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    Wells Fargo, utili trimestrali in calo del 50%. Aumenta accantonamenti

    (Teleborsa) – Wells Fargo, una delle quattro più grandi banche statunitensi, ha registrato ricavi pari a 19,66 miliardi di dollari nel quarto trimestre del 2022, rispetto ai 20,86 miliardi di dollari dello stesso periodo dell’anno scorso. L’utile è sceso del 50% a 2,86 miliardi di dollari dai 5,75 miliardi di dollari del quarto trimestre 2021. L’utile per azione è stato di 0,67 dollari per azione (1,38 dollari un anno fa).Il mercato, secondo i dati di Refinitiv, si aspettava un utile per azione di 0,66 dollari su ricavi di 19,98 miliardi di dollari.Nel quarto trimestre, la banca ha registrato perdite operative per 3,3 miliardi di dollari (0,70 dollari per azione) correlate a una varietà di questioni storiche precedentemente divulgate, tra cui contenziosi, rimedi ai clienti e questioni normative associate allo scandalo sulle sue pratiche di vendita.”Sebbene il trimestre sia stato influenzato in modo significativo dalle perdite operative precedentemente divulgate, la nostra performance sottostante riflette i progressi che stiamo facendo per migliorare i rendimenti – ha commentato il CEO Charlie Scharf – L’aumento dei tassi di interesse ha determinato una forte crescita del margine di interesse, le perdite su crediti hanno continuato ad aumentare lentamente, ma la qualità del credito è rimasta solida e continuiamo a compiere progressi nelle nostre iniziative di efficienza”.L’accantonamento per perdite su crediti è stato di 957 milioni di dollari nel trimestre, rispetto a un rilascio di 452 milioni di dollari l’anno precedente. L’accantonamento per perdite su crediti nel trimestre includeva un aumento di 397 milioni di dollari nell’accantonamento per perdite su crediti che riflette principalmente la crescita dei prestiti, nonché un ambiente economico meno favorevole, ha affermato la banca.(Foto: © Maxim Kuzubov/123RF) LEGGI TUTTO

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    JPMorgan, utili trimestrali in crescita grazie a forte attività trading

    (Teleborsa) – JPMorgan Chaseha registrato ricavi netti per 35,6 miliardi di dollari nel quarto trimestre del 2022, in aumento del 17%. Il margine di interesse (NII) è stato di 20,3 miliardi, in aumento del 48%. Il NII esclusi Markets è stato di 20 miliardi, in aumento del 72%, trainato da tassi più elevati. I ricavi non da interessi sono stati di 15,3 miliardi, in calo dell’8%, in gran parte guidati da minori commissioni di Investment Banking.L’utile netto è stato di 11 miliardi di dollari, o 3,57 dollari per azione, rispetto ai 10,4 miliardi, o 3,33 dollari per azione, dell’anno precedente.L’accantonamento per perdite su crediti è stato di 2,3 miliardi di dollari, riflettendo un incremento netto di riserve di 1,4 miliardi e addebiti netti di 887 milioni. La mossa è stata guidata da un “modesto deterioramento delle prospettive macroeconomiche della società, che ora riflette una lieve recessione nello scenario centrale”, nonché dalla crescita dei prestiti da parte dei clienti che utilizzano le loro carte di credito, ha affermato.”L’economia statunitense attualmente rimane forte, con i consumatori che continuano a spendere denaro in eccesso e le imprese in buona salute – ha commentato il CEO Jamie Dimon – Tuttavia, non conosciamo ancora l’effetto finale dei venti contrari derivanti dalle tensioni geopolitiche, tra cui la guerra in Ucraina, lo stato vulnerabile dell’approvvigionamento energetico e alimentare, l’inflazione persistente che sta erodendo il potere d’acquisto e ha spinto al rialzo i tassi di interesse e il quantitative tightening senza precedenti”L’utile netto della divisione Corporate & Investment Bank è stato di 3,3 miliardi di dollari, in calo del 27%, con entrate nette di 10,5 miliardi di dollari, in calo del 9%.I ricavi di Markets sono stati di 5,7 miliardi di dollari, in aumento del 7%. I ricavi di Fixed Income Markets sono stati di 3,7 miliardi di dollari, in crescita del 12%, trainati prevalentemente da maggiori ricavi in Rates and Currencies & Emerging Markets, parzialmente controbilanciati da minori ricavi in Securitized Products. Il fatturato di Equity Markets è stato di 1,9 miliardi di dollari, relativamente piatto rispetto a un quarto trimestre forte dell’anno precedente. LEGGI TUTTO

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    BofA, utili sopra le attese. Aumento tassi trascina ricavi

    (Teleborsa) – Bank of America ha registrato ricavi, al netto degli interessi passivi, in aumento dell’11% a 24,5 miliardi di dollari nel quarto trimestre del 2022. Il margine di interesse netto (NII) è stato in aumento di 3,3 miliardi di dollari, o del 29%, a 14,7 miliardi di dollari, trainato dai benefici derivanti dall’aumento dei tassi di interesse, inclusa la riduzione delle spese di ammortamento dei premi e dalla solida crescita dei prestiti. I ricavi non da interessi di 9,9 miliardi di dollari è diminuito di 799 milioni di dollari, o dell’8%, per il calo delle commissioni di investment banking e gestione patrimoniale.L’utile netto è stato di 7,1 miliardi di dollari, o 0,85 dollari per azione, rispetto a 7 miliardi di dollari, o 0,82 dollari per azione, per il quarto trimestre del 2021. Il mercato si aspettava, secondo dati Refinitiv, un utile per azione di 0,77 dollari. La divisione Consumer Banking ha registrato il record di utile netto, con 3,6 miliardi di dollari.”Abbiamo concluso l’anno con una nota positiva, con utili crescenti anno dopo anno nel 4° trimestre in un contesto economico sempre più in rallentamento – ha commentato il CEO Brian Moynihan – I temi del trimestre sono stati coerenti per tutto l’anno poiché la crescita organica e i tassi hanno contribuito a fornire il valore del nostro franchising di deposito. Ciò, unito alla gestione delle spese, ha contribuito a guidare la leva operativa per il sesto trimestre consecutivo”. “I nostri guadagni di 27,5 miliardi di dollari per l’anno rappresentano uno dei migliori anni di sempre per la banca, riflettendo la nostra attenzione a lungo termine sulle relazioni con i clienti e la nostra strategia di crescita responsabile – ha aggiunto – Riteniamo di essere ben posizionati all’inizio del 2023 per offrire risultati ai nostri clienti, azionisti e alle comunità che serviamo”. LEGGI TUTTO

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    Banca Ifis, emesso bond da 300 milioni di euro con scadenza a 4 anni

    (Teleborsa) – Banca Ifis, gruppo attivo nello specialty finance e quotato su Euronext STAR Milan, ha concluso il collocamento di un’emissione obbligazionaria di tipo Senior Preferred nell’ambito del proprio programma di emissioni EMTN per un ammontare pari a 300 milioni di euro. L’operazione è stata destinata ad investitori istituzionali.L’emissione ha una durata quadriennale, con data di regolamento prevista per il 19 gennaio 2023. Il reoffer price è pari a 99,569 per un rendimento a scadenza del 6,25% ed una cedola pagabile annualmente del 6,125%. L’obbligazione sarà quotata presso l’Euronext di Dublino e ha un rating atteso di BB+ da parte di Fitch e di Baa3 da parte di Moody’s.Il collocamento rientra nel programma di funding EMTN previsto dal Piano Industriale della Banca relativo al triennio 2022-24, che stima 2,5 miliardi di euro di nuovi collocamenti.”Siamo soddisfatti della risposta ricevuta dal mercato che ha accolto con positività la nostra emissione, pur in una fase non semplice per il contesto finanziario internazionale – ha commentato l’AD Frederik Geertman – La richiesta di adesione superiore alla domanda conferma ancora una volta come Banca Ifis rappresenti un interlocutore affidabile per i maggiori investitori istituzionali a livello nazionale e internazionale”. “Prosegue quindi il percorso di diversificazione delle fonti di approvvigionamento, finalizzato a consentire alla Banca di continuare il proprio cammino di crescita sostenibile che era stato delineato nel Piano Industriale per il triennio 2022-2024”, ha aggiunto.Nell’operazione, Banca Ifis si è avvalsa del supporto di Credit Agricole, Morgan Stanley, Banco Santander e UniCredit in qualità di joint bookrunners mentre Stifel ha agito da co-manager. BonelliErede ha fornito assistenza legale a Banca Ifis, mentre Clifford Chance ha supportato i joint bookrunners e il co-manager. LEGGI TUTTO

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    EBA: banche mantengono solidi coefficienti patrimoniali e di liquidità

    (Teleborsa) – Nel complesso, le banche europee “mantengono solidi coefficienti patrimoniali e di liquidità”. Lo afferma l’Autorità bancaria europea (EBA) nel suo Risk Dashboard aggiornato al terzo trimestre del 2022. Il coefficiente medio di Common Equity Tier 1 (CET1) è leggermente diminuito al 14,8% dal 15% del trimestre precedente su base fully loaded. “Nonostante una certa contrazione dei coefficienti CET1, le banche mantengono un notevole margine di capitale rispetto ai requisiti normativi, che può fungere da importante salvaguardia per le banche per continuare a prestare all’economia reale in tempi di difficoltà economiche”, si legge nel rapporto.La liquiditàIl Liquidity Coverage Ratio (LCR) medio ha raggiunto il 162,5% (164,9% nel secondo trimestre 2022) mentre il Net Stable Funding Ratio (NSFR) medio è rimasto al 126,9%.L’EBA prevede che la tendenza al ribasso dei coefficienti di liquidità continui a causa dei rimborsi anticipati o della scadenza delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (TLTRO) della BCE. “In un mercato volatile e incerto, è probabile che le banche che richiedono finanziamenti wholesale per sostituire le TLTRO o per costituire o rifinanziare le proprie riserve MREL debbano affrontare costi di finanziamento più elevati, soprattutto se sono percepite come più vulnerabili”, viene osservato.Gli NPLLe banche hanno aumentato le loro esposizioni nel terzo trimestre dell’anno. I prestiti totali sono aumentati dell’1,9% nel terzo trimestre del 2022.L’NPL ratio è leggermente diminuito, poco al di sotto dell’1,8%. Tuttavia, l’EBA sottolinea che le aspettative sulla qualità degli attivi delle banche si sono ulteriormente deteriorate, in particolare per le PMI e il credito al consumo.Dal report emerge che quota di prestiti stage 2 è rimasta elevata (superiore ai livelli pre-pandemia) al 9,5% dei prestiti totali al costo ammortizzato (come nel secondo trimestre). Il costo del rischio (CoR) si è attestato allo 0,43%, il punto più basso da quando sono disponibili i dati, e significativamente al di sotto del picco della pandemia (0,86% nel secondo trimestre del 2020). L’incidenza dei crediti forborne scende all’1,6% sul totale degli impieghi (1,7% nel 2° trimestre 2022).L’aumento dei tassiSebbene di recente siano state osservate alcune tendenze positive, l’EBA ricorda che i rendimenti rimangono su livelli elevati. “L’inasprimento della politica monetaria potrebbe contribuire a un ulteriore riprezzamento di tutte le classi di attività, in particolare quelle più rischiose – si legge – La volatilità potrebbe compromettere la liquidità del mercato e rendere difficile l’identificazione di un prezzo equo per gli investitori e gli emittenti. In queste condizioni, l’attività del mercato primario potrebbe essere ridotta”.Inoltre, viene osservato che gli spread sovrani si sono leggermente ridotti durante il quarto trimestre. Tuttavia, con l’aumento dei timori di recessione per la maggior parte dei paesi dell’UE e i successivi aumenti dei tassi delle banche centrali, “potrebbe verificarsi un ulteriore ampliamento degli spread sovrani”. Ciò potrebbe influire negativamente sulle esposizioni sovrane delle banche valutate al fair value. LEGGI TUTTO

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    M&A: Goldman Sachs, Citi e Unicredit gli advisor più attivi in Italia nel 2022

    (Teleborsa) – Le fusioni e acquisizioni (M&A) con qualsiasi coinvolgimento italiano hanno raggiunto 119,1 miliardi di dollari nel 2022, l’1% in meno rispetto al 2021 ma ben al di sopra ai due anni precedenti. Con l’esclusione del 2018 (128,6 miliardi) e del 2021 (120,7 miliardi), il 2022 è risultato il miglior anno dalla grande crisi finanziaria (nel 2007 erano stati registrati 229,8 miliardi). Lo si legge in un report di Refinitiv sul tema.Il più grande accordo di M&A italiano del 2022 è stato l’offerta da 52,1 miliardi di dollari per il gruppo di infrastrutture Atlantia da parte di Blackstone e della famiglia Benetton, che ha rappresentato il 44% dell’attività di M&A italiana del 2022. Seguono lo spin-off di CNH Industrial da 8,7 miliardi di dollari e il deal da 6,8 miliardi di Eni e BP per la creazione di una joint venture in AngolaDurante il quarto trimestre del 2022 sono state annunciate operazioni per un valore di 8,4 miliardi di dollari, il totale trimestrale più basso in oltre tre anni.Nel 2022 sono stati annunciati in totale 1.622 accordi con partecipazione italiana, più di ogni anno dall’inizio della serie storica nel 1980. Nel 2021 erano stati 1.615.Le operazioni per un valore di 97,8 miliardi di dollari hanno riguardato un target italiano, il 7% in più rispetto al valore registrato nel 2021 e il totale annuo più alto dal 2007. L’M&A inbound che coinvolge un acquirente estero è diminuito del 60% al minimo di tre anni di 27,1 miliardi di dollari. Spinte da mega accordi e registrando il maggior numero di operazioni dal 2019, le fusioni e acquisizioni nazionali hanno raggiunto il massimo degli ultimi quindici anni con 70,7 miliardi di dollari.Con accordi tra cui la vendita da parte di Mondelez International del suo business delle gomme a Perfetti Van Melle per 1,35 miliardi di dollari, le M&A in uscita dall’Italia hanno totalizzato 15,9 miliardi di dollari nel 2022, il 3% in meno rispetto al valore registrato nel 2021. Un totale di 238 operazioni di M&A in uscita dall’Italia sono state annunciate nel 2022, il numero più alto dal 2007.Prendendo in considerazione i volumi, Goldman Sachs si è classificata al primo posto nella classifica dei consulenti finanziari per M&A con coinvolgimento italiano nel corso del 2022 (confermando il primato del 2021), seguita da Citi (che l’anno prima era al quarto posto) e Unicredit (che nel 2021 era dodicesima in classifica). Per quanto riguarda il numero di deal, al primo posto c’è Mediobanca con 41 operazioni in cui ha assistito una società, seguita da BNP Paribas con 23 e Citi con 20.(Foto: © macgyverhh/123RF) LEGGI TUTTO

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    Banco BPM, JPMorgan azzera partecipazione. Fonti CA Italia: non coinvolti

    (Teleborsa) – JPMorgan Chase, una delle più grandi banche d’affari del mondo, ha azzerato la propria partecipazione nel Banco BPM. Secondo quanto emerge dalle comunicazioni della Consob, la quota potenziale del 5,2% è stata dismessa il 4 gennaio. Ad agosto 2022 la banca statunitense aveva acquisito la partecipazione in Banco BPM attraverso strumenti finanziari derivati.La notizia ha acceso l’interesse degli operatori, visto che JPMorgan è anche lo storico advisor del Credit Agricole, la banca francese che ad aprile 2022 ha acquisito, proprio attraverso l’intermediazione degli americani, una partecipazione superiore al 9% nel Banco BPM. Fonti di Credit Agricole Italia hanno detto al Messaggero di non essere coinvolti nella dismissione della partecipazione di JPMorgan nel Banco BPM.Intanto, ieri sera Banco BPM ha comunicato di aver portato a termine con successo una nuova emissione Green Senior Preferred, con scadenza quattro anni per un ammontare pari a 750 milioni di euro.Oggi migliora l’andamento di Banco BPM, che si attesta a 3,591 euro, con un aumento dell’1,01%. Operativamente le attese sono per un proseguimento della giornata in senso positivo con resistenza vista a quota 3,617 e successiva a 3,672. Supporto a 3,562. LEGGI TUTTO

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    Banche, BCE: coefficienti patrimoniali aggregati in calo nel 3° trim 2022

    (Teleborsa) – I coefficienti patrimoniali aggregati degli enti significativi dell’Eurozona (ovvero le banche vigilate direttamente dalla BCE) sono diminuiti nel terzo trimestre del 2022. Il coefficiente aggregato di Common Equity Tier 1 (CET1) si è attestato al 14,74% (rispetto al 14,97% del trimestre precedente e 15,47% nello stesso trimestre del 2021). I coefficienti aggregati di CET1 a livello di paese variavano dal 12,48% in Spagna al 24,06% in Estonia.L’NPL ratio (esclusi i saldi di cassa presso banche centrali e altri depositi) è sceso al 2,29% nel terzo trimestre del 2022. Il calo è stato trainato da un’ulteriore riduzione dello stock di NPL a 348 miliardi di euro (rispetto a 351 miliardi di euro nel trimestre precedente) nonché un aumento degli impieghi totali (esclusi i saldi di cassa) a 15.201 miliardi di euro (rispetto ai 14.962 miliardi di euro del trimestre precedente).Nel terzo trimestre del 2022 l’incidenza dei prestiti aggregati stage 2 sul totale dei prestiti ha continuato a crescere leggermente, raggiungendo il 9,79% (rispetto al 9,72% del trimestre precedente). I crediti classificati stage 2 sono crediti performing che manifestano un incremento significativo del rischio di credito. Lo stock dei prestiti stage 2 ammonta a 1.434 miliardi di euro (rispetto a 1.399 miliardi di euro nel trimestre precedente). Il costo del rischio si è attestato a un livello aggregato dello 0,48% nel terzo trimestre del 2022 (in calo rispetto allo 0,52% del trimestre precedente). LEGGI TUTTO