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    Cementir, nuovo piano dopo 2024 in calo. Dividendi progressivi con payout al 20-25%

    (Teleborsa) – Cementir Holding, società del gruppo Caltagirone attiva nel campo delle soluzioni per l’edilizia, ha registrato ricavi delle vendite e prestazioni pari a 1.648,8 milioni di euro nel 2024, sono diminuiti del 2,7% rispetto ai 1.694,6 milioni di euro del 2023. La contrazione è stata diffusa in tutte le aree geografiche a eccezione della Turchia e della Svezia, influenzata dalla riduzione dei volumi in alcune regioni e dal forte deprezzamento delle valute in Turchia ed Egitto. Si evidenzia infatti che a cambi costanti 2023 i ricavi sarebbero stati pari a 1.795,7 milioni di euro, in crescita del 6,0% rispetto all’anno precedente.Il margine operativo lordo ha raggiunto 399,3 milioni di euro, in diminuzione del 5,4% rispetto ai 421,9 milioni di euro del 2023, a seguito dei minori risultati conseguiti in tutte le aree geografiche ad eccezione di Egitto, Turchia e Svezia. L’incidenza del margine operativo lordo sui ricavi si è attestata al 24,2% rispetto al 24,9% del 2023. A cambi costanti 2023, il margine operativo lordo sarebbe stato pari a 432,1 milioni di euro, in crescita del 2,4% rispetto all’anno precedente.Il risultato ante imposte si è attestato a 295,3 milioni di euro, in diminuzione del 6,5% rispetto a 315,8 milioni di euro del 2023. La cassa netta al 31 dicembre 2024, pari a 290,4 milioni di euro, è migliorata di 72,8 milioni di euro rispetto ad una posizione di cassa netta di 217,6 milioni di euro al 31 dicembre 2023″Il 2024 è stato un altro anno soddisfacente per il nostro Gruppo, che ha dimostrato una notevole resilienza nonostante il complesso contesto geopolitico e macroeconomico – ha commentato l’AD Francesco Caltagirone Jr – Ci prepariamo ad affrontare il prossimo triennio con una presenza industriale rafforzata, grazie a: l’ammodernamento del forno 4 in Belgio, che migliorerà l’efficienza attraverso un maggiore impiego di combustibili alternativi; la seconda linea di produzione in Egitto, ora pienamente operativa e capace di generare ricavi aggiuntivi dalle esportazioni; e l’opportunità di decarbonizzare completamente il nostro impianto di Aalborg entro il 2030 con un investimento contenuto. Guardiamo con fiducia rinnovata alle sfide future”.Il Consiglio di Amministrazione ha esaminato ed approvato l’aggiornamento del Piano Industriale del Gruppo 2025-2027 e del budget 2025. Per il 2025 il Gruppo prevede di raggiungere ricavi consolidati di circa 1,75 miliardi di euro, grazie a una ripresa dei volumi, un aumento dei prezzi trainati dall’inflazione e dall’impatto della tassa danese sulle emissioni di CO2; un margine operativo lordo di circa 415 milioni di euro e una posizione di cassa netta di circa 410 milioni di euro a fine periodo, a parità di perimetro.A fine 2027 sono previsti ricavi a circa 2 miliardi di euro, margine operativo lordo a circa 465 milioni di euro, cassa netta di circa 700 milioni di euro. Infine, il Piano ipotizza la distribuzione di un dividendo crescente, corrispondente a un payout ratio compreso tra il 20% e il 25% dell’utile netto di periodo. LEGGI TUTTO

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    Fed, Powell: non controlliamo tassi a lungo termine, dipendono da domanda-offerta

    (Teleborsa) – “L’economia è forte, il mercato del lavoro è molto solido, ma vogliamo fare più progressi sull’inflazione e non c’è alcuna intenzione di avere fretta” sui tassi di interesse. Lo ha affermato Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, rispondendo alle domande dei senatori in audizione al Banking committee del Senato.Powell ha sottolineato che non tocca a lui dire se l’economia statunitense ha raggiunto il soft landing, ma sicuramente non è in recessione.”È vero che i tassi sui mutui rimangono alti, ma non sono solo correlati alle decisioni della Fed – ha risposto a una domanda sul tema – Sono alti per motivi non strettamente correlati alla nostra azione e possono rimanere alti”.A una domanda sui movimenti dei tassi che si osservano sul mercato, ha detto: “Non possiamo controllare i tassi a lungo termine, dipendono dalla domanda e dall’offerta sul mercato obbligazionario. Noi abbiamo una qualche influenza, ma non tanta”. LEGGI TUTTO

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    Mercati europei in leggero rialzo. A Milano corrono Prysmian e Ferrari

    (Teleborsa) – Lieve aumento per il FTSE MIB, al pari delle principali Borse Europee. “L’economia è complessivamente forte e ha fatto progressi significativi verso i nostri obiettivi negli ultimi due anni”, ha detto il presidente della Fed, Jerome Powell, davanti alla Commissione economica congiunta del Senato americano, sottolineando che “non dobbiamo avere fretta di modificare la nostra posizione politica”. Prosegue intanto l’incertezza sulla politica commerciale americana, con il presidente Donald Trump che ieri sera ha firmato un ordine esecutivo per imporre un dazio del 25% sulle importazioni di acciaio e aumentare quello sull’alluminio dal 10% al 25%.Leggera crescita dell’Euro / Dollaro USA, che sale a quota 1,034. Sessione debole per l’oro, che scambia con un calo dello 0,25%. Il Petrolio (Light Sweet Crude Oil) continua gli scambi, con un aumento dell’1,09%, a 73,11 dollari per barile.Lieve peggioramento dello spread, che sale a +113 punti base, con un aumento di 2 punti base, con il rendimento del BTP a 10 anni pari al 3,54%.Tra gli indici di Eurolandia Francoforte avanza dello 0,43%, ferma Londra, che segna un quasi nulla di fatto, e trascurata Parigi, che resta incollata sui livelli della vigilia.Seduta positiva per il listino milanese, che mostra un guadagno dello 0,81% sul FTSE MIB; sulla stessa linea, il FTSE Italia All-Share guadagna lo 0,80% rispetto alla seduta precedente, scambiando a 39.822 punti. In frazionale progresso il FTSE Italia Mid Cap (+0,59%); sulla stessa linea, poco sopra la parità il FTSE Italia Star (+0,39%).Tra le migliori azioni italiane a grande capitalizzazione, andamento positivo per Prysmian, che avanza di un +3,51%. Ben comprata Ferrari, che segna un forte rialzo del 3,42%. Mediobanca avanza del 2,90%. Si muove in territorio positivo Iveco, mostrando un incremento del 2,26%.Le più forti vendite, invece, si manifestano su Tenaris, che prosegue le contrattazioni a -1,24%. Tentenna Inwit, che cede l’1,12%. Sostanzialmente debole Unicredit, che registra una flessione dell’1,01%. Si muove sotto la parità Buzzi, evidenziando un decremento dello 0,86%.Al Top tra le azioni italiane a media capitalizzazione, LU-VE Group (+4,76%), Banca Generali (+4,40%), Cembre (+2,64%) e Caltagirone SpA (+2,28%).Le peggiori performance, invece, si registrano su Acea, che ottiene -1,49%. Contrazione moderata per Ascopiave, che soffre un calo dell’1,40%. Sottotono GVS che mostra una limatura dell’1,30%. Deludente Banca Ifis, che si adagia poco sotto i livelli della vigilia. LEGGI TUTTO

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    Epta si rafforza in Spagna con l’acquisizione di SET Refrigeracion

    (Teleborsa) – Epta, gruppo italiano attivo nella refrigerazione commerciale, ha acquisito le attività di SET Refrigeración, azienda con sede a Siviglia specializzata nell’installazione e servizi post-vendita di impianti di refrigerazione commerciale e climatizzazione. Non sono stati forniti i dettagli finanziari dell’operazione.L’operazione, con effetto a decorrere dal 1° febbraio 2025, segna un’ulteriore tappa nella strategia di espansione del Gruppo in Spagna e nel potenziamento della rete di assistenza post-vendita. SET Refrigeración è partner di lunga data di Epta Iberia SAU.”L’acquisizione di SET Refrigeración rappresenta un ulteriore passo strategico verso la nostra crescita in Spagna, che rafforzerà la nostra capacità di offrire assistenza e ci permetterà di garantire un supporto tecnico ancora migliore – afferma l’AD Marco Nocivelli – La diversificazione geografica è un pilastro della nostra strategia, così come il consolidamento della nostra leadership nella refrigerazione commerciale. L’esperienza del team di SET ci consentirà di ampliare l’offerta e garantire soluzioni ancora più innovative, affidabili ed efficienti per i nostri clienti”. LEGGI TUTTO

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    Nuovo BTP a 15 anni emesso per 13 miliardi di euro, domanda per 130 miliardi

    (Teleborsa) – L’importo emesso del nuovo BTP a 15 anni è stato pari a 13 miliardi di euro, a fronte di una domanda di oltre 130 miliardi di euro. Il titolo è stato collocato al prezzo di 99,375 corrispondente ad un rendimento lordo annuo all’emissione del 3,942%. Lo ha reso noto il ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF).Il titolo ha scadenza 1° ottobre 2040, godimento 18 febbraio 2025 e tasso annuo del 3,85%, pagato in due cedole semestrali.Il regolamento dell’operazione è fissato per il prossimo 18 febbraio.Il collocamento è stato effettuato mediante sindacato, costituito da cinque lead manager, Barclays, Deutsche Bank, Intesa Sanpaolo, Morgan Stanley e Nomura e dai restanti Specialisti in titoli di Stato italiani in qualità di co-lead manager. LEGGI TUTTO

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    Parlamento UE: BCE non deve decidere da sola su quando e come introdurre euro digitale

    (Teleborsa) – La Banca centrale europea (BCE) non dovrebbe decidere da sola su quando e come introdurre l’euro digitale. È una delle raccomandazioni adottate oggi dal Parlamento europeo, in seguito al dibattito di ieri con la presidente Christine Lagarde.Secondo i deputati, la fiducia dei cittadini è necessaria per garantire il successo dell’introduzione dell’euro digitale e chiedono che la BCE dimostri i suoi vantaggi, prima che l’eventuale decisione di emettere l’euro digitale sia adottata, trattandosi di una decisione politica, dai legislatori dell’UE, piuttosto che esclusivamente dal Consiglio direttivo della BCE.Inoltre, insistono sul fatto che un euro digitale dovrà affiancarsi al contante fisico, che dovrebbe “rimanere ampiamente disponibile e accessibile”. I problemi di stabilità finanziaria e i potenziali cambiamenti nella struttura del settore finanziario derivanti dall’introduzione di un euro digitale devono essere presi in considerazione anche dalla BCE, aggiungono i deputati.La risoluzione non legislativa – adottata con 378 voti a favore, 233 contrari e 26 astensioni – ha riguardato anche altre materie, con i deputati che chiedono alla BCE di fare più per arginare l’inflazione, che colpisce soprattutto i più vulnerabili della società, e di valutare in che modo la guerra e i conflitti incidano sulla stabilità dei prezzi.Per quanto riguarda le preoccupazioni in materia di inflazione, i deputati sostengono che la BCE ha sbagliato la sua valutazione secondo cui l’inflazione avrebbe dovuto essere solo transitoria e chiedono di migliorare i modelli di previsione economica per consentire una migliore definizione delle politiche. Il Parlamento denuncia inoltre la “sovvenzione significativa” al settore bancario derivata indirettamente dalle politiche della BCE, che ha portato a ingenti pagamenti di interessi sui depositi bancari presso la stessa banca centrale, e chiede misure atte ad attenuare il problema.Per la prima volta, i deputati chiedono alla BCE di elaborare un piano sulla geopolitica 2025-2030 al fine di comprendere meglio le implicazioni delle guerre e dei conflitti sulla stabilità dei prezzi. Il Parlamento chiede inoltre alla BCE di valutare in quale misura i cambiamenti climatici incidono sulla sua capacità di mantenere la stabilità dei prezzi. Nella risoluzione si afferma che l’ente dovrebbe utilizzare gli strumenti disponibili per garantire che le banche prendano sul serio i rischi finanziari ed esterni, compresi i rischi climatici e geopolitici. I deputati insistono infine sul fatto che la stabilità dei prezzi rimane l’obiettivo primario della Banca centrale europea e avvertono che il perseguimento degli obiettivi secondari “compromette l’indipendenza della BCE”. LEGGI TUTTO

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    Politecnico di Milano: l’84% delle grandi imprese investe su digitale e sostenibilità

    (Teleborsa) – L’innovazione digitale rappresenta una grande opportunità per il progresso sostenibile dell’Italia, con impatti sulle persone, le imprese e il sistema Paese nel complesso. Su questo fronte è forte la spinta della Commissione europea, che negli ultimi anni ha promosso numerose misure legislative e piani strategici nei due ambiti, anche se, su 92 iniziative analizzate, solo una minoranza tratta in modo congiunto e strategico sia sostenibilità che digitale. Tra quelle dedicate alla sostenibilità, il 13% tratta il digitale come elemento centrale, mentre tra quelle focalizzate sul digitale ben il 90% vede la sostenibilità come rilevante, ma quasi esclusivamente per temi sociali e di governance, tralasciando quelli ambientali. Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Digital & Sustainable del Politecnico di Milano, in collaborazione con Assolombarda, presentata oggi durante il convegno “Digitale e Sostenibilità: lo spazio della responsabilità e dell’innovazione”. Uno degli oltre 50 differenti filoni di ricerca degli Osservatori Digital Innovation della POLIMI School of Management che affrontano tutti i temi chiave dell’Innovazione Digitale nelle imprese e nella Pubblica Amministrazione.Nelle grandi aziende italiane su entrambi i temi la sensibilità è ormai molto alta: l’84% investe in modo significativo sia in innovazione digitale che in sostenibilità. Ma sono ancora poco esplorate le sinergie tra le due dimensioni: solo un’azienda su tre utilizza l’innovazione digitale in modo intensivo come strumento per perseguire obiettivi sostenibili e solo una su quattro si fa guidare dalle linee di sviluppo sostenibile per rivedere la politica di adozione digitale. In questo percorso, sono più indietro le PMI: meno di un terzo del totale investe intensamente sia in innovazione digitale che in sostenibilità ed è molto rara una sinergia tra ledue dimensioni.”Il rapporto tra sostenibilità e innovazione digitale riveste un ruolo sempre più rilevante – afferma Alessandro Perego, vicerettore per lo sviluppo sostenibile e impatto al Politecnico di Milano e Direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation –. La trasformazione digitale, se ben governata, può essere un potente acceleratore per il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità, ma, se non ben gestita, può rappresentare un rischio al potenziale equilibrio tra crescita economica, benessere sociale e tutela ambientale. Per questo è fondamentale orientare nel modo giusto le scelte verso un futuro digitale e sostenibile: il digitale può essere uno strumento per affrontare le sfide globali di sostenibilità e allo stesso tempo gli obiettivi di sostenibilità devono guidare la progettazione e l’utilizzo responsabile delle tecnologie e delle innovazioni digitali”.Le iniziative dell’Europa – Nell’ultimo decennio, la Commissione europea ha promosso numerose misure in ambito sostenibilità e innovazione digitale. Delle 92 analizzate dall’Osservatorio, 54 sono legislative, cioè direttive e regolamenti vincolanti su trend digitali o di sostenibilità; 38 sono piani strategici con obiettivi generali non vincolanti e a lungo termine. C’è stata un’accelerazione dal 2020, con in media 15 iniziativel’anno e un picco di 24 nel 2024. A livello legislativo, le iniziative si concentrano su trasparenza aziendale, transizione digitale, sicurezza tecnologica, gestione dei dati e utilizzo delle risorse. Sul piano non legislativo, invece, l’attenzione è rivolta soprattutto alla sostenibilità, affrontando temi come sviluppo sostenibile, cambiamento climatico, transizione digitale, diritti umani e inclusione sociale. Delle 53 iniziative sulla sostenibilità, solo 7 trattano il digitale come elemento centrale (13%), mentre delle 39 sul digitale, 35 affrontano strategicamente la sostenibilità (90%), trattando però quasi esclusivamente temi sociali e di governance. “Nelle iniziative della Commissione europea – commenta Giorgia Dragoni, direttrice dell’Osservatorio Digital & Sustainable – emerge ancora timidamente il ruolo del digitale per le sfide globali legate alla sostenibilità, mentre si evidenzia in modo più approfondito l’indirizzo che la sostenibilità, soprattutto quella sociale e di governance, può avere nel processo di trasformazione digitale”.Le grandi aziende – Le grandi imprese italiane mostrano un’alta propensione agli investimenti sia in ambito digitale sia in area sostenibilità. Il 91% ha una spesa significativa nel digitale, il 93% nella sostenibilità, con un focus prevalente su obiettivi ambientali e, in misura minore, su aspetti di governance come etica decisionale e gestione del rischio. Si stanno diffondendo misure di sostenibilità adottate anche su base volontaria, perché ritenute strategiche per la reputazione aziendale e l’efficienza operativa. Combinando le due prospettive, l’84% delle grandi aziende italiane investe intensamente sia in innovazione digitale che in sostenibilità, anche se il 17% è focalizzato esclusivamente su una singola area di sostenibilità (ambientale, sociale o di governance). E, soprattutto, sono ancora poco esplorate le sinergie tra digitale e sostenibilità: solo il 34% utilizza l’innovazione digitale in modo intensivo come strumento per perseguire obiettivi di sostenibilità a tutto tondo e solo il 22% si fa guidare dalle linee di sviluppo sostenibile per rivedere la politica di adozione digitale. Dal punto di vista organizzativo, il 98% delle grandi aziende ha un responsabile IT, l’83% un responsabile della sostenibilità, che in alcuni casi (33%) può ricoprire anche altre responsabilità. Solo il 10% ha introdotto nell’organizzazione il Digital Sustainability Officer, che coniuga innovazione digitale e sostenibilità.Le PMI – Tra le PMI, gli investimenti sono più limitati: solo il 53% alloca risorse significative nel digitale e solo il 42% in sostenibilità. La maggioranza che non investe in sostenibilità lo fa principalmente per i costi e lamancanza di risorse da dedicare. Considerando l’approccio integrato, il comportamento è più eterogeneo rispetto alle grandi realtà: il 35% delle PMI investe poco o nulla in entrambe le dimensioni, il 31% investe intensamente sia in innovazione digitale che in sostenibilità, mentre l”uso sinergico è molto limitato: solo l’8% utilizza il digitale in modo intensivo per perseguire obiettivi di sostenibilità a tutto tondo, il 6% utilizza le linee guida sulla sostenibilità per guidare la digitalizzazione. Dal punto di vista organizzativo, il 67% delle PMI non dispone di una figura interna dedicata al digitale e il 63% non ha alcun referente per la sostenibilità e non avverte l’esigenza di introdurlo. “Emerge con evidenza l’urgenza di un processo di sensibilizzazione e formazione sulle opportunità che l’innovazione digitale può generare per il progresso sostenibile delle PMI – afferma Valentina Pontiggia, direttrice dell’Osservatorio Digital & Sustainable –. Tra le imprese, infatti, la dimensione aziendale influisce in modo rilevante non solo sulla possibilità di investimento, ma anche sullo sviluppo di consapevolezza e sensibilità su questi temi. La mancanza di conoscenza sulle opportunità e sui rischi nella relazione tra innovazione digitale e sostenibilità rappresenta una barriera significativa”. La relazione tra sostenibilità e digitale – L’Osservatorio Digital & Sustainable ha sviluppato un modello che incrocia i temi di sostenibilità con i principali trend di innovazione digitale per descriverne i possibili impatti, positivi o negativi. Nell’ambito della sostenibilità ambientale, l’uso delle tecnologie può contribuire a generare impatti positivi. Ad esempio, l’uso combinato di sensori IoT per la raccolta dati e algoritmi di IA abilita l’agricoltura di precisione. Il lavoro da remoto per due giorni a settimana con workspace technology e piattaforme di collaboration comporta un risparmio di 60 kg di CO2 l’anno per lavoratore. Anche se l’impatto delle tecnologie sull’ambiente presenta criticità, ad esempio gli enormi consumi di energia e acqua per il raffreddamento dei Data Center. Il digitale, poi, è un alleato per migliorare le condizioni sociali, anche se va utilizzato con la giusta attenzione: lo Smart Working incrementa engagement e benessere dei lavoratori, ma può anche portare fenomeni di tecnostress e overworking. Nella sostenibilità di governance, le tecnologie digitali garantisconotrasparenza e responsabilità. La condivisione dei dati raccolti da sensori IoT permette di verificare il rispetto degli standard e di ridurre l’asimmetria informativa, monitorando, ad esempio, la temperatura di un container lungo la catena di fornitura. Oppure, il Cloud Computing facilita la gestione di copie di backup e l’adozione di misure di Disaster Recovery, riducendo il rischio strategico e operativo.Le linee guida per un futuro digitale e sostenibile – In occasione del convegno, sono stati presentati anche i risultati della ricerca realizzata con Assolombarda, in cui viene esplorata la relazione tra digitale e sostenibilità. All’interno del rapporto vengono presentati gli studi di caso di 27 progetti di digitale e sostenibilità di imprese di diversi settori e dimensioni. L’indagine ha permesso di realizzare alcune linee guida per orientare e ispirare le scelte aziendali verso un futuro digitale e sostenibile.”Il digitale e la sostenibilità hanno contribuito in questi anni a definire un cambiamento d’epoca, caratterizzata da nuovi modi di operare nel lavoro come nella vita – dichiara Stefano Rebattoni, vicepresidente di Assolombarda con delega a Transizione digitale e Innovazione tecnologica –. In questo contesto la tecnologia ha un ruolo fondamentale per noi tutti e in particolare per le imprese, in quanto abilita la competitività, la crescita e sostiene una cultura orientata alla sostenibilità. Il digitale svolge sempre più una funzione centrale nella creazione di nuovi modelli di sviluppo, determinando cambiamenti che impattano, allo stesso tempo, sulla comunità professionale, sull’ambiente e sulla società. Il digitale è anche uno strumento che permette di operare con rapidità e flessibilità in un mercato globale mutevole e caratterizzato da esigenze di consumo e di filiera che si susseguono velocemente. In quest’ottica, Assolombarda intende promuovere le peculiarità del digitale per perseguire obiettivi di sostenibilità e stimolare e rafforzare ulteriormente la capacità delle imprese di cogliere le incredibili opportunità offerte dalla trasformazione digitale. Un impegno che l’Associazione dedica, soprattutto a beneficio delle piccole e medie imprese, attraverso la condivisione di esperienze concrete e la raccolta di buone pratiche per favorire il pieno compimento della rivoluzione digitale. Un traguardo che può davvero aiutare la nostra economia a coniugare crescita economica, sociale e ambientale”.Dall’analisi dei casi emerge che la tecnologia rappresenta spesso uno strumento per perseguire – direttamente o indirettamente – obiettivi di sostenibilità, anche per le aziende esenti da obblighi normativi in tal senso. In alcune realtà le decisioni di investimento nel digitale sono orientate alla sostenibilità e non dipendono dalla valutazione del ritorno economico di breve periodo. Inoltre, la consapevolezza verso la sostenibilità può essere un fattore critico di successo nella relazione con gli stakeholder esterni. Anche settori “tradizionali”, come l’industria manifatturiera, possono sperimentare innovazioni per migliorare insieme efficienza operativa, performance ambientali e di sicurezza. In numerose aziende emerge la volontà di migliorare le condizioni lavorative, di scardinare gli stereotipi di genere, di promuovere la formazione professionale e di prestare attenzione al benessere dei lavoratori.Molti progetti si fondano sull’utilizzo congiunto e sinergico di più tecnologie: spesso è proprio la combinazione di elementi tecnologici permettere il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità. La capacità di estrarre valore da grandi moli di dati è fondamentale per abilitare decisioni informate che aumentano la qualità dei prodotti. Per sfruttare appieno le tecnologie e massimizzarne gli impatti positivi sono necessarie competenze ricercabili anche in attori esterni (service provider, tech provider, società di consulenza e università). E, spesso, per una visione sistemica sugli impatti di sostenibilità serve il coordinamento con i fornitori e gli altri attori di filiera. La tecnologia può migliorare le condizioni di lavoro e aumentare la soddisfazione dei dipendenti: l’automazione, per esempio, permette ai lavoratori di abbandonare compiti ripetitivi per dedicarsi ad attività a maggior valore aggiunto o di ridurre lo stress. Alcuni progetti sono guidati da una visione umano-centrica: tutte le innovazioni introdotte hanno l’obiettivo di valorizzare le caratteristiche personali, permettendo ai vari soggetti coinvolti di esprimere al meglio il proprio potenziale. In alcuni casi, emerge con forza la volontà di ambire a principi e valori legati alla responsabilità aziendale, che travalicano l’aspetto economico e la capacità di generare profitto. In diversi progetti emerge un’evoluzione progressiva: sperimentando innovazione si generano sempre maggiori opportunità. Un approccio aziendale orientato al miglioramento continuo e scalabile rende le organizzazioni in grado di adattarsi alle evoluzioni nel contesto normativo e nelle esigenze di consumo e di filiera. LEGGI TUTTO

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    Volotea, 2024 da record: fatturato sale a 811 milioni di euro

    (Teleborsa) – Volotea, compagnia aerea a basso costo spagnola, ha chiuso il 2024 con risultati finanziari da record, segnando il miglior risultato nella sua storia. Infatti, il fatturato ha raggiunto gli 811 milioni di euro, segnando un incremento del 17% rispetto ai 694 milioni di euro registrati nel 2023, mentre l’EBITDA ha superato i 148 milioni di euro (+54% rispetto ai 96 milioni di euro del 2023) con un margine del 18%, migliorando di oltre 4 punti percentuali rispetto all’anno precedente. L’utile operativo (EBIT) è stato di 35 milioni di euro, un margine di quasi il 5%, anch’esso superiore di oltre 4 punti percentuali rispetto a quello del 2023. Inoltre, lo scorso settembre la compagnia aerea ha annunciato il rafforzamento della sua struttura finanziaria con l’accordo per effettuare un aumento di capitale fino a 100 milioni di euro. La prima tranche, pari a 50 milioni di euro, è stata versata nello stesso mese dagli attuali azionisti, dal team direttivo e dalla compagnia aerea greca Aegean Airlines, mentre la seconda tranche dovrebbe avvenire nel corso del primo semestre di quest’anno. Nel 2024, Volotea ha operato, a livello di network, 450 rotte, di cui più del 50% in esclusiva, con oltre 75.000 voli (+10% rispetto al 2023) e trasportato 11,4 milioni di passeggeri. La compagnia ha inoltre inaugurato tre nuove basi: Brest e Rodez in Francia e Bari in Italia, rafforzando la sua posizione in Europa. Per supportare questa espansione operativa, l’organico di Volotea è aumentato del 15%, superando i 2.000 dipendenti durante la stagione estiva. “Dopo gli anni difficili segnati dalla pandemia e dall’inizio del conflitto in Ucraina, il 2024 rappresenta per noi il secondo anno consecutivo di profitto operativo, sostenuto dalla solidità del nostro modello di business e dalla forte domanda in Europa – ha commentato Carlos Munoz, fondatore e CEO – Le prospettive per il 2025 sono molto positive e prevediamo un ulteriore miglioramento significativo dei margini”. Nel 2025, Volotea prevede di offrire 12,7 milioni di posti e realizzare oltre 75.000 voli. Nel 2024, Volotea ha registrato numeri importanti anche in Italia: oltre 3,8 milioni di passeggeri trasportati e più di 25.000 voli operati, segnando in entrambi i casi un +9% rispetto al 2023, e mantenendo un tasso di riempimento del 91%. Le rotte servite sono salite a 172, di cui ben 95 in esclusiva (+20% vs 2023). Nel 2025, Volotea punta a consolidare ulteriormente la sua presenza con un’offerta di 4,3 milioni di posti in vendita in Italia, registrando un incremento dell’1,7% rispetto al 2024. LEGGI TUTTO