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    Banca Ifis, Intesa conferma Buy: dividend yield a doppia cifra altamente visibile

    (Teleborsa) – Intesa Sanpaolo ha confermato target price (a 19,8 euro per azione) e raccomandazione (a Buy) su Banca Ifis, gruppo attivo nello specialty finance e quotato su Euronext STAR Milan, dopo aver ospitato un investor meeting con il management della società. Lo scenario emerso dall’incontro è “positivo sulla resilienza dell’economia e sulla capacità della banca di difendere i margini”, anche se “la domanda di prestiti resta invece piuttosto debole”.La società ha confermato la propria politica dei dividendi che prevede un payout ratio del 50% fino a 100 milioni di euro di utile netto e un payout ratio del 100% su qualsiasi utile superiore a 100 milioni di euro. Considerando che il consensus recentemente pubblicato dalla società prevede un utile netto di 164/166/168 milioni di euro nel FY24/25/26 (42 milioni di euro nel 2Q24), il broker ipotizza un dividend yield del 10,7/10,9/11,1% nei prossimi tre anni.”Riteniamo che la visibilità di un dividend yield così generoso sia migliorata anche dalla solida base di capitale (CET1 del 14,9% a marzo 2024, escluso l’utile netto del trimestre, a fronte di un requisito SREP del 9%) che lascerebbe spazio per una potenziale crescita esterna, qualora si presentassero opportunità”, si legge nella ricerca.”Riteniamo che Banca Ifis rimanga una dividend story, caratterizzata da un dividend yield a doppia cifra altamente visibile e da una solida generazione di utili – viene sottolineato – Riteniamo che le opportunità di crescita per la società dipendano dalla sua capacità di ridistribuire il capitale in eccesso”. LEGGI TUTTO

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    Fed, banche promosse nello stress test annuale ma le perdite potenziali aumentano

    (Teleborsa) – Lo stress test del 2024 condotto dalla Federal Reserve mostra che le 31 grandi banche statunitensi soggette al test quest’anno dispongono di capitale sufficiente per assorbire quasi 685 miliardi di dollari di perdite e continuare a concedere prestiti a famiglie e imprese in condizioni di stress. “Negli anni immediatamente successivi alla crisi finanziari globale, le banche sottoposte allo stress test hanno aumentato notevolmente il proprio capitale, che negli ultimi anni è rimasto sostanzialmente invariato”, si legge nel rapporto.Nello scenario gravemente avverso, il common equity tier 1 (CET1) aggregato delle 31 banche sottoposte allo stress test scende dall’effettivo 12,7% nel quarto trimestre del 2023 al minimo previsto del 9,9%, prima di aumentare al 10,4% alla fine dell’orizzonte di proiezione. I coefficienti patrimoniali CET1 post-stress delle banche, aggregati e individuali, rimangono al di sopra dei livelli minimi regolamentari richiesti per tutto l’orizzonte di proiezione.Le grandi banche sono quindi “ben posizionate per resistere a una grave recessione e rimanere al di sopra dei requisiti patrimoniali minimi”.Il calo aggregato di 2,8 punti percentuali quest’anno è tuttavia maggiore del calo aggregato di 2,5 punti percentuali dello scorso anno, ma rientra nell’intervallo dei cali degli anni passati.”Lo stress test di quest’anno mostra che le grandi banche hanno capitale sufficiente per resistere a uno scenario altamente stressante e soddisfare i loro coefficienti patrimoniali minimi – ha affermato il vicepresidente per la vigilanza Michael Barr – Sebbene la gravità dello stress test di quest’anno sia simile a quello dell’anno scorso, il test ha comportato perdite più elevate perché i bilanci bancari sono un po’ più rischiosi e le spese sono più elevate”.Lo scenario ipotetico di quest’anno è sostanzialmente paragonabile allo scenario dell’anno scorso. Comprende una grave recessione globale con un calo del 40% dei prezzi degli immobili commerciali, un aumento sostanziale degli uffici vacanti e un calo del 36% dei prezzi delle case. Il tasso di disoccupazione aumenta di quasi 6 punti percentuali e mezzo fino a raggiungere un picco del 10%, e la produzione economica diminuisce proporzionalmente.Con uno scenario relativamente invariato rispetto allo scorso anno, ci sono tre fattori principali che spiegano il maggiore calo di capitale nel test di quest’anno: aumenti sostanziali nei saldi delle carte di credito delle banche combinati con tassi di insolvenza più elevati hanno comportato maggiori perdite previste sulle carte di credito; i portafogli creditizi societari delle banche sono diventati più rischiosi, in parte riflettendo il declassamento dei prestiti da parte delle banche, con conseguenti maggiori perdite societarie previste; e spese più elevate e entrate da commissioni inferiori negli ultimi anni, con conseguente riduzione delle entrate previste per compensare le perdite.I quasi 685 miliardi di dollari di perdite totali previste includono 175 miliardi di dollari di perdite su carte di credito, 142 miliardi di dollari di perdite da prestiti commerciali e industriali e quasi 80 miliardi di dollari di perdite da immobili commerciali.(Foto: @ Shutterstock) LEGGI TUTTO

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    ING, S&P conferma rating “A-” con outlook stabile

    (Teleborsa) – S&P Global Ratings ha confermato il long- e short-term issuer credit rating “A-/A-2″ sul gruppo bancario olandese ING Groep. L’outlook rimane stabile, riflettendo l’aspettativa che ING rispetti il ??suo piano strategico aggiornato e che la sua affidabilità creditizia rimanga solida nei prossimi due anni.L’agenzia di rating si aspetta che ING rimanga ben capitalizzata ma operi con meno capitale nei prossimi anni. Prevede che il RAC ratio scenderà al 9,5%-10,0% nei prossimi 12-18 mesi dal 10,5% di fine 2023. La previsione incorpora una crescita degli asset ponderati per il rischio del 2%-3%, un , del 50% e una distribuzione di capitale aggiuntiva di 5 miliardi di euro, poiché ING mira a convergere il suo coefficiente CET1 verso il suo obiettivo di circa il 12,5% (ai sensi di Basilea IV) entro fine 2025.”Le solide capacità digitali di ING, la diversificazione internazionale e la forte esecuzione strategica supportano una buona capacità di generazione di utili e i nostri rating – si legge in una nota – L’attenzione strategica e l’esecuzione coerente hanno consentito al gruppo di registrare prestazioni forti e sostenibili. Riteniamo che l’impronta geografica rivista ma ancora considerevole di ING (con una presenza al dettaglio in 10 paesi e una rete bancaria all’ingrosso globale), nonché le principali capacità digitali, sostengano la stabilità degli utili in diverse condizioni di mercato e supportino il potenziale di crescita futuro”. LEGGI TUTTO

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    Banco BPM, nuovo plafond da 2 miliardi per Transizione 5.0

    (Teleborsa) – Affiancare le imprese italiane nella trasformazione di strutture e processi produttivi verso un modello energetico efficiente, sostenibile e basato sulle energie rinnovabili: con l’obiettivo di facilitare l’accesso alle opportunità agevolative che saranno offerte dal Piano Transizione 5.0, Banco BPM ha istituto un plafond da 2 miliardi di euro, mettendo a disposizione insieme alle risorse finanziarie le più ampie soluzioni di finanziamento a medio – lungo termine per la transizione sia dal punto di vista della sostenibilità che dal punto di vista della digitalizzazione.La misura Transizione 5.0 è un credito di imposta, istituito col D.L. n. 19/2024, ed è finalizzata al supporto delle imprese nel percorso verso la transizione digitale ed energetica. Il bonus è riconosciuto per i nuovi investimenti effettuati da aziende nel periodo 1° gennaio 2024 – 31 dicembre 2025, destinati a strutture produttive situate in Italia, che rientrino in progetti di innovazione dai quali derivi una riduzione certificabile dei consumi energetici.”Transizione 5.0 è una misura molto attesa dalle imprese italiane di tutte le dimensioni – commenta Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco BPM –. Investire a sostegno nella transizione digitale ed ecologica, anche col supporto delle misure europee del Pnrr, consentirà alle aziende, in particolare a quelle di minori dimensioni, di evolversi e posizionarsi adeguatamente nello scenario competitivo interno e soprattutto internazionale”. “Grazie a Transizione 5.0 ci attendiamo una significativa spinta agli investimenti green in beni strumentali nel corso del 2024 e 2025 – prosegue Castagna –. Banco BPM è pronta ad assistere le aziende con gli strumenti finanziari più adeguati e ad accompagnarle, insieme ai propri partner e al mondo associativo e confindustriale, verso la concreta realizzazione delle istanze “Green”. LEGGI TUTTO

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    Bankitalia, nel 2023 cresce quota obbligazioni sostenibili

    (Teleborsa) – “Per facilitare la transizione ecologica, nel corso del 2023 è stato ampliato il portafoglio tematico costituito nel 2022 – incentrato su imprese dell’area dell’euro impegnate in attività strumentali per la transizione verso un’economia a basse emissioni – ed è continuato il dialogo con le aziende responsabili di gran parte delle emissioni di gas serra riferibili al portafoglio azionario”. È quanto rileva la Banca d’Italia nel “Rapporto annuale sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici”.Sul fronte dei titoli emessi da Stati, organismi sovranazionali e agenzie di emanazione pubblica, la Banca d’Italia evidenzia che “sono proseguiti gli acquisti di obbligazioni verdi (green bonds)”. Alla fine del 2023, precisa il rapporto, il valore di mercato degli investimenti di Bankitalia relativi al portafoglio finanziario in euro, alle riserve valutarie e al Fondo pensione complementare era pari a 189,1 miliardi di euro, “prevalentemente impiegati in titoli di Stato dell’area dell’euro e dei paesi che emettono le principali valute, in considerazione delle caratteristiche di sicurezza e liquidità di questi strumenti”. E, in particolare, per quello che riguarda il portafoglio finanziario, “la quota delle obbligazioni sostenibili, il cui acquisto è iniziato nel 2020, è cresciuta nel periodo in esame fino a raggiungere il 4% per i titoli di Stato, il 24% per i titoli sovranazionali e delle agenzie e il 5% per le obbligazioni societarie”.Bankitalia ricorda che nella politica di investimento integra obiettivi finanziari e di sostenibilità. “I primi sono di tipo tradizionale, ossia riguardano il contenimento dei rischi finanziari e la prudente ricerca del rendimento» mentre i secondi «consistono nell’inserire nell’analisi informazioni di sostenibilità” con il duplice scopo di migliorare il profilo di rischio e di rendimento degli investimenti, e di contribuire alla tutela dell’ambiente e alla sostenibilità. Anche nella gestione dei rischi la banca centrale mira a contemperare gli obiettivi di sostenibilità con quelli tradizionali (rendimento, basso rischio e liquidità) e per i portafogli di azioni e obbligazioni societarie “favorisce le imprese con le migliori prassi Esg e quelle più impegnate nella transizione climatica”. Per quello che riguarda i titoli di Stato, via Nazionale assicura che “il graduale ampliamento della quota di green bonds nel portafoglio finanziario e nelle riserve valutarie consente di migliorare il profilo di sostenibilità degli investimenti senza significativi effetti negativi in termini di rischio e rendimento”. Bankitalia ricorda comunque che è impegnata a “rivedere periodicamente la strategia di investimento per assicurare che contribuisca, nel rispetto del mandato istituzionale, al perseguimento sia degli obiettivi dell’Accordo di Parigi sia di quelli di neutralità climatica entro il 2050 stabiliti dall’Unione europea”. L’effettivo conseguimento di questi obiettivi è tuttavia condizionato da numerosi fattori, per cui la Banca “ritiene preferibile non esplicitare obiettivi climatici di breve e medio periodo per i propri portafogli, pur rimanendo convintamente impegnata” verso clima e ambiente. LEGGI TUTTO

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    Fed, carenze nei piani di risoluzione di quattro delle più grandi banche USA

    (Teleborsa) – La Federal Deposit Insurance Corporation e il Federal Reserve Board hanno annunciato che, a seguito della revisione congiunta del piano di risoluzione presentato per luglio 2023 dalle otto banche più grandi e complesse, hanno individuato un punto debole nei piani di Bank of America, Citigroup, Goldman Sachs, e JPMorgan. Le agenzie non hanno riscontrato punti deboli nei piani delle altre banche (BNY Mellon, Morgan Stanley, State Street e Wells Fargo).I piani di risoluzione, noti anche come “living wills”, devono descrivere la strategia di una banca per la risoluzione ordinata del fallimento in caso di grave difficoltà finanziaria o fallimento. Le agenzie hanno stabilito congiuntamente che ogni debolezza identificata nei piani 2023 di Bank of America, Goldman Sachs e JPMorgan Chase è uno “shortcoming”. Uno shortcoming è una debolezza che solleva dubbi sulla fattibilità del piano.Le agenzie hanno identificato congiuntamente un punto debole nel piano 2023 presentato da Citigroup, ma sono giunti a conclusioni diverse sulla sua gravità. La FDIC ha stabilito che il piano Citigroup non è credibile o non faciliterebbe una risoluzione ordinata ai sensi del Codice fallimentare degli Stati Uniti e considera la debolezza una “deficiency”. Una deficiency è una debolezza che potrebbe minare la fattibilità del piano. Il Consiglio ha concluso che la debolezza è solo uno shortcoming. Secondo la regola di pianificazione della risoluzione delle agenzie, quando un’agenzia riscontra uno shortcoming in un piano di risoluzione e l’altra agenzia rileva una deficiency, si ritiene che il piano presenti uno shortcoming. Di conseguenza, si ritiene che il piano di Citigroup per il 2023 presenti shortcoming. Le agenzie hanno inoltre precedentemente identificato uno shortcoming nel piano 2021 di Citigroup relativa alla qualità e alla gestione dei dati, e tale carenza rimane irrisolta.Le agenzie hanno inviato lettere di feedback a ciascuna delle otto banche in cui identificano le aree di continuo sviluppo delle strategie e delle capacità di risoluzione delle banche. Per le quattro banche con una carenza individuata, le lettere descrivono le debolezze specifiche che hanno portato alla carenza e le azioni correttive richieste dalle agenzie. Le carenze dovranno essere affrontate nei prossimi piani di risoluzione previsti entro il 1° luglio 2025.(Foto: @ Shutterstock) LEGGI TUTTO

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    Deutsche Bank, Fitch conferma rating “A-” con outlook stabile

    (Teleborsa) – Fitch Ratings ha confermato il Long-Term Issuer Default Rating (IDR) di Deutsche Bank ad “A-” con un outlook stabile.L’agenzia di rating prevede che la redditività continuerà a migliorare grazie a una coerente esecuzione strategica nei prossimi due anni, ma rimarrà al di sotto della media dei peer nel breve termine. Una generazione di capitale interno più debole, anche se in miglioramento, e buffer più ristretti rispetto ai requisiti normativi rispetto alla maggior parte delle grandi banche europee fanno sì che la capitalizzazione sia solo adeguata.Viene fatto notare che Deutsche Bank ha un modello di business abbastanza diversificato incentrato su quattro attività: investment bank (IB), che di solito rimane il maggiore contribuente di ricavi e profitti, corporate bank (CB), private bank (PB) e asset management (AM). Il contributo alle entrate e i rapporti costi/ricavi di CB e PB sono sostanzialmente migliorati. Insieme ad AM, negli ultimi due anni hanno rappresentato in media circa due terzi del fatturato totale.Fitch Ratings ritiene che i ricavi prevedibili di queste attività e l’attuazione dei risparmi sui costi pianificati siano fondamentali per mitigare la volatilità intrinseca degli utili nell’IB. Quest’ultimo detiene posizioni leader a livello mondiale nel reddito fisso e nel trading valutario e ha rafforzato la propria posizione di mercato negli ultimi trimestri. LEGGI TUTTO

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    Bankitalia, coefficiente della riserva di capitale anticiclica resta a zero

    (Teleborsa) – La Banca d’Italia considera il coefficiente della riserva di capitale anticiclica in vigore per il trimestre corrente, pari allo zero per cento, appropriato al contesto macrofinanziario attuale.Nel primo trimestre del 2024 lo scostamento del rapporto tra credito totale e PIL dal suo trend di lungo periodo (credit-to-GDP gap) è rimasto sostanzialmente stabile e negativo per circa dodici punti percentuali se calcolato in base alla metodologia sviluppata dalla Banca d’Italia. Indicazioni analoghe provengono dal rapporto tra credito bancario e PIL.La dinamica del credito al settore privato resta debole. Peraltro, l’incidenza dei prestiti deteriorati rimane su livelli storicamente bassi e il tasso di disoccupazione è in ulteriore diminuzione. Nel quarto trimestre del 2023 i prezzi delle abitazioni in termini reali sono rimasti invariati rispetto al trimestre precedente. LEGGI TUTTO