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    UniCredit, Goldman Sachs ha quota potenziale dello 0,54%

    (Teleborsa) – Goldman Sachs continua a muoversi sul capitale di UniCredit, sia tramite acquisti di azioni che altri strumenti. Secondo le comunicazioni della CONSOB relative alle partecipazioni rilevanti, con riferimento all’11 dicembre, la banca d’affari statunitense ha una quota potenziale dello 0,54% del capitale. All’aggiornamento precedente, ovvero al 4 dicembre, la quota aveva toccato il 5,78%.Scendendo nei dettagli, lo 0,02% sono diritti di voto riferibili ad azioni. Lo 0,003% sono partecipazioni potenziali e lo 0,52% sono altre posizioni lunghe con regolamento fisico e in contanti. LEGGI TUTTO

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    Fondazioni di origine bancaria, Fondazione Roma rientra in ACRI

    (Teleborsa) – Il consiglio di amministrazione dell’ACRI (Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio) ha accolto “all’unanimità e con viva soddisfazione” la richiesta della Fondazione Roma di rientrare a far parte dell’Associazione. Lo si legge in una nota, dove viene spiegato che la decisione avrà efficacia a partire dal 1° gennaio 2024. Il Presidente Franco Parasassi, convinto fautore dell’iniziativa, insieme al Vice Presidente Piero Colonna, all’intero consiglio di amministrazione ed al comitato di indirizzo, spiega che “La Fondazione Roma è la sesta Fondazione ex bancaria per patrimonio e, come tale, non poteva rimanere a lungo distante e fuori dal centro decisionale del sistema delle Fondazioni. Sono convinto – continua – che l’ACRI possa tornare a dare molto alla Fondazione, poiché uniti si lavora con più serenità e si hanno maggiori probabilità di conseguire i risultati che si auspicano per il bene delle Fondazioni e delle comunità territoriali cui esse cercano di essere vicine e solidali, ma anche la Fondazione Roma potrà ritornare a dare un contributo importante ed originale all’Associazione”.(Foto: © rawpixel) LEGGI TUTTO

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    Credem, la più solida banca secondo test Srep Bce

    (Teleborsa) – Credem, uno dei principali gruppi bancari nazionali, risulta l’istituto più solido a livello europeo ed il migliore in Italia, come mostra la pubblicazione sul sito della Banca Centrale Europea dei dati relativi ai requisiti patrimoniali (SREP) delle banche vigilate direttamente dall’autorità di Francoforte.Il requisito patrimoniale complessivo, che indica il livello minimo di capitale da rispettare a fronte delle attività svolte dal Gruppo ed a tutela dei risparmiatori, per il 2024, ammonta a 7,60% per quanto riguarda il CET 1 ratio. I requisiti per il Tier 1 ratio e per il Tier Total sono invece rispettivamente fissati a 9,29% e 11,54%.”La solidità che ci caratterizza da sempre e che è stata ancora una volta riconosciuta dalla Banca Centrale Europea ai massimi livelli, rappresenta una garanzia per i nostri clienti ma anche la base imprescindibile su cui continuare a costruire il nostro percorso di sviluppo basato sulla crescita sana e sostenibile, sull’impegno e la competenza delle nostre persone, sulla continua creazione di valore nel tempo e lo sviluppo di benessere diffuso tra tutti coloro che interagiscono con il Gruppo”, ha commentato Angelo Campani, direttore generale di Credem.A fine settembre 2023, tutti i coefficienti patrimoniali del Gruppo sono ampiamente superiori ai requisiti. In particolare il CET1 Ratio a livello di Credemholding (perimetro di vigilanza) è pari a 14,8% con un buffer, rispetto al requisito SREP, tra i più ampi del sistema, e pari a 716 punti base. LEGGI TUTTO

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    Tribunale UE: Unione non deve risarcire danni a Banca Popolare di Bari

    (Teleborsa) – La Corte di giustizia dell’Unione europea (CURIA) ha deciso che l’Unione non deve risarcire il danno asseritamente subìto dalla Banca Popolare di Bari a causa di una decisione della Commissione in merito alla misura di aiuto dell‘Italia a favore di Banca Tercas.Nel 2013, la banca italiana Banca Popolare di Bari (BPB) ha manifestato il proprio interesse a sottoscrivere un aumento di capitale di Banca Tercas, banca italiana che era stata posta in amministrazione straordinaria a seguito di irregolarità accertate dalla Banca d’Italia. La manifestazione di interesse della BPB era subordinata alla condizione che il deficit patrimoniale della Tercas venisse interamente coperto dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD). Nel 2014, il FITD ha deciso di coprire il deficit della Tercas e di concederle alcune garanzie. Dal 1° ottobre 2014 la BPB detiene l’intero patrimonio della Tercas.Con decisione del 23 dicembre 2015, la Commissione ha constatato che tale intervento del FITD a favore della Tercas costituiva un aiuto di Stato illegittimo concesso dall’Italia alla Tercas e ne ha ordinato il recupero. Con una sentenza del 19 marzo 2019, il Tribunale ha annullato la decisione della Commissione. La Corte di giustizia ha confermato tale conclusione in una sentenza pronunciata il 2 marzo 2021.La BPB ha adito il Tribunale per ottenere la condanna dell’Unione europea al risarcimento dei danni da essa asseritamente subiti a seguito dell’adozione della decisione della Commissione. Con la sua sentenza in data odierna, il Tribunale respinge il ricorso della BPB.Il Tribunale ricorda che l’Unione deve risarcire i danni causati dalle sue istituzioni. L’insorgere della sua responsabilità dipende dal soddisfacimento di tre condizioni: una violazione sufficientemente qualificata di una norma giuridica dell’Unione che conferisce dei diritti ai singoli, il verificarsi di un danno e l’esistenza di un nesso di causalità tra detta violazione e il danno verificatosi.Il Tribunale constata che il presupposto per l’insorgenza della responsabilità relativo all’esistenza di una violazione sufficientemente qualificata di tale norma non risulta soddisfatto, in quanto l’irregolarità commessa della Commissione non è estranea al comportamento normale, prudente e diligente di un’istituzione incaricata di vigilare sull’applicazione delle regole di concorrenza in un contesto particolarmente complesso. Il Tribunale aggiunge, quanto all’esame dell’esistenza del nesso di causalità diretto, che il comportamento della Commissione non è la causa diretta e determinante del danno asseritamente subìto, che consisterebbe nella perdita di depositi e di clientela. LEGGI TUTTO

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    U.S. Bank, sanzione da 36 milioni di dollari per condotta illegale durante pandemia

    (Teleborsa) – U.S. Bank pagherà 36 milioni di dollari per le accuse di aver illegalmente impedito ai consumatori disoccupati di accedere ai sussidi di disoccupazione durante la pandemia da coronavirus. In particolare, il Consumer Financial Protection Bureau (CFPB) ha ordinato di pagare quasi 21 milioni di dollari, mentre l’Office of the Comptroller of the Currency (OCC) ha separatamente ordinato di pagare 15 milioni di dollari.U.S. Bank è interamente controllata da U.S. Bancorp e ha sede a Minneapolis. Si tratta della quinta banca commerciale più grande del paese, con 2.000 filiali in 26 stati. Al 30 settembre 2023, aveva un patrimonio di 668 miliardi di dollari.”In un momento in cui la disoccupazione era vicina al 15%, molti americani disoccupati in tutto il paese non avevano altra scelta se non quella di affidarsi a U.S. Bank per i loro sussidi di disoccupazione. U.S. Bank ha bloccato l’accesso ai conti e ha richiesto pratiche burocratiche onerose affinché i consumatori riacquistassero l’accesso ai benefici congelati – ha affermato il direttore del CFPB Rohit Chopra – U.S. Bank deve rispettare la legge, e il CFPB e l’OCC stanno facendo pagare alla banca i suoi condotta”. LEGGI TUTTO

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    Svizzera, FINMA chiede più poteri dopo il fallimento di Credit Suisse

    (Teleborsa) – L’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) richiede basi legali più forti, la competenza di infliggere multe e norme più stringenti in materia di corporate governance per evitare un altro caso Credit Suisse, che ha portato alla scomparsa dal panorama bancario di una delle due grandi banche attive a livello internazionale, in un evento drastico per la piazza finanziaria svizzera. Le richieste sono contenute in un rapporto pubblicato oggi dalla stessa FINMA, messo a disposizione della Commissione Parlamentare d’inchiesta, che ha analizzato e ripercorso in maniera esaustiva la cronologia dei fatti, l’attività di vigilanza esercitata, il decorso acuto della crisi e la conseguente necessità di apportare cambiamenti.La FINMA ha spiegato che il dissesto di Credit Suisse è stato dovuto a carenze nella strategia e nel management. In particolare: le modifiche alla strategia non sono state attuate in modo coerente; i ricorrenti scandali hanno compromesso la reputazione della banca; i problemi di Credit Suisse si sono materializzati in diverse aree operative e a causa di varie tipologie di rischio; anche negli anni in cui si sono registrate perdite consistenti, le remunerazioni variabili sono rimaste elevate; riorganizzazioni, nonché costi elevati, multe e perdite hanno inoltre indebolito la base patrimoniale; la casa madre, Credit Suisse SA, era l’unità che all’interno del gruppo presentava la più scarsa dotazione di capitale e pertanto costituiva l’anello più debole di tutta la catena; la perdita di fiducia nella banca è tuttavia sfociata in deflussi di liquidità troppo rapidi e di ampia portata, che sono stati ulteriormente acuiti dai mezzi di comunicazione digitale (digital bank run).La FINMA ha svolto un’attività di vigilanza ad ampio raggio su Credit Suisse nel quadro delle disposizioni legali vigenti. Dal 2012 ha svolto 43 accertamenti preliminari nei confronti di Credit Suisse per eventuali procedimenti di enforcement, pronunciato nove ammonimenti, sporto 16 denunce penali, concluso 11 procedimenti di enforcement nei confronti dell’istituto e concluso tre procedimenti nei confronti di persone fisiche. 11 di questi 14 procedimenti sono stati avviati a partire dal 2018. In partucolare, nel periodo 2018-2022 la FINMA ha inoltre svolto 108 controlli in loco presso Credit Suisse e individuato 382 punti che richiedevano l’adozione di misure. Per 113 di questi punti, il rischio è stato classificato come elevato o critico. “Queste cifre e misure mostrano che la FINMA si è avvalsa di tutte le sue competenze e possibilità previste per legge”, si legge in una nota.Secondo la FINMA, “la base legale della vigilanza ha mostrato i propri limiti: a causa dell’accumularsi di problemi e carenze all’interno della banca, negli ultimi anni la FINMA ha progressivamente intensificato la sua attività di vigilanza e di enforcement nei confronti di Credit Suisse e ordinato misure sempre più incisive, spingendosi fino ai limiti imposti dal quadro legale”. Inoltre, la FINMA “caldeggia un ampliamento delle sue competenze per esercitare una maggiore influenza sulla governance degli assoggettati. Al riguardo la FINMA considera opportuni, in particolare, un Senior Managers Regime, una competenza sanzionatoria e la possibilità di pubblicare regolarmente informazioni sui procedimenti di enforcement”.”La FINMA ha impiegato tutta la gamma di strumenti a sua disposizione e individuato precocemente il rischio di una possibile destabilizzazione di Credit Suisse – ha commentato Thomas Hirschi, responsabile dell’unità di crisi e della divisione Banche della FINMA – Il suo operato si è rivelato efficace, ma non ha consentito di rimediare alle cause della perdita di fiducia e di colmare le carenze nell’attuazione della strategia e nella gestione del rischio. Le autorità, conformemente al proprio mandato legale, si sono tuttavia adoperate per tutelare i creditori e la stabilità finanziaria nel momento in cui la banca è uscita dal mercato”. LEGGI TUTTO

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    Equità di genere, UniCredit prima banca paneuropea a ottenere Certificazione Globale EDGE

    (Teleborsa) – UniCredit è prima banca paneuropea certificata EDGE a livello Globale per l’equità di genere e l’inclusione. Ciò – spiega UniCredit in una nota – è stato reso possibile grazie all’impegno in tema di diversità e inclusione nelle banche del Gruppo presenti in Ungheria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Croazia e Serbia, che si affiancano alle banche già certificate in Italia, Germania e Austria. UniCredit è la prima banca ad essere certificata in 10 Paesi ottenendo la prestigiosa certificazione globale.La Certificazione EDGE è il principale standard globale per la Diversità, l’Equità e l’Inclusione (DE&I), in tema di equità di genere e intersezionalità sul luogo di lavoro. Offre un approccio olistico all’interno del quale le organizzazioni si misurano a livello globale.Il processo di Certificazione prevede una rigorosa revisione da parte di un ente terzo in relazione a rappresentanza di genere in termini di piani di successione, equità retributiva, efficacia delle policy e delle procedure, livello di inclusione all’interno della cultura aziendale.Tutte le banche UniCredit certificate EDGE si impegnano a continuare il percorso intrapreso verso l’equità di genere e l’inclusione sul posto di lavoro, seguendo piani d’azione EDGE dedicati. Questi piani sono definiti in base ai risultati del processo di certificazione. Includono diversi impegni, tra i quali garantire una rappresentanza femminile a livello di middle, upper e top management; creare opportunità di promozione e di retribuzione a parità di lavoro; incoraggiare una maggiore fruizione del congedo di paternità, che in UniCredit è offerto in misura maggiore rispetto a quanto previsto dalla legge.”UniCredit si sta affermando in Europa come esempio in tema di sostenibilità aziendale. Siamo molto orgogliosi – ha detto Andrea Orcel, CEO di UniCredit – di essere la prima organizzazione del settore bancario a ottenere la certificazione EDGE in 10 Paesi e la prima banca paneuropea con certificazione globale. Essere campioni quando si parla di diversità di genere, equità e inclusione è parte integrante della nostra cultura e riafferma il nostro impegno attorno a principi e valori che rappresentano una componente cruciale del nostro continuo successo aziendale. La ricca diversità all’interno del nostro team crea l’ambiente inclusivo attraverso il quale fornire le migliori soluzioni ad un numero sempre maggiore di clienti, in crescita in tutta Europa”.”Il risultato ottenuto da UniCredit, la certificazione Globale EDGE, – commenta Aniela Unguresan, fondatrice di EDGE Certified Foundation – è una svolta per il business. UniCredit, partendo nel 2022 da 5 società del Gruppo e allargandosi oggi ad altre sei banche, copre con la certificazione più dell’80% dei propri dipendenti, dimostrando un profondo impegno verso i temi di Diversità, Equità eInclusione, motori per un successo sostenibile. La certificazione globale dimostra fiducia in EDGE come standard intrapreso su base volontaria oltre che certificazione indipendente. Rappresenta anche una leva strategica per contare su un bacino di talenti diversi, stabilendo nuovi parametri di riferimento per un ambiente di lavoro inclusivo ed equo per tutti. Ottenendo la certificazione EDGE a livello globale, UniCredit non si limita a raccontare una storia di successo, ma si pone all’avanguardia nel futuro del business diverso, equo, inclusivo e straordinariamente innovativo. Congratulazioni!”. LEGGI TUTTO

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    Fineco, requisito MREL TREA da rispettare per 2024 al 18,94%

    (Teleborsa) – FinecoBank ha ricevuto dal Single Resolution Board (SRB) e da Banca d’Italia la decisione aggiornata sulla determinazione del requisito minimo di fondi propri e passività ammissibili (MREL) che sostituisce la precedente decisione comunicata al pubblico nel mese di marzo 2023.A partire dal 1° gennaio 2024, FinecoBank dovrà rispettare su base consolidata un requisito MREL TREA (esposizione al rischio) pari al 18,94% – a cui andrà sommato il Combined Buffer Requirement applicabile – e un requisito MREL LRE (esposizione complessiva per la leva finanziaria) confermato al 5,25%. Tali requisiti considerano il beneficio del fattore di sconto (adjustment factor) previsto per lastrategia di risoluzione definita per FinecoBank che, in considerazione delle specifiche caratteristiche e profilo di rischio del Gruppo, è stato applicato nella misura massima.Al fine del rispetto del requisito e del computo delle altre passività ammissibili emesse da Fineco, non è richiesto un requisito di subordinazione nell’emissione di strumenti MREL eligible (e.g. Senior unsecured). Al 30 settembre 2023 FinecoBank evidenzia indicatori ampiamente superiori ai requisiti da rispettare dal 1° gennaio 2024 con MREL TREA pari a 53,68% e MREL LRE pari a 7,41%. LEGGI TUTTO