Goldman Sachs: investitori europei maggiore fonte di maggiori allocazioni in USA in ultimi anni
(Teleborsa) – Le elevate allocazioni globali, alla ricerca di prospettive di rendimento superiori negli Stati Uniti, hanno sostenuto la forte valutazione del dollaro nell’ultimo decennio, ma ora i dazi e altri cambiamenti nella politica statunitense, che hanno aumentato l’incertezza e compromesso il sentiment negli Stati Uniti, stanno pesando sull’andamento del biglietto verde. Lo scrivono gli analisti di Goldman Sachs in una ricerca titolata eloquentemente “ResEURrection”.Viene ricordato che, per molti versi, l’euro si trova dall’altra parte di questa storia: gli investitori con sede in Europa sono stati la principale fonte di maggiori allocazioni negli Stati Uniti, dati i loro elevati risparmi e le consistenti partecipazioni in attività estere.”Gli investitori europei potrebbero decidere che il rischio di cambio aggiuntivo non sia più allettante, considerando i minori rendimenti attesi negli Stati Uniti e l’espansione fiscale interna – si legge nella ricerca – Questo è ciò che suggeriscono i primi dati sui flussi di fondi, ma per la maggior parte prevediamo che ciò si manifesti attraverso una variazione della domanda marginale incrementale piuttosto che una vendita dirompente di attività correnti statunitensi”.Goldman Sachs ricorda anche quanto accaduto nel 2017, l’ultima volta che si è assistito a una rotazione significativa nelle allocazioni di asset globali. In quel periodo, l’euro ha guidato la corsa, apprezzandosi del 20% in poco più di un anno, colmando (temporaneamente) il divario di valutazione con il dollaro. Ci sono anche altri episodi, come il 2002-2004, in cui un cambiamento significativo nelle prospettive di rendimento globali ha coinciso con movimenti sproporzionati del dollaro.Gli analisti vedono comunque una serie di rischi su questo percorso. “In particolare, è più tipico dei periodi di crescita globale in aumento, non di un calo della performance statunitense – viene sottolinato – E, in ogni caso, è improbabile che ciò accada con la stessa rapidità delle ultime settimane. Questi squilibri si sono accumulati nel corso degli anni e ci vorrà del tempo prima che queste tendenze si invertano”. LEGGI TUTTO