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    Pernigotti, Invitalia entra nella compagine societaria

    (Teleborsa) – È stata perfezionata oggi con l’ingresso di Invitalia la compagine societaria della Pernigotti Holding SpA, società costituita dal fondo Lynstone di JPMorgan che ha rilevato dal Gruppo Toksoz l’intero capitale sociale della Pernigotti SpA. L’operazione, condotta per Invitalia nell’ambito del Fondo per la salvaguardia dei marchi storici, ha consentito di ricostituire il capitale sociale per 7.000.000 di euro (75% Lynstone-JPMorgan, 25% Invitalia) e così porre le basi per il rilancio del marchio e della produzione. I due soci cooperano nella stessa misura anche in Walcor SpA, altro storico marchio cremonese, specializzata nella produzione di uova di Pasqua e monete di cioccolata, si legge in una nota. Ed è proprio “la complementarietà delle linee produttive e, di conseguenza, del portafoglio prodotti che ha indotto ad una operazione gemella che, integrando fornitori, prodotti, rete commerciale e management, si presenta sul mercato come una proposta innovativa”, viene sottolineato.Già dal prossimo periodo natalizio, i prodotti a marchio Pernigotti torneranno disponibili per i consumatori. L’assemblea dei soci ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione della Pernigotti Holding SpA, con Luigi Mastrobuono presidente, Attilio Capuano amministratore delegato, Camille Le Baut consigliere, membri a loro volta anche del Consiglio della Walcor. LEGGI TUTTO

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    Lindt & Sprungli migliora guidance 2023 dopo primo semestre positivo

    (Teleborsa) – Lindt & Sprungli, multinazionale svizzera specializzata nella produzione di prodotti dolciari e cioccolato, ha generato vendite organiche in aumento del +10,1% a CHF 2,09 miliardi nella prima metà del 2023 (escludendo la Russia). L’utile operativo (EBIT) è salito a CHF 255 milioni (anno precedente: CHF 185,2 milioni). Ciò corrisponde a un margine EBIT del 12,2% (anno precedente: 9,3%) per la prima metà dell’anno. Tuttavia, a causa di ulteriori aumenti dei costi delle materie prime e maggiori investimenti nelle attività di marketing, la società non prevede che questa tendenza continui nella stessa misura nella seconda metà del 2023.Dedotti gli interessi e le spese fiscali, che sono rimasti pressoché invariati, l’utile netto è stato di CHF 204,5 milioni (anno precedente: CHF 138,4 milioni).Alla luce dell’andamento positivo del business nella prima metà dell’anno, Lindt & Sprungli ha aumentato le previsioni per l’intero anno. Il gruppo prevede ora una crescita delle vendite nell’intervallo del 7-9% (precedentemente 6-8%) e un aumento anno su anno del margine di profitto di 30-50 punti base (precedentemente 20-40 punti base). Questa previsione si basa sull’ipotesi che le tensioni geopolitiche non peggioreranno e che il sentiment dei consumatori rimarrà almeno al livello attuale. Per gli anni futuri, il gruppo continua a ribadire i suoi obiettivi di crescita delle vendite a medio-lungo termine del 6-8% con un miglioramento del margine operativo di 20-40 punti base all’anno. LEGGI TUTTO

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    Dolcificanti, OMS: “Aspartame può essere cancerogeno. Assumere con moderazione”

    (Teleborsa) – L’aspartame, dolcificante artificiale comunemente usato nelle bevande analcoliche, è stato classificato dall’Organizzazione mondiale della sanità come “possibilmente cancerogeno per l’uomo” se assunto in quantità superiori al livello di assunzione giornaliera accettabile stabilito dall’OMS. Livello che l’Organizzazione ha lasciato invariato, ovvero pari a 40 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo. “Non stiamo consigliando alle aziende di ritirare i prodotti, né stiamo consigliando ai consumatori di smettere del tutto di consumarli – ha spiegato Francesco Branca, direttore della nutrizione e della sicurezza alimentare dell’Organizzazione mondiale della sanità in una conferenza stampa presentando i risultati di due revisioni delle prove disponibili sull’aspartame –. Stiamo solo consigliando un pò di moderazione”.L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Oms ha effettuato la sua prima valutazione della cancerogenicità dell’aspartame durante un incontro a Lione, in Francia, dal 6 al 13 giugno. L’aspartame è stato inserito nella categoria Gruppo 2B, sulla base di test che riguardavano specificamente il carcinoma epatocellulare, un tipo di cancro al fegato. Altri test sono stati effettuati su animali da laboratorio. La categoria Gruppo 2B contiene anche l’estratto di aloe vera e l’acido caffeico presenti nel tè e nel caffè, ha affermato Paul Pharoah, professore di epidemiologia del cancro presso il Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles. “Il pubblico in generale non dovrebbe essere preoccupato per il rischio di cancro associato a una sostanza chimica classificata come gruppo 2B” ha affermato Mary Schubauer-Berigan della Iarc spiegando che le prove riferite al carcinoma epatocellulare provengono da tre studi, condotti negli Stati Uniti e in 10 Paesi europei. “Questi sono gli unici studi epidemiologici che hanno esaminato il cancro al fegato” ha detto Schubauer-Berigan. “Abbiamo, in un certo senso, lanciato un segnale, indicando – ha sottolineato Branca – che dobbiamo chiarire molto meglio la situazione”.Un secondo gruppo, il Jecfa, il comitato congiunto di esperti sugli additivi alimentari formato dall’Oms e da un’altra agenzia delle Nazioni Unite, l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura, si è riunito a Ginevra dal 27 giugno al 6 luglio per valutare la rischi associati all’aspartame e ha concluso che non vi sia alcun motivo per modificare la dose giornaliera accettabile stabilita nel 1981, da zero a 40 milligrammi di aspartame per chilogrammo di peso corporeo. Con una lattina di bibita analcolica senza zucchero contenente tipicamente 200 o 300 mg di dolcificante aspartame, un adulto del peso di 70 kg dovrebbe quindi consumare più di 9-14 lattine al giorno per superare il limite, supponendo che non venga assunto ulteriore aspartame da altre fonti . “Il problema è per i grandi consumatori – ha detto Branca –. Chi beve una bibita ogni tanto non dovrebbe preoccuparsi”.L’Associazione internazionale dolcificanti si dice soddisfatta del pronunciamento dell’Oms, e riafferma la sicurezza dell’aspartame: “Nell’ambito di una dieta e di uno stile di vita sani può essere utilizzato per conseguire gli obiettivi di salute pubblica in materia di riduzione dell’assunzione di zucchero”. La presenza dell’aspartame – riconoscibile nelle etichette con la sigla E951 – in numerosi prodotti alimentari come merendine, bevande, gelati, yogurt, chewing-gum e articoli dietetici – sottolinea Coldiretti – “sviluppa oggi un business da 12 miliardi di euro nel mondo”. La dichiarazione di questa sostanza come potenzialmente cancerogena dimostra anche – evidenzia Coldiretti – “l’inattendibilità della proposta di etichetta a colori Nutriscore, che attualmente nei supermercati boccia con il colore rosso cibi con zuccheri naturali e promuove con quello verde le più note bibite gassate ricche proprio di aspartame e dolcificanti artificiali, di cui non si conosce neanche la ricetta completa. “Il consiglio – conclude Coldiretti – è quello di preferire al suo posto zuccheri naturali, dal miele allo zucchero fino alla stevia, mentre per i prodotti industriali è possibile utilizzare il fruttosio, che è lo zucchero naturale della frutta”. LEGGI TUTTO

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    BF vende l’1% di Bonifiche Ferraresi a Banca del Fucino

    (Teleborsa) – BF, holding quotata su Euronext Milan e attiva nel settore agroindustriale, ha sottoscritto ed eseguito un contratto per la vendita di una partecipazione pari all’1% del capitale sociale della controllata Bonifiche Ferraresi a Banca del Fucino. Il corrispettivo riconosciuto a BF per l’operazione, pari a 4 milioni di euro, consente di rilevare una plusvalenza di circa 1,3 milioni di euro.L’operazione – insieme alle precedenti operazioni di cessione di quote ad aziende e fondazioni bancarie – sono state realizzate in attuazione del piano di valorizzazione della controllata Bonifiche Ferraresi mediante l’ingresso di uno o più soggetti (a condizione che BF mantenga il controllo) interessati a condividere lo sviluppo del gruppo BF nel settore agritech & food e, più in generale, a consolidare e rafforzare il network del gruppo BF nella filiera agroalimentare italiana.(Foto: Melissa Askew on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Syngenta, via libera da Borsa Shanghai per maxi IPO

    (Teleborsa) – Lo Shanghai Stock Exchange ha approvato l’offerta pubblica iniziale (IPO) da 65 miliardi di yuan (9,1 miliardi di dollari) di Syngenta, una delle aziende leader nel settore dell’agro-industria mondiale.Grazie all’operazione, Syngenta intende usare l’operazione per finanziare la sua ricerca e sviluppo, aggiornare la sua piattaforma agricola, supportare acquisizioni globali e rimborsare i debiti a lungo termine, secondo il prospetto.ChemChina ha acquisito Syngenta nel 2017, Sinochem ha assorbito ChemChina nel 2021 e Syngenta ha successivamente incorporato l’attività agricola di Sinochem.Syngenta sta lavorando alla quotazione dal 2019, ma ha subito diversi dinieghi o rinvii da parte delle autorità nel processo. LEGGI TUTTO

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    Bunge, fusione con Viterra da 18 miliardi di dollari (incluso debito)

    (Teleborsa) – Bunge, colosso del mondo agroalimentare che si occupa di supply chain, ha stipulato un accordo definitivo con Viterra, specialista nella movimentazione dei cereali, per fondersi con Viterra in una transazione azionaria e in contanti. La fusione di Bunge e Viterra creerà “un’azienda agroalimentare globale innovativa ben posizionata per soddisfare le esigenze di mercati sempre più complessi e servire meglio gli agricoltori e i clienti finali”, si legge in una nota.In base ai termini dell’accordo, approvato all’unanimità dai CdA di Bunge e Viterra, gli azionisti di Viterra riceveranno circa 65,6 milioni di azioni Bunge, per un valore complessivo di circa 6,2 miliardi di dollari e circa 2 miliardi di dollari in contanti, che rappresentano un mix di corrispettivi di circa il 75% di azioni Bunge e il 25% di contanti.Come parte della transazione, Bunge assumerà 9,8 miliardi di dollari di debito Viterra, che è associato a circa 9 miliardi di dollari di scorte altamente liquide facilmente negoziabili.Inoltre, Bunge prevede di riacquistare 2 miliardi di dollari di azioni Bunge per migliorare l’accrescimento dell’EPS rettificato. Gli azionisti di Viterra deterranno il 30% della società combinata su base completamente diluita alla chiusura della transazione e circa il 33% dopo il completamento del piano di riacquisto. LEGGI TUTTO

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    Agroalimentare: “Graduale rallentamento della crescita dei prezzi agricoli”

    (Teleborsa) – Il primo trimestre del 2023, fa registrare una sostanziale stabilità del valore aggiunto agricolo, dopo il calo registrato nell’ultimo scorcio del 2022, ma le prospettive future risultano pesantemente condizionate dal decorso meteoclimatico che ha avuto la sua espressione più dannosa negli eventi calamitosi che hanno colpito ampie parti dell’Emilia Romagna nel mese di maggio. Secondo le indicazioni che provengono dall’ultimo report Agrimercati di ISMEA appena pubblicato, pur in assenza di una conta ufficiale dei danni, gli impatti sulle diverse produzioni nazionali potrebbero essere elevati, specie in considerazione di lunghi tempi per il ripristino di una situazione di normalità e della concreta possibilità, per alcuni frutteti, che si debba effettuare l’espianto e il reimpianto, che richiederebbe dai 3 ai 5 anni per l’entrata in produzione. Nelle quattro province più colpite dell’Emilia Romagna (Ravenna, Cesena-Forlì, Rimini e Bologna) – si legge nel report – si localizza, sulla scorta dei dati del 2022, oltre la metà della superficie investita a vite da vino regionale ( 4,5% della superficie a vite nazionale), il 64% della superficie regionale investita a frutta fresca (quasi l’8% del totale Italia), il 65% delle superfici regionali a piante da tubero (6% del totale), il 60% della superficie regionale a legumi secchi (4,5% del totale) e oltre un quarto della superficie regionale a ortaggi in pien’aria (3% del totale). Ancora più rilevante l’impatto sui seminativi considerando che la superficie a frumento tenero in queste quattro province rappresenta quasi l’11% del totale nazionale e quella a barbabietola da zucchero il 28% del totale Italia; meno rilevante l’impatto potenziale per mais, orzo e soia.Per quanto riguarda la zootecnia, è soprattutto il settore avicolo che potrebbe subire le maggiori conseguenze, dato che in quelle province si localizza l’80% dei capi della regione, che rappresentano ben il 13% dei capi nazionali. L’alluvione ha colpito pesantemente anche la filiera della carne bovina, dato che nelle province coinvolte sono censiti circa 8mila capi di razza Romagnola che afferiscono al circuito del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale Igp. In definitiva, un’area estesa e particolarmente importante per il settore dalla cui conta dei danni deriverà anche l’impatto più o meno rilevante sulla futura produzione del settore agricolo nazionale.Per quanto attiene invece alle dinamiche nazionali, si conferma nel primo trimestre del 2023 un graduale rallentamento della crescita dei prezzi agricoli (+7% su base annua in base all’indice ISMEA), dopo il + 14% del quarto trimestre 2022 e +21,5% di crescita media registrata nell’interno anno. A sostenere l’incremento delle quotazioni, è il comparto zootecnico a fronte di una lieve flessione di quello delle coltivazioni. Prosegue anche la tendenza all’aumento dei costi a carico delle aziende agricole, seppur in decelerazione rispetto alle dinamiche del 2022. Secondo l’indice ISMEA dei prezzi dei mezzi correnti di produzione il primo trimestre di quest’anno chiude con una crescita +14,3% su base annua, dovuta ancora in buona parte ai listini dei prodotti energetici (+28%), servizi agricoli (+22%) e dei mangimi (+19%).Sul fronte del consumo finale resta ancora elevata l’inflazione nel carrello della spesa degli italiani. Secondo i dati dell’Osservatorio sui consumi alimentari ISMEA – NielsenIQ nel primo trimestre di quest’anno i consumatori hanno speso in alimenti e bevande nel canale domestico circa due miliardi di euro in più (+8,6%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, evidenziando una crescita allineata al dato dell’inflazione di marzo rilevato da ISTAT per i prodotti alimentari e le bevande (+8,7%).Sulla scia degli aumenti dei prezzi e di una domanda estera ancora tonica, prosegue la tendenza positiva delle nostre esportazioni agroalimentari (+11,6% su base annua). Tra i prodotti di maggior successo all’estero si confermano paste alimentari, vini, caffè torrefatto, formaggi stagionati e prodotti da forno, per cui il valore dell’export continua a mostrare una dinamica molto positiva, in gran parte dovuta all’aumento dei prezzi, ma anche a volumi in crescita. Nei primi tre mesi del 2023 aumentano anche le importazioni (+12,5% su base annua), contribuendo ad aumentare il deficit della bilancia commerciale del settore.Infine, l’indagine trimestrale sulle opinioni delle aziende agricole e dell’industria agroalimentare del panel Ismea mette in luce un miglioramento della fiducia degli operatori rispetto al quarto trimestre del 2022, un ottimismo rivolto soprattutto all’andamento degli affari nei prossimi 2-3 anni e alle aspettative di produzione future. Tuttavia, resta elevata l’incidenza degli intervistati che dichiara di avere incontrato difficoltà nella gestione aziendale negli ultimi tre mesi a causa degli elevati costi di produzione e delle condizioni meteorologiche avverse. LEGGI TUTTO

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    Fipe, Assobio e Ismea: la ristorazione guarda al biologico

    (Teleborsa) – Di pari passo con il crescente affermarsi del salutismo e della sostenibilità ambientale tra i driver di scelta degli italiani, il biologico trova sempre più spazio anche nei menu dei pubblici esercizi. Lo rivela un’indagine ISMEA realizzata in collaborazione con FIPE e AssoBio e presentata oggi in occasione dell’evento “Il biologico nella ristorazione commerciale”. Nell’ultimo anno, emerge dall’indagine, oltre il 50% dei bar italiani e quasi il 70% dei ristoranti hanno infatti proposto o impiegato nelle loro preparazioni culinarie cibi, bevande e materie prime biologiche, nelle diverse occasioni di consumo, dalla colazione agli aperitivi ai pasti principali, al fine di garantire ai propri clienti una scelta più ampia, servire cibo più salutare e qualificare la propria offerta.L’indagine è stata condotta nei mesi di settembre e ottobre 2022 presso un campione rappresentativo di bar e ristoranti nazionali e ha raccolto oltre 2mila interviste telefoniche. Più nel dettaglio, dei circa 111 mila bar attivi sul territorio italiano, uno su due ha in parte orientato la propria offerta verso referenze ottenute con metodo biologico, con un’incidenza più elevata nei punti vendita ubicati nelle città del Centro e Nord Italia e con un numero di addetti superiore a 6. Mediamente quasi il 20% di alimenti e bevande proposti presso questi esercizi è costituito da prodotti bio, con una rappresentatività maggiore per quanto riguarda la frutta, il latte e il vino. La colazione e l’aperitivo sono stati indicati dagli operatori come le occasioni di consumo più adatte all’inserimento di proposte bio, mentre sul fronte di prezzi, il prodotto biologico viene venduto a quasi il 15% in più rispetto all’omologo convenzionale, a causa dei costi più elevati per l’approvvigionamento.Dal lato ristorazione, i dati sono ancora più confortanti confermando un’elevata penetrazione dei prodotti biologici che trovano impiego presso ben i due terzi degli oltre 157 mila ristoranti attivi sul panorama italiano. Percentuali ancora superiori si rilevano al Centro Italia (oltre il 76%) e nel nord Ovest (69%), con un progressivo aumento dell’incidenza al crescere del numero degli addetti (dal 60% nei ristoranti con un solo addetto all’81% di quelli con un numero superiore a 49 addetti). All’interno di questi esercizi, il bio rappresenta oltre il 30% del valore degli acquisti, con punte del 42% nel caso delle verdure e del 34% dell’olio extravergine di oliva. Anche in questo caso il prodotto bio genera un sovrapprezzo di quasi il 17%, giustificato sempre da un surplus nei costi. Contorni e antipasti sono i piatti in cui la presenza di prodotti biologici riesce ad essere più significativa, ma in linea generale, rivelano i ristoratori intervistati, in quasi tutte le portate il biologico riesce ad essere impiegato nel migliore dei modi. In relazione alle prospettive nel prossimo futuro, oltre l’80% di ristoranti e quasi la totalità dei bar intervistati dichiara di essere intenzionato a confermare l’attuale politica di acquisto di prodotti bio, in termini quantitativi. Tra i primi, tuttavia, il 13,5% potrebbe prendere in considerazione la scelta di diventare un locale esclusivamente biologico, quota che nel caso dei bar si riduce invece al 6%. L’evento, organizzato da FIPE-Confcommercio, ISMEA e AssoBio, ha avuto l’obiettivo di delineare gli scenari nel canale Horeca , per il settore biologico, partendo dai nuovi valori che guidano le scelte di consumo: sostenibilità, ambiente, etica e remunerazione equa lungo la filiera. Ma anche rendere riconoscibile il ruolo fondamentale dell’agricoltura biologica in ambiti di grande attualità come la sicurezza alimentare, la sana alimentazione, la sostenibilità ambientale e il contrasto ai cambiamenti climatici. “La nostra attività di analisi è sempre focalizzata a cogliere le principali tendenze nei consumi alimentari e nella ristorazione – ha dichiarato Luciano Sbraga, direttore del Centro Studi di FIPE-Confcommercio –. L’attenzione alle produzioni biologiche è la testimonianza di come i consumatori oggi siano sempre più consapevoli della necessità di coniugare il proprio benessere e la propria salute con il benessere e la salute del pianeta rispettando il territorio, la stagionalità, la qualità e la sicurezza. Tutti valori promossi da FIPE con il Manifesto della Ristorazione presentato e sottoscritto lo scorso 28 aprile in occasione della Giornata della Ristorazione”.”Siamo molto soddisfatti di questo risultato. Ringraziamo ISMEA per aver investito in questo studio e FIPE per la preziosa collaborazione fornita – ha commentato Roberto Zanoni, presidente AssoBio –. Il lavoro che stiamo presentando, analizza in modo approfondito un settore importante, sia da un punto di vista economico, che culturale e dimostra quanto i consumi biologici si stiano affermando in canali come bar, ristoranti, hotel a testimonianza della sempre maggiore attenzione da parte dei consumatori verso prodotti che salvaguardano ambiente, salute e benessere. Auspichiamo che questa ricerca possa essere aggiornata nel tempo in maniera costante per monitorare un canale di vendita e un mercato in forte espansione”.”ISMEA rileva e analizza da anni le principali dinamiche degli acquisti alimentari domestici degli italiani, con riferimento sia ai prodotti convenzionali sia al segmento del bio – ha commentato Fabio Del Bravo, responsabile della Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale di ISMEA –. Per la prima volta questa indagine qualitativa, resa possibile grazie alla collaborazione con Fipe-Confcommercio, ci ha dato l’opportunità di allargare il nostro sguardo anche al fuori casa, un filone di indagine estremamente interessante, che speriamo di poter approfondire ulteriormente con analisi periodiche. In un contesto che vede un fisiologico rallentamento della crescita dei consumi di alimenti biologici tra le mura domestiche, dopo i tassi di incremento significativi a cui per anni il bio ci aveva abituato, il monitoraggio dell’Horeca, anche su aspetti di natura prettamente qualitativa può fornire, infatti, preziosi elementi per orientare le scelte della politica e della filiera”. LEGGI TUTTO