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    Borse europee, raccolta di capitali in aumento grazie a follow-on. IPO ancora deboli

    (Teleborsa) – La sottoscrizione azionaria sulle Borse europee è aumentata del 22% anno su anno nel primo semestre del 2024, sulla scia di un moderato aumento delle offerte azionarie secondarie (14%) e di un forte aumento annuale delle offerte pubbliche iniziali (IPO). Le IPO hanno registrato un forte aumento percentuale del 385% anno su anno ma, tuttavia, l’ammontare raccolto è stato di modesta entità, al di sotto della media storica del primo semestre. Le fusioni e acquisizioni (M&A) sono diminuite se misurate come valore completato (-12%) ma sono aumentate se misurate come valore annunciato (45%), il che potrebbe anticipare una solida prospettiva per le M&A europee. La media giornaliera delle negoziazioni azionarie sui mercati principali europei e sugli MTF è aumentata del 5% anno su anno. Sono i dati salienti del consueto rapporto dell’Associazione per i mercati finanziari in Europa (AFME).Raccolta di capitale azionarioLa raccolta di capitale azionario sulle Borse europee ha totalizzato 68,2 miliardi di euro nel primo semestre del 2024, un aumento del 22% anno su anno rispetto ai 56,1 miliardi di euro emessi nel primo semestre del 2023. Le offerte secondarie hanno contribuito maggiormente al capitale totale raccolto, con 53,6 miliardi di euro emessi nel primo semestre del 2024, sebbene abbiano registrato un moderato aumento annuale rispetto ai 47 miliardi di euro del primo semestre del 2023. Le offerte pubbliche iniziali (IPO) hanno registrato un forte aumento percentuale del 385% anno su anno, che tuttavia ha rappresentato una piccola quantità di soli 11,5 miliardi di euro raccolti nel primo semestre del 2024, rispetto a una media semestrale di 16 miliardi di euro dal 2010.L’emissione di azioni sulle borse Junior ha totalizzato un totale di 1,8 miliardi di euro di capitale emesso nel primo semestre del 2024, l’importo più basso dal primo semestre del 2009. Le borse Junior sono sedi con requisiti di quotazione meno onerosi, il che facilita la raccolta di capitale azionario da parte di piccole e medie imprese e aziende più giovani.Il main market del London Stock Exchange ha guidato la sottoscrizione azionaria totale accumulando un totale di 20,7 miliardi di euro durante la prima metà dell’anno, seguito da Frankfurt Prime (7,4 miliardi di euro) ed Euronext Paris (7,1 miliardi di euro). Al quarto posto Borsa Italiana con 6,1 miliardi di euro (quasi interamente in follow-on per l’assenza di grandi IPO, prima di Zurigo e Madrid (entrambe a 3,7 miliardi di euro)IPO e società quotateLe offerte pubbliche iniziali (IPO) sulle Borse europee hanno totalizzato 11,5 miliardi di euro di proventi su 25 operazioni, un aumento rispetto ai 2,3 miliardi di euro emessi nel primo semestre del 2023. L’emissione, tuttavia, è molto lontana dall’importo medio emesso a metà anno del 2021 di 20-40 miliardi di euro.L’Euronext Growth Milan (EGM) di Borsa Italiana si è piazzato al primo posto tra i Junior market con 72 milioni di euro raccolti, davanti all’AIM di Londra (63 milioni di euro) e al First North Stockholm (40 milioni di euro).Dopo una serie di trimestri con un importo emesso minimo, le IPO supportate da private equity sono tornate sul mercato nel corso dell’anno, totalizzando 6,4 miliardi di euro di proventi nella prima metà dell’anno.L’attività di IPO è aumentata anche sulle Borse statunitensi, con un totale di 18,7 miliardi di euro raccolti nel primo semestre del 2024 rispetto ai 5,2 miliardi di euro del primo semestre del 2023, ma continua al di sotto delle medie storiche. Pure sulle Borse cinesi e giapponesi è rimasta al di sotto delle medie storiche, con un forte calo delle IPO cinesi che hanno raccolto 3,6 miliardi di euro nel primo semestre del 2024 (22,5 miliardi di euro nel primo semestre del 2023).A partire dal secondo trimestre del 2024, un totale di 6.875 società nazionali erano quotate sulle Borse europee (UE, Regno Unito e Svizzera). Ciò rappresenta un calo rispetto alle 7.077 società quotate a giugno 2023 e alle 7.225 a giugno 2022 (-4,8%). Dieci anni fa, a giugno 2014, erano 7.368 (-6,7%).Fusioni e acquisizioni (M&A)Le M&A completate in Europa hanno totalizzato 327 miliardi di euro nel primo semestre del 2024 (17 miliardi in Italia), un calo del 12% rispetto al valore dell’operazione del primo semestre del 2023 (372 miliardi di euro). Il valore dell’operazione ridotto continua la recente evoluzione delle M&A europee osservata dal primo trimestre del 2023, poiché l’attività completata trimestralmente non ha superato la soglia dei 200 miliardi di euro da allora.Gli accordi PE-backed hanno accumulato 114 miliardi di euro di valore (o il 34% del totale), un calo del 27% rispetto ai 157 miliardi di euro del primo semestre del 2023 (42% del totale).Nonostante il calo del valore degli accordi completati, la quantità di accordi di M&A annunciati nel primo semestre del 2024 è aumentata del 57% rispetto all’anno precedente, il che potrebbe anticipare una prossima ripresa dell’attività di M&A europea.Mercati secondariNel primo semestre del 2024, il valore del turnover dei prodotti azionari negoziati in Europa è aumentato del 5% anno su anno. Ciò include il trading indirizzabile su tutte le sedi, i systematic internaliser e gli OTC.Il turnover ratio, calcolato come valore annualizzato del turnover rispetto alla capitalizzazione di mercato, è aumentato al 125% nel secondo trimestre del 2024 dopo un minimo record del 100% osservato nella seconda metà del 2023. Per la tendenza a lungo termine, i dati di mercato mostrano un marcato deterioramento della liquidità di mercato misurata dal turnover ratio con un calo da circa il 150% nel 2018 al 100-120% osservato negli ultimi 12 mesi. Gli spread bid-ask per alcuni indici azionari europei sono leggermente aumentati per le società costituenti CAC40 e DAX40.La capitalizzazione di mercato delle azioni quotate europee (UE, Regno Unito e Svizzera) è rimasta relativamente invariata nel secondo trimestre del 2024, chiudendo il trimestre a 17 trilioni di euro. LEGGI TUTTO

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    USA, ordini beni durevoli invariati ma sopra attese

    (Teleborsa) – Frenano gli ordinativi di beni durevoli americani nel mese di agosto 2024, ma il dato risulta al di sopra delle attese, che indicavano un calo. Secondo il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti (Bureau of the Census), gli ordini non hanno evidenziato variazioni su base mensile dopo il +9,9% del mese precedente. Le stime di consensus indicavano un calo del 2,8%.Il dato “core”, ossia al netto degli ordinativi del settore trasporti, fa segnare un +0,5% rispetto al -0,1% del mese precedente e si confronta con il +0,1% stimato dagli analisti. Se si esclude il settore della difesa, gli ordinativi sono scesi dello 0,2%, dopo il +10,3% precedente. LEGGI TUTTO

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    Stati uniti, PIL 2° trimestre confermato al 3%

    (Teleborsa) – Confermata in aumento la crescita dell’economia statunitense nel 2° trimestre del 2024. Secondo quanto rilevato dal Bureau of Economic Analysis, che pubblica oggi i dati definitivi, il PIL americano è salito del 3% su base trimestrale, rispetto al +1,4% del trimestre precedente. Il dato conferma la seconda stima, che aveva rivisto lievemente al rialzo la preliminare. Si è registrata una leggera decelerazione della crescita dei consumi, che segnano un +2,8% dal +2,9% registrato nel trimestre precedente. La crescita dei profitti invece ha accelerato al 3,5% dall’1,7% precedente. Il PCE price index, una misura dell’inflazione, si conferma al 2,5%, mentre l’indice core registra un +2,8%. LEGGI TUTTO

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    Salute, ENEA svela il potenziale antitumorale della nocciola

    (Teleborsa) – ENEA ha realizzato uno studio che mette in luce il potenziale antitumorale delle biomolecole attive contenute in un estratto della nocciola tradizionale del viterbese, la Tonda Gentile Romana (Corylus avellana L.). Pubblicati sulla rivista internazionale Natural Product Research, i risultati dello studio – fa sapere ENEA in una nota – aprono la strada a futuri sviluppi terapeutici e di prevenzione nella lotta contro il cancro al fegato.”Abbiamo dimostrato che il nostro estratto di nocciola è in grado di uccidere cellule tumorali in vitro, attraverso una specifica azione diretta che favorisce il ripristino delle condizioni fisiologiche di crescita del tessuto epatico”, spiega Barbara Benassi della divisione Biotecnologie dell’ENEA, che ha condotto la ricerca in collaborazione con la collega Maria Pierdomenico.Le recenti evidenze scientifiche identificano nel cambiamento del contenuto intracellulare di due piccole molecole di RNA una delle chiavi per comprendere le proprietà antitumorali di nuove formulazioni farmaceutiche per applicazioni in campo oncologico. “Nel tessuto malato – aggiunge Benassi – il livello intracellulare dei due microRNA diminuisce rispetto alla controparte sana, causando la proliferazione neoplastica. Riportare a livelli normali i due microRNA è una delle possibili strategie ‘intraprese’ dai nuovi farmaci per ridurre la progressione della malattia tumorale; parallelamente, mantenere sotto controllo la loro integrità intracellulare, evitando che diminuiscano nell’arco della vita di un individuo, rappresenta una possibile strategia di prevenzione verso la trasformazione in neoplasie”. In sintesi, lo studio ENEA ha dimostrato che l’estratto di nocciola è in grado di stimolare in modo significativo il livello intracellulare delle due molecole di microRNA nelle cellule tumorali di fegato, inibendone la proliferazione e causandone la successiva morte in vitro. “Il prossimo passo – spiega Benassi – sarà di identificare con maggiore precisione le biomolecole attive responsabili di tale effetto citotossico contro le cellule tumorali, anche se uno studio preliminare in silico, ossia al computer, ha individuato alcuni possibili candidati. In particolare, alcune sostanze derivanti dall’acido caffeico e dalle catechine, di cui l’estratto di nocciola è ricco, sulle quali è necessario condurre ulteriori approfondimenti in modelli preclinici più complessi in vitro e in vivo, per validare la potenziale efficacia di nuove formulazioni quali innovativi coadiuvanti terapeutici per la cura del tumore al fegato”. LEGGI TUTTO

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    Industria, un terzo del Made in Italy in mani straniere. Presenza notevole nel tech

    (Teleborsa) – Nel 2023 il fatturato delle società industriali e terziarie italiane di grande e media dimensione ha subito una contrazione, mentre i margini sono stati ai massimi dal 2008. I margini sono stati ampi grazie alla vischiosità del costo del lavoro (perso il 7,6% del potere d’acquisto dal 2021), mentre gli investimenti in crescita nelle aziende pubbliche sono stati trainati dalla transizione energetica. Le aziende a controllo straniero rappresentano il 48,8% delle produzioni ad alta tecnologia e pagano più tasse, mentre la presenza straniera nel made in Italy è al 32,2% (era il 28,5% nel 2004). Sono i punti salienti dalla nuova edizione dei “Dati Cumulativi”, l’indagine annuale dell’Area Studi Mediobanca sulle società industriali e terziarie italiane di grande e media dimensione analizzate nel decennio 2014-2023.In particolare, sono state esaminate 1.900 società italiane che rappresentano il 45% del fatturato industriale, il 48% di quello manifatturiero, il 45% di quello della distribuzione al dettaglio e il 42% di quello dei trasporti. Le imprese a controllo estero coprono il 48% del fatturato di quelle con più di 250 addetti operanti in Italia e il 70% delle sole manifatturiere. Sono incluse pressoché tutte le aziende italiane con più di 500 dipendenti e una quota significativa di quelle manifatturiere di medie dimensioni.Il fatturato in caloIl fatturato delle 1900 imprese ha segnato nel 2023 una flessione annua nominale del 6,8%. Il risultato dipende in ampia misura dalla proprietà pubblica (-20,4%), che opera in prevalenza nelle produzioni energetiche (-29,8%) e petrolifere (-26,4%). Le aziende a proprietà privata, meno presenti in questi settori, hanno ripiegato del 2,5%.La manifattura ha invece realizzato una variazione marginalmente positiva (+0,8% sul 2022), grazie alle performance dei gruppi maggiori (+4,5%) e di quelli sotto il controllo straniero (+0,7%) che hanno bilanciato l’andamento negativo del IV capitalismo (imprese medie e medio-grandi a controllo italiano: -1,7%). Segno positivo nel 2023 anche per il giro d’affari del made in Italy (+1,6%). L’andamento timidamente favorevole della manifattura nel 2023 è da ascrivere alle esportazioni (+2,2%) che hanno sopperito alla debole dinamica del mercato interno (-0,5%). Tenuto conto dell’evoluzione dei prezzi alla produzione, la manifattura ha segnato nel 2023 un arretramento in termini reali dello 0,9%.I margini recordNel 2023 le 1900 società hanno segnato un ebit margin del 6,6%, riportando non solo il massimo decennale (5,8% la media 2015-19), ma il miglior livello dal 2008. Ciò è avvenuto grazie alla contrazione dei costi d’acquisto tornati all’85% circa delle vendite, in linea con la media storica del 2015-19 (84%), e alla permanenza del costo del lavoro (10,1% del fatturato) su livelli ben al di sotto della media pre-pandemica (11,7%).Tale dinamica ha creato nei margini lo spazio per assorbire gli oneri finanziari, raddoppiati dall’1% del fatturato nel 2022 all’1,9% nel 2023: essi hanno espresso un costo medio del debito pari al 4,2%, massimo decennale e in marcato aumento dal 2,6% del 2022.La questione salarialeSe la vischiosità dei salari ha contribuito a preservare i margini, essa rappresenta tuttavia un freno alla domanda interna, tanto più rilevante nel caso in cui i mercati esteri dovessero mantenere una dinamica contrastata.Posto pari a 100 nel 2021 il costo medio del lavoro delle 1900 imprese, il suo valore nel 2023, corretto in base all’inflazione, segna un livello pari a 92,4, per una perdita di potere d’acquisto pari al 7,6%. Sarebbero gli addetti del comparto pubblico ad avere subìto il maggiore depauperamento (-10%), mentre quelli del privato l’avrebbero contenuto al 7%. Quanto invece alla specializzazione produttiva, la forza lavoro della manifattura sopporterebbe una contrazione della propria capacità di spesa (-6,3%) inferiore a quella del terziario (-9,2%).Made in Italy in mani straniereLe imprese a controllo straniero rappresentano il 33,1% del fatturato delle 1900 società e il 33,7% di quelle manifatturiere. Notevole la loro presenza nelle produzioni ad alta e medio-alta tecnologia: con riferimento alla manifattura le imprese a controllo straniero sviluppano il 61,4% del proprio fatturato in tali attività, incidenza ampiamente eccedente il 46,7% delle aziende a proprietà italiana. Ne consegue che le società a controllo estero rappresentano il 48,8% delle produzioni ad alta tecnologia in Italia, pur pesando il 33,7% in termini di fatturato.Anche nelle specialità del made in Italy la presenza straniera si fa sentire: vale il 32,2% delle vendite, rispetto al 28,5% di vent’anni fa, e realizza performance allineate a quelle del made in Italy in mani italiane (medesimo Roi medio nel decennio al 9%). Inoltre, il made in Italy a controllo straniero garantisce un livello retributivo per addetto significativamente superiore: 77mila euro contro 64mila, per uno scarto pari al 20% circa. Infine, le imprese manifatturiere a controllo estero segnano un maggiore tax rate: 23,2% vs 20,6% di quello delle sole italiane nella media 2019-23Investimenti trainati da transizioneNel 2023 gli investimenti materiali delle 1900 società, espressi a prezzi costanti, hanno segnato un incremento del 4,3% sul 2022L’aspetto più eclatante riguarda l’andamento che contrappone il comparto pubblico, +19,5% sull’anno precedente, a quello privato che è invece in declino (-3,1%). La manifattura non ha realizzato significativi scostamenti sul 2022 (+0,2%), mentre il terziario è in marcato regresso (-6,3%), condizionando l’andamento dei gruppi a controllo estero (-7,4%).Nel segmento pubblico gli investimenti hanno beneficiato dello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, dell’ammodernamento e digitalizzazione delle reti con finalità di elettrificazione e decarbonizzazione dei consumi e dell’installazione delle infrastrutture al servizio della mobilità elettrica. Al netto della componente legata alle energie rinnovabili, la campagna investimenti del 2023 appare quindi all’insegna di una prudenza indotta dall’incertezza prospettica del contesto e dal livello dei tassi d’interesse. Il pur generoso cash-flow non è stato in grado di contrastare la generale instabilità. LEGGI TUTTO

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    Europa incontenibile su ottimismo per stimolo cinese. Vola il lusso

    (Teleborsa) – In Europa si scatenano gli acquisti, così come a Piazza Affari che mostra un’ottima performance, grazie all’ottimismo per le misure di stimolo di Cina. Intanto, la Banca nazionale svizzera ha varato un taglio dei tassi da un quarto di punto percentuale, portando il tasso di riferimento a 1%. Nel pomeriggio parla la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde. Sul fronte macroeconomico, il sentiment dei consumatori tedeschi dovrebbe stabilizzarsi a un livello basso nel mese di ottobre.Continua a tenere banco il possibile M&A sul fronte bancario. I consigli di sorveglianza e di amministrazione di Commerzbank hanno oggi confermato l’attuale strategia di indipendenza della banca, mentre la CEO della banca tedesca, Bettina Orlopp, ha detto che domani terrà un primo giro di colloqui con UniCredit.L’Euro / Dollaro USA mantiene la posizione sostanzialmente stabile su 1,116. L’Oro continua la sessione in rialzo e avanza a quota 2.683 dollari l’oncia. Prevalgono le vendite sul petrolio (Light Sweet Crude Oil), che continua la giornata a 67,7 dollari per barile, in forte calo del 2,85%.Ottimo il livello dello spread, che scende fino a +127 punti base, con un calo di 9 punti base, con il rendimento del BTP a 10 anni che si posiziona al 3,46%.Tra gli indici di Eurolandia buoni spunti su Francoforte, che mostra un ampio vantaggio dell’1,21%, si muove in modesto rialzo Londra, evidenziando un incremento dello 0,23%, e decolla Parigi, con un importante progresso dell’1,60%.Seduta positiva per il listino milanese, che mostra un guadagno dell’1,43% sul FTSE MIB; sulla stessa linea, il FTSE Italia All-Share guadagna l’1,44% rispetto alla seduta precedente, scambiando a 36.489 punti.In netto miglioramento il FTSE Italia Mid Cap (+1,78%); come pure, balza in alto il FTSE Italia Star (+1,5%).Tra i best performers di Milano, in evidenza Moncler (+6,61%), Brunello Cucinelli (+6,58%), Campari (+4,62%) e Unicredit (+4,24%).Le più forti vendite, invece, si manifestano su Saipem, che prosegue le contrattazioni a -4,27%. Sotto pressione ENI, che accusa un calo del 3,37%. Tentenna Leonardo, che cede l’1,44%. Sostanzialmente debole Tenaris, che registra una flessione dell’1,19%.In cima alla classifica dei titoli a media capitalizzazione di Milano, Ferragamo (+9,24%), GVS (+7,47%), Ariston Holding (+6,47%) e Sesa (+4,61%).Le più forti vendite, invece, si manifestano su Danieli, che prosegue le contrattazioni a -2,11%. Si muove sotto la parità Philogen, evidenziando un decremento dello 0,75%. Contrazione moderata per MFE A, che soffre un calo dello 0,58%. LEGGI TUTTO

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    Auto, Urso: ci sono già condizioni per attivare clausola di revisione regolamento Ue su emissioni

    (Teleborsa) – Secondo il ministro delle Imprese e Made in Italy, AdolfoUrso, esiste già oggi “materiale sufficiente per disporre di attivare la clausola di revisione” del regolamento europeo sulle emissioni di CO2 dei veicoli leggeri. La posizione dell’Italia è stata illustrata dal ministro nel suo intervento al Consiglio competitività a Bruxelles. Secondo Urso bisogna “accelerare” il percorso verso questa tappa chiave, ma tecnicamente questo non significa “anticiparlo”, perché appunto vi sono già abbastanza elementi per invocare la clausola di revisione. Il settore automobilistico è cruciale per l’industria europea e ora “sta vivendo una crisi senza precedenti, per motivi esogeni ed endogeni”, ha sottolineato. “Accogliamo molto positivamente il report del presidente Mario Draghi, che dà una sveglia all’Europa e Indica la strada che dobbiamo percorrere in fretta per recuperare il gap di competitività che si accresce ogni giorno di più, sia rispetto alla Cina sia rispetto agli Stati Uniti”, ha dichiarato il ministro chiedendo quindi che il report “non resti lettera morta” ma che “trovi immediate risposte da parte della nostra Unione europea. E per questo ci aspettiamo che la nuova Commissione europea ne tenga conto nel programma di lavoro per il 2025”. Parlando dell’auto, Urso ha affermato che il rischio concreto che corre il settore è la scomparsa di interi segmenti industriali e la distruzione di numerosi posti di lavoro. “Se non interveniamo subito tra qualche mese troveremo qua fuori gli operai dell’Industria europea, così come abbiamo trovato qualche mese fa gli agricoltori europei. “È necessario, come dice Draghi, affrontare la tematica senza paraocchi, senza ideologia, ma con una visione di neutralità tecnologica, altrimenti l’Europa non regge la sfida”.Urso ha quindi chiesto alla Commissione, “come prevede il regolamento sulle emissioni di CO2 dei veicoli leggeri, la rapida redazione dei due rapporti di valutazione. Vi è già materiale sufficiente per disporre di attivare la clausola di revisione di cui all’articolo 15 – ha affermato nel suo intervento durante i lavori –. Noi chiediamo che sia anticipata. Non entro oggi nei dettagli delle proposte che noi pensiamo di riassumere in un apposito ‘non paper’ che poi ovviamente presenteremo ai nostri partner e quindi alla Commissione”.Urso ha sostenuto l’introduzione di un “European Automotive Act”. Quanto allo stop ai motori endotermici nel 2035, Urso ha spiegato che l’Italia considera questo termine raggiungibile solo se si realizzano tre condizioni fondamentali: istituire un fondo di sostegno per l’intera filiera e per i consumatori che acquistano vetture elettriche prodotte in Europa; adottare un approccio che favorisca la neutralità tecnologica, riconoscendo un ruolo importante ai biofuels, agli e-fuels e all’idrogeno; definire una strategia per garantire l’autonomia europea nella produzione di batterie, utilizzando materie prime critiche estratte e lavorate nel continente. “In coerenza con il report Draghi, Urso ha inoltre proposto la creazione di un “Fondo per la Competitività” a supporto di tutti i settori coinvolti nelle transizioni in atto. In questo contesto, l’Italia chiederà una semplificazione degli Ipcei (grandi progetti di interesse comune nell’ambito della ricerca) e la creazione di un nuovo strumento di politica industriale pensato per rispondere alle esigenze delle PMI. LEGGI TUTTO

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    Arras Group sospesa dalle negoziazioni dopo rinvio approvazione semestrale

    (Teleborsa) – Borsa Italiana ha comunicato che azioni e warrant di Arras Group, società tecnologica di sviluppo immobiliare di seconde case quotata su EGM PRO, sono sospesi dalle negoziazioni.Ieri sera la società ha reso noto che il consiglio di amministrazione – previsto per oggi 26 settembre 2024 – chiamato ad approvare la Relazione Finanziaria Semestrale Consolidata al 30 giugno 2024 è stato rinviato, oltre il termine del 30 settembre, a data da definirsi.Non è la prima volta quest’anno che le azioni della società sono sospese dalle negoziazioni: la società aveva avuto problemi anche con l’approvazione del bilancio 2023, per cui aveva ricevuto critiche da società di revisione e collegio sindacale. LEGGI TUTTO