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    USA, scorte ingrosso maggio +0,6% m/m, vendite +0,4% m/m

    (Teleborsa) – Sono aumentate le scorte di magazzino negli Stati Uniti. Nel mese di maggio 2024, secondo quanto comunicato dal Bureau of Census statunitense, si è registrato un aumento dello 0,6% a 901,7 miliardi di dollari, in linea con le attese, rispetto al +0,1% del mese precedente. Su base annua si registra un calo dello 0,5%. Nello stesso periodo le vendite sono salite dello 0,4% su base mensile a 666,7 miliardi di dollari dopo il +0,2% registrato ad aprile. Su anno si è registrato un aumento dell’1,9%.La ratio scorte/vendite è pari all’1,35 contro l’1,39 di un anno prima.(Foto: Photo by Hannes Egler on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    S&P-500 e Nasdaq in rialzo, attesa per inflazione e trimestrali

    (Teleborsa) – Seduta positiva a Wall Street, dove Nasdaq e S&P-500 continuano a essere sui massimi storici. In particolare, ieri l’S&P500 ha registrato la sesta seduta consecutiva in guadagno, la miglior serie positiva dallo scorso gennaio, confermando per la trentaseiesima volta da inizio anno un livello storico. Il mercato statunitense continua a beneficiare delle maggiori probabilità di un primo taglio dei tassi nella riunione di settembre con la Fed, che sembra preparare il terreno per questo scenario senza comunque definire tempistiche precise.Come previsto, ieri nell’audizione al Senato il presidente della Fed Jerome Powell si è astenuto dall’impegnarsi su una tempistica per i tagli dei tassi di interesse. In particolare, ha sottolineato che i recenti dati segnalano ulteriori modesti progressi sul rientro del sentiero d’inflazione ma che saranno necessarie ulteriori nuove conferme in questo senso per alimentare la fiducia della Fed, ponendo particolare attenzione alla pubblicazione del CPI relativo a giugno in agenda per venerdì. Oggi Powell è atteso alla Camera, dove continuerà a rispondere alle domande dei legislatori.Secondo il FedWatch Tool del CME, gli operatori vedono una probabilità del 77% per un taglio di almeno 25 punti base a settembre, in aumento rispetto al 73% di ieri e al 74% di una settimana fa.”La nostra posizione è che la Fed non vuole provocare una recessione se riesce ad evitarla e, se i dati lo consentono, ci aspettiamo che la Federal Reserve inizi a spostare la politica monetaria dal territorio “restrittivo” a quello “leggermente meno restrittivo” a partire da settembre”, hanno scritto gli analisti di ING, suggerendo che il simposio di Jackson Hole di fine agosto verrà utilizzato come sede per dare al mercato l’indicazione più chiara sull’imminente allentamento delle politiche.Gli investitori guardano anche all’avvio delle trimestrali, che partiranno venerdì con i risultati di alcune tra le maggiori banche americane (Citigroup, JPMorgan, Wells Fargo e Bank of New York Mellon).Guardando ai principali indici, il Dow Jones è sostanzialmente stabile e si posiziona su 39.311 punti, mentre, al contrario, piccolo scatto in avanti per l’S&P-500, che arriva a 5.589 punti. Leggermente positivo il Nasdaq 100 (+0,31%); con analoga direzione, in frazionale progresso l’S&P 100 (+0,24%). LEGGI TUTTO

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    Idrogeno, una “carta europea” per lo sviluppo della filiera

    (Teleborsa) – Una carta di cooperazione a livello europeo per promuovere l’uso dell’idrogeno e delle tecnologie connesse. Sprigionare il potenziale dell’idrogeno, fondamentale nel percorso verso la neutralità carbonica. Con questo obiettivo comune 24 associazioni idrogeno europee lo scorso 14 maggio in occasione del World Hydrogen Forum, organizzato da Hydrogen Europe hanno firmato la Cooperation Charter sull’idrogeno. Il documento si inserisce nel solco tracciato dall’UE con il Net-Zero Industry Act, parte del Green Deal e recentemente approvato dal Parlamento Europeo, che tra i diversi obiettivi vede quello di soddisfare entro il 2030 almeno il 40% del fabbisogno annuale dell’UE di tecnologie a emissioni zero. Oltre a Hydrogen Europe e ad H2IT,Associazione Italiana Idrogeno, il documento è stato siglato anche dagli omologhi di Belgio, Croazia, Cipro, Danimarca, Estonia, Francia, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ucraina, Ungheria e UK.”La Cooperation Charter mette nero su bianco ciò che in Italia perseguiamo da tempo: un’azione sinergica con istituzioni, imprese, professionisti e ricercatori per affermare l’idrogeno quale vettore imprescindibile per la decarbonizzazione – ha dichiarato Alberto Dossi, presidente di H2IT –. La storia di questo comparto dimostra l’importanza della cooperazione a ogni livello, anche a livello internazionale. Ecco perché, con la firma dell’accordo, vogliamo essere tra i ‘padri fondatori’ di un’Europa alimentata anche dall’idrogeno, in cui dialogo e confronto tra le parti sono determinanti per creare innovazione. È solo attraverso la collaborazione e la sensibilizzazione di cittadini e decisori politici che l’idrogeno potrà incidere sul percorso verso la neutralità climatica. La carta rappresenta un tassello fondamentale per assicurare all’UE un futuro da leader della transizione energetica grazie ad una filiera idrogeno matura. L’iniziativa dell’Hydrogen Bank rappresenta certamente un’ottima notizia per la filiera e dimostra che l’UE crede realmente nel potenziale dell’idrogeno. Tuttavia, è essenziale che i criteri per la partecipazione alle aste permettano che i finanziamenti generino valore aggiunto in Europa.”Gli obiettivi del Cooperation Charter e il ruolo di H2IT Le associazioni firmatarie si impegnano a guidare e sostenere l’attuazione dell’agenda del Green Deal europeo, volta al raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050, promuovendo l’adozione delle tecnologie legate all’idrogeno. A tal fine, stimoleranno il supporto politico a livello nazionale, regionale ed europeo, essenziale per la creazione di un mercato più vasto per l’idrogeno pulito e lo sviluppo delle competenze necessarie. Verrà promossa, inoltre, l’effettiva integrazione della legislazione europea negli ordinamenti nazionali, favorendo così la nascita di un vero e proprio mercato europeo dell’idrogeno. L’impegno delle associazioni si tradurrà anche nell’organizzazione e partecipazione a eventi nazionali e internazionali, inclusa la European Hydrogen Week, l’iniziativa annuale più grande dedicata all’idrogeno. Verranno condivise le best practice allo scopo di agevolare la collaborazione con associazioni e controparti europee per affrontare le sfide comuni. In più, le associazioni punteranno a stabilire alleanze con le camere di commercio e altre organizzazioni sul territorio. Spazio anche alla comunicazione: attraverso social media e newsletter dedicate, le associazioni forniranno aggiornamenti regolari al pubblico e all’industria sullo sviluppo dei settori nazionali dell’idrogeno. La combinazione di azione e informazione sarà centrale per tracciare il percorso verso la transizione energetica e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.Hydrogen Bank: arriva la seconda asta. La lettera delle associazioni alla Commissione EuropeaLa strategia europea sull’idrogeno fa leva, inoltre, sull’Hydrogen Bank un programma di finanziamento e incentivi lanciato per accelerare lo sviluppo della filiera dell’idrogeno verde in Europa. Il recente annuncio della Commissione Europa di una seconda asta per l’Hydrogen Bank è stata apprezzata dalle associazioni nazionali, che però attraverso una lettera hanno ribadito l’importanza di stabilire un criterio di prequalificazione per gli elettrolizzatori utilizzati nei progetti che parteciperanno alla seconda asta da 1,2 miliardi di euro. Nella prima asta attraverso l’Hydrogen Bank sono stati stanziati quasi 720 milioni di euro a 7 progetti vincitori per la produzione di idrogeno rinnovabile. La seconda asta dell’Hydrogen Bank, con un budget di 1,2 miliardi di euro, si svolgerà entro la fine del 2024. A questo proposito, le associazioni nazionali idrogeno hanno inoltrato alla Commissione Europa una lettera per spiegare la loro posizione.Alcune associazioni nazionali, tra cui H2IT, sottolineano la necessità di allineare l’Hydrogen Bank agli obiettivi del Green Deal Industrial Plan e del Net Zero Industry Act, sovvenzionando preferibilmente progetti che utilizzano elettrolizzatori prodotti nell’UE. Esse ritengono cruciale strutturare una catena di valore sostenibile e integrata per le tecnologie dell’idrogeno all’interno dell’UE, con gigafabbriche finanziate strategicamente, in grado di soddisfare la domanda interna entro il 2030 e creare occupazione qualificata e non delocalizzabile. Le associazioni propongono di introdurre un criterio di prequalificazione per partecipare al Hydrogen Bank, richiedendo che i progetti utilizzino elettrolizzatori assemblati nell’UE e nello Spazio economico europeo e con componenti chiave fabbricati in paesi che hanno firmato l’accordo sugli appalti pubblici (AAP). Secondo le associazioni, è essenziale dimostrare che la decarbonizzazione e la reindustrializzazione possono procedere insieme, portando un alto valore sociale all’interno dell’UE, e le regole del Hydrogen Bank sull’origine degli elettrolizzatori rappresentano una prima grande opportunità per raggiungere questo obiettivo. LEGGI TUTTO

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    Intuit taglia 1.800 posti di lavoro ma prevede altrettante assunzioni in altre aree

    (Teleborsa) – Intuit, multinazionale americana di software aziendale, ha annunciato un piano di riorganizzazione incentrato sulla riallocazione delle risorse nelle aree chiave di crescita della società. Nell’ambito del piano, circa 1.800 dipendenti lasceranno la società e la società chiuderà i suoi siti di Boise ed Edmonton. La società prevede di assumere un numero quasi equivalente di dipendenti nell’anno fiscale 2025 per supportare specifiche aree di crescita e prevede che l’organico complessivo cresca nell’anno fiscale 2025 e oltre.La società stima che dovrà sostenere spese da circa 250 milioni a 260 milioni di dollari in relazione al piano, principalmente nel quarto trimestre fiscale che terminerà il 31 luglio 2024. La società prevede che sostanzialmente tutte le azioni associate al piano saranno completate entro il primo trimestre fiscale che terminerà il 31 ottobre 2024.”Non facciamo licenziamenti per tagliare i costi, e questo rimane vero anche in questo caso – ha spiegato il CEO Sasan Goodarzi in una email ai dipendenti – I cambiamenti che stiamo apportando oggi ci consentono di allocare ulteriori investimenti nelle nostre aree più critiche per supportare i nostri clienti e promuovere la crescita. Ciò include il reinvestimento nelle competenze e nelle capacità necessarie per supportare queste aree e, di conseguenza, assumeremo circa 1.800 nuove persone principalmente in ruoli di ingegneria, prodotto e contatto con i clienti come vendite, successo dei clienti e marketing”.(Foto: seventyfour74 | 123RF) LEGGI TUTTO

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    Appuntamenti macroeconomici del 10 luglio 2024

    (Teleborsa) – Mercoledì 10/07/202401:50 Giappone: Prezzi produzione, mensile (atteso 0,4%; preced. 0,7%)03:30 Cina: Prezzi consumo, annuale (atteso 0,4%; preced. 0,3%)03:30 Cina: Prezzi produzione, annuale (atteso -0,8%; preced. -1,4%)10:00 Italia: Produzione industriale, mensile (atteso 0,1%; preced. -1%)10:00 Italia: Produzione industriale, annuale (preced. -2,9%)13:00 USA: Richieste mutui, settimanale (preced. -2,6%)16:00 USA: Scorte ingrosso, mensile (atteso 0,6%; preced. 0,1%)16:00 USA: Vendite ingrosso, mensile (preced. 0,1%)16:30 USA: Scorte petrolio, settimanale (atteso -250K barili; preced. -12,16 Mln barili) LEGGI TUTTO

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    Giappone, prezzi produzione accelerano in linea con attese

    (Teleborsa) – Accelerano i prezzi alla produzione in Giappone nel mese di giugno 2024. Secondo la Bank of Japan, i prezzi di fabbrica hanno registrato un incremento del 2,9% su base annua, in linea con le attese, contro il +2,6% rivisto del mese precedente (da +2,4% preliminare). Su base mensile, i prezzi all’industria sono saliti dello 0,2%, meno del +0,7% del mese precedente e contro il +0,4% atteso.I prezzi import hanno segnato un calo dello 0,3% su base mensile e un aumento dello 0,3% su base tendenziale. I prezzi export sono risultati invariati su base mensile e del 2,7% su base annuale. LEGGI TUTTO

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    Nuova Zelanda, banca centrale conferma tassi d’interesse al 5,5%

    (Teleborsa) – La banca centrale della Nuova Zelanda ha mantenuto i tassi d’interesse fermi al 5,5%. La decisione è stata in linea con le aspettative degli economisti, ma le considerazioni emerse al termine del Board sono apparse più accomodanti di quanto ci si aspettasse.La banca centrale neozelandese, infatti, ha ventilato la possibilità di adottare una politica monetaria meno restrittiva, nel caso in cui l’inflazione dovesse rallentare come previsto. “Il Comitato ha convenuto che la politica monetaria dovrà rimanere restrittiva. – sottolinea lo statement – La portata di questa restrizione sarà mitigata nel tempo in linea con il previsto calo delle pressioni inflazionistiche”.Una novità rispetto a quanto era emerso a maggio, quando la banca centrale aveva assicurato che la politica sarebbe rimasta restrittiva per un “periodo prolungato” ed aveva indicato anche la possibilità di un rialzo dei tassi se l’inflazione non fosse rimasta sotto controllo.(Foto: Kerin Gedge su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Salari, Italia terzultima fra i 38 paesi dell’Ocse: -6,9% dal 2019

    (Teleborsa) – L’occupazione nei Paesi dell’area Ocse è ai massimi storici, ma la crescita degli occupati inizia a rallentare e “i salari reali hanno recuperato i livelli pre-2020 solo su 19 dei 35 Paesi Ocse” nonostante un recupero negli ultimi trimestri. È quanto rileva l’Oecd Employment Outlook 2024, che conferma anche per il primo trimestre 2024 la maglia nera assegnata all’Italia per i salari reali: il Paese, con un -6,9% rispetto al quarto trimestre 2019, è terzultimo fra i 38 paesi dell’Ocse e fanno peggio solo Cechia e Svezia, contro il -2% della Germania e il +0,1% della Francia. Secondo le stime dell’Employment Outlook 2024 l’occupazione nei paesi Ocse ha raggiunto i 662 milioni nel maggio 2024 (+25% dal 2000) e dovrebbe crescere di circa lo 0,7% annuo nel 2024-25. Il tasso di disoccupazione a livello dell’Ocse si è attestato al 4,9% nel maggio 2024 e si prevede che aumenterà leggermente. Era di 0,2 punti percentuali più alto per le donne che per gli uomini. I salari reali – rileva l’Ocse – hanno recuperato il terreno perduto nel 2022 e nella prima parte del 2023. Nel primo trimestre del 2024, la crescita annua dei salari reali è stata positiva in 29 dei 35 Paesi dell’Ocse per i quali sono disponibili dati, con un aumento medio in tutti i Paesi del 3,5%. L’analisi di queste prospettive per l’occupazione indica un’inversione di tendenza rispetto alle recenti tendenze che hanno visto i profitti crescere più rapidamente dei salari. I salari stanno ora recuperando parte del terreno perduto, mentre c’è spazio per i profitti per fornire un ulteriore cuscinetto per la crescita dei salari, data la significativa crescita dei profitti negli ultimi due o tre anni. I salari minimi sono superiori ai livelli del 2019 in termini reali in quasi tutti i paesi dell’Ocse. Nel maggio 2024, il salario minimo reale era superiore dell’8,3% rispetto a cinque anni prima alla mediana dei 30 Paesi dell’Ocse con un salario minimo legale nazionale, grazie ai significativi aumenti nominali dei salari minimi legali per sostenere i salari minimi più bassi durante il periodo di alta inflazione negli ultimi due o tre anni.In Italia il basso costo del lavoro, permette al made in Italy di essere competitivo a livello internazionale. Contemporaneamente i bassi salari contengono la domanda interna, determinando cospicui avanzi di bilancia commerciale. Non a caso per l’Ocse la produttività stagnante da quasi 30 anni è la principale palla al piede dell’economia italiana, perché un Paese che non cresce crea meno lavoro e i posti sono di minore qualità e salari più bassi. Nell’Employment Outlook 2024 l’Ocse bacchetta i Paesi dove i salari reali continuano ad andare all’indietro nonostante una stagione di utili societari più che buoni: “In molti Paesi c’è ancora spazio perché i profitti assorbano ulteriori aumenti dei salari”. Nella sua Economic Survey dedicata all’Italia, a gennaio, l’organizzazione parigina notava la buona performance dell’export italiano rispetto ai partner europei nel periodo post-Covid, ottenuta guadagnando in competitività “principalmente grazie alla bassa crescita dei costi unitari del lavoro”. Ma evidenziava anche la necessità, in un sistema di contrattazione collettiva dove le imprese hanno “significativo potere negoziale”, di far crescere più i salari e la produttività delle imprese, attraverso investimenti e innovazione. Uno degli obiettivi degli aiuti europei col ‘Recovery Plan’, ancora non andato a segno. LEGGI TUTTO