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Manovra, Giorgetti: “Ci sono spazi per taglio tasse e pace fiscale”
(Teleborsa) – “Domani abbiamo un piccola runioncina. Naturalmente io mentalmente gli spazi li ho creati perché siamo al governo per rispondere a quelle che sono le proposte in campagna elettorale e per mantenerle. Chiaramente gli spazi per fare la riduzione delle tasse per il ceto medio e ci sono anche degli spazi per fare quella che viene chiamata pace fiscale, che molto spesso si dice ha un costo, ma è in realtà una rispalmatura del costo nel corso del tempo”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, intervenuto a un evento elettorale della Lega in Toscana”Se diamo fiato e possibilità a coloro che sono sommersi oggi dalle cartelle esattoriali – ha proseguito Giorgetti – forse non uccidiamo l’impresa e l’attività economica e questa può continuare a sopravvivere e a contribuire all’economia. Penso che se prevale il buon senso, che sempre abbiamo messo in base a un principio di realtà, continuiamo nel cammino che abbiamo fatto in questi primi tre anni”, ha continuato Giorgetti. “Ricordo che la riduzione del cuneo fiscale per i redditi più bassi ha già messo sul piatto circa 20 mld, cosa di cui parlavano sempre gli altri e noi l’abbiamo concretamente fatto. Naturalmente se non ci fosse la guerra e le spese per la difesa… su cui forse sarebbe il caso di aprire un capitolo, perché è difficile in qualche modo capire e comprendere, io non lo ho capito e per me è difficile spiegare, perché l’Ue considera come spese ammissibili per derogare dal Patto di stabilità le spese per gli armamenti mentre non sono derogabili spese di tipo sociale”.”Nel momento in cui si fa uno sforzo di sistema è giusto che tutti facciano una parte di questo sforzo e chi ha la possibilità di farlo di più lo faccia di più – ha ribadito il ministro dell’Economia in merito a un possibile contributo straordinario dalle banche in vista della Manovra –, Mi sembra di dire una cosa abbastanza semplice e non creare scandalo per nessuno, però vedremo se questo elementare ragionamento farà strada. Credo che sicuramente ha fatto strada del sentimento comune perché se chiedete in giro a chiunque in questa sala, ma non so magari anche quelli che stanno fuori, diranno tutti la stessa cosa. Quindi non vogliamo perseguitare nessuno, ma chiedere a tutti di fare quello che possono fare e che si possono permettere di fare”.”Le banche – ha detto Giorgetti – devono tornare a fare le banche, ma molto semplicemente perché la banca nasce per prendere i risparmi, i depositi e prestarli all’economia vera, l’economia reale e nella misura in cui fa questa attività fa anche un’attività meritoria, utile, indispensabile per l’economia. Il problema è che oggi tante banche, non dico tutte, ma tante banche, fanno enormi profitti non facendo questo tipo di attività, ma semplicemente gestendo, tra virgolette, la ricchezza con l’attività quasi passiva, non attiva, non pro attiva per l’economia, applicando commissioni di cui la gente non ha neanche tanta contezza, e quindi facendo questo, qualcuno dice extra profitti, io dico mega profitti – per carità bravissimi loro – però a me come ministro dell’Economia interessa che le banche tornino a fare le banche. Oggi tra l’altro molti prestiti vengono erogati semplicemente se esiste la garanzia dello Stato, cioè lo Stato deve mettere la garanzia dell’80% del prezzo che viene dato, quindi allora capite bene che fare la banca non assumendosi i rischi e, diciamo quando c’è da prendere gli interessi attivi se li prendono loro, quando c’è la perdita se la deve prendere lo Stato. Anche per questo, che senza nessun tipo di polemica, ma dicendo cose di ragionevolezza, noi abbiamo posto il tema di un corretto rapporto tra lo Stato, le banche e il modo con cui anche loro contribuiscono alla cassa comune. Fanno parte di un sistema in cui talvolta beneficiano dei risultati del governo come il miglioramento del rating miglioramento che vuol dire che loro pagano meno gli interessi per i capitali che si procurano”. LEGGI TUTTO
Acciaio, Commissione Ue presenta piano contro sovraccapacità globale
(Teleborsa) – Proteggere il settore siderurgico dell’Ue dall’impatto della sovraccapacità globale, stabilendo una quota ridotta nel volume di importazioni, oltre la quale si applicherà un dazio “proibitivo” del 50%. È la proposta legislativa per proteggere il settore siderurgico dell’Ue presentata oggi a Strasburgo dalla Commissione europea. Si tratta di “un passo fondamentale per garantire la sostenibilità a lungo termine di un settore strategicamente cruciale”, si legge in una nota dell’Esecutivo comunitario. La proposta prevede: 1) una limitazione dei volumi di importazione esenti da dazi a 18,3 milioni di tonnellate all’anno (una riduzione del 47% rispetto ai contingenti per l’acciaio del 2024, pari a 33 milioni di tonnellate); 2) il raddoppio del livello dei dazi, per le importazioni fuori quota, al 50% (rispetto al 25% previsto dalle attuali misure di salvaguardia, che dovevano scadere nel giugno 2026, e che saranno sostituita dalla nuova proposta); 3) il rafforzamento della tracciabilità dei mercati dell’acciaio, per impedire l’elusione dei nuovi dazi. Nella sua nota, la Commissione sottolinea che la proposta “risponde all’appello dei lavoratori dell’Ue, dell’industria, di diversi Stati membri, dei membri del Parlamento europeo e delle parti interessate a offrire una protezione forte e permanente all’industria siderurgica, al fine di salvaguardare i posti di lavoro nell’Unione e sostenere il settore nei suoi sforzi di decarbonizzazione”. Il commissario al Commercio internazionale, Maros Sefcovic, ha ricordato che “l’industria siderurgica dell’Ue è un pilastro dell’economia europea. La sua salute e la sua posizione a livello globale sono essenziali per garantire l’autonomia strategica, comprese le nostre capacità in molti settori, come la difesa e l’automotive. Tuttavia, – ha aggiunto – la sovraccapacità globale, causata da politiche e pratiche non di mercato, sta minacciando la competitività a lungo termine dell’acciaio europeo”. L’industria siderurgica dell’Ue è il terzo produttore di acciaio al mondo. Impiega direttamente circa 300mila persone e indirettamente circa 2,5 milioni di posti di lavoro, con siti di produzione di acciaio in oltre 20 Stati membri. Alla crescente sovraccapacità globale, all’aumento delle importazioni di acciaio e alla chiusura dei mercati dei paesi terzi (con nuovi dazi come quelli introdotti dagli Usa), si aggiungono – osserva la nota della Commissione – “le sfide interne che l’industria siderurgica dell’Ue deve affrontare, e in particolare un aumento delle misure restrittive degli scambi nei paesi terzi, elevati costi energetici e di produzione nell’Unione, e una minore domanda interna”. “In appena un decennio – ha rilevato Sefcovic –, la bilancia commerciale dell’acciaio dell’Ue si è deteriorata drasticamente, passando da un surplus di 11 milioni di tonnellate a un deficit di 10 milioni di tonnellate”. Inoltre, ha continuato, “la produzione di acciaio è in calo, con una perdita di 65 milioni di tonnellate dal 2007, di cui quasi la metà a partire dal 2018. La nostra produzione attuale si attesta a 126 milioni di tonnellate, ma l’utilizzo della capacità produttiva è solo del 67%, ben al di sotto del parametro di riferimento dell’80% di un’industria in salute, e al di sotto dei livelli di redditività”. In questo settore, nell’Ue, ha aggiunto ancora il commissario, “dal 2018 sono andati persi 30mila posti di lavoro”, mentre “nel frattempo, altre economie stanno espandendo rapidamente i loro settori siderurgici. Non si tratta più – ha puntualizzato Sefcovic – di un problema che riguarda solo un paese. La crisi globale della sovraccapacità produttiva – ha avvertito – sta raggiungendo livelli critici: si prevede che i 602 milioni di tonnellate (di sovraccapacità a livello mondiale, ndr) del 2024 saliranno a 721 milioni di tonnellate entro il 2027, pari a cinque volte la domanda annuale dell’Ue. Inoltre, i paesi terzi stanno chiudendo i loro mercati, aumentando i dazi (come hanno fatto recentemente gli Usa, ndr) e introducendo misure di salvaguardia, mentre il mercato dell’Ue rimane ampiamente aperto e sottoposto a un’intensa pressione da parte delle importazioni”. “Per questo motivo, la Commissione sta agendo con decisione”, e questa proposta di regolamento “dovrebbe contribuire a riequilibrare il mercato siderurgico dell’Ue”, con “un nuovo regime di importazioni, che sostituirà l’attuale regime di salvaguardia, che scade il 30 giugno 2026”, ha annunciato il commissario. Oltre a indicare la nuova quota per le importazioni a dazio zero e i nuovi dazi raddoppiati al 50% quando viene superata la quota, Sefcovic ha precisato che “saranno coperte le importazioni da tutti i paesi terzi, ad eccezione dei nostri partner dello Spazio economico europeo”, ovvero Norvegia, Islanda e Liechtenstein, e ha ricordato i requisiti di tracciabilità, per cui gli importatori avranno l’obbligo di “dichiarare dove l’acciaio è stato fuso e versato”. “Queste misure – ha sottolineato Sefcovic – sono compatibili con le disposizioni della Wto (l’Organizzazione mondiale del Commercio, ndr) e chiaramente consentite dalle norme vigenti. A differenza di altri, l’Ue – ha concluso il commissario – continua a essere aperta e interagirà in modo trasparente con i partner ai sensi dell’articolo XXVIII del Gatt, offrendo compensazioni”. Il Gatt è l’Accordo generale sulle tariffe e il commercio, il trattato internazionale firmato nel 1947. Dopo aver ricevuto il mandato dal Consiglio Ue, la Commissione interagirà con i partner commerciali interessati, mediante la procedura prevista dal Gatt, al fine di offrire loro assegnazioni specifiche di quote per paese nell’ambito di questa modifica dei dazi sull’acciaio. In questo quadro, precisa la nota della Commissione, “si terrà conto anche degli interessi di un paese candidato che si trova ad affrontare una situazione di sicurezza eccezionale e immediata, come l’Ucraina, senza compromettere l’efficacia della misura”. La presidente dell’Esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen rileva che “un settore siderurgico forte e decarbonizzato è fondamentale per la competitività, la sicurezza economica e l’autonomia strategica dell’Unione europea. La sovraccapacità globale – sottolinea von der Leyen – sta danneggiando la nostra industria. Dobbiamo agire ora: esorto il Consiglio Ue e il Parlamento a procedere rapidamente”, approvando la proposta di regolamento presentata oggi. “La Commissione continuerà a collaborare con l’industria per proteggere e creare posti di lavoro di qualità, e con gli Stati membri e i partner globali, anche a livello della Wto, per trovare soluzioni a lungo termine alle sfide comuni”, conclude von der Leyen. “La Commissione – conclude la nota – continuerà a guidare il lavoro internazionale per trovare soluzioni collettive per affrontare efficacemente le cause profonde della sovraccapacità globale, anche nel quadro del Forum globale sull’eccesso di capacità produttiva di acciaio”. Con la misura proposta, l’Esecutivo Ue “invita i paesi che condividono gli stessi principi a collaborare per proteggere le proprie economie dalla sovraccapacità globale, garantendo al contempo le catene di approvvigionamento e aumentando l’accesso reciproco al mercato”. La proposta di regolamento della Commissione sarà ora soggetta alla procedura legislativa ordinaria, con l’approvazione finale da parte del Parlamento europeo e del Consiglio Ue (a maggioranza qualificata). LEGGI TUTTO
Mercati Euronext, raccolta delle IPO segna -85% nei primi nove mesi
(Teleborsa) – Il denaro raccolto da nuove quotazioni sui mercati azionari di Euronext (incluso l’over allotment) è stato pari a 23 milioni di euro a settembre 2025, in diminuzione rispetto ai 27 milioni di euro del mese precedente e in crescita rispetto ai 3 milioni di euro di settembre 2024. Le nuove quotazioni sono state 7, contro le 9 del mese precedente e le 4 di settembre 2024.Il denaro raccolto da nuove quotazioni sui mercati Euronext è stato invece pari a 556 milioni di euro nei primi nove mesi del 2025, in diminuzione dell’85% rispetto allo stesso periodo del 2024 (3.676 milioni di euro), secondo quanto si legge nei dati mensili pubblicati dal gruppo che gestisce le piazze di Amsterdam, Bruxelles, Dublino, Lisbona, Milano, Oslo e Parigi.Prendendo solo il dato delle SME (con capitalizzazione sotto 1 miliardo di euro), la raccolta è stata di 23 milioni di euro (-15% su mese e +653% su anno), con un totale da inizio anno pari a 561 milioni di euro (-21% rispetto ai primi otto mesi del 2024). LEGGI TUTTO
ELES, Mare Group sale al 29,2% del capitale dopo acquisti sul mercato
(Teleborsa) – Mare Group, azienda di ingegneria quotata su Euronext Growth Milan, ha acquistato in data odierna 3.000 azioni ordinarie ELES, società quotata su Euronext Growth Milan e fornitore di soluzioni per il test dei dispositivi a semiconduttore, pari a circa il 0,0169% del capitale sociale. La comunicazione è arrivata in quanto Mare Group ha annunciato un’offerta pubblica di acquisto (OPA) volontaria totalitaria sulla target.Le operazioni, effettuate tramite Leonardo Capital SIM, sono state effettuate a un prezzo unitario non superiore a 2,25 euro per azione, ovevro il corrispettivo offerto per ciascuna azione nel contesto dell’offerta.A seguito degli acquisti effettuati in data odierna, l’offerente detiene complessivamente 5.186.480 azioni ELES, pari a circa il 29,17% del capitale sociale e il 27,36% dei diritti di voto. LEGGI TUTTO
Povertà educativa, Istat: “Italia in coda alla graduatoria Ue per quota laureati”
(Teleborsa) – “Nel 2024, in Italia, il 66,7% delle persone di 25-64 anni ha almeno una qualifica o un diploma secondario superiore, quota di 13,8 punti percentuali inferiore alla media europea (80,5%): si tratta di un gap particolarmente significativo, poiché questo titolo di studio è considerato il livello di formazione minimo indispensabile per una partecipazione al mercato del lavoro con un potenziale di crescita professionale. Tra le donne la quota raggiunge il 69,4%, mentre si ferma al 64% tra gli uomini; i livelli più bassi si osservano nel Mezzogiorno, in particolare in Campania (58,5%), Puglia (56,9%), Sardegna (56,8%) e Sicilia (56,1%)”. È quanto ha affermato Cristina Freguja, direttrice del Dipartimento per le statistiche sociali e demografiche, presentando l’Indagine conoscitiva su povertà educativa, abbandono e dispersione scolastica, nel corso dell’audizione dell’Istat alla settima Commissione permanente del Senato “L’Italia – prosegue Freguja – risulta in ritardo rispetto agli altri Paesi europei anche con riferimento all’istruzione terziaria della popolazione più giovane: nel 2024, i 25-34enni in possesso di un titolo di studio terziario sono il 44,1% nell’Ue27 e il 31,6% in Italia;quote più elevate si osservano nel Nord (33,6% nel Nord-ovest e 35,7% nel Nord-Est), le più basse nel Mezzogiorno (26,9% nel Sud e 23,7% nelle Isole). Ai divari territoriali, si sommano quelli di genere: in questa stessa classe di età, le donne laureate sono il 38,5%, contro il 25% di uomini; inoltre, analizzando congiuntamente genere e territorio di residenza, la quota dei laureati varia tra il 42,6% delle donne al Nord e il 21,1% degli uomini nel Mezzogiorno”.Nonostante i miglioramenti registrati negli anni, l’Italia – rileva l’indagine – continua a collocarsi nelle posizioni di coda della graduatoria dei paesi europei sia per la quota di persone con almeno il diploma (solo Spagna e Portogallo mostrano valori più bassi) sia per quella dei giovani laureati (solo la Romania presenta un valore inferiore).Nel 2024, sul totale dei 15-29enni, la quota di NEET è del 15,2% (erano il 23,7% nel 2020), ma supera il 20% in Calabria (26,2%), Sicilia (25,7%), Campania (24,9%) e Puglia (21,4%); tra le giovani donne continua a essere più alta (16,6%) rispetto agli uomini (13,8%). LEGGI TUTTO
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