More stories

  • in

    La Doria acquista ramo d’azienda Pastificio Di Martino e diventa produttore di pasta secca

    (Teleborsa) – La Doria, colosso italiano della produzione di derivati del pomodoro, sughi, legumi e succhi di frutta a marchio della grande distribuzione, ha sottoscritto un accordo condizionato per l’acquisizione del ramo d’azienda detenuto da Pastificio di Martino Gaetano e F.lli S.p.A. dedicato alla produzione e commercializzazione di pasta secca private label e la quota, pari al 13%, detenuta da Pastificio Di Martino in LDH (La Doria) Ltd, società controllata da La Doria.L’operazione prevede, tra l’altro, la stipula di accordi commerciali tra il Gruppo La Doria (la cui maggioranza è detenuta da Investindustrial) e Pastificio Di Martino, nonché l’acquisto da parte di quest’ultima di una partecipazione di minoranza nella holding di controllo del Gruppo La Doria.Inoltre, Giuseppe Di Martino assumerà il ruolo di “key pasta advisor” per il Gruppo La Doria, apportando la sua profonda esperienza nel settore della pasta.La business unit del Pastificio Di Martino dedicata alla produzione e commercializzazione di pasta secca private label ha registrato, nel 2023, ricavi pari a 108 milioni di euro e ha prodotto 107 mila tonnellate di pasta secca. LEGGI TUTTO

  • in

    Vino, nel 1° semestre -4,3% nei carrelli di Usa, UK e Germania

    (Teleborsa) – Rallentano ancora le vendite di vino nei 3 principali mercati della domanda mondiale, come rileva l’Osservatorio Uiv-Vinitaly su base Nielsen-IQ. Il saldo complessivo del primo semestre nella Grande distribuzione di Usa, Regno Unito e Germania segna un tendenziale dei volumi commercializzati a -4,3%, per un valore a 13,9 miliardi di euro (-1,5%). Per l’Italia il risultato tra gli scaffali è invece stabile ma non per questo soddisfacente, con volumi a +0,1% e un controvalore, ancora condizionato dall’inflazione, di 2,3 miliardi di euro (+0,9%). Rispetto a marzo, l’Osservatorio rileva una situazione peggiorativa accusata un po’ ovunque per effetto di un secondo trimestre in picchiata (volumi a -4,3%) e un conseguente calo nel semestre della domanda di vino tricolore negli Usa (-2,1%), in Uk (-1,5%) ma non in Germania(+2,7%), sostenuta in maniera decisiva solo dai frizzanti a basso costo. Al netto della crescita della tipologia frizzanti sulla piazza tedesca, il saldo del vino italiano nei 3 Paesi segnerebbe una contrazione dell’1,6%.”La maggior versatilità delle nostre produzioni – dichiara il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi – ci ha permesso fare meglio dei competitor, ma la riduzione dei consumi si fa sempre più evidente. A un vigneto moderno vanno corrisposte scelte manageriali altrettanto attuali: il futuro prossimo del vino italiano dovrà necessariamente passare dal contingentamento delle rese e da una analisi più puntuale dei mercati e dei consumatori, mai così fluidi come oggi”.Negli Usa – 973 milioni di euro le vendite tricolori – al -4,4% dei fermi-frizzanti (-2,5% in termini di valore) si contrappongono i soliti spumanti che, sull’onda del primo trimestre, rimangono in luce verde (+2,8%). E se nel carrello della spesa statunitense ogni quattro bottiglie di vino italiano una è di Prosecco (+4,3%), tra gli inglesi l’incidenza sale al 33%. Ma il pesante stop del secondo trimestre ha condizionato il parziale Uk di metà anno, sia nelle vendite di spumanti (-0,4% volume e -4,7% valore), sia dei fermi (-2,2% volume e +5,2% valore), per un complessivo di 845 milioni di euro. Sul mercato tedesco, l’Italia limita i danni di un mercato altrimenti asfittico grazie all’exploit dei “frizzantini” (+23,3% volume e +14,6% valore), complice un prezzo medio da “saldi”: 3,63 euro/litro (-7% il prezzo medio). LEGGI TUTTO

  • in

    La Doria acquisisce Clas per crescere nei sughi pronti

    (Teleborsa) – La Doria, colosso italiano della produzione di derivati del pomodoro, sughi, legumi e succhi di frutta a marchio della grande distribuzione, ha sottoscritto con il fondo di private equity Equinox (titolare di una partecipazione del 90%) e Cominter (partecipazione del 10%) un contratto per l’acquisizione del 100% del capitale di Clas, azienda attiva nella produzione di sughi e pesti ambient per i principali marchi dell’industria e le principali insegne della Grande Distribuzione Organizzata in Italia e all’estero.Fondata nel 1989 a Chiusanico (Imperia), nel 2023 Clas ha generato un fatturato di oltre 75 milioni di euro. Il portafoglio prodotti dell’azienda si compone della categoria pesti lavorati con basilico 100% italiano che nel 2023 ha rappresentato quasi il 90% dei ricavi, di sughi pronti per pasta (8%) e altri condimenti vari.Clas, che gestisce un sito produttivo a Chiusanico e conta quasi 150 dipendenti (tra assunti a tempo indeterminato e stagionali) vanta una consolidata presenza commerciale all’estero, principalmente in Germania, Francia e Regno Unito, con le vendite internazionali che rappresentano circa il 90% del totale e una produzione complessiva di quasi 90 milioni di vasi nel 2023. I ricavi dell’azienda sono equamente divisi tra Private label e co-packing.”Siamo estremamente felici di annunciare l’acquisizione di Clas, che rappresenta un passo significativo nella strategia di espansione in settori sinergici e strategici per la nostra crescita”, ha commentato Antonio Ferraioli, CEO e Presidente del Gruppo La Doria.Il perfezionamento dell’operazione, di cui non sono stati forniti i dettagli finanziari, è atteso entro la fine del mese di settembre 2024. LEGGI TUTTO

  • in

    UniCredit, accordo con Consorzio Fonteverde per credito ad aziende agricole

    (Teleborsa) – UniCredit e Consorzio Fonteverde hanno sottoscritto un nuovo accordo per facilitare l’accesso al credito e rafforzare le potenzialità di sviluppo delle aziende associate.Il Consorzio Fonteverde aggrega diverse aziende agricole che operano nel territorio delle province di Ragusa e Siracusa. I soci produttori del Consorzio gestiscono circa 900,00 ha di terreni ubicati in due province della Sicilia sud-orientale: 55% delle superfici nel ragusano, 45% nel siracusano, zone dell’isola fortemente vocate alle coltivazioni ortofrutticole. I prodotti coltivati dai soci produttori (carote, zucchine, peperoni, melone, patate, pomodori, uva, arance, etc.), vengono conferiti al Consorzio che si occupa delle fasi di selezione, confezionamento e commercializzazione con l’obiettivo di assicurare agli associati la migliore redditività.UniCredit con la terza edizione di “UniCredit per l’Italia”, per un valore complessivo di 10 miliardi di euro, di cui un plafond di 1 miliardo di euro è dedicato al settore Agribusiness, si è impegnata a rinnovare la gamma di strumenti di sostegno per il settore.”L’accordo con il Consorzio Fonteverde conferma la nostra attenzione al comparto agroalimentare – ha commentato Salvatore Malandrino, Regional Manager Sicilia di UniCredit – Abbiamo rafforzato la nostra rete commerciale con la presenza di gestori e specialisti Agribusiness dislocati in tutta la regione e ci impegniamo ad offrire soluzioni su misura per le specifiche esigenze delle imprese, contribuendo così allo sviluppo del settore”. LEGGI TUTTO

  • in

    B.F. valorizza fino al 49% della controllata BF International

    (Teleborsa) – Il CdA di B.F., holding quotata su Euronext Milan e attiva nel settore agroindustriale, ha deliberato di approvare la complessiva operazione di valorizzazione della controllata BF International mediante l’ingresso nel capitale sociale della medesima di nuovi investitori, fino ad un massimo del 49% del capitale sociale.In particolare, si prevede che l’ingresso dei nuovi investitori possa avvenire mediante l’acquisto di azioni ordinarie detenute da BF ovvero la sottoscrizione di aumenti di capitale riservati di BF International sulla base di una valorizzazione delle partecipazioni in BF International costante per i vari potenziali investitori, ovvero di un prezzo di acquisto/sottoscrizione minimo di 7,1248 euro.Rientrano nella complessiva operazione di valorizzazione di BF International le seguenti iniziative: l’ingresso nel capitale sociale di BF International di SIMEST e del Fondo Unico di Venture Capital gestito da SIMEST; l’ingresso di Inarcassa – Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Ingegneri ed Architetti Liberi Professionisti; l’ingresso di Quinto Giro Investimenti Srl.A seguito della delibera assunta in data odierna dal CdA, è stata anche eseguita l’operazione di ingresso nel capitale sociale di BF International di Dompé Holdings, già azionista di B.F. con una quota pari al 24,98% del capitale sociale, avvenuta mediante l’acquisto da BF di 2.807.096 azioni ordinarie di BF International al corrispettivo unitario di 7,1248 euro e complessivo di 19.999.997,58 euro.Per l’operazione di valorizzazione di BF International, il Gruppo BF è stato assistito da Intesa Sanpaolo in qualità di Sole Financial Advisor. LEGGI TUTTO

  • in

    Newlat Food, non si ferma la corsa in Borsa. Ora vale 480 milioni

    (Teleborsa) – Ennesimo rialzo a Piazza Affari per il titolo Newlat Food, gruppo italiano multi-brand del settore agro-alimentare e quotato su Euronext STAR Milan, che chiude su nuovi massimi storici e capitalizza ora oltre 483 milioni di euro. Le azioni hanno terminato le contrattazioni con un aumento del 12,13% a quota 11 euro.In assenza di nuove notizie, l’ultimo catalyst è stata la significativa revisione al rialzo del target price da parte di Intesa Sanpaolo, che venerdì lo ha incrementato a 14,8 euro per azione da 7,7 euro per azione, confermando la raccomandazione “Buy”.Gli analisti considerano l’acquisizione di Princes come un punto di svolta per Newlat, che sta diventando un player da 2,8 miliardi di euro di ricavi, raddoppiando l’offerta delle sue categorie di prodotto nei segmenti complementari e rafforzando il proprio know-how produttivo grazie a un totale di 31 stabilimenti. Inoltre, vedono spazio per sinergie dal punto di vista degli acquisti, della produzione e commerciale, oltre ad alcuni risparmi sui costi e sulla struttura che sono pienamente visibili.(Foto: Newlat) LEGGI TUTTO

  • in

    Newlat, analisti positivi dopo il piano: fiducia su sinergie e deleverage per nuovo M&A

    (Teleborsa) – Gli analisti sono positivi sulle prospettive di Newlat Food, gruppo italiano multi-brand del settore agro-alimentare e quotato su Euronext STAR Milan, che ieri ha presentato il piano industriale 2024-30, includendo anche il contributo atteso dall’acquisizione dell’inglese Princes.Intesa Sanpaolo(che ha Buy e TP a 7,7 euro) fa notare che Princes e Newlat presentano portafogli di prodotti non sovrapposti e la loro combinazione consentirebbe all’azienda di ottenere sinergie commerciali, industriali e distributive, quali: i) internalizzazione della produzione di pasta Napolina facendo leva sulla capacità inutilizzata di Newlat; ii) opportunità commerciali grazie ai siti produttivi nel Regno Unito; iii) sinergie nel Regno Unito guidate da economie di scala; e iv) Princes Industrie Alimentari (filiale italiana di Princes) beneficerebbe dell’accesso alla struttura commerciale di Newlat in Germania e Italia. Ciò si aggiungerebbe alle sinergie di soli costi, che sono invece pienamente visibili e stimate a circa 36 milioni di euro nel 2026 (in aumento rispetto a circa 14 milioni di euro già nel 2024, completamente indipendenti dai ricavi).”La combinazione delle due società (denominate New Princes) diventerebbe un’importante azienda alimentare con circa 2,8 miliardi di euro di ricavi, rappresentando una piattaforma e un produttore paneuropeo diversificato (31 stabilimenti), con distribuzione sia di marca che di private label di un’offerta complementare (10 categorie)”, viene sottolineato in una ricerca.In attesa di maggiori dettagli, Equita (che ha Buy e TP a 8 euro) ipotizza in via preliminare per il 2026 un EBITDA di 260 milioni di euro (10% sotto il target della società) e un FCF di 90-95 milioni di euro (coerente con il target di FCF medio annuo 2024-28 di 100 milioni di euro); Newlat tratterebbe a 23-25% di FCF yield 2026. Per il broker è ragionevole in questa prima fase puntare a un target in area 11 euro per azione, che implicherebbe un FCF yield 2026 in area 18-19%, con eventuale ulteriore upside dalle sinergie commerciali.”Confermiamo inoltre la forte valenza strategica dell’acquisizione Princes, che consente a Newlat di compiere un importante salto dimensionale con riflessi positivi strutturali in termini commerciali, di efficienza, di potere negoziale, e di ulteriori opportunità di M&A”, viene evidenziato.(Foto: Newlat) LEGGI TUTTO

  • in

    Agroalimentare, ISMEA: “Rete mercati all’ingrosso asset strategico”

    (Teleborsa) – Snodi centrali nel commercio di prodotti freschi e freschissimi, con un importante ruolo nella valorizzazione delle produzioni locali e stagionali, nella tracciabilità di filiera e nella sicurezza igienico-sanitaria, i mercati all’ingrosso stanno evolvendo verso un modello di hub multifunzionale capace di offrire una molteplicità di servizi in aggiunta alla tradizionale funzione di intermediazione commerciale, logistica e stoccaggio delle merci. Secondo l’indagine “I Mercati all’Ingrosso nella Filiera Agroalimentare” condotta da ISMEA presso il network di riferimento di Italmercati, partner dell’iniziativa, in Italia operano 137 strutture (numero sei volte superiore a quello di Spagna e Francia) da cui transita circa il 50% dell’offerta ortofrutticola complessiva, il 33% di quella ittica e il 10% delle carni, quote che, ad eccezione dell’ortofrutta, risultano significativamente inferiori a quelle di analoghe realtà di altri paesi Ue. Il sistema italiano dei mercati all’ingrosso – come emerge dal Rapporto presentato oggi al Cnel – è una realtà molto composita e frammentata, dove alla maggiore densità di strutture rispetto ai partner europei corrisponde un giro d’affari più contenuto, ma con un potenziale ruolo cruciale nel favorire un riequilibrio nella distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare.”In una congiuntura difficile per le imprese, con ricadute soprattutto sulla tenuta dei redditi, schiacciati dagli alti costi di produzione, – ha commentato il direttore generale di ISMEA Maria Chiara Zaganelli – i mercati all’ingrosso possono assumere un importante ruolo di stimolo per favorire un processo virtuoso, indirizzato a una più equa ripartizione del valore lungo la filiera e meno penalizzante per le imprese agricole, l’anello strutturalmente più debole. Su questo fronte la nostra indagine ha messo in evidenza i fattori di criticità che non consentono di garantire la presenza diretta degli agricoltori nei mercati all’ingrosso. Rispetto a questa esigenza i mercati potrebbero fornire servizi di supporto e di facilitazione ai piccoli produttori, anche con una diversa programmazione degli orari di apertura, un aspetto, quest’ultimo, segnalato anche da altri operatori”.Lo studio di ISMEA presso il network di Italmercati, costituito da una rete di 22 strutture, distribuite in 14 regioni italiane, quantifica un giro d’affari di 115 milioni di euro, un valore che raggiunge la ragguardevole cifra di 11 miliardi se si considerano anche le attività delle 4.000 realtà economiche operative nei mercati, tra distributori, aziende agricole, bar, ristoranti, facility provider e servizi accessori, con il coinvolgimento quotidiano di 26 mila addetti.Come si evince dall’indagine, un asset strategico delle strutture aderenti a Italmercati è la loro ubicazione rispetto agli snodi logistici: tutte operano nelle immediate vicinanze di uno svincolo autostradale, oltre la metà nei pressi di un aeroporto, il 50% vicino a uno scalo merci ferroviario, quasi un quinto in prossimità di un porto commerciale. Una collocazione favorevole anche rispetto alle produzioni commercializzate, con molte strutture che operano all’interno di distretti agroalimentari o di areali di produzione di qualità riconosciuta (a marchio Dop-Igp), a riprova dello stretto legame con le imprese del settore primario.L’origine del prodotto che transita da questi hub commerciali è prevalentemente nazionale, con una quota rilevante di produzioni locali, provenienti cioè da una distanza massima di 100 km, ad eccezione delle carni, costituite per lo più da prodotti d’importazione. Più in dettaglio, le merci locali sono oltre la metà dei prodotti florovivaistici, un terzo degli orticoli e degli ittici, un quinto della frutta. Queste realtà, accanto alle attività strettamente connesse al core business, contribuiscono anche alla produzione di energia rinnovabile, con il 60% delle strutture che ha investito in questo settore con l’installazione di impianti in parte finanziati dal PNRR. La previsione è di arrivare, entro il 2026, a una quota di energia autoprodotta pari a quasi la metà del fabbisogno. La sostenibilità è ulteriormente rafforzata dal comune impegno nella lotta agli sprechi, attraverso il recupero di prodotti invenduti, donazioni a enti caritatevoli e vendita diretta ai cittadiniTra i clienti dei mercati, la quota più consistente è rappresentata dai dettaglianti del circuito tradizionale (37%), seguiti dai retailer della distribuzione moderna (18%) e dei mercati rionali (17%). Rilevante anche la partecipazione di intermediari ed esportatori nazionali (11%) ed esteri (7%) e operatori del canale Horeca (6%), in particolare ristoratori, questi ultimi in crescita insieme a quelli della distribuzione moderna.”La frammentazione del settore dei mercati all’ingrosso in Italia ha portato molte di queste strutture a perdere rilevanza e strategicità per il Paese e ha fatto perdere la visione d’insieme del settore. La rete di Italmercati nasce proprio dalla sentita esigenza di porre rimedio a tale frammentazione, per fare sistema e lavorare in sinergia con medesime caratteristiche e visione futura – dichiara il presidente di Italmercati Fabio Massimo Pallottini –. Per uno sviluppo del settore, è fondamentale infatti che le azioni politiche investano nei mercati all’ingrosso strategici del Paese: la nostra proposta cerca di individuare un numero – magari ridotto – di Mercati strategici che garantiscano un sistema più efficace ed efficiente, non tralasciando i principali requisiti alla base di queste strutture: garantire ai consumatori servizi di tracciabilità e sicurezza alimentare”.Lo sviluppo futuro dei mercati, infatti, deve essere accompagnato da un percorso di aggregazione delle realtà esistenti in strutture moderne, più grandi ed efficienti, con evidenti ricadute positive, quali un efficientamento della catena logistica e una minor dispersione degli investimenti, come indicato anche dal ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare e delle foreste. Inoltre, in un contesto in cui gli strumenti della attuale PAC non bastano più ad assicurare un adeguato sostegno agli agricoltori, diventa cruciale il ruolo equilibratore dei Mercati all’Ingrosso nell’ambito della filiera agroalimentare per renderla più efficiente più equa e meno penalizzante per i produttori agricoli.Da queste premesse – spiega l’ISMEA – nasce la proposta illustrata nel corso della giornata da Pallottini, già pronta ad essere implementata e condivisa con le Istituzioni ed in particolar modo con il MASAF: creare un network con cui condividere le Politiche di settore sia a livello regionale che nazionale che possa accedere a linee di finanziamento che ne garantiscano l’evoluzione, sia delle strutture stesse che di chi ne opera all’interno; rafforzare il ruolo dei Mercati come operatori della filiera, aumentando coinvolgimento e integrazione nel Sistema della Grande Distribuzione Organizzata e la loro collaborazione con le Organizzazioni di Produttori; aprire un tavolo di lavoro sulla logistica; potenziare il settore ittico in sofferenza dal momento che, a differenza di altri Paesi europei, il legame tra Mercati all’Ingrosso ed il mondo della pesca in Italia risulta inefficiente. LEGGI TUTTO