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    Svizzera, il Sorvegliante dei prezzi mette UBS sotto osservazione

    (Teleborsa) – Il Sorvegliante dei prezzi svizzero ha messo sotto osservazione UBS in seguito all’acquisizione di Credit Suisse, dopo che l’analisi della Commissione della concorrenza ha mostrato che la nuova UBS detiene ora un potere di mercato o una posizione dominante in alcuni mercati.Un primo scambio formale sulle conseguenze della fusione tra UBS Switzerland AG (UBS) e Credit Suisse (Svizzera) SA ha avuto luogo oggi tra il Sorvegliante dei prezzi, l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA), la Commissione della concorrenza (COMCO) e la Banca nazionale svizzera (BNS), si legge in una nota. Le autorità stanno gettando le basi per la cooperazione necessaria ad adempiere ai vari mandati legali.Il Sorvegliante dei prezzi parte dal presupposto che la grande banca risultante dalla fusione sia consapevole della propria responsabilità sociale e agisca di conseguenza. Per il momento si concentra quindi sul monitoraggio dei prezzi e sul dialogo costruttivo con la banca e le altre autorità competenti. “Spera che non siano necessari interventi regolamentari, ma in caso contrario non esiterà ad attuarli nel modo più efficiente ed efficace possibile”, viene sottolineato.Lunedì UBS ha annunciato di aver completato la fusione di UBS Switzerland AG e Credit Suisse (Schweiz) AG. LEGGI TUTTO

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    JPMorgan, lascia il Chief Market Strategist dopo previsioni sbagliate

    (Teleborsa) – Marko Kolanovic, Chief Market Strategist e Co-Head of Global Research di JPMorgan, lascerà la banca d’affari statunitense. Lo scrive Bloomberg, citando una nota interna.Kolanovic, che lavora a JPMorgan da 19 anni, sta “esplorando altre opportunità”, viene indicato nella nota. Dubravko Lakos-Bujas, chief equity strategist, diventerà chief market strategist. Il co-head of global research Hussein Malik sarà sole head of global research.La mossa segue una serie di previsioni sbagliate sull’andamento del mercato azionario durante gli ultimi due anni. Kolanovic è stato costantemente rialzista per gran parte del 2022, quando l’indice S&P 500 è crollato del 19%, poi è diventato ribassista proprio quando il mercato ha toccato il fondo, mancando il rialzo del 24% dell’S&P 500 dello scorso anno e il guadagno del 14% nella prima metà di quest’anno.Soltanto venerdì scorso, in una nota, aveva ribadito la sue previsione per un crollo del maggiore indice azionario statunitense a 4.200 entro la fine dell’anno, un calo di circa il 23% rispetto alla chiusura di giovedì intorno a 5.483. Ieri l’S&P 500 ha segnato un nuovo record storico, superando la soglia dei 5.500.”C’è una chiara disconnessione tra l’enorme rialzo delle valutazioni azionarie statunitensi e il ciclo economico”, avevano scritto in quella nota gli analisti di JPMorgan, aggiungendo che il guadagno del 15% dell’indice S&P 500 da inizio anno non è giustificato e che c’è il rischio che nei prossimi trimestri possa verificarsi “un evento opposto alle aspettative speranzose, in cui la crescita decelera, l’inflazione rimane stabile e i tassi a lungo termine non si muovono bruscamente al ribasso”. LEGGI TUTTO

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    Unipol sale a 24,6% di BPER tramite swap: “interessante opportunità di investimento”

    (Teleborsa) – Il big italiano delle assicurazioni Unipol ha aumentato la partecipazione aggregata in BPER Banca, istituto al centro delle speculazioni del risiko bancario, al 24,62% del capitale dal 19,85% precedentemente detenuto, dopo la sottoscrizione da parte della controllata UnipolSai di un contratto di tipo share swap, secondo quanto emerge dalle comunicazioni della CONSOB sulle partecipazioni rilevanti.Il contratto derivato di tipo share swap è stato sottoscritto con un primario operatore, prevede regolamento esclusivamente in contanti e avrà una scadenza massima il 25/02/2028.L’operazione è finanziata da UnipolSai mediante risorse di cassa disponibili. In particolare, nell’ambito della propria strategia di investimento, UnipolSai ha ritenuto che la sottoscrizione del contratto rappresenti “un’interessante opportunità di investimento, in considerazione delle prospettive di rendimento complessivo (Total Return) del titolo BPER”, viene sottolineato.Nei sei mesi successivi alla dichiarazione, Unipol Gruppo non intende acquisire ulteriori azioni di BPER, né esercitare il controllo, anche di fatto, sulla banca. Unipol Gruppo, anche per il tramite della propria controllata UnipolSai, eserciterà i diritti sociali e le prerogative societarie ad essa spettanti, in qualità di azionista diretto e indiretto di BPER, ai sensi di legge e di statuto. LEGGI TUTTO

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    UniCredit, accordo con Consorzio Fonteverde per credito ad aziende agricole

    (Teleborsa) – UniCredit e Consorzio Fonteverde hanno sottoscritto un nuovo accordo per facilitare l’accesso al credito e rafforzare le potenzialità di sviluppo delle aziende associate.Il Consorzio Fonteverde aggrega diverse aziende agricole che operano nel territorio delle province di Ragusa e Siracusa. I soci produttori del Consorzio gestiscono circa 900,00 ha di terreni ubicati in due province della Sicilia sud-orientale: 55% delle superfici nel ragusano, 45% nel siracusano, zone dell’isola fortemente vocate alle coltivazioni ortofrutticole. I prodotti coltivati dai soci produttori (carote, zucchine, peperoni, melone, patate, pomodori, uva, arance, etc.), vengono conferiti al Consorzio che si occupa delle fasi di selezione, confezionamento e commercializzazione con l’obiettivo di assicurare agli associati la migliore redditività.UniCredit con la terza edizione di “UniCredit per l’Italia”, per un valore complessivo di 10 miliardi di euro, di cui un plafond di 1 miliardo di euro è dedicato al settore Agribusiness, si è impegnata a rinnovare la gamma di strumenti di sostegno per il settore.”L’accordo con il Consorzio Fonteverde conferma la nostra attenzione al comparto agroalimentare – ha commentato Salvatore Malandrino, Regional Manager Sicilia di UniCredit – Abbiamo rafforzato la nostra rete commerciale con la presenza di gestori e specialisti Agribusiness dislocati in tutta la regione e ci impegniamo ad offrire soluzioni su misura per le specifiche esigenze delle imprese, contribuendo così allo sviluppo del settore”. LEGGI TUTTO

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    UniCredit ricorre a Tribunale UE su obblighi BCE per uscita da Russia

    (Teleborsa) – UniCredit ha aver presentato un ricorso al Tribunale dell’Unione Europea per ottenere chiarezza circa gli obblighi stabiliti dalla Banca Centrale Europea (BCE) per la ulteriore riduzione dei rischi associati alle attività di UniCredit in Russia, svolte da società controllate tra cui UniCredit Bank Russia (AO Bank).Dall’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, UniCredit ha adottato una serie di strategie per limitare drasticamente la propria attività nella Federazione Russa, con conseguente riduzione della propria esposizione transfrontaliera del 91% e della propria esposizione locale nel Paese del 65% fino a oggi, si legge in una nota; ulteriori sostanziali riduzioni saranno eseguite in linea con gli impegni del piano di azioni definito da UniCredit.”Ciò testimonia che UniCredit condivide con BCE l’importanza di ridurre la propria presenza in Russia, ma ha preoccupazioni circa le modalità di attuazione di tale riduzione identificate nella decisione della BCE, che vanno oltre l’attuale quadro normativo di riferimento”, viene sottolineato.A tal riguardo, UniCredit ha intrattenuto un “dialogo costruttivo” con BCE. Tuttavia, le circostanze senza precedenti e la complessità del contesto socioeconomico e geo-politico, la mancanza ad oggi di un quadro normativo univoco applicabile allo scenario attuale, e le possibili gravi conseguenze derivanti dall’attuazione della decisione che ha impatto non solo sulle attività in Russia ma anche su UniCredit, impongono che il consiglio di amministrazione di UniCredit “ottenga certezza e chiarezza sugli obblighi e sulle azioni da intraprendere”. A questo scopo ha deciso di presentare ricorso al Tribunale dell’Unione Europea così da dirimere ogni dubbio circa gli obblighi a cui UniCredit dovrà adempiere. La BCE è stata informata di tale intenzione con totale trasparenza e largo anticipo. La banca spiega che la conclusione del procedimento potrebbe richiedere diversi mesi, ma rappresenta “una tappa obbligata per garantire la certezza del diritto” sia per UniCredit sia per la BCE. Nelle more del giudizio, UniCredit ha chiesto la sospensione provvisoria della decisione della BCE. LEGGI TUTTO

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    Nasce Banca Agricola Popolare di Sicilia da fusione Ragusa-Sant’Angelo

    (Teleborsa) – In seguito all’approvazione del 31 maggio 2024 da parte del Consiglio di Amministrazione di Banca Agricola Popolare di Ragusa (BAPR) del progetto di fusione per incorporazione di Banca Popolare Sant’Angelo (BPSA), il 27 giugno 2024 sono state ottenute le autorizzazioni di Vigilanza e il 28 giugno 2024 sono stati depositati presso la sede legale di BAPR i documenti funzionali allo svolgimento delle riunioni assembleari di BAPR e di BPSA chiamate a deliberare in merito alla prospettata fusione per incorporazione.L’operazione intende ampliare l’orizzonte di operatività della nuova entità, estendendo il rafforzato “modello Ragusa” a tutta la Sicilia. A completamento dell’operazione di fusione per incorporazione di BPSA e quale naturale evoluzione del percorso intrapreso, Banca Agricola Popolare di Ragusa assumerà la nuova denominazione di BAPS – Banca Agricola Popolare di Sicilia.”L’operazione di fusione per incorporazione di Banca Popolare Sant’Angelo in Banca Agricola Popolare di Ragusa coniuga storia e innovazione: la banca manterrà la forma societaria di istituto popolare, consoliderà il legame con gli stakeholders e fornirà sempre maggiori opportunità per lo sviluppo dei territori di riferimento”, ha commentato Arturo Schininà, Presidente del Consiglio di Amministrazione. “In tale direzione, la nuova estensione territoriale, il rinnovato posizionamento di mercato e l’evoluzione relazionale si svilupperanno anche in un re-branding della banca, che assumerà la nuova denominazione Banca Agricola Popolare di Sicilia (BAPS), una banca sempre più moderna al servizio di tutti i siciliani”, ha aggiunto. LEGGI TUTTO

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    Banca Ifis, Intesa conferma Buy: dividend yield a doppia cifra altamente visibile

    (Teleborsa) – Intesa Sanpaolo ha confermato target price (a 19,8 euro per azione) e raccomandazione (a Buy) su Banca Ifis, gruppo attivo nello specialty finance e quotato su Euronext STAR Milan, dopo aver ospitato un investor meeting con il management della società. Lo scenario emerso dall’incontro è “positivo sulla resilienza dell’economia e sulla capacità della banca di difendere i margini”, anche se “la domanda di prestiti resta invece piuttosto debole”.La società ha confermato la propria politica dei dividendi che prevede un payout ratio del 50% fino a 100 milioni di euro di utile netto e un payout ratio del 100% su qualsiasi utile superiore a 100 milioni di euro. Considerando che il consensus recentemente pubblicato dalla società prevede un utile netto di 164/166/168 milioni di euro nel FY24/25/26 (42 milioni di euro nel 2Q24), il broker ipotizza un dividend yield del 10,7/10,9/11,1% nei prossimi tre anni.”Riteniamo che la visibilità di un dividend yield così generoso sia migliorata anche dalla solida base di capitale (CET1 del 14,9% a marzo 2024, escluso l’utile netto del trimestre, a fronte di un requisito SREP del 9%) che lascerebbe spazio per una potenziale crescita esterna, qualora si presentassero opportunità”, si legge nella ricerca.”Riteniamo che Banca Ifis rimanga una dividend story, caratterizzata da un dividend yield a doppia cifra altamente visibile e da una solida generazione di utili – viene sottolineato – Riteniamo che le opportunità di crescita per la società dipendano dalla sua capacità di ridistribuire il capitale in eccesso”. LEGGI TUTTO

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    Fed, banche promosse nello stress test annuale ma le perdite potenziali aumentano

    (Teleborsa) – Lo stress test del 2024 condotto dalla Federal Reserve mostra che le 31 grandi banche statunitensi soggette al test quest’anno dispongono di capitale sufficiente per assorbire quasi 685 miliardi di dollari di perdite e continuare a concedere prestiti a famiglie e imprese in condizioni di stress. “Negli anni immediatamente successivi alla crisi finanziari globale, le banche sottoposte allo stress test hanno aumentato notevolmente il proprio capitale, che negli ultimi anni è rimasto sostanzialmente invariato”, si legge nel rapporto.Nello scenario gravemente avverso, il common equity tier 1 (CET1) aggregato delle 31 banche sottoposte allo stress test scende dall’effettivo 12,7% nel quarto trimestre del 2023 al minimo previsto del 9,9%, prima di aumentare al 10,4% alla fine dell’orizzonte di proiezione. I coefficienti patrimoniali CET1 post-stress delle banche, aggregati e individuali, rimangono al di sopra dei livelli minimi regolamentari richiesti per tutto l’orizzonte di proiezione.Le grandi banche sono quindi “ben posizionate per resistere a una grave recessione e rimanere al di sopra dei requisiti patrimoniali minimi”.Il calo aggregato di 2,8 punti percentuali quest’anno è tuttavia maggiore del calo aggregato di 2,5 punti percentuali dello scorso anno, ma rientra nell’intervallo dei cali degli anni passati.”Lo stress test di quest’anno mostra che le grandi banche hanno capitale sufficiente per resistere a uno scenario altamente stressante e soddisfare i loro coefficienti patrimoniali minimi – ha affermato il vicepresidente per la vigilanza Michael Barr – Sebbene la gravità dello stress test di quest’anno sia simile a quello dell’anno scorso, il test ha comportato perdite più elevate perché i bilanci bancari sono un po’ più rischiosi e le spese sono più elevate”.Lo scenario ipotetico di quest’anno è sostanzialmente paragonabile allo scenario dell’anno scorso. Comprende una grave recessione globale con un calo del 40% dei prezzi degli immobili commerciali, un aumento sostanziale degli uffici vacanti e un calo del 36% dei prezzi delle case. Il tasso di disoccupazione aumenta di quasi 6 punti percentuali e mezzo fino a raggiungere un picco del 10%, e la produzione economica diminuisce proporzionalmente.Con uno scenario relativamente invariato rispetto allo scorso anno, ci sono tre fattori principali che spiegano il maggiore calo di capitale nel test di quest’anno: aumenti sostanziali nei saldi delle carte di credito delle banche combinati con tassi di insolvenza più elevati hanno comportato maggiori perdite previste sulle carte di credito; i portafogli creditizi societari delle banche sono diventati più rischiosi, in parte riflettendo il declassamento dei prestiti da parte delle banche, con conseguenti maggiori perdite societarie previste; e spese più elevate e entrate da commissioni inferiori negli ultimi anni, con conseguente riduzione delle entrate previste per compensare le perdite.I quasi 685 miliardi di dollari di perdite totali previste includono 175 miliardi di dollari di perdite su carte di credito, 142 miliardi di dollari di perdite da prestiti commerciali e industriali e quasi 80 miliardi di dollari di perdite da immobili commerciali.(Foto: @ Shutterstock) LEGGI TUTTO