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    Banca Mediolanum, Roberta Pierantoni confermata Lead Independent Director

    (Teleborsa) – Il Consiglio di Amministrazione di Banca Mediolanum, ha confermato – su richiesta degli Amministratori Indipendenti e con l’astensione dell’interessata – il Consigliere Indipendente Roberta Pierantoni quale Lead Independent Director.Il Lead Independent Director resterà in carica fino alla scadenza del Consiglio di Amministrazione in carica e pertanto fino all’Assemblea che verrà convocata per l’approvazione del bilancio dell’esercizio al 31 dicembre 2026 LEGGI TUTTO

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    BFF Bank, JPMorgan AM lima partecipazione al 2,928%

    (Teleborsa) – JPMorgan Asset Management ha una partecipazione pari al 2,928% in BFF Bank, società attiva nella finanza specializzata e quotata su Euronext Milan.È quanto emerge dalle comunicazioni della CONSOB relative alle partecipazioni rilevanti, dove viene segnalato che l’operazione risale al 14 giugno 2024. In precedenza, al 31/05/2024, era pari al 3,159%. LEGGI TUTTO

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    Acri, Matteo Tiezzi (Modena) entra nel comunicato esecutivo

    (Teleborsa) – Il Consiglio di Acri (Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio) ha nominato cinque nuove membri all’interno dei suoi organi, a seguito degli avvicendamenti avvenuti nella governance di alcune delle Associate.Nel Comitato esecutivo entra Matteo Tiezzi, presidente della Fondazione di Modena.Nel Consiglio entrano: Alcide Casini, presidente di Fondazione Perugia; Marco Gilli, presidente di Fondazione Compagnia di San Paolo; Mauro Gola, presidente di Fondazione CR Cuneo; Luca Gori, presidente di Fondazione CR di Pistoia e Pescia. LEGGI TUTTO

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    BNL, Morningstar DBRS conferma rating “A (high)” con trend stabile

    (Teleborsa) – Morningstar DBRS ha confermato il rating su BNL, la filiale bancaria italiana di BNP Paribas, a “A (high)” con trend stabile. L’azione di rating fa seguito alla conferma dei rating di Morningstar DBRS su BNP Paribas il 20 giugno 2024 e considera i fondamentali del credito e la performance finanziaria di BNL nel 2023.BNL viene considerata dall’agenzia di rating una componente fondamentale del franchising retail di BNP Paribas al di fuori della Francia. I risultati della banca, da un punto di vista commerciale, sono migliorati ulteriormente nel 2023, con un utile ante imposte in crescita del 18,8% su base annua, trainato da maggiori ricavi e minori accantonamenti nonostante maggiori spese operative. Il profilo di rischio di BNL ha continuato a migliorare, spinto dallo stock ancora ampio ma in calo di prestiti in sofferenza (NPL). LEGGI TUTTO

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    BPER, il 10 ottobre presentazione del nuovo piano industriale al 2027

    (Teleborsa) – Il Consiglio di Amministrazione di BPER si riunirà il 9 ottobre 2024 per l’approvazione del nuovo Piano Industriale 2024-2027, mentre il giorno successivo (10 ottobre) è in programma la presentazione al mercato del piano. È quanto emerge dall’aggiornamento del calendario finanziario e degli eventi societari previsti per l’esercizio 2024.Il 6 agosto 2024 è in calendario la riunione del CdA per l’approvazione della relazione finanziaria semestrale consolidata al 30 giugno 2024, mentre il 6 novembre 2024 si svolgerà la riunione del board per l’approvazione del resoconto intermedio di gestione consolidato al 30 settembre 2024. LEGGI TUTTO

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    S&P alza outlook di Iccrea a positivo, confermato BBB- su sette banche italiane

    (Teleborsa) – S&P Global Ratings ha rivisto l’outlook su Iccrea Banca da stabile a positivo. Allo stesso tempo, ha confermato i long- e short-term issuer credit rating su Iccrea Banca e su altre sei banche con sede in Italia, come segue: Iccrea Banca (BBB-/Positivo/A-3), Banco BPM (BBB-/Positivo/A-3), BPER Banca (BBB-/Positivo/A-3) Banca Popolare dell’Alto Adige Volksbank (BBB-/Stabile/A-3), Banca Popolare di Sondrio (BBB-/Stabile/A-3), Istituto per il Credito Sportivo (BBB-/Stable/A-3), MedioCredito Centrale (BBB-/Stabile/A-3).Le azioni di rating fanno seguito alla revisione della valutazione del rischio paese del settore bancario dell’Italia, in cui è stato concluso che esiste una tendenza positiva per i rischi del settore che le banche italiane devono affrontare.Secondo S&P, tassi di interesse positivi e un ciclo creditizio normalizzato contribuiscono sostanzialmente a rafforzare le prospettive di redditività delle banche italiane. Le banche italiane con rating hanno riportato return on equity superiori al 14% nel 2023, in aumento rispetto al 10% circa nel 2022 e al 4%-5% registrato prima degli aumenti dei tassi di interesse da parte della BCE. Evidentemente le banche hanno beneficiato più della maggior parte delle altre banche europee dell’aumento dei tassi di interesse, con un margine di interesse netto nel 2023 in aumento del 70% rispetto a quello del 2021. S&P si aspetta che un reddito netto di interesse solido continuerà a fornire il principale contributo alla redditività delle banche italiane, anche se prevede che i tassi di interesse scendano al 2,5%-3,0% nei prossimi anni. In un contesto di tassi di interesse in calo ma ancora positivo, le banche trarranno probabilmente vantaggio anche da una solida crescita delle commissioni derivanti dalla gestione patrimoniale e da altre entrate, come è già stato osservato nella prima parte del 2024. Considerati i progressi delle banche nella gestione del rischio di credito e la loro attuale l’esposizione deteriorata pregressa trascurabile, le perdite su crediti rimarranno contenute durante l’intero ciclo in assenza di grandi shock.Inoltre, si legge nel report di S&P la redditività delle banche italiane continuerà a beneficiare del recente miglioramento dell’efficienza. Dal 2012, le banche italiane hanno ridotto di quasi la metà la propria rete di filiali e ridimensionato le proprie strutture operative, sia organicamente che attraverso il consolidamento. Sebbene le variazioni tra le banche rimangano significative, la maggior parte ha segnalato progressi significativi nel rapporto cost-to-income. L’impatto dei contratti di lavoro recentemente rinnovati filtrerà sempre più attraverso i profit and loss accounts delle banche a partire dal 2024, ma sarà in gran parte compensato dalle sinergie di costo derivanti da precedenti fusioni. S&P prevede che la maggior parte delle banche continuerà a gestire le proprie spese operative, nonostante i maggiori investimenti nella digitalizzazione. Le differenze nella capacità di guadagno tra le banche rimangono però considerevoli e diventeranno più acute con la normalizzazione dei tassi di interesse.Da quanto emerge nel report, è probabile che il return on equity della maggior parte delle banche rimanga al di sopra del cost of equity. È probabile che la redditività diminuisca nei prossimi due o tre anni a causa del minore margine di interesse netto e di maggiori, seppure gestibili, perdite su crediti. Tuttavia, i profitti rimarranno significativamente migliori rispetto al decennio precedente. L’attesa è che il return of equity raggiunga una media del 10% nei prossimi due anni o anche oltre il 2025. La ridotta frammentazione del settore bancario, il predominio di istituzioni più grandi e attori piuttosto agili contribuiranno a questo risultato. Allo stesso tempo, è probabile che alcuni piccoli istituti sottoperformino sostanzialmente, poiché molti fanno affidamento sul reddito da interessi netti e hanno ancora ampie basi di costo. Tale sotto-performance sembra ora essere l’eccezione piuttosto che la norma, come nel decennio precedente. La recente performance di mercato delle banche italiane è fortemente legata alla loro maggiore redditività, e il cost of equity delle banche include ancora un premio di rischio più elevato rispetto a quello della maggior parte delle banche europee. LEGGI TUTTO

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    Unicredit, Orcel: niente “all-in” per M&A, valore titolo è ancora ottimo punto di ingresso

    (Teleborsa) – “Siamo più entusiasti di vedere quello che ci aspetta rispetto a quanto abbiamo fatto, anche perché con una normalizzazione dei tassi e del costo del rischio sarà chiara la differenza tra la performance vera rispetto a quella di tutti gli altri trainata dal mercato”. Lo ha affermato Andrea Orcel, CEO di Unicredit, durante l’Italian CEO Conference di Mediobanca.”Abbiamo una indiscussa cost leadership e pensiamo che possiamo migliorare ancora, mentre altri non saranno capaci di tenere i costi stabili nei prossimi anni – ha detto – Abbiamo ridotto il cost of risk, che ora è best-in-class, e – con le overlays e le extra-provisions che abbiamo – lo terreno a un livello basso. Inoltre, siamo leader nella generazione organica del capitale”.Per quanto riguarda la top-line, “non abbiamo questioni sulle commissioni, perché siamo ottimisti che cresceranno, mettendoci in una posizione di vera forza. Siamo diversificati più degli altri, con investimenti, assicurazione, pagamenti, capital markets e altre aree. Oltre alla crescita del mercato, abbiamo l’impatto degli investimenti e delle internalizzazioni, che si aggiungerà alla crescita generale”.Sull’NII, “vogliamo avere un good NII, che – coperto il costo del rischio durante il ciclo – è superiore al cost of equity. Quindi la nostra natura capital light e la natura poco rischiosa delle commissioni – oltre a quello già spiegato sopra – continuerà a darci leadership sul ROTE, sulla crescita dell’EPS, sulla distribuzione e sulla crescita dell’utile”.Come prevedibile, gran parte della conversazione è stata sulla prospettive di M&A, considerando il grande capitale in eccesso di cui dispone la banca milanese. “Siamo concentrati su quanto valore possiamo creare nei prossimi tre anni e come possiamo miglioralo, e sappiamo che lo creeremo internamente – ha detto Orcel – Quindi il caso base è continuare a crescere e restituire capitale agli azionisti. Sarebbe però meglio impiegare parte o tutto del capitale in eccesso nella giusta transazione”. “Penso che sarebbe meglio una transazione che migliora il gruppo in diverse direzioni, perché vogliamo consolidare in maniera bilanciata in vari paesi, per non essere troppo esposti in un paese solo – ha spiegato – E sono pochi i target che rispettano questi elementi. Comunque credo che se fai un deal “all-in” ti esponi troppo a un paese”.”Sappiamo però che non sempre puoi scegliere, quindi siamo pronti, sappiamo cosa c’è fuori, siamo molto ansiosi di vedere cosa succede quanto i tassi calano e quando i prezzi saranno più allinearti a un livello che rende fare acquisizioni più conveniente”, ha aggiunto, sottolineando che comunque non farà compromessi sul giusto prezzo: “Andare veloci a fare M&A e distruggere valore non è quello che vogliamo fare”, quindi “faremo M&A solo se accelererà ciò che stiamo facendo”.Con riguarda alla scelta tra dividendo in azione e riacquisti di azioni, ha detto: “Il nostro mix di distribuzione non è solo una nostra scelta, ma tiene anche conto di cosa gli investitori preferiscono, e facciamo un buon lavoro a bilanciare questi aspetti”. “Vogliamo avere un cash dividend generoso ma non eccessivo, anche perchè i buyback sono più flessibili e possono essere aggiustati nel modo migliore”, non dimenticando che “dobbiamo dare agli investitori il capitale che abbiamo se non possiamo impiegarlo in maniera più profittevole”. Quando gli è stato chiesto cosa direbbe a chi fin qui non ha creduto a UniCredit e non è salito sul rally che ha portato il titolo a triplicare di valore in due anni, ha affermato: “Se guardi cosa è successo dal 2021 in poi è una chiara storia di ristrutturazione, dove abbiamo rispettato quanto annunciato. Se guardi dalla fine del 2023 la situazione è cambiata e ci siamo mossi da una situazione restructuring a blue-chip, con tutti gli indicatori al top del settore e meno rischio. Il mercato però non è ancora cambiato nel modo in cui ci considera, quindi nei vari indicatori siamo ancora indietro rispetto ai peer. Penso sia ancora un ottimo punto di ingresso se guardi a questi elementi e se tieni conto di quello che intendiamo fare”. LEGGI TUTTO

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    UniCredit rispetta ampiamente i requisiti MREL fissati dalle Autorità

    (Teleborsa) – A seguito delle comunicazioni ricevute dal Single Resolution Board (SRB) e da Banca d’Italia, a UniCredit su base consolidata si applicano i seguenti requisiti minimi di fondi propri e passività ammissibili (MREL): 22,84 per cento dei Risk-Weighted Assets (RWA) – cui sommare il Combined Buffer Requirement (CBR); 6,09 per cento della Leverage Ratio Exposure (LRE).Il requisito di MREL subordinato – che considera già il beneficio della senior allowance concesso dalle autorità di risoluzione – è pari a: 15,06 per cento degli RWA – cui sommare il CBR; 6,09 per cento della LRE.UniCredit rispetta ampiamente i suddetti requisiti, con coefficienti MREL al 31 marzo 2024 pari a: 32,81 per cento degli RWA; 10,16 per cento della LRE.Alla stessa data, i coefficienti di MREL subordinato erano pari a: 24,23 per cento degli RWA; 7,50 per cento della LRE. LEGGI TUTTO