More stories

  • in

    LU-VE, margine EBITDA del terzo trimestre ai massimi storici al 15,5%

    (Teleborsa) – LU-VE, società quotata su Euronext Milan e attiva nel settore degli scambiatori di calore ad aria, ha comunicato che al 30 settembre 2025 le vendite di prodotti sono state 435,3 milioni di euro, tornando a segnare un valore leggermente positivo (+0,6%) rispetto al 2024, in virtù di un terzo trimestre in crescita del 3,4%, che ha confermato la ripresa prevista per entrambe le Business Units. Alla stessa data, il portafoglio ordini ha segnato un nuovo record nella storia del Gruppo raggiungendo un valore 238,6 milioni di euro, con un incremento del 38,7% rispetto al dato di fine settembre 2024.L’EBITDA è stato di 64,4 milioni di euro (14,6% dei ricavi) rispetto a 64,1 milioni (14,6%) dei primi 9 mesi del 2024. Nel conto economico dei primi nove del 2025 sono stati registrati 1,2 milioni non rientranti nella gestione ordinaria, per attività legate all’ampliamento dello stabilimento produttivo di LU-VE US Inc. in Texas (nessun impatto di costi non rientranti nella gestione ordinaria nei primi nove mesi del 2024). La variazione dell’EBITDA adjusted (65,6 milioni) rispetto all’EBITDA dei primi 9 mesi del 2024 (+1,5 milioni) è generata per 2,3 milioni dall’aumento dei prezzi di vendita al netto di 0,8 milioni di aumento nei costi delle principali materie prime e degli altri costi di produzione. La società segnala un margine EBITDA del terzo trimestre ai massimi storici al 15,5%.Il risultato netto è stato di 28,3 milioni di euro (6,4% dei ricavi), rispetto a 26,8 milioni dei primi 9 mesi del 2024 (6,1% dei ricavi). Applicando l’effetto fiscale a costi e ricavi non rientranti nella gestione ordinaria, il risultato netto adjusted sarebbe stato di 30,5 milioni di euro (6,9% dei ricavi), rispetto a € 28,2 milioni (6,4% dei ricavi) al 30 settembre 2024.La posizione finanziaria netta è negativa per 103,7 milioni di euro (97,5 milioni al 31 dicembre 2024).”Nonostante un contesto sfidante siamo tornati a crescere – ha dichiarato l’AD Matteo Liberali – chiudendo i primi nove mesi con un nuovo record di EBITDA e del valore del portafoglio ordini che ci offre una buona visibilità e ci permette di guardare ai prossimi mesi con ottimismo. Ci attendiamo un ulteriore aumento dei volumi, anche grazie agli investimenti strategici fatti in USA e Cina, facendo affidamento sulla passione e la professionalità delle nostre persone”. LEGGI TUTTO

  • in

    FMC raccoglie 100 milioni per stabilire nuovi standard per i chip di memoria

    (Teleborsa) – FMC, azienda pioniera dei semiconduttori con sede a Dresda, ha raccolto 100 milioni di euro per stabilire nuovi standard nei chip di memoria con la sua tecnologia altamente innovativa. Dai complessivi 100 milioni, 77 milioni provengono dal round di finanziamento di Serie C di FMC, che ha registrato un’offerta superiore alle richieste, supportato da importanti investitori esistenti e nuovi. Ulteriori 23 milioni sono stati reperiti tramite fondi pubblici, inclusi i contributi del programma IPCEI ME/CT e del Consiglio Europeo per l’Innovazione (EIC).Il nuovo finanziamento accelererà la commercializzazione dei chip di memoria DRAM+ e 3D CHACHE+ e delle soluzioni di sistema dell’azienda, espandendone la presenza globale. La tecnologia di FMC – si legge in una nota della società – si basa sulla sua superiore efficienza energetica e faciliterà l’espansione globale dei data center di intelligenza artificiale e delle applicazioni edge di intelligenza artificiale, stabilendo un nuovo standard di settore nel mercato dei chip di memoria da oltre 100 miliardi di euro.(Foto: Magnus Engø su Unsplash) LEGGI TUTTO

  • in

    Plures (ex Alia), Fitch assegna rating “BBB-” con outlook stabile

    (Teleborsa) – Fitch ha assegnato all’utility italiana Alia Servizi Ambientali (il cui nome diventerà Plures a gennaio 2026) un rating “BBB-” con outlook “Stabile”.Il rating riflette il profilo aziendale di Plures come multiutility diversificata con una solida posizione di mercato regionale e un’elevata quota di flussi di cassa regolamentati, che supportano la visibilità dei ricavi grazie alla stabilità del quadro normativo italiano. Questo è bilanciato da una crescente leva finanziaria dovuta a un ambizioso piano di investimenti e a un certo rischio commerciale nell’approvvigionamento energetico e nel settore dei rifiuti non regolamentati. L’outlook Stabile riflette la previsione che il management aderirà a una politica finanziaria conservativa, in linea con le sensibilità del rating.(Foto: American Public Power Association on Unsplash) LEGGI TUTTO

  • in

    Rai Way conferma guidance dopo utile 9 mesi poco mosso a 70,6 milioni di euro

    (Teleborsa) – Rai Way, società quotata su Euronext Milan e attiva nella gestione e sviluppo di reti di trasmissione e diffusione radiotelevisiva per la Rai e altri broadcast, ha registrato ricavi in crescita del 2,3% a 211,2 milioni di euro nei primi 9 mesi del 2025, con il terzo trimestre (+2,9%) in accelerazione rispetto al +2,0% del primo semestre anche grazie alle crescenti attività collegate all’estensione delle reti radiofoniche DAB di RAI e degli operatori privati, nonché all’iniziale contributo delle iniziative di diversificazione. Per effetto della crescita del business tradizionale, ulteriormente supportata da un controllo dei costi, e di benefici non-core di ammontare superiore al corrispondente periodo del 2024, l’Adjusted EBITDA è progredito a sua volta del 2,8%, toccando quota 146,1 milioni di euro, più che compensando il previsto maggiore assorbimento derivante dalla fase di start-up delle nuove iniziative. L’utile netto ha registrato un leggero incremento a 70,6 milioni di euro, risentendo dei crescenti ammortamenti legati agli investimenti e degli oneri non ricorrenti. L’indebitamento finanziario netto si è attestato a 164,4 milioni di euro, inferiore sia ai 177,8 milioni registrati al 30 giugno 2025 sia al livello dell’Adjusted EBITDA degli ultimi 12 mesi. Gli investimenti sono stati pari a 25,4 milioni di euro (25 milioni nei primi nove mesi 2024)”I risultati fin qui ottenuti ci permettono di guardare con fiducia all’ultima parte del 2025 e di concentrarci sui progetti di sviluppo – ha detto l’AD Roberto Cecatto – Tra questi, il più significativo – quello che porterebbe al consolidamento del mercato italiano delle torri broadcasting – ha richiesto una proroga di sei mesi dei termini inizialmente previsti dal Memorandum of Understanding sottoscritto dagli Azionisti di riferimento. Riteniamo inoltre ragionevole prevedere una conclusione dell’iter autorizzativo del data center hyperscale”.Alla luce dei risultati consuntivati, il management ha confermato le guidance relative all’esercizio in corso, così come da ultimo aggiornate lo scorso 31 luglio. LEGGI TUTTO

  • in

    Aston Martin, declassata a ‘CCC+’ da Fitch

    (Teleborsa) – Fitch Ratings ha declassato il Long-Term Issuer Default Rating (IDR) di Aston Martin Lagonda Global Holdings da ‘B-‘ a ‘CCC+’. Declassato anche il rating senior secured di Aston Martin Capital Holdings Limited da ‘B’ a ‘B-‘. Il Recovery Rating è stato mentenuto a ‘RR3’.Il declassamento riflette il deterioramento della liquidità dovuto a un flusso di cassa libero (FCF) significativamente più debole e negativo nei primi nove mesi del 2025, ha osservato l’agenzia di rating. “Prevediamo ora un deficit di FCF rettificato per il 2025 di circa 400 milioni di sterline, ben al di sotto delle nostre precedenti aspettative. Stimiamo che il FCF rimarrà negativo fino al 2028, anche dopo i tagli agli investimenti e agli opex, e un probabile miglioramento della redditività operativa nel 2026”, ha spiegato Fitch.Aston Martin, ha aggiunto l’agenzia di rating, “dipende da finanziamenti esterni per coprire i deficit di FCF. Il suo azionista di maggioranza, Yew Tree Consortium, ha dimostrato e dichiarato un ulteriore impegno a fornire supporto, ma questo sarà messo alla prova poiché prevediamo un significativo fabbisogno di liquidità nel 2026-2027. L’indebitamento aggiuntivo è un’opzione meno praticabile, in quanto aumenterebbe ulteriormente il punto di pareggio del FCF, dati i costi degli interessi a due cifre sulle obbligazioni in circolazione”. LEGGI TUTTO

  • in

    AssoNEXT: contrari a modifica della tassazione dei dividendi, mina competitività del paese

    (Teleborsa) – AssoNEXT esprime “ferma contrarietà” all’articolo 18 del disegno di legge di Bilancio, che introduce una modifica sostanziale alla disciplina della distribuzione dei dividendi nell’ambito del reddito d’impresa, prevedendo che le distribuzioni di utili possano beneficiare dell’esclusione dalla base imponibile nella misura del 95% solo qualora il rapporto partecipativo con la società erogante non sia inferiore al 10%. In assenza di tale soglia, i dividendi concorreranno integralmente alla formazione del reddito imponibile.La “stravolgerebbe l’assetto vigente della tassazione dei dividendi, minando principi cardine della fiscalità d’impresa consolidati da oltre vent’anni”, si legge in una nota dell’associazione che rappresenta le PMI quotate.Viene spiegato che il regime di esenzione sui dividendi (PEX) non fu concepito come beneficio fiscale, bensì come strumento tecnico necessario per eliminare la doppia imposizione economica sugli utili societari e garantire la neutralità del prelievo lungo la catena delle partecipazioni. Eventuali correttivi governativi – quali l’esclusione delle quotate o l’abbassamento della soglia dal 10% al 5% – non risolverebbero il problema di fondo: l’utile verrebbe comunque tassato due volte, prima quando viene generato dalla società partecipata e successivamente quando viene distribuito alla società partecipante che non raggiunge la percentuale minima richiesta.Secondo AssoNEXT, la norma proposta avrebbe “conseguenze particolarmente gravi per l’intero ecosistema degli investimenti italiani”. Gli investimenti tramite holding in partecipazioni sotto soglia sarebbero particolarmente penalizzati, in quanto alla fiscalità piena sul flusso di utili percepito dalla holding (pari al 24% del dividendo) si andrebbe a sommare quella della persona fisica sull’eventuale successivo flusso in uscita dalla holding stessa (pari al 26%), con un carico complessivo del 50% circa. L’attuale configurazione prevede sulla percezione degli utili da parte della holding un onere impositivo effettivo solo dell’1,2% (pari al 24% sul 5% di dividendo che concorre alla formazione della base imponibile), oltre a quello gravante sul socio del 26%, per un carico complessivo del 27,2% circa. Sarebbero colpiti i club deal, i family office e anche i piani di incentivazione per il management (MIP), che prevedono il coinvestimento dei manager spesso con percentuali inferiori al 10%.La norma genererebbe inoltre “significative distorsioni nelle scelte di governance e nelle operazioni straordinarie”. In primis, un disincentivo alle operazioni di M&A: le acquisizioni che comportano diluizioni partecipative sotto il 10% diventerebbero fiscalmente penalizzanti, scoraggiando processi di aggregazione e crescita dimensionale. Inoltre, ci sarebbe un ostacolo ai consolidamenti (la formazione di gruppi societari attraverso consolidamenti fiscali verrebbe ostacolata dalla necessità di mantenere soglie partecipative elevate), una penalizzazione degli aumenti di capitale (e operazioni di raccolta di equity che comportano diluizione della partecipazione sotto il 10% determinerebbero un improvviso aggravio fiscale per gli investitori) e una discriminazione dimensionale (la soglia percentuale penalizza in modo sproporzionato gli investimenti in società di grandi dimensioni, dove raggiungere il 10% richiede capitali molto più elevati rispetto a PMI).In via principale, AssoNEXT invita il legislatore a stralciare integralmente l’art. 18, salvaguardando la coerenza e la stabilità del sistema fiscale nazionale.In via subordinata, qualora non si volesse procedere allo stralcio integrale, AssoNEXT propone di eliminare la retroattività della disposizione e – qualora si ritenga necessario un prelievo sui dividendi – la riduzione generale dell’esenzione PEX (dal 95% al 90%) sui dividendi da partecipate, senza distinzione di soglia partecipativa; un modello “alla lussemburghese”, che prevede l’esenzione per partecipazioni pari o superiori a una certa soglia (5% o 10%) oppure per investimenti almeno pari a 1,2 milioni di euro, determinando un’alternativa tra soglia percentuale e significatività economica dell’investimento; una PEX condizionata all’holding period, con piena esenzione secondo una logica di vesting, applicabile ai dividendi di partecipazioni detenute almeno 36 mesi, anche “scorrevoli”.Infine, secondo AssoNEXT, appare essenziale, anche in ragione degli sforzi governativi condotti finora per rianimare i mercati borsistici, introdurre una clausola di salvaguardia che mantenga la piena agevolazione PEX per: dividendi da partecipazioni in società quotate PMI (ossia con capitalizzazione sino a 1 miliardo di euro), incluse quelle su EGM (Euronext Growth Milan), detenute continuativamente per almeno un anno, indipendentemente dalla percentuale posseduta; partecipazioni che sono state diluite sotto il 10% di società quotata per effetto di operazioni di aumento di capitale o integrazione in società quotata (su mercato principale o EGM) in continuità di computo di periodi di detenzione. LEGGI TUTTO

  • in

    Usa, Hassett: report occupazione ottobre sarà pubblicato senza la lettura del tasso di disoccupazione

    (Teleborsa) – Il rapporto sull’occupazione di ottobre sarà pubblicato senza la lettura del tasso di disoccupazione, ha dichiarato giovedì il principale consigliere economico del presidente Donald Trump.”L’indagine sulle famiglie non è stata condotta a ottobre, quindi avremo metà del rapporto sull’occupazione”, ha dichiarato Kevin Hassett, direttore del Consiglio Economico Nazionale, a Fox News. “Avremo la parte sull’occupazione, ma non il tasso di disoccupazione, e questo solo per un mese”.Il rapporto sull’occupazione di ottobre, originariamente previsto per il 7 novembre, è stato uno dei tanti comunicati economici non pubblicati durante la chiusura delle attività governative.Le agenzie di statistica e gli altri dipartimenti governativi stanno lentamente riprendendo a funzionare da quando Trump ha firmato una legge che ripristina i finanziamenti per riaprire il governo dopo lo shutdown durato 43 giorni, il più lungo nella storia degli Stati Uniti.La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato mercoledì che il rapporto sull’occupazione di ottobre e l’indice dei prezzi al consumo “probabilmente non saranno mai” pubblicati. Tuttavia, non ha chiarito se si riferisse all’intero rapporto sull’occupazione o solo a una parte di esso.(Foto: by Lucas Sankey on Unsplash) LEGGI TUTTO

  • in

    Borse europee miste, Piazza Affari sopra la parità nonostante tonfo di Azimut

    (Teleborsa) – Seduta mista per l’azionario europeo, che smaltisce l’entusiasmo per la fine dello shutdown americano più lungo di sempre. Il FTSE MIB si mantiene in positivo ma sotto i 45.000 punti toccati ieri, con il focus sulle tante trimestrali in uscita. A Milano spicca il tonfo di Azimut, dopo che i rilievi dell’ispezione condotta da Banca d’Italia alimentano incertezza su tempi di realizzazione del progetto di spin-off TNB. Bene Generali, che ha registrato nei primi nove mesi dell’anno una crescita a doppia cifra dell’utile, grazie al contributo del ramo danni che ha beneficiato di minori sinistri legati alle catastrofi naturali, debole Poste Italiane, che ha registrato un aumento dell’8,5% dell’utile operativo nel terzo trimestre e superato le attese degli analisti, in rosso Terna, che ha chiuso i nove mesi con un utile netto in crescita del 4,9% rispetto allo stesso periodo 2024.Sul fronte macroeconomico, la prima stima del PIL del Regno Unito nel 3° trimestre ha segnato un marginale incremento di +0,1% t/t, trainato dagli investimenti (+1,8% grazie al settore pubblico) a fronte di consumi deboli (+0,2%). In area euro a settembre la produzione industriale ha sorpreso al ribasso, segnando un incremento di +0,2% m/m contro +0,7% atteso: il risultato non ha compensato quindi il netto calo di -1,1% registrato ad agosto.Negli Stati Uniti l’inflazione di ottobre non è stata pubblicata, nonostante il superamento dello shutdown. La scorsa notte, poche ore dopo l’approvazione della Camera, il presidente Trump ha firmato una legge che pone fine allo shutdown più lungo della storia degli Stati Uniti. A seguito della riapertura, l’US Bureau of Labor Statistics dovrebbe dare priorità alla diffusione dei dati su occupazione e inflazione di novembre per fornire alla Fed le informazioni più recenti in vista del meeting di dicembre.Seduta in lieve rialzo per l’euro / dollaro USA, che avanza a quota 1,163. L’Oro è sostanzialmente stabile su 4.194,3 dollari l’oncia. Il Petrolio (Light Sweet Crude Oil) continua gli scambi, con un aumento dello 0,81%, a 58,96 dollari per barile.Avanza di poco lo spread, che si porta a +80 punti base, evidenziando un aumento di 1 punti base, con il rendimento del BTP a 10 anni pari al 3,41%.Tra i mercati del Vecchio Continente Francoforte scende dello 0,98%, calo deciso per Londra, che segna un -0,8%, e piccoli passi in avanti per Parigi, che segna un incremento marginale dello 0,24%.Piazza Affari continua la seduta con un guadagno frazionale sul FTSE MIB dello 0,35%, consolidando la serie di quattro rialzi consecutivi, avviata lunedì scorso; sulla stessa linea, il FTSE Italia All-Share fa un piccolo salto in avanti dello 0,35%, portandosi a 47.587 punti. Sale il FTSE Italia Mid Cap (+0,71%); sulla stessa linea, in moderato rialzo il FTSE Italia Star (+0,54%).In cima alla classifica dei titoli più importanti di Milano, troviamo Banca MPS (+3,02%), Leonardo (+2,75%), Hera (+2,69%, upgrade a Buy da Equita) e Buzzi (+1,94%).Le più forti vendite, invece, si manifestano su Azimut, che prosegue le contrattazioni a -10,87%. Sotto pressione Recordati, con un forte ribasso del 2,34%. Soffre Terna, che evidenzia una perdita dell’1,69%. Preda dei venditori Brunello Cucinelli, con un decremento dell’1,67%.Al Top tra le azioni italiane a media capitalizzazione, Technoprobe (+7,48%), doValue (+6,63%), Reply (+5,36%) e Fincantieri (+4,60%).Le peggiori performance, invece, si registrano su De’ Longhi, che ottiene -2,97%. Si concentrano le vendite su Caltagirone SpA, che soffre un calo del 2,18%. Vendite su LU-VE Group, che registra un ribasso del 2,12%. Seduta negativa per Intercos, che mostra una perdita dell’1,90%. LEGGI TUTTO