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    Tavolo Autotrasporto: ASSOTIR, forti perplessità sulle nuove regole presentate dal MIT

    (Teleborsa) – “Bene l’annuncio del ministero dei Trasporti sulle risorse messe a disposizione del settore dell’Autotrasporto, forti perplessità invece sulle nuove regole del settore che non consentiranno di tutelare effettivamente i trasportatori”. È il giudizio che esprime ASSOTIR dopo aver partecipato al Tavolo tecnico indetto dal MIT.Nel corso dell’incontro sono stati discussi cinque temi: la necessità di riconoscere al trasportatore un indennizzo per le soste eccessive al momento del carico e dello scarico delle merci; il rispetto dei tempi di pagamento delle fatture di trasporto; le modiche per accedere all’esame per il conseguimento della CQC; la destinazione delle risorse strutturali relative all’anno 2025; e l’istituzione di un fondo pluriennale (590 milioni di euro) per il rinnovo del parco veicolare, che diventerà operativo dal 2027.ASSOTIR ribadisce le proprie forti perplessità sui primi due punti (l’indennizzo per i tempi di carico e scarico merci e il rispetto dei tempi di pagamento entro 60 giorni), anche se resta in attesa di ricevere i testi definitivi da parte del Ministero. “Anche con le nuove norme, difficilmente i trasportatori riusciranno a far valere i propri diritti – commenta Claudio Donati, segretario generale di ASSOTIR –. Per attivare le nuove norme, servirà sempre una denuncia o una segnalazione da parte del trasportatore. Difficilmente però i trasportatori denunceranno i propri committenti, visto che si trovano in una posizione di sudditanza commerciale nei loro confronti”. Secondo Donati, insomma, “qualunque intervento normativo, se vuole essere efficace, deve prevedere la possibilità che lo Stato entri direttamente nei controlli, e non solo a seguito della denuncia da parte del trasportatore”.Sulla questione relativa all’acquisizione del titolo abilitativo alla guida dei veicoli industriali (la CQC, Carta di Qualificazione del Conducente), tutte le associazioni intervenute al Tavolo hanno chiesto di eliminare l’obbligo di frequenza del corso di preparazione all’esame. L’esame rimane il vero punto di valutazione della capacità professionale del futuro autista. Si può lasciare quindi all’aspirante conducente la libertà di valutare come acquisire la preparazione più idonea.Infine, il MIT ha condiviso con le associazioni i criteri per lo “spacchettamento” delle risorse strutturali per l’anno in corso. Con l’occasione il Ministero ha comunicato di aver recuperato 41 milioni di euro per sanare domande di investimenti relative ad annualità precedenti, che non avevano ancora trovato copertura finanziaria.ASSOTIR giudica infine molto positivo l’annuncio di un fondo pluriennale di 590 milioni per favorire il rinnovo del parco veicolare, per quanto l’operatività sia prevista per il 2027. Il prossimo passaggio dovrebbe prevedere la definitiva decisione sulle norme per le soste e i tempi di pagamento. A seguire, restano da affrontare temi riguardanti il Codice della strada (che interviene su aspetti come la sospensione breve della patente, e i sensori angoli ciechi), nonché un approfondimento sullo studio promosso dall’Albo degli Autotrasportatori sui Valori di riferimento, a seguito di alcune perplessità espresse da alcune associazioni.”ASSOTIR – prosegue Donati – chiederà nuovamente di recepire il Regolamento UE 1055/2020 per quanto attiene ai requisiti per esercitare la professione di trasportatore. Il Regolamento infatti introduce un criterio di proporzionalità tra fatturato e mezzi a disposizione dell’azienda. È un parametro che alcune rappresentanze associative osteggiano fortemente, ma che è invece centrale per attuare un cambiamento profondo nel mercato del trasporto. È necessario infatti accorciare la filiera, e contrastare l’abuso del sub-appalto, la cosiddetta subvenzione, che si è fatto nell’ultimo decennio” conclude il Segretario Generale di ASSOTIR. “Solo in questo modo, i trasportatori otterranno delle tariffe eque per il servizio che garantiscono”. LEGGI TUTTO

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    Pesante il mercato americano. Pechino risponde alle tariffe di Trump

    (Teleborsa) – Avvio pesante per la borsa di Wall Street, dopo aver registrato ieri la peggior seduta dal 2020, in scia ai dazi annunciati da Donald Trump e ai conseguenti timori di recessione. La Cina ha risposto annunciando dazi aggiuntivi del 34% su tutti i beni importati dagli USA, a partire dal 10 aprile.Tra gli indici con il Dow Jones accusa un ribasso del 2,40%; sulla stessa linea, viene venduto parecchio l’S&P-500, che continua la seduta a 5.250 punti. In netto peggioramento il Nasdaq 100 (-2,88%); con analoga direzione, pessimo l’S&P 100 (-2,7%).Sul fronte macroeconomico, l’economia americana ha creato, a marzo, 228.000 nuovi posti di lavoro, superando le attese degli analisti, ma il tasso di disoccupazione è cresciuto oltre le previsioni al 4,2%, aumentando l’incertezza. LEGGI TUTTO

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    Petrolio, prezzi a picco: Brent ai minimi dal 2021

    (Teleborsa) – Non si arresta la discesa dei prezzi del petrolio che sprofondano dopo l’ordine esecutivo firmato l’altro ieri da Donald Trump sui dazi commerciali e lo spettro di recessione e dalle tariffe al 34% annunciati dalla Cina. Il Brent del Mare del Nord perde circa il 7%, scendendo per la prima volta dall’agosto del 2021, sotto la soglia dei 65 dollari al barile. Il WTI americano crolla invece dell’8% arrivando a 61,3 dollari al barile.(Foto: © Aleksandr Prokopenko / 123RF) LEGGI TUTTO

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    Commercialisti: redditi in crescita e divari in calo

    (Teleborsa) – In sedici anni, dal 2007 al 2022, il reddito medio dei Commercialisti è cresciuto in misura superiore al valore aggiunto per occupato: +22,4% contro +21,2% Nell’intero periodo analizzato, che coincide con l’Albo unico tra Dottori Commercialisti e Ragionieri, i divari reddituali tra donne e uomini, giovani e professionisti in carriera e tra Sud e Nord sono diminuiti anche se in alcuni casi restano ancora molto elevati. Sono i dati che emergono da una ricerca della Fondazione nazionale dei commercialisti che ricostruisce sedici anni di statistiche reddituali dei Commercialisti analizzando in che modo le crisi economiche del periodo hanno impattato sulla redditività della professione. Come dimostra anche il divario tra il reddito mediano e il reddito medio, che negli ultimi anni si è ridotto, anche se di poco (0,7 punti percentuali tra 2018 e 2022), la distribuzione dei redditi tende a migliorare con un ritmo, però, ancora troppo lento.In particolare, si evidenzia la riduzione del divario Sud- Nord di ben 6 punti percentuali e quella tra under 40 e over 60 di ben 17 punti percentuali, mentre il divario di genere si è ridotto solo di 1,6 punti percentuali. Il dato più significativo è la crescita del reddito medio al Sud pari a +40,5% contro quella del Nord pari a +21% e la crescita del reddito medio degli under 40 pari a +23,1% contro il crollo di quella degli over 60 pari a -16,8%, mentre il reddito medio delle donne è cresciuto del 26,6% contro il 23,1% degli uomini.Ciononostante, i divari restano comunque elevati: 42,3% per le donne rispetto agli uomini, 47,8% per i giovani rispetto agli over 60 e 56,3% per il Sud rispetto al Nord (42,3% rispetto alla media nazionale).L’aumento del reddito medio, però, deve fare i conti con l’inflazione. Sempre dal 2007 al 2022, il tasso di inflazione (indice armonizzato IPCA) è aumentato del 30,8%. Questo fa sì che il reddito medio deflazionato sia diminuito del 6,4%.L’analisi dei ricercatori Fondazione nazionale si focalizza anche sulla discontinuità tra il periodo antecedente il Covid, che va dal 2007 al 2019 e il periodo post-Covid, che va dal 2021 al 2023. Similmente a quanto avvenuto anche per altre libere professioni, dopo la crisi Covid, dal 2021 in poi, c’è stata una netta ripresa, che ha battuto anche l’inflazione che, come è noto, è stata particolarmente vivace durante il Covid. Altro spunto che emerge dall’analisi Fondazione è la resilienza dei Commercialisti nel periodo di crisi che li ha portati a resistere meglio di altre libere professioni all’afflusso massiccio di nuovi iscritti e alle crisi economiche che si sono succedute.”Questa ricerca – afferma il presidente del Consiglio nazionale della categoria, Elbano de Nuccio – nasce dalla volontà del Consiglio nazionale di avere una fotografia costantemente aggiornata della situazione reale della categoria. Da questa analisi emerge il quadro di una professione resiliente e in salute, grazie soprattutto al grande recupero che c’è stato dopo il Covid. È un’indicazione importante che incoraggia l’azione del Consiglio Nazionale protesa al rilancio della professione su più fronti. Una professione che, evidentemente, svolge un ruolo fondamentale nella crescita e nello sviluppo dell’economia nazionale con una funzione essenziale proprio nei momenti di maggiore crisi per il Paese. La diminuzione dei divari reddituali, in particolare quelli relativi ai giovani e alle donne – aggiunge – è un segnale molto positivo. È impressionante, infine, il grande recupero del reddito medio dei Commercialisti del Sud rispetto a quelli del Nord, favorito in modo particolare dalla crisi Covid, ma in atto già da prima. La distanza è ancora grande, ma la tendenza lascia ben sperare. Siamo fiduciosi che questo trend possa consolidarsi ulteriormente nelle prossime rilevazioni, come emerge da alcune anticipazioni sui dati reddituali relativi al 2023. Di sicuro questo Consiglio Nazionale proseguirà nella sua azione a favore della categoria avviata tre anni fa, affinché si rafforzino opportunità e occasioni di crescita”. LEGGI TUTTO

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    USA: creati 228 mila nuovi posti di lavoro a marzo, più delle attese

    (Teleborsa) – Aumentano e più delle attese, i non-farm payrolls, a marzo, un indicatore molto osservato per comprendere lo stato di salute del mercato del lavoro statunitense. Secondo i dati forniti dal Bureau of Labour Statistics, il tasso di disoccupazione è salito al 4,2%, rispetto al 4,1% del mese precedente e atteso dal consensus. Sono stati aggiunti 228 mila posti di lavoro nei settori non agricoli (non-farm payrolls), dopo che a febbraio erano state create 117 mila buste paga (dato rivisto da 151 mila). Il dato sugli occupati, più osservato del tasso di disoccupazione, è migliore delle attese del mercato che indicavano un aumento di 137 mila di posti di lavoro.Il dato è superiore alle aspettative anche nel settore privato: sono stati creati 209 mila posti di lavoro, contro i 116 mila rivisti di febbraio e i 127 mila attesi dal mercato.Gli occupati del settore manifatturiero sono aumentati di 1000 unità, contro una salita di 4 mila unità stimate dal consensus e si confrontano con i +8 mila rivisti del mese precedente.Le retribuzioni medie orarie si sono attestate a 34,2 dollari, registrando un aumento dello 0,3% su mese e del 3,8% su anno (contro attese per un +0,3 m/m e +3,9% a/a) dopo il +0,2% mensile e il +4% tendenziale registrato a febbraio. Le retribuzioni medie orarie sono monitorate con attenzione dalla Federal Reserve in quanto buon indicatore sia dello stato di salute del mercato del lavoro che delle pressioni inflazionistiche.(Foto: Julien Gaud / Unsplash) LEGGI TUTTO

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    ESMA, consultazioni sui formati semplificati per insider list ai sensi del Listing Act

    (Teleborsa) – L’ESMA, l’autorità di regolamentazione e supervisione dei mercati finanziari dell’Unione europea, ha lanciato un documento di consultazione proponendo modifiche al formato per la stesura e l’aggiornamento dell’insider list (elenchi delle persone che hanno accesso a informazioni privilegiate), come parte delle modifiche del Listing Act allla Market Abuse Regulation (MAR).Il Listing Act impone all’ESMA di rivedere gli standard tecnici di attuazione sull’insider list per estendere il formato semplificato, attualmente utilizzato dagli emittenti sui Growth Market per le piccole e medie imprese (PMI), a tutti gli emittenti.Le modifiche proposte mirano a ridurre l’onere amministrativo per gli emittenti tenuti a redigere e mantenere insider list ai sensi del MAR.La consultazione rimarrà aperta fino al 3 giugno 2025. Sulla base del feedback ricevuto, l’ESMA finalizzerà gli standard tecnici di attuazione e li presenterà alla Commissione europea nel quarto trimestre del 2025. LEGGI TUTTO

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    Vinitaly, Intesa Sanpaolo: Italia prima nella produzione mondiale di vino, seconda per export

    (Teleborsa) – Nel 2024 l’Italia ha riconquistato il primo posto a livello mondiale nella produzione di vino, con 41 milioni di ettolitri (fonte OIV, Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino). In termini di export, l’Italia è al secondo posto nel mondo, dopo la Francia che in valore ha una quota di mercato del 34,5% (Italia al 22%) mentre in quantità veniamo superati di poco dalla Spagna (21,7% vs. 22%). Il 2024 si è chiuso con 8,1 miliardi di euro di esportazioni di vino italiano, +5,5% rispetto al 2023. È quanto emerge da una ricerca del Research Department di Intesa Sanpaolo preparata in occasione di Vinitaly.La vendemmia 2024 ha mostrato un buon recupero rispetto all’anno precedente, (+7%) pur collocandosi al di sotto del 14% rispetto alla media dei 5 anni precedenti. La vendemmia del 2023, infatti, era stata particolarmente scarsa (con circa un 20% in meno in termini di quantità prodotte) a causa degli effetti del cambiamento climatico (siccità, alluvioni) che avevano favorito la diffusione di un fungo, la peronospera, che aveva letteralmente decimato i raccolti in particolare nel centro-sud. Bene anche i distretti del vino italiani, che nel complesso crescono del 4% tendenziale, in particolare il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, i Vini dei Colli Fiorentini e senesi e i Vini del veronese, che hanno registrato crescite tra il 7 e il 10%.Ma è soprattutto in termini di biodiversità che l’Italia surclassa tutti. Secondo uno studio dell’OIV, il 75% del vitigno nazionale è infatti coperto da ben 80 vitigni autoctoni, secondo il Portogallo con 40 vitigni, mentre Francia e Spagna si fermano a 15. Questa biodiversità si traduce in un altro primato per l’Italia, che è il Paese europeo con il maggior numero di certificazioni DOP/IGP: 528, mentre la Francia si ferma a 442. Sono tanti i punti di forza, ma ci sono anche alcuni punti di attenzione, tra cui in primis la frammentazione e la difficoltà a fare sistema. I produttori vitivinicoli italiani sono di più piccole dimensioni rispetto ai nostri competitors, il 35% delle aziende vitivinicole italiane ha meno di 5 ettari, in Francia sono solo il 7%. A ciò si aggiungono alcune minacce: la concorrenza dei principali competitors, i consumi in calo e quindi la necessità di intercettare o stimolare nuove fasce di consumatori. Infine il cambiamento climatico, che sta modificando la geografia dei paesi produttori di vino, spostandosi sempre più verso nord, mentre i territori del sud sono a rischio desertificazione.”È necessario investire in innovazione, nella selezione dei vitigni più resistenti ma anche nelle opportunità che derivano dalla digitalizzazione e dalla robotica. Le opportunità maggiori – sottolinea Stefania Trenti, responsabile Industry & Local Economies Research Intesa Sanpaolo – potranno venire ancora dai mercati esteri, ma anche dalla capacità di fare sistema per valorizzare la grande qualità del vino italiano”. LEGGI TUTTO

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    Inwit, Marina Natale rinuncia alla candidatura per la nomina in CdA

    (Teleborsa) – Inwit, società quotata su Euronext Milan e attiva nel settore delle infrastrutture per le telecomunicazioni elettroniche, ha comunicato che Marina Natale, candidata per la carica di componente del Consiglio di Amministrazione nella lista presentata da un gruppo di società di gestione del risparmio e investitori unitamente a Amber Capital, in vista dell’assemblea degli azionisti del 15 aprile 2025, ha comunicato la rinuncia alla propria candidatura a causa di motivazioni personali sopravvenute.La lista è pertanto composta da: Francesco Valsecchi, Carlo Bozzoli e Antonella Odero Ambriola. LEGGI TUTTO