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    CCS, il piano “proibitivo” dell’Europa potrebbe presentare un conto da 140 miliardi

    (Teleborsa) – La maggior parte delle applicazioni di CCS (Carbon Capture and Storage) pianificate in Europa sono troppo costose per funzionare su base commerciale e non sono affatto pronte per essere implementate. Lo sostiene l’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA), un think tank che si occupa di energia, in un nuovo report sul tema. Sebbene i progetti CCS siano operativi dal 1971, principalmente a supporto delle operazioni di produzione nel settore petrolifero e del gas, la loro applicazione in altri settori industriali sembra ancora lontana dall’essere dimostrata.Di cosa parliamoLa cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio (CCUS) si riferisce a una serie di tecnologie che catturano il carbonio da grandi fonti, come impianti di produzione di energia o impianti industriali che utilizzano combustibili fossili o biomassa come combustibile. Il carbonio catturato viene quindi utilizzato in loco o in un’altra posizione: questa è l’utilizzazione o la “U”. Se il carbonio non viene utilizzato, si parla di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS). In questo scenario, il carbonio viene compresso e trasportato tramite condotte, navi o ferrovie per essere iniettato in formazioni geologiche profonde. Si tratta di giacimenti di petrolio e gas esauriti o falde acquifere saline, che intrappolano l’anidride carbonica (CO2) per lo stoccaggio permanente.Il primo impianto è stato il Terrell Natural Gas Processing Plant in Texas, Stati Uniti, aperto nel 1972 per catturare e utilizzare la CO2 per il recupero avanzato del petrolio (enhanced oil recovery, EOR) in un vicino giacimento petrolifero. Attualmente sono in funzione 47 strutture commerciali a livello globale, che catturano 50 milioni di tonnellate di CO2 (MtCO2) all’anno, di cui il 73% viene utilizzato per EOR.La situazione in EuropaAttualmente l’Europa ha poco meno di 200 progetti CCS pianificati per molteplici settori ad alta intensità di emissioni e si prevede che oltre il 90% delle emissioni di queste strutture provenga da settori in cui la tecnologia è in fase di prototipo o dimostrazione.Dei 195 progetti in attesa, 11 progetti sono attualmente in costruzione. Degli 11 progetti di cattura in costruzione, due prevedono di utilizzare la CO2 per applicazioni industriali, la destinazione della CO2 di un progetto è sconosciuta, mentre gli altri otto saranno legati a uno dei due nuovi impianti di stoccaggio in fase di sviluppo. Questi due principali progetti di stoccaggio inietteranno la CO2 catturata da diversi siti di emissioni industriali in tutta Europa. Il primo a essere completato sarà il progetto Northern Lights in Norvegia, che dovrebbe entrare in funzione nel 2025. Il secondo è il progetto Porthos nei Paesi Bassi, che dovrebbe essere completato nel 2026.La stima dei costiLe stime dei costi effettivi per i progetti CCS variano notevolmente e la maggior parte non è di pubblico dominio. Quando si sommano i costi medi di cattura, trasporto offshore e stoccaggio, il costo del CCS per tonnellata varia da 123 a 341 dollari, calcola l’IEEFA. Costi di cattura inferiori di 30 dollari per tonnellata o inferiori sono evidenti nell’elaborazione del gas e nei biocarburanti. All’altro estremo della scala, la cattura diretta dall’aria costa in media 238 dollari per tonnellata a causa della difficoltà di elaborazione della CO2 dall’aria e dell’intensità energetica richiesta. Si prevede che i prezzi del carbonio dell’UE raggiungeranno una media di 95-103 dollari nel periodo 2021-2030, molto più bassi del costo medio del CCS in tutti i settori industriali.L’IEEFA stima che il costo totale dei progetti CCS pianificati in Europa ammonterà a 520 miliardi di euro. Questa cifra si basa sul costo medio per tonnellata di CO2 catturata, trasportata e immagazzinata in ogni settore per un periodo di vita di progetto di 20 anni. Mentre gli incentivi finanziari sotto forma di pagamenti ridotti del del sistema di scambio di emissioni (ETS) coprire circa tre quarti dei costi del progetto, il resto dovrà essere sostenuto dai governi. Ciò potrebbe significare che ai contribuenti saranno richiesti fino a 140 miliardi di euro.Il commento dell’esperto”C’è una reale mancanza di informazioni finanziarie disponibili sui progetti, principalmente perché ce ne sono così pochi e perché il CCS nei settori industriali, escluso il settore petrolifero e del gas, è più teorico che dimostrato”, spiega a Teleborsa Andrew Reid, analista energetico dell’IEEFA e autore del rapporto. “Al momento, non ci sono progetti “più promettenti” o “economici” in quanto il livello di prontezza tecnologica è basso, la legislazione è agli inizi e i costi sono ancora più alti rispetto all’uso di alternative”, aggiunge.Nonostante ciò, le tempistiche proposte per i progetti CCS europei sono eccessivamente ottimistiche. Circa 90 dovranno essere operativi entro il 2030 nell’Unione Europea e nel Regno Unito affinché entrambi raggiungano i loro obiettivi di cattura del carbonio. Attualmente, ci sono tre progetti CCS operativi nell’Unione Europea e nessuno nel Regno Unito.”Raddoppiare gli obiettivi irrealistici rischia di lasciare poco tempo per ridurre le emissioni attraverso misure alternative quando ci si renderà conto che il contributo del CCS al net zero probabilmente fallirà. I policymaker dovrebbero iniziare a lavorare con urgenza per mettere in atto soluzioni più pratiche”, afferma Reid.Secondo l’esperto, soluzioni più pratiche dovrebbero essere considerate sia dal punto di vista della domanda che dell’offerta: “Dal lato della domanda, l’uso di energia dovrebbe essere ridotto attraverso una maggiore efficienza, incluso un migliore isolamento per le case e i locali commerciali, ad esempio. Dal lato dell’offerta, si dovrebbe passare più spesso dall’energia fossile a un maggiore utilizzo di elettricità generata da fonti rinnovabili per il riscaldamento, la cucina, i trasporti e gli usi industriali”.(Foto: Marek Piwnicki on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Verbali Fed, FOMC diviso su entità taglio alla riunione di settembre

    (Teleborsa) – Quasi tutti i partecipanti alla scorsa riunione del FOMC, in cui è stato deciso un taglio dei tassi di interesse da 50 punti base, hanno ritenuto che i rischi per il raggiungimento degli obiettivi di occupazione e inflazione fossero “più o meno in equilibrio”. Alla luce dei progressi sull’inflazione e dell’equilibrio dei rischi, “tutti i partecipanti hanno concordato che fosse appropriato allentare la posizione della politica monetaria”. È quanto emerge dai verbali della Fed della riunione del 17 e 18 settembre. Tuttavia, le minute hanno mostrato un certo disaccordo sull’entità della sforbiciata al costo del denaro, anche se alla fine sono un membro del FOMC (Michelle Bowman) ha votato contro perché avrebbe preferito un taglio da 25 punti base.Una “sostanziale maggioranza” dei partecipanti ha sostenuto l’abbassamento di 50 punti base. Questi partecipanti hanno generalmente osservato che tale ricalibrazione della posizione della politica monetaria inizierebbe a portarla in un migliore allineamento con i recenti indicatori di inflazione e del mercato del lavoro. Hanno anche sottolineato che una mossa del genere aiuterebbe a sostenere la forza dell’economia e del mercato del lavoro continuando a promuovere progressi sull’inflazione e rifletterebbe l’equilibrio dei rischi.”Alcuni” partecipanti hanno osservato che c’era stato un caso plausibile per un taglio del tasso di 25 punti base alla riunione precedente e che i dati nel periodo intermedio avevano fornito ulteriori prove che l’inflazione era su un percorso sostenibile verso il 2 percento mentre il mercato del lavoro continuava a raffreddarsi. Tuttavia, notando che l’inflazione era ancora in qualche modo elevata mentre la crescita economica rimaneva solida e la disoccupazione rimaneva bassa, “alcuni” partecipanti hanno osservato che avrebbero preferito una riduzione di 25 punti base dell’intervallo target in questa riunione e “pochi altri” hanno indicato che avrebbero potuto sostenere tale decisione.”Diversi” partecipanti hanno osservato che una riduzione di 25 punti base sarebbe in linea con un percorso graduale di normalizzazione delle politiche che consentirebbe ai decisori politici di valutare il grado di restrizione delle politiche man mano che l’economia si evolveva. “Alcuni” partecipanti hanno anche aggiunto che una mossa di 25 punti base potrebbe segnalare un percorso più prevedibile di normalizzazione delle politiche. “Alcuni” partecipanti hanno osservato che in questa riunione sarebbe stato più importante il percorso complessivo di normalizzazione delle politiche, piuttosto che l’entità specifica dell’allentamento iniziale, nel determinare il grado di restrizione delle politiche.(Foto: @ Shutterstock) LEGGI TUTTO

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    Alberto Bombassei resta con lo 0,42% di Pirelli

    (Teleborsa) – Alberto Bombassei, ?fondatore e presidente emerito di Brembo, ha lo 0,42% di Pirelli, produttore italiano di pneumatici che fa parte del FTSE MIB. È quanto emerge dalle comunicazioni della CONSOB relative alle partecipazioni rilevanti, dove viene segnalato che l’operazione risale al 2 ottobre 2024. La quota precedente, al 10 ottobre 2022, era al 6%.La comunicazione è stata effettuata dal dichiarante a seguito della cessione da parte della controllata Brembo della totalità della partecipazione dalla stessa detenuta in Pirelli, attraverso una procedura di accelerated bookbuilding (ABB). LEGGI TUTTO

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    Enpam: rendimento netto investimenti al 7% nel 2023, patrimonio a 27 miliardi

    (Teleborsa) – Gli investimenti dell’ente di previdenza dei medici hanno avuto un rendimento del 7% al netto di costi e di tasse. Il dato, riferito all’anno 2023, è stato comunicato dal presidente dell’Enpam Alberto Oliveti al congresso Fimmg in corso a Villasimius (Cagliari).”Dal 2012 ad oggi abbiamo visto il nostro patrimonio aumentare dai 12 miliardi ai 27 miliardi attuali – ha spiegato il presidente dell’Enpam – Tanti soldi, tutti destinati a pagare le pensioni prossime venture. Come sappiamo, infatti, siamo in una fase di pagamento di pensioni numerose e consistenti, perché numerosi e di misura consistente sono i versamenti di chi li ha fatti”.I rendimenti sono elevati anche guardando le medie pluriennali, sempre validate dalla Covip. Nello specifico per il periodo 2019-2023 la media è stata del 2,8%, sempre al netto di costi e imposte, un risultato particolarmente buono nonostante il Covid e le crisi legate ai conflitti internazionali. LEGGI TUTTO

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    Alkemy, Tamburi ha 11,3% dei diritti di voto dopo intervenuta maggiorazione

    (Teleborsa) – Tamburi Investment Partners (TIP), gruppo industriale indipendente e diversificato quotato su Euronext STAR Milan, ha superato la soglia rilevante del 10% in Alkemy, società specializzata nell’evoluzione del modello di business di grandi e medie aziende e quotata su Euronext STAR Milan, come conseguenza all’intervenuta variazione dei diritti di voto a seguito della maturazione della maggiorazione del voto con riferimento a 404.000 azioni detenute dal veicolo Startip.A seguito di tale maggiorazione, TIP detiene 404.000 azioni di Alkemy per le quali è maturato il diritto alla maggiorazione per un totale di 808.000 diritti di voto, pari al 11,320% dei diritti di voto totali.Secondo quanto emerge dalle comunicazioni a CONSOB, necessarie per il superamento della soglia, TIP non ha intenzione di acquisire il controllo di Alkemy e si riserva il diritto di esercitare i propri diritti in qualità di azionista.Inoltre, TIP non è attualmente parte di accordi e patti parasociali e si riserva di esprimere le proprie intenzioni in merito ad esito dei prossimi sviluppi legati, tra gli altri, all’OPA in corso. LEGGI TUTTO

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    UniCredit, Goldman Sachs riduce la quota potenziale

    (Teleborsa) – Goldman Sachs continua a muoversi sul capitale di UniCredit, sia tramite la compravendita di azioni che di altri strumenti. Secondo le comunicazioni della CONSOB relative alle partecipazioni rilevanti, con riferimento al 2 ottobre 2024, la banca d’affari statunitense ha una quota potenziale dello 0,772% del capitale.Scendendo nei dettagli, lo 0,003% sono diritti di voto riferibili ad azioni, lo 0,003% è una partecipazione potenziale e lo 0,766% sono altre posizioni lunghe con regolamento fisico e in contanti.Due giorni fa era emersa una partecipazione complessiva del 6,68% nella banca italiana al 30 settembre, per lo più contratti swap e future e opzioni di acquisto. LEGGI TUTTO

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    Visibilia, Athena Pubblicità effettua versamento residuo della tranche riservata dell’AuCap

    (Teleborsa) – Visibilia Editore, società quotata su Euronext Growth Milan e attiva nell’editoria periodica e nella gestione della pubblicità sui periodici, ha reso noto che Athena Pubblicità ha effettuato il versamento a saldo della Tranche Riservata dell’aumento di capitale deliberato dall’Assemblea Straordinaria della società in data 25 luglio 2024 per un importo massimo complessivo di 6.188.470,77 euro, da imputarsi integralmente a capitale sociale, in due tranches.Con l’integrale liberazione della Tranche Riservata, l’Amministratore Giudiziario Maurizio Irrera, in esecuzione del mandato ricevuto, ha dotato Visibilia Editore delle risorse per dare corso al risanamento dell’esposizione debitoria della società e della controllata Visibilia Editrice, con le modalità e le tempistiche previste dal Piano Attestato.Le tempistiche prevedono, in quanto a Visibilia Editore, il pagamento integrale – in linea capitale – di tutti i debiti sociali (con l’eccezione del debito verso SIF Italia, in quanto postergato) entro il 31 ottobre 2024.In quanto a Visibilia Editrice, il pagamento integrale dei debiti, entro il 31 dicembre 2024, con le seguenti modalità: pagamento integrale dei debiti tributari non oggetto di rateizzazione, dei debiti previdenziali e verso dipendenti, nonché il pagamento integrale dei debiti verso i professionisti entro il mese di ottobre 2024; pagamento dei debiti verso i fornitori e verso le banche, senza interessi (i) a mezzo di versamenti in una o più tranche a partire dal mese di ottobre 2024 ed entro il 31 dicembre 2024, (ii) per il residuo in rate mensili sino al mese di dicembre 2025 a mezzo di cessione pro soluto del credito (e delle relative garanzie) vantato verso Visibilia in Liquidazione e oggetto di accollo da parte di Athena Pubblicità; chiusura anticipata delle rateizzazioni dei debiti tributari entro il 31 dicembre 2024. Al fine di estinguere l’intero debito entro il mese di dicembre 2024 (anziché entro le successive scadenze dei singoli piani di rateizzazione già assentiti), il Piano Attestato prevede che Athena Pubblicità esegua entro il mese di novembre 2024 un finanziamento soci dell’importo di 500.000 euro a favore di Visibilia Editore (la quale, a sua volta, provvederà al trasferimento delle somme a Visibilia Editrice). LEGGI TUTTO

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    Nuzzi (CDP): nel private debt italiano c’è conclamato fallimento di mercato

    (Teleborsa) – “Nel mercato del private debt italiano c’è un conclamato fallimento di mercato. Il mercato della finanza alternativa con riferimento al private debt vale 1 miliardo di euro all’anno in Italia, e noi nelle attività di raccolta sviluppiamo tra il 30% e il 70% del totale a seconda degli anni. Quindi è, e sarà sempre più, rilevante l’operatività di CDP per sviluppare nuove iniziative”. Lo ha affermato Andrea Nuzzi, Head of Corporate and Financial Institutions di CDP, durante un evento sul mercato dei capitali organizzato da EQUITA e Luiss Business School.Riguardo al ruolo di CDP nel finanziare le imprese italiane, Nuzzi ha fatto notare che “mentre tutto il settore bancario ha visto un deleveraging, il nostro book è aumentato negli ultimi due anni. Sarebbero bello se ci fossero più investitori istituzionali, renderebbero l’ecosistema più fluido”.”Noi agiamo a monte per rendere l’industria il più fluida possibile – ha sottolineato Nuzzi – E facciamo un’attività di raccordo molto importante, anche perché se CDP investe in un’operazione allora anche altri partecipano, e spesso con una due diligence anche più veloce”.Guardando al futuro, “un asset su cui stiamo lavorando è il venture debt e speriamo di lanciare presto un’iniziativa in questo senso”. LEGGI TUTTO