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    Nucleare, Green Deal, Stellantis: cosa ha detto Salvini

    (Teleborsa) – “Io penso che l’Italia, per essere pienamente competitiva e sovrana e indipendente dal punto di vista economico ed energetico, non possa rimanere l’unico grande paese al mondo che, per ideologia, dice di no al nucleare, mentre tutto il mondo va in quella direzione”. Lo ha detto il vicepremier Matteo Salvini, intervenendo all’assemblea annuale di Conflavoro aggiungendo: “è un dossier su cui stiamo lavorando”.”Abbiamo una bolletta più cara rispetto ai vicini francesi. Tra famiglie e imprese – ha spiegato Salvini – è più cara fino al 50% per quello che riguarda l’energia rispetto alla Francia. Cos’ha la Francia in più rispetto a noi? Stamattina in Francia sono operativi 56 reattori nucleari”Sul Green Deal è “un suicidio commerciale, industriale e ambientale” che pesa maggiormente sulle piccole e medie imprese. Le grandi imprese, come Stellantis, possono invece vendere e andare all’estero.”Se qualcosa non funziona – ha spiegato Salvini – bisogna avere il coraggio di riconoscerlo e cambiare registro. Penso all’ideologia del green che si trasforma in black”. Insomma, secondo il vicempremier e ministro dei Trasporti, “la messa fuori mercato, l’impossibilità di comprare e vendere dal primo gennaio 2035 auto a diesel e a benzina, perché tutti dovranno comprare o vendere solo auto elettriche non ha niente di green, è un suicidio commerciale, industriale e ambientale. In Europa sono a rischio 14 milioni di posti di lavoro, in Italia piccole imprese, artigiani, botteghe e coloro che sono legati all’automotive, stiamo parlando di alcune centinaia di migliaia di posti di lavoro”. “Tenete presente i dati scientifici non ideologici. I dati scientifici di oggi – ha aggiunto – dicono che dal momento della costruzione all’avvio in strada, un’auto elettrica prodotta in Cina emette di più, inquina di più e costa di più rispetto a un Euro 6 diesel prodotta in Italia. Quindi non vedo perché qualcuno intenda proseguire in quello che è un suicidio annunciato che poi va a ricadere sul mercato. I signori Stellantis, molto banalmente, chiudono in Italia, aprono all’estero, vendono in Italia e pagano le tasse all’estero. Mentre le pmi difficilmente possono delocalizzare. Per me non esistono imprese di serie A e di serie B”. LEGGI TUTTO

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    ILPRA, utile semestrale scende a 2,2 milioni di euro. EBITDA stabile

    (Teleborsa) – ILPRA, società quotata su Euronext Growth Milan e attiva nel settore del packaging, ha chiuso il primo semestre del 2024 con ricavi pari a 26,8 milioni di euro, in riduzione del 7,0% rispetto al 30 giugno 2023. L’EBITDA è pari a 5,9 milioni di euro, invariato rispetto al 30 giugno 2023, con una marginalità operativa che si attesta al 22,1% (20,6% 30 giugno 2023). L’Utile Netto si attesta a 2,2 milioni di euro, in riduzione del 30,5%, mentre l’Utile Netto di pertinenza del Gruppo è pari a 1,8 milioni di euro (2,5 milioni al 30 giugno 2023).”Il primo semestre si è chiuso con risultati più che soddisfacenti, evidenziando una situazione pressoché stabile per quanto riguarda i ricavi e il mantenimento di una buona redditività operativa (22,1% rispetto al 20,6% del primo semestre 2023), frutto di una migliore politica di vendita e di un miglioramento del cost controlling – ha commentato l’AD Maurizio Bertocco – L’EBIT subisce una flessione legata a maggiori ammortamenti da immobilizzazioni immateriali, in particolare per la riserva di consolidamento generata dalle operazioni di M&A effettuate nel 2023. L’incremento dei costi dei servizi e del personale è la naturale conseguenza della strutturazione del Gruppo e delle aziende ad esso appartenenti nel suo processo di crescita dimensionale, funzionale ad affrontare con tranquillità le sfide del prossimo futuro”.”Pienamente sotto controllo anche l’incremento dell’indebitamento finanziario netto, tipico del periodo infrannuale e generato dalla strategia di incremento del magazzino per competere in termini di time to market – ha aggiunto – Le attese per la seconda parte del 2024 e per il 2025 sono positive, confortate sia dai dati UCIMA relativi alla raccolta ordini per il mercato italiano e internazionale, sia dalla recente adozione del Decreto Attuativo della Industria 5.0″.L’Indebitamento Finanziario Netto è pari a 19,6 milioni (15,5 milioni al 31 dicembre 2023), con disponibilità liquide per 12,9 milioni (15,2 milioni al 31 dicembre 2023). La variazione è legata all’accensione di nuovi finanziamenti bancari per finanziare l’incremento di magazzino (ciclicamente sempre più rilevante alla chiusura del semestre rispetto al fine anno). LEGGI TUTTO

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    USA, richieste sussidi disoccupazione in calo a 218 mila

    (Teleborsa) – Scendono le richieste di sussidio alla disoccupazione negli USA. Nella settimana al 13 settembre, i “claims” sono risultati pari a 218 mila unità, in diminuzione di 4 mila unità rispetto ai 222 mila della settimana precedente (rivisto da un preliminare di 219.000 unità) e rispetto ai 224 mila stimati dagli analisti. La media delle ultime quattro settimane – in base ai dati del Dipartimento del Lavoro americano – si è assestata a 224.750 unità, in calo di 3.500 unità rispetto al dato della settimana precedente (228.250). La media a quattro settimane viene ritenuta un indicatore più accurato dello stato di salute del mercato del lavoro, in quanto appiana le forti oscillazioni osservate settimanalmente. Infine, nella settimana al 6 settembre, le richieste continuative di sussidio si sono attestate a 1.834.000, in aumento di 13 mila unità rispetto alle 1.821.000 unità della settimana precedente (dato rivisto da un preliminare di 1.829.000 mila). Gli analisti si aspettavano un valore pari a 1.828.000. LEGGI TUTTO

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    Borse europee, raccolta di capitali in aumento grazie a follow-on. IPO ancora deboli

    (Teleborsa) – La sottoscrizione azionaria sulle Borse europee è aumentata del 22% anno su anno nel primo semestre del 2024, sulla scia di un moderato aumento delle offerte azionarie secondarie (14%) e di un forte aumento annuale delle offerte pubbliche iniziali (IPO). Le IPO hanno registrato un forte aumento percentuale del 385% anno su anno ma, tuttavia, l’ammontare raccolto è stato di modesta entità, al di sotto della media storica del primo semestre. Le fusioni e acquisizioni (M&A) sono diminuite se misurate come valore completato (-12%) ma sono aumentate se misurate come valore annunciato (45%), il che potrebbe anticipare una solida prospettiva per le M&A europee. La media giornaliera delle negoziazioni azionarie sui mercati principali europei e sugli MTF è aumentata del 5% anno su anno. Sono i dati salienti del consueto rapporto dell’Associazione per i mercati finanziari in Europa (AFME).Raccolta di capitale azionarioLa raccolta di capitale azionario sulle Borse europee ha totalizzato 68,2 miliardi di euro nel primo semestre del 2024, un aumento del 22% anno su anno rispetto ai 56,1 miliardi di euro emessi nel primo semestre del 2023. Le offerte secondarie hanno contribuito maggiormente al capitale totale raccolto, con 53,6 miliardi di euro emessi nel primo semestre del 2024, sebbene abbiano registrato un moderato aumento annuale rispetto ai 47 miliardi di euro del primo semestre del 2023. Le offerte pubbliche iniziali (IPO) hanno registrato un forte aumento percentuale del 385% anno su anno, che tuttavia ha rappresentato una piccola quantità di soli 11,5 miliardi di euro raccolti nel primo semestre del 2024, rispetto a una media semestrale di 16 miliardi di euro dal 2010.L’emissione di azioni sulle borse Junior ha totalizzato un totale di 1,8 miliardi di euro di capitale emesso nel primo semestre del 2024, l’importo più basso dal primo semestre del 2009. Le borse Junior sono sedi con requisiti di quotazione meno onerosi, il che facilita la raccolta di capitale azionario da parte di piccole e medie imprese e aziende più giovani.Il main market del London Stock Exchange ha guidato la sottoscrizione azionaria totale accumulando un totale di 20,7 miliardi di euro durante la prima metà dell’anno, seguito da Frankfurt Prime (7,4 miliardi di euro) ed Euronext Paris (7,1 miliardi di euro). Al quarto posto Borsa Italiana con 6,1 miliardi di euro (quasi interamente in follow-on per l’assenza di grandi IPO, prima di Zurigo e Madrid (entrambe a 3,7 miliardi di euro)IPO e società quotateLe offerte pubbliche iniziali (IPO) sulle Borse europee hanno totalizzato 11,5 miliardi di euro di proventi su 25 operazioni, un aumento rispetto ai 2,3 miliardi di euro emessi nel primo semestre del 2023. L’emissione, tuttavia, è molto lontana dall’importo medio emesso a metà anno del 2021 di 20-40 miliardi di euro.L’Euronext Growth Milan (EGM) di Borsa Italiana si è piazzato al primo posto tra i Junior market con 72 milioni di euro raccolti, davanti all’AIM di Londra (63 milioni di euro) e al First North Stockholm (40 milioni di euro).Dopo una serie di trimestri con un importo emesso minimo, le IPO supportate da private equity sono tornate sul mercato nel corso dell’anno, totalizzando 6,4 miliardi di euro di proventi nella prima metà dell’anno.L’attività di IPO è aumentata anche sulle Borse statunitensi, con un totale di 18,7 miliardi di euro raccolti nel primo semestre del 2024 rispetto ai 5,2 miliardi di euro del primo semestre del 2023, ma continua al di sotto delle medie storiche. Pure sulle Borse cinesi e giapponesi è rimasta al di sotto delle medie storiche, con un forte calo delle IPO cinesi che hanno raccolto 3,6 miliardi di euro nel primo semestre del 2024 (22,5 miliardi di euro nel primo semestre del 2023).A partire dal secondo trimestre del 2024, un totale di 6.875 società nazionali erano quotate sulle Borse europee (UE, Regno Unito e Svizzera). Ciò rappresenta un calo rispetto alle 7.077 società quotate a giugno 2023 e alle 7.225 a giugno 2022 (-4,8%). Dieci anni fa, a giugno 2014, erano 7.368 (-6,7%).Fusioni e acquisizioni (M&A)Le M&A completate in Europa hanno totalizzato 327 miliardi di euro nel primo semestre del 2024 (17 miliardi in Italia), un calo del 12% rispetto al valore dell’operazione del primo semestre del 2023 (372 miliardi di euro). Il valore dell’operazione ridotto continua la recente evoluzione delle M&A europee osservata dal primo trimestre del 2023, poiché l’attività completata trimestralmente non ha superato la soglia dei 200 miliardi di euro da allora.Gli accordi PE-backed hanno accumulato 114 miliardi di euro di valore (o il 34% del totale), un calo del 27% rispetto ai 157 miliardi di euro del primo semestre del 2023 (42% del totale).Nonostante il calo del valore degli accordi completati, la quantità di accordi di M&A annunciati nel primo semestre del 2024 è aumentata del 57% rispetto all’anno precedente, il che potrebbe anticipare una prossima ripresa dell’attività di M&A europea.Mercati secondariNel primo semestre del 2024, il valore del turnover dei prodotti azionari negoziati in Europa è aumentato del 5% anno su anno. Ciò include il trading indirizzabile su tutte le sedi, i systematic internaliser e gli OTC.Il turnover ratio, calcolato come valore annualizzato del turnover rispetto alla capitalizzazione di mercato, è aumentato al 125% nel secondo trimestre del 2024 dopo un minimo record del 100% osservato nella seconda metà del 2023. Per la tendenza a lungo termine, i dati di mercato mostrano un marcato deterioramento della liquidità di mercato misurata dal turnover ratio con un calo da circa il 150% nel 2018 al 100-120% osservato negli ultimi 12 mesi. Gli spread bid-ask per alcuni indici azionari europei sono leggermente aumentati per le società costituenti CAC40 e DAX40.La capitalizzazione di mercato delle azioni quotate europee (UE, Regno Unito e Svizzera) è rimasta relativamente invariata nel secondo trimestre del 2024, chiudendo il trimestre a 17 trilioni di euro. LEGGI TUTTO

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    USA, ordini beni durevoli invariati ma sopra attese

    (Teleborsa) – Frenano gli ordinativi di beni durevoli americani nel mese di agosto 2024, ma il dato risulta al di sopra delle attese, che indicavano un calo. Secondo il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti (Bureau of the Census), gli ordini non hanno evidenziato variazioni su base mensile dopo il +9,9% del mese precedente. Le stime di consensus indicavano un calo del 2,8%.Il dato “core”, ossia al netto degli ordinativi del settore trasporti, fa segnare un +0,5% rispetto al -0,1% del mese precedente e si confronta con il +0,1% stimato dagli analisti. Se si esclude il settore della difesa, gli ordinativi sono scesi dello 0,2%, dopo il +10,3% precedente. LEGGI TUTTO

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    Stati uniti, PIL 2° trimestre confermato al 3%

    (Teleborsa) – Confermata in aumento la crescita dell’economia statunitense nel 2° trimestre del 2024. Secondo quanto rilevato dal Bureau of Economic Analysis, che pubblica oggi i dati definitivi, il PIL americano è salito del 3% su base trimestrale, rispetto al +1,4% del trimestre precedente. Il dato conferma la seconda stima, che aveva rivisto lievemente al rialzo la preliminare. Si è registrata una leggera decelerazione della crescita dei consumi, che segnano un +2,8% dal +2,9% registrato nel trimestre precedente. La crescita dei profitti invece ha accelerato al 3,5% dall’1,7% precedente. Il PCE price index, una misura dell’inflazione, si conferma al 2,5%, mentre l’indice core registra un +2,8%. LEGGI TUTTO

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    Salute, ENEA svela il potenziale antitumorale della nocciola

    (Teleborsa) – ENEA ha realizzato uno studio che mette in luce il potenziale antitumorale delle biomolecole attive contenute in un estratto della nocciola tradizionale del viterbese, la Tonda Gentile Romana (Corylus avellana L.). Pubblicati sulla rivista internazionale Natural Product Research, i risultati dello studio – fa sapere ENEA in una nota – aprono la strada a futuri sviluppi terapeutici e di prevenzione nella lotta contro il cancro al fegato.”Abbiamo dimostrato che il nostro estratto di nocciola è in grado di uccidere cellule tumorali in vitro, attraverso una specifica azione diretta che favorisce il ripristino delle condizioni fisiologiche di crescita del tessuto epatico”, spiega Barbara Benassi della divisione Biotecnologie dell’ENEA, che ha condotto la ricerca in collaborazione con la collega Maria Pierdomenico.Le recenti evidenze scientifiche identificano nel cambiamento del contenuto intracellulare di due piccole molecole di RNA una delle chiavi per comprendere le proprietà antitumorali di nuove formulazioni farmaceutiche per applicazioni in campo oncologico. “Nel tessuto malato – aggiunge Benassi – il livello intracellulare dei due microRNA diminuisce rispetto alla controparte sana, causando la proliferazione neoplastica. Riportare a livelli normali i due microRNA è una delle possibili strategie ‘intraprese’ dai nuovi farmaci per ridurre la progressione della malattia tumorale; parallelamente, mantenere sotto controllo la loro integrità intracellulare, evitando che diminuiscano nell’arco della vita di un individuo, rappresenta una possibile strategia di prevenzione verso la trasformazione in neoplasie”. In sintesi, lo studio ENEA ha dimostrato che l’estratto di nocciola è in grado di stimolare in modo significativo il livello intracellulare delle due molecole di microRNA nelle cellule tumorali di fegato, inibendone la proliferazione e causandone la successiva morte in vitro. “Il prossimo passo – spiega Benassi – sarà di identificare con maggiore precisione le biomolecole attive responsabili di tale effetto citotossico contro le cellule tumorali, anche se uno studio preliminare in silico, ossia al computer, ha individuato alcuni possibili candidati. In particolare, alcune sostanze derivanti dall’acido caffeico e dalle catechine, di cui l’estratto di nocciola è ricco, sulle quali è necessario condurre ulteriori approfondimenti in modelli preclinici più complessi in vitro e in vivo, per validare la potenziale efficacia di nuove formulazioni quali innovativi coadiuvanti terapeutici per la cura del tumore al fegato”. LEGGI TUTTO

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    Industria, un terzo del Made in Italy in mani straniere. Presenza notevole nel tech

    (Teleborsa) – Nel 2023 il fatturato delle società industriali e terziarie italiane di grande e media dimensione ha subito una contrazione, mentre i margini sono stati ai massimi dal 2008. I margini sono stati ampi grazie alla vischiosità del costo del lavoro (perso il 7,6% del potere d’acquisto dal 2021), mentre gli investimenti in crescita nelle aziende pubbliche sono stati trainati dalla transizione energetica. Le aziende a controllo straniero rappresentano il 48,8% delle produzioni ad alta tecnologia e pagano più tasse, mentre la presenza straniera nel made in Italy è al 32,2% (era il 28,5% nel 2004). Sono i punti salienti dalla nuova edizione dei “Dati Cumulativi”, l’indagine annuale dell’Area Studi Mediobanca sulle società industriali e terziarie italiane di grande e media dimensione analizzate nel decennio 2014-2023.In particolare, sono state esaminate 1.900 società italiane che rappresentano il 45% del fatturato industriale, il 48% di quello manifatturiero, il 45% di quello della distribuzione al dettaglio e il 42% di quello dei trasporti. Le imprese a controllo estero coprono il 48% del fatturato di quelle con più di 250 addetti operanti in Italia e il 70% delle sole manifatturiere. Sono incluse pressoché tutte le aziende italiane con più di 500 dipendenti e una quota significativa di quelle manifatturiere di medie dimensioni.Il fatturato in caloIl fatturato delle 1900 imprese ha segnato nel 2023 una flessione annua nominale del 6,8%. Il risultato dipende in ampia misura dalla proprietà pubblica (-20,4%), che opera in prevalenza nelle produzioni energetiche (-29,8%) e petrolifere (-26,4%). Le aziende a proprietà privata, meno presenti in questi settori, hanno ripiegato del 2,5%.La manifattura ha invece realizzato una variazione marginalmente positiva (+0,8% sul 2022), grazie alle performance dei gruppi maggiori (+4,5%) e di quelli sotto il controllo straniero (+0,7%) che hanno bilanciato l’andamento negativo del IV capitalismo (imprese medie e medio-grandi a controllo italiano: -1,7%). Segno positivo nel 2023 anche per il giro d’affari del made in Italy (+1,6%). L’andamento timidamente favorevole della manifattura nel 2023 è da ascrivere alle esportazioni (+2,2%) che hanno sopperito alla debole dinamica del mercato interno (-0,5%). Tenuto conto dell’evoluzione dei prezzi alla produzione, la manifattura ha segnato nel 2023 un arretramento in termini reali dello 0,9%.I margini recordNel 2023 le 1900 società hanno segnato un ebit margin del 6,6%, riportando non solo il massimo decennale (5,8% la media 2015-19), ma il miglior livello dal 2008. Ciò è avvenuto grazie alla contrazione dei costi d’acquisto tornati all’85% circa delle vendite, in linea con la media storica del 2015-19 (84%), e alla permanenza del costo del lavoro (10,1% del fatturato) su livelli ben al di sotto della media pre-pandemica (11,7%).Tale dinamica ha creato nei margini lo spazio per assorbire gli oneri finanziari, raddoppiati dall’1% del fatturato nel 2022 all’1,9% nel 2023: essi hanno espresso un costo medio del debito pari al 4,2%, massimo decennale e in marcato aumento dal 2,6% del 2022.La questione salarialeSe la vischiosità dei salari ha contribuito a preservare i margini, essa rappresenta tuttavia un freno alla domanda interna, tanto più rilevante nel caso in cui i mercati esteri dovessero mantenere una dinamica contrastata.Posto pari a 100 nel 2021 il costo medio del lavoro delle 1900 imprese, il suo valore nel 2023, corretto in base all’inflazione, segna un livello pari a 92,4, per una perdita di potere d’acquisto pari al 7,6%. Sarebbero gli addetti del comparto pubblico ad avere subìto il maggiore depauperamento (-10%), mentre quelli del privato l’avrebbero contenuto al 7%. Quanto invece alla specializzazione produttiva, la forza lavoro della manifattura sopporterebbe una contrazione della propria capacità di spesa (-6,3%) inferiore a quella del terziario (-9,2%).Made in Italy in mani straniereLe imprese a controllo straniero rappresentano il 33,1% del fatturato delle 1900 società e il 33,7% di quelle manifatturiere. Notevole la loro presenza nelle produzioni ad alta e medio-alta tecnologia: con riferimento alla manifattura le imprese a controllo straniero sviluppano il 61,4% del proprio fatturato in tali attività, incidenza ampiamente eccedente il 46,7% delle aziende a proprietà italiana. Ne consegue che le società a controllo estero rappresentano il 48,8% delle produzioni ad alta tecnologia in Italia, pur pesando il 33,7% in termini di fatturato.Anche nelle specialità del made in Italy la presenza straniera si fa sentire: vale il 32,2% delle vendite, rispetto al 28,5% di vent’anni fa, e realizza performance allineate a quelle del made in Italy in mani italiane (medesimo Roi medio nel decennio al 9%). Inoltre, il made in Italy a controllo straniero garantisce un livello retributivo per addetto significativamente superiore: 77mila euro contro 64mila, per uno scarto pari al 20% circa. Infine, le imprese manifatturiere a controllo estero segnano un maggiore tax rate: 23,2% vs 20,6% di quello delle sole italiane nella media 2019-23Investimenti trainati da transizioneNel 2023 gli investimenti materiali delle 1900 società, espressi a prezzi costanti, hanno segnato un incremento del 4,3% sul 2022L’aspetto più eclatante riguarda l’andamento che contrappone il comparto pubblico, +19,5% sull’anno precedente, a quello privato che è invece in declino (-3,1%). La manifattura non ha realizzato significativi scostamenti sul 2022 (+0,2%), mentre il terziario è in marcato regresso (-6,3%), condizionando l’andamento dei gruppi a controllo estero (-7,4%).Nel segmento pubblico gli investimenti hanno beneficiato dello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, dell’ammodernamento e digitalizzazione delle reti con finalità di elettrificazione e decarbonizzazione dei consumi e dell’installazione delle infrastrutture al servizio della mobilità elettrica. Al netto della componente legata alle energie rinnovabili, la campagna investimenti del 2023 appare quindi all’insegna di una prudenza indotta dall’incertezza prospettica del contesto e dal livello dei tassi d’interesse. Il pur generoso cash-flow non è stato in grado di contrastare la generale instabilità. LEGGI TUTTO