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    Intesa Sanpaolo, Divisione IMI Corporate &Investment Banking presenta due nuove iniziative dedicate ai giovani

    (Teleborsa) – La Divisione IMI Corporate & Investment Banking (IMI CIB) di Intesa Sanpaolo, in linea con il Piano Strategico del Gruppo, rafforza il proprio impegno e attenzione nei confronti dei giovani attraverso due iniziative di formazione per l’acquisizione di competenze trasversali e multidisciplinari. Ha preso il via, a novembre, la seconda edizione del programma biennale Next Generation Executive Program, in collaborazione con SDA Bocconi School of Management e con Digit’Ed. Il percorso formativo è dedicato a colleghe e colleghi under 36 della Divisione IMI CIB che operano in Italia e all’estero. In aumento, rispetto alla prima edizione, sia il numero dei partecipanti – con particolare attenzione alla rappresentatività di genere – sia le ore di apprendimento.I giovani selezionati avranno la possibilità di effettuare test individuali, lavori di gruppo e un project work finale sotto l’attenta supervisione di un team di specialisti del mondo accademico e del Gruppo. L’obiettivo di questa iniziativa è preparare i professionisti e i manager della next generation a lavorare sinergicamente in una community internazionale e multiculturale.Il programma si inserisce negli obiettivi del piano strategico del Gruppo Intesa Sanpaolo, fra cui il potenziamento dei servizi di advisory per tutti i clienti Corporate e la forte attenzione alla digitalizzazione e all’innovazione. Nel biennio 2023-2025, infatti, alle tematiche specialistiche di Corporate & Investment Banking, verranno affiancate sessioni dedicate all’acquisizione di competenze in ambiti strategici quali l’ESG, l’intelligenza artificiale e la trasformazione digitale.Con specifico riferimento alla tematica ESG, l’iniziativa rientra nella più ampia cornice del forte impegno del Gruppo in tale ambito, che ha visto la Banca moltiplicare i suoi sforzi per raggiungere una posizione ai vertici mondiali per impatto sociale e focus sul clima, con un contributo pari a circa 1,5 miliardi di euro di costi complessivamente nel quinquennio 2023-2027 al supporto di iniziative per far fronte ai bisogni sociali. Tale impegno ha in particolare trovato testimonianza nell’evento dello scorso 26 ottobre intitolato “Nessuno escluso – Crescere insieme in un Paese più equo” dedicato all’impegno sociale di Intesa Sanpaolo e nel corso del quale è stata data evidenza anche delle iniziative intraprese per l’inclusione educativa e il sostegno all’occupabilità soprattutto dei giovani.A ulteriore conferma dell’attenzione della Divisione IMI CIB verso i giovani non ancora inseriti nel mondo del lavoro, viene lanciata una nuova iniziativa che vedrà un ciclo di incontri in alcune delle principali università italiane dal titolo “La finanza e le buone storie” in collaborazione con Guido Maria Brera, imprenditore e scrittore, autore del libro best seller “Diavoli”. Obiettivo del progetto è avvicinare i giovani in maniera consapevole ai meccanismi che regolano i mercati finanziari moderni. L’autore, nel suo racconto percorrerà alcuni dei principali avvenimenti che hanno cambiato il volto e i protagonisti della finanza mondiale, come le crisi dei mutui subprime e dei debiti sovrani dei Paesi europei e la stagione del Quantitative Easing. L’iniziativa inaugura un nuovo approccio verso i giovani studenti, proponendo una narrazione coinvolgente che racconti il mondo della finanza, ne sveli i processi nascosti e permetta di comprendere meglio il presente.Il primo appuntamento è fissato il 16 novembre presso l’Università LUISS di Roma dove è previsto un saluto di benvenuto da parte del Direttore del Dipartimento di Economia e Finanza, Paolo Santucci De Magistris e un intervento di Mauro Micillo, Chief della Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo. Nei prossimi mesi saranno coinvolte altre importanti università italiane.”Sono orgoglioso di dare avvio a queste due iniziative, concepite per ispirare i giovani e accompagnarli in un percorso di comprensione della finanza e di acquisizione di competenze trasversali, che bene si sposano con il mio personale impegno quale Docentepresso l’Università LUISS-Guido Carli a Roma. Sono certo che, grazie all’avvio di questi nuovi progetti, i nostri giovani talenti potranno emergere come veri protagonisti in un mercato, quello del Corporate & Investment Banking, sempre più competitivo e in costante evoluzione – Micillo –. Guardando in prospettiva, infine, è fondamentale per la nostra Divisionetrasmettere ai giovani talenti i valori etici e professionali che ci guidano quotidianamente all’interno del Gruppo Intesa Sanpaolo”. LEGGI TUTTO

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    Gruppo BPER Banca, via al servizio “CercaBandi” per le imprese

    (Teleborsa) – Il Gruppo BPER ha lanciato il nuovo Servizio “CercaBandi” per la fornitura di attività consulenziale specialistica e di ricerca di compatibilità tra imprese, territorio e strumenti di finanza agevolata; L’obiettivo è ascoltare le imprese per ricercare soluzioni finanziarie di medio periodo più adatte alle loro esigenze. Il servizio – spiega il Gruppo BPER in una nota – consiste in un modello integrato che prevede diverse opportunità: la prima è l’utilizzo di una piattaforma messa a disposizione delle imprese per la ricerca e la selezione delle agevolazioni, grazie all’accordo siglato con PwC Italia, organizzazione che offre servizi professionali multidisciplinari alle imprese. Tramite la piattaforma le aziende potranno consultare, con il supporto dei gestori e degli specialisti territoriali del Gruppo Bancario, un elenco dei bandi di contributo e degli incentivi fiscali attualmente attivi, aggiornato quotidianamente, con la possibilità di effettuare una simulazione per verificare le misure applicabili in base alle proprie caratteristiche. La seconda è la possibilità di usufruire degli accordi di collaborazione in essere con partner leader di mercato nell’ambito della consulenza nel campo della finanza agevolata quali PwC, Warrant Hub e Credit Data Research. Attraverso la piattaforma, i clienti – accedendo alle schede di sintesi delle singole misure – potranno richiedere i servizi professionali offerti dai partner dalla presentazione delle domande per l’accesso alle agevolazioni fino alla rendicontazione delle spese sostenute. Infine, la possibilità di usufruire di specifici prodotti della Banca che anticipano o integrano i contributi previsti dalle misure agevolate.Il Servizio “CercaBandi”, quindi, non si esaurisce nel presentare l’opportunità contingente, ma si propone di costruire con l’impresa un piano di copertura per il suo programma di sviluppo, in particolare in ottica di sostenibilità e di accompagnamento alla transizione, all’innovazione, alla digitalizzazione e alla sicurezza informatica.La Piattaforma, che per i clienti del Gruppo BPER ha accesso gratuito, è, a differenza di quelle presenti sul mercato, – sottolinea la nota – utilizzata dai gestori e dagli specialisti del Gruppo presenti sul territorio, con l’obiettivo di tenere sempre il cliente al centro per dargli supporto e ascolto. L’attivazione della consulenza specialistica passa attraverso l’accesso alla piattaforma che consente al cliente di ottenere una serie di servizi di cortesia gratuiti affinché sia sempre aggiornato e informato delle opportunità del PNRR e, più in generale, della finanza agevolata.”Il servizio CercaBandi conferma il ruolo di partner di riferimento del Gruppo BPER nei confronti del tessuto imprenditoriale italiano, in particolare delle piccole e medie imprese – ha dichiarato Stefano Vittorio Kuhn, Chief Retail and Commercial Banking Officer di BPER Banca –. Il nostro obiettivo è favorire la connessione tra i grandi progetti del PNRR, le opportunità della nuova programmazione economica regionale e la rete delle PMI italiane, essenziale per il rafforzamento del sistema produttivo ed economico del nostro paese”. LEGGI TUTTO

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    Banche italiane, Scope: crescente resilienza nonostante le incertezze

    (Teleborsa) – La redditività delle banche italiane si è stabilizzata su un livello elevato nel terzo trimestre del 2023, grazie agli ampi margini di interesse e ai bassi accantonamenti per perdite su prestiti, e grazie ai solidi fondamentali gli istituti sono ben posizionati per affrontare prospettive economiche più deboli e qualsiasi incertezza, in particolare riguardo alle dinamiche dei prestiti e dei depositi. Lo afferma Scope Ratings in un nuovo report sul tema.Il campione di otto banche italiane scelto dall’agenzia di rating – Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, Banca Monte dei Paschi di Siena, BPER, Mediobanca, Credito Emiliano e Banca Popolare di Sondrio – ha riportato un altro ottimo insieme di risultati trimestrali, raggiungendo un ROE medio del 14%, circa 1 punto percentuale in meno rispetto al trimestre precedente.Le tendenze del terzo trimestre erano simili a quelle osservate nel secondo trimestre. La crescita media del margine di interesse netto ha rallentato (+3,8% QoQ contro +12,5% nel secondo trimestre) a causa della combinazione del ridotto ampliamento degli spread commerciali e del calo dei volumi dei clienti. Le commissioni hanno continuato a diminuire a causa degli effetti della stagionalità e delle scarse vendite di prodotti di asset management e mercati deboli nell’investment banking.”I fondamentali finanziari delle banche italiane sono solidissimi – ha affermato Alessandro Boratti, lead analyst di Scope per le banche italiane – Come previsto, la redditività del terzo trimestre si è stabilizzata dopo aver raggiunto il picco nel secondo trimestre. Ma gli istituti di credito italiani sono fiduciosi di poter ripetere o addirittura battere i risultati del 2023 l’anno prossimo grazie a tassi più alti, una ripresa delle commissioni, efficienza dei costi e basse perdite su crediti”.Secondo Scope Ratings, tuttavia, le banche devono ancora “navigare in acque turbolente”. La concorrenza sui depositi potrebbe aumentare più del previsto nel 2024 tra le banche, anche a causa dei titoli di Stato rivolti agli investitori retail (come il BTP Valore). Anche le prospettive dei prestiti si stanno oscurando poiché la domanda di credito diminuisce. “L’accresciuta tensione nel mercato dei titoli sovrani e la possibilità di una nuova windfall tax sono ulteriori rischi al ribasso – ha spiegato Boratti – ma la qualità degli asset è stabile per ora. Anche se il miglioramento dei parametri di qualità creditizia sta giungendo al termine, non vi sono ancora chiari segnali di deterioramento. Ciò è probabilmente dovuto alla resilienza delle imprese e delle famiglie, unita al lasso di tempo tra il rallentamento dell’economia reale e i default”.Il report evidenzia anche che le posizioni patrimoniali si stanno rafforzando grazie al mantenimento degli utili e alla riduzione delle attività ponderate per il rischio. Alle banche è stato consentito di convertire l’imposta sulle entrate straordinarie sugli “extra-profitti” in riserve non distribuibili a 2,5 volte l’importo dell’imposta, quindi senza alcun impatto sui profitti e sul capitale.”La stabilità dei depositi negli ultimi due trimestri potrebbe indicare che i clienti più esperti hanno già spostato i propri soldi dai conti correnti. Detto questo, prevediamo un maggiore logoramento dei depositi nel 2024, soprattutto se la BCE manterrà la sua politica dei tassi”, ha aggiunto Boratti. LEGGI TUTTO

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    Popolare di Sondrio, DBRS Morningstar migliora trend a “positivo”

    (Teleborsa) – DBRS Morningstar ha confermato tutti i rating assegnati a Banca Popolare di Sondrio, tra i quali quello emittente di lungo termine al livello investment grade “BBB(low)”, e al contempo ha migliorato il trend da “stabile” a “positivo”.L’upgrade del trend riflette l’opinione dell’agenzia di rating secondo cui la banca ha migliorato il profilo della qualità degli attivi, evidenziato dal minor stock di esposizioni deteriorate (NPE). Inoltre, i parametri relativi alla qualità degli asset sono ora più in linea con quelli dei concorrenti europei. Secondo DBRS Morningstar, ciò aiuterà Banca Popolare di Sondrio a mitigare le implicazioni negative previste per la qualità degli attivi a causa di tassi di interesse più elevati, inflazione elevata e prospettive economiche più deboli. Il cambiamento nel trend riflette anche la visione secondo cui la redditività core è migliorata, poiché il reddito da interessi netti ha beneficiato di tassi di interesse più elevati ma anche grazie alla solida crescita delle commissioni.Oltre a ciò, gli analisti incorporano la solida efficienza operativa di Banca Popolare di Sondrio, che rimane nella fascia più alta del suo gruppo di pari. Tuttavia, tengono anche conto del fatto che il costo del rischio della banca, sebbene finora contenuto, rimane al di sopra della media europea, e ci si può aspettare un peggioramento nei trimestri futuri derivante dal contesto attuale, con inflazione e tassi di interesse più elevati che influiscono sui mutuatari. Inoltre, DBRS Morningstar prevede che il NII si normalizzerà nel 2023, anche se i ricavi di Banca Popolare di Sondrio dovrebbero continuare a beneficiare di commissioni e commissioni più elevate.I rating creditizi incorporano la posizione molto modesta della banca sul mercato nazionale ma il solido franchise nella regione Lombardia, soprattutto nella provincia di Sondrio. Banca Popolare di Sondrio vanta inoltre un lungo e comprovato track record in termini di utili e una solida base di finanziamento retail. Inoltre, i rating sono sostenuti dagli ampi buffer di capitale di Banca Popolare di Sondrio superiori ai requisiti di vigilanza. LEGGI TUTTO

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    Banche etiche, più solide e redditizie delle “to big to fail”: generano il 5 per cento del PIL dell’Ue

    (Teleborsa) – Generando, attraverso le loro attività e investimenti, il 5 per cento del PIL dell’Unione, le 22 banche etiche europee sono più redditizie dei principali colossi bancari europei, più solide, e più coerenti con le scelte strategiche dichiarate e realmente perseguite. È quanto emerge dal sesto Rapporto “La finanza etica in Europa” che le ha messe a confronto con 60 istituti convenzionali “significativi” – vale a dire con attivi superiore ai 30 miliardi e vigilati direttamente dalla Banca Centrale Europea; ovvero quelle che vengono anche considerate come le “to big to fail” – sotto il profilo della redditività, dell’adeguatezza patrimoniale e della performance finanziaria considerando i dieci anni dal 2011 al 2021. Presentato a Milano, il Rapporto è il risultato del lavoro di ricerca internazionale frutto della collaborazione tra Fondazione Finanza Etica, Fundación Finanzas Éticas e Federazione Europea delle Banche Etiche e Alternative (FEBEA). Dallo studio emerge che le banche etiche europee registrano una redditività del capitale proprio (ROE) del 5,23%, contro il 2,21% delle banche convenzionali. Un vantaggio che si rileva anche per la redditività degli attivi (ROA), che ha premiato le banche etiche con una media dello 0,46% contro lo 0,25% delle banche convenzionali. Il dato dà sostanza a una distintività positiva di carattere strutturale delle banche etiche, considerato che si è affermato lungo un decennio di rilevazioni, includendo anche l’anno 2020, quando sia le banche etiche sia gli istituti tradizionali subivano i colpi della crisi pandemica. Le differenze si registrano anche su altre voci di gestione, mostrando non solo vocazioni e impostazioni contrapposte, ma anche dimostrando che l’alternativa “etica” nel perseguimento del profitto dell’impresa bancaria è possibile, virtuosa e solida e coerente, a cominciare dalla centralità dell’esercizio stesso dell’attività creditizia. Il credito rimane infatti di gran lunga la principale attività per le banche etiche: nel 2021 è pari al 65,4% del totale degli attivi, contro il 50,8% registrato dalle banche tradizionali; una differenza pressoché costante in quasi tutti gli anni del decennio. Questo indica che le banche etiche sono più propense all’attività bancaria “classica”, cioè alla raccolta di risparmi e concessione di crediti. Invece le banche “significative” associano all’attività “classica”, che ha un’importanza relativamente minore, attività finanziarie come investimenti in titoli, vendita di prodotti finanziari, servizi finanziari, partecipazioni in imprese. I depositi dei clienti risultano poi la fonte di maggior liquidità nelle banche etiche (81,1% delle passività totali), mentre le banche convenzionali si affidano a varie fonti di liquidità, con un conseguente rapporto depositi/patrimonio netto inferiore. Quanto alla solidità patrimoniale, le banche etiche hanno mantenuto costante nel tempo una forte capitalizzazione – con un rapporto tra patrimonio netto e passività totali pari in media all’8,2%, mentre le banche convenzionali hanno migliorato la loro posizione patrimoniale, ma partendo da una posizione più debole, crescendo dal 4,3% nel 2012 al 6,20% nel 2021.Sul fronte della liquidità, il rapporto prestiti/depositi (LDR) si è mantenuto stabile e inferiore, da 77% a 81,5% di media, nelle banche etiche rispetto a quelle convenzionali, dove invece è stato incrementato negli anni, da 86% a 102,5%, mostrando per questi istituti, potenzialmente, un rischio di liquidità più elevato. “Mentre i colossi del sistema bancario convenzionale pronunciano impegni di sostenibilità che spesso vengono poi smentiti e non scalfiscono un modello di business complessivamente orientato al massimo profitto a ogni costo, le banche etiche europee si distinguono invece per la coerenza tra azioni svolte e principi sostenuti – ha detto Teresa Masciopinto, presidente di Fondazione Finanza Etica –. La ricerca sottolinea l’importanza di allontanare dal settore finanziario le ombre di greenwashing e socialwashing e offre uno spaccato di conoscenza sulla finanza etica in Europa: un movimento che lancia una sfida di trasformazione valoriale alla finanza globale. Tanto più oggi, a pochi mesi dal prossimo voto per il rinnovo dell’Europarlamento”. “La visione della finanza etica – sottolinea Anna Fasano, presidente di Banca Etica – sta rivoluzionando il settore bancario e finanziario in Europa. Il dialogo con le istituzioni di Bruxelles e Francoforte e con gli attori della società civile insieme alla collaborazione con i network internazionali della finanza etica, Febea e Gabv, sono gli strumenti per amplificare la nostra capacità influenzare tali processi. Vogliamo condividere valori e buone pratiche per ridurre l’arbitrarietà di ciò che l’Europa definisce ‘investimento sostenibile’, per disincentivare il greenwashing e, grazie all’attesa tassonomia sociale, per arricchire le prescrizioni di sostenibilità ambientale con le dimensioni economica e sociale. La finanza può tornare ad essere strumento al servizio dell’economia, delle persone e del pianeta in un sistema in cui i risparmiatori sono resi consapevoli dell’impatto potenziale, positivo o negativo, che può avere il denaro gestito dai diversi operatori”. LEGGI TUTTO

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    Challenger bank alla prova dei tassi alti: pressioni su funding e finanziamenti

    (Teleborsa) – Il settore del fintech è stato sulla cresta dell’onda per quasi un decennio, con i tassi di interesse a zero che hanno favorito miliardi di finanziamenti da parte del venture capital nei confronti di società che promettevano di rivoluzionare il settore bancario e dei pagamenti, portando a valutazioni da capogiro per i nomi più in vista, come N26 e Revolut. L’ondata di innovazione, entusiasmo e finanziamenti ha coinvolto anche un insieme eterogeneo di banche, le cosiddette challenger bank, ovvero istituti piccoli e nati da poco, che mirano a competere direttamente – o sfidare – le banche tradizionali utilizzando strumenti tecnologici e processi innovativi. Ora però l’abbondanza di finanziamenti si è fermata a causa dell’aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali e dei dubbi su alcuni dei modelli di business di queste banche sfidanti, che sebbene abbiano attratto milioni di clienti spesso faticano a realizzare un profitto.Segnali negativi per il settore sono arrivati a inizio ottobre, quando la britannica Metro Bank, nata nel 2010 e focalizzata sulla clientela retail, è stata costretta a un aumento di capitale e a un rifinanziamento del debito. L’operazione è arrivata dopo una serie di battute d’arresto negli ultimi anni, tra cui errori contabili, allontanamenti della leadership e ritardata approvazione normativa per importanti sgravi patrimoniali.La gestione del capitale e del funding è un tema sensibile non solo per le challenger bank in difficoltà, ma anche per gli istituti in crescita che si trovano ad affrontare un ambiente macroeconomico e di politica monetaria totalmente diverso da quello di pochi mesi fa.Banca CF+, challenger bank italiana specializzata in soluzioni di finanziamento alle imprese in situazioni performing o re-performing, ha collocato il mese scorso la sua prima emissione obbligazionaria, un Tier 2 del valore nominale di 25 milioni di euro, con scadenza 2033 e cedola annuale del 14,5%. L’AD Iacopo De Francisco sottolinea che “investitori professionali e qualificati hanno evidentemente apprezzato il nostro progetto” e ritiene che la cedola offerta “sia coerente con il mercato di riferimento, considerando sia il livello assoluto dei tassi di interesse che la complessità del contesto macroeconomico e internazionale”. De Francisco evidenzia comunque che la competizione con le grandi banche “ha un costo, poiché le challenger bank non godono delle stesse condizioni di funding del sistema bancario tradizionale, caratterizzato da elevato livello di resilienza della raccolta retail a costi non sempre agganciati alle dinamiche di mercato”. Per colmare questo gap, secondo il banchiere, occorre offrire “anche sul fronte della raccolta diversificazione, personalizzazione, velocità, convenienza economica – in una parola una user experience molto positiva – che con il tempo consenta anche al depositante on line di “affezionarsi” alla banca, sposarne il progetto e di non concentrarsi solo sul rendimento offerto”.Quello del pricing è un elemento importante, perché i clienti retail cercano prodotti meglio remunerati e il numero di opzioni è aumentato dopo la decisa stretta monetaria della BCE. Secondo un recente rapporto di Scope Ratings, le banche europee si trovano ad affrontare dinamiche “dirompenti” nella raccolta retail e una cattiva gestione del nuovo scenario potrebbe avere “implicazioni strutturali per la redditività e l’asset-liability management, tra cui l’aumento dei rapporti prestiti/depositi e una maggiore dipendenza dai finanziamenti wholesale”.”Il mercato è profondamente cambiato negli ultimi 18 mesi, anche perché abbiamo attraversato un contesto finanziario in cui la liquidità era abbondante, a costo zero (i tassi ufficiali sono stati negativi per lungo tempo), e nel quale molti istituti bancari quasi rifiutavano il deposito di liquidità da parte dei clienti – fa notare Stefano Aldrovandi, Responsabile BU Core Banking e BU Wealth Management di Cherry Bank – Oggi la liquidità è tornata ad essere una ricchezza, soprattutto se stabile nel tempo”.”La raccolta stabile è oggi premiante e una delle principali fonti per stabilizzarla sono i conti deposito vincolati”, aggiunge il manager di Cherry Bank, che non si descrive come una challenger bank ed è attiva in diverse nicchie di mercato (NPL, Crediti fiscali, Special Situation e Alternative Investment), ma anche in settori più tradizionali come il Corporate ed il Wealth Management.Definire chiaramente una challenger bank non è infatti facile, perché si potrebbe fare riferimento a banche piccole (che hanno filiali e mirano a sfidare ampiamente le grandi banche sul loro territorio fornendo servizi e/o prodotti migliori a gruppi di clienti specifici o in generale), banche digitali (che mirano a coinvolgere i clienti digitalmente, scommettendo sui cambiamenti nel comportamento dei clienti lontano dalle filiali verso servizi più rapidi ed efficienti) o banche specializzate (che spesso non hanno filiali e cercano di rivolgersi a particolari gruppi di clienti o prodotti che sono meno al centro dell’attenzione delle banche tradizionali). “Sono convinto che gestire una challenger bank possa essere, da un lato, facile, non avendo alle spalle il peso di una legacy, dall’altra più difficile, poiché occorre creare una presenza sul mercato – afferma De Francisco – In un momento di mercato discontinuo come quello attuale, però, gli attaccanti riescono ad avere spazio”.L’attacco di quote di mercato delle banche tradizionali entrerà presto in una nuova fase, successiva a quella dei tassi zero e dei tassi alti, ovvero quella in cui un costo del denaro elevato ha un effetto significativo sul rallentamento dell’economia. “Al momento, il ritrovato scenario di tassi ufficiali nell’intorno del 4% è stato un boost per il conto economico delle banche avendo fatto lievitare gli interessi attivi e, in maniera meno che proporzionale, quelli passivi – afferma Aldrovandi – Questo effetto placebo ha però dei riflessi che si vedranno nei prossimi mesi, se e quando l’annunciata crisi economica inizierà a mordere il freno e le imprese strutturalmente più deboli non riusciranno a superare le difficoltà. Inoltre, nelle nostre aspettative c’è anche la crescita del costo della raccolta tradizionale per via dell’effetto scarsità di liquidità e, di conseguenza, della concorrenza”.Questo nuovo scenario andrà anche affrontato senza la prospettiva di nuove iniezioni di capitale da parte di fondi e venture capital, i cui investimenti in ambito financial e fintech si sono asciugati dopo anni di abbondanza. “In Italia il fintech negli ultimi anni è passato dal non essere un settore di riferimento all’essere il primo settore in termini di investimenti, con un trend crescente – spiega Giovanni Fusaro, responsabile area Venture Capital di AIFI e project manager per il Venture Capital Monitor (osservatorio di LIUC Business School e AIFI) – Nel 2023 c’è stato un rallentamento generalizzato, in realtà partito a fine 2022, sugli investimenti venture. Il tema è che i deal più grandi, anche nel fintech, sono stati fatti da fondi internazionali, e il loro rallentamento globale si è riflesso anche in Italia”.Secondo i dati del Venture Capital Monitor, gli investimenti di VC in startup fintech italiane sono crollati a 14 in numero e 81 milioni di euro in valore nei primi 9 mesi del 2023, rispetto ai 34 e 624 milioni di euro per l’intero 2022 e ai 37 e 218 milioni di euro per l’intero 2021. La grande crescita negli ultimi potrebbe comunque aver portato cambiamenti strutturali nel settore, che potrebbe ripartire quando la situazione globale si rasserenerà. “Il fintech è quello che negli ultimi anni è cresciuto più velocemente e ha attratto più capitale, e quindi potenzialmente è quello che potrebbe attrarne ancora”, aggiunge Fusaro.(Foto: Towfiqu barbhuiya on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Banche, FABI: 2023 anno da incorniciare, ora riconoscimenti a lavoratori

    (Teleborsa) – Sono stati quasi 16 miliardi di euro di utili quelli registrati nei primi nove mesi del 2023 dalle prime cinque banche italiane. L’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Banca centrale europea ha infatti spinto i risultati del settore bancario del paese: il “fatturato” si è attestato, dopo tre trimestri, a 47,4 miliardi, sostenuti prevalentemente dai ricavi legati agli interessi sul credito a imprese e famiglie (27,6 miliardi), ambito che corrisponde quasi al doppio di quanto incassato, tra altro, con le commissioni su servizi e attività di risparmio gestito (15,9 miliardi). Rispetto al totale delle entrate, i primi cinque gruppi hanno realizzato il 58,3% col margine d’interesse e il 33,7% con le commissioni, mentre l’8% (3,7 miliardi) è rappresentato altri ricavi (trading e altri proventi finanziari). È la fotografia del settore tracciata dalla FABI (Federazione autonoma bancari italiani), importante organizzazione sindacale della categoria.I primi 9 mesi del 2023 sembrano rilanciare, nel settore bancario italiano, l’importanza delle attività tradizionali, che avevano subito, nel 2020 e nel 2021, il sorpasso a vantaggio delle commissioni. Già lo scorso anno, il margine d’interesse era tornato a essere la prima fonte di ricavo degli istituti di credito italiani.Inoltre, il netto miglioramento della qualità del credito si è tradotto, per i primi cinque gruppi, in minori accantonamenti sui rischi e minori svalutazioni. L’aumento di utili e redditività, frutto anche di una attenta gestione sul fronte delle spese, si riflette anche sul versante del cost/income: il risultato medio per i primi cinque gruppi è pari al 46% (si va dal 39% al 49,5%): questo parametro, che indica l’efficienza di una banca (più è basso, più è positivo), non è mai stato così contenuto e solo cinque anni fa, nel 2018, per l’intero settore, si attestava al 62% medio.Secondo la FABI, quelli dei primi nove mesi sono i migliori risultati di sempre sia per utili sia ricavi, con gli obiettivi dei piani industriali che sono stati ampiamente realizzati con largo anticipo e i non performing loan (NPL) che ormai non catalizzano più l’attenzione come in passato perché la qualità del credito si mantiene decisamente buona.”Se a questo si aggiunge il miglioramento degli indici patrimoniali e dei livelli di liquidità, il 2023 sarà un anno da incorniciare e il prossimo biennio, stando anche alle indicazioni contenute nei documenti delle principali banche, porterà a risultati analoghi se non migliori”, si legge nella nota della FABI.I dati “dimostrano, ancora una volta, che col nuovo contratto nazionale vanno garantiti alle lavoratrici e ai lavoratori importanti riconoscimenti economici – ha affermato il segretario generale della FABI, Lando Maria Sileoni – I 435 euro medi mensili chiesti da tutti i sindacati rappresentano una richiesta legittima e giustificata tanto dal recupero dell’inflazione tanto dal riconoscimento per la produttività”. LEGGI TUTTO

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    Banca Ifis, Ferrari: senior bond nel 2024, flessibili per sfruttare finestre mercato

    (Teleborsa) – “Pensiamo di collocare un senior bond il prossimo anno, anche se dipenderà dalle condizioni del mercato, ma siamo molto flessibili e quindi potremo sfruttare le finestre di opportunità che si presenteranno”. Lo ha affermato il CFO di Banca Ifis, Roberto Ferrari, nella call che ha seguito la pubblicazione dei risultati al 30 settembre 2023.Sempre sul tema del funding, Ferrari ha detto: “Stiamo cercando di accrescere il retail funding, attraverso diversi canali e scadenze, per il quale comunque dobbiamo competere con altre grandi banche”. LEGGI TUTTO