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  • Orsero, TP ICAP Midcap avvia copertura con Buy e TP a 26,3 euro

    (Teleborsa) – TP ICAP Midcap ha avviato la copertura sul titolo Orsero, società quotata su Euronext STAR Milan e attiva nell’importazione e la distribuzione di prodotti ortofrutticoli freschi, con una raccomandazione “Buy” e un target price di 26,30 euro per azione (upside potenziale del 38%).Gli analisti scrivono che Orsero gestisce una struttura logistica unica in un settore frammentato: una flotta marittima proprietaria, piattaforme di maturazione integrate e 37 siti di distribuzione in cinque paesi. Questo modello dual-engine – spedizione + distribuzione – garantisce il controllo dei flussi e la tracciabilità, supportando al contempo l’ottimizzazione del margine lordo. Grazie al suo solido radicamento europeo, Orsero ha costruito una solida presenza locale in Italia, Francia e Spagna, con una consegna di oltre 860.000 tonnellate all’anno. Questa struttura ricorda quella di colossi come Dole e Fresh Del Monte, senza l’onere delle spese in conto capitale agricole della produzione a monte.Il gruppo sta riducendo costantemente la sua esposizione alla frutta di largo consumo a basso valore unitario (21% nel 2024 contro il 41% nel 2016) a favore di segmenti premium – avocado, frutti di bosco, esotici – che ora rappresentano oltre il 40% del portafoglio. Questi segmenti ad alta crescita (+10% per i frutti di bosco in Europa nel 2024) offrono margini significativamente più elevati (prezzi oltre 7-8 volte superiori rispetto alla frutta standard). Orsero coglie questa dinamica attraverso partnership mirate e una logistica su misura, rafforzando al contempo la propria integrazione a monte.Già presente indirettamente attraverso le esportazioni di avocado dal Messico (circa 50 milioni di euro di fatturato), Orsero punta a una presenza diretta negli Stati Uniti (obiettivo di fatturato di 200 milioni di euro). Si tratta di un mercato di dimensioni considerevoli – il terzo al mondo per valore – con una crescita prevista del +3,9% annuo e un consumo di frutta pro capite superiore a quello europeo (182 euro contro 172 euro). Le preferenze dei consumatori sono fortemente in linea con il DNA di Orsero: frutti di bosco, avocado, frutta esotica. “L’obiettivo è chiaro: replicare il modello europeo integrato in Nord America, in un mercato che ne condivide i gusti, la traiettoria premium e l’attenzione alla salute pubblica”, si legge nella ricerca.”Nonostante una solida storia di crescita, robusti margini operativi (5,3% negli ultimi 3 anni) e una solida generazione di flussi di cassa (oltre 40% in 3 anni), Orsero continua a scambiare come una holding alimentare tradizionale – dice TP ICAP Midcap – Questa discrepanza di percezione (rispetto a Dole e Fresh Del Monte) offre un punto di ingresso interessante per gli investitori che cercano una crescita difensiva, esposizione ai trend alimentari strutturali e catalyst visibili a breve termine. Il titolo è attualmente scambiato a 5,6x EV/EBITDA 2025, con uno sconto del 50% rispetto ai competitor di fascia alta”. LEGGI TUTTO

  • Antin Infrastructure Partners acquista il più grande gestore di porti turistici in UK

    (Teleborsa) – Antin Infrastructure Partners, società francese di private equity specializzata in infrastrutture, ha firmato un accordo vincolante per l’acquisizione di Aquavista Watersides & Marinas, il più grande fornitore di infrastrutture per porti turistici del Regno Unito. Fondata nel 2003 e con sede a Nottingham, Aquavista è il principale proprietario e gestore di porti turistici del Regno Unito, con 32 porti turistici interni e costieri che offrono oltre 5.300 posti barca e servizi marittimi in tutto il paese. L’operazione segna un’uscita di successo per LDC, investitore di private equity, dopo una partnership durata sette anni, durante la quale l’azienda ha quasi triplicato il fatturato e raddoppiato le dimensioni del suo portafoglio di porti turistici attraverso una serie di acquisizioni strategiche. Tra queste, l’acquisizione di Castle Marinas nel 2021, che ha trasformato il suo business.Il Mid Cap Fund I di Antin investirà in Aquavista insieme al CEO Steve de Polo e ad altri membri del team di gestione. Si prevede che la transazione, di cui non sono stati divulgati i dettagli finanziari, si concluda nell’ottobre 2025.Si tratta del sesto investimento del Mid Cap Fund I di Antin da 2,2 miliardi di euro. La strategia mid cap di Antin si concentra su investimenti di piccole e medie dimensioni in società infrastrutturali affermate in Europa e Nord America nei settori dell’energia e dell’ambiente, del digitale, dei trasporti e del sociale.”Aquavista possiede tutte le caratteristiche che cerchiamo nella nostra strategia mid cap, in particolare elevate barriere all’ingresso e una forte resilienza, e beneficia di un supporto a lungo termine – hanno detto Simon Soder e Assia Belkahia, rispettivamente Senior Partner e Partner di Antin Infrastructure Partners – L’azienda ha un piano chiaro e ambizioso per ampliare la sua presenza, già leader in un segmento di mercato interessante, e non vediamo l’ora di lavorare con il management e il team di Aquavista per supportare la continua crescita dell’azienda nelle infrastrutture per porti turistici”. LEGGI TUTTO

  • Trump sferza l’Europa su immigrazione, petrolio e green deal

    (Teleborsa) – Dall’immigrazione al green deal: Trump senza mezze parole ha schiaffeggiato l’Europa che definisce “imbarazzante”. E colpito anche l’ONU che definisce “inutile”, proprio quando l’Organizzazione del Palazzo di Vetro compie il suo ottantesimo anniversario. Nel suo intervento di quasi un’ora a Washington, il leader statunitense non ha risparmiato nessuno, compreso il segretario generale Antonio Guterrez e la stessa Organizzazione, che ha accusato di essere sciatta e disorganizzata a partire dal teleprompter e dalle scale mobili non funzionanti.Trump ha criticato le Nazioni Unite, che definendole “inutili”, per le politiche sulla globalizzazione e sulle immigrazioni e per la battaglia al cambiamento climatico, che ha definito una “truffa” a partire dall’accordo “fake” di Parigi, da cui si vanta di aver fatto uscire gli Stati uniti. Il leader statunitense ha lamentato di non aver ricevuto neanche un ringraziamento per aver posto fine alle guerre. “Ho risolto sette guerre in sette mesi – ha affermato – e non ho ricevuto dall’ONU neanche una telefonata, nessuno mi ha ringraziato”. Il tycoon non ha risparmiato neanche gli alleati europei, che acquistano ancora il petrolio dalla Russia e rischiano di morire “per le politiche sull’immigrazione e sulle sue idee energetiche suicide”. Poi, Trump ha suggerito ai leder mondiali di far ricorso alla sua ricetta “Maga” per “rendere i loro Paesi di nuovo grandi”. Gli Stati Uniti – ha affermato – sono entrati in una nuova “età dell’oro”, mentre l’Europa si trova “in grossi guai” per l’invasione dei migranti che “arrivano a frotte”. A tal proposito, Trump ha citato alcuni numeri sull’immigrazione, ricordando che il 50% dei detenuti in Germania sono stranieri, il 53% in Austria, il 54% in Grecia e il 72% in Svizzera, ed ha avvertito che se l’UE non prenderà provvedimenti contro l’immigrazione “andrà all’inferno”. Parlando di Gaza, Trump ha affermato che “riconoscere la Palestina è una ricompensa per Hamas”, mentre sul frontre Ucraina ha criticato l’UE insieme ala Cina e all’India, che sono i due “maggiori finanziatori della guerra russa”. LEGGI TUTTO

  • Salario minimo, delega al governo approvata al Senato: no compatto delle opposizioni

    (Teleborsa) – Con 78 sì e 52 no il Senato ha approvato ieri in via definitiva il ddl che delega il governo a promulgare dei decreti legislativi per introdurre forme di salario minimo. Si tratta del ddl già approvato dalla Camera che ha trasformato in delega la proposta di legge delle opposizioni – firmata da Conte, Schlein, Bonelli, Fratoianni, Richetti e Magi – che mirava a introdurre direttamente nella legislazione italiana il salario minimo. Il governo Meloni aveva già ricevuto una delega per introdurre la direttiva europea sul salario minimo (nella legge di delegazione europea 2022-23 approvata a febbraio 2024) ma non l’ha esercitata. Nel caso del testo approvato ieri in via definitiva il governo è delegato a varare entro sei mesi “uno o più decreti legislativi” seguendo i criteri indicati dal testo stesso. In particolare i decreti legislativi dovranno “definire, per ciascuna categoria di lavoratori, i contratti collettivi nazionali di lavoro maggiormente applicati”, al fine di prevedere che il trattamento minimo di tali contratti “costituisca, la condizione economica minima da riconoscere ai lavoratori appartenenti alla medesima categoria”. Criterio già indicato nel testo delle opposizioni che tuttavia indicavano anche una soglia minima di 9 euro. Sono esclusi da questa norma i lavoratori pubblici. Contro questa delega hanno votato tutte le opposizioni compresa Iv, che alla Camera non aveva firmato il ddl presentato dai leader dei vari partiti (Conte, Schlein, Bonelli, Fratoianni, Richetti di Azione e Magi di +Europa). La maggioranza ha infatti respinto gli emendamenti della senatrice di Iv ed ex segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, che prevedeva la concertazione con i sindacati per varare i decreti legislativi. In più il testo sembra alludere alle “gabbie salariali” dove prevede che nei decreti ci siano “strumenti volti a favorire il progressivo sviluppo della contrattazione di secondo livello” (a livello, cioè, territoriale o aziendale). “Questa è una legge truffa per i lavoratori, uno strumento di propaganda totalmente privo di effetti sulle dinamiche salariali”, denunciano i 5 stelle che parlano di “fumo negli occhi utile per la campagna elettorale ma inutile per lavoratrici e lavoratori” e contabilizzando “quattro milioni di persone con paghe da fame”. Nel dibattito il centrodestra ha difeso la delega, ma curiosamente ha criticato esplicitamente il salario minimo in quanto tale, definito da Raoul Russo (Fdi) “da socialismo reale” e da Micaela Biancofiore “misura assistenzialistica” ma sul quale la maggioranza ha dato la delega al governo per realizzarlo. “Il disegno di legge delega in esame ha l’obiettivo di rafforzare gli strumenti a disposizione e di dare una cornice normativa più moderna ed efficace. È un provvedimento che riconosce la centralità del lavoro e riafferma un principio chiaro: nessun lavoratore in Italia deve essere retribuito in modo indegno. Certo, molto dipenderà dai decreti attuativi, ma la direzione intrapresa è quella giusta” ha detto la senatrice di Forza Italia, Daniela Ternullo, intervenendo in Aula in dichiarazione di voto sul ddl delega sulle retribuzioni e sul salario minimo.”Il salario minimo legale non è la soluzione per i lavoratori italiani, ma rischia di essere controproducente. L’Italia ha una solida tradizione di contrattazione collettiva che copre oltre il 95% dei lavoratori e va rafforzata, non sostituita con imposizioni rigide che appiattirebbero i salari verso il basso incentivando il lavoro grigio. La Lega ha sempre chiarito: l’obiettivo di garantire retribuzioni dignitose, come sancito dall’articolo 36 della Costituzione, non è in discussione. Il nostro approccio però è pragmatico, non ideologico come quello dell’opposizione: rafforziamo la contrattazione collettiva rendendo vincolanti i minimi dei contratti più rappresentativi, estendiamo le tutele ai settori scoperti e combattiamo la giungla dei contratti atipici che creano precarietà, senza dimenticare misure fiscali, come la riduzione del cuneo fiscale per i giovani e l’imposta sostitutiva al 5% sui redditi da lavoro dipendente fino a 40mila euro, utili ad aumentare il netto in busta paga senza, al contempo, gravare sulle imprese. Così come riteniamo necessari incentivi fiscali per i giovani professionisti che rientrano dall’estero, affinché l’Italia possa essere più attrattiva come sede di lavoro. Il salario minimo non risolverebbe nemmeno la giungla dei contratti atipici o collaborazioni spurie e false partite IVA. Noi non inseguiamo scorciatoie ma costruiamo strumenti solidi e concreti, il problema, infatti, non è solo ‘quanto’ si guadagna, ma ‘come’ si lavora” ha affermato la senatrice della Lega Elena Murelli durante la dichiarazione di voto sulla legge delega per il salario minimo.”La legge delega sul salario minimo non è la risposta che le lavoratrici e i lavoratori attendevano. Per ridare dignità al lavoro occorre una legge di sostegno agli accordi interconfederali e al Testo Unico sulla rappresentanza, così da rafforzare la contrattazione collettiva e contrastare il dumping contrattuale – ha dichiarato dalla segretaria confederale della Uil, Vera Buonomo –. Parlare di ‘trattamento economico minimo complessivo’ senza definirne con precisione i contenuti significa introdurre ulteriori elementi di incertezza. Affidarsi al criterio dei contratti ‘più applicati’ anziché a quelli sottoscritti dalle organizzazioni realmente rappresentative rischia di alimentare fenomeni di dumping contrattuale, minando la tenuta del sistema. Infine – ha aggiunto Buonomo – l’ipotesi di differenziare i salari su base territoriale ripropone, sotto nuove vesti, l’idea delle vecchie gabbie salariali, che non farebbero altro che accrescere le disuguaglianze. In Italia, le retribuzioni sono ferme da decenni, il potere d’acquisto è tra i più bassi in Europa e il lavoro povero, come quello in part-time involontario, è in crescita. Pertanto, la priorità deve essere rafforzare i contratti collettivi nazionali delle organizzazioni comparativamente più rappresentative. Solo così sarà possibile contrastare i contratti pirata e garantire l’applicazione dell’art. 36 della Costituzione, con tutele e salari adeguati in ogni settore”.”Con la delega al governo in materia di retribuzioni e contratti collettivi approvata dal Senato si apre una nuova stagione per le relazioni industriali del nostro Paese. Al di là della divergenza di opinioni sulla introduzione di un salario minimo per legge e sulla tenuta del nostro sistema di relazioni industriali in assenza di una legge sulla rappresentanza, – ha commentato in una nota il presidente del Cnel Renato Brunetta – si registra l’impegno delle istituzioni a incrementare la trasparenza in materia di dinamiche salariali e contrattuali, tanto a livello nazionale che decentrato e con attenzione alle specificità di ciascun settore, così da contrastare fenomeni di dumping contrattuale, l’evasione contrattuale e contributiva e forme di concorrenza sleale, che è obiettivo comune di tutte le principali forze politiche e sociali. Il governo è ora delegato ad adottare tutte le misure necessaria per la trasparenza dei trattamenti retributivi, sviluppando procedure di informazione pubblica che diano puntuale conto delle previsioni contrattuali. L’Archivio nazionale dei contratti di lavoro diventa inevitabilmente il perno di questa operazione, che trova il Cnel pronto grazie anche alla recente riorganizzazione delle base informativa, così da dare piena e corretta informazione al mercato dei contenuti dei testi contrattuali e del loro impatto in termini di applicazione su imprese e lavoratori”. LEGGI TUTTO

  • Ferrari Group conferma guidance dopo primo semestre in leggera crescita

    (Teleborsa) – Ferrari Group, società con radici italiane, sede a Londra e quotazione ad Amsterdam, ha registrato un fatturato in crescita del 4% a cambi costanti a 179,6 milioni di euro nel primo semestre del 2025, o del 3,8% a cambi correnti, nonostante i modelli di crescita divergenti della base clienti globale e la continua incertezza del mercato. La solida redditività si riflette in una crescita del 4,4% dell’EBITDA rettificato a 47,7 milioni di euro, con un aumento del margine di 20 punti base al 26,6%, nonostante i continui investimenti in personale a supporto degli obiettivi di crescita a lungo termine del Gruppo.L’utile netto di 14,1 milioni di euro (vs 29,1 milioni un anno fa) riflette l’impatto di un accantonamento per rischi una tantum legato a un’indagine precedentemente divulgata dall’Agenzia delle Dogane italiana. L’utile netto normalizzato del periodo ammonta a 27,7 milioni di euro. La decisione di liquidare volontariamente la presunta passività fiscale “è stata presa nel migliore interesse della società e dei suoi stakeholder, tenendo conto di un’opportunità di pipeline che siamo stati in grado di accelerare per neutralizzare l’impatto – si legge nella nota sui conti – In questo contesto, il management prevede che l’impatto sull’utile netto dell’intero anno sarà completamente compensato”.La posizione finanziaria netta rimane solida a 100,6 milioni di euro, trainata da una robusta generazione di cassa (tasso di conversione della cassa dell’87,3%).”Siamo lieti di registrare una solida performance nel primo semestre dell’anno, con una crescita del fatturato in tutto il nostro portafoglio servizi – ha commentato il CEO Marco Deiana – Ciò riflette la resilienza del nostro modello di business in un contesto di mercato volatile e l’efficacia della nostra rigorosa strategia di crescita”.”Guardando al futuro, prevediamo un continuo slancio positivo nel secondo semestre, trainato dalla nostra espansione in nuove aree geografiche e da un’entusiasmante pipeline di aperture nel Sud-Est asiatico, una regione importante per i nostri obiettivi a lungo termine – ha aggiunto – I nostri margini rimangono solidi, pur continuando a investire nelle nostre persone e nelle competenze digitali. Nonostante le difficoltà del settore, prevediamo un’accelerazione della crescita nel secondo semestre e rimaniamo fiduciosi nelle nostre prospettive per l’intero anno, con un fatturato previsto in crescita in linea con i risultati del 2024″.Sebbene la crescita del fatturato nel primo semestre del 2025 sia stata leggermente inferiore alla traiettoria delineata nelle previsioni per l’intero anno, il Gruppo rimane fiducioso nelle sue prospettive. Si prevede che le iniziative operative già in corso sosterranno una performance più solida nel secondo semestre. Le previsioni per l’intero anno 2025 per il fatturato e il margine EBITDA rettificato rimangono invariate (crescita del fatturato in linea con la crescita del fatturato dell’anno fiscale 2024, Margine EBITDA rettificato 26,5%).(Foto: © Veerasak Piyawatanakul) LEGGI TUTTO

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