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    Seduta debole per le Borse europee. A Piazza Affari in luce Italgas

    (Teleborsa) – Seduta in calo per le principali Borse europee, in una seduta povera di dati macro, in attesa dell’inizio della stagione delle trimestrali. I listini del Vecchio Continente scontano la delusione per la mancanza di provvedimenti concreti in Cina su misure di stimolo all’economia, che ha innescato le vendite sui titoli legati alle Materie Prime, ai Beni di Consumo, in particolare al Lusso. Il governo cinese inoltre ha annunciato che inizierà a imporre dazi provvisori sul brandy importato dall’Unione Europea.Gli interventi dei banchieri centrali europei (Nagel, Centeno e Vasle) continuano ad offrire un messaggio piuttosto univoco circa la possibilità di un nuovo taglio a ottobre, ma contestualmente suggeriscono cautela nel ritmo delle prossime mosse della BCE, fanno notare gli analisti di Intesa Sanpaolo.L’Euro / Dollaro USA mantiene la posizione sostanzialmente stabile su 1,097. Giornata negativa per l’oro, che continua la seduta a 2.610,1 dollari l’oncia, in calo dell’1,28%. Giornata da dimenticare per il petrolio (Light Sweet Crude Oil), che scambia a 73,61 dollari per barile, con un ribasso del 4,58%.Consolida i livelli della vigilia lo spread, attestandosi a +131 punti base, con il rendimento del BTP decennale che si posiziona al 3,56%.Tra le principali Borse europee Francoforte è stabile, riportando un moderato -0,2%, soffre Londra, che evidenzia una perdita dell’1,36%, e preda dei venditori Parigi, con un decremento dello 0,72%.Sessione debole per il listino milanese, che termina con un calo dello 0,24% sul FTSE MIB; sulla stessa linea, si posiziona sotto la linea di parità il FTSE Italia All-Share, che si ferma a 35.872 punti. Pressoché invariato il FTSE Italia Mid Cap (-0,12%); poco sopra la parità il FTSE Italia Star (+0,26%).Dai dati di chiusura di Milano, il controvalore degli scambi nella seduta dell’8/10/2024 risulta essere stato pari a 2,12 miliardi di euro, in ribasso (-7,86%), rispetto ai precedenti 2,3 miliardi; mentre i volumi scambiati sono passati da 0,45 miliardi di azioni della seduta precedente a 0,39 miliardi.Tra le migliori Blue Chip di Piazza Affari, bilancio decisamente positivo per Italgas, che vanta un progresso del 3,31% (diversi analisti, tra cui BofA e Barclays, si sono espressi positivamente sul nuovo piano). Buona performance per Banca MPS, che cresce del 2,40%. Sostenuta DiaSorin, con un discreto guadagno dell’1,81%. Buoni spunti su Amplifon, che mostra un ampio vantaggio dell’1,79%.Le peggiori performance, invece, si sono registrate su Saipem, che ha chiuso a -2,48%. Si concentrano le vendite su ENI, che soffre un calo del 2,14%. Vendite su Tenaris, che registra un ribasso del 2,04%. Seduta negativa per Stellantis, che mostra una perdita dell’1,85%.In cima alla classifica dei titoli a media capitalizzazione di Milano, Moltiply Group (+2,66%), Anima Holding (+2,06%), Alerion Clean Power (+1,39%) e Credem (+1,38%).Le più forti vendite, invece, si sono abbattute su Ariston Holding, che ha terminato le contrattazioni a -3,40%. Sotto pressione Sesa, che accusa un calo del 2,13%. Scivola Ferragamo, con un netto svantaggio dell’1,98%. In rosso Technoprobe, che evidenzia un deciso ribasso dell’1,83%. LEGGI TUTTO

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    Sanità pubblica, Gimbe: “Emergenza del paese: crisi del personale, frattura nord-sud, spesa famiglie +10,3%”

    (Teleborsa) – “Il Rapporto che la Fondazione GIMBE pubblica periodicamente rappresenta un prezioso spaccato di analisi sulle condizioni e i problemi della sanità in Italia. L’edizione di quest’anno, dedicata alle criticità del sistema sanitario, acquisisce un interesse particolare, ponendosi come sollecitazione all’applicazione dei principi di universalità e uguaglianza sanciti dalla Costituzione. Il Servizio Sanitario Nazionale costituisce, infatti, una risorsa preziosa ed è pilastro essenziale per la tutela del diritto alla salute, nella sua duplice accezione di fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. La sua efficienza è frutto, naturalmente, delle risorse dedicate e dei modelli organizzativi applicati, responsabilità, quest’ultima, affidata alle Regioni. Per garantire livelli sempre più elevati di qualità nella prevenzione, nella cura e nell’assistenza, è necessaria la costante adozione di misure sinergiche da parte di tutti gli attori coinvolti”. È quanto afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio inviato in occasione della presentazione – presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica – del settimo Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN).”Dati, narrative e sondaggi di popolazione – esordisce Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – dimostrano che oggi la vera emergenza del Paese è il Servizio Sanitario Nazionale”. Un divario della spesa sanitaria pubblica pro capite di 889 euro rispetto alla media dei paesi OCSE membri dell’Unione Europea, con un gap complessivo che sfiora i 52,4 miliardi di euro; la crisi motivazionale del personale che abbandona il SSN; il boom della spesa a carico delle famiglie (+10,3%); quasi 4,5 milioni di persone che nel 2023 hanno rinunciato alle cure, di cui 2,5 milioni per motivi economici; le inaccettabili diseguaglianze regionali e territoriali; la migrazione sanitaria e i disagi quotidiani sui tempi di attesa e sui pronto soccorso affollati “dimostrano – continua Cartabellotta – che la tenuta del SSN è prossima al punto di non ritorno, che i princìpi fondanti di universalismo, equità e uguaglianza sono stati ormai traditi e che si sta lentamente sgretolando il diritto costituzionale alla tutela della salute, in particolare per le fasce socio-economiche più deboli, gli anziani e i fragili, chi vive nel Mezzogiorno e nelle aree interne e disagiate”.Definanziamento cronico – “La grave crisi di sostenibilità del SSN – afferma Cartabellotta – è frutto anzitutto del definanziamento attuato negli ultimi 15 anni da tutti i Governi, che hanno sempre visto nella spesa sanitaria un costo da tagliare ripetutamente e non una priorità su cui investire in maniera costante: hanno scelto di ridurre il perimetro della tutela pubblica per aumentare i sussidi individuali, con l’obiettivo di mantenere il consenso elettorale, ignorando deliberatamente che qualche decina di euro in più in busta paga non compensano certo le centinaia di euro da sborsare per un accertamento diagnostico o una visita specialistica”. Il Fabbisogno Sanitario Nazionale (FSN) dal 2010 al 2024 è aumentato complessivamente di 28,4 miliardi di euro, in media 2 miliardi di euro per anno, ma con trend molto diversi. Nel periodo pre-pandemico (2010-2019) alla sanità pubblica sono stati sottratti oltre 37 miliardi di euro tra “tagli” per il risanamento della finanza pubblica e minori risorse assegnate rispetto ai livelli programmati. Negli anni 2020-2022 il FSN è aumentato di ben 11,6 miliardi di euro, una cifra tuttavia interamente assorbita dai costi della pandemia COVID-19, che non ha permesso un rafforzamento strutturale del SSN né consentito alle Regioni di mantenere in ordine i bilanci. Per gli anni 2023-2024 il FSN è aumentato di 8.653 milioni di euro: tuttavia, nel 2023 1.400 milioni di euro sono stati assorbiti dalla copertura dei maggiori costi energetici e dal 2024 oltre 2.400 milioni di euro sono destinati ai doverosi rinnovi contrattuali del personale. Le previsioni per il prossimo futuro non lasciano intravedere alcun rilancio del finanziamento pubblico per la sanità: infatti, secondo il Piano Strutturale di Bilancio deliberato lo scorso 27 settembre in Consiglio dei Ministri, il rapporto spesa sanitaria/PIL si riduce dal 6,3% nel 2024-2025 al 6,2% nel 2026-2027. A fronte di una crescita media annua del PIL nominale del 2,8%, nel triennio 2025-2027 il Piano Strutturale di Bilancio stima una crescita media della spesa sanitaria del 2,3% annuo. “Questi dati – spiega Cartabellotta – confermano il continuo e progressivo definanziamento del SSN che non tiene conto dell’emergenza sanità e prosegue ostinatamente nella stessa direzione dei Governi precedenti”.Crescita del peso sulle famiglie – Rispetto al 2022, nel 2023 i dati ISTAT documentano che l’aumento della spesa sanitaria totale (+ 4.286 milioni di euro) è stato sostenuto esclusivamente dalle famiglie come spesa diretta (+3.806 milioni di euro) o tramite fondi sanitari e assicurazioni (+553 milioni di euro), vista la sostanziale stabilità della spesa pubblica (-73 milioni di euro). “Le persone – spiega Cartabellotta – sono costrette a pagare di tasca propria un numero crescente di prestazioni sanitarie, con pesanti ripercussioni sui bilanci familiari. Una situazione in continuo peggioramento, che rischia di lasciare l’universalismo del SSN solo sulla carta, visto che l’accesso alle prestazioni è sempre più legato alla possibilità di sostenere personalmente le spese o di disporre di un fondo sanitario o una polizza assicurativa. Che, in ogni caso, non potranno mai garantire nemmeno ai più abbienti una copertura totale come quella offerta dal SSN”. La spesa out-of-pocket – ovvero quella pagata direttamente dai cittadini – che nel periodo 2021-2022 ha registrato un incremento medio annuo dell’1,6% (+5.326 di euro in 10 anni), nel 2023 si è impennata aumentando del 10,3% (+3.806 milioni di euro) in un solo anno. “Una cifra enorme – commenta il Cartabellotta – e largamente sottostimata, in quanto arginata da vari fenomeni: la limitazione delle spese per la salute, l’indisponibilità economica temporanea e, soprattutto, la rinuncia alle cure”. Infatti, secondo l’ISTAT nel 2023 4,48 milioni di persone hanno rinunciato a visite specialistiche o esami diagnostici pur avendone bisogno, per uno o più motivi: lunghi tempi di attesa, difficoltà di accesso (struttura lontana, mancanza di trasporti, orari scomodi), problemi economici (impossibilità di pagare, costo eccessivo). E per motivi economici nel 2023 hanno rinunciato alle cure quasi 2,5 milioni di persone (4,2% della popolazione), quasi 600mila in più dell’anno precedente.Crolla la spesa per la prevenzione – Rispetto al 2022, nel 2023 la spesa per i “Servizi per la prevenzione delle malattie” si riduce di ben 1.933 milioni di euro (-18,6%). “Tenendo conto che la prevenzione – commenta Cartabellotta – è la “sorella povera” del SSN, al quale viene allocato circa il 6% del finanziamento pubblico, tale riduzione rappresenta un’ulteriore spia del sotto-finanziamento che, inevitabilmente, costringe Regioni e Aziende sanitarie a sottrarre risorse ad un settore sì fondamentale, ma considerato differibile. Ma tagliare oggi sulla prevenzione avrà un costo altissimo in termini di salute negli anni a venire, documentando la miopia di queste scelte di breve periodo”.Crisi del personale sanitario – “La sanità pubblica – commenta Cartabellotta – sta sperimentando una crisi del personale sanitario senza precedenti: inizialmente dovuta al definanziamento del SSN e ad errori di programmazione, oggi, dopo la pandemia, è aggravata da una crescente frustrazione e disaffezione per il SSN. Turni massacranti, burnout, basse retribuzioni, prospettive di carriera limitate ed escalation dei casi di violenza stanno demolendo la motivazione e la passione dei professionisti, portando la situazione verso il punto del non ritorno”. I dati raccolti da organizzazioni sindacali e di categoria documentano infatti il progressivo abbandono del SSN: secondo la Fondazione ONAOSI, tra il 2019 e il 2022 il SSN ha perso oltre 11mila medici per licenziamenti o conclusione di contratti a tempo determinato e ANAAO-Assomed stima ulteriori 2.564 abbandoni nel primo semestre 2023. L’Italia dispone complessivamente di 4,2 medici ogni mille abitanti, un dato superiore alla media OCSE (3,7), ma sta sperimentando il progressivo abbandono del SSN e carenze selettive: oltre ai medici di famiglia, alcune specialità mediche fondamentali non sono più attrattive per i giovani medici, che disertano le specializzazioni in medicina d’emergenza-urgenza, medicina nucleare, medicina e cure palliative, patologia clinica e biochimica clinica, microbiologia, e radioterapia. “Ma la vera crisi – continua Cartabellotta – riguarda il personale infermieristico: nonostante i crescenti bisogni, anche per la riforma dell’assistenza territoriale, il numero di infermieri è largamente insufficiente e, soprattutto, le iscrizioni al Corso di Laurea sono in continuo calo, con sempre meno laureati”. Con 6,5 infermieri ogni mille abitanti, l’Italia è ben al di sotto della media OCSE (9,8), collocandosi tra i paesi europei con il più basso rapporto infermieri/medici (1,5 a fronte di una media europea di 2,4). Inoltre, nel 2022 i laureati in Scienze Infermieristiche sono stati appena 16,4 per 100mila abitanti, rispetto ad una media OCSE di 44,9, lasciando l’Italia in coda alla classifica prima solo del Lussemburgo e della Colombia. Per l’Anno Accademico 2024-2025 sono state presentate 21.250 domande per il Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche a fronte di 20.435 posti, un dato che dimostra la mancata attrattività di questa professione.Livelli Essenziali di Assistenza e divario Nord-Sud – Rispetto ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) – le prestazioni e i servizi che il SSN è tenuto a fornire a tutti i cittadini gratuitamente o dietro il pagamento di un ticket – nel 2022 solo 13 Regioni rispettano gli standard essenziali di cura, con un ulteriore aumento del divario Nord-Sud: Puglia e Basilicata sono le uniche Regioni promosse al Sud, ma comunque in posizioni di coda. “Siamo di fronte – commenta Cartabellotta – ad una vera e propria frattura strutturale Nord-Sud nell’esigibilità del diritto alla tutela della salute. A questo quadro si aggiunge la legge sull’autonomia differenziata, che affonderà definitivamente la sanità del Mezzogiorno, assestando il colpo di grazia al SSN e innescando un disastro sanitario, economico e sociale senza precedenti che avrà conseguenze devastanti per milioni di persone”.Mobilità sanitaria e conseguenze economiche – Anche la mobilità sanitaria evidenzia la forte capacità attrattiva delle Regioni del Nord, con i residenti delle Regioni del Centro-Sud spesso costretti a spostarsi in cerca di cure migliori. In particolare nel decennio 2012-2021 le Regioni del Mezzogiorno hanno accumulato un saldo negativo pari a 10,96 miliardi di euro. “L’aumento della migrazione sanitaria ha effetti economici devastanti non solo sulle famiglie – aggiunge Cartabellotta – ma anche sui bilanci delle Regioni del Mezzogiorno, che risultano ulteriormente impoverite”.Stato di avanzamento del PNRR – Al 30 giugno 2024 sono stati raggiunti i target europei che condizionano il pagamento delle rate all’Italia. “Tuttavia, effettuata la “messa a terra” dei progetti – spiega Cartabellotta – la loro attuazione già risente delle diseguaglianze regionali, in particolare tra Nord e Sud del Paese”. I risultati preliminari del quarto Monitoraggio Agenas sul DM 77/2022 documentano che, al 30 giugno 2024 sono stati dichiarati attivi dalle Regioni il 19% delle Case di Comunità (268 su 1.421), il 59% delle Centrali Operative Territoriali (362 su 611) e il 13% degli Ospedali di Comunità (56 su 429), con ritardi particolarmente marcati nel Mezzogiorno. Il target intermedio sulla percentuale di over 65 in assistenza domiciliare è stato raggiunto a livello nazionale e in tutte le Regioni tranne che in tre Regioni del Sud. Al 31 luglio 2024 sono stati realizzati il 52% dei posti letto di terapia intensiva e il 50% di quelli di terapia sub-intensiva, con nette differenze regionali. “La Missione Salute del PNRR – chiosa Cartabellotta – è una grande opportunità, che rischia di essere vanificata se non integrata in un piano di rafforzamento complessivo della sanità pubblica: non può e non deve diventare una costosa “stampella” per sorreggere un SSN claudicante. Peraltro, la legge sull’autonomia differenziata va “in direzione ostinata e contraria” agli obiettivi dell’intero PNRR che prevedono di ridurre le diseguaglianze regionali e territoriali. Così facendo, non solo si tradiscono le finalità del PNRR, ma si indebitano le future generazioni per aggravare ulteriormente le disparità nell’accesso alle cure tra Nord e Sud”.”Perdere il SSN – conclude Cartabellotta – non significa solo compromettere la salute delle persone, ma soprattutto mortificarne la dignità e ridurre le loro capacità di realizzare ambizioni e obiettivi. È per questo che la Fondazione GIMBE ha aggiornato il Piano di Rilancio del SSN: un programma chiaro in 13 punti che prescrive la terapia necessaria a salvare il nostro SSN “malato”. Un piano che ha come bussola l’articolo 32 della Costituzione e il rispetto dei princìpi fondanti del SSN e mette nero su bianco le azioni indispensabili per potenziarlo con risorse adeguate, riforme coraggiose e una radicale e moderna riorganizzazione. Per attuare questo piano, la Fondazione GIMBE invoca un nuovo patto politico e sociale, che superi divisioni ideologiche e avvicendamenti dei Governi, riconoscendo nel SSN un pilastro della nostra democrazia, uno strumento di coesione sociale e un motore per lo sviluppo economico dell’Italia. Un patto che chiede ai cittadini di diventare utenti informati e responsabili, consapevoli del valore del SSN, e a tutti gli attori della sanità di rinunciare ai privilegi acquisiti per salvaguardare il bene comune”. LEGGI TUTTO

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    Anima, Francesco Betti nominato Group Chief Risk Officer

    (Teleborsa) – Anima ha comunicato l’istituzione della carica di Group Chief Risk Officer. L’incarico è affidato a Francesco Betti, già COO di Anima SGR, che ha acquisito la qualifica di Dirigente Strategico (PDMR) ai fini della normativa vigente con decorrenza 1° ottobre 2024.Come già indicato a luglio, la nuova struttura organizzativa è progettata per supportare l’articolazione e la crescita del Gruppo prospettate dal piano strategico approvato dal Consiglio di Amministrazione nel mese di maggio 2024, anche alla luce delle acquisizioni di Castello SGR e Kairos Partners SGR. LEGGI TUTTO

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    Banche europee, accelera il recupero delle emissioni di bond AT1

    (Teleborsa) – Il CET1 ratio delle banche di importanza sistemica globale (G-SIB) europee ha concluso il secondo trimestre del 2024 al 14,21%, 3 bps in più rispetto ai livelli osservati nel primo trimestre del 2024. L’aumento del ratio è dovuto principalmente alla crescita organica del capitale, che ha contribuito per 35 bps. Le distribuzioni agli azionisti hanno ridotto il rapporto di 25 bps. Le variazioni di RWA hanno avuto un effetto minore (+2 bps), mentre la conversione FX e altri hanno avuto un impatto negativo (-9 bps). È quando emerge dal Prudential Data Report dell’Associazione per i mercati finanziari in Europa (AFME).Allargando lo sguardo, il report evidenzia che il CET1 ratio medio ponderato delle G-SIB europee è aumentato costantemente dal 2014 al 2021. Dopo un calo nel 2022, dovuto alla fine delle misure di conservazione del capitale per il Covid-19, il ratio ha ripreso a salire nel 2023.Le G-SIB europee hanno chiuso il secondo trimestre del 2024 con 768,9 miliardi di euro di capitale CET1, oltre 2 miliardi di euro in più rispetto all’importo riportato nel primo trimestre e 6,4 miliardi di euro in più rispetto ai livelli del secondo trimestre del 2023. Si tratta dell’importo più elevato di capitale CET1 emesso in un trimestre mai registrato.AT1 bondNella prima metà dell’anno, le banche europee hanno emesso un totale di 10,63 miliardi di euro di capitale AT1. L’emissione nel secondo trimestre del 2024 ha rappresentato il 56,4% del totale del primo semestre del 2024, raggiungendo i 6 miliardi di euro. Ciò riflette un aumento del 392% anno su anno e un aumento del 29,6% rispetto al trimestre precedente.Gli AT1 sono titoli di debito emessi dalle banche, che, a differenza delle altre obbligazioni, non hanno scadenza, anche se possono essere rimborsati dalla banca emittente in via anticipata. In caso di dissesto dell’istituto che li ha emessi, i bond AT1 possono essere convertiti in azioni per dotare la banca di capitale aggiuntivo.A seguito dell’episodio di turbolenza del mercato AT1 di marzo 2023 (l’inaspettata svalutazione dei titoli AT1 da parte di Credit Suisse), l’emissione ha iniziato a riprendersi a giugno 2023 e ha gradualmente aumentato durante il resto del 2023. Dopo un’emissione limitata di strumenti AT1 nel primo trimestre, il secondo trimestre del 2024 mostra volumi più forti.I risk premia AT1 sono stabili rispetto ai livelli pre-turbolenza, attestandosi a 362 punti base, 34 punti base al di sotto dei livelli osservati prima dell’episodio di turbolenza di marzo 2023.CoCo bondDa inizio anno, le G-SIB europee hanno emesso un totale di 10,6 miliardi di euro in strumenti Contingent Convertible. Nel secondo trimestre sono stati emessi 6 miliardi di euro, con un aumento del 30% rispetto al trimestre precedente e del 392% rispetto all’anno precedente (rispetto a 1,22 miliardi di euro emessi nel secondo trimestre del 2023). Tutti gli strumenti CoCo emessi nel secondo trimestre del 2024 sono stati classificati come capitale Tier 1.I CoCo bond, ossia i COnvertible COntingent Bond, sono obbligazioni ibride convertibili che, in determinate condizioni, si trasformano in azioni, quindi in capitale della banca.Circa il 65% degli strumenti CoCo Tier 1 emessi dalle GSIB europee dall’inizio dell’anno a giugno 2024 è stato originato sulla base di un trigger di capitale del 7,0%. I restanti hanno avuto un trigger di capitale del 5,125%. Ciò è in contrasto sia con il 2022 che con il 2023, in cui la maggior parte delle emissioni di CoCo Tier 1 ha mostrato un trigger di capitale del 5,125%. LEGGI TUTTO

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    Uvet Hotels apre altre otto strutture in Italia in mete di prestigio

    (Teleborsa) – Salgono a undici le strutture alberghiere complessive a marchio Uvet Hotels tra Italia ed estero. La società del gruppo Uvet (importante polo italiano del turismo) specializzata nella gestione di hotel e resort in tutto il mondo, ha infatti acquisito la gestione di otto nuovi hotel in mete di prestigio: l’Hotel Piccolo di Portofino, il Royal di Positano, il Palumbalza di Porto Rotondo, l’Alaska di Cortina d’Ampezzo, l’Hotel Les Jumeaux di Courmayeur, il Miramonti di Corvara, il Ca’ Zusto e l’Hotel Giudecca a Venezia (oltre a Sicilia, Milano e Maldive).Uvet Hotels diventa così l’unico gruppo italiano a gestire queste sette destinazioni di lusso in Italia e può offrire complessivamente oltre 770 camere in tutto il mondo.”Sono orgoglioso di annunciare l’acquisizione della gestione di otto nuovi hotel nelle più prestigiose destinazioni italiane e del mondo. L’espansione di Uvet Hotels in Italia dimostra la strategia del Gruppo mirata a cogliere le opportunità dettate dal crescente interesse e dalla domanda in aumento da parte sia dei turisti stranieri sia italiani, verso il nostro Paese – ha commentato Luca Patanè, Presidente del Gruppo Uvet – Stiamo puntando su località esclusive che offrono un’esperienza autentica e un servizio personalizzato, con l’obiettivo di rispondere al meglio alle aspettative di una clientela internazionale esigente”.Uvet Hotels, in ottica di continuità operativa, ha deciso di confermare l’organico degli hotel pari a oltre 200 persone.Le nuove strutture si aggiungono al Gangehi Island Resort delle Maldive, al Baia dei Mulini Resort in Sicilia e all’Hotel Berna di Milano, portando a undici il totale delle strutture alberghiere gestite da Uvet Hotels. LEGGI TUTTO

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    TTG 2024, inaugura domani a Rimini la 61esima edizione

    (Teleborsa) – Il mondo del turismo si dà appuntamento a Rimini. Parte infatti domani, nei padiglioni della fiera di Rimini, la 61esima edizione di TTG Travel Experience organizzata da Italian Exhibition Group (IEG), in concomitanza con InOut|The Contract Community, l’appuntamento dedicato all’intera community dell’indoor e dell’outdoor per l’accoglienza turistica. Con 2.700 brand espositori, 55 start-up e oltre mille buyer esteri provenienti da 75 Paesi, il quartiere fieristico di Rimini è pronto ad accogliere la più ampia offerta turistica italiana con le 20 Regioni e più di 66 destinazioni estere (11 in più rispetto all’edizione 2023).TTG Travel Experience e InOut|The Contract Community saranno inaugurate ufficialmente alle ore 12 nella Main Arena (Hall Sud). Alla cerimonia di apertura, moderata dal giornalista Claudio Calì, interverranno Maurizio Ermeti, Presidente di Italian Exhibition Group, Jamil Sadegholvaad, Sindaco di Rimini, Andrea Corsini, Assessore al Turismo della Regione Emilia-Romagna, Pier Ezhaya, Presidente di ASTOI-Confindustria Viaggi, Franco Gattinoni, Presidente di FTO-Federazione Turismo Organizzato, Flavio Ghiringhelli, Presidente di IBAR-Italian Board Airline Representatives, Bernabò Bocca, Presidente di Federalberghi, Federico Pedini Amati, Segretario di Stato per il Turismo della Repubblica di San Marino, Gian Marco Centinaio, Vicepresidente Senato della Repubblica e Daniela Santanchè, Ministro per il Turismo.”Veritas” è il tema portante dell’edizione di quest’anno, un vero e proprio monito per il settore turistico, che oggi più che mai ha l’esigenza di basarsi su racconti veritieri dei territori, dati di tendenza certi, analisi di mercato scientificamente comprovabili. “Saranno oltre 200 gli eventi organizzati nelle nove arene della fiera con più di 250 voci autorevoli del settore, che per tre giorni – spiega Gloria Armiri, a capo della divisione Travel & Tourism di IEG – affronteranno i temi attuali che attraversano tutta l’industria turistica, dalle nuove tendenze dell’hospitality, alla leadership femminile nel mondo del lavoro fino all’inclusione sociale, dalle neuroscienze per il settore, fino all’impatto del cambiamento climatico sul turismo”. Tra gli obiettivi principali, quello di offrire l’opportunità di intercettare i nuovi trend del settore, esplorare nuovi format turistici e fornire ai professionisti strumenti, idee e occasioni di confronto per ampliare il proprio business. Grazie all’analisi condotta dall’Osservatorio Travel Innovation del Politecnico di Milano, in anteprima saranno presentati in fiera i dati sul mercato dei viaggi nel 2024, suddivisi secondo diversi ambiti: ospitalità, mobilità, turismo organizzato ed esperienze outdoor. Uno sguardo sul futuro sarà offerto da Travel&Hospitality Vision +25 by TTG, in grado di rivelare i segnali che orienteranno le scelte del mercato turistico nei prossimi tre anni.Un’importante novità, infine, riguarda InOut|The Contract Community: in fiera sarà assegnato per la prima volta l’ADI InOut Hospitality Design Award, il riconoscimento in collaborazione con ADI – Associazione per il disegno industriale che premierà i migliori progetti dedicati all’hospitality. LEGGI TUTTO

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    Servizi Italia, TP ICAP Midcap: prezzo OPA riflette valore, ma non include premio di controllo

    (Teleborsa) – Il prezzo di 2,37 euro proposto da Coopservice per acquisire tutte le azioni di Servizi Italiariflette “correttamente” il valore intrinseco del gruppo, ma non include alcun premio di controllo concesso agli azionisti di minoranza. Lo affermano gli analisti di TP ICAP Midcap dopo l’annuncio di ieri sera con cui è stato lanciato un nuovo tentativo di OPA finalizzata al delisting da parte del veicolo Cometa, che rappresenta Coopservice.Nove mesi dopo la mancata acquisizione di Servizi Italia, il veicolo di Cometa è infatti tornato a proporre un’offerta in contanti di 2,37 euro per azione, con un premio del 12% rispetto al prezzo di chiusura del 07 ottobre 2024.Gli analisti ricordano che Cometa ha tentato di acquistare Servizi Italia tra novembre 2023 e gennaio 2024 con un’offerta iniziale di 1,65 euro/azione, rivalutata a 1,92 euro/azione, ma alla fine non è andata a buon fine perché circa il 2% del capitale non è stato offerto. Questo tentativo di riacquisto ha avuto il merito di rilanciare il prezzo delle azioni del gruppo, che da allora è salito a 2,1 euro/azione. A seguito del piano di riacquisto di azioni proprie orchestrato dal gruppo, il numero di azioni detenute in portafoglio è pari all’8,44%, a cui va aggiunto il 62,42% detenuto da Cometa. L’OPA ha quindi come obiettivo il 24,14% del capitale di Servizi Italia, società quotata su Euronext STAR Milan e leader nel settore dei servizi integrati di noleggio, lavaggio e sterilizzazione di materiali tessili e strumentario chirurgico per le strutture ospedaliere. LEGGI TUTTO

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    Milano tiene la posizione in un’Europa debole. Ripiega il petrolio

    (Teleborsa) – Seduta in calo per le principali Borse europee, in una seduta povera di dati macro, in attesa dell’inizio della stagione delle trimestrali. Intanto a Wall Street l’S&P-500 segna un aumento dello 0,53%. I listini del Vecchio Continente scontano la delusione per la mancanza di provvedimenti concreti in Cina su misure di stimolo all’economia, che ha innescato le vendite sui titoli legati alle Materie Prime, ai Beni di Consumo, in particolare al Lusso. Il governo cinese inoltre ha annunciato che inizierà a imporre dazi provvisori sul brandy importato dall’Unione Europea.Gli interventi dei banchieri centrali europei (Nagel, Centeno e Vasle) continuano ad offrire un messaggio piuttosto univoco circa la possibilità di un nuovo taglio a ottobre, ma contestualmente suggeriscono cautela nel ritmo delle prossime mosse della BCE, fanno notare gli analisti di Intesa Sanpaolo.Sostanzialmente stabile l’Euro / Dollaro USA, che continua la sessione sui livelli della vigilia e si ferma a 1,098. Sostanzialmente stabile l’oro, che continua la sessione sui livelli della vigilia a quota 2.639 dollari l’oncia. Profondo rosso per il petrolio (Light Sweet Crude Oil), che continua gli scambi a 74,34 dollari per barile, in netto calo del 3,63%.Invariato lo spread, che si posiziona a +131 punti base, con il rendimento del BTP decennale che si attesta al 3,57%.Tra le principali Borse europee andamento cauto per Francoforte, che mostra una performance pari a -0,1%, Londra scende dell’1,20%, e calo deciso per Parigi, che segna un -0,71%.Sostanzialmente stabile Piazza Affari, che continua la sessione sui livelli della vigilia, con il FTSE MIB che si ferma a 33.757 punti; sulla stessa linea, resta piatto il FTSE Italia All-Share, con le quotazioni che si posizionano a 35.896 punti. Consolida i livelli della vigilia il FTSE Italia Mid Cap (-0,15%); poco sopra la parità il FTSE Italia Star (+0,32%).In cima alla classifica dei titoli più importanti di Milano, troviamo Banca MPS (+2,96%), DiaSorin (+2,93%), Amplifon (+2,16%) e Italgas (+2,12%).Le peggiori performance, invece, si registrano su Saipem, che ottiene -2,28%. Sotto pressione Recordati, con un forte ribasso del 2,17%. Soffre ENI, che evidenzia una perdita del 2,16%. Preda dei venditori Moncler, con un decremento del 2,15%.Tra i migliori titoli del FTSE MidCap, Moltiply Group (+2,19%), Anima Holding (+1,59%), Sanlorenzo (+1,23%) e GVS (+1,20%).Le più forti vendite, invece, si manifestano su Ferragamo, che prosegue le contrattazioni a -3,59%. Si concentrano le vendite su Ariston Holding, che soffre un calo del 3,08%. Vendite su Technoprobe, che registra un ribasso del 2,83%. Seduta negativa per Caltagirone SpA, che mostra una perdita dell’1,76%. LEGGI TUTTO