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    Smart working, Italia tra ultime in classifica in Paesi Ue

    (Teleborsa) – Nel 2023 solo il 4,4% dei lavoratori e delle lavoratrici italiane hanno potuto svolgere, per almeno la metà del monte ore settimanale, la propria attività lavorativa in modalità di lavoro agile. La media Ue è del 9%. Secondo i dati Eurostat il nostro Paese è tra gli ultimi nella classifica dei Paesi Ue per quanto riguarda l l’utilizzo del lavoro da remoto. Primato che va invece alla Finlandia con un 22,4% di lavoratori e lavoratrici che svolgono più della metà della settimana in smart workingSmart working che, tra l’altro, aiuta l’ambiente: due giorni a settimana di lavoro da remoto evitano, infatti, l’emissione di 480 chilogrammi di Co2 all’anno a persona grazie alla diminuzione degli spostamenti e il minor uso degli uffici.Non solo vantaggi, ovviamente. Lavorare da casa implica, infatti, un maggiore utilizzo degli elettrodomestici e la necessità di avere ambienti ben riscaldati per tutta la giornata, in inverno con un aggravio piuttosto consistente sulle bollette di luce e gas. LEGGI TUTTO

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    UE, via libera dal Parlamento alla legge sul ripristino della natura

    (Teleborsa) – La normativa europea sul ripristino della natura, concordata con i governi dell’UE, è stata approvata dal Parlamento europeo con 329 voti favorevoli, 275 contrari e 24 astensioni. Il regolamento mira a garantire il ripristino degli ecosistemi degradati in tutti i Paesi dell’UE, contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei in materia di clima e biodiversità e migliorare la sicurezza alimentare.Per conseguire gli obiettivi fissati dall’UE, entro il 2030 gli Stati membri dovranno ripristinare il buono stato di salute di almeno il 30% degli habitat contemplati dalla nuova legge (che vanno da foreste, praterie e zone umide a fiumi, laghi e coralli). Questa percentuale aumenterà poi al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050.Ecosistemi agricoliPer migliorare la biodiversità negli ecosistemi agricoli, i paesi dell’UE dovranno registrare progressi in due di questi tre indicatori: indice delle farfalle comuni; percentuale di superficie agricola con elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità; stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati. Dovranno anche adottare misure per migliorare l’indice dell’avifauna comune, dato che gli uccelli sono un buon indicatore dello stato di salute generale della biodiversità.Poiché le torbiere sono una delle soluzioni più economiche per ridurre le emissioni nel settore agricolo, i paesi dell’UE dovranno ripristinare almeno il 30% delle torbiere drenate entro il 2030 (almeno un quarto dovrà essere riumidificato), il 40% entro il 2040 e il 50% entro il 2050 (con almeno un terzo riumidificato). La riumidificazione continuerà a essere volontaria per agricoltori e proprietari terrieri privati.Come richiesto dal Parlamento, la legge prevede un freno di emergenza che, in circostanze eccezionali, consentirà di sospendere gli obiettivi relativi agli ecosistemi agricoli qualora questi obiettivi riducano la superficie coltivata al punto da compromettere la produzione alimentare e renderla inadeguata ai consumi dell’UE.Altri ecosistemiLa legge impone anche di registrare una tendenza positiva in diversi indicatori che riguardano gli ecosistemi forestali e di piantare tre miliardi di nuovi alberi. Gli Stati membri dovranno inoltre ripristinare almeno 25.000 km di fiumi, trasformandoli in fiumi a scorrimento libero, e garantire che non vi sia alcuna perdita netta né della superficie nazionale totale degli spazi verdi urbani, né di copertura arborea urbana.(Foto: Photo by Matt Palmer on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Erion WEEE: -6% di RAEE domestici gestiti nel 2023

    (Teleborsa) – Nel 2023 Erion WEEE – Consorzio del Sistema Erion dedicato alla gestione dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche domestiche – ha gestito su tutto il territorio nazionale circa 232mila tonnellate di RAEE, in diminuzione del 6% rispetto al 2022 (246mila tonnellate), un calo pari a due volte il peso della Torre Eiffel. I risultati si confermano in linea con la raccolta a livello nazionale, che vede l’Italia ancora troppo distante dai target di raccolta indicati dall’Unione europea (circa 6 kg per abitante a fronte di un obiettivo pari a oltre 11 kg). Per quanto concerne il Consorzio – che gestisce oltre il 60% dei RAEE domestici in Italia – la flessione riguarda soprattutto il Raggruppamento R3 (Tv e monitor) che, dopo la crescita esponenziale del 2021 dovuta all’effetto del “bonus rottamazione Tv”, prosegue nella sua parabola discendente segnando un -31% rispetto al 2022. LEGGI TUTTO

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    Marche Multiservizi, Tiviroli: “A Pesaro via libera alle Ecoisole informatizzate”

    (Teleborsa) – Dal 5 febbraio 2024 il centro storico di Pesaro abbandonerà il sistema di raccolta differenziata porta a porta per sperimentare un nuovo modello per la gestione dei rifiuti con le isole ecologiche informatizzate. Il Comune di Pesaro in collaborazione con Marche Multiservizi ha dato vita a questo progetto con l’obiettivo di aumentare la separazione dei rifiuti e recuperare quantità sempre maggiori di materiali riciclabili, per contribuire a rendere la città più bella in vista del 2024 quando Pesaro sarà capitale della cultura italiana e per pensare ad un sistema della gestione del rifiuto più sostenibile e meno impattante a livello ambientale. LEGGI TUTTO

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    Beni culturali, ENEA misura impatto inquinamento alla Reggia di Caserta

    (Teleborsa) – L’inquinamento causato da automobili, riscaldamento e industria è tra i principali responsabili del degrado del patrimonio culturale. È quanto ha evidenziato un report ENEA che ha dimostrato gli effetti nocivi dei principali inquinanti dell’aria (ossidi di azoto e PM10) su tre siti patrimonio dell’UNESCO: la Reggia di Caserta, la cattedrale di San Doimo a Spalato (Croazia) e la Residenza di Würzburg (Germania). “A subire i danni maggiori è la Reggia di Caserta dove abbiamo calcolato per ogni anno, una velocità di corrosione delle superfici superiore al valore target fissato per il 2050 (6,4 micron l’anno), che non deve essere superato se si vuole preservare lo stato di salute della storica residenza reale, meta ogni anno di 700mila visitatori”, spiega Teresa La Torretta, ricercatrice del Laboratorio ENEA di Inquinamento atmosferico e coautrice del rapporto insieme al collega Pasquale Spezzano.La centralina di misurazione dell’inquinamento dell’aria nei pressi della Reggia di Caserta ha mostrato valori di biossidi di azoto e di particolato sottile PM10 elevati e costanti, mantenendosi poco sopra i 20 microgrammi per metro cubo. “Il Palazzo Reale è situato nel cuore della città e per questo è particolarmente esposto all’inquinamento atmosferico causato dall’industria, dal riscaldamento e dal trasporto su strada, anche se non mancano fonti naturali lontane dalla città come l’aerosol marino e la sabbia del Sahara che provocano un innalzamento del particolato PM10 soprattutto nel sud Europa”, aggiunge La Torretta.Da un confronto sullo stato di salute dei tre siti UNESCO presi in esame, quelli Würzburg e di Spalato rilevano valori di velocità di degradazione delle superfici esterne al di sotto della “soglia di sicurezza”. Un fattore importante nel determinare le differenze tra i tre siti è rappresentato dalle condizioni meteo-climatiche locali (temperatura, piovosità, umidità relativa) che giocano un ruolo nel potenziare l’aggressività degli inquinanti e, di conseguenza, nell’aumentare la corrosione delle superfici lapidee. Nel periodo di studio considerato (2015-2019) le tre città campione hanno fatto registrare un generale decremento delle emissioni in tutti i maggiori settori, con un’eccezione che riguarda gli ossidi di azoto (NOx) da trasporto marittimo a Spalato (+16% nel 2019 rispetto al 2015). Di fatto, nello stesso periodo è stato riscontrato una leggera riduzione degli inquinanti di interesse in aria (biossido di azoto e PM10). Tuttavia, occorre notare, ad esempio, che le emissioni di ossidi di azoto a Caserta (2779,26 tonnellate nel 2019, principali fonti di emissione sono l’industria e il trasporto su strada) sono all’incirca il triplo rispetto a Würzburg (868,82 tonnellate, principale emettitore è il trasporto su strada) e quasi il doppio rispetto a Spalato (1532,18 tonnellate, principale emettitore è l’industria).”Tra le principali misure adottabili, sarebbe sicuramente opportuno mettere in atto politiche di riduzione del traffico cittadino puntando su trasporto pubblico, car-sharing e veicoli a basse emissioni”, sottolinea la ricercatrice ENEA.Il degrado dei materiali del patrimonio culturale dovuto all’inquinamento atmosferico è notevolmente inferiore rispetto a 20-30 anni fa quando l’acidificazione delle piogge e gli inquinanti atmosferici, come il biossido di zolfo, contribuivano all’aumento della corrosione nelle aree urbane. “Oggi questi inquinanti sono drasticamente diminuiti, anche se negli ultimi anni la riduzione si è stabilizzata. Invece le concentrazioni di biossido di azoto (NO2) e di particolato PM10 non sono diminuite nella stessa misura, contribuendo al degrado dei monumenti e a un aumento dei costi di restauro e manutenzione”, conclude La Torretta.Lo studio realizzato da ENEA rientra nell’ambito dell’iniziativa “International Cooperative Programme on Effects of Air Pollution on Materials, including Historic and Cultural Monuments (ICP Materials)” della Convenzione UNECE sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero a lungo raggio (Air Convention). La convenzione UNECE sull’aria, adottata nel 1979, fornisce uno strumento regionale unico e vincolante attraverso il quale 51 parti dell’Europa paneuropea e del Nord America collaborano per ottenere riduzioni delle emissioni delle principali sostanze inquinanti.Oltre a causare il degrado dei monumenti, l’inquinamento dell’aria danneggia la salute umana come mette in guardia il report dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, che lo definisce il più grande rischio ambientale per la salute in Europa, causa di malattie cardiovascolari e respiratorie che riducono le aspettative di vita e, nei casi peggiori, di decessi prevenibili. Nonostante i costanti miglioramenti, i superamenti degli standard di qualità dell’aria sono comuni in tutta l’UE, con concentrazioni ben al di sopra delle ultime raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.In tema di inquinamento atmosferico, ENEA mette a disposizione il sistema “MINNI”, che produce mappe orarie a 3 giorni delle concentrazioni di inquinanti, in particolare delle polveri sottili, con una risoluzione spaziale che in Italia arriva a 4 km2, le dimensioni di un piccolo Comune. LEGGI TUTTO

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    Forum Mare, Musumeci: “Cambieremo la costituzione per migliorare la valorizzazione del mare”

    (Teleborsa) – In chiusura del primo Forum Mare Ambrosetti è intervenuto il Senatore Nello Musumeci, ministro per la protezione civile e per le politiche del mare, con un messaggio diretto e puntuale: “Credo di potervi anticipare che proporrò al governo, nella prossima seduta, di promuovere una legge di modifica della Costituzione, all’articolo 119. Inseriremo un emendamento che dica, con assoluta sintesi: La Repubblica tutela e valorizza il mare. Punto”. Il Senatore Musumeci è la personalità politica che ha promosso e contribuito a realizzare il Piano Mare del Governo, attività prima nel suo genere che si impone di far dialogare i ministeri in un’ottica sistemica e di interesse comune sulla valorizzazione della risorsa mare. Non a caso Nello Musumeci è anche il principale promotore del Forum Mare, che chiude oggi la sua prima edizione. L’impegno del ministro è chiaro: promuovere una cultura marittima in un paese, l’Italia, che basa la propria cultura principalmente sulla terraferma: “a cominciare dalle scuole elementari, questo governo intende promuovere un diverso approccio [al mare]. Perché dico questo? E’ stato ribadito in questi due giorni, il mare è stato l’elemento trascurato in questi ultimi ottant’anni, è stato trascurato per una serie di ragioni anche geoeconomiche, per il policentrismo dell’Europa continentale che si è preoccupata di guardare verso il Baltico e verso i paesi dell’est, lasciando il Mediterraneo inizialmente al suo destino e successivamente all’ingresso e al protagonismo di altre potenze economiche e politiche”. Insomma la visione è quella costante del Governo e delle industrie protagoniste di questi due giorni: in un mondo in cui l’approvvigionamento energetico si sposta sempre di più verso il sud del mondo, l’Italia ha l’opportunità di diventare il ponte tra due continenti, diventando il principale hub energetico europeo. Non è un caso infatti se nel piano mare sono stati inseriti 10 punti di sviluppo, e tra nautica, crocieristica, cantieristica, sport, pesca e biologia marina, spunta la subacquea, ovvero lo sfruttamento dei fondali marini, prossima frontiera per l’estrazione di quelle terre rare così preziose per la transizione energetica, allo stesso tempo opportunità e minaccia per le imprese, ma in cui il mare ha un ruolo di primo piano: “l’assenza di un combustibile alternativo al fossile, almeno fino ad ora porta la necessità di liberare il mare dagli scarichi, dei fiumi fortemente inquinati per la eccessiva antropizzazione di alcune aree. Abbiamo ascoltato le tante richieste che arrivano dal mondo delle imprese. C’è un filo conduttore in tutti gli interventi: meno burocrazie, meno carte, meno passaggi, meno inutili perdite di tempo. E su questo c’è tanto, tanto da lavorare”.Riguardo alla gestione del mare, il Ministro non ha trascurato uno dei topic principali in merito che hanno riempito i notiziari negli ultimi mesi, ovvero l’immigrazione: “Io ho sempre detto, forse per la mia fede cattolica, che un uomo in mare va sempre salvato, qualunque sia la ragione per la quale si trovi in quel posto; poi dopo si fanno le analisi, ma su questo siamo stati tutti d’accordo ed io provengo da una scuola politica che non ha mai messo in discussione questo principio. Semmai il problema è capire perché quell’uomo si trova in mare. Quell’uomo in mare non dovrebbe arrivarci. Questo è il tema sul quale noi dovremmo dovremmo confrontarci.” Strettamente correlata alla gestione delle emergenze generate dall’immigrazione in mare, è la situazione delle infrastrutture portuali in italia, tassello essenziale per affrontare la situazione geopolitica attuale:”Questo è il tema sul quale noi dovremmo dovremmo confrontarci: la portualità, le infrastrutture e la pesca, con le insidie che porta questa antica, plurisecolare, millenaria attività, che oggi vive una concorrenza sempre più spregiudicata. Le incertezze sul Mar Nero, quello che potrà accadere dopo la guerra, l’aggressione all’Ucraina, le ambizioni di Marocco e Algeria ed Egitto sulla portualità, ci fanno riflettere su come difendere questo mare fra due stretti, Suez e Gibilterra, e lo scarso interesse che gli Stati Uniti dimostrano di avere da qualche anno verso il Mediterraneo?”Il ministro Nello Musumeci ha quindi concluso: “quindi siamo tutti d’accordo almeno su un dato, il mare può diventare il nuovo motore di crescita della nazione. Per poterlo diventare servono interventi anche normativi. Serve tanta passione, serve tanta buona volontà. Serve, come ricordava il Sottosegretario Perego, una convergenza attorno ad un tavolo che, sulle politiche marittime, è mancata per ottant’anni”. LEGGI TUTTO

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    BCE, Elderson: banche devono affrontare rischi di contenziosi legati al clima

    (Teleborsa) – “Siamo arrivati all’orizzonte della crisi climatica e all’orizzonte del rischio di contenziosi legati al clima e all’ambiente. Le banche hanno ancora molto lavoro da fare per affrontare questo rischio, in termini sia di soddisfare le aspettative di vigilanza della BCE sia di mettere in atto piani di transizione”. Lo ha affermato Frank Elderson, membro del Comitato esecutivo e vicepresidente del Consiglio di vigilanza della Banca centrale europea (BCE), in un discorso a Francoforte.”Ciò è tanto più importante dato che le parti in causa potrebbero prendere sempre più di mira le banche e il settore finanziario in generale, con l’obiettivo di allontanare i finanziamenti dai settori ad alta intensità di carbonio e indirizzarli verso la transizione – ha aggiunto – Dobbiamo agire ora per anticipare e mitigare questa fonte di rischio”.Nel suo intervento ha sottolineato come i contenziosi legati al clima siano in crescita e siano centrali negli sforzi volti a costringere sia i governi che le società a perseguire obiettivi più ambiziosi di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico.Secondo Elderson, sia per le autorità di vigilanza che per le banche, questa sta diventando “una delle principali fonti di rischio che deve essere adeguatamente anticipata e affrontata”. LEGGI TUTTO

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    PNRR, MASE: selezionati 60 progetti per la produzione di biometano

    (Teleborsa) – Via libera alla selezione di sessanta progetti per impianti di produzione del biometano, per una capacità di quasi trentamila metri cubi l’ora. È questo – fa sapere il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica in una nota – l’esito della prima procedura competitiva riferita alla misura del PNRR che intende sviluppare in Italia la filiera del biometano, in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione comunitari. La lista dei progetti selezionati è stata pubblicata sul sito del Gestore Servizi Energetici: i sessanta progetti risultati vincenti, per una capacità produttiva totale pari a circa 29.978 Smc/h, prevedono in gran parte la realizzazione di nuovi impianti, nel numero di 46 e per una capacità di circa 25.000 Smc/h.”Il risultato di questa procedura, prima nel suo genere per il settore biometano, – ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto – è soddisfacente nei numeri e soprattutto importante per il segnale che trasmette: si avvia infatti un percorso serrato che, in linea con le scadenze del PNRR, ci deve portare a liberare le energie e le potenzialità di questo settore. Stiamo verificando con il Gse possibili aggiustamenti e semplificazioni procedurali per consentire una più agevole fruizione delle risorse a disposizione”.Già a partire dal prossimo 14 luglio, gli operatori interessati potranno partecipare a una seconda procedura competitiva che assegna un contingente di capacità produttiva, comprensivo della quota di capacità non assegnata nel bando pilota, pari a circa 108.272 Standard metro cubo l’ora. LEGGI TUTTO