(Teleborsa) – Nel 2023 il commercio mondiale di beni, misurato in dollari ed espresso a prezzi correnti, registra una diminuzione del 4,6% rispetto al 2022. Questo risultato è sintesi di una contrazione dei valori medi unitari (-4,0%) – dopo il forte incremento rilevato nel 2022 (+9,7%) – e di una contenuta diminuzione dei volumi scambiati (-0,6%). Il valore nominale dell’interscambio mondiale di servizi registra un aumento del 9,0% mentre si riducono gli investimenti diretti esteri (-1,8%). Nel 2023, il valore in euro delle esportazioni di merci dell’Italia è rimasto invariato, da un lato, sostenuto dalle maggiori vendite di beni strumentali e beni di consumo non durevoli, dall’altro frenato dalla contrazione delle esportazioni di beni intermedi ed energia; il valore delle merci importate si è ridotto del 10,4%. Per effetto diqueste dinamiche, il saldo commerciale, negativo per 34 miliardi di euro nel 2022, è tornato positivo nel 2023 per 34,4 miliardi. È quanto emerge dall’Annuario statistico “Commercio estero e attività internazionali delle imprese”, frutto della collaborazione fra l’Istat e l’ICE (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane).Un contributo importante all’avanzo commerciale – rileva il report – deriva dal minore deficit energetico (-64,3 miliardi di euro, da -110,9 miliardi nel 2022) a seguito della flessione dei prezzi dei prodotti energetici, in particolare del gas naturale. Al netto della componente energetica l’avanzo commerciale è pari a +98,7 miliardi, in deciso aumento rispetto al 2022 (+76,9 miliardi). La stazionarietà delle esportazioni italiane in valore nel 2023 riflette una crescita dei valori medi unitari (+5,3%) e una riduzione, di analoga entità, dei volumi (-5,1%). Per le importazioni la riduzione in valore è spiegata principalmente dalla flessione dei valori medi unitari (-9,0%); in volume le importazioni si riducono dell’1,5%. Nel 2023 la quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali di merci (misurata in dollari) registra una lieve crescita (2,85%, da 2,64% nel 2022).La quota dell’Italia sulle esportazioni mondiali è aumentata in tutte le aree geografiche, in particolare in Asia Centrale (da 1,42% a 1,70%), Unione europea (da 4,63% a 4,84%), America Settentrionale (da 1,97% a 2,17%) e Medio Oriente (da 2,75% a 2,92%). Incrementi della quota si rilevano anche per Asia Orientale (da 0,75% a 0,89%) e Altri Paesi Africani (da 1,18% a 1,32%). Nel 2023 i flussi con l’estero di servizi registrano ampi aumenti (+12,4% per le esportazioni, +8,7% per le importazioni). Nel 2023 gli investimenti italiani all’estero si dimezzano rispetto all’anno precedente e scendono a 21,3 miliardi. Anche quelli esteri in Italia calano a 26,2 miliardi, dai 59,1 miliardi del 2022. Malgrado la contrazione della domanda tedesca di merci italiane, nel 2023 la Germania si conferma il principale mercato di sbocco delle esportazioni italiane, con una quota dell’11,9% dell’export nazionale. Stati Uniti e Francia si collocano al secondo e al terzo posto tra i paesi partner, con quote pari, rispettivamente, al 10,7% e al 10,1%; seguono Spagna (5,3%), Svizzera (4,9%) e Regno Unito (4,2%). Tra i principali paesi, i mercati di sbocco più dinamici (incremento della quota sulle esportazioni nazionali superiore a 0,2 punti percentuali rispetto al 2022) sono Cina e Stati Uniti; all’opposto, quelli meno dinamici, per i quali si registrano le più ampie riduzioni della quota sull’export nazionale, sono Belgio e Germania. Per effetto dei divieti di esportazione previsti nei diversi pacchetti sanzione verso la Russia adottati dall’Ue, si riduce ulteriormente la quota delle esportazioni italiane verso la Russia (0,7%), dopo la caduta rilevata nel 2022, quando la quota era scesa allo 0,9% dall’1,6% dell’anno precedente. Con riguardo ai raggruppamenti principali di industrie, nel 2023, oltre alla netta diminuzione del deficit nell’interscambio di prodotti energetici si rileva un deficit minore anche nell’interscambio di beni intermedi (-10,8 miliardi, da -26,4 miliardi nel 2022), mentre per beni di consumo non durevoli, beni strumentali e beni di consumo durevoli si registrano incrementi dei saldi positivi (rispettivamente pari a +3,9 miliardi, +1,5 miliardi e +0,8 miliardi nel 2023). Tra i gruppi di prodotti manifatturieri in cui l’Italia detiene nel 2023 le maggiori quote sulle esportazioni mondiali di merci si segnalano: materiali da costruzione in terracotta (22,40%); cuoio conciato e lavorato, articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria, pellicce preparate e tinte (13,46%); pietre tagliate, modellate e finite (13,34%); prodotti da forno e farinacei (12,75%); prodotti vegetali di bosco non legnosi (11,32%); articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (10,32%); tubi, condotti, profilati cavi e relativi accessori in acciaio, esclusi quelli in acciaio colato (10,02%) e altri prodotti della prima trasformazione dell’acciaio (9,88%). Rispetto al 2022 gli incrementi maggiori della quota sulle esportazioni mondiali si registrano per pietre tagliate, modellate e finite (da 12,04% a 13,34%) e macchine per la formatura dei metalli e altre macchine utensili (da 8,64% a 9,63%); i cali più ampi riguardano tabacco (da 7,27% a 6,40%) e navi e imbarcazioni (da 9,43% a 8,58%).La stazionarietà in valore dell’export nel 2023 è sintesi di andamenti divergenti tra le regioni italiane: gli incrementi più marcati riguardano Campania (+29,2%), Calabria (+22,7%) e Molise (+21,0%); all’opposto, i cali maggiori si segnalano per Sardegna (-24,2%), Valle d’Aosta (-21,5%) e Sicilia (-16,6%). L’aumento delle esportazioni è molto sostenuto per l’Italia meridionale (+16,9%), più contenuto per l’Italia nord-occidentale (+2,4%), mentre si registra una flessione per l’Italia nord-orientale (-0,8%) e l’Italia centrale (-3,1%) e una netta contrazione per l’Italia insulare (-19,2%). La provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri si conferma fortemente concentrata nelle regioni del Centro-nord, da cui proviene l’87,7% dell’export nazionale, mentre il Mezzogiorno ne attiva il 10,9%. Nel 2023 la quota della Lombardia sulle esportazioni nazionali è del 26,1%; seguono Emilia-Romagna (13,6%), Veneto (13,1%), Piemonte (10,2%) e Toscana (9,1%). Rispetto al 2022 l’incidenza sul totale dell’export nazionale aumenta per il Sud (da 6,5% a 7,6%) e il Nord-ovest (da 37,2% a 38,1%), mentre si riduce per le Isole (da 4,1% a 3,3%), il Centro (da 18,4% a 17,9%) e il Nord-est (da 32,0% a 31,7%). LEGGI TUTTO