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    OAM: mediatori non propongano mutui subordinati ad apertura conto

    (Teleborsa) – I Mediatori creditizi non devono proporre al consumatore mutui immobiliari che vincolino l’erogazione del credito alla contestuale apertura obbligatoria di un contratto di conto corrente con accredito dello stipendio. Si tratta di comportamenti non consentiti dalla normativa di trasparenza e correttezza nei confronti del consumatore e in contrasto con il Codice del consumo. Lo ricorda l’OAM, Organismo Agenti e Mediatori creditizi, sottolineando che rientra nelle proprie competenze vigilare sul rispetto degli obblighi in materia di trasparenza e di correttezza nei rapporti con la clientela da parte dei Mediatori creditizi. L’Organismo invita le funzioni di controllo delle società di mediazione creditizia a verificare il rispetto della normativa da parte della rete distributiva di cui si avvalgono per il contatto con il pubblico. Eventuali comportamenti scorretti, fermo restando i propri compiti di vigilanza, verranno segnalati alle Autorità competenti.Viene sottolineato che, in base alle Disposizioni di Trasparenza della Banca d’Italia, è possibile offrire, accanto a un contratto di finanziamento, altri contratti accessori ma a condizioni stringenti. In particolare devono essere adottate procedure organizzative e di controllo interno che assicurino: una valutazione dei rischi connessi con l’offerta contestuale di più contratti; la comprensibilità per i clienti della struttura, delle caratteristiche e dei rischi tipicamente connessi con la combinazione dei prodotti offerti contestualmente; la corretta inclusione nel TAEG dei costi dei servizi accessori connessi con il contratto di credito; il rispetto nelle procedure di commercializzazione dei principi di trasparenza e correttezza. Le forme di remunerazione e valutazione del personale e della rete non devono inoltre incentivare la vendita congiunta in misura maggiore rispetto alla vendita separata. LEGGI TUTTO

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    Banche europee, accelera il recupero delle emissioni di bond AT1

    (Teleborsa) – Il CET1 ratio delle banche di importanza sistemica globale (G-SIB) europee ha concluso il secondo trimestre del 2024 al 14,21%, 3 bps in più rispetto ai livelli osservati nel primo trimestre del 2024. L’aumento del ratio è dovuto principalmente alla crescita organica del capitale, che ha contribuito per 35 bps. Le distribuzioni agli azionisti hanno ridotto il rapporto di 25 bps. Le variazioni di RWA hanno avuto un effetto minore (+2 bps), mentre la conversione FX e altri hanno avuto un impatto negativo (-9 bps). È quando emerge dal Prudential Data Report dell’Associazione per i mercati finanziari in Europa (AFME).Allargando lo sguardo, il report evidenzia che il CET1 ratio medio ponderato delle G-SIB europee è aumentato costantemente dal 2014 al 2021. Dopo un calo nel 2022, dovuto alla fine delle misure di conservazione del capitale per il Covid-19, il ratio ha ripreso a salire nel 2023.Le G-SIB europee hanno chiuso il secondo trimestre del 2024 con 768,9 miliardi di euro di capitale CET1, oltre 2 miliardi di euro in più rispetto all’importo riportato nel primo trimestre e 6,4 miliardi di euro in più rispetto ai livelli del secondo trimestre del 2023. Si tratta dell’importo più elevato di capitale CET1 emesso in un trimestre mai registrato.AT1 bondNella prima metà dell’anno, le banche europee hanno emesso un totale di 10,63 miliardi di euro di capitale AT1. L’emissione nel secondo trimestre del 2024 ha rappresentato il 56,4% del totale del primo semestre del 2024, raggiungendo i 6 miliardi di euro. Ciò riflette un aumento del 392% anno su anno e un aumento del 29,6% rispetto al trimestre precedente.Gli AT1 sono titoli di debito emessi dalle banche, che, a differenza delle altre obbligazioni, non hanno scadenza, anche se possono essere rimborsati dalla banca emittente in via anticipata. In caso di dissesto dell’istituto che li ha emessi, i bond AT1 possono essere convertiti in azioni per dotare la banca di capitale aggiuntivo.A seguito dell’episodio di turbolenza del mercato AT1 di marzo 2023 (l’inaspettata svalutazione dei titoli AT1 da parte di Credit Suisse), l’emissione ha iniziato a riprendersi a giugno 2023 e ha gradualmente aumentato durante il resto del 2023. Dopo un’emissione limitata di strumenti AT1 nel primo trimestre, il secondo trimestre del 2024 mostra volumi più forti.I risk premia AT1 sono stabili rispetto ai livelli pre-turbolenza, attestandosi a 362 punti base, 34 punti base al di sotto dei livelli osservati prima dell’episodio di turbolenza di marzo 2023.CoCo bondDa inizio anno, le G-SIB europee hanno emesso un totale di 10,6 miliardi di euro in strumenti Contingent Convertible. Nel secondo trimestre sono stati emessi 6 miliardi di euro, con un aumento del 30% rispetto al trimestre precedente e del 392% rispetto all’anno precedente (rispetto a 1,22 miliardi di euro emessi nel secondo trimestre del 2023). Tutti gli strumenti CoCo emessi nel secondo trimestre del 2024 sono stati classificati come capitale Tier 1.I CoCo bond, ossia i COnvertible COntingent Bond, sono obbligazioni ibride convertibili che, in determinate condizioni, si trasformano in azioni, quindi in capitale della banca.Circa il 65% degli strumenti CoCo Tier 1 emessi dalle GSIB europee dall’inizio dell’anno a giugno 2024 è stato originato sulla base di un trigger di capitale del 7,0%. I restanti hanno avuto un trigger di capitale del 5,125%. Ciò è in contrasto sia con il 2022 che con il 2023, in cui la maggior parte delle emissioni di CoCo Tier 1 ha mostrato un trigger di capitale del 5,125%. LEGGI TUTTO

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    Cassa di Risparmio di Asti rimanda l’approvazione della semestrale

    (Teleborsa) – Cassa di Risparmio di Asti ha comunicato che il Consiglio di Amministrazione della banca per l’approvazione del resoconto semestrale individuale e del resoconto semestrale consolidato al 30 giugno 2024 è stato differito al 10 ottobre. Il 27 settembre era stato comunicato che il CdA si sarebbe tenuto oggi, 8 ottobre.I risultati preliminari sono stati diffusi lo scorso 8 agosto, mostrando un utile netto individuale e consolidato pari rispettivamente a 29,7 milioni di euro (+11,1%) e a 25,4 milioni di euro (+39,6%). LEGGI TUTTO

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    Commerzbank, Orlopp: banca perderebbe clienti in fusione con UniCredit

    (Teleborsa) – L’integrazione di due grandi banche è “estremamente difficile” e “solo perché una fusione sembra buona sulla carta, non significa che sarà eseguita bene e che alla fine potrà avere successo e creare valore per i nostri azionisti”. Lo ha affermato Bettina Orlopp, CEO di Commerzbank, in un’intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt.Le sue parole arrivano a pochi giorni di distanza dall’incontro con il CEO di UniCredit, Andrea Orcel, nel quale i due non hanno discusso di una fusione. La riunione è stata descritta dalla banchiera come un normale investor meeting.Spiegando che l’integrazione di grandi banche è difficile, Orlopp ha ricordato che – dopo aver rilevato la Dresdner Bank nel 2008 – Commerzbank ha dedicato diversi anni a unire i sistemi di entrambe le banche. “Non possiamo permetterci un simile stallo nel mondo di oggi, caratterizzato da così tanti sconvolgimenti tecnologici e da una concorrenza molto intensa”, ha sottolineato.Se Commerzbank venisse rilevata dagli italiani, le medie imprese tedesche riceverebbero meno prestiti, ha spiegato Orlopp, mentre l’integrazione con la banca italiana porterebbe alla perdita di clienti. “Per quanto riguarda i clienti aziendali, esiste una grande sovrapposizione tra noi e la società affiliata tedesca di Unicredit, HVB. In caso di fusione, le esposizioni creditizie di alcune aziende dovrebbero essere ridotte per evitare rischi di cluster”.Inoltre il rating di Commerzbank peggiorerebbe ha sottolineato Orlopp. “Perderemmo clienti che hanno determinati requisiti di rating e faremmo affari solo con banche con un ottimo rating”. Inoltre, aumenterebbero i costi di rifinanziamento. Commerzbank ha un rating “A-” da parte di S&P, mentre UniCredit è tre livelli più in basso a “BBB”. LEGGI TUTTO

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    Mediobanca, accordo di consultazione tra soci sale all’11,40% del capitale

    (Teleborsa) – La percentuale delle azioni aderenti all’accordo di consultazione tra sociMediobanca è aumentata dal 10,98% all’11,40% del capitale sociale della banca d’affari italiana.Sono infatti intervenute le seguenti variazioni: apporto da parte di Finprog Italia (Gruppo Doris) di ulteriori 1,6 milioni di azioni Mediobanca (la sua partecipazione pertanto è di 6,1 milioni di azioni, per lo 0,73% del capitale sociale); la riduzione del numero delle azioni componenti il capitale sociale di Mediobanca per annullamento di azioni proprie in portafoglio.In considerazione dell’intervenuto rinnovo tacito del patto per un periodo tre anni a far data dal 1° gennaio 2025, l’accordo di consultazione ha ora durata fino al 31 dicembre 2027.Al 31 dicembre 2018 è cessato lo storico patto di sindacato di blocco che dal 1° gennaio 2019 è stato sostituito da un accordo di consultazione tra soci Mediobanca. L’accordo non prevede impegni né di blocco né di voto sulle azioni apportate, regola le modalità di incontro per condividere riflessioni e considerazioni in merito all’andamento del gruppo, in un contesto di parità informativa rispetto al mercato.Dell’11,40% attuale, le maggiori quote sono quelle del Gruppo Mediolanum (3,49%), FIN.PRIV (1,72%), Monge & C (1,16%) e Gruppo Gavio (0,82%). I soci di FIN.PRIV sono Assicurazioni Generali 14,3%, Italmobiliare 14,3%, Pirelli & C. 14,3%, Stellantis 14,3%, Telecom 14,3% e Unipol Gruppo 28,5%. LEGGI TUTTO

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    Banche, “progressi significativi” in implementazione elementi finali di Basilea III

    (Teleborsa) – Le giurisdizioni membri del Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (BCBS) hanno compiuto “progressi significativi” nell’adozione delle riforme di Basilea III nell’ultimo anno. È quanto emerge dall’ultimo aggiornamento sui progressi del Comitato pubblicato oggi.Il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria è stato fondato alla fine del 1974 in seno alla Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) di Basilea, ed è composto dai rappresentanti delle banche centrali e dalle autorità di vigilanza bancaria di 27 paesi. Sulla scorta degli insegnamenti tratti dalla recente crisi finanziaria, nel 2010 il Comitato di Basilea ha pubblicato un pacchetto di riforme, denominato Basilea III, teso a inasprire le prescrizioni in materia di fondi propri e liquidità. Alcune di esse sono entrate in vigore a partire dal 2013, mentre altre hanno subito ritardi.Dall’ultimo riepilogo di fine settembre 2023, “il processo di implementazione ha acquisito slancio e la maggior parte delle giurisdizioni membri ha ora pubblicato le regole definitive per la maggior parte degli elementi finali di Basilea III”, si legge nel documento odierno. In particolare, negli ultimi 12 mesi circa la metà delle 27 giurisdizioni membri ha pubblicato le regole definitive per gli standard rivisti di rischio di credito, rischio di mercato e rischio operativo, nonché l’output floor. Inoltre, tre giurisdizioni membri hanno emanato le regole definitive per la definizione rivista di esposizione al leverage ratio. Come risultato di questi progressi, più di due terzi delle giurisdizioni membri hanno ora pubblicato le regole definitive per tutti gli elementi finali di Basilea III e questi standard sono in vigore (vale a dire implementati dalle banche) in più di un terzo delle giurisdizioni membri.Il Comitato di Basilea e il suo organo di controllo, il gruppo dei governatori delle banche centrali e dei responsabili della vigilanza (GHOS), hanno stabilito come priorità assoluta l’implementazione di tutti gli aspetti del quadro di Basilea III in modo completo, coerente e il prima possibile. Ciò include le riforme post-crisi di Basilea III finalizzate, pubblicate dal Comitato nel 2017-19 e destinate a entrare in vigore dal 1° gennaio 2023 con una fase di introduzione di cinque anni per alcuni elementi.Nella riunione del GHOS del 13 maggio 2024, i membri hanno ribadito all’unanimità la loro aspettativa di implementare tutti gli aspetti del quadro di Basilea III in modo completo, coerente e il prima possibile. Hanno osservato che la serie di shock sui mercati finanziari degli ultimi anni ha evidenziato ancora una volta l’importanza di disporre di un quadro normativo globale prudente e hanno incaricato il Comitato di continuare a monitorare e valutare l’implementazione completa e coerente di Basilea III. LEGGI TUTTO

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    Fondazione CRT, Aimaretti e Ferrone entrano nel Consiglio di Indirizzo

    (Teleborsa) – Il Consiglio di Indirizzo della Fondazione CRT ha nominato Gianluca Aimaretti e Vincenzo Ferrone come nuovi membri. Entrambi sono stati selezionati dalle terne proposte dal Comitato Regionale Universitario del Piemonte, rafforzando così la rappresentanza territoriale dell’organismo, dopo le dimissioni di Gianluca Gaidano e il posto reso vacante dalla nomina di Anna Maria Poggi alla presidenza.”Il percorso di rinnovamento della Fondazione CRT procede in piena collaborazione con tutte le componenti della struttura e nel rispetto delle linee guida del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) – ha affermato la presidente Anna Maria Poggi – Il Consiglio di Indirizzo continuerà a sostenere le numerose realtà del territorio, promuovendo una sinergia sempre più efficace con le istituzioni locali. Come Presidente è mia responsabilità statutaria quella di garantire l’autonomia e l’indipendenza della Fondazione. Il lavoro avviato è e sarà coerente con questo impegno, per una maggiore trasparenza e inclusione nelle decisioni e nelle attività della Fondazione”.Ieri è emerso che ci sono due nuovi indagati nell’inchiesta della procura di Torino che ruota intorno al presunto “patto occulto” fra consiglieri di indirizzo e di amministrazione della Fondazione CRT. Si tratta di Davide Canavesio, che si è dimesso dal CdA lo scorso 7 agosto ma che resta presidente e amministratore delegato delle OGR, e Anna Maria Di Mascio, che il 25 giugno ha lasciato la delega di sindaco delle OGR ma resta nel CdA della Fondazione CRT. LEGGI TUTTO

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    Charles Schwab, il CEO Walt Bettinger va in pensione dopo 16 anni nel ruolo

    (Teleborsa) – Charles Schwab, società statunitense che fornisce servizi di intermediazione e consulenza finanziaria, ha annunciato, come parte del suo piano di successione pluriennale, che Walt Bettinger ha notificato al board la sua intenzione di ritirarsi dalla carica di Chief Executive Officer a partire dal 31 dicembre 2024. Rick Wurster, presidente di Schwab dal 2021, sarà nominato presidente e CEO e si unirà al board di Schwab a partire dal 1° gennaio 2025. Bettinger continuerà a ricoprire il ruolo di Co-Chairman, insieme al fondatore Charles Schwab.Bettinger ha guidato con successo Schwab come CEO dalla fine del 2008. Alcuni dei principali risultati ottenuti durante il suo mandato fino ad oggi includono: gli asset dei clienti sono cresciuti da 1,14 trilioni a 9,74 trilioni di dollari; il valore di un’azione ordinaria di Schwab è cresciuto da circa 16 dollari alla fine del 2008 a circa 65 dollari, con un aumento del 400%; la capitalizzazione di mercato di Schwab è cresciuta da circa 18 miliardi di dollari alla fine del 2008 a circa 119 miliardi di dollari, con un aumento del 660%; Schwab ha acquisito e integrato Ameritrade, la più grande acquisizione di servizi di intermediazione di gestione degli investimenti nella storia del settore.Nell’annunciare la sua decisione di ritirarsi da CEO, Bettinger ha affermato: “Mentre mi avvicino al mio 65° compleanno nel 2025, è il momento giusto per me di passare dalle mansioni quotidiane e concentrarmi sul mio ruolo di co-presidente esecutivo del consiglio di amministrazione di Schwab”.”L’approccio ponderato e disciplinato del consiglio di amministrazione di Schwab alla pianificazione della successione contribuisce a rendere questa transizione agevole – ha aggiunto Bettinger – Rick Wurster e io lavoriamo insieme quotidianamente da più di otto anni. Ho piena fiducia nella sua leadership e sono entusiasta che il board di Schwab lo abbia scelto come mio successore”. LEGGI TUTTO