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    Scope, Italia è grande economia UE più vulnerabile in Climate Stress Test

    (Teleborsa) – Lo stress test climatico sulle grandi economie europee effettuato da Scope Ratings mostra che l’Italia è il paese più vulnerabile, mentre la Germania invece presenta meno rischi.È quanto si legge nei risultati del Macroeconomic Climate Stress Test (MCST) di Scope ESG, che esamina i rischi fisici associati alla temperatura (rischio cronico), alle inondazioni fluviali e alla siccità (rischio acuto), oltre che i rischi di transizione lungo l’intera catena del valore economico, tenendo conto delle cosiddette emissioni di gas a effetto serra scope-1, scope-2 e scope-3.Le stime di MCST per le cinque maggiori economie dell’UE mostrano costi cumulati associati al cambiamento climatico per 41 trilioni di euro nello scenario disordinato (6,3% del PIL cumulato).”Applicando l’MCST alle cinque maggiori economie europee – Germania, Francia, Italia, Spagna e Paesi Bassi – scopriamo che l’Italia è la grande economia dell’UE più a rischio in uno scenario di cambiamento climatico avverso nei decenni a venire. Il cambiamento climatico in una transizione ritardata potrebbe costare ipoteticamente 17,5 trilioni di euro tra il 2020 e il 2050, pari al 14,5% del PIL”, afferma Hazem Krichene, Senior Director climate economist presso Scope ESG.”Al contrario, troviamo che la Germania è il paese meno esposto al rischio climatico, dove in uno scenario di transizione ritardata potrebbe costare 7,1 trilioni di euro, pari al 3,2% del PIL cumulativo tra il 2020 e il 2050″, aggiunge Krichene.Considerando solo l’impatto dei rischi fisici, Scope afferma che Spagna e Italia (paesi del Mediterraneo) sono esposte al rischio fisico cronico associato all’aumento delle temperature. Francia e Germania sono esposte al rischio di inondazioni fluviali con perdite annue rispettivamente del 3,7% e del 3,2% del PIL nello scenario hot-house. La siccità comporterebbe pesanti perdite economiche in Italia e Spagna (8,7% e 6,5% perdite annuali del PIL).(Foto: Photo by Matt Palmer on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Il mare più bello 2023, Legambiente: 21 le località marine a 5 Vele, 12 quelle lacustri

    (Teleborsa) – Torna anche quest’anno la Guida Blu alle migliori località costiere di mare e di lago di Legambiente e Touring Club Italiano. Presentata oggi, presso la sede nazionale di Legambiente, la ventitreesima edizione de “Il Mare più Bello 2023″ passa in rassegna oltre 400 comuni costieri italiani premiando con il massimo riconoscimento, le Cinque Vele, quanti hanno saputo coniugare al meglio territori e luoghi d’eccellenza con coraggiose e innovative strategie di sviluppo sostenibili. Sono 21 le località di mare che hanno ottenuto il vessillo più ambito delle Cinque Vele distribuite in 7 regioni mentre sono 12 i comuni sui laghi, distribuiti in 6 regioni, che hanno ottenuto la bandiera delle Cinque Vele.”La nostra Guida ‘Il Mare più Bello’ oltre ad essere un vero e proprio album fotografico delle bellezze e ricchezze territoriali del nostro Paese che hanno applicato buone pratiche, può essere paragonata ad un faro in un porto – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente Legambiente nazionale – un vero e proprio punto di riferimento cui amministrazioni politiche, stakeholder privati e cittadini possono e devono rivolgersi per applicare rispettivamente nuove forme di gestione di questi territori e nuove forme di fare turismo”. “Ogni anno, questo è il ventitreesimo, la guida Il mare più bello torna in libreria con la puntualità di un classico – afferma Franco Iseppi, presidente del Touring Club Italiano – per recensire, regione per regione, da nord a sud, i 7.500 chilometri di coste italiane, con una sezione dedicata anche ai laghi più belli. Non una classifica, ma una mappatura geografica che fotografa le eccellenze dei mari e dei laghi italiani e uno stimolo a riflettere sulla straordinaria ricchezza del patrimonio naturalistico e ambientale italiano, sul piacere di conoscerlo e sulla necessità di conservarlo. Punto di partenza sono certamente i dati raccolti dalla Goletta Verde di Legambiente sulla qualità delle acque e delle spiagge. Molti altri fattori però – dall’integrità del paesaggio al livello delle strutture di accoglienza, dal peso dei flussi turistici agli standard di accessibilità dei luoghi, dai servizi di mobilità alla cura dei beni storici e artistici del territorio – concorrono a definire un ambizioso vaglio di qualità turistico-ambientale. La guida Il mare più bello è un invito a sognare, sfogliando le sue pagine e consultando il suo ricchissimo repertorio di località di mare e di spiagge e a pianificare un viaggio o una vacanza. Un invito, in definitiva, a vivere le risorse nei nostri mari e delle nostre coste come ricchezza comune da amare”. Cinque Vele MARE – La Sardegna è risultata la regione più premiata con ben 7 località, seguono la Toscana con 4; la Puglia e la Campania entrambe con 3 località e la Sicilia con 2. Chiudono la classifica, la Basilicata e la Calabria, new entry di quest’anno, che raggiunge la vetta con Tropea. Nello specifico, in Sardegna si posiziona al primo posto (anche della classifica generale) Baunei (Nu), località che da tempo ha adottato la strategia del”numero chiuso”, denominato in maniera meno”elitaria” con l’espressione “numero comodo”, ad esprimere un limite di capienza che permetta la giusta convivenza tra l’ambiente ed i fruitori dello stesso. Tra le altre località sarde premiate con le Cinque Vele si trovano Domus de Maria (Su), nel sud dell’isola, Bosa (Or) e Cabras (Or), con l’Area Marina Protetta della Penisola del Sinis e l’Isola di Mal di Ventre, nella costa di nord ovest e ancora Posada (Nu), Budoni (Ss) e Santa Teresa di Gallura (Ss) nel tratto di litorale nord orientale. In Toscana le Cinque Vele sventolano fra le province di Grosseto e Livorno e, in particolare, sull’Isola di Capraia (Li) e, più a sud, nei Comuni maremmani di Castiglione della Pescaia (Gr), dell’isola del Giglio (Gr) e di Capalbio (Gr). Per quanto riguarda la Puglia, accanto alla conquista del podio da parte di Nardò (Le) (seconda in classifica generale) e alla conferma di Porto Cesareo (Le), entrambe nell’Alto Salento Jonico, fa notizia la new entry di Vieste (Fg) nel Gargano, premiata per la prima volta. In Campania, lungo la costa cilentana, le Cinque Vele sventolano a Pollica-Acciaroli-Pioppi (Sa), terza in classifica generale, a San Giovanni a Piro (Sa) e a San Mauro Cilento (Sa). Poco più a sud, in Basilicata, si conferma a Cinque Vele anche il comune di Maratea (Pz) mentre in Sicilia il vessillo più ambito sventola su due comuni isolani, quelli di Pantelleria (Tp) e di Santa Marina Salina (Me). Cinque Vele LAGHI – Non solo le località marine, ma anche quelle lacustri sono state oggetto dell’analisi e premiazione all’interno della Guida di Legambiente e Touring Club Italiano. Tra i comuni sui laghi che hanno ottenuto la bandiera delle Cinque Vele è il caso di segnalare la new entry di Scanno (Aq), sul lago omonimo in Abruzzo. Le province autonome di Trento e Bolzano si confermano tradizionalmente le più premiate con 4 località e la conquista del primo posto in classifica con il comune di Molveno (Tn), vero avamposto di una rivoluzione lenta che, sul modello della località marittima di Baunei, si è posto l’obiettivo di ripensare le strategie di sviluppo turistico del territorio e contingentare il carico di ospiti, mettendo in atto uno studio per individuare il”numero giusto” di presenze che assicuri l’equilibrio tra chi vive il paese, chi lo visita e l’ambiente. Tra le altre località lacustri che hanno ottenuto il massimo riconoscimento in Trentino c’è anche Ledro (Tn) sul lago omonimo; in Alto Adige ci sono Fiè allo Sciliar (Bz) sul lago di Fie’, Appiano sulla strada del vino (Bz) sul lago di Monticolo. Premiati 2 località per il Veneto: Alpago (Bl) sul Lago di Santa Croce e Sospirolo (Bl) sul Lago del Mis; in Toscana confermate le Cinque Vele a Massa Marittima (Gr) sul lago dell’Accesa. Ulteriore conferma rispetto allo scorso anno a due località piemontesi: Avigliana (To) sul lago omonimo e Cannero Riviera (Vb) sul Lago Maggiore. Per la Lombardia, si confermano come migliori località Toscolano Maderno (Bs) e Gardone Riviera (Bs), entrambe sulla riva occidentale del Lago di Garda. Proprio in quest’ultima località si è tenuta la cerimonia di consegna delle Cinque Vele ai comuni dei laghi, all’interno di un convegno organizzato per la presentazione e firma agli amministratori locali della Carta del Lago, documento nato nell’ambito del progetto LIFE Blue Lakes per contrastare la presenza di microplastiche nei laghi e di cui Legambiente è Beneficiario coordinatore. Buone pratiche – Tra le novità di quest’anno la consegna, durante la conferenza stampa di presentazione della Guida, anche delle 9 targhe per le Buone pratiche di gestione della costa assegnate alle migliori esperienze che amministrazioni pubbliche, enti o imprenditoria privata hanno messo in atto. Per la categoria integrità del paesaggio sono state premiate 2 realtà: il Comune di Lecce per il masterplan di rigenerazione delle proprie Marine ed il Comune di Carini (Pa) per l’impegno alla lotta all’abusivismo edilizio sul proprio territorio. Per la mobilità sostenibile sono state premiate 2 iniziative: per il progetto “Bike to Coast for Everyone” della Regione Abruzzo, per una migliore accessibilità e fruibilità per tutti delle ciclovie lungo la costa, e quella del Comune di Venezia, per l’utilizzo di soli autobus elettrici per la mobilità urbana di Venezia Lido e isola di Pellestrina. Per le strategie di difesa dall’overtourism sono 2 le realtà che hanno ricevuto la targa per le migliori pratiche: la Riserva Naturale Orientata “Isola di Lampedusa” per la gestione della domanda del flusso turistico con modalità di limitazione, controllo e salvaguardia della Spiaggia dell’Isola dei Conigli, ed il Comune di San Teodoro (Ss) che ha messo in atto coraggiosi provvedimenti per limitare gli accessi a salvaguardia del litorale. Per il tema della lotta al cambiamento climatico sono stati premiati il Comune di Marciana Marina (Li), per l’impegno nella realizzazione della prima Comunità Energetica Rinnovabile (CER) nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, e il Comune di Rimini per lo straordinario intervento di adattamento al cambiamento climatico con l’opera di riqualificazione e pedonalizzazione del lungomare e la creazione del Parco del Mare. Infine, sul fronte dell’inclusione e accessibilità è stata premiata l’Associazione Stabilimenti Balneari di Camerota CAB per gli interventi realizzati quest’anno all’interno del progetto”Lidi del Parco”. LEGGI TUTTO

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    Dal Piemonte al Lazio: torna maltempo sull’Italia

    (Teleborsa) – Prima il ciclone ceco poi il ciclone Oscar: in queste ore un vortice centrato sulla Repubblica Ceca sta inviando aria fresca ed instabile verso il Nord Italia provocando temporali specie al Nord-Ovest, in particolare tra Liguria, Piemonte e Toscana, e via via verso le regioni centrali e la Sardegna.Nel dettaglio, di nuovo allerta arancione in alcune zone dell’Emilia-Romagna dalla mezzanotte di mercoledì a quella di giovedì per criticità idrogeologica. L’allarme riguarda la montagna romagnola, bolognese, emiliana centrale e piacentino-parmense. Allerta gialla, invece, per temporali, sull’intera Emilia-Romagna.Piogge abbondanti sul Piemonte. Nelle ultime 24 ore la rete di stazioni meteo di Arpa ha registrato 117 millimetri a Cellio con Breia, nel Vercellese, 97.4 sul Mottarone (Verbano-Cusio-Ossola), 71.2 a Verbania. Nelle scorse ore, la protezione civile del Lazio ha diramato l’allerta gialla per possibili nubifragi. L’instabilità è previsto fino alle prime ore della giornata di giovedì. Inviate anche delle raccomandazioni ai sindaci e alle prefetture del Lazio considerato il periodo di forte instabilità meteo: costante manutenzione delle opere idrauliche, verifica dei sottopassi, bonifica delle cunette e una costante informazione alla popolazione affinché vi sia la generale consapevolezza dei comportamenti di autoprotezione legati a fenomeni alluvionali.Disagi anche a Roma dove sono stati circa 100 gli interventi effettuati dai Vigili del Fuoco. Il maltempo che tra il tardo pomeriggio di ieri e stanotte ha interessato la periferia Sud-Est della capitale e la zona dei Castelli Romani, colpita da un violento nubifragio. Danni, allagamenti e alberi pericolanti sono gli interventi rilevanti che hanno impegnato le squadre dei vigili del fuoco fino alle prime ore del mattino. LEGGI TUTTO

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    Ambiente, Corte dei conti: “Per sicurezza sistema idrico Gran Sasso collaborazione è essenziale”

    (Teleborsa) – Sono necessarie iniziative coordinate e raccordi costanti fra tutti i soggetti coinvolti nella progettazione, nella realizzazione e nel monitoraggio degli interventi finalizzati al contrasto del grave rischio idrogeologico del sistema idrico del Gran Sasso. È quanto evidenzia la Corte dei conti nell’analisi condotta sull’attività svolta dalla struttura commissariale istituita per la messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso e del sistema di captazione delle acque potabili. Nel documento, approvato con Delibera n. 36/2023/G, la Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato ha rimarcato l’importanza della collaborazione, anche attraverso l’indirizzo e il coordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri, di tutte le amministrazioni interessate, sia per far fronte alle problematicità esistenti, sia per il raggiungimento degli obiettivi secondo i tempi fissati nel cronoprogramma.Tra le criticità rilevate dai giudici contabili vi sono soprattutto le maggiori spese previste per la complessiva realizzazione dell’opera (180 milioni di euro) rispetto ai 120 attualmente disponibili, con la conseguente necessità, segnalata anche dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, di un’apposita iniziativa legislativa in materia.Di particolare rilevanza sono, inoltre, i possibili rischi legati alla captazione delle acque dai laboratori del Gran Sasso, in caso di dissequestro delle condotte idriche attualmente oggetto di provvedimento cautelare su iniziativa della Procura della Repubblica di Teramo.La Corte ha, infine, ribadito il necessario rispetto dei tempi prefissati, anche in virtù del fatto che il completamento dell’opera, previsto in fase istruttoria entro il 2025, è stato rinviato al primo semestre 2029. LEGGI TUTTO

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    Emissioni, Carbon Disclosure Project: 1600 aziende ad alto impatto ambientale nel mirino

    (Teleborsa) – Un numero record di 288 istituzioni finanziarie con quasi 29.000 miliardi di dollari di asset, tra cui Schroders, Euriyon Capital, BancoPosta Fondi e Pictet Group, chiedono alle aziende a più alto impatto ambientale del mondo di divulgare i propri dati ambientali attraverso CDP (Carbon Disclosure Project), l’organizzazione no-profit che gestisce il sistema di divulgazione ambientale a livello mondiale. Nel mirino, aziende (tra le quali, ad esempio, Tesla e Spotify) che rappresentano complessivamente oltre 21.000 miliardi di dollari di valore di mercato che si stima emettano ogni anno oltre 4200 megatonnellate (Mt) di anidride carbonica equivalente a più di quella di tutti i 27 Stati membri dell’UE messi insieme (4145 Mt).La campagna annuale di non divulgazione condotta dal settore finanziario – spiega la nota – “vede le istituzioni spingere le aziende a rispondere alla richiesta annuale di divulgazione a CDP e si rivolge alle aziende che non hanno mai divulgato il loro impatto o che hanno smesso di farlo attraverso CDP. Quest’anno giunge in concomitanza con l’entrata in vigore della normativa in Europa e nel resto del mondo. Nel prossimo esercizio finanziario, le imprese dell’UE non avranno altra scelta che quella di dichiarare il proprio impatto ambientale. Circa 50.000 grandi imprese e PMI quotate in borsa nell’UE saranno obbligate a comunicare i dati ambientali ai sensi della direttiva sui bilanci di sostenibilità delle imprese (CSRD). Tra queste, si stima che vi siano anche 10.000 società extraeuropee che operano nell’UE” . “La crescita della Campagna di non divulgazione di CDP dimostra come le istituzioni finanziarie possano – e debbano – essere una forza trainante per il cambiamento. Nel nostro decennio decisivo per il clima, dobbiamo ancora vedere la leadership di molte aziende in tutti i settori, da quello energetico a quello automobilistico e tecnologico”, spiega Laurent Babikian, Direttore globale dei prodotti di dati di CDP, “Le aziende devono agire lungo le loro catene di fornitura, perché il mondo non può permettersi di ignorare le emissioni dello Scope 3, che riguardano l’intero ciclo di vita dei prodotti. Le istituzioni finanziarie, insieme a CDP, stanno esortando le aziende a dimostrare come intendono spostare le loro attività su un percorso a zero emissioni e positivo per la natura, per garantire il futuro dei loro investimenti e, naturalmente, del nostro pianeta”.Secondo l’analisi, i risultati della Campagna di non divulgazione dello scorso anno hanno rivelato che le aziende hanno il doppio delle probabilità di divulgare quando sono direttamente coinvolte da istituzioni finanziarie.”In Schroders riconosciamo che i rischi e le opportunità ambientali hanno un impatto significativo sulla performance a lungo termine di società e portafogli. Per questo motivo siamo favorevoli a una maggiore divulgazione ambientale da parte delle società e siamo lieti di sostenere la Campagna di non divulgazione 2023 del CDP. Partecipando a questa iniziativa, intendiamo promuovere la trasparenza, la responsabilità e la sostenibilità in tutto il nostro settore”, ha sottolineato Carol Storey, Climate Engagement Lead di Schroders. Alla maggior parte delle aziende selezionate è stato chiesto di riferire almeno sul loro impatto sul cambiamento climatico (72%). Tuttavia, anche la natura svolge un ruolo fondamentale nella transizione verso un’economia a zero emissioni. Con oltre la metà (55%) del prodotto interno lordo mondiale moderatamente o fortemente dipendente dalla natura, la trasparenza aziendale sull’impatto delle foreste e dell’acqua sta diventando un punto focale per le istituzioni finanziarie . “Informazioni standardizzate e complete sull’intero impatto ambientale di un’azienda sono fondamentali per le istituzioni finanziarie, non solo per salvaguardare ma anche per incrementare le performance finanziarie e non finanziarie a lungo termine. La divulgazione di queste informazioni sarà presto un obbligo per molte aziende, con l’entrata in vigore di una serie di misure di divulgazione obbligatoria non solo nell’UE, ma anche nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Brasile e in Giappone”, ha concluso Babikian. (Foto: stockwerkfotodesign | 123RF) LEGGI TUTTO

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    Ambiente: da ENEA un “manifesto” per la Giornata mondiale della biodiversità

    (Teleborsa) – Promuovere il dialogo attivo tra scienza, politica e società, sostenere lo sviluppo di servizi avanzati in chiave di sostenibilità e circolarità e favorire la “transizione agroecologica” attraverso la rivitalizzazione della Dieta mediterranea. Sono alcuni dei punti salienti del “manifesto” presentato da ENEA in occasione dell’odierna Giornata mondiale della biodiversità, dedicata quest’anno al tema “Il nostro cibo, la nostra salute e la nostra biodiversità”, con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sull’importanza del passaggio a sistemi agroalimentari più sostenibili per realizzare gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU e sanare la frattura creatasi nel tempo tra economia e società, tra sviluppo e territori.”I sistemi agroalimentari sono sempre più oggetto di disequilibri e conflitti geopolitici. Da qui la necessità di una transizione verso una maggiore sostenibilità ambientale, economica, sociale e di governance globale del cibo – afferma l’ENEA tramite il responsabile della Divisione Biotecnologie e agroindustria Massimo Iannetta –. Dalla fine della Seconda guerra mondiale – prosegue Iannetta – i sistemi alimentari sono riusciti a garantire un’offerta sempre più ampia di alimenti a disposizione di una popolazione mondiale in rapida crescita. Tuttavia, questa grande produzione ha lasciato dei segni: i sistemi agroalimentari intensivi hanno contribuito nel tempo al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità e allo stesso tempo risentono delle conseguenze di questi cambiamenti”. Non solo. La grande produzione agroalimentare genera alcune forti contraddizioni; ad esempio, un terzo di tutte le derrate alimentari prodotte va perso o sprecato. “Inoltre, la disomogenea distribuzione del cibo – sottolinea Iannetta – ha generato una polarizzazione della sua accessibilità; da una parte milioni di persone che soffrono di carenze alimentari, dall’altra l’abbondanza di cibo abbinata a una grande incidenza di malattie non trasmissibili riconducibili ad abitudini alimentari squilibrate, tra i rischi principali per la salute umana”.È necessario dunque – evidenzia l’ENEA – promuovere un sistema agroalimentare sostenibile, includendo tutte le attività lungo la filiera, compreso il consumo e lo smaltimento, così come gli elementi correlati, ad esempio le infrastrutture e il marketing, per garantire la sicurezza alimentare per tutti, senza pregiudicare le basi economiche, sociali ed ecologiche per le generazioni attuali e future;trasformare concretamente i sistemi agroalimentari. In questo contesto ENEA partecipa con le ricercatrici della Divisione Biotecnologie e agroindustria alle seguenti 3 tra le 30 coalizioni adottate da oltre 110 Paesi, nell’ambito del Vertice sui sistemi alimentari dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) del settembre 2021: “Agroecology”, con Milena Stefanova; “Food is never Waste”, con Chiara Nobili; “Healthy Diets”, con Claudia Zoani; contribui­re alla qualità globale e alla sostenibilità della produzione agricola e alimentare, inclusi i settori della vendita al dettaglio; ridurre la forbice tra scarsità e abbondanza nelle dinamiche globali del cibo; attuare un cambio di paradigma in chiave “One Health” per fronteggiare la trasformazione dei sistemi agroalimentari, guardando alla salute dell’uomo come sistema; favorire il confronto tra scienza, politica e società, con una partecipazione sempre più attiva dei cittadini, per sviluppare innovazioni sostenibili e circolari, nella consapevolezza di una nuova frontiera sempre più culturale oltre che tecnologica;rafforzare il dialogo tra i Paesi del Nord e del Sud attraverso lo sviluppo condiviso di innovazioni coerenti ai diversi contesti territoriali;favorire la transizione agroecologica dei sistemi agroalimentari mediterranei, grazie alla Sustainable Food System MED-Platform, per incoraggiare la trasformazione dei sistemi alimentari, mobilitare fondi, promuovere investimenti, capacità e innovazioni in risposta alle sfide che gravano sul territorio; rivitalizzare la Dieta Mediterranea come insieme consolidato dei principi agroecologici per la salvaguardia della biodiversità, con nuovi approcci “cultura – conoscenza – produzione alimentare – consumo alimentare” e nuovi modelli dietetici (da “come nutrire il mondo” a “come nutrire comunità locali interconnesse”); promuovere buone pratiche (ad esempio catene del valore e consumi diversificati), bioeconomia circolare, efficienza nell’uso delle risorse, oltre a meccanismi di garanzia e governance. LEGGI TUTTO

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    Biodiversità, allarme WWF: “Italia ricca ma troppo fragile”

    (Teleborsa) – Il declino degli ecosistemi nel mondo ha raggiunto le dimensioni di una vera catastrofe: gli scienziati calcolano che l’impatto del genere umano su tutte le altre forme di vita sia arrivato ad accelerare tra le 100 e le 1.000 volte il tasso di estinzione naturale delle specie, avviando la sesta estinzione di massa. Ci resta un misero 12,5% della foresta atlantica, abbiamo perso più del 50% delle barriere coralline e una vastissima porzione della foresta amazzonica (probabilmente il 20% se non di più) è stata distrutta. Questa crisi di natura è evidente anche in Italia, dove la biodiversità raggiunge valori elevatissimi (contiamo metà delle specie vegetali e circa 1/3 di tutte le specie animali presenti in Europa), ma che con cieca determinazione stiamo erodendo e distruggendo, mettendo a rischio la nostra stessa sicurezza e il nostro benessere. Per parlare di biodiversità d’Italia, il WWF ci chiede di immaginare la nostra penisola come un bicchiere di cristallo: bellissimo e prezioso, pieno di risorse ma terribilmente fragile. In in vista della Giornata Mondiale della Biodiversità, l’Associazione del Panda ha presentato oggi – durante la giornata di apertura del Forum dei volontari WWF al teatro comunale di Caserta – il nuovo report “Biodiversità Fragile, maneggiare con cura: Status, tendenze, minacce e soluzioni per un futuro nature-positive” dove mette in luce – a partire dalle informazioni, le banche dati, gli studi disponibili ad oggi – lo stato complessivo della biodiversità in Italia, evidenziando le minacce ma anche le migliori soluzioni che oggi abbiamo a disposizione per invertire il trend e aderire ad un percorso di restauro e conservazione della biodiversità che oggi il mondo e l’Europa ci chiedono.I segnali della fragilità – Dalle Liste Rosse nazionali della flora dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) emerge che, in Italia circa l’89% degli habitat di interesse comunitario si trova in uno stato di conservazione sfavorevole. Dei 43 habitat forestali italiani, ad esempio, 5 hanno uno stato di conservazione “criticamente minacciato” e 12 “in pericolo”. Il 68% degli ecosistemi italiani si trova in pericolo, il 35% in pericolo critico. Il 100% degli ecosistemi è a rischio nell’ecoregione padana, il 92% in quella adriatica e l’82% in quella tirrenica. Il 57% dei fiumi e l’80% dei laghi si trova in uno stato ecologico non buono. E i dati sullo stato di conservazione delle specie non sono meno allarmanti: il 30% delle specie di animali vertebrati e il 25% delle specie animali marine del Mediterraneo sono a rischio estinzione.Le minacce per la biodiversità e gli effetti della crisi idrica – Oltre alle pressioni dirette su specie, habitat ed ecosistemi, esercitate attraverso l’inesauribile richiesta di risorse naturali operata dalle società, esistono anche altre forze che agiscono indirettamente senza degradare o distruggere l’ambiente, ma ostacolando e rallentando la risoluzione dei problemi. Si tratta, ad esempio, della cosiddetta governance ambientale (si pensi solo alla regolamentazione dello sfruttamento della risorsa idrica), inadeguata rispetto alla complessità dei problemi ed ostacolata da investimenti limitati, nonché dalla resistenza di soggetti con interessi politici o economici a breve termine, con scarsa attenzione alla tutela della biodiversità, alle comunità più deboli ed esposte e alle generazioni future. Tra i fattori alla base della perdita di biodiversità c’è anche il cambiamento climatico, processo profondamente interconnesso all’estinzione delle specie. La perdita di biodiversità influenza il clima, soprattutto attraverso l’impatto sull’azoto, il carbonio e sul ciclo dell’acqua. A sua volta il cambiamento climatico influenza la biodiversità attraverso fenomeni come l’aumento della temperatura e la riduzione delle precipitazioni. Queste si manifestano ormai sempre più spesso come piogge torrenziali, causa di frane e alluvioni disastrose. Altro effetto della crisi climatica è l’innalzamento del livello del mare. Sono 21.500 i km quadrati di suolo italiano cementificato, mentre si calcolano oltre 1.150 km2 di suolo consumati in 15 anni, una superficie quasi corrispondente a quella di una città come Roma, mentre nel Mediterraneo le temperature stanno aumentando il 20% più velocemente rispetto alla media globale. Poi ci sono le specie aliene invasive, identificate da alcuni studi come la seconda principale minaccia alla biodiversità globale, che ha contribuito in modo determinate al 54% delle estinzioni delle specie animali conosciute, tramite predazione su specie autoctone o competizione per le risorse (es. cibo, luoghi di riproduzione). Attualmente, si stima che in Italia ci siano intorno a 3.000 specie aliene, con un incremento del 96% negli ultimi 30 anni. La perdita di natura non rappresenta solo una minaccia di per sé, ma mette a rischio sistemi che ci garantiscono la vita, primo fra tutti quello che regge l’equilibrio della crisi idrica. A causa del riscaldamento globale in atto, la disponibilità media annua di acqua si potrebbe ridurre da un minimo del 10% entro il 2030 ad un massimo del 40% entro il 2100, con picchi fino al 90% per l’Italia meridionale. Il ciclo perverso della crisi idrica provoca effetti sulla biodiversità con l’estinzione (già in atto) di molte specie, perdita delle zone umide, l’incremento di parassiti e patologie, della frequenza e intensità degli incendi forestali. Gli effetti sulle persone, oltre alla riduzione delle disponibilità di acqua, saranno l’incremento dell’erosione del suolo e la riduzione della fertilità dei terreni agricoli. Le soluzioni – Il report WWF lancia anche un appello: è necessario di intervenire in maniera concreta mettendo immediatamente in pratica la Strategia Nazionale per la Biodiversità al 2030, che prevede che almeno il 30% delle specie e degli habitat di interesse comunitario il cui stato di conservazione non è soddisfacente, lo raggiungano entro il 2030. La strategia prevede anche che gli ecosistemi vengano tutelati attraverso l’incremento della superficie protetta al 30% del territorio terrestre e marino e che il 30% degli ecosistemi attualmente degradati vengano ripristinati. Per ogni ambiente da tutelare il report WWF approfondisce le soluzioni da mettere in atto: dal recupero e ripristino delle zone umide, al potenziamento della rete di monitoraggio delle acque interne superficiali e sotterranee; dalla necessità di un Piano di Adattamento alla crisi climatica, promuovendo le Nature Based Solutions, alla gestione forestale; dalla drastica riduzione dell’uso dei pesticidi in agricoltura, fino all’ampliamento delle superficie marina protetta. Oggi più che mai è importantissima l’attivazione di tutti, a partire dalla società civile, per strappare la crisi dei sistemi naturali da quel cono d’ombra che impedisce ai cittadini di capire la portata di quello che sta succedendo e alle istituzioni di agire riconoscendo alla natura la priorità che ha, di fatto, nel presente e nel futuro. LEGGI TUTTO

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    Iren Ambiente prende in carico la gestione dei servizi ambientali a Solignano,Terenzo e Valmozzola

    (Teleborsa) – Dal 1 maggio 2023 Iren Ambiente, società del Gruppo Iren, prenderà in carico la gestione operativa dei servizi ambientali nei Comuni di Solignano,Terenzo e Valmozzola, come stabilito dal contratto di affidamento stipulato dall’azienda con Atersir, l’Agenzia Territoriale dell’Emilia-Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti (ATERSIR), per il bacino territoriale di Parma, della durata di 15 anni. Ne dà notizia la società in una nota. Per qualsiasi segnalazione o richiesta relativa al servizio, gli utenti– fa sapere Iren Ambiente – potranno contattare il Customer Care Ambientale 800212607, dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 17.00 e il sabato dalle 8.00 alle 13.00 inviare una email a ambiente.emilia@gruppoiren.it. Gli utenti possono inoltre accedere ai servizi on-line attraverso il sito di Iren Ambiente. LEGGI TUTTO