(Teleborsa) – La tulela del lavoro e delle imprese attraverso la liquidità sono due “pilastri irrinunciabili” che “vanno mantenuti” per permettere alle aziende di agganciare la ripresa terminata la crisi. È quanto ha sottolineato il direttore del dipartimento per la produzione statistica dell’Istat, Roberto Monducci, nel corso dell’audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato, nell’ambito dell’attività conoscitiva preliminare all’esame del Programma nazionale di riforma per l’anno 2020 e della Relazione per il nuovo scostamento di bilancio. In assenza di misure di sostegno volte a tutelare il lavoro, la liquidità delle imprese e il reddito, per Monducci, il rischio è quello di un “effetto down a spirale.
Tracciando il quadro dello scenario economico e sociale nel quale si muove il Paese alla luce della crisi innescata dalla pandemia in atto, l’Istat ha evidenziato come l’impatto della crisi sulle imprese sia stato di intensità e rapidità straordinarie. Il 38,8% delle aziende italiane (pari al 28,8% dell’occupazione, circa 3,6 milioni di addetti, e al 22,5% del valore aggiunto, circa 165 miliardi di euro) ha, infatti, denunciato l’esistenza di fattori economici e organizzativi che ne mettono a rischio la sopravvivenza nel corso dell’anno e, per l’Istituto di statistica, vi è un “rischio di sostenibilità dell’attività produttiva di qui a fine anno”. In tale scenario la maggiore criticità evidenziata dalla aziende è rappresentata dal credito e dal ruolo delle banche.
I rischi di tenuta operativa e sostenibilità dell’attività risultano più diffusi tra le grandi imprese non appartenenti a gruppi (il 28,7%); seguono quelle appartenenti a gruppi domestici italiani (26,5%), a gruppi multinazionali italiani (17,5%), mentre le grandi imprese a controllo estero sembrano molto meno esposte a questo tipo di scenario (10%), seppure dichiarino possibilità di chiusura di sedi in misura più ampia rispetto ad altri tipi di impresa. Sul fronte della liquidità, ha evidenziato l’Istat, “le grandi imprese a controllo estero manifestano una minore vulnerabilità rispetto alle altre grandi imprese italiane: la mancanza di liquidità viene rilevata da un’impresa a controllo estero su sei, a fronte di incidenze nettamente superiori per le altre grandi imprese, soprattutto quelle appartenenti a gruppi domestici”.
Per quanto riguarda il PIL, tuttavia, la situazione è “meno devastante delle attese”. Il rimbalzo registrato nell’ultimo mese dall’Italia – fa sapere l’Istat – fa si che il nostro Paese si posizioni in maniera meno sfavorevole con rebound che ha performato in maniera significativa rispetto ad altri paesi. Per il mese di giugno Monducci ha annunciato “un’accelerazione” per quanto riguarda i dati fatturazione elettronica. Se i dati di giugno sul PIL saranno sicuramente negativi l’Istat annuncia “un ordine di grandezza meno devastante di quello che potevamo aspettarci”. Il dato sul secondo trimestre – ha aggiunto Monducci – “sarà certamente azzoppato dal dato di aprile e maggio ma occorre tenere presente la velocità di uscita anche mese su mese”.
Parlando di bilancio, la stima preliminare relativa al primo trimestre diffusa dall’Istat indica, nel confronto con lo stesso trimestre del 2019, una riduzione delle entrate del 3,6% e un aumento delle uscite del 3,8% a cui ha contribuito in misura significativa la crescita (dell’8,6%) della spesa per prestazioni sociali in denaro. Ne e` derivato – evidenzia l’Istituto – un marcato aumento dell’incidenza del deficit sul PIL che e` salita al 10,8% dal 7,1% di un anno prima. “Con la richiesta di autorizzazione al maggior indebitamento, in discussione nell’audizione di oggi, il nuovo livello per il 2020 – conclude l’Istat – e` fissato all’11,9%, in aumento rispetto al 7,1% contenuto nel DEF 2020 e al successivo 10,4% stimato a seguito dell’approvazione delle misure contenute nel Decreto rilancio”. LEGGI TUTTO