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    Pagamenti digitali, sui POS di Banca Sella arriva Satispay

    (Teleborsa) – Banca Sella amplia ulteriormente l’accettazione degli strumenti di pagamento elettronici nei negozi fisici grazie all’integrazione nei propri POS del network di pagamento Satispay, l’app che permette agli utenti di pagare nei negozi fisici e online e scambiarsi denaro tra amici. L’obiettivo è mettere a disposizione degli esercenti una nuova modalità a supporto del processo di digitalizzazione dei pagamenti e della propria attività quotidiana, consentendo ai clienti di includere un’app con oltre 3,2 milioni di utenti.La funzionalità viene resa disponibili su terminali POS Android evoluti con fotocamera integrata e display touch in grado di connettersi via wifi, alla rete 4G o tramite Bluetooth e di utilizzare anche altre app gestionali.L’integrazione di Satispay rientra nel nostro costante percorso per favorire la digitalizzazione dei pagamenti degli esercenti e offrire nuovi strumenti elettronici alle persone che per i loro acquisti, oltre le carte, utilizzano sempre di più applicazioni e servizi via smartphone”, ha commentato Andrea Pozzi, Head of Banking and Payments di Banca Sella. LEGGI TUTTO

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    Orcel (UniCredit): recessione non inevitabile, su MPS vedremo

    (Teleborsa) – “La nostra visione era di una lieve recessione per quest’anno, ma da allora, se osserviamo tutti gli indicatori che vediamo, probabilmente notiamo un rischio al rialzo, quindi stiamo guardando a qualcosa che potrebbe anche non essere una recessione”. Lo ha detto Andrea Orcel, amministratore delegato in Unicredit, in una intervista a CNBC in occasione del World Economic Forum a Davos. “Non sappiamo davvero come si sta delineando la guerra, c’è sempre un ritardo tra l’aumento dei tassi e l’impatto sull’economia e quindi non sappiamo esattamente come il rapido aumento dei tassi impatterà e c’è probabilmente uno dei più grandi cambiamenti nelle catene del valore e nella geopolitica che abbiamo visto dalla seconda guerra mondiale”, ha aggiunto.Lo scenario della BCEStimolato sul fronte della politica monetaria, il CEO ha detto che quello delle banche centrali “è un lavoro difficile”, spiegando che “l’Europa ha un’inflazione differente rispetto a quella americana, è legata soprattutto alle forniture, all’energia e a quella alimentare”. “Quello che stanno cercare di fare per combatterla” è calmare tutti i prezzi “e questo ovviamente ha un impatto sproporzionato sull’economia lontana da queste commodity”, ha sottolineato.Inoltre, “dato l’effetto ritardo e tutto il resto e il fatto che l’economia europea è piuttosto sticky e poi cede, temevamo che se si restringesse sostanzialmente al di sopra del 2%, ci potessero essere effetti indesiderati in seguito”.Le distribuzioni ai sociNessun cambiamento nell’approccio alle distribuzioni per gli azionisti derivante dallo scenario generale dell’economia e dei tassi d’interesse. “Abbiamo sempre detto che il piano nel nostro scenario era quello di dare una certa generazione di capitale ogni anno che era sopra il nostro net income e che eravamo impegnati a distribuire questo capitale che generavamo senza dipendere da capitale in eccesso: lo abbiamo fatto nel 2020-21 e dovremmo farlo anche nel 2021-22”. “Nel 2022 abbiamo performato molto meglio del previsto: stiamo andando meglio del nostro piano se si guardano i numeri a nove mesi – ha proseguito – Abbiamo presto delle cautele per i rischi in modo di avere nel 2022-23 sufficienti ammortizzatori in modo di potere assorbire eventuali shock che dovessero arrivare dal punto di vista economico, sempre bene essere preparati”.La partita MPSLe domande hanno toccato anche alcune questioni italiane, come il rilancio di MPS: “Credo che Monte dei Paschi abbia preso una direzione diversa nella strategia. Al momento stanno andando avanti da soli. Hanno aumentato il capitale, stanno razionalizzando la banca, la stanno ristrutturando”, ha detto Orcel. “Stanno facendo un buon lavoro. E questo è quanto. Quindi devono fare questo, e poi vedremo”, ha aggiunto, quando gli è stato chiesto se UniCredit potesse ancora essere vista come un potenziale acquirente della banca senese.Il governo italianoCon riguardo ai primi mesi di esecutivo Meloni, il banchiere ha detto che “è un governo che fin dall’inizio ha preso decisioni difficili sulle misure economiche, anche in campagna elettorale. E ora, se si guarda al bilancio, il bilancio è abbastanza solido e prudente. E questo è un governo che si è impegnato a seguire le politiche di Draghi in termini di razionalizzazione del settore pubblico e di spesa per la prossima generazione”.Secondo Orcel, “probabilmente c’è stata un’idea sbagliata di cosa fosse in realtà questo governo di centro-destra, e da lì sono nate molte preoccupazioni. Questo è un aspetto. In secondo luogo, l’Italia cambia governo un po’ spesso. E quando cambia, c’è sempre un livello di incertezza. Ma credo che alla gente sfugga il lato positivo. E gli aspetti positivi sono che questa è probabilmente una delle maggioranze più ampie che abbiamo avuto”. LEGGI TUTTO

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    Banche italiane, S&P: entrano nel 2023 in posizione di forza, benefici da tassi

    (Teleborsa) – Le banche italiane sono entrate nel 2023 in una posizione di forza, ma saranno messe alla prova da una recessione economica, da mercati del credito potenzialmente volatili e dalla fine dei finanziamenti stabili e a basso costo da parte della Banca centrale europea. Lo afferma S&P Global Ratings nel suo outlook sulle banche italiane per il 2023.L’agenzia di rating stima che l’effetto positivo dei tassi di interesse più elevati sul margine di interesse netto (NII) delle banche compenserà più che il potenziale impatto della lieve recessione sugli accantonamenti per perdite su crediti, che prevedono sarà compreso tra 90 punti base (pb) e 100 bps.Il margine di interesse netto (NII) dovrebbe aumentare del 15%-20% nel 2023, seguendo a un’espansione del 5%-10% nel 2022. Nello scenario base di lieve recessione, la redditività delle banche italiane nel 2023 dovrebbe rimanere in linea con quella del 2022, con commissioni in leggero calo e costi operativi in crescita.Il report – fimato da Mirko Sanna, Director Financial Institutions – cita in particolare alcuni fattori che fanno rimanere gli analisti fiduciosi sull’outlook della banche italiane. Uno è il presupposto che lo spread tra i rendimenti governativi italiani e quelli di altri paesi della zona euro non aumenterà materialmente per un periodo di tempo prolungato, che è anche uno dei fattori a sostegno della stabile prospettiva sovrana sull’Italia. Secondo, ritengono che la contrazione economica dell’Italia nel 2023 rimarrà da lieve a moderata e seguita da una ripresa nel 2024. E terzo, sono fiduciosi che le banche italiane, in media, siano entrate nell’anno con bilanci storicamente più solidi, solide basi patrimoniali, profili di finanziamento bilanciati e esposizioni deteriorate ai minimi storici di circa l’1,7% (al netto degli accantonamenti).Sebbene le banche italiane possano trovarsi in una posizione storicamente forte, rispetto al loro passato, non bisogna dimenticarsi che rimangono ancora più esposte al deterioramento della qualità degli attivi rispetto alle loro pari europee. “Più della metà dei prestiti alla clientela domestica italiana è rivolta alle imprese e alle piccole e medie imprese (PMI) più rischiose, una percentuale più elevata rispetto alla maggior parte degli altri paesi europei, anche se la differenza è inferiore rispetto al passato”, si legge nello studio.Inoltre, S&P prevede che le banche italiane sceglieranno di gestire in modo proattivo qualsiasi aumento delle esposizioni deteriorate nel 2023, continuando una tendenza emersa negli ultimi anni per sostituire un precedente approccio passivo. LEGGI TUTTO

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    Morgan Stanley, trimestrale oltre le attese grazie al Wealth Management

    (Teleborsa) – La banca d’affari Morgan Stanley ha registrato ricavi netti per 12,7 miliardi di dollari nel quarto trimestre del 2022, rispetto ai 14,5 miliardi di dollari di un anno fa (-12%). L’utile netto è stato di 2,2 miliardi di dollari, o 1,26 dollari per azione, rispetto a 3,7 miliardi di dollari (-40%), o 2,01 dollari per azione, per lo stesso periodo di un anno fa. L’utile per azione rettificato è stato di 1,31 dollari, rispetto a 2,08 dollari nello stesso trimestre dell’anno precedente.Il mercato, secondo dati Refinitiv, si aspettava un utile per azione di 1,19 dollari su ricavi per 12,64 miliardi di dollari.I ricavi netti per l’intero anno sono stati di 53,7 miliardi di dollari, l’utile netto è stato di 11 miliardi di dollari (6,15 dollari per azione, o 6,36 dollari su base rettificata).”Abbiamo registrato solidi risultati nel quarto trimestre in un contesto di mercato difficile – ha commentato il CEO James Gorman – Nel complesso, il 2022 è stato un anno positivo per l’azienda poiché la nostra strategia chiara e il modello di business equilibrato ci hanno consentito di ottenere un ROTCE del 16% nonostante il complesso contesto macro”.”Wealth Management ha fornito stabilità con ricavi record e oltre 310 miliardi di dollari di nuove attività nette, Investment Management ha beneficiato della diversificazione e, all’interno di Institutional Securities, i nostri ricavi da azioni e reddito fisso sono stati forti, controbilanciati da Investment Banking”, ha spiegato.I ricavi dell’Investment Banking sono diminuiti del 49% nel quarto triemstre rispetto a un anno fa. All’interno della divisione, i ricavi da advisory sono diminuiti rispetto a un anno fa, a causa dei livelli più bassi di operazioni di fusione e acquisizione completate. I ricavi da Equity underwriting sono diminuiti in modo significativo rispetto a un anno fa, riflettendo il sostanziale calo dei volumi di global equity underwriting. I ricavi da Fixed income underwriting sono diminuiti rispetto a un anno fa poiché le condizioni macroeconomiche hanno contribuito a ridurre le emissioni obbligazionarie.Wealth Management ha registrato ricavi netti record per il trimestre pari a 6,6 miliardi di dollari (+6%), grazie soprattutto a un margine di interesse in aumento sulla scia di tassi di interesse più elevati e una crescita dei prestiti. LEGGI TUTTO

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    Goldman Sachs, utili sotto le attese. Crollano commissioni Investment banking

    (Teleborsa) – Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari del mondo, ha registrato un fatturato di 10,59 miliardi di dollari nel quarto trimestre del 2022 (16% in meno rispetto al secondo quarto 2021) e un utile di 1,33 miliardi di dollari (contro i 3,94 miliardi di dollari di un anno fa, -66%), pari a un utile per azione di 3,32 dollari (10,81 per il quarto trimestre del 2021). Il consensus, secondo dati Refinitiv, era per un utile per azione di 5,48 dollari e un fatturato di 10,83 miliardi di dollari.La società ha registrato un fatturato netto di 47,37 miliardi di dollari, un utile netto di 11,26 miliardi di dollari e un utile per azione di 30,06 dollari per l’intero anno. “In un contesto economico impegnativo, nel 2022 abbiamo realizzato rendimenti a due cifre per i nostri azionisti – ha commentato il CEO David Solomon – Il fondamento di tutti i nostri sforzi strategici è il nostro franchising di clienti che non è secondo a nessuno”.L’accantonamento per perdite su crediti è stato di 2,72 miliardi per il 2022, rispetto a 357 milioni per il 2021. L’accantonamento per perdite su crediti è stato di 972 milioni per il quarto trimestre del 2022, rispetto a 344 milioni per il quarto trimestre del 2021 e 515 milioni per il terzo trimestre del 2022.I ricavi in Global Banking & Markets sono stati di 32,49 miliardi, il 12% in meno rispetto a un forte 2021. DI questi, le commissioni di investment banking sono state di 7,36 miliardi, il 48% in meno rispetto a un forte 2021. I ricavi netti in FICC sono stati di 14,68 miliardi, il 38% in più rispetto al 2021. I ricavi netti in Equities sono stati di 10,99 miliardi, il 6% in meno rispetto al 2021.I ricavi in Asset & Wealth Management sono stati di 13,38 miliardi per il 2022, il 39% in meno rispetto al 2021, riflettendo principalmente ricavi significativamente inferiori in Equity e Debt investments. I ricavi in Platform Solutions sono stati di 1,50 miliardi per il 2022, il 135% in più rispetto al 2021. LEGGI TUTTO

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    illimity, Corrado Passera ha una partecipazione del 4,1%

    (Teleborsa) – Il fondatore e CEO Corrado Passera risulta detenere una partecipazione pari al 4,096% in illimity, gruppo bancario quotato su Euronext STAR Milan. Lo si apprende dalle comunicazioni della Consob relative alle partecipazioni rilevanti, nelle quali viene indicato che la quota è aggiornata all’1 gennaio 2023.Viene sottolineato che la comunicazione è stata effettuata dal dichiarante a seguito della perdita della qualifica di PMI da parte della società, resa nota il 5 gennaio 2023. LEGGI TUTTO

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    Banco BPM, Norges Bank ha una partecipazione del 3,32%

    (Teleborsa) – Norges Bank, la banca centrale della Norvegia, risulta detenere una partecipazione pari al 3,317% in Banco BPM. Lo si apprende dalle comunicazioni della Consob relative alle partecipazioni rilevanti, nelle quali viene indicato che la data dell’operazione è il 10 gennaio 2023.La scorsa settimana, sempre dalle comunicazioni della Consob, era emerso che JPMorgan Chase aveva azzerato la propria partecipazione nella banca italiana. LEGGI TUTTO

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    EBA: banche migliorano su requisiti MREL, impatto su redditività è gestibile

    (Teleborsa) – L’Autorità bancaria europea (EBA) ha affermato che, a dicembre 2021, 70 banche su un campione di 245 avevano un deficit combinato di 33 miliardi di euro per quanto riguarda il MREL, in calo del 42% rispetto all’anno precedente.Il MREL (Minimum Requirement for own funds and Eligible Liabilities) è un requisito introdotto per assicurare il corretto funzionamento del bail-in, garantendo alle banche una capacità sufficiente di assorbimento delle perdite e di ricapitalizzazione. Una banca si trova di fronte a una carenza di MREL quando non detiene fondi propri e passività ammissibili sufficienti per raggiungere l’obiettivo MREL stabilito dall’autorità di risoluzione. Le banche hanno un obiettivo da raggiungere entro gennaio 2024 e la maggior parte di esse lo ha già raggiunto.La relazione dell’EBA “mostra progressi nel colmare le carenze del MREL, anche se a un tasso inferiore per le banche più piccole, e conclude che l’impatto del MREL sulla redditività delle banche è gestibile, sebbene eterogeneo a seconda dei tipi di banche e degli Stati membri”, si legge nel rapporto sul tema.L’EBA non prevede che l’inasprimento delle condizioni di finanziamento rappresenti una grossa difficoltà nella gestione delle risorse MREL per alcun tipo specifico di banche (ad esempio per modello di business o dimensioni). Tuttavia, in termini relativi, “le banche con una scarsa redditività strutturale e bilanci più deboli potrebbero dover affrontare maggiori sfide rispetto alle istituzioni più forti”, viene sottolineato. LEGGI TUTTO