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    Banca CRS, Giovanni Zucchetti si dimette da consigliere

    (Teleborsa) – La Cassa di Risparmio di Savigliano (Banca CRS) ha comunicato che, a far data dal 14 agosto 2023, Giovanni Zucchetti ha rassegnato le proprie dimissioni da consigliere della banca. Zucchetti faceva anche parte del comitato esecutivo dell’istituto di credito piemontese.(Foto: © rawpixel) LEGGI TUTTO

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    Gruppo BCC Iccrea, utile 1° semestre sale a 797 milioni di euro

    (Teleborsa) – Il Gruppo BCC Iccrea, il maggior gruppo bancario cooperativo italiano, ha chiuso il primo semestre del 2023 con un utile netto pari a 797 milioni di euro (683 milioni di euro nel primo semestre 2022, +16,6%). In termini di ricavi, 2023 ha riportato un margine di intermediazione di 2.697 milioni di euro (+9,1% sul primo semestre 2022) grazie alla positiva dinamica del margine di interesse, pari a 1.948 milioni di euro (+16,7% circa sul primo semestre 2022). Andamento positivo anche per le commissioni nette che si sono attestate a 672 milioni di euro (+1,9% rispetto al primo semestre 2022).Le rettifiche nette per rischio di credito sono risultate pari a 195 milioni (182 milioni di euro nel primo semestre 2022) finalizzate a mantenere un prudente e significativo presidio del rischio di credito. Il costo del rischio (annualizzato) è pari a 44 bps.I finanziamenti netti alla clientela si sono attestati a 89,6 miliardi di euro (90,9 miliardi di euro a fine anno 2022); il livello di qualità creditizia risulta stabile rispetto a fine anno 2022 con un NPL ratio lordo del 4,5% e un NPL ratio netto dell’1,5%. Resta elevato ed in ulteriore crescita il livello delle coperture (coverage ratio) sui crediti deteriorati pari al 69,3% (67,4% a fine 2022). Includendo gli effetti del recente accordo per la vendita di 570 milioni di euro di sofferenze e inadempienze probabili, il rapporto NPL ratio lordo si attesterebbe a circa il 4% e NPL ratio netto all’1,4%.La raccolta diretta da clientela si attesta a 126,3 miliardi di euro (128,3 miliardi di euro a dicembre 2022).Grazie al risultato di periodo si pongono in ulteriore crescita (e ai vertici di sistema) i coefficienti patrimoniali: il CET1 ratio, pari al 19,9% e il TC ratio pari al 21,1%, largamente al di sopra dei requisiti. LEGGI TUTTO

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    Banche francesi, DBRS: risultati solidi nonostante pressioni su mercato retail interno

    (Teleborsa) – Su base aggregata, le grandi banche francesi (BNP Paribas, Credit Agricole, SocGen e BPCE) hanno registrato un utile netto attribuibile di 7,2 miliardi di euro nel secondo trimestre del 2023, in aumento rispetto ai 5,2 miliardi di euro del secondo trimestre del 2022. Tuttavia, le banche hanno registrato un reddito aggregato negativo di 696 milioni di euro da elementi eccezionali nel secondo trimestre del 2023, inclusi gli aggiustamenti negativi delle coperture relative alle modifiche dei termini e delle condizioni di TLTRO III presso BNP Paribas, rispetto a un aggregato negativo di 2,8 miliardi di euro nel secondo trimestre del 2022, che includeva la cessione delle attività russe di SocGen. Lo afferma DBRS Morningstar in un nuovo report sul tema.Escludendo questi, l’utile netto sottostante combinato è stato di 7,9 miliardi di euro nel secondo trimestre del 2023, in lieve calo rispetto agli 8 miliardi di euro del secondo trimestre del 2022. Secondo l’agenzia di rating, ciò riflette la resilienza dei ricavi complessivi, con buone performance in International Retail Banking, Asset Management e Insurance che hanno quasi compensato la pressione nel Domestic Retail. Inoltre, i risultati sono stati sostenuti anche da minori accantonamenti presso la maggior parte delle banche e da una base di costi generalmente sotto controllo.”Le banche francesi hanno continuato a riportare risultati complessivamente solidi nel secondo trimestre del 2023, nonostante la tendenza al ribasso nel settore bancario al dettaglio francese derivante dalle specificità del mercato francese in un contesto di tassi in aumento – ha affermato Arnaud Journois, Vice President, Global Financial Institutions di DBRS Morningstar – I risultati del secondo trimestre del 2023, sebbene diversi tra le banche, hanno confermato le tendenze osservate nel primo trimestre del 2023 e prevediamo che le metriche e la performance del credito delle banche francesi rimarranno solide per il resto dell’anno”.I ricavi aggregati delle banche francesi sono stati di 32,7 miliardi di euro nel secondo trimestre del 2023, in calo del 2% su base annua. Ciò è stato determinato principalmente dalla fine del vantaggio derivante da TLTRO III e da un calo del Retail Banking francese presso la maggior parte delle banche derivante dalle specificità del mercato francese in un contesto di tassi in rialzo.Sebbene la performance di Corporate Investment Banking (CIB) sia stata complessivamente resiliente, i ricavi combinati di CIB sono diminuiti del 2,9% nel secondo trimestre del 2023 a causa di Equities e FICC inferiori. Tuttavia, gli analisti notano che questi vengono confrontati con il secondo trimestre del 2022, che è stato un trimestre molto forte per CIB, trainato da un’elevata attività dei clienti, in particolare su tassi e finanziamenti. DBRS Morningstar continua ad aspettarsi una buona performance dei ricavi da negoziazione, ma i ricavi CIB nel complesso saranno inferiori rispetto al 2022. LEGGI TUTTO

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    UBS rinuncia a protezione statale dalle perdite per acquisto Credit Suisse

    (Teleborsa) – UBS Group ha annunciato la decisione di rescindere volontariamente il Loss Protection Agreement (LPA) da CHF 9 miliardi con il governo svizzero a seguito di una valutazione completa del portafoglio designato di attività non core di Credit Suisse, inclusi scenari di gravi perdite di stress. Inoltre, dopo aver debitamente considerato la situazione di finanziamento delle entità di Credit Suisse e del Gruppo UBS in generale, ha anche deciso di terminare volontariamente il Public Liquidity Backstop (PLB) con la Banca nazionale svizzera (BNS) fino a CHF 100 miliardi, garantito dal governo svizzero. Inoltre, Credit Suisse ha interamente rimborsato il prestito Emergency Liquidity Assistance Plus (ELA+). Queste misure, unitamente all’intervento di UBS, hanno contribuito alla stabilizzazione del Credit Suisse e alla stabilità finanziaria in Svizzera e nel mondo.Nell’ambito dell’operazione di salvataggio del Credit Suisse da parte di UBS, il governo svizzero ha stipulato un LPA con UBS, entrato in vigore al closing il 12 giugno 2023. L’LPA doveva coprire perdite fino a CHF 9 miliardi (solo dopo UBS si era fatta carico dei primi CHF 5 miliardi di perdite). L’LPA avrebbe coperto un portafoglio designato di attività non fondamentali del Credit Suisse. All’epoca, ciò era ritenuto necessario per proteggere UBS da potenziali tail risk, poiché durante il fine settimana di salvataggio vi era stato un tempo molto limitato per rivedere le rispettive attività. Dopo aver esaminato tutte le attività coperte dall’LPA dal closing di giugno e aver effettuato gli opportuni adeguamenti fair value, UBS ha concluso che l’LPA non è più necessario. Pertanto, UBS ha notificato la risoluzione volontaria a partire dall’11 agosto 2023. UBS paga un totale di CHF 40 milioni per compensare la Confederazione Svizzera per l’istituzione della LPA.Inoltre, nell’ambito dell’operazione di salvataggio, il 19 marzo 2023 il governo svizzero ha istituito il PLB per un importo fino a 100 miliardi di franchi. Ha consentito alla BNS di fornire un sostegno di liquidità sufficiente al Credit Suisse, sostenuto da una garanzia federale di default. Tutti i prestiti nell’ambito del PLB sono stati interamente rimborsati dal Credit Suisse a partire dalla fine di maggio 2023. A seguito di un’analisi approfondita della situazione dei finanziamenti, UBS ha deciso di risolvere volontariamente l’accordo PLB con la BNS a partire dall’11 agosto 2023. Fino al 31 luglio 2023, il Credit Suisse ha addebitato una commissione d’impegno e un premio di rischio per complessivi CHF 214 milioni, di cui circa CHF 61 milioni alla BNS e CHF 153 milioni alla Confederazione Svizzera.Credit Suisse ha inoltre rimborsato alla BNS il prestito ELA+ di CHF 50 miliardi a partire dal 10 agosto 2023. Credit Suisse ha versato alla BNS un premio di rischio per un totale di CHF 476 milioni. LEGGI TUTTO

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    Banca Valsabbina, utile balza a 29,3 milioni di euro nel primo semestre

    (Teleborsa) – Banca Valsabbina, la principale banca popolare di Brescia, ha chiuso il primo semestre del 2023 con un utile ante imposte di 41,5 milioni di euro (+64,3% rispetto allo stesso periodo del 2022) e con un utile netto di 29,3 milioni di euro (+61,1%). Il ROE, principale indicatore di redditività aziendale, raggiunge il 15%, annualizzando l’utile semestrale.Il margine d’interesse raggiunge 73,9 milioni di euro (+17,3%), grazie all’aumento dei tassi attuato dalla BCE. In crescita anche le commissioni nette (+28,3%), che passano a 33,8 milioni di euro. Rilevante si conferma il contributo derivante dal collocamento di fondi e polizze assicurative, nonché dalle commissioni rivenienti da strutturazione di operazioni e/o servizi di consulenza finanziaria, nell’ambito dei nuovi business adottati.”I numeri ed i principali indicatori del semestre confermano – ancora una volta – l’efficacia del modello di business adottato che permette di integrare l’offerta tradizionale bancaria con una serie di servizi innovativi e complementari, sempre più a 360°”, commenta Renato Barbieri, presidente di Banca Valsabbina.”I continui cambiamenti di scenario e di aspettative sono stati ben fronteggiati dalla nostra banca anche nel corso del primo semestre di quest’anno, puntando su una strategia fondata sulla diversificazione delle fonti di ricavo, sul presidio dei rischi e su un modello in grado di coniugare la tradizione che contraddistingue l’istituto con l’evoluzione richiesta dal mercato – ha aggiunto – La banca lavora intensamente e ha allo studio ulteriori iniziative, con l’obiettivo di conseguire – in coerenza con i positivi risultati del recente passato e pur in un contesto che permane influenzato da eventi esogeni – la necessaria profittabilità richiesta dagli stakeholder, puntando al contempo alla continuità di risultati e alla miglior soddisfazione delle esigenze del territorio”.A fine semestre la raccolta diretta si è attestata a 4.850 milioni di euro, in aumento del 5,1%, mentre la raccolta indiretta si è attestata a 2.894 milioni di euro, segnando una crescita del 12,5%. Gli impieghi alla clientela sono pari a 3.934 milioni di euro, in aumento di circa l’1,5%.I crediti deteriorati lordi si sono ridotti ulteriormente, passando da 199 milioni a 179 milioni di euro. L’NPL Ratio Lordo si è quindi ridotto di conseguenza, stabilizzandosi al 4,4%. I deteriorati netti ammontano a 98milioni di euro, con l’NPL Ratio Netto che si attesta al 2,5% (con copertura media dei deteriorati al 46%), confermando l’attenzione alla qualità del credito, come comprovato anche dal “Texas Ratio” (capacità di assorbimento patrimoniale degli NPL) pari a circa il 25%. LEGGI TUTTO

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    Tassa su extraprofitti bancari: lo scenario europeo

    (Teleborsa) – Mentre in Italia, dopo l’approvazione del decreto Omnibus Asset/investimenti, prosegue il dibattito sulla tassa sugli extraprofitti delle banche, in alcuni paesi europei la tassa è già realtà. La Spagna è stata la prima a chiedere alle banche e alle utilities di fare la loro parte introducendo una tassa sugli extraprofitti con l’obiettivo raccogliere 3 miliardi di euro entro il 2024. Sostenendo che l’aumento dei tassi di interesse aveva portato a profitti straordinari per il settore il governo spagnolo a guida socialista ha imposto per due anni un’imposta del 4,8% sul reddito delle banche da interessi e commissioni. A febbraio è stata pagata la prima tranche e le grandi banche spagnole hanno finora pagato 637,1 milioni di euro (complessivamente il Governo di Sanchez ha raccolto 1,45 miliardi di euro). Il ministero delle Finanze spagnolo ha previsto che l’incasso annuale delle due imposte temporanee (applicabili nel 2023 e 2024) supererà i 2,9 miliardi di euro, tassando rispettivamente il margine di intermediazione e il reddito da attività non regolamentate in Spagna.La tassa sugli extra profitti in Spagna è volta a finanziare i contributi statali a famiglie e imprese ma la misura non è stata accolta favorevolmente da alcuni istituti tra cui Bankinter e Abanca che hanno minacciato di ricorrere alla Corte Costituzionale. A Caixa Bank l’imposta è costata 373 milioni di euro, pari al 44% dell’utile netto di 855 milioni di euro registrato nel primo trimestre. Per Sabadell, che possiede la banca britannica Tsb ma ha la maggior parte delle sue attività in Spagna, l’esborso è stato di 157 milioni di euro, pari al 77% dell’utile del primo trimestre. Al Banco Santander, che ha a operazioni internazionali molto più ampie, la prima tranche è costata quasi il 10% dei profitti del primo trimestre. “Siamo sempre felici di pagare la nostra giusta quota di tasse, ma devono essere applicate a tutti i settori, non solo alle banche” aveva dichiarato al FT il chief financial officer José Garcia Cantera.Risale, invece, allo scorso novembre in Repubblica Ceca l’approvazione da parte della Camera bassa del Parlamento di una tassa del 60% sui profitti delle banche che superano il 120% del fatturato medio annuo tra il 2018 e il 2021. L’obiettivo è raccogliere circa 3,5 miliardi di euro per finanziare gli aiuti alle famiglie e alle imprese colpite dall’impennata dei prezzi di elettricità e gas.Per il biennio 2023-2024 la Lituania lo scorso maggio ha approvato un’imposta pari al 60% sulla parte del reddito netto da interessi bancari che supera del 50% la media dei quattro anni precedenti. Il Paese punta a raccogliere 410 milioni di euro per potenziare le forze armate.Una modifica delle imposte sugli extraprofitti nei settori chiave dell’economia è stata introdotta a giugno in Ungheria. Le banche possono ridurre fino al 50% il peso delle imposte nel 2024 se aumentano gli acquisti di titoli di Stato domestici.È stata, inoltre, introdotta una nuova “tassa sociale” del 13% su alcuni tipi di investimenti, tra cui anche i guadagni sui tassi di interesse dei depositi bancari.In Svezia il governo ha introdotto a gennaio una “tassa sul rischio” per gli istituti con passività legate alle operazioni domestiche superiori a 150 miliardi di corone svedesi (14,1 miliardi di dollari). I soldi incassati serviranno a rafforzare le finanze pubbliche e creare spazio per coprire i costi di un’eventuale crisi finanziaria. L’imposta è pari allo 0,05% delle passività nel 2022 e sale allo 0,06% nel 2023. Stoccolma prevede di raccogliere 6 miliardi di corone svedesi all’anno.Guardando sempre all’Europa, l’ipotesi è sul tavolo anche in altri Paesi. Nel Regno Unito l’ipotesi di una tassa sugli extra profitti è allo studio dopo che le banche sono state accusate di “affarismo” e lo scorso mese, il regolatore finanziario ha chiesto alle banche di accelerare gli sforzi per migliorare l’accesso alle loro migliori tariffe di risparmio. In Belgio l’iniziativa lanciata in Italia per la tassazione degli extraprofitti delle banche divide la coalizione che sostiene il governo. All’interno della maggioranza cosiddetta Vivaldi, secondo quanto si legge oggi sulla stampa locale, la misura piace alla sinistra del Ps e agli ecologisti di Ecolo, viene bocciata dai liberali francofoni del MR mentre i democratici-cristiani del Cd&v e liberali fiamminghi (Open Vdl), evitano ogni commento. Intanto la Federazione bancaria nazionale (Febelfin) prende le distanze dal progetto giudicando “ingannevole” l’idea che le banche, avendo realizzato di utili miliardari, possano contribuire più di altri ad alleviare le difficoltà della finanza pubblica nazionale. Il Belgio, come tanti altri Paesi Ue, ha introdotto una tassa sugli extraprofitti generati dalle imprese del settore energetico in seguito alla guerra in Ucraina, ma finora non ha affrontato la questione di un analogo intervento sulle banche. Cosa che dovrebbe avvenire alla ripresa dei lavori parlamentari dopo la pausa estiva quando si prevede saranno discusse alcune proposte presentate a questo proposito dai socialisti e dagli ecologisti. La tassa sugli extraprofitti bancari introdotta in Italia dal governo di Giorgia Meloni fa discutere anche in Svizzera. Secondo il portale di informazione finanziaria Finews, nella prima parte dell’anno i ricavi da operazioni su interesse realizzati dagli istituti di credito elvetici attivi nei settori tradizionali si sono talvolta moltiplicati per quattro nel confronto con lo stesso periodo del 2022, sulla scia dell’aumento dei tassi d’interesse. Inoltre la Banca nazionale svizzera (Bns) ha versato 3,3 miliardi di interessi alle banche sui loro conti giro nel periodo gennaio-giugno. In tale scenario torna sul tavolo l’ipotesi di un’imposta speciale sugli utili in Svizzera, già oggetto di un acceso dibattito lo scorso autunno in relazione agli enormi profitti del settore energetico, che poco prima aveva peraltro fatto ricorso al sostegno dello stato. Secondo l’Associazione svizzera dei banchieri (Asb) le cosiddette “windfall taxes” (imposte sui guadagni inaspettati) sono generalmente poco sensate. “Per le aziende interessate, esse comportano una notevole incertezza giuridica e di pianificazione e peggiorano l’attrattiva di una piazza economica”, ha detto l’organismo a Finews.ch. Inoltre, i profitti derivanti dall’attività su interesse sono già gravati dalle consuete imposte sugli utili, sottolinea l’Asb. LEGGI TUTTO

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    Banche, Fitch: tassa extraprofitti intaccherà utili ma non influirà su rating

    (Teleborsa) – L’annuncio di una tassa sugli extraprofitti delle banche italiane, sotto forma di un prelievo mirato all’aumento del margine di interesse (NII) conseguito dagli istituti grazie all’aumento dei tassi di interesse, non influirà sui rating delle banche nazionali. Lo afferma Fitch Ratings in un report sul tema. Il prelievo “ridurrà la redditività a breve termine, ma non comporterà un abbassamento dei rating data la sua natura una tantum e l’applicazione in un momento di redditività ciclicamente elevata e coefficienti patrimoniali confortevoli”, viene sottolineato.Fitch stima che il prelievo genererà 2,5-3 miliardi di euro, in gran parte a carico delle maggiori banche commerciali, Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, BPER Banca e Banca Monte dei Paschi di Siena, nonché i gruppi bancari cooperativi Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea e Gruppo Bancario Cooperativo Cassa Centrale Banca.”Queste banche hanno registrato una forte crescita dell’NII dalla seconda metà del 2022 poiché i tassi di interesse più elevati si sono riversati sulle loro attività, che sono per lo più a tasso variabile, ma molto meno sulle loro passività – afferma l’agenzia di rating – Le banche sono in gran parte finanziate da depositi e i loro forti franchise hanno permesso loro di limitare la trasmissione di tassi di interesse più elevati ai depositi dei clienti”.Nella maggior parte dei casi, Fitch prevede che il prelievo raggiunga il limite dello 0,1% del totale delle attività, che equivale in media a circa 30 punti base di attività ponderate per il rischio. Ciò corrisponde al 10%-15% della previsione dell’utile netto delle banche per il 2023 e invertirà ampiamente i recenti aumenti della guidance. Nel complesso, l’erosione della generazione di capitale interno e della redditività dovrebbe essere modesta.Secondo Fitch, le banche più piccole e più specializzate dovrebbero essere meno colpite dal prelievo poiché i loro costi di finanziamento sono generalmente aumentati più rapidamente con l’aumento dei tassi di interesse, limitando il vantaggio per l’NII. Tuttavia, il prelievo potrebbe limitare la capacità di prestito di alcune banche più piccole, poiché queste tendono ad avere riserve di capitale più ristrette e si affidano maggiormente alla generazione di capitale interno per finanziare la crescita organica.”Se il prelievo venisse rinnovato, potrebbero sorgere rischi al ribasso per i rating, poiché l’impatto negativo sulla capacità di guadagno ridurrebbe la capacità delle banche di assorbire le perdite su crediti in caso di rallentamento economico – mette in guardia Fitch – Ciò potrebbe anche compromettere la capacità delle banche di raccogliere capitale quando necessario, in quanto minerebbe l’attrattiva del settore bancario nazionale per gli investitori”. LEGGI TUTTO

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    Banche italiane, Scope: risultati record difficili da ripetere con tassa extraprofitti

    (Teleborsa) – Lo slancio positivo per le banche italiane è proseguito nel secondo trimestre del 2023, determinando un’eccellente serie di risultati, trainati principalmente da margini di interesse più ampi e bassi accantonamenti per perdite su crediti, ma la tassa sugli extraprofitti proposta dal governo Meloni ridurrà la redditività nella seconda metà dell’anno. È l’opinione di Scope Ratings, secondo un report sul tema pubblicato oggi.”La tassa sui profitti straordinari è dura. Stimiamo l’impatto nel range 20bp-100bp per le banche italiane del nostro campione. Questo scende a 15-35 punti base se viene confermato il cap dello 0,1% sul totale delle attività – ha affermato Alessandro Boratti, lead analyst per le banche italiane – La tassa potrebbe anche costringere le banche a riconsiderare la distribuzione di dividendi generosi, nonostante i risultati positivi degli stress test che in teoria supportano i piani di distribuzione”.La notizia della tassa ha seguito un’eccellente serie di risultati del secondo trimestre. Il campione di otto banche italiane di Scope Ratings (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, BMPS, BPER, Mediobanca , Credem e BP Sondrio) ha ottenuto un ROE medio del 14,7%, +1,6 pp rispetto al trimestre precedente.”Mentre la tassa potrebbe ridurre materialmente i profitti annuali, lo spazio per ulteriori miglioramenti si stava già restringendo mentre i tassi di interesse si avvicinano al loro picco tra il rallentamento dell’inflazione e la crescita economica nell’area euro – ha spiegato Boratti – Anche se gli asset potrebbero non essere ancora completamente riprezzati, le pressioni sulle banche stanno aumentando per aumentare i tassi sui depositi, in particolare in Italia, dove il tasso di trasmissione è ancora a livelli storicamente bassi. Allo stesso tempo, i volumi dei prestiti potrebbero continuare a diminuire a causa della bassa domanda dei clienti e dei criteri di sottoscrizione più severi, soprattutto per le imprese”.I risultati del primo semestre e le guidance delle banche suggeriscono che il NII diminuirà nella seconda metà per la maggior parte degli istituti di credito, anche se Scope ritiene che le banche potrebbero sorprendere al rialzo perché le ipotesi sul beta dei depositi (circa il 30%-40%) implicherebbero una significativa accelerazione del riprezzamento nei prossimi trimestri.”Le banche stanno indicando un rimbalzo degli accantonamenti di credito nella seconda metà, ma riteniamo che le loro proiezioni siano prudenti data l’assenza di segnali di deterioramento del credito e la visione costruttiva delle banche sulle tendenze della qualità degli attivi per il 2024. Ciò potrebbe riflettere l’inclinazione delle banche ad accumulare accantonamenti generici a fine anno, soprattutto perché hanno i margini per farlo”, ha detto Boratti.Intanto, la qualità degli attivi continua a sorprendere al rialzo. Nonostante il difficile contesto economico, la qualità del credito è stabile. Secondo le analisi di Scope, i prestiti Stage 2 rimangono elevati rispetto agli standard dell’UE e superiori ai livelli pre-pandemia, sebbene siano diminuiti del 4% dall’inizio dell’anno.”Ma crediamo che sia solo una questione di tempo prima che la tendenza positiva si inverta, poiché gli impatti delle condizioni finanziarie più restrittive stanno iniziando a manifestarsi nei dati sul PIL – ha spiegato l’analista – Tuttavia, non ci aspettiamo un’ondata di default. Negli ultimi anni, gli istituti di credito italiani hanno notevolmente migliorato la gestione dell’origine del credito, delle posizioni ad alto rischio e degli NPL. Ciò avrà reso i bilanci più resistenti alle recessioni economiche”. LEGGI TUTTO