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Petrolio, OPEC+ incrementa produzione di 137mila barili a novembre
(Teleborsa) – Nella riunione online di domenica, gli otto paesi OPEC+ hanno deciso di aumentare le loro quote di produzione di 137.000 barili al giorno a novembre. Si tratta di un aumento inferiore rispetto alle aspettative di molti analisti, mentre il cartello cerca di evitare di esercitare pressioni sui prezzi a causa della domanda debole.”Alla luce delle stabili prospettive economiche globali e degli attuali solidi fondamentali del mercato, come riflesso delle basse scorte di petrolio, gli otto paesi partecipanti hanno deciso di attuare un aggiustamento della produzione di 137.000 barili al giorno rispetto agli ulteriori aggiustamenti volontari di 1,65 milioni di barili al giorno” rispetto ai livelli di ottobre. Lo si legge in una nota dell’organizzazione dei maggiori produttori di petrolio.Tale aumento segue quello di pari entità deciso nella precedente riunione del 7 settembre.L’OPEC+ si riunirà di nuovo il 2 novembre. LEGGI TUTTO
Gaza, al via i negoziati di pace a Sharm. Trump “avverte” Hamas
(Teleborsa) – Prenderanno il via oggi a Sharm el-Sheikh, in Egitto, i negoziati di pace fra Israele e Palestina, con il Presidente americano Donald Trump a fare da mediatore fra Netanyahu ed Hamas. Lo scambio dei prigionieri resta la condicio sine qua non per l’attuazione del piano messo a punto dal leader statunitense, che lo definisce “un ottimo accordo per Israele e per tutto il mondo arabo, il mondo musulmano e il mondo intero”.Alla vigilia dell’inizio delle trattative, che secondo Trump “stanno andando bene” e richiederanno “un paio di giorni”, dagli USA è giunta una chiara minaccia ad Hamas, che rischia di subire la “distruzione completa” se farà resistenza e non cederà il controllo della Striscia di Gaza. Ma stando ad una fonte vicina ad Hamas, il gruppo palestinese avrebbe già ordinato di raccogliere i prigionieri e chiesto la cessazione dei bombardamenti.Il movimento di resistenza palestinese si è detto “molto interessato a raggiungere un accordo per porre fine alla guerra “, ma avrebbe posto una serie di condizioni, tra cui il ritiro dell’Idf alle posizioni che occupava durante l’attuazione del precedente accordo di gennaio fuori delle aree popolate della Striscia.Anche Netanyahu è d’accordo per interrompere i bombardamenti, ma resta fermo sul sullo scambio degli ostaggi “vivi o morti”, senza il quale ribadisce “non passeremo agli altri punti”. Frattanto, il Segretario di Stato Marco Rubio, ha spiegato che lo stop ai bombardamenti dovrà necessariamente precedere lo scambio degli ostaggi, sulle cui modalità (“logistica”) si concentreranno le trattative a Sharm. Lo scambio prevede il rilascio di 48 ostaggi israeliani (solo 20 ancora in vita) con 250 ergastolani palestinesi e 1.700 civili residenti a Gaza. La fase più complessa e “difficile” sarà poi quella del disarmo di Hamas e la nuova governance della Striscia. LEGGI TUTTO
Ex-Ilva, Fim-Cisl: “Pura follia pensare ad offerte con 7.500 esuberi”
(Teleborsa) – “Se venissero confermate le indiscrezioni riportate da alcune fonti giornalistiche, secondo cui le uniche offerte presentate per l’intero perimetro Ilva – da parte dei fondi Bedrock Industries e Flacks Industries – prevederebbero la salvaguardia di appena 2mila lavoratori a Taranto e poco più di 1.000 negli altri siti italiani, il nostro giudizio non può che essere di assoluta, durissima contrarietà”. Lo dichiara il segretario generale della Fim-Cisl Ferdinando Uliano.”Un piano che taglia fuori oltre 7.500 lavoratori non è rilancio industriale: è smantellamento – prosegue Uliano –. È un progetto di pura dismissione che genererebbe un dramma sociale senza precedenti. A questo si aggiungerebbe un impatto devastante sull’indotto, con tagli stimabili attorno al 70%”. Secondo Uliano “il governo non dovrebbe neanche prendere in considerazione un’offerta simile. Per questo ribadiamo l’urgenza di una convocazione immediata da parte della Presidenza del Consiglio: non è più accettabile attendere oltre. Quando gli imprenditori privati si tirano indietro dalle proprie responsabilità, è lo Stato che deve assumere un ruolo diretto, aggregando attorno a sé anche altri soggetti privati. È questa l’unica strada percorribile per rilanciare davvero il gruppo ex Ilva, e va imboccata senza tentennamenti”.”È indispensabile riattivare al più presto gli altri due altiforni, affiancandoli all’Altoforno 4 – oggi unico in esercizio – per aumentare i volumi produttivi e ridurre le perdite legate all’attuale sottoutilizzo. Serve accelerare immediatamente la ripartenza dell’Altoforno 2 e, non appena sarà dissequestrato, riavviare anche l’Altoforno 1″ aggiunge Uliano.”Il nostro obiettivo resta chiaro – prosegue il segretario Fim – decarbonizzazione e una produzione che raggiunga 6 milioni di tonnellate a Taranto e 2 milioni negli stabilimenti del Nord. Non accetteremo scelte che mettano in discussione la sopravvivenza degli stabilimenti e che distruggano occupazione. Per questo abbiamo già deciso un calendario di assemblee e siamo pronti a mettere in campo iniziative di sciopero”. LEGGI TUTTO
Professioni, Giovani Commercialisti: “Nostra figura strategica per crescita imprese”
(Teleborsa) – Ribadire la centralità dei giovani professionisti nel tessuto economico italiano, promuovendo un modello di consulenza avanzata, interdisciplinare e orientata alla crescita delle imprese. Si è concluso a Cagliari il Convegno Nazionale 2025 dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili (UNGDCEC). Quasi mille professionisti hanno partecipato a un evento che per la prima volta in sessant’anni ha fatto tappa in Sardegna.”Il messaggio che vogliamo lanciare è di guardare oltre la figura classica del dottore commercialista affiancandola a molte altre specializzazioni – afferma Francesco Cataldi, presidente UNGDCEC, a margine della due giorni –. Per l’Unione è stato un evento straordinario, che ha acceso i riflettori sulla figura del dottore commercialista, sempre più strategica per le imprese e la pubblica amministrazione; e quando un professionista è strategico, diventa funzionale all’intero sistema Italia”. Sul fronte dell’evoluzione professionale, Cataldi sottolinea come l’innovazione stia cambiando la professione: “L’intelligenza artificiale accelera i processi, ci aiuta negli adempimenti ripetitivi e porterà a una forte selezione nel mondo dei professionisti. Resteranno sul mercato coloro che sapranno utilizzarla restando al centro della consulenza”. “Oltre la maschera” è il titolo che ha guidato i lavori e ne riassume la visione. “Offre un’immagine visiva del messaggio che vogliamo trasmettere: bisogna andare oltre la maschera che la società ci ha messo addosso. Dietro quella maschera ci sono tanti commercialisti competenti e specializzati, che accompagnano le imprese nella crescita. E quando crescono le imprese, cresce l’intero sistema Paese”, conclude Cataldi.Per Jacopo Deidda Gagliardo, delegato UNGDCEC per la Sardegna, il Convegno “ci lascia la consapevolezza di quello che siamo oggi e che saremo domani. ‘Togliere la maschera’ è stato uno strumento comunicativo per dire ad alta voce qualcosa che sapevamo già: molti colleghi sono già andati oltre lo stereotipo, con specializzazioni diverse e competenze ibride. Dalle nostre ricerche emerge che l’attività “classica” pesa per circa il 50 per cento: l’altra metà del tempo dei commercialisti si riempie con nuove aree come sostenibilità, digitalizzazione e intelligenza artificiale. Questo sta erodendo l’etichetta tradizionale del nostro ruolo. Sta a noi continuare, anche sul piano della comunicazione, a valorizzare ciò che c’è dietro quella maschera”. Guardando all’azione di categoria, Deidda Gagliardo aggiunge: “C’è molto da fare: penso all’equo compenso, ma anche alla necessità di rendere più efficiente e meno ridondante la formazione richiesta dai diversi albi ed elenchi, che rappresentano il viatico giuridico delle specializzazioni. Serve un’armonizzazione efficace”. LEGGI TUTTO
DPFP 2025, UPB valida stime tendenziali: “Accettabili ma esposte a forti rischi”
(Teleborsa) – Il Consiglio dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) ha validato lo scorso 29 settembre le previsioni macroeconomiche tendenziali del Documento Programmatico di Finanza Pubblica (DPFP) 2025, a conclusione di una procedura di confronto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) nell’arco delle scorse settimane. L’UPB ha valutato lo scenario macroeconomico tendenziale del DFPF 2025 “complessivamente accettabile, sebbene in alcuni casi le previsioni si collochino sull’estremo superiore o appena oltre le stime del panel UPB”.”La crescita del PIL del QMT – sottolinea l’UPB – non eccede l’intervallo definito dal panel, salvo uno sforamento marginale (dello 0,1 per cento) nel 2027; la previsione per il 2025 è in linea con quelle dell’UPB e del panel, mentre le differenze sugli anni successivi scontano le incertezze sull’accumulazione di capitale e l’instabilità del contesto internazionale; la crescita cumulata sull’intero orizzonte 2025-28, pari al 2,7 per cento, si colloca sull’estremo superiore delle stime del panel; la variazione del PIL nominale – variabile direttamente rilevante per la finanza pubblica – è accettabile nel complesso, situandosi sul livello superiore dell’intervallo definito dal panel in tutti gli anni tranne quello in corso, ma eccede lievemente le attese dell’UPB; l’incremento cumulato del PIL nominale tra il 2025 e il 2028, pari all’11,0 per cento, è nel complesso coerente con l’intervallo delle stime del panel, sebbene leggermente più elevato”. “Tali stime – fa sapere l’UPB – sono esposte a molteplici rischi, bilanciati nel breve termine ma prevalentemente orientati al ribasso nel medio termine, in gran parte riconducibili ai conflitti internazionali e alla dinamica degli investimenti”. I principali fattori di rischio sono individuabili in quattro ambiti: il protezionismo, le guerre e i piani di riarmo, fonti primarie di incertezza con effetti sull’economia di difficile quantificazione; la dinamica degli investimenti in costruzioni, dati i possibili effetti di concentrazione degli interventi finanziati dal programma NGEU nel prossimo anno, che potrebbero generare colli di bottiglia sul lato dell’offerta con conseguente freno alla crescita, cui si aggiungono attese incerte sugli investimenti residenziali; la volatilità dei mercati e le politiche monetarie, dove il fragile e instabile contesto internazionale rischia di ingenerare rapide reazioni avverse dei mercati finanziari, con effetti sull’economia italiana, caratterizzata da un elevato debito pubblico; il rischio climatico e ambientale, ormai fattore strutturale di vulnerabilità, poiché la crescente frequenza e intensità di eventi meteorologici estremi richiede risorse per la prevenzione e la gestione delle emergenze, con impatti sui prezzi e sulla capacità produttiva.L’UPB fa sapere che procederà a valutare anche il quadro macroeconomico programmatico del DPFP, che incorpora gli effetti dell’aggiustamento di bilancio, comunicando l’esito durante la prossima audizione parlamentare relativa al Documento stesso. LEGGI TUTTO
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