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    OPAS Banca Ifis su illimity, sell-out allo 0,2%

    (Teleborsa) – Nell’ambito dell’offerta pubblica di acquisto e scambio (OPAS) volontaria totalitaria promossa da Banca Ifis su azioni ordinarie illimity Bank, risulta che oggi 30 luglio 2025 sono state presentate 7.638 richieste di adesioni alla procedura di sell-out. Pertanto dall’inizio della proceduta di obbligo d’acquisto sono state presentate complessivamente 13.708 adesioni, pari al 0,217060% dell’offerta.La procedura di sell-out, iniziata il 28 luglio, terminerà il 29 agosto. Borsa Italiana ricorda che le azioni ordinarie illimity acquistate sul mercato nei giorni 28 e 29 agosto 2025 non potranno essere oggetto delle richieste di vendita. LEGGI TUTTO

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    OPS MPS su Mediobanca, adesioni ferme allo 0,03%

    (Teleborsa) – Nell’ambito dell’offerta pubblica di scambio (OPS) volontaria totalitaria promossa da Banca Monte dei Paschi di Siena sulle azioni ordinarie di Mediobanca, risulta che oggi 30 luglio 2025 sono state presentate 5.535 richieste di adesione. Pertanto, complessivamente le richieste di adesione sono a quota 281.732, pari allo 0,0338% delle azioni oggetto dell’offerta (o allo 0,0332% sulle eventuali massime 849.458.551 azioni oggetto di offerta emesse a favore dei beneficiari dei Piani di Incentivazione).L’offerta è iniziata, il 14 luglio 2025 e terminerà l’8 settembre 2025. Borsa Italiana ricorda che le azioni ordinarie Mediobanca acquistate sul mercato nei giorni 5 e 8 settembre 2025 non potranno essere apportate in adesione all’offerta. LEGGI TUTTO

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    Accordo commerciale Ue-Usa, Scope Ratings: “Impatti sul settore bancario italiano saranno gestibili”

    (Teleborsa) – “Le banche italiane affrontano rischi relativamente bassi per la qualità degli attivi derivanti dai nuovi dazi statunitensi, sebbene gli effetti di secondo livello potrebbero influire sulla redditività. Prevediamo che l’accordo commerciale UE-USA avrà un impatto limitato sui profili creditizi delle banche italiane, sebbene possa potenzialmente avere ripercussioni significative su alcuni settori dell’economia italiana”. È quanto afferma Alessandro Boratti, lead analyst di Scope Ratings.Secondo il ministero degli Affari Esteri italiano, – si legge nell’analisi di Scope Ratings, elaborata dagli analisti del Financial Institutions Team – le esportazioni verso gli Stati Uniti ammontavano a 64,7 miliardi di euro nel 2024, pari a circa il 3% del PIL italiano. Oltre due terzi erano rappresentati da macchinari (20%), prodotti farmaceutici (16%), alimenti e bevande (12%), trasporti (incluso il settore automobilistico, 12%), prodotti chimici ed elettronici (4% ciascuno). I prodotti farmaceutici sono stati momentaneamente esclusi dall’accordo commerciale, il che implica che potrebbe essere applicata un’imposta più elevata, come lasciato intendere dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.L’esposizione delle grandi banche italiane ai settori più vulnerabili alle imposte statunitensi è limitata. Ciò – evidenzia Scope Ratings – riflette il grado di diversificazione settoriale dei loro portafogli di prestiti alle imprese. Infatti, i prestiti a questi settori rappresentano solo tra il 6% e il 10% dei prestiti lordi alla clientela per le sette banche del campione analizzato da Scope Ratings (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, Banca Monte dei Paschi di Siena, Mediobanca, BPER Banca, Credito Emiliano). “È irrealistico – evidenzia la ricerca – supporre che questi prestiti siano interamente concessi agli esportatori direttamente interessati dai nuovi dazi statunitensi, quindi i rischi sono contenuti”.Tuttavia, – prosegue l’analisi – i dazi potrebbero indurre un rallentamento economico, e questo potrebbe portare a un più ampio deterioramento della qualità del credito in vari segmenti dell’economia. Scope stima che l’Italia potrebbe affrontare una perdita di produzione a breve termine di 0,4 punti percentuali, aggiungendo pressione a una crescita già modesta. Oltre alle preoccupazioni sulla qualità degli attivi, il principale svantaggio per le banche italiane risiede nel potenziale impatto sulla generazione di ricavi. Le sfide alla crescita economica italiana potrebbero ridurre la già debole domanda di prestiti, che avrebbero un impatto negativo sul margine di interesse netto delle banche. La crescita dei prestiti in Italia è una delle più basse dell’area dell’euro, secondo i dati della BCE. A maggio 2025, la crescita annua dei prestiti a famiglie e imprese in Italia era quasi nulla, rispetto a una media di circa il 2% nell’area dell’euro.Una prospettiva economica più debole in Italia e in Europa, unita a un’inflazione più bassa, poiché paesi come la Cina si rivolgono all’UE per compensare le perdite commerciali con gli Stati Uniti, potrebbe indurre la BCE a tagliare i tassi più del previsto. Attualmente Scope prevede che il tasso sui depositi della BCE raggiungerà l’1,75% entro la fine del 2026, dall’attuale 2%. Uno scenario in cui la BCE taglia i tassi più o più rapidamente di quanto ipotizzato potrebbe erodere i margini delle banche e annullare parte dei recenti guadagni di redditività di cui le banche italiane hanno beneficiato grazie all’ampliamento dei margini di interesse.”Riteniamo – sottolinea Scope – che il nuovo accordo commerciale ridurrà l’incertezza, ma la mancanza di visibilità sulla politica commerciale statunitense potrebbe innescare volatilità del mercato. Ciò avrebbe effetti contrastanti sul settore bancario italiano. Fornirebbe un incremento dei ricavi agli istituti che operano su larga scala sui mercati dei capitali (ad esempio UniCredit), ma avrebbeun impatto negativo sulla vendita di prodotti di asset management e wealth management, riducendo così le commissioni legate alla performance”. A titolo di esempio, – spiega Scope – a maggio 2025 si è registrato un deflusso netto di asset in gestione pari a 2,4 miliardi di euro, secondo Assogestioni, che all’epoca ha posto fine a nove mesi di crescita.Le banche italiane sono ben posizionate per affrontare le sfide”Le banche italiane – rileva Scope – sono, tuttavia, ben posizionate per affrontare queste sfide. Dal punto di vista del rischio di credito, i loro bilanci sono i più solidi dalla crisi finanziaria globale, supportati da anni di de-risking e da una migliore gestione del rischio di credito”. A marzo 2025, il rapporto tra crediti deteriorati lordi e impieghi a breve termine (NPL) del settore si attestava al 2,8%, in calo rispetto al 17,1%. Dall’inizio della pandemia, le banche hanno accumulato ingenti accantonamenti per perdite su crediti non assegnati, la maggior parte dei quali sono ancora intatti e forniscono un cuscinetto contro un deterioramento imprevisto della qualità dei prestiti. UniCredit (A/Stabile), Intesa (A/Stabile) e Banco BPM detengono sovrapposizioni pari a rispettivamente circa 40 pb, 20 pb e 15 pb di prestiti alla clientela. Forse ancora più importante, la redditività delle banche italiane è più che raddoppiata negli ultimi tre anni.I rendimenti delle attività ponderate per il rischio per le sette banche del campione analizzato nella ricerca sono stati in media del 3,1% nel 2024, in aumento rispetto all’1,2% del 2021, quindi, – evidenzia Scope – “sebbene i rischi siano orientati al ribasso, la solida base di partenza significa che le banche italiane possono sopportare una certa pressione sui ricavi prima di compromettere materialmente la loro capacità di assorbire le perdite su crediti attraverso la redditività operativa ordinaria”. Nel 2024, gli utili medi prima degli accantonamenti nel campione di banche esaminato erano 13 volte superiori agli accantonamenti per perdite su crediti, che – conclude Scope – è un fattore chiave per i nostri rating creditizi. LEGGI TUTTO

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    Banca Generali, Mossa: insurbanking motore della crescita. Intermonte mitiga effetti OPS

    (Teleborsa) – “Il 26 giugno il consiglio di amministrazione ha approvato il Piano Strategico 2026-2028, sviluppato su base stand-alone. Un pilastro della strategia è la partnership instaurata con il Gruppo Generali per lo sviluppo di una nuova collaborazione nel settore dell’insurbanking”. Lo ha detto l’AD di Banca Generali, Gian Maria Mossa, durante la call sui conti del secondo trimestre 2025.”Abbiamo iniziato a svilupparlo – ha spiegato – C’è stato l’annuncio al network 17 luglio 2025, ci sarà la convention di lancio al network il 9 ottobre 2025, mentre il lancio a livello nazionale sarà a partire da novembre di quest’anno. L’insurbanking è il motore della crescita futura”.Il 30 giugno 2025, Banca Generali e Alleanza hanno firmato l’accordo che getta le basi per una collaborazione ad ampio raggio. Alleanza Assicurazioni è controllata al 100% da Generali Italia. Dispone di una rete diretta proprietaria composta da 400 agenzie e 10.000 consulenti assicurativi al servizio di 1,9 milioni di clienti in Italia.”Banca Generali rimane pienamente impegnata a creare valore a lungo termine per tutti i suoi stakeholder – in questo senso l’integrazione di Intermonte sta andando molto meglio del previsto e l’intelligenza artificiale è in fase di implementazione – mantenendo un focus strategico chiave senza essere distratta dall’imminente offerta pubblica di scambio volontaria” di Mediobanca, ha sottolineato.”Si tratta della prima volta che abbiamo lanciato un piano con Alleanza per la distribuzione, è un network performante che ci permetterà di accrescere il cross-selling – ha detto Mossa – Loro sono 10 mila, in modo conservativo prevediamo di portarne a bordo circa il 20%, ovvero 2.000, entro la fine del prossimo anno”.L’AD ha fatto notare che l’insurbanking “è un progetto già lanciato da altri competitor”, citando Zurich, Allianz e Unipol, e “l’industria bancaria sta entrando nel business assicurativo, quindi è anche una mossa difensiva sui clienti attuali”.Rispondendo alle domande degli analisti, preoccupati per gli effetti dell’offerta pendente di Mediobanca, ha detto che “l’M&A con Intermonte è stato un game changer e sta funzionando molto bene anche per il reclutamento, ma molte delle persone con cui parliamo stanno chiedendo e aspettando i risultati dell’offerta pubblica. Abbiamo anche candidati disponibili a entrare a prescindere dalla transazione, ma sono una minoranza, ed è un comportamento comprensibile. Nonostante queste incertezze, sono impressionato dal reclutamento e dall’interesse per Intermonte, quindi ribadisco che l’integrazione sta andando meglio delle attese. Ci saranno nuovi afflussi e un’accelerazione del recruiting appena l’offerta sarà conclusa”.Banca Generali ha registrato nuove assunzioni senior nel primo semestre del 2025 per 46 professionisti, di cui 27 nel primo trimestre e 19 nel secondo trimestre (-24% trimestre su trimestre).Banca Generali ha confermato gli obiettivi prefissati per il 2025 in termini di crescita costante, profittevole e remunerativa, ovvero: raccolta netta di 6 miliardi di euro nel 2025, di cui oltre 3,5 miliardi di euro in Asset under Investments e mix; margine di interesse netto medio (NIM yield) di 200 bps per il 2025; management fee margin nel range di 140-142 bps nel secondo semestre del 2025.L’utile netto nel primo semestre ha evidenziato una migliore qualità su base ricorrente, sebbene il dato headline sia stato in calo a causa della riduzione delle commissioni variabili (-55% a/a) e dell’aumento dell’aliquota fiscale (+1,6 punti percentuali a/a).Il totale attivo nel primo semestre è arrivato al nuovo picco di 106,5 miliardi di euro (+8% su base annua), sostenuto da un solido trend commerciale e da una continua ripresa dopo il calo di marzo-aprile. Le attività investite si sono assestate a 71,1 miliardi di euro (+7% su base annua), con una crescita alimentata da una raccolta netta resiliente che ha controbilanciato con successo la volatilità del mercato. I prodotti in-house sono arrivati a 24,9 miliardi di euro (+10% su base annua) e continuano ad attrarre clienti grazie al loro approccio personalizzato e al lancio di strategie di investimento innovative introdotte nel secondo trimestre del 2025.Secondo Mossa, “è possibile osservare il miglioramento della qualità della raccolta netta totale nel primo semestre 2025”, a 3 miliardi di euro, “pienamente in linea con le previsioni per l’esercizio 2025, sebbene alcune opportunità commerciali siano in stand-by legate all’attuale offerta pubblica di acquisto”. LEGGI TUTTO

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    Segnalazioni sospette all’UIF in aumento del 15,6% nel 1° semestre

    (Teleborsa) – Nel primo semestre 2025 sono aumentate ancora le denunce di operazioni sospette all’UIF – l’Unità di Informazine Finanziaria, raggiungendo le 80.930 unità (+15,6% rispetto al periodo corrispondente del 2024).L’aumento delle segnalazioni è stato determinato principalmente da banche e Poste, dagli operatori del settore dei giochi e delle scommesse, dal comparto degli istituti di pagamento e punti di contatto di prestatori di servizi comunitari e dai prestatori di servizi per le cripto-attività.Nel periodo l’attività di analisi finanziaria svolta dall’Unità è stata particolarmente intensa: sono state esaminate e trasmesse agli Organi investigativi 81.312 segnalazioni (in aumento del 16,4%), il numero più alto di SOS analizzate in un semestre.Nell’ambito di tali analisi, sono state complessivamente inviate ai soggetti obbligati 2.945 richieste di informazioni. Nella maggior parte dei casi (il 59,2%) la richiesta è stata inoltrata a un segnalante diverso da quello che ha trasmesso la segnalazione oggetto di analisi. Oltre l’80 per cento delle risposte è pervenuto alla UIF entro una settimana dalla ricezione della richiesta. LEGGI TUTTO

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    Barclays, nuovo buyback da 1 miliardo di sterline dopo primo semestre in crescita

    (Teleborsa) – Barclays, colosso bancario britannico, ha registrato un RoTE nel primo semestre del 2025 del 13,2% (primo semestre del 2024: 11,1%), con un utile per azione (EPS) in miglioramento a 24,7 penny (primo semestre del 2024: 18,6 penny) e un utile ante imposte di 5,2 miliardi di sterline (primo semestre del 2024: 4,2 miliardi di sterline).Il group income è stato di 14,9 miliardi di sterline, aumentato del 12% su base annua, con un Group NII excluding Barclays Investment Bank and Head Office di 6,1 miliardi di sterline, in aumento del 13% su base annua.Il rapporto costi/ricavi nel primo semestre del 2025 è migliorato al 58% (primo semestre del 2024: 62%), grazie a una leva operativa positiva (guidance per l’anno fiscale 2025 di circa il 61%).”Siamo sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi del nostro piano triennale, offrendo rendimenti strutturalmente più elevati e più stabili per i nostri investitori – ha detto il CEO C. S. Venkatakrishnan – A metà del piano, con sei trimestri di esecuzione costante, abbiamo raggiunto oltre la metà della crescita pianificata di circa 30 miliardi di sterline degli attivi ponderati per il rischio (RWA) nel Regno Unito, metà della crescita del reddito target e realizzato due terzi dei 2 miliardi di sterline di risparmi lordi di efficienza sui costi pianificati”.”Nel secondo trimestre del 2025 abbiamo registrato un RoTE del 12,3% – ha aggiunto – il reddito su base annua è cresciuto del 14% e l’utile ante imposte del 28%. L’utile per azione (EPS) è cresciuto del 41%, riflettendo la crescita degli utili e l’impatto dei riacquisti di azioni proprie, con un valore patrimoniale netto tangibile (TNAV) per azione in crescita del 13%. Grazie alla solida generazione organica di capitale e a un Common Equity Tier 1 (CET1) ratio del 14%, oggi abbiamo annunciato un ulteriore riacquisto di azioni proprie per 1 miliardo di sterline e un dividendo semestrale di 3,0 penny per azione, pari a 1,4 miliardi di sterline di distribuzioni di capitale totali per la prima metà del 2025, con un aumento del 21% su base annua”.Barclays ha completato il riacquisto di azioni proprie da 1 miliardo di sterline annunciato con i risultati dell’anno fiscale 2024. Ha ora annunciato l’intenzione di avviare un riacquisto di azioni fino a 1 miliardo di sterline (H124: 750 milioni di sterline) e un dividendo di 3,0 penny per azione per H125 (H124: 2,9 penny), sulla buona strada per ottenere un aumento progressivo dei rendimenti totali del capitale rispetto al 2024. LEGGI TUTTO

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    Milleri (Delfin): offerta MPS su Mediobanca più appetibile con “adeguamento”

    (Teleborsa) – “L’offerta del Monte su Mediobanca è molto interessante, continueremo a valutarla. Un eventuale adeguamento che rifletta l’andamento dei corsi di Borsa renderebbe l’offerta più appetibile per gli investitori”. Lo ha detto Francesco Milleri, presidente di Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, in un’intervista a Il Corriere della Sera.A una domanda se la holding ha arrotondato la quota in Generali, ha risposto: “No, abbiamo tuttavia consolidato la nostra posizione completando nelle due giurisdizioni UE che mancavano all’iter autorizzativo per poter restare sopra il 10% della compagnia, quota che abbiamo superato a seguito delle operazioni di buyback. Non credo ci siano molte società non bancarie o finanziarie ad aver raggiunto un simile risultato”.Quanto alla partecipazione detenuta in UniCredit, “continueremo a monitorare i valori e a ponderare plusvalenze e opportunità, come ogni buon gestore”, ha sottolineato. LEGGI TUTTO

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    Unicredit, focus su Commerzbank. Verso conversione dell’ultimo pacchetto di derivati

    (Teleborsa) – Archiviata, per il momento, l’operazione in Italia su Banco BPM, UniCredit sarebbe pronta a rafforzare la propria posizione in Commerzbank, anche se il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha di fatto intimato al CEO Andrea Orcel di farsi da parte. I consulenti della banca tedesca, Goldman Sachs e UBS, sarebbero infatti in allerta in vista di una possibile mossa da parte del gruppo guidato da Andrea Orcel, ovvero la conversione in azioni dell’ultimo pacchetto di derivati pari a circa l’8% del capitale, ha scritto Milano Finanza.Con la conversione, la partecipazione in azioni si avvicinerebbe alla soglia del 30% che fa scattare l’obbligo di lanciare un’offerta pubblica, anche se l’intenzione della banca italiana non sarebbe quella di procedere con un’OPA, ma di posizionarsi in modo migliore in vista delle future trattative con i vertici di Commerzbank e con il governo tedesco.UniCredit ha annunciato lo scorso 8 luglio di aver convertito in azioni circa il 10% della sua posizione sintetica in Commerzbank, portando la propria quota in azioni e i relativi diritti di voto effettivi a circa il 20%.Nella conference call di settimana scorsa sui risultati record del secondo trimestre 2025, arrivati all’indomani della decisione di ritirare l’offerta su Banco BPM, Orcel ha detto che UniCredit convertirà in azioni la restante quota Commerzbank entro fine anno.Secondo Orcel, una combinazione con la rivale tedesca sarebbe “un bene per la Germania e per l’Europa, che ha bisogno di una banca più forte per finanziare gli investimenti e sostenere la crescita. Penso che sarebbe un bene per l’Unione bancaria, ma questa è la mia opinione e ad oggi non abbiamo alcun dialogo su questo argomento”. Orcel ha sottolineato che “la controparte non è pronta a discuterne e quindi rispettiamo il fatto di rimanere investitori” e si è detto “molto lieto di beneficiare di un ritorno sull’investimento del 20%”.Solo pochi giorni fa, nella tradizionale conferenza stampa estiva, il cancelliere Merz ha espresso giudizi negativi sul tentativo di scalata: “Ho due motivi di forte perplessità: anzitutto, si tratta chiaramente di un’acquisizione ostile, rivolta sia a Commerz sia alla Repubblica Federale. Inoltre, la fusione creerebbe un istituto che, per struttura di bilancio, potrebbe rappresentare un rischio sistemico per i mercati”.Orcel sta comunque continuando a mostrare cautela nelle sue mosse e ha lasciato intendere che ogni decisione sarà subordinata all’orientamento dei soci. “Dipenderà molto dalla posizione dei nostri azionisti: se ritengono che questa situazione debba protrarsi nel caso in cui non succeda nient’altro entro il 2027, allora la prolungheremo – ha detto sempre nella call – Se ritengono di preferire che smobilizziamo la posizione, allora lo faremo”.Di sicuro il CEO di UniCredit resta sicuro del valore da estrarre in Germania: “Consolidando la quota di utili leghiamo il nostro destino al loro, ma restiamo pazienti. Resto però convinto che unire la nostra Hvb a Commerz possa creare moltissimo valore, molto più che con le fusioni in Italia”. LEGGI TUTTO