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    Vacanze sotto il segno dei prodotti tipici

    (Teleborsa) – Quasi un italiano su 2 (49%) in vacanza acquista prodotti tipici come souvenir che si classificano come i preferiti nell’estate 2020, nonostante le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria a sagre e feste di Paese. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixè con quasi tre italiani su quattro (73%) rientrati a casa anche se non mancano quanti sono in partenza per fine mese e settembre.Con una spesa media destinata dagli italiani alle vacanze estive crollata a 588 euro per persona con un calo del 25% rispetto allo scorso anno per le difficoltà causate dalla crisi economica sono 34 milioni gli italiani che hanno deciso di non cancellare le vacanze, almeno per qualche giorno, in un’estate 2020 segnata dall’emergenza sanitaria.Nonostante i tagli al budget – sottolinea Coldiretti – i vacanzieri non rinunciano a gratificarsi con l’acquisto di prodotti per prolungare tra le mura domestiche le esperienze enogastronomiche vissute, magari facendole assaggiare anche ad amici e parenti. Nell’estate del coronavirus accade così che appena il 17% degli italiani torni a mani vuote dalle ferie, anche se la pandemia spinge verso spese utili, con i prodotti tipici che vincono dunque su tutte le altre scelte. Tra le specialità più acquistate primeggiano a sorpresa i formaggi davanti a salumi, vino e olio extravergine d’oliva. Al secondo posto tra i souvenir, prodotti artigianali e a seguire gadget, portachiavi, magliette. LEGGI TUTTO

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    Crisi Ferrarini, Confagricoltura auspica “soluzione lungimirante”

    (Teleborsa) – Stringono i tempi per il futuro della Ferrarini, storico salumificio nato a Reggio Emilia negli anni Cinquanta e divenuto leader nella produzione di prosciutti. L’azienda in stato di concordato preventivo e da tempo contesa fra i suoi creditori – Intesa Sanpaolo ed Unicredit – ed il socio di riferimento, la famiglia Ferrarini.Due le opzioni in campo: da un lato la famiglia ed il socio forte Gruppo Pini, ben conosciuto come leader della bresaola, dall’altra le banche creditrici con una cordata di partner industriali formata da Gruppo Bonterre – Grandi Salumifici Italiani, l’associazione di categoria O.P.A.S. e HP che si occupa di innovazione nell’agrifood.Data chiave il 1° settembre, quando la famiglia intende presentare una nuova proposta che dia maggiori garanzie ai creditori, fra cui figurano Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mediobanca e AMCO, per una esposizione di circa 200 milioni.Frattanto, Confagricoltura auspica una “soluzione lungimirante” per l’impresa ed il territorio, che sia da un lato “capace di dare una solida prospettiva alla Ferrarini in una fase così delicata per la realtà agroindustriale”, dall’altro in grado di assicurare la “salvaguardia degli aspetti occupazionali per garantire economia e stabilità al territorio”.”In un momento difficile acuito dall’emergenza Covid, è indispensabile valutare con attenzione tutte le componenti: quelle che riguardano l’impresa e il suo know-how di produzione e trasformazione, e quelle commerciali, necessarie a dare prospettive di mercato solide e durature a una realtà rappresentativa e riconosciuta del Made in Italy agroalimentare”, sottolinea il Presidente Massimiliano Giansanti. LEGGI TUTTO

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    Vino, export giù in scia a effetto Covid

    (Teleborsa) – Le vendite di vino italiano nel mondo sono in calo del 4% nel 2020 con una storica inversione di tendenza che non ha precedenti negli ultimi 30 anni a causa delle difficoltà registrate dalla ristorazione in tutto il mondo per l’emergenza coronavirus. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi cinque mesi in riferimento al monitor di Intesa Sanpaolo sui distretti agroalimentari che fotografa la situazione del primo trimestre pre-emergenza covid.Un dato preoccupante dopo il record storico di 6,4 miliardi fatto segnare lo scorso anno per le esportazioni di vino Made in Italy. La vendemmia 2020 infatti è la prima segnata dagli effetti della pandemia mondiale, delle tensioni commerciali internazionali con la minaccia dei dazi e della Brexit con l’uscita dall’Unione Europea della Gran Bretagna che è stata per lungo tempo il principale cliente del prosecco, il vino italiano più esportato nel mondo.In Cina, dove il virus ha colpito per primo, il consumo di bottiglie tricolori fra gennaio e maggio 2020 è crollato in valore del 44%, nel Regno Unito – continua Coldiretti – le vendite sono scese di quasi il 12% anche a causa delle incertezze e delle tensioni legate alla Brexit, la Francia ha ceduto il 14% mentre l’export in Germania e Stati Uniti, due dei principali mercati per l’Italia, è in leggero calo (- 1%). Ma sul commercio con gli Usa pende la scure dei dazi del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump il cui verdetto sarà noto a breve e potrebbero colpire proprio il vino con un valore delle esportazioni di oltre 1,5 miliardi di euro, è il prodotto agroalimentare italiano più venduto negli States.Gli Stati Uniti sono il principale consumatore mondiale di vino e l’Italia è il loro primo fornitore con gli americani che apprezzano tra l’altro il Prosecco, il Pinot grigio, il Lambrusco e il Chianti che a differenza dei vini francesi erano scampati alla prima black list scattata ad ottobre 2019. Se entrassero in vigore dazi del 100% ad valorem sul vino italiano una bottiglia di Prosecco venduta in media oggi al dettaglio in Usa a 10 dollari ne verrebbe a costare 15, con una rilevante perdita di competitività.La vendemmia 2020 in Italia, prosegue Coldiretti, è influenzata anche dalle misure di sicurezza anti contagio e dalle difficoltà di spostamento degli stagionali agricoli stranieri che in passato contribuivano in modo significativo alla raccolta delle uve. Infatti il necessario vincolo della quarantena per i Paesi più a rischio ha frenato gli arrivi di lavoratori dall’estero e in questo contesto almeno 25mila posti di lavoro occasionali tra le vigne potrebbero essere disponibili per la vendemmia con una radicale semplificazione del voucher “agricolo”.”Con quasi 4 cantine italiane su 10 (39%) che fanno registrare difficoltà a seguito dell’emergenza occorre intervenire rapidamente per sostenere le esportazioni, alleggerire le scorte, ridurre costi e tagliare la burocrazia”, dice il Presidente Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “bisogna ripensare per la vendemmia in corso ad uno strumento per il settore che semplifichi, sia agile e flessibile rispondendo soprattutto ad un criterio di tempestiva disponibilità all’impiego e dall’altra generi opportunità di integrazione al reddito per giovani studenti, pensionati e cassa integrati”.(Foto: Per gentile concessione del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano) LEGGI TUTTO

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    Confagricoltura: bene divieto importazione di agrumi da Argentina.

    (Teleborsa) – “Accogliamo con favore la notizia del divieto da parte dell’UE di importazioni di arance e limoni provenienti dall’Argentina fino al 30 aprile 2021, a causa della presenza in quel Paese della “macchia nera” o CBS (citrus black spot). Avevamo sollecitato il provvedimento da parte di Bruxelles, che ha recepito il fatto che sussista un rischio fitosanitario inaccettabile”. È stato il commento del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, in relazione alla decisione europea.”Abbiamo sempre richiamato l’attenzione delle autorità competenti su questa grave fitopatia di cui il territorio europeo è indenne – ha sottolineato il presidente Giansanti – la situazione in Argentina è assolutamente allarmante, così come in Sudafrica, Uruguay, Brasile ed anche, nel bacino mediterraneo, in Tunisia”.”Se la macchia nera si diffondesse in Europa ed in Italia, provocherebbe danni irreparabili al patrimonio agrumicolo, mettendo a rischio uno dei più importanti comparti della nostra agricoltura del Meridione – ha aggiunto il presidente della Federazione nazionale agrumicola di Confagricoltura Gerardo Diana – in un momento in cui siamo impegnati a superare il problema della ‘Tristeza’, con ingenti investimenti, non possiamo assolutamente permetterci l’arrivo di una nuova fitopatia”.”Non bisogna abbassare la guardia – ha proseguito – e va rafforzato il sistema di controlli alle frontiere delle importazioni di prodotti ortofrutticoli, in modo standard in tutti i punti di accesso al mercato europeo, prestando particolare attenzione al prodotto proveniente dal Sudafrica, che è forte esportatore in Europa ed Italia”.”Stiamo monitorando attentamente la situazione mondiale, in coordinamento con le organizzazioni agricole di Italia, Francia e Spagna, sollecitando puntuali provvedimenti da Bruxelles – ha concluso il presidente di Confagricoltura Giansanti – il territorio europeo va assolutamente preservato dall’ingresso di pericolose malattie, anche a fronte della riduzione dei principi attivi a disposizione degli agricoltori europei. E ribadiamo, ancora una volta, la necessità di reciprocità: le importazioni ortofrutticolo devono offrire le stesse condizioni di sicurezza richieste al prodotto europeo all’estero”.Le importazioni comunitarie di agrumi dall’Argentina – ha ricordato infine Confagricoltura – sono ammontate a oltre 165 mila tonnellate nel 2019 (oltre 124 mila tonn di limoni e lime e più di 41 mila tonn di arance), per un valore di 155 milioni di euro. LEGGI TUTTO

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    CIA: Governo non dimentichi agricoltura nel superbonus Hi-Tech

    (Teleborsa) – Un superbonus fiscale che incentivi gli investimenti tecnologici in agricoltura con la possibilità di cessione del credito d’imposta o lo sconto in fattura, come per gli sgravi per le ristrutturazioni domestiche previsti dal Dl Rilancio. E’ questa la proposta di Cia-Agricoltori Italiani, dopo le recenti dichiarazioni del Sottosegretario al Lavoro, Francesca Puglisi, sulle misure in favore dell’innovazione tecnologica allo studio del Governo e chiede, dunque, all’esecutivo di non dimenticare l’agricoltura, coinvolgendo non solo i produttori ma tutti gli attori della filiera agroalimentare.”L’agricoltura non è più la Cenerentola dell’economia nazionale quando si parla di tecnologia e mantiene un dialogo costante con il mondo delle università e della ricerca – sottolinea Dino Scanavino, presidente Cia – il giro d’affari dell’agricoltura 4.0 in Italia ha toccato quota 450 milioni di euro con una crescita del 22% su base annua e comprende tutto il complesso di tecnologie usate dalle nostre aziende per migliorare le rese e la sostenibilità delle coltivazioni, la qualità dei prodotti finali e le condizioni dei lavoratori”.”Per continuare a produrre cibo fresco e sano, gli agricoltori dovranno puntare sempre più all’integrazione con l’Hi-Tech – chiosa Scanavino – utilizzando tutte le risorse messe in campo dalla scienza per affrontare con strumenti efficaci le conseguenze del climate change e del dilagare delle fitopatie. Un superbonus fiscale che acceleri questo processo darebbe continuità agli sforzi già compiuti dal Governo a sostegno dell’innovazione rurale nell’ultima manovra e favorirebbe lo sviluppo economico dell’intero comparto agroalimentare, nel momento così delicato di rilancio del Paese dopo il lockdown”.(Foto: Joao Marcelo on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Coldiretti: tamponi all'arrivo anche a lavoratori stranieri

    (Teleborsa) – Estendere i tamponi all’arrivo in Italia anche lavoratori nei campi provenienti dall’estero per consentire la raccolta dei 2 miliardi di chili di mele sugli alberi appena iniziata come pure la vendemmia, per la quale si stima in Italia una produzione di vino Made in Italy attorno ai 45 milioni di ettolitri, in calo di circa il 5% rispetto allo scorso anno con il testa a testa con i cugini francesi per il primato mondiale.. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che in Trentino Alto Adige, dove si produce circa la metà delle mele italiane, è stato dato il via libera anche ai test sui lavoratori nei campi provenienti dall’estero che potranno partecipare da subito alle attività di raccolta della frutta e dell’uva, messi a rischio dalla mancanza di manodopera qualificata per il blocco delle frontiere per il rischio Covid. In questo modo i lavoratori stranieri che superano il test potranno svolgere le attività di raccolta con la Coldiretti che ha avviato una campagna di comunicazione rivolta alle imprese e agli stessi lavoratori per garantire il rispetto delle regole e tutelare la salute pubblica.”Una esperienza che – sottolinea la Coldiretti nella sua nota – va estesa a tutte le regioni per consentire le attività di raccolta nel rispetto di tutte le garanzia di sicurezza. Da nord a sud della Penisola la vendemmia parte tradizionalmente con le uve Pinot e Chardonnay in un percorso che prosegue a settembre ed ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e che si conclude addirittura a novembre con le uve di Aglianico e Nerello su 658mila ettari coltivati a livello nazionale ed un impiego di circa 180mila lavoratori stagionali attivando un motore economico che vale almeno 11 miliardi”.Ma per salvare le produzioni Made in Italy occorre soprattutto dare la possibilità a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter lavorare nei campi attraverso una radicale semplificazione del voucher “agricolo”. Un provvedimento che interesserebbe almeno 25mila italiani in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà.”L’Italia non può permettersi di perdere le grandi opportunità di lavoro che vengono da uno dei settori più dinamici dell’economia – afferma il presidente la Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che – bisogna ripensare ad uno strumento per il settore che semplifichi la burocrazia per l’impresa, sia agile e flessibile rispondendo soprattutto ad un criterio di tempestiva disponibilità all’impiego e dall’altra generi opportunità di integrazione al reddito preziosa considerato il periodo di crisi”. LEGGI TUTTO

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    Maltempo, Coldiretti: allarme grandinate devastati vigneti e campi

    (Teleborsa) – Con più di 3 grandinate al giorno solo dall’inizio dell’estate 2020 è allarme nelle campagne con la vendemmia in corso e la frutta matura da raccogliere. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti su dati ESWD in riferimento all’ultima ondata di maltempo che ha colpito il nord Italia dal Piemonte al Veneto fino al Trentino Alto Adige con bombe di acqua e ghiaccio che hanno investito, la fascia veneta del basso Garda a Lazise colpendo i vigneti di Bardolino e Chiaretto, quella fra Vicenza e Treviso devastando mais soia e frumento, l’area torinese con alberi sradicati e la zona del Brennero con allagamenti e frane.Ma non si tratta purtroppo di un fenomeno isolato – spiega Coldiretti – perché lungo tutta la Penisola in poco più di un mese e mezzo si sono verificati 484 eventi estremi fra violenti nubifragi, trombe d’aria, grandinate e bombe d’acqua che hanno causato pesanti danni a uliveti, ortaggi in pieno campo, frutteti, vigneti e tabacco ma anche a strutture rurali con tetti scoperchiati e serre divelte.Siamo di fronte – evidenzia la Coldiretti – alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con grandine di maggiori dimensioni, una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.I cambiamenti climatici hanno fatto esplodere il pericolo idrogeologico – sottolinea la Coldiretti – su un territorio reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono con il risultato che sono saliti a 7252 i comuni italiani, ovvero il 91,3% del totale, che sono a rischio frane e/o alluvioni secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ispra. Una situazione aggravata dal fatto che – evidenzia la Coldiretti – il territorio italiano è stato reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono con la perdita negli ultimi 25 anni di oltre un quarto (-28%) della superficie agricola utilizzabile in Italia ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari secondo la Coldiretti. LEGGI TUTTO

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    Coldiretti/Xè: 3 italiani su 4 per vacanze scelgono malghe, frantoi e cantine

    (Teleborsa) – Tre italiani su quattro (75%) in vacanza al mare, in montagna o nel verde durante l’estate 2020 hanno scelto di visitare frantoi, malghe, cantine, aziende, agriturismi o mercati degli agricoltori per acquistare prodotti locali a chilometri zero direttamente dai produttori, ottimizzare il rapporto prezzo/qualità e garantirsi una spesa sicura. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè che evidenzia come si tratti di una tendenza favorita dalla crescita del turismo di prossimità con la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori nelle campagne italiane, in alternativa alle destinazioni turistiche più battute, per evitare pericolosi affollamenti con l’emergenza coronavirus.Si tratta – sottolinea la Coldiretti – di una svolta patriottica importante in un momento in cui la mancanza quasi totale di turisti stranieri ha fatto venir meno una fetta importante della clientela particolarmente sensibile alla qualità e sostenibilità dell’alimentazione. Il cibo quest’anno rappresenta per quasi il 18% degli italiani – continua la Coldiretti – la principale motivazione di scelta del luogo di villeggiatura, mentre per un altro 50% costituisce uno dei criteri su cui basare la propria preferenza. Solo un 7% dichiara di non prenderlo per niente in esame.La ricerca dei prodotti tipici è diventata un ingrediente importante – spiega Coldiretti – delle vacanze in un Paese come l’Italia che è leader mondiale del turismo enogastronomico potendo contare sull’agricoltura più green d’Europa con 305 specialità ad indicazione geografica riconosciute a livello comunitario e 524 vini Dop/Igp, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 60mila aziende agricole biologiche e la più grande rete mondiale di mercati di agricoltori e fattorie di Campagna Amica, oltre alle numerose iniziative di valorizzazione come le strade del vino o dell’olio. LEGGI TUTTO