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    Nuovi dazi, sull’Ue (che cerca il cambio di passo) aleggia lo spettro di Trump

    (Teleborsa) – L’Unione Europea lavora per un’autonomia strategica con un occhio ai tanti ostacoli che potrebbe incontrare sulla strada: il più importante stravolgimento internazionale è, senza ombra di dubbio, il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Tanto che secondo quanto emerge da un sondaggio del Financial Times condotto su 72 economisti, le due maggiori minacce che l’economia dell’Eurozona dovrà affrontare nel 2025 sono una possibile guerra commerciale globale e una paralisi politica regionale.Il presidente eletto degli Usa, ricorda il Ft, si è impegnato una volta tornato alla Casa Bianca il 20 gennaio a imporre dazi fino al 20% su tutte le importazioni dagli Stati Uniti, con tariffe che saliranno al 60% sulla Cina. Se Trump manterrà la parola data, i dazi rappresenteranno l’aumento più significativo del protezionismo statunitense dai tempi della Grande Depressione e aumenteranno la possibilità di ritorsioni altrove.Quasi tutti gli intervistati (l’81%) hanno affermato che un secondo mandato di Trump peserà sulla crescita dell’Eurozona. In media, i 72 intervistati si aspettano che l’economia dell’Eurozona si espanda solo dello 0,9%. In quest’ottica, non è un caso che la maggior parte degli economisti intervistati (il 61%) sostiene l’appello rivolto dalla presidente della Bce Christine Lagarde ai decisori politici dell’Ue affinché avviino negoziati commerciali con Trump per scongiurare una guerra commerciale totale. LEGGI TUTTO

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    Conti pubblici, Istat: nel III trimestre deficit-Pil cala al 2,3%

    (Teleborsa) – “Nel terzo trimestre del 2024 l’incidenza del deficit delle Amministrazioni Pubbliche sul Pil migliora sensibilmente rispetto al corrispondete trimestre del 2023, portandosi a un livello del -2,3%. Il potere d’acquisto delle famiglie, pur segnando uno sviluppo più contenuto rispetto ai periodi precedenti, risulta in crescita per il settimo trimestre consecutivo. La propensione al risparmio diminuisce congiunturalmente, ma in termini tendenziali prosegue il suo sentiero di crescita. Le società non finanziarie mostrano una diminuzione congiunturale sia della quota di profitto sia del tasso di investimento, confermando la tendenza alla loro riduzione osservata a partire già dai primi mesi del 2023”. È quanto rileva l’Istat nel Conto trimestrale delle Amministrazioni pubbliche, reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società del terzo trimestre 2024.Amministrazioni pubblicheLe uscite totali nel terzo trimestre 2024 sono diminuite del 4,4% rispetto al corrispondente periodo del 2023 e la loro incidenza sul Pil (pari al 47,1%) è diminuita in termini tendenziali di 3,6 punti percentuali. Nei primi tre trimestri del 2024 la relativa incidenza è stata pari al 48,5%, in riduzione di 2,5 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2023. Le uscite correnti hanno registrato, nel terzo trimestre 2024, un aumento tendenziale del 4,8% mentre le uscite in conto capitale si sono ridotte in termini tendenziali del 47,8%. Le entrate totali nel terzo trimestre 2024 sono aumentate in termini tendenziali del 3,9% e la loro incidenza sul Pil è stata pari al 44,9%, in aumento di 0,5 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2023. Nei primi tre trimestri dell’anno, l’incidenza delle entrate totali sul Pil è stata del 44%, in aumento di 0,4 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2023. Le entrate correnti nel terzo trimestre 2024 hanno segnato, in termini tendenziali, un aumento del 5,4% Si registra, invece, una riduzione delle entrate in conto capitale del 66,4%.Complessivamente, nei primi tre trimestri del 2024, le AP hanno registrato un indebitamento netto pari al -4,6% del Pil, in miglioramento rispetto al -7,4% del corrispondente periodo del 2023. Nei primi nove mesi del 2024, in termini di incidenza sul Pil, il saldo primario è risultato negativo e pari al -0,6% (-3,8% nello stesso periodo del 2023), mentre il saldo corrente è risultato positivo e pari allo 0,1% (-0,5% nel corrispondente periodo del 2023). Nello stesso periodo, la pressione fiscale si attesta al 39,6% del Pil, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto ai 38,7 del 2023. Famiglie consumatrici Nel terzo trimestre 2024 il reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici è aumentato dello 0,6% rispetto al trimestre precedente. A fronte di un aumento dello 0,2% del deflatore implicito dei consumi, il potere d’acquisto è aumentato dello 0,4%.La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici nel terzo trimestre 2024 è stata pari al 9,2% (-0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente). Tale flessione deriva da una crescita della spesa per consumi finali più sostenuta rispetto a quella registrata per il reddito disponibile lordo (+1,6% e +0,6% rispettivamente).Società non finanziarieLa quota di profitto delle società non finanziarie nel terzo trimestre del 2024 è stata pari al 42,4%, con una diminuzione di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. In termini congiunturali, la flessione di questo indicatore è il risultato di una stazionarietà del risultato lordo di gestione e di una crescita dello 0,7% del valore aggiunto. Il tasso di investimento delle società non finanziarie nel terzo trimestre del 2024 è stato pari al 21,7%, in diminuizione di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente a fronte di una flessione degli investimenti fissi lordi dell’1,1%. LEGGI TUTTO

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    Gas Plus sale in Borsa con volumi sopra la media

    (Teleborsa) – Inizio d’anno da protagonista a Piazza Affari per Gas Plus, società quotata su Euronext Milan e uno dei maggiori produttori italiani di gas naturale, contestualmente alla rinnovata attenzione all’andamento di questa commodity dopo che – dal 1° gennaio 2025 – il gas russo non passa più nei gasdotti che, attraversando l’Ucraina, lo facevano arrivare nell’Unione Europea. Il titolo Gas Plus segna un rialzo di quasi il 9% nelle prime due sedute del 2025, che hanno già registrato un controvalore superiore a quello di qualsiasi mese del 2024. La performance settimanale è del +36%. LEGGI TUTTO

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    Vendite sulle Borse europee al termine di una settimana senza grandi spunti

    (Teleborsa) – Tutti negativi gli indici di Piazza Affari e degli altri principali listini europei nell’ultima seduta di una settimana corta e senza grandi spunti per via delle festività di Capodanno. Sul fronte macroeconomico, il numero di disoccupati in Germania è aumentato meno del previsto a dicembre, secondo i dati pubblicati dall’Ufficio federale del lavoro. A Milano spicca la performance negativa di Stellantis, dopo che ieri sera sono stati diffusi i dati sulle immatricolazioni di dicembre (calo del 18,1% con una quota di mercato del 23,3%).Sostanzialmente stabile l’Euro / Dollaro USA, che continua la sessione sui livelli della vigilia e si ferma a 1,028. L’Oro continua la seduta sui livelli della vigilia, riportando una variazione pari a -0,12%. Seduta sulla parità per il petrolio (Light Sweet Crude Oil), che si attesta a 72,98 dollari per barile.Piccolo passo verso l’alto dello spread, che raggiunge quota +115 punti base, mostrando un aumento di 2 punti base, con il rendimento del BTP a 10 anni pari al 3,54%.Tra i mercati del Vecchio Continente piccola perdita per Francoforte, che scambia con un -0,48%, nulla di fatto per Londra, che passa di mano sulla parità, e in rosso Parigi, che evidenzia un deciso ribasso dello 0,90%.Si muove in ribasso Piazza Affari, con il FTSE MIB che sta lasciando sul parterre lo 0,45%, troncando così la scia rialzista sostenuta da tre guadagni consecutivi, iniziata venerdì scorso; sulla stessa linea, si muove al ribasso il FTSE Italia All-Share, che perde lo 0,45%, scambiando a 36.429 punti. In frazionale calo il FTSE Italia Mid Cap (-0,38%); come pure, poco sotto la parità il FTSE Italia Star (-0,38%).Al top tra le azioni più importanti di Milano, segna un buon incremento Saipem, che riporta un +1,2% rispetto al precedente.Le più forti vendite, invece, si manifestano su Stellantis, che prosegue le contrattazioni a -3,41%. Spicca la prestazione negativa di STMicroelectronics, che scende dell’1,95%. Iveco scende dell’1,83%. Calo deciso per Telecom Italia, che segna un -1,64%.In cima alla classifica dei titoli a media capitalizzazione di Milano, Banco di Desio e della Brianza (+0,87%) e Maire (+0,77%).Le più forti vendite, invece, si manifestano su Ferragamo, che prosegue le contrattazioni a -1,99%. Sotto pressione El.En, con un forte ribasso dell’1,65%. Tentenna Brembo, che cede l’1,49%. Sostanzialmente debole Credem, che registra una flessione dell’1,12%. LEGGI TUTTO

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    FAO, prezzi medi commodities alimentari in calo nel 2024 guidati da cereali e zucchero

    (Teleborsa) – I prezzi delle materie prime alimentari sono scesi a dicembre rispetto al mese precedente, guidati da un calo delle quotazioni internazionali dello zucchero, secondo quanto emerge dall’indice dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO).L’indice dei prezzi alimentari della FAO, che traccia le variazioni mensili dei prezzi internazionali di una serie di materie prime alimentari scambiate a livello globale, ha registrato una media di 127,0 punti a dicembre, in calo dello 0,5 percento rispetto a novembre e in aumento del 6,7 percento rispetto a dicembre 2023.Per il 2024 nel suo complesso, l’indice ha registrato 122,0 punti, il 2,1 percento in meno rispetto al valore medio del 2023, compensando cali significativi delle quotazioni di cereali e zucchero con aumenti minori ma non insignificanti dei prezzi di oli vegetali, latticini e carni.L’indice dei prezzi dei cereali della FAO a dicembre è rimasto relativamente invariato rispetto a novembre e del 9,3 percento al di sotto del livello dell’anno precedente, poiché un aumento marginale delle quotazioni del mais ha compensato un calo di quelle del grano. Per il 2024 nel suo complesso, l’indice dei prezzi dei cereali della FAO ha registrato una media di 113,5 punti, in calo del 13,3 percento rispetto al livello del 2023, segnando un secondo calo annuale rispetto al livello record del 2022. L’indice dei prezzi di tutto il riso della FAO è aumentato dello 0,8 percento rispetto al livello medio del 2023, rappresentando un massimo di 16 anni in termini nominali.L’indice dei prezzi degli oli vegetali della FAO a dicembre è sceso dello 0,5 percento rispetto a novembre, sebbene ancora del 33,5 percento in più rispetto al livello dell’anno precedente. Per il 2024 nel suo complesso, l’indice dei prezzi degli oli vegetali della FAO ha registrato una media del 9,4 percento in più rispetto al 2023, in un contesto di riduzione delle forniture globali.L’indice dei prezzi della carne della FAO, a differenza di altri sottoindici, è aumentato dello 0,4 percento a dicembre rispetto a novembre, ponendo fine a un trend in calo durato tre mesi, e si è attestato al 7,1 percento in più rispetto al valore di dicembre 2023. Nel 2024 nel suo complesso, l’indice dei prezzi della carne della FAO è stato del 2,7 percento superiore alla media del 2023, con quotazioni più elevate per le carni bovine, ovine e di pollame che hanno compensato il calo dei prezzi internazionali per la carne suina.L’indice dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari della FAO è sceso dopo sette mesi consecutivi di aumenti, scendendo dello 0,7 percento rispetto a novembre, sebbene ancora del 17,0 percento in più rispetto al valore di dicembre 2023. Per il 2024 nel suo complesso, l’indice dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari della FAO è stato in media del 4,7 percento in più rispetto al 2023, dovuto principalmente all’aumento dei prezzi del burro.L’indice dei prezzi dello zucchero della FAO ha guidato il calo mensile, scendendo del 5,1 percento da novembre, in mezzo al miglioramento delle prospettive del raccolto di canna da zucchero nei principali paesi produttori, attestandosi al 10,6 percento in meno rispetto al livello di dicembre 2023. Per il 2024 nel suo complesso, l’indice dei prezzi dello zucchero della FAO è stato in media inferiore del 13,2 percento rispetto al 2023. LEGGI TUTTO

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    Sandvik acquisisce il rivenditore CAM FASTech

    (Teleborsa) – Sandvik, colosso svedese dell’ingegneria e degli utensili, ha acquisito le attività di FASTech, un rivenditore statunitense di soluzioni Computer Aided Manufacturing (CAM) nella rete Mastercam. Con questa acquisizione, Sandvik rafforza la sua posizione nel mercato CAM.”Questa acquisizione supporta la nostra direzione strategica per crescere nello spazio della produzione digitale, rafforza la nostra presenza regionale e migliora la nostra capacità di aiutare i nostri clienti”, afferma Stefan Widing, CEO di Sandvik.FASTech, fondata nel 1988, ha sede a Findlay, Ohio, e serve clienti manifatturieri nella regione del Midwest degli Stati Uniti. L’impatto sul margine EBITA e sugli utili per azione di Sandvik sarà limitato. Le parti hanno concordato di non divulgare il prezzo di acquisto. LEGGI TUTTO

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    Ubaldi Costruzioni debutta su EGM: prima ammissione su Euronext nel 2025

    (Teleborsa) – Ubaldi Costruzioni è sbarcata oggi su Euronext Growth Milan. Si tratta di una società leader nel settore delle costruzioni e infrastrutture con un’altissima specializzazione nei comparti dell’edilizia industriale, commerciale e direzionale.Ubaldi Costruzioni rappresenta la prima ammissione da inizio anno su Euronext Growth Milan, il mercato di Borsa Italiana dedicato alle piccole e medie imprese. Si tratta della prima ammissione del 2025 su Euronext.In fase di collocamento Ubaldi Costruzioni ha raccolto 4,2 milioni di euro. Il flottante al momento dell’ammissione è del 21,89% e la capitalizzazione di mercato all’IPO è pari a 19,2 milioni di euro.”Quello di oggi è un giorno molto importante per me perché sono fiero di poter accompagnare l’azienda creata da mio padre ai vertici dell’economia italiana dandole una presenza e riconoscibilità anche fuori dall’Italia”, ha detto l’AD Massimo Ubaldi.”La volontà di quotarci è nata poco più di un anno fa ritenendola la scelta migliore per dare un impulso alla nostra crescita ed oggi questo evento non rappresenta per noi un traguardo, ma un nuovo inizio – ha aggiunto – Negli ultimi anni stiamo crescendo in modo costante e, con la raccolta dell’IPO, ci sentiamo confidenti di poter raggiungere gli obiettivi di sviluppo contenuti nel nostro piano industriale, tenendo fede ai nostri principi e alla grande tradizione della nostra azienda”. LEGGI TUTTO

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    Saldi invernali, Confcommercio: 6 italiani su 10 sono pronti agli acquisti

    (Teleborsa) – Da domani, sei italiani su dieci sono pronti per la caccia allo sconto. Quasi il 49% degli acquirenti approfitterà dei saldi per acquistare un articolo desiderato da tempo, con una maggiore propensione tra i consumatori più giovani. La percentuale di chi prevede di spendere di più rispetto al 2024 è in aumento, passando dal 20,2% al 22,1%. Circa il 68% dei consumatori acquisterà sia nei negozi fisici sia online. Questi i risultati principali dell’indagine realizzata da Confcommercio Imprese per l’Italia in collaborazione con Format Research sui comportamenti d’acquisto dei consumatori e sulle dinamiche del settore retail ai prossimi saldi invernali 2025.L’abbigliamento (93,9%) rimane la categoria più popolare, seguita dalle calzature (76,0%) e dalla biancheria intima (40,7%). In calo la percentuale di consumatori che utilizzerà i social network per cercare articoli in saldo, dal 37% del 2024 al 31,4% di quest’anno.Il 55% ha modificato le abitudini di acquisto a seguito del cambiamento climatico: dato confermato dal 77,6% delle imprese che segnalano un ritardo nell’inizio della domanda di abbigliamento invernale. Il 53% compra durante i saldi solo ciò di cui ha effettivamente bisogno. Il 19% ha come priorità la qualità del prodotto indipendentemente dalla percentuale di sconto. Le imprese prevedono che durante i saldi di gennaio 2025 il numero di clienti nei negozi sarà simile a quello del gennaio 2024, senza aspettarsi un aumento significativo. Il 64% dei negozi offrirà sconti fino al 30% sui prodotti in vendita. I saldi continuano a rappresentare un’opportunità per le imprese di acquisire nuovi clienti, con quasi il 58% che si aspetta visite da nuovi acquirenti. Inoltre, il 78,2% delle imprese prevede che i saldi invernali incideranno fino al 20% sulle vendite annuali complessive. Il 43,4% delle imprese retail della moda ha subito nel 2024 una contrazione dei ricavi rispetto al 2023. Oltre 8 imprenditori su 10 approvano l’introduzione di una data unica di inizio saldi in tutta Italia. LEGGI TUTTO