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    BEI: 30 milioni di euro per migliorare efficienza e resilienza del servizio idrico a Pescara

    (Teleborsa) – La Banca europea per gli investimenti (BEI) ha annunciato un finanziamento da 30 milioni di euro a favore dell’Azienda Comprensoriale Acquedottistica S.p.A (ACA), l’utility che fornisce servizi idrici integrati a circa 450mila persone nelle Province di Pescara, Chieti e Teramo. La prima tranche da 20 milioni di euro è stata firmata da Milena Messori, capo dell’Ufficio BEI in Italia, e da Giovanna Brandelli, presidente di ACA. Questo finanziamento, sostenuto dal programma InvestEU dell’Unione Europea, è destinato a supportare il programma di investimenti per l’acqua e le acque reflue di ACA per il periodo 2024-2026.Il presente finanziamento – fa sapere la Bei in una nota – rappresenta il primo “Prestito Verde” della BEI ad una impresa in Abruzzo. Il “Prestito Verde” della BEI viene applicato ai progetti indirizzati alla sostenibilità, l’azione climatica e alla cura dell’ambiente. Tra le principali iniziative finanziate figurano l’estensione della rete idrica per garantire un accesso più ampio e affidabile all’acqua e l’introduzione di tecnologie avanzate per aumentare la qualità dell’acqua e la gestione delle acque reflue. Parallelamente, verranno implementate soluzioni per ottimizzare i processi operativi, riducendo i costi e incrementando l’efficienza complessiva del sistema idrico. L’attenzione particolare all’aumento della resilienza del settore di fronte a futuri eventi climatici estremi – spiega la nota – rafforzerà la capacità del territorio di affrontare periodi di siccità e crisi idriche come quella che ha colpito l’Abruzzo nel 2024. Questo progetto avrà un impatto positivo non solo sulla gestione delle risorse idriche, ma anche sulla qualità della vita dei cittadini.L’accordo si inserisce nel quadro di una collaborazione già avviata tra la BEI e la città di Pescara, che nel marzo 2022 ha visto la firma di 35 milioni di euro per il rinnovo delle strutture di smistamento dei rifiuti, l’acquisto di veicoli a basso impatto ambientale e il miglioramento dell’efficienza energetica in scuole e edifici pubblici.”Con questo nuovo accordo, ribadiamo la nostra vicinanza alle utility italiane e il nostro impegno per il miglioramento delle infrastrutture idriche in Italia – ha dichiarato Messori –. Grazie al sostegno di InvestEU, stiamo aiutando ACA Pescara a ridurre le perdite d’acqua, aumentare l’efficienza e garantire un servizio idrico di alta qualità ai cittadini, anche di fronte alle sfide poste dai cambiamenti climatici.””Il finanziamento – spiega Brandelli – rappresenta il primo Prestito Verde della BEI ad una impresa in Abruzzo. I 30 milioni di euro a favore di ACA avranno un impatto importante sul miglioramento della rete idrica presente sul territorio e garantiranno un servizio migliore nei prossimi anni. È la prima volta che ACA riceve una somma del genere da una banca così prestigiosa. Questa è la prova che il percorso intrapreso dall’Azienda inizia a mostrare i suoi frutti con una ricaduta positiva del servizio. L’attenzione particolare all’aumento della resilienza del settore di fronte a futuri eventi climatici estremi rafforzerà la capacità del territorio di affrontare periodi di siccità e crisi idriche come quella che ha colpito l’Abruzzo nel 2024″. Italia maggiore beneficiario delle risorse BEI dedicate al settore idrico Con più di 1.640 progetti e circa 84 miliardi di euro di finanziamenti erogati dal 1958 ad oggi, la BEI è uno dei principali finanziatori del settore idrico a livello mondiale. In particolare, l’Italia è stata il maggior beneficiario delle risorse BEI dedicate al settore idrico negli ultimi 10 anni, con operazioni finanziate firmate per un oltre 4miliardi di euro. Il prestito a ACA Pescara, il primo ricevuto dalla BEI, si aggiunge a quelli recentemente annunciati con Iren (200 milioni di euro); Valle Umbra Servizi (35milioni di euro); ETRA (100 milioni di euro);Acquedotto Pugliese (270 milioni di euro); Como Acqua (50 milioni di euro); Gruppo Hera (460 milioni di euro); ACEA (435 milioni di euro); Acque (130 milioni di euro); e CIIP (50 milioni di euro). LEGGI TUTTO

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    Ford scivola dopo i conti e le stime prudenti per il 2025

    (Teleborsa) – Ribasso per Ford Motor, che tratta in perdita del 6,34% sui valori precedenti.La casa automobilistica ha alzato il velo sui risultati e dichiarato che le forti perdite nel settore delle auto elettriche avranno un impatto sugli utili di quest’anno. Ford ha registrato ricavi nel quarto trimestre 2024 pari a 48,2 miliardi di dollari, in aumento di 2,2 miliardi di dollari rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’utile netto del quarto trimestre è stato di 1,8 miliardi di dollari (vs perdita di 0,5 miliardi un anno prima); l’EBIT rettificato è stato di 2,1 miliardi di dollari (vs 1,1 miliardi un anno prima).L’andamento del principale produttore di automobili al mondo nella settimana, rispetto all’S&P 100, rileva una minore forza relativa del titolo, che potrebbe diventare preda dei venditori pronti ad approfittare di potenziali debolezze.Il panorama di medio periodo conferma la tendenza rialzista di Ford Motor. Tuttavia, l’esame della curva a breve, evidenzia un rallentamento della fase positiva al test della resistenza 9,56 USD, con il supporto più immediato individuato in area 9,27. All’orizzonte è prevista un’evoluzione negativa nel breve termine verso il bottom identificato a quota 9,17. LEGGI TUTTO

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    Vacanze 2025, Osservatorio Compass: 2 italiani su 3 pronti a partire in estate. Spesa media 1.130 euro a persona

    (Teleborsa) – Dopo le festività di Natale, gli italiani pensano già alle vacanze estive. A programmarle sono 2 intervistati su 3 ma senza dimenticare i ponti primaverili, che sarannol’occasione per viaggiare per più di 1 italiano su 4. I prezzi sono determinanti per la scelta della meta così come per le modalità di pagamento adottate. In generale, gli italiani spendono in mediacirca 1.130 euro a persona, cifra che sale a quasi 1.900 euro per i viaggi extraeuropei. Per agevolare il budget, il 26% degli italiani prenderebbe in considerazione il Buy Now Pay Later (BNPL), quota che sale ulteriormente tra i viaggiatori che organizzano con anticipo la propria vacanza. Sono queste le principali evidenze del nuovo Osservatorio Compass dedicato alle previsioni per le vacanze 2025 e divulgato in occasione della BIT 2025, in programma a Milano dal 9 all’11 febbraio. Vacanze e italiani: a metà piace variare destinazione ogni anno Nel 2024, il 72% degli italiani si è concesso una vacanza durante il periodo estivo, mentre una minoranza ha deciso di temporeggiare posticipando la partenza alla stagione invernale (23%). E nel 2025? È ancora presto per capire come varieranno le scelte in tema di viaggi, ma una cosa è certa: gli italiani non amano la monotonia. La metà del campione (47%) dichiara infatti di variare meta di viaggio ogni anno. Solo il 15% torna sempre nei luoghi del cuore, mentre il restante 38% alterna l’abitudine con la scelta di nuove mete. A prescindere dalla destinazione, l’Osservatorio Compass stima che 2 italiani su 3 (65%) hanno già in programma una vacanza nei prossimi mesi estivi. Particolarmente sfruttati dagli italiani per staccare la spina dalla quotidianità (28%) saranno anche i ponti tra Pasqua e 1° maggio. La maggior parte delle persone pensa comunque alle proprie vacanze cercando di conciliare il proprio budget con la ricerca di novità. Non sorprendono le differenze generazionali: per i Boomer è importante trovare un luogo tranquillo e poco affollato, diversamente dagli esponenti della Gen Z per cui non conta tanto il posto quanto i compagni di viaggio. Vacanze sì, ma dove?Il mare resta la meta più ambita a tutte le età: il 48% della popolazione ha infatti in programma di visitare una località marittima la prossima estate. Nella Top 4 delle preferenze degli italiani seguono il viaggio itinerante (16%), la montagna (12%) e le città d’arte (7%), queste ultimeparticolarmente apprezzate dai più giovani. I tour dedicati all’arte sono comunque attrattivi per buona parte degli italiani, a giudicare dall’intenzione, per il 71% degli intervistati, di intraprendere nei prossimi mesi un viaggio all’insegna della cultura. Quanto alla durata del soggiorno, la metà di chi viaggia trascorrerà una settimana fuori casa. Tuttavia, con il crescere dell’età aumentano anche i giorni di permanenza della vacanza, specialmente per coloro che prevedono di raggiungere destinazioni a lungo raggio. Prenotazioni e budget: quanto spendono gli italianiLa prenotazione anticipata permette spesso di risparmiare. A gennaio 2025 solo 1 persona su 10 ha già prenotato, mentre la maggior parte degli italiani lo farà nei prossimi mesi (74%). I giovani della Gen Z prenoteranno a ridosso (19%), o non prenoteranno affatto (8%). Per quanto riguarda le modalità, circa il 65% delle persone prenoterà in completa autonomia sfruttando i canali online, dato che aumenta progressivamente tra le generazioni più giovani, arrivando al 79% per la Gen Z.Al contrario, le generazioni più adulte si rivolgeranno ad agenzie viaggi e tour operator. In fase di prenotazione, i viaggiatori ambiscono ad assicurarsi la cancellazione gratuita last minute (56%) e lo sconto immediato del 10% (1 intervistato su 3). Questa soluzione è preferita soprattutto da chi prevede viaggi avventura o verso destinazioni extra-europee. Il budget medio stimato per una vacanza di almeno 3-4 notti sarà circa di 1.130 euro a persona, cifra che tocca i 1.600euro per soggiorni che superano le 8 notti e che sale a quasi 1.900 euro nei viaggi extra-europei. Rispetto al 2024, quasi 1 viaggiatore su 3 prevede di spendere di più per gli spostamenti verso la destinazione e per l’alloggio, anche se complessivamente quasi la metà del campione manterrà lo stesso budget.Il Buy Now Pay Later: una soluzione di pagamento flessibile per godersi meglio le vacanzeIn alternativa al pagamento dell’intero importo al momento della prenotazione, o della formula “acconto e saldo” concordato con la struttura ricettiva, nel settore del turismo prendono sempre più piede soluzioni di pagamento alternative come il Buy Now Pay Later (BNPL). Questa formula di dilazione è ritenuta interessante dal 26% degli intervistati. Il BNPL raccoglie particolare apprezzamento tra chi organizza con anticipo le proprie vacanze: il 43% di chi ha già prenotato lo ha infatti preso in considerazione, soprattutto nel caso di transazioni per importi elevati (ad esempio pacchetti esperienziali e all-inclusive). “Il 2025 si prospetta come un anno cruciale per il settore del turismo, già da anni in forte evoluzione – commenta Luigi Pace, direttore Centrale Marketing e Financial Partnership di Compass –. Gli italiani pianificano con largo anticipo le proprie vacanze, esplorano nuove mete e cercano un alleato per avere maggiore flessibilità nei pagamenti e permettersi spese più elevate. Per questo, con il Buy Now Pay Later, gli operatori del turismo possono rafforzare la loro offerta multicanale e soddisfare al meglio le esigenze dei viaggiatori. Lo dimostrano anche le testimonianze dei merchant che hanno già scelto HeyLight, la nostra piattaforma internazionale di BNPL, che riportano un aumento delle vendite e un consistente aumento del ticket medio”. LEGGI TUTTO

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    Wall Street in stand-by. Focus su Job Report in chiave Fed

    (Teleborsa) – Partenza cauta per la borsa di Wall Street, con gli occhi degli investitori concentrati sulla stagione delle trimestrali: stasera a mercati chiusi, Amazon sarà chiamata alla prova dei conti. Il Gruppo Ford ha già alzato il velo sui risultati e dichiarato che le forti perdite nel settore delle auto elettriche avranno un impatto sugli utili di quest’anno. Sul fronte macroeconomico, le richieste dei sussidi di disoccupazione sono aumentate più delle stime. Domani, venerdì 7 febbraio, è atteso il dato generale sul mercato del lavoro, cruciale in ottica Fed. Nel frattempo, gli addetti ai lavori temono un aumento dell’inflazione che comprometterebbe la crescita economica degli USA, preoccupati per un’escalation della guerra commerciale. Sulle prime rilevazioni, il Dow Jones si attesta sui valori della vigilia a 44.905 punti; sulla stessa linea, incolore l’S&P-500, che continua la seduta a 6.072 punti, sui livelli della vigilia. Consolida i livelli della vigilia il Nasdaq 100 (+0,05%); come pure, sulla parità l’S&P 100 (+0,16%). LEGGI TUTTO

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    Aziende Controvento: in Italia sono il 7,1% della manifattura e generano 111 miliardi di euro di ricavi

    (Teleborsa) – In Italia crescono le aziende Controvento. Dall’analisi aggregata sui bilanci 2023 (gli ultimi disponibili) emerge come il 7,1% delle aziende manifatturiere italiane (5.814) riesca a garantire caratteristiche di competitività tali da farle rientrare nelle imprese Controvento. Le aziende con performance altamente sopra la media si distinguono per alcuni parametri particolarmente indicativi, come la crescita dei ricavi, la marginalità e la creazione di valore aggiunto. Complessivamente queste imprese generano il 10,4% dei ricavi, il 23,9% dell’EBITDA e il 16,5% del valore aggiunto complessivo della manifattura italiana. È quanto emerge dalla sesta edizione dell’Osservatorio “Controvento: le aziende che guidano il Paese”, curato da Nomisma in collaborazione con CRIF e CRIBIS, presentata oggi presso Palazzo di Varignana. In occasione della tavola rotonda, che ha evidenziato come il comparto dell’automotive quest’anno si sia ulteriormente rafforzato, sono intervenute Automobili Lamborghini, Ferrari e Dallara Automobili, aziende eccellenze di un settore che vanta una presenza storica in Controvento. Nel corso degli anni, il gruppo di imprese Controvento, ovvero le aziende del settore manifatturiero italiano capaci di crescere sfidando la corrente e superando gli ostacoli del mercato si è rafforzato e allargato a regioni storicamente meno rilevanti nel panorama manifatturiero.L’Osservatorio è nato con l’obiettivo di identificare attraverso l’analisi dei bilanci, i fattori strutturali che garantiscono alle imprese manifatturiere una maggiore propensione a “navigare Controvento”. Si tratta di criteri esclusivamente economici (non concorrono alla creazione del gruppo Controvento la localizzazione geografica, la dimensione d’impresa, l’appartenenza a determinati settori e la configurazione strutturale all’interno dei settori stessi e la sostenibilità finanziaria) capaci di mettere in luce l’evoluzione delle dinamiche competitive delle aziende nel tempo.”La sesta edizione dell’Osservatorio Controvento – ha dichiarato Maurizio Marchesini, presidente di Nomisma – rappresenta una tappa fondamentale di un percorso di analisi approfondita del sistema manifatturiero, volto a interpretarne le dinamiche evolutive con un approccio che supera la mera contingenza per coglierne le trasformazioni strutturali. Questo studio va oltre i numeri, diventando una bussola strategica per le imprese che vogliono affrontare le sfide del mercato trasformandole in opportunità. Dall’osservazione delle imprese più resilienti emergono chiari fattori di successo, come una solida struttura organizzativa, una costante tensione all’innovazione, una gestione lungimirante del capitale umano e una strategia fondata su investimenti mirati e sostenibili. In particolare, il settore automotive italiano si distingue per l’eccellenza nelle nicchie di mercato e la capacità di unire innovazione e tradizione. Nonostante le difficoltà del quadro economico attuale, con l’aumento dei costi energetici e una crescita economica incerta, sono convinto che l’ottimismo, la resilienza e politiche industriali mirate possano sostenere e valorizzare la competitività dell’industria italiana”.”L’ultima edizione dell’Osservatorio Controvento – ha detto Lucio Poma, capo economista di Nomisma – conferma un trend ormai consolidato di crescita dei ricavi, in particolare per le piccole e medie imprese che dal post-Covid tengono il ritmo delle grandi imprese in termini di crescita relativa. Inoltre, si amplia la distanza tra le imprese Controvento e il resto del settore manifatturiero: mentre per queste ultime l’EBITDA margin è rimasto pressoché stabile negli ultimi sei anni, le imprese Controvento migliorano le proprie performance anno dopo anno. Se il Nord-Est si conferma ancora una volta il fulcro delle imprese Controvento, si rafforza anche la presenza di regioni del Sud Italia come Basilicata, Molise e Campania. Tra le novità di questa edizione, infine, spicca la presenza dell’automotive, del comparto nautico e di quello dei computer, elettronica e componenti biomedicali”.”L’Osservatorio Controvento – ha sottolineato Marco Preti, amministratore delegato di Cribis – mette in luce la vitalità delle aziende manifatturiere italiane. Queste imprese, nonostante le sfide del mercato, riescono a crescere e a distinguersi per la loro diversità, sia in termini di dimensioni che di settori. Questo dinamismo è un segno positivo per l’economia italiana e dimostra la capacità di innovazione e adattamento delle aziende. Il conseguimento di questo traguardo è frutto della capacità di armonizzare una gestione finanziaria oculata, che comprende cash flow, circolante e crediti, con investimenti strategici orientati al futuro, come sostenibilità, ESG e innovazione. Oggi celebriamo queste storie di successo, sperando che possano ispirare le aziende Controvento di domani”.Le caratteristiche fondamentali delle imprese ControventoNegli ultimi 6 anni, il numero di imprese che possono vantare almeno una partecipazione al cluster Controvento è cresciuto in modo costante. Un riflesso, questo, dell’irrobustimento dimensionale del gruppo e del crescente traino esercitato sull’intero sistema manifatturiero italiano. Nelle diverse edizioni dello studio, il tasso di ricambio delle aziende che partecipano a Controvento, rimane stabile e si attesta al 50% evidenziando un sistema economico altamente dinamico, nonostante il range pressoché stabile di aziende Controvento che oscilla infatti tra il 6,5% e il 7,1% del totale della manifattura. Il gruppo di imprese Controvento si distingue anche per una composizione variegata che comprende non solo grandi aziende, ma anche realtà con dimensioni più contenute. Da rilevare come in questa edizione spicca il progresso delle piccole e medie imprese (dai 10 ai 49 addetti), che registrano una crescita particolarmente significativa, superando quella delle grandi aziende che comunque confermano la loro solidità con un incremento dei ricavi – negli ultimi 5 anni – del 78%. Nel 2023 i ricavi medi complessivi delle aziende che navigano Controvento valgono 111 mld di euro (il 10,4% del totale della manifattura) e generano un EBITDA di 27,2 mld di euro (23,9% del totale manifattura).Una superiore capacità competitivaComparando la performance dinamica delle imprese Controvento rispetto alla componente non Controvento della manifattura italiana risulta evidente la diversa capacità competitiva dei due gruppi, differenze che si sono ulteriormente rafforzate nel corso dei 6 anni dell’Osservatorio. Considerando i ricavi prodotti tra il 2018 e il 2023, quelli delle imprese Controvento sono cresciuti dell’84%, mentre il resto delle imprese è complessivamente cresciuto del 29%. Considerando l’EBITDA nello stesso arco temporale le imprese Controvento registrano un risultato del +159%, contro il +46% del resto della manifattura. Rispetto alle precedenti rilevazioni, considerando l’EBITDA margin, si allarga la distanza tra le imprese controvento e quelle non a fronte di una percentuale di imprese controvento che rimane stabile.Propensione a Controvento: emergono nuovi settori, tra cui la nauticaEntrando nel dettaglio settoriale ci sono comparti manifatturieri – è il caso dell’automotive, della farmaceutica e del packaging – che da sempre si caratterizzano per una spiccata presenza all’interno del gruppo Controvento. Ma in questa rilevazione emergono nuovi settori che si affermano in maniera evidente, a differenza delle precedenti edizioni. È il caso, ad esempio, del comparto della nautica, che entra prepotentemente fra i settori “Controvento”. Fra i settori che nelle ultime sei edizioni sono sempre rientrati in Controvento vi sono il packaging, la cosmetica e i minerali non metalliferi, fra cui si distingue in quest’ultima edizione soprattutto l’industria del vetro. Le aziende del Sud: un polo Controvento consolidatoA livello geografico, le imprese Controvento si concentrano principalmente nel Nord-Est e nel Sud Italia ad indicare una graduale riduzione del divario competitivo tra queste due aree. È interessante notare come la costante crescita delle aziende del Sud non sia un fatto episodico, ma una tendenza ormai consolidata, tra cui spicca in particolare la Campania.Gruppo Controvento: imprese Debuttanti, Veterane e Super-VeteraneA conferma del fatto che ogni anno si registra un ricambio importante tra le ‘new entry’, nell’ultima rilevazione le imprese che formano il gruppo Controvento sono costituite per il 46% dei casi da “Debuttanti”. Le “Veterane” (presenti in Controvento per due o tre edizioni) – il 44% del campione – costituiscono uno zoccolo duro di imprese che trainano la manifattura italiana, affiancate da un ulteriore 9% di “Super-Veterane” (presenti in 4 o 5 delle sei edizioni). Infine, sono solo 47 le imprese “Star”, che si confermano per il sesto anno consecutivo all’interno del gruppo di imprese Controvento. Queste ultime, pur rappresentando solo l’1% delle imprese, riescono a generare l’8% dei ricavi e il 10% del valore aggiunto. Dall’indagine emerge come le imprese Super-Veterane e Star si contraddistinguono per marginalità e ricavi medi nettamente più elevati rispetto alle imprese Debuttanti, nonché per una struttura organizzativa più solida e articolata. LEGGI TUTTO

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    USA, nel 4° trimestre produttività settore non agricolo sotto attese

    (Teleborsa) – Nel 4° trimestre del 2024 la produttività del settore non agricolo in USA è salita su base trimestrale dell’1,2%, dopo il +2,3% dei tre mesi precedenti, confrontandosi con il +1,5% atteso dagli analisti. Secondo il Bureau of Labour Statistics (BLS) americano, il costo per unità di lavoro è cresciuto del 3%, rispetto al +0,5% del 3° trimestre 2024 e contro il +3,4% del consensus. LEGGI TUTTO

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    Bristol Myers Squibb, ricavi in crescita a 48,3 miliardi di dollari nel 2024

    (Teleborsa) – Bristol Myers Squibb, una delle principali aziende farmaceutiche a livello mondiale, ha comunicato che i ricavi del quarto trimestre 2024 sono stati di 12,3 miliardi di dollari, in aumento dell’8% (+9% rettificato per i cambi); gli utili per azione (EPS) sono stati di 0,04 dollari e gli EPS rettificati sono stati di 1,67 dollari.I ricavi dell’intero anno sono stati di 48,3 miliardi di dollari, in aumento del 7% (+9% rettificato per i cambi); la perdita per azione è stata di 4,41 dollari e gli EPS rettificati sono stati di 1,15 dollari; include un impatto netto di -6,39 dollari per azione per EPS a causa di oneri IPRD acquisiti e proventi da licenze.”Abbiamo fatto buoni progressi nel 2024, che è stato coronato da un quarto trimestre di forte crescita del fatturato trainato da prodotti chiave e importanti progressi nella pipeline. Abbiamo anche ottenuto l’importante approvazione statunitense di Cobenfy l’anno scorso per il trattamento della schizofrenia negli adulti e ci aspettiamo che questo medicinale abbia un impatto significativo sui pazienti e sull’azienda come nuovo motore di crescita – ha affermato il CEO Christopher Boerner – La nostra attenzione collettiva all’esecuzione ha creato solide basi per navigare nel viaggio pluriennale verso il raggiungimento di una crescita sostenibile di alto livello e rendimenti per gli azionisti a lungo termine”.Bristol Myers Squibb ha espanso l’iniziativa di produttività strategica per fornire circa 2 miliardi di dollari di risparmi sui costi aggiuntivi entro la fine del 2027.L’azienda prevede per il 2025 con ricavi di circa 45,5 miliardi dollari ed EPS rettificato da 6,55 a 6,85 dollari. LEGGI TUTTO

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    Presidi residenziali, Istat: “Persiste il divario Nord-Sud nell’offerta”

    (Teleborsa) – In Italia, al 1 gennaio 2023, risultano attivi 12.363 presidi residenziali. Vi operano 14.977 unità di servizio, che dispongono complessivamente di 407.957 posti letto, pari a sette ogni mille residenti. Gli ospiti totali al 1 gennaio 2023 sono 362.850, con un incremento dell’1,8% rispetto all’anno precedente, in linea con la crescita osservata negli anni precedenti il Covid19. Più del 75% degli ospiti è ultra-sessantacinquenne, il 19% ha un’età tra i 18 e i 64 anni e il restante 5% circa è composto da minori. È quanto emerge da un report dell’Istat. Quasi otto su 10 i posti letto destinati all’assistenza socio-sanitariaDelle circa 15mila unità di servizio quelle che erogano assistenza socio-sanitaria sono 8.924, per un ammontare di quasi 319mila posti letto (il 78% dei posti letto complessivi). Le unità di servizio che erogano, invece, assistenza di tipo socio-assistenziale ammontano a 6.053 e dispongono in totale di89.195 posti letto (il 22% dei posti letto complessivi). Le unità di servizio socio-sanitarie assistono prevalentemente utenti anziani non autosufficienti, destinando a questi ospiti il 77% dei posti letto disponibili, mentre agli anziani autosufficienti e alle persone con disabilità ne vengono destinati, rispettivamente, l’8% e il 7%. Il restante 8% è dedicato ad adulti con patologie psichiatriche (5%), dipendenze patologiche (2%) e minori (1%). Le unità di tipo socio-assistenziale sono prevalentemente orientate a fornire accoglienza e tutela a persone con varie forme di disagio. In particolare, il 41% dei posti letto è indirizzato all’accoglienza abitativa e il 41% è dedicato alla funzione socio-educativa e ospita principalmente minori di 18 anni. Le unità che assolvono in prevalenza una funzione tutelare – volta a supportare l’autonomia dei propri ospiti (anziani, adulti con disagio sociale, minori) all’interno di contesti protetti – assorbono il 12% dei posti letto. Il restante 6% offre accoglienza in emergenza. L’offerta residenziale socio-assistenziale e socio-sanitaria sul territorio è molto differenziata rispetto alle categorie di utenti assistiti. Nelle regioni del Nord prevalgono i servizi rivolti agli anziani non autosufficienti (71,3% nel Nord ovest e 74,5% nel Nord est), il doppio rispetto al Mezzogiorno. Al Sud si trova una percentuale più alta di posti letto dedicati agli anziani autosufficienti, alle persone condisabilità e agli immigrati.Nel Nord-est l’offerta più elevata di strutture di piccole dimensioniLa disponibilità di offerta più alta si osserva nel Nord-est (10 posti letto ogni mille residenti), mentre la più bassa si registra nel Sud del Paese (poco più di tre posti letto ogni mille residenti). Differenze geografiche si riscontrano anche analizzando la distribuzione delle strutture per dimensione. Il Nord-est presenta una percentuale doppia (31%) rispetto al dato nazionale (16%) di residenze con un massimo di sei posti letto. Il Nord-ovest è, invece, caratterizzato da residenze mediamente più grandi, infatti il 17,5% ha da 46 a 80 posti letto e il 16,7% ha più di 80 posti letto.Nelle regioni del Centro e nel Mezzogiorno la maggioranza delle strutture ha una dimensione mediacompresa tra i 16 e i 45 posti letto: il 43,3% nel Centro, il 51,2% nel Sud e il 55,8% nelle Isole. La dotazione di posti letto per anziani non autosufficienti è molto elevata nelle regioni del Nord, con valori che si attestano nel Nord-ovest a 28 posti letto ogni mille residenti anziani e nel Nord-est a 31 posti letto ogni mille residenti di pari età. Nelle altre ripartizioni la quota di posti letto destinata a questo target di utenza risulta nettamente inferiore, e raggiunge il suo valore minimo al Sud con appena sei posti letto ogni mille residenti.Strutture residenziali gestite prevalentemente da enti non profitLa titolarità delle strutture è in carico ad enti non profit nel 45% dei casi, agli enti privati nel 24%, agli enti pubblici nel 19% e agli enti religiosi nel 12%. Nell’88% delle residenze i titolari gestiscono direttamente il presidio, nel 9% i titolari danno in gestione le loro strutture ad altri enti, nei restanti casi (2%) il presidio viene gestito in forma mista. La gestione dei presidi residenziali è affidata prevalentemente a organismi di natura privata (76% dei casi), soprattutto di tipo non profit (51%); il 13% delle strutture è gestita invece dal settore pubblico e l’11% da enti di natura religiosa. Le modalità di gestione si diversificano sul territorio, soprattutto nellestrutture pubbliche. Al Nord, sette strutture pubbliche su 10 sono gestite direttamente o indirettamente da enti pubblici, mentre nel 26% dei casi sono gestite da enti non profit. La percentuale di strutture pubbliche gestite da enti non profit aumenta considerevolmente al Centro e nel Mezzogiorno (rispettivamente il 37 e il 36% delle strutture). Non si riscontrano differenze territoriali per le strutture che hanno un altro ente titolare (privato for profit e non profit oppure ente religioso); in questi casi la gestione prevalente è quella diretta o quella affidata ad enti con la stessa natura giuridica.Il 12% del personale retribuito è composto da cittadini stranieriAl 1 gennaio 2023 operano nei presidi residenziali 373.462 unità di personale, di cui 32.896 volontari e 3.756 operatori di servizio civile. Il 12% del personale retribuito è composto da cittadini stranieri, in due casi su tre con cittadinanza extraeuropea. La distribuzione di personale non italiano varia considerevolmente a livello territoriale; nel Nord-ovest e nel Nord-est si osservano le percentuali più elevate rispettivamente con il 16% e il 14% del personale straniero, nel Mezzogiorno e nelle Isole lapresenza straniera sfiora appena il 2%. In Emilia Romagna si riscontra la più alta presenza di personale non italiano (quasi il 26%). Per quanto riguardo il personale retribuito, le principali figure professionali occupate nelle strutture residenziali si concentrano in ambito sanitario, più di 192mila sono rappresentate da tre professioni: operatori socio-sanitari (35%), infermieri e addetti all’assistenza alla persona (entrambi all’11%).Anche gli operatori del servizio civile e i volontari lavorano prevalentemente all’interno dell’ambito socio sanitario, rispettivamente nel 77% e nel 78% dei casi, con punte che superano il 90% nel Nord-est del Paese. Le strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie si distinguono anche per la diversità e l’eterogeneità delle figure professionali presenti. Nell’83% delle strutture socio-assistenziali si osservano fino a cinque figure professionali diverse mentre la stessa percentuale nelle strutture socio-sanitarie è pari al 59%. In queste ultime strutture, infatti, si trova un maggior numero di figure, il 40% ne ha da sei a 15 tipologie diverse. La figura professionale che contraddistingue le strutture socio-assistenziali è l’educatore (presente nel 23% delle socio-assistenziali e nel 5% delle sanitarie). L’infermiere (rispettivamente 4% e 13%) e l’operatore socio-sanitario (rispettivamente 22% e 37%) sono invece le figure che contraddistinguono le strutture socio-sanitarie. Per quel che riguarda il tempo di lavoro emerge un uso molto elevato dell’impiego part-time. È occupato con un regime orario ridotto il 41% dei dipendenti retribuiti, di cui ben il 17% con un impegno orario al di sotto del 50% rispetto al tempo pieno. L’utilizzo del tempo ridotto varia molto in base alla figura professionale: infatti risulta minimo per gli operatori sanitari (27%), gli infermieri e gli addetti all’assistenza alla persona (33%), mentre è molto elevato per i medici, gli psicologi e imediatori culturali, tra cui l’impiego part-time arriva a sfiorare quasi l’80% di quelle figure professionali. Le figure professionali addette alla gestione della struttura e all’assistenza dell’ospite hanno più frequentemente un orario di lavoro a tempo pieno. Al contrario, i medici, il personale addetto alla riabilitazione o alla formazione e i mediatori, rispondendo a bisogni specifici e in alcuni casi temporanei, lavorano più frequentemente in regime di part-time.Gli ospiti minori: sei su 10 hanno tra gli 11 e i 17 anniAl 1 gennaio 2023 sono più di 19mila gli ospiti minori complessivamente accolti nelle strutture residenziali, il due per mille dell’intera popolazione minorenne in Italia. Le strutture residenziali ospitano ragazzi con problematiche di varia natura, che provengono da contesti molto diversi: la metà degli ospiti (51%), non presenta specifici problemi di salute, si tratta prevalentemente di minori stranieri privi di una figura parentale di riferimento o di ragazzi allontanati da un nucleo familiare che non è in grado di assicurare loro un’adeguata cura. Il 32% degli ospiti invece è composto da giovani con problemi di dipendenza che hanno intrapreso un percorso riabilitativo, mentre la quota residua, il 17% degli ospiti, è costituita da minori con problemi di salute mentale o con disabilità che necessitano di specifiche cure o assistenza. Qualunque sia il tipo di disagio, la componente femminile risulta più contenuta, quasi due ragazzi accolti su tre sono maschi; tale proporzione, in linea con la composizione per genere dei flussi migratori, aumenta tra i minori stranieri, raggiungendo il 70%. L’accoglienza dei minori in strutture residenziali risulta più diffusa nei territori in cui è più alto il numero di giovani stranieri non accompagnati come accade per esempio in Sicilia e nella provincia autonoma di Trento, o in Basilicata, dove si registra un tasso di presenza doppio rispetto al dato medio nazionale. L’Abruzzo e la Campania hanno, invece, la quota più bassa di minori accolti, meno di un minore per ogni mille residenti nella stessa fascia di età, contro i due del dato medio nazionale. Gli ospiti con meno di 18 anni sono in prevalenza adolescenti: il 62% ha infatti un’età compresa tra gli 11 e i 17 anni; altrettanto cospicua la quota di bambini con meno di 11 anni (38%), più della metà dei quali ha meno di cinque anni (il 21% degli ospiti complessivi).Più di un minore su tre accolto per problemi legati al nucleo familiare di origineSono molteplici le motivazioni che possono condurre un minore all’interno di una struttura residenziale (Figura 3). Poco più di 7mila (36%) sono gli ospiti con meno di 18 anni accolti per problemi economici, incapacità educativa o problemi psico-fisici dei genitori. Una percentuale rilevante, pari al 21% (circa 3.500 unità), è rappresentata da minori accolti con il proprio genitore. Il 19%, invece, la quota di ragazzi che entrano in comunità perché stranieri privi di assistenza o rappresentanza da parte di un adulto. La permanenza degli ospiti minori dovrebbe essere il più breve tempo possibile preferendo una sistemazione in famiglia piuttosto che in struttura. I dati confermano che la maggior parte degli ospiti resta in struttura meno di due anni, infatti il 47,9% dei casi permane meno di un anno, nel 30,5% da 1 a 2 anni, nel 13,7% da 2 a 4 anni e solo l’8% resta nella struttura più di quattro anni.Più di 12mila i minori dimessiLa presa in carico dei minori da parte dei servizi residenziali non si esaurisce con l’ingresso nella struttura, ma comprende anche la gestione della dimissione, che può prevedere il rientro e l’inserimento in famiglia o il sostegno finalizzato a favorire una vita autonoma. Nel corso del 2022 gli ospiti minori dimessi ammontano complessivamente a più di 12mila, Il 25% di essi è rientrato presso la famiglia di origine, mentre una piccola parte (7%) è stata data in affido o adottata. Complessivamente i minori reinseriti in una famiglia sono circa 3.900 (il 32% dei dimessi). Per alcuni minori il percorso di recupero non risulta però concluso: più di 3mila minori (il 26% dei dimessi) sono stati trasferiti in altre strutture residenziali e poco più di 1.600 (il 13%) si sono allontanati spontaneamente. Sono poco più di 1.400 (il 12% dei dimessi) i giovani che, avendo raggiunto la maggiore età, sono stati introdotti in percorsi di inserimento lavorativo e di vita indipendente.Quasi 10mila gli stranieri adulti accolti nelle struttureGli adulti di età compresa tra i 18 e i 64 anni ospiti dei presidi residenziali sono circa 70mila, quasi due ogni mille residenti. La più alta concentrazione di ospiti è nella classe 45-64 anni con più di40mila utenti, seguita dalla classe 25-44 con quasi 22mila utenti. Tra gli ospiti adulti prevalgono gli uomini (quasi 44mila) il 62% del totale, mentre le donne sono poco più di 26mila. Il disagio più frequente tra gli uomini è la presenza di disabilità o di patologie psichiatriche (66% degli ospiti), non trascurabile anche la presenza di dipendenze come alcolismo/tossicodipendenza (circa il 14% dell’utenza di sesso maschile). Anche per la maggior parte delle donne (75%) la disabilità o le patologie psichiatriche costituiscono il disagio prevalente, mentre per il 7% si tratta di gestanti o madri maggiorenni con figli a carico. Le donne vittime di violenza sono poco più di 500 e rappresentano quasi il 2% delle donne ospitate nei presidi. Tra gli ospiti adulti accolti nei presidi quasi 10mila (il 14%) sono stranieri. La quota più alta di stranieri(31%) si trova nelle residenze del Nord-est, percentuale che si riduce gradualmente man mano che si scende verso il Mezzogiorno fino ad arrivare al 9% nelle Isole. Anche per gli stranieri prevale la componente maschile (66%). Tra gli ospiti stranieri di sesso maschile, il 76% è composto da persone senza fissa dimora, nomadi, adulti con difficoltà socio-economiche o immigrati, il 15% presenta una disabilità o una patologia psichiatrica, il 6% ha problemi di dipendenza, il 2% risulta coinvolto in procedure penali. Tra le donne straniere, il 42% è composto da senza fissa dimora, nomadi, adulte con difficoltà socio-economiche o immigrate, il 30% gestanti o madri maggiorenni con figli a carico, il 15% è in condizione di disabilità e il 9% è vittima di violenza di genere.Gli anziani nelle strutture: due su tre ultra-ottantenni, in prevalenza donneIn Italia sono poco meno di 274mila gli anziani di 65 anni e più ospiti delle strutture residenziali, 19 per mille anziani residenti; di questi solo un quinto è in condizione di autosufficienza, mentre si contano poco meno di 223mila anziani non autosufficienti. La componente femminile prevale nettamente su quella maschile: su quattro ospiti anziani, quasi tre sono donne. Tra gli anziani ospitati nelle strutture residenziali il 77% ha superato la soglia degli 80 anni di età, quota che sale al 78% per i non autosufficienti con circa 174mila anziani ultraottantenni. Il tasso di ricovero di questa popolazione è pari a 67 ospiti per mille residenti, oltre 15 volte superiore a quello registrato per gli anziani con meno di 75 anni di età, per i quali il tasso si riduce a 4,4 ricoverati per mille residenti.Più forte il ricorso all’istituzionalizzazione nelle regioni del NordNelle residenze del Nord-est il tasso di ricovero si attesta ai livelli più alti con 29 ospiti per mille anziani residenti e raggiunge valori massimi nelle Province Autonome di Trento e Bolzano/Bozen(rispettivamente 40 e 37 per mille abitanti di pari età). Di contro le regioni del Sud presentano un livello di istituzionalizzazione più basso: in quest’area del Paese, su mille anziani residenti, solo ottosono ospiti delle strutture residenziali; il valore minimo si registra in Campania, dove risultano ricoverati soltanto cinque anziani per mille residenti, contro i 19 registrati a livello nazionale. Le differenze territoriali si riscontrano anche osservando la distribuzione degli anziani non autosufficienti e risultano ancora più marcate tra le donne. Per le donne i tassi di ricovero sono molto alti nelle residenze del Nord, con oltre 33 anziane non autosufficienti per mille residenti della stessa età. Nelle altre ripartizioni il tasso di ricovero diminuisce sensibilmente passando da 13 per mille nelle regioni del Centro, a sette per mille nel Sud e nelle Isole. Diverso l’andamento dei ricoveri per gli anziani autosufficienti che hanno una distribuzione più omogenea sul territorio, con tassi leggermente più alti, rispetto al dato medio nazionale, nelle regioni del Centro Italia (quasi 4 per mille abitanti di pari età).Quasi 4 anziani autosufficienti su 10 ospitati in strutture non adeguateLa quasi totalità di ospiti anziani (96%) si trova in strutture di tipo comunitario. L’11% degli anziani autosufficienti vive in contesti che riflettono un modello organizzativo familiare mentre solo il 2% degli anziani non autosufficienti è accolto in questo tipo di strutture. L’analisi per classe di posti letto mostra che il 71% degli ultrasessantacinquenni non autonomi si trova in strutture di grandi dimensioni con oltre 46 posti letto (32,9% degli ospiti autonomi) e solo il 3,2% degli ospiti è in strutture con meno di 15 posti letto (14,6% degli ospiti autosufficienti). Il 95,3% degli anziani non autosufficienti è ospitato in strutture che erogano assistenza di tipo socio-sanitario. I coetanei senza problemi di autonomia sono nel 60,7% dei casi ospitati in strutture di tipo socio-sanitarie e il 30,1% in strutture che forniscono accoglienza abitativa, residuali le altre tipologie di strutture. Le strutture per anziani autosufficienti, nella maggioranza dei casi (54,1%), hanno un livello di assistenza sanitaria assente o basso, per gli anziani non autosufficienti la stessa percentuale si attesta al 14,6% mostrando in questi casi un’aderenza del livello di bisogni di cura differenti tra le due popolazioni. Il 93,2% di anziani non autosufficienti sono accolti in strutture a loro dedicate, il 4,5% è in strutture dedicate ai loro coetanei autosufficienti e l’1,6 in strutture dedicate alle persone con disabilità. Il 60% di ospiti anziani autosufficienti è ospitato in strutture con target di utenza prevalenze coerente con la tipologia di ospite, il 35,5% è accolto in strutture con utenza prevalente anziani non autonomi e il 2,1 in strutture dedicate a persone affette da patologie psichiatriche. LEGGI TUTTO