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    Alimentare, Mondelez acquisisce Chipita per 2 miliardi di dollari

    (Teleborsa) – Mondelez, multinazionale USA attiva nel settore alimentare e proprietaria di brand come Oreo, Ritz Crackers, Milka e Toblerone, ha sottoscritto un accordo per l’acquisizione di Chipita, azienda greca in forte crescita nella settore dei croissant e degli snack da forno, per circa 2 miliardi di dollari. Oltre a portare nuovi marchi nel gruppo Mondelez, l’acquisizione offrirà anche una presenza significativamente maggiore nei mercati in rapida crescita dell’Europa centrale e orientale, dove l’attività di Chipita è particolarmente ben posizionata, viene sottolineato in una nota.Fondata per in Grecia oltre 40 anni fa, Chipita ha generato circa 580 milioni di dollari di entrate nel 2020 e ha una comprovata esperienza nella gestione del suo portafoglio di marchi di croissant e snack al forno, tra cui 7Days, Chipicao e Fineti. “Accogliere i deliziosi prodotti di pasticceria di Chipita nella famiglia Mondelez International avanza la nostra strategia per diventare il leader globale nel settore degli spuntini – ha affermato Dirk Van de Put, presidente e CEO di Mondelez International – I loro marchi iconici e la portata significativa in così tante aree geografiche interessanti li rendono un forte complemento strategico al nostro portafoglio esistente e alle future ambizioni di crescita in Europa e oltre”. LEGGI TUTTO

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    Inflazione, Confagricoltura: “Calano prezzi al consumo dei beni alimentari”

    (Teleborsa) – Mentre l’inflazione totale cresce su base mensile dello 0,4% e su base annua dell’1,1% (aprile 21/aprile 2020), calano i prezzi al consumo dei prodotti alimentari, in particolare di quelli freschi non lavorati. Un calo che interessa in modo particolare il prezzo della frutta (da +3,6% a -0,6% ad aprile 2021 su aprile 2020; -0,5% ad aprile rispetto a marzo) e dei vegetali diversi dalle patate (da +0,3% a -1,7%; +4,8% sul mese). È quanto sottolinea Confagricoltura commentando i dati diffusi oggi dall’ Istat sui prezzi al consumo. A fronte del calo dei prezzi al consumo della frutta fresca si registra comunque – rileva Confagricoltura – una ben maggiore diminuzione delle quotazioni all’origine (-26,9% ad aprile 2021 su aprile 2020 in base ai dati Ismea) riconosciute ai produttori agricoli solo in minima parte compensati dalla diminuzione dei costi (-1,7% a feb 2021 su feb 2020 Ismea). I costi di produzione per la frutta, pur di segno negativo, sono in crescita costante da ottobre 2020.Tra aprile 2020 ed aprile 2021 i prezzi dei beni alimentari, nel loro complesso, sono scesi dello 0,6%. Nei primi 365 giorni del Covid-19 e nel periodo del lockdown, l’agricoltura – conclude la nota – ha continuato a produrre ed a fornire prodotti alla collettività e all’industria di trasformazione ed oggi continua a raffreddare l’inflazione (in aumento soprattutto per i rincari energetici). LEGGI TUTTO

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    Agricoltura sostenibile, SACE al fianco di Planet Farms

    (Teleborsa) – Sace è al fianco dell’agricoltura sostenibile di Planet Farms, società agricola e startup innovativa specializzata in vertical farming, con interventi di smobilizzo di crediti IVA a beneficio dell’azienda milanese. Planet Farms ha iniziato le operazioni di realizzazione della sua prima vertical farm nel 2018 e oggi è in procinto di realizzare una struttura completamente integrata e automatizzata di 9mila metri quadrati – la più vasta e all’avanguardia a livello europeo – che fornirà l’intero processo, partendo dai semi terminando con prodotti confezionati pronti al consumo. I benefici – spiega Sace in una nota – sono molteplici: per i consumatori, che avranno a disposizione prodotti sempre freschi 356 giorni all’anno privi di pesticidi e di metalli, e per l’ambiente, grazie al 95% in meno d’acqua utilizzata, all’uso smart dello spazio e all’assenza di diserbanti.”Il vertical farming sta offrendo risposte concrete e sostenibili ai nuovi challenge sociali, ambientali ed economici – afferma Daniele Benatoff co-founder e co-ceo di Planet Farms –. Il nostro processo avanzato ed unico è mirato ad ottenere una qualità eccellente e consistente con un utilizzo parsimonioso delle risorse naturali. Go Vertical, il nostro motto, rappresenta un cambio di prospettiva e siamo felici di avere Sace tra i gruppi che dimostrano visione e forte senso di responsabilità nel sostenere questa nuova dimensione”.”La sostenibilità – ha sottolineato Paolo Alfieri, direttore generale di Sace FCT – è oggi un driver di crescita imprescindibile per le nostre aziende. Siamo quindi orgogliosi di affiancare Planet Farms nello sviluppo di un progetto che rafforzerà la leadership di un’eccellenza tecnologica italiana a livello internazionale. Con questa operazione abbiamo, infatti, modo di contribuire alla scrittura di una pagina importante del futuro dell’agrifood e degli ecosistemi, un settore che rappresenta un pilastro del Made in Italy e che fornirà un contributo importante all’auspicata ripresa economica del nostro Paese”. L’intervento – spiega la nota – si inserisce nell’ambito del mandato di Sace FCT, la società di Sace specializzata nel factoring, che ha nella gamma dei propri prodotti anche l’operatività legata allo smobilizzo dei crediti IVA, per supportare le imprese che richiedono la cessione del loro credito. LEGGI TUTTO

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    PNRR, Patuanelli: soddisfatto per cifre agroalimentare

    (Teleborsa) – “Sono soddisfatto per l’impianto complessivo del PNRR e anche per avere più che triplicato le cifre destinate all’agroalimentare rispetto al piano di gennaio”. Lo ha detto ad Agorà, su Raitre, il Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli sottolineando che “nel PNRR ci sono sette progettualità importanti per il settore: i contratti di filiera, la gestione del sistema irriguo, la meccanizzazione degli impianti in agricoltura, tutta la parte energetica che è un costo importante per le imprese e ci sono tre progetti distinti”. Quanto al superbonus c’è “assolutamente” un accordo. “Tutte le forze parlamentari – ha spiegato Patuanelli – hanno compreso l’importanza di questa misura messa in campo dal M5S che tiene insieme tre grandi questioni: la questione ambientale, quella sociale, e che dà rilancio al settore edile che era fermo da 2008. Con una misura unica otteniamo 3 grandi obiettivi. Il superbonus esiste, c’è e oggi è in vigore, la cosa importante è prorogarlo a tutto il 2023 e questo è un impegno del Presidente del Consiglio e del CdM e di tutte le forze politiche”, ha sottolineato. Ponte sullo Stretto “non è un progetto da Recovery Plan ma sono comunque soldi dei cittadini. Oggi c’è uno studio fatto dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile che non abbiamo e la nostra decisione è sospesa perchè vogliamo leggere quelle carte. Noi affrontiamo i temi con una analisi costi benefici. Io da tecnico la ritengo un’opera inutile perchè ci sono opere più utili da fare prima di quella. Ma quei documenti vogliamo vederli per farci una occasione precisa”. LEGGI TUTTO

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    PAC, la preoccupazione degli agricoltori italiani, francesi e tedeschi

    (Teleborsa) – In vista della riunione tra Consiglio, Parlamento e Commissione Ue che potrebbe essere decisiva per la nuova Politica Agricola Comune, i presidenti di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, della francese Fnsea, Christiane Lambert, e della tedesca DBV-Deutscher Bauernverband, Joachim Rukwied –non solo in rappresentanza degli agricoltori francesi, italiani e tedeschi, ma rispettivamente presidente, vicepresidente e past president del Copa, l’associazione degli agricoltori e delle cooperative agricole dell’Unione europea – hanno espresso preoccupazione per la discussione in corso sulla PAC. “La PAC è, e deve rimanere, una politica economica – hanno sostenuto i tre presidenti – concepita per stabilizzare e sostenere il reddito degli agricoltori, come affermato nel Trattato UE, affrontando contemporaneamente le attuali sfide ambientali”. “In questo momento, invece – ha sottolineato Giansanti – il nostro settore è sotto attacco da chi vorrebbe scaricare sull’agricoltura le principali responsabilità dei mutamenti climatici e ambientali, senza avere contezza di quanto le imprese agricole siano indispensabili per il bene di tutti: senza aziende competitive e senza agricoltura mangeremo cibo sintetico e importato da Paesi che non rispettano i nostri standard di produzione in termini di sicurezza, qualità e anche di diritti sociali e ambientali”. Confagricoltura, Fnsea e DBV hanno chiesto più flessibilità nell’attuazione dell’architettura verde e nessun ulteriore onere amministrativo per le imprese agricole, già alle prese con una pesante burocrazia. Le tre associazioni hanno sostenuto la necessità di una PAC più verde, di facile attuazione, attraente per gli agricoltori ed efficiente. Per quanto riguarda la condizionalità sociale, i tre presidenti hanno evidenziato che Francia, Italia e Germania hanno già regole severe in materia di diritto del lavoro e welfare e che questa ulteriore previsione introduce ulteriori elementi di burocrazia. “Nella futura PAC – ha evidenziato la presidente Lambert – la lotta al cambiamento climatico e la protezione ambientale dovrebbero conciliarsi con gli aspetti economici. Gli agricoltori si impegnano ad affrontare queste sfide. Gli strumenti della Pac possono supportarli proprio per un’agricoltura ancora più sostenibile”. “E’ essenziale per il settore primario – ha sottolineato il presidente Rukwied – che la nuova PAC consenta agli agricoltori europei di continuare a produrre alimenti sicuri e nutrienti, oltre che proteggere la biodiversità e il clima. Per questo, la funzione di sostegno al reddito della PAC è di fondamentale importanza, sia per affrontare i mercati, sia per rispondere alle sfide ecologiche”. LEGGI TUTTO

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    PAC, agricoltori lanciano appello per tempestivo accordo su riforma

    (Teleborsa) – Alla vigilia di una riunione tra Consiglio, Parlamento e Commissione Ue (Trilogo) che potrebbe essere decisiva per la nuova Politica agricola comune (Pac), i presidenti di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, Fnsea, Christiane Lambert e DBV-Deutscher Bauernverband, Joachim Rukwied – non solo in rappresentanza degli agricoltori francesi, italiani e tedeschi, ma rispettivamente presidente, vicepresidente e past president del Copa – esprimono preoccupazione per la discussione in corso sulla Pac.”La Pac – sottolineano i tre presidenti in una nota – è, e deve rimanere, una politica economica concepita per stabilizzare e sostenere il reddito degli agricoltori, come affermato nel Trattato Ue, affrontando contemporaneamente le attuali sfide ambientali”. “In questo momento, invece, – afferma Giansanti – il nostro settore è sotto attacco da chi vorrebbe scaricare sull’agricoltura le principali responsabilità dei mutamenti climatici e ambientali, senza avere contezza di quanto le imprese agricole siano indispensabili per il bene di tutti: senza aziende competitive e senza agricoltura mangeremo cibo sintetico e importato da Paesi che non rispettano i nostri standard di produzione in termini di sicurezza, qualità e anche di diritti sociali e ambientali”.In tale scenario Confagricoltura, Fnsea e DBV chiedono “più flessibilità nell’attuazione dell’architettura verde e nessun ulteriore onere amministrativo per le imprese agricole, già alle prese con una pesante burocrazia”. Le tre associazioni – si legge nella nota – sostengono “una Pac più verde, di facile attuazione, attraente per gli agricoltori ed efficiente”.Per quanto riguarda la condizionalità sociale, i tre presidenti evidenziano che Francia, Italia e Germania hanno già regole severe in materia di diritto del lavoro e welfare e che questa ulteriore previsione introduce ulteriori elementi di burocrazia.”Nella futura Pac – evidenzia Lambert – la lotta al cambiamento climatico e la protezione ambientale dovrebbero conciliarsi con gli aspetti economici. Gli agricoltori si impegnano ad affrontare queste sfide. Gli strumenti della Pac possono supportarli proprio per un’agricoltura ancora più sostenibile”. “È essenziale per il settore primario – afferma Rukwied – che la nuova Pac consenta agli agricoltori europei di continuare a produrre alimenti sicuri e nutrienti, oltre che proteggere la biodiversità e il clima. Per questo, la funzione di sostegno al reddito della Pac è di fondamentale importanza, sia per affrontare i mercati, sia per rispondere alle sfide ecologiche”. LEGGI TUTTO

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    Covid, CIA: “Mancano braccia nei campi serve quarantena attiva come in Germania”

    (Teleborsa) – Lavorare e vivere isolati dagli altri operai nel periodo di quarantena dopo l’arrivo in Italia. È questa la richiesta al Governo di Cia-Agricoltori Italiani, per salvare la stagione di raccolta sui campi della penisola. Il modello è la Germania, ma la cosiddetta quarantena attiva – spiega Cia in una nota – viene utilizzata anche in altri Paesi europei e da noi riguarderebbe circa 100mila lavoratori comunitari, quasi tutti da Romania e Bulgaria, che vengono abitualmente reclutati dalle nostre aziende, ma rischiano di scegliere quest’anno i lander tedeschi. Per Cia questa è la misura più efficace, insieme al rinnovo urgente dei permessi di soggiorno (scadenza 30 aprile) per i lavoratori extra-comunitari regolari, arrivati grazie ai passati decreti flussi (circa 30mila).Il nostro Paese – sottolinea la nota – deve, infatti, far fronte all’insuccesso della sanatoria degli “invisibili”, che ha portato a soli 500 lavoratori agricoli regolarizzati sui 600mila annunciati dalla ex-ministra Bellanova. Delle 210mila domande presentate, 30mila riguardavano gli agricoli e di queste il 70% non aveva requisiti. Le pratiche sono state ulteriormente frenate da ostacoli burocratici e dalle norme anti-contagio.Secondo Cia, il protocollo di “quarantena attiva” già diede in autunno buoni risultati nelle Province autonome di Trento e Bolzano, che salvarono il raccolto delle mele facendo lavorare sui campi squadre di ragazzi dell’Est separate dagli altri italiani, senza contatti con la comunità locale per 14 giorni. La soluzione è obbligata perché nessun italiano nelle liste di disoccupazione raccoglie gli inviti dei produttori agricoli e l’opzione di una quarantena vera “pagati senza lavorare” non è sostenibile né per le aziende, né per l’operaio che la deve attuare anche al ritorno nel Paese d’origine. In tal modo, invece, – prosegue Cia – il datore di lavoro viene responsabilizzato a seguire norme igieniche rigorose, col rischio che un solo contagiato blocchi le operazioni di raccolta, mandando all’aria un anno intero di lavoro.Diverso il problema per il lavoro agricolo degli extracomunitari regolari, che hanno bisogno del rinnovo del permesso di soggiorno. Si rende quindi urgente – afferma la Confederazione – la proroga dei permessi relativi al decreto flussi del 2019, che resta, ad oggi, l’unico provvedimento utile. Nel 2021 non è stato ancora emanato e nel 2020 è arrivato in forte ritardo, non producendo effetti: quasi tutte le pratiche sono bloccate perché i dipendenti pubblici lavorano in smart working e non possono convocare i lavoratori per i necessari controlli. Per sbloccare l’emergenza manodopera, Cia ha aderito all’iniziativa del noleggio di voli charter dal Marocco e dopo i primi 189 lavoratori già arrivati per alcune aziende del Fucino e del Veneto, domani – annuncia la Confederazione – atterreranno all’aeroporto di Pescara altri 144 lavoratori. LEGGI TUTTO

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    Agroalimentare, CIA: via libera a export in Cina varietà da risotto italiane

    (Teleborsa) – Dopo un lungo negoziato è arrivato l’ok delle Autorità competenti di Pechino all’import delle nostre varietà da risotto, vere eccellenze del Made in Italy agroalimentare. Grazie a questo accordo, il riso italiano potrà esser apprezzato anche in Cina da decine di milioni di consumatori. “Un via libera tanto atteso su un mercato di primaria rilevanza per l’agroalimentare italiano – commenta Dino Scanavino, presidente di Cia-Agricoltori Italiani –. Si tratta di un successo che ha visto le istituzioni e la filiera risicola nazionale unite in difesa del riso italiano e alla conquista di nuove quote di mercato. Per l’Italia, primo produttore europeo, si apre ora un mercato importante, con milioni di cinesi pronti ad apprezzare il nostro risotto”. L’Italia – sottolinea la Confederazione Italiana Agricoltori in una nota – è, attualmente, il primo produttore dell’Unione europea, assicurando oltre il 50% della produzione di riso, che si distingue da quello coltivato nel resto del mondo grazie a varietà tipiche, valorizzate grazie a marchi Dop e Igp che riconoscono le specificità dei territori di origine. Con 228mila ettari coltivati (+4% nel 2020) e 4mila aziende che raccolgono 1 milione di tonnellate di riso lavorato, si contano più di 200 varietà: dal Carnaroli, all’Arborio e al Vialone Nano, primo riso Igp, passando per il Roma e il Baldo. Attualmente il 60% del riso italiano è destinato all’export, soprattutto in Germania e Inghilterra.”L’intesa – conclude la Cia – corona un lungo negoziato diplomatico e tecnico condotto insieme al mondo imprenditoriale del comparto. Le agenzie fitosanitarie cinesi hanno, infatti, effettuato controlli molto severi e pignoli prima di autorizzare l’import del nostro riso, mandando in questi anni diverse delegazioni nelle aziende italiane per verificarne l’eccellenza dei metodi di produzione”. LEGGI TUTTO