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    Rheinmetall, fatturato e risultato operativo in crescita a doppia cifra nei 9M25, backlog sale a 64 miliardi

    (Teleborsa) – Rheinmetall ha alzato il velo sui risultati dei primi nove mesi del 2025. Il fatturato consolidato è aumentato di 1,246 milioni di euro, pari al 20% su base annua, raggiungendo i 7,515 milioni (anno precedente: 6,268 milioni di euro). Le attività con le Forze Armate tedesche stanno diventando sempre più importanti: la quota di fatturato generata in Germania è aumentata di 3,5 punti percentuali, attestandosi al 34% dopo nove mesi del 2025 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre la quota di fatturato generata all’estero si è attestata al 66%.Il risultato operativo è stato di 835 milioni, in aumento di 130 milioni, pari al 18%, rispetto ai 705 milioni dell’esercizio precedente. La parte più consistente di questo risultato è stata apportata dalle attività del Gruppo dedicate alla difesa: il risultato operativo derivante dalle attività con le Forze Armate è stato di 825 milioni, con un incremento del 14% rispetto ai 723 milioni dell’esercizio precedente.Principalmente a causa delle spese per l’avvio della produzione delle sezioni centrali della fusoliera dell’F-35 presso lo stabilimento di Weeze/Basso Reno, il margine operativo a livello di Gruppo ha subito un leggero rallentamento, attestandosi all’11,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (anno precedente: 11,3%).L’utile per azione delle attività continuative è migliorato nei primi nove mesi dell’anno fiscale 2025 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, passando da 7,32 a 8,34 euro.Il flusso di cassa libero operativo è diminuito significativamente di 911 milioni, attestandosi a -813 milioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando si attestava a 99 milioni. Tale andamento è dovuto principalmente all’aumento degli investimenti rilevanti per la liquidità, in particolare per la costruzione di nuovi impianti, l’accumulo di scorte e il ritardo nell’emissione degli ordini da parte del cliente tedesco.Il valore di Rheinmetall Nomination è diminuito del 18% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, attestandosi a 18 miliardi (anno precedente: 21 miliardi). Questo calo è attribuibile principalmente al rinvio degli ordini dalla Germania a seguito delle nuove elezioni e del ritardo nell’approvazione del bilancio federale a seguito del cambio di governo. Rheinmetall Nomination comprende gli ordini in entrata classici, nonché il volume derivante da futuri richiami nell’ambito di nuovi accordi quadro stipulati con clienti militari e nuovi contratti con clienti civili (nomination).Nonostante un leggero calo di Rheinmetall Nomination, il Backlog di Rheinmetall è salito a 64 miliardi al 30 settembre 2025 (anno precedente: 52 miliardi), a seguito di diversi ordini importanti, in particolare nelle divisioni Electronic Solutions e Weapons and Ammunition. Oltre agli ordini in portafoglio, il Backlog include anche i richiami previsti dagli accordi quadro in essere con clienti del settore difesa e il potenziale derivante da contratti con clienti civili.Rheinmetall conferma che, dopo i primi nove mesi dell’esercizio 2025, rispetterà almeno le previsioni di fatturato e risultato per l’intero esercizio 2025, con una crescita del fatturato consolidato dal 25% al ??30% (fatturato dell’anno precedente: 9.751 milioni di euro). Sulla base di queste previsioni di fatturato, Rheinmetall prevede che il Gruppo, incluse le acquisizioni, conseguirà un miglioramento del risultato operativo e un margine operativo di circa il 15,5% nell’attuale esercizio 2025, tenendo conto dei costi di holding (margine nell’esercizio 2024: 15,2%). LEGGI TUTTO

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    Caro-energia, Confartigianato: “Le piccole imprese pagano per i grandi: 1,9 mld per agevolazioni in bollette energivori”

    (Teleborsa) – Il caro-energia continua a pesare in modo sproporzionato sulle piccole imprese italiane. A denunciarlo è Confartigianato, che evidenzia come il sistema di formazione dei prezzi e la struttura degli oneri di sistema stiano generando gravi squilibri competitivi nel tessuto produttivo nazionale.In Italia, l’80% delle imprese manifatturiere ha meno di nove dipendenti. Sono proprio queste le aziende che pagano di più l’energia elettrica: 184 euro per megawattora, contro una media generale di 137 euro. Inoltre, devono sostenere oneri di sistema che servono per finanziare le agevolazioni nelle bollette delle grandi aziende energivore. Così, ad esempio, una piccola impresa tessile paga 40-50 euro/MWh di oneri in bolletta, mentre una grande impresa dello stesso settore ne paga appena 3-5. Nel solo 2024, questo meccanismo ha spostato 1,9 miliardi di euro da chi consuma meno a chi consuma di più.Inoltre, i piccoli imprenditori finanziano, attraverso la bolletta, il 40% degli investimenti in energie rinnovabili. Ma, nonostante oltre 140 miliardi di euro destinati, in tredici anni, alle rinnovabili, con una copertura del 41% della produzione nazionale, i prezzi in Italia restano ben maggiori rispetto al resto d’Europa.”Se vogliamo mantenere competitivo il nostro sistema produttivo – sostiene il presidente di Confartigianato Marco Granelli – è necessario ristabilire equilibrio ed equità nel costo dell’energia pagato dalle imprese. Oggi, grazie al Sistema Informativo Integrato, possiamo distinguere le tipologie di aziende e intervenire in modo mirato”.Confartigianato propone un intervento strutturale per eliminare le discriminazioni tra categorie imprenditoriali, come il trasferimento dei costi per le agevolazioni agli energivori dalle bollette aziendali ai proventi derivanti dalle aste di CO2. Tale misura, adottata nel 2022, aveva permesso di ridurre significativamente il peso degli oneri per le imprese. Secondo Confartigianato, per rendere strutturale la diminuzione del peso della bolletta sulle imprese artigiane e manifatturiere in bassa e media tensione con consumi inferiori a un milione di kWh l’anno, abbassando gli oneri da 53-44 euro/MWh a 30 euro/MWh, servirebbero circa 1,7 miliardi di euro. Risorse che potrebbero essere rese disponibili, poiché soltanto nel primo trimestre 2025, il GSE ha trasferito 600 milioni di euro di proventi dalle aste di CO2.Confartigianato chiede anche di sostenere l’attività di ARERA per vigilare sui mercati all’ingrosso, dove si sono registrati possibili rincari medi di 9 euro/MWh nel 2023 e di 8 euro/MWh nel 2024, dovuti a comportamenti di trattenimento di capacità da parte di alcuni operatori.”Servono regole chiare, uguali per tutti e rispettate da tutti — aggiunge Granelli — Solo un’Autorità indipendente e forte può garantire equilibrio e tutelare imprese e consumatori. Le piccole imprese non possono essere considerate una sorta di bancomat e la bolletta non può diventare una cartella esattoriale dove si riversano costi impropri come quelli delle concessioni per la distribuzione elettrica. Chi dice di voler sostenere i piccoli imprenditori lo dimostri con i fatti, opponendosi a chi li considera una base imponibile su cui spalmare costi e non una risorsa essenziale per il Paese”. LEGGI TUTTO

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    Azimut, autorizzazione progetto TNB prevista per 2° trimestre 2026 dopo ispezione Bankitalia

    (Teleborsa) – Azimut, gruppo attivo nel risparmio gestito e incluso nel FTSE MIB, ha reso noti gli di una recente ispezione ordinaria di Banca d’Italia su Azimut Capital Management SGR (attiva nella gestione e distribuzione di fondi UCITS e FIA, fondi pensione propri, mandati in delega e servizi di consulenza in materia di investimenti), con gli impegni su questo fronte che permettono maggiore chiarezza e visibilità sui prossimi passaggi regolamentari connessi al progetto TNB, la cui autorizzazione è prevista per il secondo trimestre del 2026.Il verbale di Bankitalia ha individuato aree di miglioramento riferite principalmente all’assetto organizzativo e al sistema dei controlli interni di ACM. La società ha già avviato la definizione di un piano di azione volto a recepire le misure correttive e di rafforzamento richieste, che sarà trasmesso alle Autorità entro il 30 novembre 2025 e implementato entro il termine massimo del 30 aprile 2026. L’attuazione di tali misure assicurerà la piena idoneità di ACM a partecipare alla scissione prodromica all’operazione TNB, così come la completa compliance normativa dei rami di azienda trasferiti a TNB nel contesto dell’operazione stessa.Entro la stessa data del 30 novembre 2025, verrà presentato secondo le richieste di Banca d’Italia un nuovo Piano Industriale 2026-2028 di ACM che definisca in modo puntuale le linee di indirizzo strategico, le prospettive operative e gli sviluppi organizzativi della società, anche nel contesto dell’evoluzione della governance e del suo posizionamento all’interno del Gruppo Azimut. Viene sottolineato che l’ispezione su ACM si riferisce a un periodo precedente all’annuncio dell’accordo vincolante con FSI per la costituzione di TNB (avvenuto il 22 maggio 2025) e non è ad esso collegata. A seguito della piena implementazione delle misure previste dal piano di azione da parte di ACM verrà auspicabilmente rilasciata l’autorizzazione al perfezionamento dell’operazione TNB.Azimut ha anche spiegato che il piano strategico Elevate 2030, che includerà obiettivi per tutte le linee di business e i segmenti della piattaforma italiana e internazionale del Gruppo, sarà presentato integralmente successivamente all’autorizzazione dell’operazione TNB. L’espansione internazionale continuerà a rappresentare un elemento distintivo del modello di Azimut, che mira a rafforzare la propria presenza nei venti Paesi in cui opera e a consolidare la leadership tra i principali player indipendenti a livello mondiale. Azimut punta a raddoppiare nell’arco di cinque anni le masse medie estere dagli attuali 54,6 miliardi a circa 95-110 miliardi di euro entro la fine del 2030, con una marginalità core attesa tra 30 e 40 punti base, rispetto ai 35 punti base attuali.Il vertical Integrated Solutions, ispirato al modello italiano, include Brasile, Egitto, Messico, Taiwan e Turchia e resta il principale motore di crescita, grazie al modello integrato tra fabbriche prodotto e consulenti finanziari di eccellenza. Global Wealth, che riunisce i centri internazionali di Monaco, Dubai, Singapore, Svizzera e Stati Uniti, sta assumendo un ruolo sempre più centrale come motore di espansione per la clientela high-net-worth e ultra-high-net-worth. Institutional & Wholesale concentra le attività istituzionali e di distribuzione in America Latina, Asia, EMEA, Stati Uniti, oltre che in Italia, promuovendo diversificazione e partnership strategiche. Questo segmento rappresenta una leva chiave per l’innovazione e la collaborazione con partner internazionali e beneficerà della recente acquisizione di NSI negli Stati Uniti, la cui finalizzazione è prevista entro la fine del 2025 o l’inizio del 2026. Strategic Affiliates comprende, infine, le partecipazioni in Australia e negli Stati Uniti con Sanctuary Wealth quale pilastro per la crescita nel più grande mercato della consulenza finanziaria. Attraverso questi quattro verticali, Azimut punta a consolidare una crescita sostenibile e diversificata, fondata su leadership di mercato, integrazione operativa e partnership strategiche di lungo periodo. Per la sola piattaforma internazionale, escludendo l’Italia, il Gruppo prevede una raccolta netta annua compresa tra 5 e 8 miliardi di euro fino al 2030.La società, inoltre, conferma il proprio impegno verso la creazione di valore per gli azionisti attraverso iniziative di strategic capital management, inclusa la proposta di un programma di share buyback fino a 500 milioni di euro (pari a circa il 10% del capitale sociale), con successiva cancellazione delle azioni riacquistate. Il piano Elevate 2030 includerà anche un aggiornamento della politica dei dividendi.”Il nuovo piano strategico Elevate 2030 definirà una traiettoria di crescita ancora più ambiziosa, rafforzando la posizione di Azimut tra i player indipendenti a livello globale – ha detto Giorgio Medda, CEO del Gruppo – Puntiamo, entro i prossimi 5 anni, a raddoppiare le masse medie estere, raggiungendo tra i 95 e i 110 miliardi di euro, con una marginalità in continuo miglioramento, valorizzando ulteriormente il nostro modello distintivo”. “Allo stesso tempo, la gestione strategica e disciplinata del capitale rimarrà un pilastro fondamentale della nostra visione, assicurando che la crescita sostenibile si traduca in valore concreto e duraturo per i nostri azionisti, anche attraverso una solida politica dei dividendi e programmi di buyback”, ha aggiunto. LEGGI TUTTO

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    Heidelberg Materials, fatturato in leggera crescita nel 3Q25, confermati target per fine anno

    (Teleborsa) – Nel terzo trimestre 2025 Heidelberg Materials ha registrato un leggero incremento del fatturato di 51 milioni di euro, pari all’1%, attestandosi a 5.807 milioni (anno precedente: 5.756). Il risultato delle operazioni correnti (RCO) è aumentato sensibilmente di 54 milioni , pari al 5%, attestandosi a 1.179 milioni (anno precedente: 1.124). Il margine operativo è migliorato di circa 0,7 punti percentuali, attestandosi al 25,9% (anno precedente: 25,2%).L’iniziativa Transformation Accelerator, annunciata a novembre 2024, sta procedendo secondo i piani e ha contribuito a significativi risparmi sul risultato nei primi nove mesi del 2025. L’obiettivo principale dell’iniziativa è l’ottimizzazione della rete produttiva, il miglioramento dell’efficienza interfunzionale e iniziative tecniche su scala globale. Heidelberg Materials è convinta che l’iniziativa raggiungerà il suo obiettivo annuale di almeno 500 milioni di euro di risparmi entro la fine del 2026.Sulla base dell’andamento del business nei primi nove mesi del 2025, Heidelberg Materials rimane fiduciosa e conferma le prospettive positive per il 2025. L’azienda stima un risultato operativo corrente (RCO) compreso tra 3,30 e 3,50 miliardi di euro (in precedenza: tra 3,25 e 3,55 miliardi di euro). Il ROIC dovrebbe attestarsi intorno al 10%. L’azienda continua a prevedere un’ulteriore lieve riduzione rispetto al 2024 delle emissioni nette specifiche di CO2 per tonnellata di materiale cementizio.(Foto: Heidelberg Materials/Steffen Fuchs) LEGGI TUTTO

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    Elica, finalizzato l’acquisto del 28% del capitale di Steel

    (Teleborsa) – Elica, società quotata su Euronext STAR Milan e attiva nella produzione di cappe e piani aspiranti da cucina, ha sottoscritto l’atto di acquisto del 28% del capitale sociale della Steel. Pertanto, a far data dall’iscrizione dell’atto al competente registro delle imprese, la Steel sarà a tutti gli effetti partecipata da Elica. Il resto del capitale sociale della Steel continua ad essere detenuto da alcune delle persone fisiche della famiglia Po che erano già socie della stessa precedentemente all’operazione.Il saldo per l’acquisto della partecipazione versato da Elica ai soci venditori, contestualmente al closing, è stato pari al 50% della somma complessiva dovuta, ovvero 1,25 milioni di euro. Il restante 50% era stato già versato in acconto alla firma dell’accordo preliminare a luglio. L’accordo prevede ulteriori fasi, che, se realizzate, porterebbero all’incremento della partecipazione di Elica nella Steel, dapprima fino all’85% (entro ottobre 2028), e quindi fino al 100% (quinto anno successivo all’ingresso di Elica nel capitale sociale di Steel). LEGGI TUTTO

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    Veolia, solida crescita di ricavi ed Ebitda nei 9M25, confermati target 2025 e piano al 2027

    (Teleborsa) – L’utility francese Veolia ha chiuso i primi nove mesi del 2025 con risultati in forte crescita, che le consentono di confermare gli obiettivi per l’intero 2025.In dettaglio, il gruppo ha registrato una crescita sostenuta dei ricavi, in linea con il primo semestre, del +3,2% a 32.323 milioni di euro. Crescita rafforzata al di fuori dell’Europa (+6,6% nel terzo trimestre), in particolare negli Stati Uniti, in America Latina e in Medio Oriente. Includendo l’impatto dei prezzi più bassi dell’energia, i ricavi totali del Gruppo sono in aumento dell’1,7%.Solida la performance operativa, con una crescita organica dell’EBITDA del 5,4% a 5.080 milioni, all’interno dell’intervallo target compreso tra +5% e +6%.La società prosegue la politica di allocazione dinamica del capitale che crea valore, con 2,3 miliardi di investimenti finanziari netti, tra cui in particolare le acquisizioni in Water Technologies e Hazardous Waste.L’Indebitamento finanziario netto al 30 settembre 2025 sale a 19.925 milioni, rispetto a 18.892 milioni del 30 settembre 2024, ma è “ben sotto controllo” con un leverage ratio di 3,0x, in linea con la traiettoria per le fine dell’anno.Estelle Brachlianoff, CEO del Gruppo Veolia, ha dichiarato: “Veramente internazionale, Veolia beneficia di una domanda globale dinamica, registrando solide performance trimestre dopo trimestre e una crescita sostenuta degli utili nei primi nove mesi del 2025.Il Gruppo genera l’80% del suo fatturato a livello internazionale e le sue attività al di fuori dell’Europa sono aumentate di quasi il +5% dall’inizio dell’anno e di quasi il +7% solo nel terzo trimestre”. “La rilevanza delle priorità del piano GreenUp è confermata ancora una volta dall’ottima performance operativa delle attività, in particolare dei booster, il cui EBITDA è in forte crescita. Prosegue la politica di allocazione del capitale, dinamica e vincente, con 2,3 miliardi di euro investiti in Water Technologies e Hazardous Waste al di fuori dell’Europa, a seguito delle cessioni di attività non strategiche dell’anno precedente. Questa solida performance, in un contesto globale complesso, ci rende pienamente fiduciosi nel raggiungimento dei nostri obiettivi per l’anno”.È stata pienamente confermata Guidance 2025:? Solida crescita organica del fatturato? Crescita organica dell’EBITDA tra +5% e +6%? Guadagni di efficienza superiori a 350 milioni integrati da sinergie per un importo cumulato portato a 530 milioni a fine 2025? Crescita dell’utile netto corrente di Gruppo di circa il +9%? Leverage ratio previsto inferiore a 3x? Crescita dei dividendi in linea con l’utile per azione corrente di Gruppo.Infine, confermati pienamente anche gli obiettivi GreenUp 2024-2027:? Solida crescita del fatturato? Oltre 8 miliardi di EBITDA nel 2027? Risparmi annui per 350 milioni? Crescita annua di circa il 10% dell’utile netto corrente di Gruppo nel periodo 2023-2027? Leverage ratio = 3x? Crescita dei dividendi in linea con l’utile per azione corrente di Gruppo LEGGI TUTTO

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    Iveco abbassa guidance dopo risultati in calo nel terzo trimestre

    (Teleborsa) – Iveco, gruppo che produce veicoli commerciali e bus e mezzi, ha comunicato che i ricavi consolidati delle Continuing Operations (escluso il business Defence) sono stati pari a 3.115 milioni di euro nel terzo trimestre 2025, rispetto a 3.230 milioni di euro nel terzo trimestre 2024. I Ricavi netti delle Attività Industriali sono stati pari 3.044 milioni di euro, rispetto a 3.137 milioni di euro nel terzo trimestre 2024, con maggiori volumi e migliore mix in Bus che compensano parzialmente minori volumi in Truck e un impatto negativo dei tassi di cambio.L’EBIT adjusted è stato pari a 111 milioni di euro rispetto a 183 milioni di euro nel terzo trimestre 2024, con un margine del 3,6% (5,7% nel terzo trimestre 2024). L’EBIT adjusted delle Attività Industriali è stato pari a 76 milioni di euro (144 milioni di euro nel terzo trimestre 2024), principalmente per effetto di minori volumi e minor assorbimento dei costi fissi per Truck, e di un maggior costo del prodotto per Bus, parzialmente compensati da azioni di contenimento delle spese generali, amministrative e di vendita. Il margine EBIT adjusted delle Attività Industriali è stato pari al 2,5% (4,6% nel terzo trimestre 2024). L’Utile netto adjusted è stato pari a 40 milioni di euro (94 milioni di euro nel terzo trimestre 2024), con risultato diluito per azione adjusted pari a 0,15 euro (0,35 euro nel terzo trimestre 2024).Il Free cash flow delle Attività Industriali è stato negativo per 513 milioni di euro, principalmente per effetto delle minori vendite, rispetto a un free cash flow negativo per 283 milioni di euro nel terzo trimestre 2024 che includeva un recupero parziale dell’impatto una tantum del secondo trimestre relativo al Model Year 2024. La Liquidità disponibile delle Continuing Operations è stata pari a 3.988 milioni di euro al 30 settembre 2025, inclusi 1.890 milioni di euro di linee di credito disponibili. La Liquidità disponibile delle Discontinued Operations è stata pari a 316 milioni di euro al 30 settembre 2025.Ora il gruppo si aspetta per l’intero 2025 un EBIT adjusted (incluso il business Defence) tra 830 e 880 milioni di euro (vs stima precedente tra 880 e 980 milioni di euro) e tra 680 e 730 milioni di euro escluso il business Defence. Confermata l’aspettativa di Ricavi netti delle Attività Industriali in diminuzione (3)% – (5)% rispetto al 2024 (incluso il business Defence), mentre sono attesi in diminuzione (4)% – (6)% rispetto al 2024 escluso il business Defence. Il Free cash flow delle Attività Industriali è atteso tra 250 e 350 milioni di euro (incluso il business Defence), rispetto alla stima precedente tra 350 e 400 milioni di euro; non disponibile il dato escluso il business Defence. LEGGI TUTTO

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    doValue amplia partnership con BPER e acquista il 5,1% di Alba Leasing

    (Teleborsa) – doValue, società quotata su Euronext Milan e attiva nella gestione e nel recupero di crediti deteriorati, ha rafforzato la propria partnership strategica nel settore del credit management con BPER Banca, uno dei gruppi bancari più dinamici e in rapida crescita in Italia, che ha recentemente completato l’acquisizione di Banca Popolare di Sondrio.doValue e il Gruppo BPER hanno in essere una partnership consolidata nel settore del credit management di posizioni deteriorate, strutturata attraverso una joint venture, Gardant Bridge Servicing (GBS), partecipata al 70% da doValue e al 30% dal Gruppo BPER, avviata a gennaio 2024. GBS gestisce attualmente circa 2,7 miliardi di euro di non-performing exposures, per la maggior parte originate dal Gruppo BPER (per conto sia di BPER sia di investitori terzi) e ha il diritto – tra le altre cose – di gestire, per l’intera durata del contratto di servicing di lungo termine, il 50% dei nuovi flussi di UTP e il 90% dei nuovi flussi di NPL generati ogni anno da BPER e Banco di Sardegna.doValue e il Gruppo BPER hanno concordato di ampliare le attività di GBS che – al completamento della fusione recentemente annunciata tra BPSO e BPER – continuerà ad avere il diritto di gestire, per l’orizzonte temporale residuo dei contratti in essere (dicembre 2033), il 50% dei nuovi flussi di UTP e il 90% dei nuovi flussi di NPL generati dal Gruppo BPER ampliato. La nuova realtà combinata del Gruppo BPER e BPSO presenta un ammontare complessivo di crediti pari a circa 130 miliardi di euro (dati al primo semestre 2025), con un incremento di circa il 40% rispetto al Gruppo BPER pre-fusione.A ulteriore testimonianza del rafforzamento della partnership, doValue ha sottoscritto un accordo vincolante per l’acquisizione dal Gruppo BPER di una partecipazione di minoranza (5,1%) in Alba Leasing, il quarto operatore di leasing in Italia con un totale attivo superiore a 5 miliardi di euro, nel quale Banco BPM, altro partner bancario strategico di doValue, è presente come azionista rilevante. Questo investimento è finalizzato ad allinearsi con gli obiettivi strategici del Gruppo BPER e a favorire per doValue opportunità di collaborazione con Alba Leasing, sostenendo l’evoluzione del settore del leasing in Italia, ambito in cui il Gruppo doValue vanta una profonda esperienza e posizioni di leadership quale credit manager di posizioni deteriorate. LEGGI TUTTO