More stories

  • in

    Foody 2025: Sogemi e A2A insieme per il futuro energetico e ambientale del Mercato Agroalimentare di Milano

    (Teleborsa) – Prosegue il piano di sviluppo di Foody – Mercato Agroalimentare di Milano, il primo mercato all’ingrosso d’Italia e tra i piu` importanti d’Europa, come previsto dal piano di investimenti “Foody 2025” lanciato nel 2018 da Sogemi con il Comune di Milano per dare un nuovo futuro alle infrastrutture del polo logistico del cibo cittadino nel rispetto dei piu` alti standard di innovazione ambientale ed ecologica. Con questo obiettivo, nel dicembre 2021 Sogemi – societa` partecipata dal Comune, proprietaria e gestore del Mercato milanese – ha pubblicato un bando pubblico per la concessione tramite procedura di gara e mediante project financing di servizi di “progettazione, realizzazione e gestione di un impianto di produzione- raffreddamento dell’acqua di condensazione e produzione di energia da fonti rinnovabili a beneficio del nuovo Mercato Agroalimentare della citta` di Milano”. La concessione e` stata aggiudicata ad A2A, attraverso la controllata A2A Calore e Servizi, grazie a un accordo sottoscritto ieri, 3 maggio 2022.L’accordo, come definito nel bando di gara, – spiegano Foody, A2A e Sogemi in una nota congiunta – stabilisce la realizzazione dell’infrastruttura energetica delle nuove piattaforme logistiche ortofrutticole del Mercato e l’implementazione dei relativi servizi di raffrescamento a condensazione, fotovoltaici e di misurazione dei consumi, con interventi di riduzione e minimizzazione delle emissioni di carbonio. In particolare, il contratto prevede la progettazione, installazione e gestione di una centrale di raffrescamento che, sfruttando l’acqua di falda e l’utilizzo di 8 pozzi di emungimento dedicati, integrera` i sistemi di refrigerazione dei nuovi padiglioni, oltre alla realizzazione di tre impianti fotovoltaici a copertura degli edifici del Nuovo Mercato Ortofrutticolo. Questi ultimi, si stima, contribuiranno a una produzione di energia rinnovabile di 2400 MWh all’anno, pari a una riduzione di oltre mille tonnellate annuali di emissioni di CO2 in atmosfera.La priorita` ambientale che guida il progetto ha tra le proprie finalita` la tutela degli oltre 8mila operatori e addetti che quotidianamente frequentano l’area mercatale, il miglioramento del microclima urbano e il rispetto delle zone cittadine circostanti e un consumo sostenibile ed efficiente delle risorse impiegate nelle attivita` del mercato. Prospettiva di lungo termine dell’accordo e` infatti quella di favorire entro il 2050 l’autonomia energetica del Mercato Agroalimentare dai combustibili fossili e l’utilizzo esclusivo di fonti rinnovabili. La realizzazione dell’infrastruttura energetica rispondera`, in tutte le fasi di realizzazione, a criteri di semplicita`, affidabilita`, flessibilita`, bassi costi manutentivi e sara` orientata a un concreto risparmio energetico e di controllo dei consumi attraverso sistemi di smart building.”Il contratto stipulato con A2A rappresenta una pietra miliare del percorso di Foody 2025, un lavoro a lungo termine che permettera` alle nostre strutture di garantire prestazioni eccellenti sul fronte dell’efficienza energetica e dell’innovazione sostenibile – ha dichiarato Cesare Ferrero, presidente di Sogemi –. Le ambizioni dell’hub agroalimentare di diventare un punto di riferimento mondiale nel commercio di cibo fresco e freschissimo passano anche dal valore e dalla visione della partnership che oggi annunciamo, che certifica la qualita` di un percorso infrastrutturale che e` prima di tutto un progetto di citta` e sviluppo urbano resilienti, responsabili e all’avanguardia sulle sfide ambientali”.”L’accordo con Sogemi prevede un sistema innovativo che, attraverso la rigenerazione dei pozzi e l’utilizzo dell’acqua di falda, alimentera` la nuova rete di refrigerazione progettata e gestita da A2A, garantendo cosi` un servizio efficiente, affidabile e sostenibile agli utenti del Mercato Agroalimentare – ha dichiarato Luca Rigoni, amministratore delegato di A2A Calore e Servizi –. Un progetto energetico integrato per il raffreddamento dell’acqua di condensazione da fonti rinnovabili reso possibile grazie all’adozione di tecnologie avanzate, che sfruttano le fonti disponibili sul territorio con l’obiettivo di favorire la decarbonizzazione, sulla quale il Gruppo continua ad investire”. LEGGI TUTTO

  • in

    Steriltom, Squeri: “Cibus segna importante ripartenza per la filiera”

    (Teleborsa) – “Un Cibus importante perché segno di ripresa. Nonostante le difficoltà e i costi la filiera alimentare resiste e va avanti. L’alta partecipazione di aziende e clienti a questa edizione di Cibus lo dimostra”. È quanto ha dichiarato Alessandro Squeri, direttore generale di Steriltom, azienda leader nel mercato della polpa di pomodoro a livello europeo, presente a Cibus, la fiera internazionale dell’agroalimentare Made in Italy che si svolge a Parma dal 3 al 6 maggio 2022.”Steriltom nel 2021 ha superato i 4 milioni di quintali di pomodoro lavorato e i 100 milioni di fatturato. Nonostante le difficoltà nella catena di fornitura, – ha affermato Squeri – siamo stati in grado di rispettare gli impegni presi dimostrando ancora una volta ai clienti la nostra visione di partnership nel lungo termine. Oggi, qui a Cibus, riparte il nostro progetto export che ci ha portato a vendere il pomodoro del nostro territorio in oltre 80 Paesi del mondo, ma che ha ancora tanto spazio di crescita”. LEGGI TUTTO

  • in

    Agricoltura, ENEA: “Nuova tecnologia smart contro le invasioni di specie esotiche dannose”

    (Teleborsa) – A causa del riscaldamento climatico nuove aree di Europa, Asia e America potrebbero diventare ambienti favorevoli, entro pochi anni, alla diffusione di insetti dannosi per l’agricoltura, come la tignola del pomodoro (Tuta absoluta), in grado di colpire le coltivazioni di pomodoro, patata e melanzana. Uno studio internazionale realizzato nell’ambito del progetto europeo MED-GOLD coordinato da Enea e pubblicato su Biological Invasions ha messo in campo una tecnologia resa disponibile grazie a una lunga collaborazione tra l’Agenzia e l’Università della California a Berkeley per prevedere il potenziale invasivo in Europa e in Nord Africa ma anche in aree non ancora colpite dalla tignola del pomodoro, come Stati Uniti d’America e Messico. Rispetto alla comune correlazione statistica tra presenza di una specie e clima osservato nella stessa località (il metodo più usato per stimare il rischio da specie invasive), la tecnologia utilizzata da Enea in questo studio proietta la biologia stessa delle specie nel clima futuro, consentendo sia una maggiore affidabilità dei risultati sia la possibilità di valutare anche eventuali strategie di controllo e di eradicazione a livello territoriale.”Abbiamo utilizzato modelli demografici basati sulla fisiologia che simulano la dinamica di popolazione di questi insetti in relazione agli scenari di cambiamento climatico e alle condizioni meteorologiche, compresi gli effetti di umidità e radiazione solare sulle temperature microclimatiche sperimentate dalle larve e dalle pupe all’interno della foglia”, spiega Luigi Ponti, ricercatore del Laboratorio Enea di Sostenibilità, qualità e sicurezza delle produzioni agroalimentari, tra gli autori dello studio.La tignola del pomodoro è una specie subtropicale originaria del Sud America, in particolare del Perù, dove è stata inizialmente identificata ad oltre 3mila metri di altitudine. Il suo potenziale invasivo non è stato identificato fino a quando non ha raggiunto la Spagna nel 2006, percorrendo, in pochi anni, circa 4mila chilometri e raggiungendo ogni angolo del bacino del Mediterraneo, per poi espandersi a livello globale, dove ha causato anche problemi di sicurezza alimentare. In dieci anni Tuta absoluta è arrivata a colpire il 60% della superficie mondiale di coltivazione del pomodoro, che comprende sei tra i dieci principali Paesi produttori (India, Turchia, Egitto, Iran, Italia e Spagna). Di recente ha invaso anche il primo produttore mondiale, la Cina, risparmiando per il momento Usa e Messico che sono rispettivamente il quarto e il nono produttore a livello mondiale. “All’inizio nel 2006, i dati relativi alla ‘biologia termica’ di Tuta absoluta erano disponibili solo per temperature superiori ai 12 °C. Solo dopo l’invasione dell’Europa centrale, avvenuta nel 2015, – prosegue Ponti – gli studi sono stati ampliati al di sotto di quella soglia. Ma solo nel 2019 è stato evidenziato come Tuta absoluta possa sopravvivere a temperature sottozero, cosa che conferisce a questa specie un potenziale invasivo molto elevato e purtroppo sottovalutato. Infatti, studi condotti per oltre un decennio dopo il primo ritrovamento della specie in Europa nel 2006, basati su dati parziali, avevano identificato solo l’area costiera dell’Europa meridionale come ambiente favorevole al dilagare di questo parassita. Da qui la necessità di mettere in campo nuovi strumenti di studio che superassero i limiti dei tradizionali modelli che impiegano ‘solo’ i dati relativi alla presenza o all’assenza del parassita per trovare le correlazioni con il clima e prevedere così il potenziale invasivo. Abbiamo ottenuto risultati straordinari: per effetto del riscaldamento climatico, secondo le nostre previsioni, al 2040 questo insetto si espanderà in modo considerevole verso nord e verso est in Europa, fino ad arrivare a zone dell’Eurasia ancora indenni; mentre Nord Africa e Medio Oriente diventeranno sempre di più luoghi inospitali a causa delle alte temperature. Infatti, abbiamo dimostrato che una temperatura superiore ai 25 °C ha un impatto sulla mortalità di Tuta absoluta 16,5 volte maggiore rispetto alle basse temperature, inferiori a 7,9 °C. Qualcosa di impensabile quando questo fitofago è arrivato in Europa, essendo noto come principale parassita del pomodoro in aree del Brasile con clima caldo simile alle zone costiere del Mediterraneo”.L’espansione di questo insetto ora include molti Paesi in via di sviluppo sia in Africa che in Asia dove le risorse per attuare politiche di prevenzione e di eradicazione dei parassiti sono insufficienti. In otto anni, la tignola del pomodoro ha invaso l’intero continente africano con una grave minaccia per la sicurezza alimentare e le perdite economiche sono state finora tra i 70 e gli 80 milioni di dollari l’anno. Inoltre, Africa ed Asia hanno un’agricoltura caratterizzata da piccole aziende a conduzione familiare, molte delle quali non avevano mai utilizzato insetticidi prima delle recenti e repentine invasioni biologiche a carattere globale da parte di specie quali Tuta absoluta. “Con questo studio – conclude Ponti – vogliamo offrire un strumento efficace per migliorare la nostra capacità di prevenzione e di mitigazione delle attuali e future minacce all’agricoltura, come le specie esotiche invasive, che purtroppo tendono in genere a peggiorare per effetto dei cambiamenti climatici”. LEGGI TUTTO

  • in

    CIA, effetto guerra su ortofrutta

    (Teleborsa) – L’aumento degli eventi climatici estremi con effetti diretti sui campi, i danni da insetti alieni come la cimice asiatica, la frammentazione della filiera e una catena del valore ancora non equa per gli agricoltori. I rincari energetici, così come quelli di fertilizzanti, trasporti e imballaggi, hanno piu’ che raddoppiato i costi correnti per la produzione di frutta e verdura, con incrementi tra il 65% e il 70% in particolare per l’orticoltura, e perdite di reddito che raggiungono anche l’80% nelle aziende specializzate, solo in parte compensate dal rialzo dei prezzi al consumo. Ecco perchè adesso occorre intervenire con misure di sostegno specifiche per il comparto ed evitare di far andare in pezzi un patrimonio nazionale da 15 miliardi di euro di fatturato all’anno, che coinvolge oltre 300 mila imprese per 1,2 milioni di ettari coltivati. Questo il messaggio lanciato da Cia-Agricoltori Italiani alla vigilia di Macfrut, la fiera internazionale dell’ortofrutta in programma al Rimini Expo Centre dal 4 al 6 maggio, dove l’organizzazione è protagonista con tanti eventi e uno spazio dedicato.Sul versante del commercio, negli ultimi dieci anni, l’ortofrutta europea è stata più volte vittima delle controversie geopolitiche -ricorda Cia- diventando oggetto di sanzioni. Destinazioni importanti dell’export sono state una a una sospese: la Russia nel 2014, l’Algeria nel 2016, la Bielorussia a gennaio 2022. E se il conflitto in Ucraina non ha avuto immediati effetti shock sul comparto, come è successo ad esempio per cereali e mangimi, le ripercussioni indirette sono altrettanto drammatiche, con i rialzi eccezionali di tutti gli input di produzione che, secondo le previsioni, per il settore ortofrutticolo Ue rappresentano un costo aggiuntivo di quasi 10 miliardi di euro l’anno. E quasi 4 miliardi sono solo l’addizionale logistico totale (disponibilità di container, trasporti a lunga distanza, distribuzione locale) per i prodotti freschi. In più, il perdurare della guerra può ridurre i consumi, frenare le esportazioni in Ucraina e reindirizzare quei Paesi terzi che ancora riforniscono il mercato russo verso l’Europa, con il rischio di creare sovrapposizioni commerciali e volumi invenduti di frutta e verdura, che sconta anche il problema della deperibilità.Tutto ciò in uno scenario, quello italiano, già difficile per l’ortofrutta. “Servono interventi immediati per difendere un settore fondamentale della nostra economia, che da solo rappresenta il 25% della produzione agricola italiana -sottolinea il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino-. Per far fronte ai contraccolpi della guerra e dei rincari di energia e materie prime, bisogna prevedere innanzitutto misure Ue per i ritiri dal mercato di prodotto ortofrutticolo eccedente da destinare agli indigenti; monitorare i flussi con valutazioni di impatto dedicate; sostenere con incentivi gli investimenti sulle produzioni orticole, particolarmente gravate dall’aumento dei costi, per frenare il rischio di contrazione delle superfici coltivate”.Quanto alle misure introdotte dal Governo con Il Decreto Ucraina, aggiunge Scanavino, occorre “estendere il credito d’imposta per l’acquisto di carburanti ed energia elettrica anche per le colture in serra; aumentare la dotazione del Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle imprese agricole e meglio indirizzare i finanziamenti sull’ortofrutta; incrementare le risorse dedicate alla rinegoziazione e ristrutturazione dei mutui agrari, così da garantire a una platea maggiore di beneficiari la liquidità necessaria a fronteggiare l’emergenza”. Inoltre, è sempre piu’ necessario “favorire e incoraggiare la ricerca e l’innovazione, sia tecnologica che genetica, per garantire la sostenibilità e salvaguardare le produzioni ortofrutticole Made in Italy contro i cambiamenti climatici e le malattie, costruendo anche un modello efficace di gestione integrata del rischio con nuovi strumenti di difesa attiva e passiva delle colture, piu’ tempestivi e snelli. Senza la tutela degli agricoltori -conclude il presidente di Cia- non si tutela nè l’economia nè l’ambiente”. LEGGI TUTTO

  • in

    Nestlé, vendite 1° trimestre battono attese grazie ad aumento prezzi

    (Teleborsa) – Nestlé, colosso svizzero del settore alimentare, ha registrato una crescita organica delle vendite pari al 7,6% nel primo trimestre del 2022, con una crescita interna reale (RIG) del 2,4% e un pricing del 5,2%. Gli analisti avevano stimato una crescita del 5%. La crescita è stata generalizzata nella maggior parte delle aree geografiche e delle categorie, con un aumento dei prezzi, un continuo slancio nelle vendite al dettaglio e un’ulteriore ripresa nei canali fuori casa. Il fatturato totale reported è aumentato del 5,4% a 22,2 miliardi di CHF (circa 21,3 miliardi di euro), rispetto ai 21,1 miliardi di CHF del primo trimestre del 2021. Le valute estere hanno ridotto le vendite dello 0,8%. Le dismissioni nette hanno avuto un impatto negativo dell’1,3%.La multinazionale ha confermato le prospettive per l’intero anno 2022, prevedendo una crescita organica delle vendite intorno al 5% e un underlying trading operating profit margin tra il 17% e il 17,5%. L’utile per azione sottostante in valuta costante e l’efficienza del capitale dovrebbero aumentare.”In un contesto difficile, abbiamo ottenuto una forte crescita organica delle vendite con RIG resiliente – ha commentato il CEO Mark Schneider – Abbiamo aumentato i prezzi in modo responsabile e abbiamo riscontrato una domanda sostenuta da parte dei consumatori. L’inflazione dei costi continua ad aumentare notevolmente, il che richiederà ulteriori azioni sui prezzi e azioni di mitigazione nel corso dell’anno”.Nei primi tre mesi dell’anno, Purina PetCare è stato il maggior contributore alla crescita organica guidata dai suoi marchi scientifici e premium Purina ONE, Purina Pro Plan e Fancy Feast, nonché dai prodotti veterinari. Il caffè ha registrato un’elevata crescita a una cifra alimentata dalla continua domanda di Nescafé, Starbucks e Nespresso. Le vendite nel settore dolciario sono cresciute a due cifre, con una forte crescita per KitKat e per i prodotti da regalo. Acqua in crescita a doppia cifra, trainata da un’ulteriore ripresa dei canali out-of-home e dei marchi premium S.Pellegrino e Perrier. La crescita organica delle vendite al dettaglio è stata del 5,9%. All’interno del retail, le vendite di e-commerce sono cresciute del 5%, dopo una crescita molto forte del 39,6% nel primo trimestre del 2021. La crescita organica nei canali out-of-home ha raggiunto il 35,6%, con vendite superiori ai livelli del 2019. LEGGI TUTTO

  • in

    Grano duro, ENEA: “Allo studio nuove varietà tolleranti a siccità, alte temperature e salinità del suolo”

    (Teleborsa) – Accrescere la capacità di risposta e di adattamento del frumento duro agli stress ambientali. Questo l’obiettivo del progetto “Impresa” afferente al programma “Prima”, finanziato dal ministero dell’Università e della Ricerca con oltre 700mila euro, che vede coinvolta l’Italia con Enea e Università della Tuscia (coordinatore), insieme a istituzioni scientifiche di Turchia (Università di Harran), Algeria (Università di Ferhat Abbas Sétif e Centre de Recherche Scientifique et Technique sur les Régions Arides) e Tunisia (Center of Biotechnology of Sfax).”Il grano duro è una coltura alimentare di importanza strategica per l’Italia e per molti Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. E proprio con alcuni di loro – spiega Debora Giorgi, ricercatrice Enea del Laboratorio Biotecnologie e responsabile del progetto per l’Agenzia – stiamo lavorando per rendere questa pianta più tollerante agli stress ambientali, come siccità, alte temperature e salinità del suolo, che a causa dei cambiamenti climatici sono sempre più diffusi, con forti penalizzazioni delle produzioni. Per raggiungere questo risultato stiamo cercando di ampliare la base genetica del grano duro, che è stata fortemente ridotta dalla prolungata selezione per tipi più produttivi in condizioni ottimali di coltivazione. Per farlo attingeremo al grande potenziale naturale presente nelle graminacee selvatiche, affini ai frumenti coltivati, che sono una valida fonte di geni per la tolleranza a condizioni ambientali estreme, perché queste piante non hanno subìto una selezione da parte dell’uomo e si sono adattate in modo naturale all’ambiente circostante”.Grazie all’impiego di strategie di ingegneria cromosomica non-OGM, la coordinatrice del progetto, Carla Ceoloni dell’Università della Tuscia, ha sviluppato linee ricombinanti in cui sono state trasferite quantità variabili del corredo genetico di specie selvatiche tolleranti agli stress ambientali, come ad esempio le specie perenni Thinopyrum ponticum e Thinopyrum elongatum. Tali linee sono state messe a disposizione del team internazionale che ha già iniziato a testarle per selezionare quelle maggiormente resilienti. “Siamo già partiti con i primi test che – sottolinea Giorgi – ci permetteranno di valutare la capacità di resilienza a siccità, alte temperature e salinità del suolo di queste nuove combinazioni di frumento duro e graminacee selvatiche sia in condizioni controllate sia in campo, nei vari ambienti pedo-climatici presenti nei Paesi che hanno aderito al progetto. Questa è una fase fondamentale che ci ‘traghetterà’ a quella successiva, quando trasferiremo le nuove caratteristiche di adattamento a varietà di frumento duro meglio rispondenti alle esigenze di coltivazione dei diversi ambienti e degli utenti finali, come agricoltori e aziende sementiere e di trasformazione”.In particolare, i ricercatori Enea – spiega l’Agenzia in una nota – si stanno occupando dello studio, in condizioni controllate (in serra) e nelle prime fasi di sviluppo della pianta, della risposta allo stress salino di alcune linee ricombinanti di frumento duro/graminacee selvatiche, valutandone la crescita sia in termini di sviluppo della pianta che di proliferazione cellulare. “I risultati ottenuti finora sono molto positivi: la presenza di materiale genetico ‘alieno’, proveniente in particolare dalle specie selvatiche del genere Thinopyrum, nel genoma del frumento duro conferisce alla pianta un vantaggio, con differenze statisticamente significative rispetto ai controlli, in termini di tolleranza alla salinità e anche agli altri tipi di stress ambientali considerati dal progetto – spiega Giorgi –. Ma, oltre allo sviluppo di nuove linee e di future varietà di grano duro stiamo cercando di identificare anche i fattori chiave, come geni, proteine e metaboliti, alla base della risposta del frumento duro e delle graminacee selvatiche alle diverse condizioni di stress. Stiamo utilizzando una tecnicache abbiamo messo a punto nei nostri laboratori e applicato già su specie vegetali complesse come il grano tenero, l’avena e la segale. L’uso di questo approccio ci ha permesso di separare ed isolare i singoli cromosomi contenenti la cromatina ‘aliena’ da tutto il resto del genoma del frumento, così da identificare in modo più mirato la presenza di quei geni e di quelle sequenze di DNA che ci consentiranno di sviluppare varietà resilienti, ecosostenibili ed efficienti nell’uso delle risorse naturali disponibili”.Il sistema agricolo nel suo complesso si trova oggi più che mai coinvolto in importanti sfide: da una parte l’aumento della domanda di cibo a livello mondiale, dall’altra le conseguenze del cambiamento climatico in atto che contribuisce a ridurre la disponibilità di ambienti adeguati per le produzioni alimentari. In particolare, l’aumento delle temperature, la scarsità di risorse idriche, l’erosione e l’alterazione dei suoli rappresentano problematiche emergenti per il Sud d’Italia e per altri Paesi del bacino del Mediterraneo. “In questo scenario – afferma la ricercatrice dell’Enea – appare urgente elaborare un nuovo paradigma per il miglioramento genetico delle specie vegetali e, quindi, un nuovo modello di pianta o ‘ideotipo’ per le colture di interesse agrario. Non solo. Il progetto incoraggerà approcci partecipativi, valorizzando le esperienze locali in conservazione, utilizzazione e gestione delle risorse genetiche vegetali, ad esempio saggiare i materiali genetici anche in sistemi di ‘agricoltura conservativa’ diffusi in Algeria e in Turchia e di crescente interesse per gli operatori cerealicoli dell’Italia meridionale”. LEGGI TUTTO

  • in

    Vinitaly, Intesa Sanpaolo: “Nel Piano d'Impresa 2022-2025 8 miliardi di nuovo credito alle PMI dell'agro-alimentare”

    (Teleborsa) – Lo scenario in cui si muoveranno le imprese italiane del vino si è fatto più complesso dopo lo scoppio della guerra Ucraina-Russia. L’impatto più evidente e immediato è sui prezzi degli input produttivi, in primis quelli energetici, a cui la filiera agro-alimentare risulta particolarmente esposta, sia direttamente sia indirettamente, attraverso i costi della logistica e l’acquisto di materiali energivori. Hanno registrato forti rincari infatti anche molti altri prodotti fondamentali nella filiera, come i fertilizzanti, l’alluminio (gabbiette, tappi), il vetro, il packaging in legno o in cartone. Molte di queste commodities evidenziavano già degli elevati incrementi dei prezzi prima della guerra: spicca il balzo di quasi il 40% per l’alluminio e di oltre il 30% per i fertilizzanti registrato nei primi due mesi del 2022. Questo il quadro tracciato Stefania Trenti, responsabile Industry Research della Direzione Studi nel suo intervento al convegno “Filiera Vitivinicola. Le nuove sfide in un contesto 4.0″, promosso da Intesa Sanpaolo, in occasione del Vinitaly, per presentare la Direzione Agribusiness della banca e uno studio curato dalla Direzione Studi e Ricerche della banca sullo scenario in cui si trovano ad operare le imprese vitivinicole italiane, sempre più mutevole e competitivo e dove export e transizione digitale svolgono un ruolo fondamentale per aumentare qualità, sostenibilità e competitività.L’impatto dei rincari delle bollette energetiche – secondo quanto emerge dallo studio – peserà sui bilanci delle famiglie portando ad una minore dinamica attesa nei consumi, in particolare per quanto riguarda i paesi europei. Spicca la contrazione attesa nei consumi della Russia, paese che con 150 milioni di euro nel 2021, pari al 2,1% del totale esportato, risulta il nostro 12esimo sbocco commerciale. Si tenga, inoltre, conto che – sottolinea Intesa Sanpaolo – circa il 75% dell’export italiano di vino verso la Russia rientra nel pacchetto di sanzioni europee che blocca la vendita di beni di lusso. Tuttavia, – rileva il rapporto – per il mondo del vino la domanda potrà giovarsi dell’effetto positivo della fase di riapertura post-pandemia: nel complesso dei principali sbocchi commerciali del vino Made in Italy le attese sui consumi rimangono orientate ampiamente in positivo, grazie alla riattivazione delle attività sociali e dei movimenti turistici. Le imprese italiane della filiera vitivinicola appaiono ben posizionate per sfruttare al meglio queste opportunità: anche nel 2020, pur in un contesto difficile, gravemente segnato dal contesto pandemico, l’Italia è riuscita a guadagnare quote sui mercati internazionali, avvicinandosi ancora di più alla Francia. Da un gap di quote di mercato pari a 17 punti percentuali nel 2008 si è scesi a 11,3% nel 2019 e a 8,4% nel 2020.I successi del Made in Italy del vino sono diffusi anche sul territorio, con tutti i principali distretti protagonisti di una forte crescita sui mercati internazionali nel corso dell’ultimo decennio. Anche i dati relativi al 2021 evidenziano una forte capacità di recupero con i livelli di export che hanno ampiamente superato quelli pre-pandemia.Dal confronto con il posizionamento francese, emerge ancora un forte potenziale ancora da sfruttare sui mercati asiatici, in primis Giappone e Cina. Per cogliere al meglio queste opportunità – evidenzia il report – occorrerà puntare sempre di più sull’innovazione, fondamentale anche per fronteggiare i cambiamenti climatici e venire incontro alle esigenze dei consumatori che richiedono prodotti sempre più sostenibili.Nuovi trend di consumo stanno emergendo, legati alle nuove generazioni (e non solo) come il vino rosato, che piace sempre di più, o il vino senza alcol, che amplia le occasioni di consumo da parte di quelle fasce di consumatori finora precluse per motivi salutistici o religiosi.Bisognerà continuare, poi, a percorrere la strada della digitalizzazione, sia nei processi produttivi (transizione ad una Agricoltura 4.0), sia nel marketing digitale e nell’e-commerce, sfruttando la visibilità dei siti di enoteche on-line, particolarmente importanti nel contesto altamente frammentato che caratterizza la filiera vitivinicola italiana. Innovazione e digitalizzazione richiedono maggiori investimenti in capitale umano e un maggiore ricambio generazionale: in Italia solo l’8% delle aziende agricole vitivinicole ha un capo under 40 (contro il 15% della Francia). La formazione dovrà saper valorizzare il tema della biodiversità (l’Italia è il primo paese al mondo per numero di vitigni autoctoni), le sinergie tra filiere (enoturismo) e la collaborazione con il mondo della degustazione professionale che richiede esperienza, preparazione e competenze elevate.”Il ritorno del Vinitaly in presenza rappresenta un’occasione unica, soprattutto alla luce dell’attuale contesto, – ha commentato Massimiliano Cattozzi, responsabile della Direzione Agribusiness – per valorizzare l’eccellenza che in Italia vantiamo in ambito enogastronomico attivando sinergie, progettualità e nuovi sbocchi commerciali. In tale senso Intesa Sanpaolo, forte del presidio della Direzione Agribusiness sulle aziende di questo comparto, continua a offrire il proprio supporto. Una vicinanza concreta su temi chiave come la transizione digitale ed ecologica oltre che, per far fronte all’attuale contesto di mercato, il sostegno offerto alle imprese per i fabbisogni di liquidità nei pagamenti e garantirne la continuità produttiva. Nell’arco del Piano d’Impresa 2022-2025 mettiamo a disposizione 8 miliardi di nuovo credito a medio e lungo termine alle piccole e medie imprese dell’agro-alimentare”.Nel suo intervento Cattozzi ha illustrato la Direzione Agribusiness, il centro di eccellenza del Gruppo Intesa Sanpaolo dedicato alle piccole e medie imprese dell’agricoltura, che – con oltre 90mila clienti, circa 13 miliardi di euro di impieghi, 250 punti operativi di cui 85 filiali, si mette a disposizione circa 1.000 professionisti sul territorio – punta a sostenere le enormi potenzialità di uno dei settori produttivi più importanti del Paese. Tra i prodotti e le iniziative specifiche della Direzione Agribusiness, figurano i finanziamenti per nuovi progetti di impianto agricolo/fattorie/innovazione tecnologica/agricoltura di precisione e sostenibilità, ma anche progetti di filiera che attraverso lo strumento del confirming soddisfano l’esigenza di sostenere i fornitori del capo-filiera. Tra i servizi specializzati, il ‘pegno rotativo non possessorio’ che, con oltre 41 milioni di euro già erogati, consente lo smobilizzo del magazzino di prodotti alimentari soggetti a invecchiamento come in particolar modo il vino, ma anche prosciutto crudo, formaggio stagionato e aceto balsamico. Intesa Sanpaolo ha inoltre creato una struttura per lo sviluppo e monitoraggio dei servizi di agritech e di digitalizzazione del mondo agricolo e punta a sviluppare, insieme ad imprese agricole e Consorzi, logiche di crescita sostenibile in coerenza anche con le iniziative previste dal PNRR. In questo ambito, la banca messo a disposizione dei propri clienti gratuitamente una piattaforma digitale Incent Now, frutto della collaborazione con Deloitte, che sarà costantemente aggiornata con le informazioni relative alle misure e ai bandi resi pubblici da enti istituzionali nazionali ed europei nell’ambito della pianificazione del PNRR. Ciascun cliente, inclusi quelli del settore agro alimentare, potrà individuare rapidamente le migliori opportunità sulla base del suo profilo, del suo settore di attività e del suo territorio e raccogliere le informazioni utili per presentare i propri progetti di investimento concorrendo all’assegnazione dei fondi pubblici.In merito all’impegno verso la sostenibilità la Direzione Agribusiness ha concesso erogazioni tramite finanziamenti s-Loan pari a oltre 120 milioni di euro per favorire la transizione green. LEGGI TUTTO

  • in

    Beyond Meat, pollo senza carne in 8.000 nuovi punti vendita

    (Teleborsa) – Beyond Meat, azienda statunitense che produce sostituti per la carne e prodotti caseari a base di vegetali, ha annunciato che sta aumentando significativamente la disponibilità dei suoi Beyond Chicken Tender presso i principali punti vendita al dettaglio in tutti gli Stati Uniti, inclusi supermercati e farmacie. A partire da oggi, il pollo di “finta carne” è disponibile presso selezionati negozi Albertsons, CVS, Sprouts e Whole Foods Market a livello nazionale e arriverà in tutti i negozi Kroger entro fine aprile, per un totale di circa 8.000 nuovi punti vendita. Realizzato con ingredienti a base vegetale, Beyond Chicken Tenders ha il 50% in meno di grassi saturi rispetto al marchio leader di crocchette di pollo impanate tradizionali e non contiene antibiotici, ormoni o colesterolo, evidenzia la società. La proteina usata per la produzione di Beyond Chicken Tenders deriva dalla fava.”Sulla base dello slancio positivo dei nostri recenti lanci, siamo entusiasti di espandere in modo significativo la disponibilità dei nostri Beyond Chicken Tender presentandoci in più posti per i nostri consumatori, dal loro supermercato o farmacia preferita, ai grandi magazzini”, ha affermato Deanna Jurgens, Chief Growth Officer di Beyond Meat. LEGGI TUTTO