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    Bitcoin, l’intesa USA-Cina spinge la criptovaluta sopra i 115mila dollari

    (Teleborsa) – Nuovo spunto rialzista per il Bitcoin che vola sopra la soglia dei 115.000 dollari. La criptovaluta si è spinta a raggiungere quota 115.440 dollari sull’ottimismo generato dall’accordo preliminare tra USA e Cina sui dazi.L’accordo USA-CinaL’intesa verrà sugellata in occasione dell’incontro dei leader Donald Trump e Xi Jinping. Il Presidente americano è volato in Corea del Sud, dove è in calendario l’incontro con il leader cinese, il primo dal 2019, ma nel suo viaggio in Asia visiterà anche la Malesia ed il Giappone, nel tentativo diportare a casa altri fruttuosi accordi per gli USA, soprattutto sul tema dei minerali rari.L’accordo preliminare Washinghton-Pechino, che scongiura l’imposizione di dazi al 100%, è stato intanto portato a casa del team dei negoziatori, dopo due giorni di trattative serrate che hanno anticipato l’incontro dei due leader. A confermare il raggiungimento dell’accordo con la delegazione cinese è stato il Segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, che ha annunciato un’intesa sulle terre rare e la soia, con la Cina che avrebbe acconsentito a rinviare di un anno le restrizioni all’export di minerali e riprenderà gli acquisti di soia dagli USA. Notizia non completamente confermata dalla delegazione cinese, che ha parlato solo di un “consenso positivo” e di una trattativa che pone sulla buona strada per un accordo, senza far cenno specifico alle terre rare.Il pre-accordo consente anche di prorogare la tregua patteggiata da Cina e Stati Uniti oltre la data del 10 novembre e di scongiurare l’imposizione di dazi al 100% sui prodotti esportati dalla Cina verso gli USA che sarebbe scattata il prossimo 1° novembre.(Foto: Jonathan Borba on Unsplash ) LEGGI TUTTO

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    Immobiliare, Savona (Consob): serve stesso trattamento dei rendimenti della finanza

    (Teleborsa) – “Non ho obiezioni” alla creazione di nuovi strumenti per rilanciare il mercato immobiliare quotato, ma “il problema è che bisogna costruire una politica economica che porti al centro il tasso di interesse. Se il rendimento è trascurabile, non mi stupisce che poi il trend degli investimenti (immobiliari, ndr) cali”. Lo ha detto Paolo Savona, presidente della CONSOB, alla presentazione della ricerca “L’esigenza di un ampliamento dell’immobiliare quotato a vantaggio dell’economia, della società e dei mercati finanziari”, realizzata da SDA con CNCC-Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali.”Il problema è convincere le famiglie italiane a costruire piani finanziari che abbiamo dentro anche la finanza e la struttura immobiliare, è un compito immane del responsabile dell’economia – ha sottolineato – Dobbiamo avere la stessa normativa della finanza e lo stesso trattamento dei rendimenti, altrimenti non ne usciamo”. Savona ha parlato di “parificazione di trattamento per attività immobiliari e mobiliari”.Savona ha evidenziato che “gli investimenti immobiliari sono stati sempre il più efficace strumento anticiclico per l’economia. È con quello che è successo – ma con pasticci – con il Superbonus, che ha funzionato perchè è l’unica cosa che ha retto il PIL, anche se con un costo tremendo perchè ha lasciato un’eredità sul bilancio”.In merito ai potenziali strumenti di rilancio e delle richieste delle associazioni di categoria, ha detto: “Tutti cercano detassazioni o assistenza dello Stato, ma dobbiamo riuscire ad avere un cappello logico per rilanciare l’economia nei momenti di difficoltà”.”I governi hanno veramente un mare di cose di fare, di singoli problemi, ma facciamo partire un satellite per affrontare questo problema e aiutare la politica ad uscire dal day by day e programmare affinché l’attività immobiliare diventi importante”, ha detto il presidente della CONSOB.Secondo Savona, “c’è un mercato da sistemare, che è quello delle nude proprietà, dove avvengono degli espropri. Deve nascere un mercato dove invece dei contanti io ti do un titolo, che ti continua a rendere, rendendo più felici le persone che continuano ad abitare nell’immobile, creando una sana gestione invece di una svendita”. LEGGI TUTTO

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    RFI, Isi: “Al lavoro sui corridoi europei per l integrazione ferroviaria”

    (Teleborsa) – Favorire attraverso lo sviluppo infrastrutturale il trasporto delle merci via treno, per alleggerire il traffico stradale e promuovere una mobilità sempre più sostenibile. Puntano su questo i corridoi europei TEN-T, che sono le reti ferroviarie prioritarie per il trasporto merci in Europa. L’Italia è attraversata da cinque di questi corridoi e Rete Ferroviaria Italiana, società del Gruppo FS è impegnata nel loro completamento con progetti strategici come la Galleria di Base del Brennero, centrale per il corridoio Scandinavo-Mediterraneo e per il corridoio del Brennero Monaco-Verona e come la linea Torino-Lione, che fa parte del corridoio Mediterraneo. Proprio su quest’ultima infrastruttura strategica si è concentrato il convegno “La sostenibilità della Torino-Lione – confronto tra committenze”, organizzato presso l’Ambasciata di Francia a Roma da TELT, promotore pubblico italo-francese della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione in occasione del decimo anniversario dell’opera.Nel suo intervento l’amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana, Aldo Isi, ha ricordato “l’importanza delle infrastrutture a cui RFI sta lavorando nell’ambito dei corridoi europei, fondamentali per promuovere l’integrazione del trasporto ferroviario. Per farlo – ha proseguito Isi – stiamo puntando sull’innovazione come dimostrano i progetti per l’ERTMS, il segnalamento digitale europeo dei treni che vogliamo portare presto sulla rete pendolare di tutti i giorni e non solo sull’alta velocità”.Un progetto ambizioso che coniuga innovazione e sostenibilità e che, sempre secondo Isi non può prescindere dall’ascolto del territorio e delle sue esigenze. “Come RFI – ha evidenziato Isi – vogliamo replicare su scala europea quello che abbiamo già fatto con l’alta velocità nel nostro Paese e diventare da metropolitana d’Italia a metropolitana d’Europa. E in questo le opere come la Torino-Lione saranno indispensabili”. LEGGI TUTTO

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    Zangrillo, Contratto Sanità 2022-2024: approvazione con aumenti medi mensili di 170 euro e arretrati per il personale

    (Teleborsa) – “La firma definitiva del contratto del comparto sanità 2022-2024 è un importante risultato per il settore. La trattativa è stata molto complicata, ma è fondamentale essere giunti alla fine. Ora bisogna guardare immediatamente al prossimo contratto 2025-2027 per dare continuità alla contrattazione”. Lo afferma in una nota il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, commentando il via libera definitivo al contratto del comparto Sanità. “Gli aumenti medi sono pari a circa 170 euro mensili – prosegue – Con importanti incrementi delle indennità specifiche, tra cui quella del pronto soccorso, che puo’ arrivare anche a 500 euro. Importanti anche gli arretrati visto che il contratto viene firmato nel 2025. Ora dobbiamo rendere effettivi gli stanziamenti per la tornata contrattuale 2025-2027”. LEGGI TUTTO

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    Dallocchio (Bocconi): non si rovina asset allocation degli istituzionali con limiti minimi su società locali

    (Teleborsa) – Nei portafogli “l’immobiliare o è presente sotto forma di mattone, il che a mio modo di vedere non è necessariamente suggeritile per tutti, o non è presente. Eppure sappiamo perfettamente l’importanza che in questo paese, come in tanti altri paesi, l’immobiliare riveste nell’ambito dei progetti di investimento di qualsiasi organizzazione”. Lo ha detto Maurizio Dallocchio, Professore Ordinario di Finanza Aziendale presso la SDA Bocconi School of Management, alla presentazione della ricerca “L’esigenza di un ampliamento dell’immobiliare quotato a vantaggio dell’economia, della società e dei mercati finanziari”, realizzata da SDA con CNCC-Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali.Parlando del calo dell’interesse degli operatori per l’immobiliare, Dallocchio ha fatto notare che “oggi nel mondo esistono degli assi pigliatutto. Le prime due società quotate negli USA per capitalizzazione valgono 2 volte e mezzo tutta l’Europa, circa 1,3 volte il PIL di Francia e Italia insieme. Per gli altri è quindi meno sexy e agevole avere successo nei mercati finanziari, con un interesse più modesto”.Il Professore ha anche lamentato lo scorsa investimento degli investitori istituzionali italiani sull’equity del paese, non solo quello immobiliare. “Gli investitori istituzionali come assicurazioni, fondi pensione o casse previdenziali sono completamente assenti nel finanziamento delle imprese, e dunque relativamente assenti come operatori dei mercati italiano ed europei”, ha evidenziato.”Anche gli altri operatori istituzionali non brillano per presenza sui mercati – ha aggiunto – Ma le risorse che le imprese cercheranno nei prossimi anni non potranno che essere risorse di mercato. Se le imprese vorranno avere un orizzonte di lungo, inevitabilmente dovranno far ricorso al mercato”.Evidenziando che “anche in paesi con regolamentazioni avanzate come nel Nord Europa hanno un obbligo di investire un certo ammontare nelle società locali, il fatto che non ci sia una normativa per spingere a dare una mano in questo senso in Europa e in Italia è qualcosa che mi lascia un po’ perplesso. Non sono dirigista, ma se imponessimo dei limini minimi non rovineremmo l’asset allocation di queste entità”.Questi sono “tutti temi che ci dicono con potenza e con forza che se riusciamo ad aprire i mercati – inserendo l’immobiliare quotato – probabilmente facciamo qualcosa che fa bene davvero per l’economia, per la società e per i mercati finanziari”, ha concluso. LEGGI TUTTO

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    Immobiliare quotato in crisi, serve listino dedicato e riduzione dell’aliquota all’ingresso

    (Teleborsa) – Il mercato real estate in Italia è segnato da una “contraddizione”: a fronte di un patrimonio immobiliare tra i più rilevanti in Europa, che contribuisce ad oltre il 19% del PIL, la quota effettivamente rappresentata sui mercati finanziari è ancora del tutto marginale; in particolare, soltanto lo 0,06% del real estate commerciale risulta quotato in Borsa, ovvero il livello più basso tra i principali Paesi europei. È quanto emerge dalla ricerca “L’esigenza di un ampliamento dell’immobiliare quotato a vantaggio dell’economia, della società e dei mercati finanziari”, realizzata da SDA Bocconi School of Management in collaborazione con il CNCC-Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali, e presentato oggi a Roma.La fotografia del mercato immobiliare quotato italiano, che emerge dall’analisi approfondita svolta, mostra come il modello italiano delle SIIQ (Società di Investimento Immobiliare Quotate), introdotto oltre un decennio fa, non ha raggiunto la massa critica necessaria a sostenere un ecosistema dinamico e liquido. Spiccano le dimensioni ridotte del mercato dei REIT (SIIQ) italiani: oltre al numero esiguo di società immobiliari quotate italiane attive, che si è ulteriormente ridotto negli anni, si evidenzia anche una capitalizzazione marginale che, complessivamente, nel 2024 era di appena 600 milioni di euro (in Spagna 30 miliardi, in Germania 60 miliardi).La ricerca ha evidenziato anche lo sconto sul NAV record (le SIIQ italiane quotano mediamente a -75% rispetto al valore netto degli asset, segnale di una sfiducia strutturale del mercato) e il limitato volume delle transazioni immobiliari (pari allo 0,36% del PIL per il 2024, contro una media dello 0,8% per il commercial real estate delle sei maggiori economie dell’Europa occidentale).Un altro aspetto rilevante è una normativa fiscale non incentivante: l’adozione in Italia del regime SIIQ da parte dei REIT residenti in altri Stati europei è fortemente penalizzata dall’attuale sistema di tassazione delle branch e delle controllate; inoltre, l’ingresso nel regime è soggetto ad un’imposta del 20%, che appare elevata rispetto all’attuale aliquota di tassazione delle imprese.Dal raffronto eseguito a livello europeo si evidenzia come in altri Paesi il mercato REIT abbia saputo crescere su basi normative e fiscali solide, rendendo strategico il comparto immobiliare quotato nei portafogli degli investitori istituzionali, favorendo la rigenerazione urbana e accelerando gli investimenti ESG. Tra tutti, particolarmente significativo è il caso della Spagna, che, con la riforma delle SOCIMI del 2012, ha trasformato un comparto marginale in un mercato da oltre 14 miliardi di euro di investimenti annui, segnando solo nel 2024 un incremento del 22%.Le conclusioni, a cui giunge lo studio, mostrano una chiara necessità di una riforma strutturale del comparto, attraverso un quadro normativo più aperto e lungimirante, capace di supportare la valorizzazione del patrimonio immobiliare italiano, anche favorendo la rigenerazione urbana e l’efficientamento energetico, e trasformandolo in un volàno di investimenti, occupazione e innovazione.Individuate le best practice europee, l’allineamento normativo punterebbe ad attrarre capitali privati e istituzionali, mediante: promozione, tra gli investitori istituzionali e gli investitori retail, della conoscenza dei vantaggi derivanti dall’inserimento dei REIT e del real estate quotato nei loro portafogli di investimento; creazione di un listino dedicato e un entry package semplificato (iter documentali, fiscali e regolamentari) per le SIIQ startup che decidano di quotarsi (asset oltre 50 milioni di euro); apertura ai capitali esteri, permettendo ai REIT europei di costituire e controllare in Italia veicoli SIINQ non quotati (modello SOCIMI) o di operare tramite branch alle stesse condizioni delle SIIQ quotate), favorendo così una rapida espansione del comparto anche grazie all’afflusso di capitali globali; rimodulazione dell’imposta di ingresso, riducendo l’aliquota applicata al momento dell’ingresso sulla differenza tra valore contabile e valore di mercato degli immobili, oppure rimandandone l’applicazione al momento della cessione degli immobili, così come avviene in altri Stati europei; costituzione di veicoli ad hoc, rafforzando la trasparenza e gli incentivi per gli investitori istituzionali, in linea a Solvency II e Basilea III. LEGGI TUTTO

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    Manovra, Meloni: “Se su 44 miliardi di profitti banche ne danno 5 tutti soddisfatti”

    (Teleborsa) – “Se cresce lo spread, se sale il rating dell’Italia, se le banche hanno potuto approfittare dei 200 miliardi messi a disposizione dal governo Conte per rinegoziare con la garanzia dello Stato prestiti che avevano già erogato, o dei crediti del superbonus, sempre grazie a Giuseppe Conte, è giusto che quelle stesse banche ci diano una mano a continuare in una politica così profittevole. Se su 44 miliardi di profitti nel 2025 ce ne mettono a disposizione circa cinque per aiutare le fasce più deboli della società, credo che possiamo essere soddisfatti noi e che in fin dei conti possano esserlo anche loro”. Così la premier Giorgia Meloni nel nuovo libro di Bruno Vespa “Finimondo” in uscita giovedì 30 ottobre per Mondadori-Rai Libri, di cui una nota fornisce uno stralcio in anteprima. “Non vogliamo tassare la ricchezza prodotta dalle aziende, perché daremmo un segnale sbagliato. Vogliamo un contributo sulla rendita accumulata per condizioni di mercato che la politica del governo ha fortemente contribuito a creare –. dice Meloni a Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, nel libro –. Ho spiegato che per mantenere i conti in ordine, occorrono delle risorse e le abbiamo chieste a chi, grazie a questa politica, ha avuto dei grandi benefici”. LEGGI TUTTO

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    Bozza clima 2040, Ue valuta possibile revisione biennale

    (Teleborsa) – La Commissione Ue dovrebbe rivalutare “ogni due anni” la traiettoria di taglio delle emissioni fissato al 90% entro il 2040, con la possibilità di “rivedere, se necessario” l’intero target climatico: E’ una delle opzioni di flessibilità previste dalla bozza di compromesso sull’obiettivo intermedio al 2040, diffusa dalla presidenza danese dell’Ue. Il testo sarà discusso mercoledì e venerdì dagli ambasciatori dei Paesi membri, nell’ottica di aprire la strada all’accordo politico al Consiglio Ambiente del 4 novembre. La valutazione dovrebbe basarsi su “recenti evidenze scientifiche, progressi tecnologici e sfide per la competitività”.La bozza di compromesso, visionata dall’Ansa, introduce una “valutazione biennale” da parte della Commissione Ue che potrà essere accompagnata “se necessario” da proposte legislative per “rivedere” la legge sul clima. il punto di caduta di compromesso riflette molte delle richieste avanzate dai leader al Vertice Ue della scorsa settimana, tra cui la necessità di introdurre una clausola di revisione del target per rendere il percorso di decarbonizzazione più flessibile. LEGGI TUTTO