo, pioggia, siccità, neve, vento, inondazioni costiere e altro – nei loro significati più diretti per le società e per gli ecosistemi. “È chiaro da decenni che il clima della Terra stia cambiando, e il ruolo dell’influenza umana sul sistema climatico è indiscusso” ha sottolineato Masson-Delmotte. Il nuovo rapporto riflette anche importanti progressi nella scienza dell’attribuzione ovvero la comprensione del ruolo dei cambiamenti climatici nell’intensificazione di specifici eventi meteorologici e climatici come ondate di calore estreme e precipitazioni intense, ma mostra anche che le attività umane hanno ancora il potenziale per determinare il corso del clima futuro. È chiara l’evidenza scientifica che mostra che l’anidride carbonica (CO2) è il principale motore dei cambiamenti climatici, anche se altri gas serra e inquinanti atmosferici contribuiscono a influenzare il clima. “Stabilizzare il clima richiederà riduzioni forti, rapide e costanti delle emissioni di gas a effetto serra, e raggiungere emissioni nette di CO2 pari a zero. Limitare altri gas serra e inquinanti atmosferici, specialmente il metano, potrebbe avere dei benefici sia per la salute che per il clima” ha concluso Zhai.(Foto: © designua/123RF) LEGGI TUTTO

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    Weekend con temperature da bollino rosso

    (Teleborsa) – Si prospetta un fine settimana all’insegna delle temperature torride in molte città italiane, che registreranno temperature da bollino rosso superiori ai 40°C nell’arco del weekend. Secondo l’ultimo bollettino del Ministero della Salute, che monitorala situazione die 27 principali centri urbani, saranno sei le città da bollino rosso sabato 31 luglio: Campobasso, Frosinone, Palermo, Perugia, Pescara, Trieste. Domenica 1° agosto si aggiungeranno a queste sei anche Bari e Catania. Bollino arancione invece per Bari, Bologna, Catania, Firenze, Rieti, Roma, Viterbo.L’ondata di calura non s fermerà con il weekend. Sono attese temperature roventi per la settimana che termina a Ferragosto, a causa dell’anticiclone africano, con punte fino a 47°C in Campania e 46°C in Puglia e Sicilia. (Foto: © Aleksandr Papichev/123RF) LEGGI TUTTO

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    G20 Clima, Cingolani: decarbonizzare con una geopolitica favorevole

    (Teleborsa) – Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha annunciato l’approvazione del comunicato del G20 Ambiente, il primo della due giorni in corso a Napoli. “Grande gioia da parte di tutti i delegati dei venti e più Paesi che hanno preso parte ai lavori nella cornice di Palazzo Reale e da remoto”, ha spiegato il ministro in una nota. Il comunicato finale della prima giornata del G20 Ambiente di Napoli “è particolarmente ambizioso e individua 10 linee di intervento che riflettono la visione del PNRR italiano: soluzioni naturali per il clima, lotta al degrado del suolo, sicurezza alimentare, uso sostenibile dell’acqua, tutela degli oceani, lotta alla plastica in mare, uso sostenibile e circolare delle risorse, città sostenibili, educazione, finanza verde”. “È la prima volta che queste categorie vengono riconosciute dal G20 e diventano vincolanti”, ha sottolineato Cingolani. Sul documento finale della prima giornata del G20 Ambiente, ha spiegato Cingolani, “c’è stato un lavoro incessante da febbraio. Abbiamo lavorato tutta la notte, abbiamo mediato fino all’ultimo e lo abbiamo completato a venti minuti dalla fine della sessione”. Il documento è stato condiviso non solo dai paesi europei: “abbiamo messo a confronto paesi che condividono i target di decarbonizzazione, ma non il modo e i tempi per arrivarci”, ha detto Cingolani. “Il G20, che rappresenta l’80% del PIL mondiale e l’85% delle emissioni di gas serra, ha indicato i punti che andranno sviluppati alla Cop26 di Glasgow”, ha aggiunto. “Dobbiamo aumentare i contributi per la decarbonizzazione ai paesi in via di sviluppo. L’Accordo di Parigi prevede un fondo da 100 milioni di dollari, ma siamo arrivati solo a 60”, ha ricordato il ministro. Secondo Cingolani “la finanza verde deve muoversi in questo senso. Non è solo una questione di soldi, ma anche di cessione di tecnologie. Alcuni player potrebbero far utilizzare certe tecnologie gratuitamente per un certo tempo”. “L’Europa fa investimenti ingenti per decarbonizzare, ma produce solo il 9% della CO2. Ha un’ottima leadership nello sforzo, ma non basta. Se altri paesi non aderiscono, le loro emissioni compensano i nostri tagli, il sistema salta, e noi intanto ci siamo svenati”, ha affermato. “Dobbiamo decarbonizzare, ma con una geopolitica favorevole. Dobbiamo riequilibrare i rapporti internazionali, per evitare che noi produciamo prodotti green più costosi, ma poi altri paesi ci fanno concorrenza con prodotti che non rispettano l’ambiente”, ha concluso. LEGGI TUTTO

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    Clima, G20: domani incontro WEC e Globe su decarbonizzazione e filiera riciclo

    (Teleborsa) – Accelerare per trasformare modelli di sviluppo economico, realizzare le infrastrutture necessarie alla transizione ecologica, rilanciare iniziative di ricerca e sviluppo per le nuove filiere dell’economia circolare e strutturare politiche industriali competitive e sostenibili ambientalmente e socialmente, rappresentano la via maestra per la ripartenza globale e nazionale. Il focus del G20 a Presidenza italiana su persone, prosperità, pianeta pone queste sfide globali all’attenzione dei governi delle principali economie mondiali e insieme alla COP26 la comunità internazionale sarà impegnata a trovare soluzioni condivise per la transizione ecologica dei sistemi energetici e dell’economia circolare. Di questo scenario l’Italia sarà protagonista globale nel 2021. In occasione del G20 Clima ed Energia 2021 di Napoli, WEC Italia e Globe Italia, in collaborazione con la cattedra di Diritto dell’energia dell’Universita’ degli Studi di Napoli Federico II, organizzano un incontro “at high level” su invito, con la partecipazione di alti rappresentanti istituzionali, del Ministero della Transizione Ecologica, di delegazioni istituzionali dei Paesi G20 insieme a consorzi e imprese del riciclo nonché di rappresentanti di multinazionali e primarie aziende energetiche. “Persone, prosperità e pianeta al centro della transizione ecologica”, questo il titolo dell’appuntamento, in programma domani, giovedì 22 luglio 2021, dalle 14.30 alle 18.45, presso l’Università Federico II, Dipartimento di Giurisprudenza, Aula Pessina. L’iniziativa vuole essere un’occasione di confronto concreto ad alto livello su politiche, strategie e soluzioni innovative per la decarbonizzazione dei sistemi energetici e della filiera del riciclo. L’incontro sarà trasmesso in streaming sui canali social degli organizzatori. Il talk 2, “L’Italia cuore della transizione europea giusta e sostenibile”, sarà moderato dal vicedirettore di askanews, Gianni Todini. L’evento è patrocinato dal Parlamento Europeo, dall’Università Federico II di Napoli e dall’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo, e promosso da CNH Industrial, Coca Cola HBC Italia, Comieco, Conai, Contarina Spa, Edison, Fise-Assoambiente, Istituto Italiano di Tecnologia, Saipem, Snam e Terna. LEGGI TUTTO

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    IEA, emissioni CO2 verso record nel 2023. Non c'è picco in vista

    (Teleborsa) – Nonostante l’impegno per la transizione energetica e il taglio delle emissioni, le misure dei governi nazionali per la ripresa dalla pandemia spingeranno le emissioni di CO2 a nuovi livelli record nel 2023, con possibilità di ulteriore crescita negli anni successivi. È quanto emerge da un nuovo report dell’IEA, l’Agenzia internazionale dell’energia, nel quale viene sottolineato che non c’è “alcun picco chiaro in vista”.L’organizzazione stima che i governi di tutto il mondo hanno stanziato circa 380 miliardi di dollari per misure sull’energia pulita come parte della loro risposta economica alla crisi del Covid-19, pari a circa il 2% del sostegno fiscale totale in risposta alla crisi pandemica. Questa spesa pubblica e le nuove politiche messe in atto dallo scorso anno dovrebbero aggiungere 350 miliardi di dollari in più all’anno alla spesa per l’energia pulita tra il 2021 e il 2023, pari a un aumento del 30% rispetto ai livelli registrati negli ultimi anni.L’aumento degli investimenti per l’energia pulita rappresenta però solo il 35% dell’importo necessario (secondo l’IEA Sustainable Recovery Plan) per mettere il mondo sulla buona strada per raggiungere emissioni nette zero entro il 2050. Ci sono anche ampie differenze geografiche: la maggior parte della spesa è concentrate nelle economie del G20 e infatti in questi Paesi le misure di rilancio annunciate fino ad oggi dovrebbero soddisfare il 60% del fabbisogno di investimenti previsto per una transizione sostenibile, secondo i calcoli dell’IEA. Nelle economie emergenti e in via di sviluppo questa quota scende al 20%.Sebbene le emissioni di CO2 raggiungeranno nuovi livelli record nel 2023, questa traiettoria è inferiore di 800 milioni di tonnellate di CO2 rispetto a quella che sarebbe stata raggiunta senza sforzi per la transizione energetica dell’economia globale. Il livello che sarà raggiunto, secondo le stime dall’IEA, sarà comunque 3.500 milioni di tonnellate di CO2 al di sopra del percorso indicato dall’Agenzia internazionale dell’energia per raggiungere l’obiettivo di emissioni zero nel 2050. LEGGI TUTTO

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    Clima, Gentiloni: Fit for 55 è un piano ambizioso per non essere travolti dalla transizione

    (Teleborsa) – La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha costruito la sua identità attorno al Green Deal. Lo ha ricordato il Commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, nel suo intervento a un seminario organizzato dalla Fondazione Symbola esprimendo la sua soddisfazione per la pubblicazione del pacchetto Fit to 55. L’iniziativa – ha spiegato – rivede la strategia verde dell’Unione europea alzando il tiro sugli obiettivi al 2030: un piano ambizioso, ma questa ambizione è necessaria per gestire la transizione ambientale senza esserne travolti, ha aggiunto. “Questa decisione è stata presa un anno fa e allora poteva apparire più spericolata di quanto appaia adesso. Oggi siamo dentro un quadro che conferma che questa accresciuta ambizione aveva un suo razionale”, ha detto Gentiloni. La trasformazione climatica “ci sarà e ne vediamo molto chiaramente le conseguenze, di ogni genere, non solo ambientali ma anche geopolitiche, cambierà il mondo. Il punto è se ci riproponiamo di gestirla oppure se ne siamo solo oggetto passivo rischiando di esserne travolti: se la gestiamo servono obiettivi molto ambiziosi”, ha sottolineato. LEGGI TUTTO

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    Clima, Commissione Ue approva pacchetto legislativo “Fit for 55”

    (Teleborsa) – “Trasformare radicalmente la nostra economia e la nostra società per costruire un futuro equo, verde e prospero”. Per perseguire questo obiettivo la Commissione europea ha approvato oggi il pacchetto legislativo “Fit for 55”, che contiene una dozzina di proposte di direttive, regolamenti e altre iniziative, spesso interconnesse e complementari fra loro, riguardanti tutti i settori dell’economia che sono chiamati a contribuire al raggiungimento dei traguardi decisi e fissati nella legge europea sul clima, ovvero la riduzione delle emissioni di gas serra dell’Ue del 55% al 2030 e l’obiettivo “zero emissioni nette” (neutralità climatica) entro il 2050. I dettagli sono stati illustrati dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen durante una conferenza stampa nel pomeriggio a Bruxelles. Le proposte della Commissione riguardano le politiche dell’Ue in materia di clima, energia, uso del suolo, trasporti e fiscalità energetica. È previsto un rafforzamento del sistema europeo di scambio dei permessi di emissione (“Emission trade system” – Ets) e la sua applicazione a nuovi settori (aviazione civile, settore marittimo, trasporti stradali ed edilizia); un aumento della produzione dell’uso di energie rinnovabili; obiettivi vincolanti per l’aumento dell’efficienza energetica; una più rapida diffusione dei modi di trasporto a basse emissioni e delle infrastrutture (punti di ricarica elettrica e di rifornimento per i carburanti alternativi) e dei nuovi combustibili necessari; l’allineamento delle politiche fiscali (in particolare la tassazione dell’energia) con gli obiettivi del Green Deal europeo; misure (“dazi climatici” all’importazione) per prevenire il “carbon leakage” e rilocalizzazione fuori dall’Ue delle industrie ad alta intensità di emissioni; strumenti per preservare e potenziare la capacita’ dei “pozzi naturali di assorbimento del carbonio”, ovvero le aree agricole e forestali. “Con il pacchetto Fit-for-55 l’Europa ha lanciato il guanto di una sfida di politica industriale senza precedenti – ha commentato Aurelio Regina, delegato per l’Energia e la transizione energetica di Confindustria –. È un obiettivo ambientale importante per le generazioni future che deve impegnare l’intera società a finalizzare, attraverso un dialogo inclusivo e non ideologico, un quadro di riferimento capace di coniugare l’obiettivo di rendere green l’economia UE senza penalizzare le imprese e i Paesi che, come nel caso dell’Italia, hanno progressivamente aumentato gli sforzi per accelerare la transizione energetica e ambientale, raggiungendo oggi posizioni di frontiera in molti settori economici. La stessa Commissione – ha proseguito – prevede a livello Ue un fabbisogno di investimenti complessivo al 2030 di oltre 3.500 miliardi di cui oltre 600 per l’Italia. Si tratta di un piano senza precedenti che ci obbliga a cambiare marcia e a passare dalla discussione sugli obiettivi, ormai decisi, a un dibattito pragmatico sulle soluzioni, considerando tutte le opzioni possibili sulla base del costo e della reale efficacia, per evitare di generare potenziali ripercussioni negative per le imprese europee e un inutile spreco di risorse. Per le generazioni future va garantita anche la tenuta di un sistema produttivo manifatturiero in grado di assicurare occupazione e sviluppo all’interno di un contesto di filiere globali nel quale tutti devono fare la loro parte nella geopolitica dell’ambiente per evitare effetti di spiazzamento. Nel nostro Paese sono presenti settori di base fondamentali per lo sviluppo della green economy e leadership manifatturiere pronte a cogliere le grandi opportunità offerte dal nuovo scenario. Per questo – ha concluso il delegato del presidente di Confindustria – il dibattito sull’ambiente deve essere accompagnato da una politica industriale nazionale ed europea volta a costruire anche un ecosistema per uno sviluppo industriale sostenibile”. IL PACCHETTO “FIT FOR 55” RIFORMA ETS – I settori dell’industria e dell’energia coperti dal mercato Ue del carbonio (Ets) dovranno aumentare lo sforzo di riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2030 dal 43 al 61% rispetto al 2005. Saranno eliminati i permessi di emissione gratis di cui attualmente godono l’aviazione e gli operatori marittimi. Il regime Ets scatterà anche per i trasporti su strada e via mare. TARGET NAZIONALI – Rinforzati gli obiettivi di riduzione delle emissioni per agricoltura, trasporti ed edifici: passeranno dal 29% previsto oggi al 40%. Per l’Italia, il target sale dal 33 al 43,7%. Gli Stati membri dovranno condividere anche la responsabilità della rimozione del carbonio dall’atmosfera, con un obiettivo Ue equivalente al taglio di 310 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 entro il 2030. FORESTE – Previsto il rimboschimento con 3 miliardi di alberi piantati entro il 2030.EMISSIONI AUTO – Stop alla vendita di auto benzina e diesel dal 2035. FONDO SOCIALE UE PER IL CLIMA – I proventi del mercato del carbonio finiranno in un fondo sociale per il clima da 70 miliardi in 7 anni con cui l’Ue potrebbe cofinanziare al 50% regimi di incentivazione nazionale per l’acquisto di auto a zero emissioni e la riqualificazione energetica degli edifici. FISCO – Passaggio da una tassazione dell’energia basata sui volumi a una basata sul contenuto energetico dei combustibili, colpendo le fonti fossili e favorendo l’elettricità. La tassazione minima sulla benzina passerebbe quindi da 0,359 a 0,385 centesimi al litro, quella sul gasolio da 0,330 a 0,419. Le imposte minime sull’elettricità caleranno da un euro a Megawatt/ora a 58 centesimi. CARBON TAX – Per evitare il dumping ambientale, sarà introdotto anche il meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera (Cbam). Operativo dal 2026, prevede l’applicazione del prezzo della CO2 del mercato Ue alle importazioni per ferro e acciaio, cemento, elettricità, alluminio e fertilizzanti. CARBURANTI – Previsti l’utilizzo di un blend di carburanti sostenibili per i jet fino al 63% nel 2050 e un tetto massimo al contenuto di gas serra dei carburanti utilizzati dalle navi che fanno scalo nei porti europei. PUNTI DI RICARICA – Saranno installate colonnine ogni 60 km per l’elettrico e ogni 150 km per l’idrogeno entro il 2025. * RINNOVABILI. La quota nel mix energetico Ue passerà dal 32% al 40%. EDILIZIA – Il settore pubblico dovrà rinnovare il 3% dei suoi edifici ogni anno. LEGGI TUTTO

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    Clima, Yellen: “Decarbonizzazione richiederà scelte difficili. Focus su cooperazione”

    (Teleborsa) – “La decarbonizzazione delle nostre economie entro la metà di questo secolo richiederà grandi investimenti e scelte politiche difficili”, ma “è nostra responsabilità agire e farlo immediatamente”. Lo ha affermato il Segretario al Tesoro USA Janet Yellen, intervenendo al Simposio di alto livello sulla tassazione, nell’ambito del vertice del G20 a Venezia.Yellen ha poi spiegato che sul clima occorre lavorare nella stessa direzione per evitare ricadute dannose. “La natura globale della questione delle delle emissioni di carbonio significa che, se i Paesi prendono strade diverse, questo approccio può creare frizioni”. E’ necessario allora che il G20 si preoccupi di “creare una piattaforma per lavorare assieme, per evitare ricadute dannose da approcci non sono allineati”- Le aree di intervento su cui cooperare sono due: disponibilità e trasparenza dei dati e proposte per evitare fughe del carbonio (carbon leakage) o fenomeni di rilocalizzazione delle emissioni di CO2.La titolare al Tesoro ha poi parlato della necessità di “sviluppare strategie interne e regole solide”, indicando che “ci sono diverse leve di politica con cui si possono creare incentivi per decarbonizzazione, tra cui sussidi e tasse”. LEGGI TUTTO