More stories

  • in

    Juventus FC vola con l’Inter e con l’investimento di Tether

    (Teleborsa) – Protagonista Juventus, che mostra un’ottima performance, con un rialzo del 7,37%. Il club bianconero è al top fra le Mid-Cap, complice la vittoria in campo sull’Inter per 1-0 e la notizia dell’ingresso della stablecoin Tether nel capitale. Venerdì, la criptovaluta che fa capo a Paolo Ardoino ha annunciato un investimento nella Juventus, con una quota di minoranza che definisce “strategica”. Una mossa che lo stesso Ardoino ha commentato con “Make Juventus Great Again”, alludendo al motto della campagna elettorale di Donald Trump. Nel corso del weekend, lo stesso manager ha precisato su X che Tether ha comunicato alla Consob la sua partecipazione una volta aver superato a soglia del 5% dei diritti di voto. Gli acquisti sarebbero avvenuti sul mercato ed i venditori sarebbero stati i fondi di investimento, poiché la partecipazione della controllante EXOR è ferma al 78%.Su base settimanale, il trend del titolo è più solido rispetto a quello del FTSE Italia All-Share. Al momento, quindi, l’appeal degli investitori è rivolto con più decisione alla società operante nel settore del calcio professionistico rispetto all’indice di riferimento.Lo status tecnico di medio periodo di Juventus ribadisce la trendline negativa. Tuttavia, analizzando il grafico a breve termine, si evidenzia un andamento meno intenso della linea ribassista che potrebbe favorire uno sviluppo positivo della curva verso l’area di resistenza individuata a quota 2,772 Euro. Eventuali spunti rialzisti supportano l’obiettivo del top a 2,928, mentre il primo supporto è stimato a 2,617. LEGGI TUTTO

  • in

    Come gli incendi mettono a rischio la Blue Economy, un settore da 2.000 miliardi di dollari

    (Teleborsa) – “Negli ultimi anni, il mondo ha assistito a un allarmante aumento della frequenza e dell’intensità degli incendi boschivi, un fenomeno strettamente legato al cambiamento climatico. Sebbene la devastazione immediata degli incendi sia spesso misurata in termini di superficie bruciata e proprietà distrutte, gli effetti a catena si estendono ben oltre i confini terrestri, raggiungendo il cuore degli oceani. Questi disastri stanno devastando l’economia blu, causando fioriture algali, zone morte ed ecosistemi marini sconvolti”. È l’allarme lanciato da un’analisi di WillemVisser, Sector Portfolio Manager, Impact and Emerging Markets, T. Rowe Price.”Gli incendi possono sembrare un problema della terraferma, ma il loro impatto si estende ai mari – ha spiegato l’analista –. Quando le foreste bruciano, ceneri e detriti vengono trasportati da vento e acqua nei fiumi, per poi raggiungere l’oceano. Questo afflusso di nutrienti può portare a fioriture algali, che riducono i livelli di ossigeno nell’acqua e creano zone morte in cui la vita marina fatica a sopravvivere. Inoltre, la fuliggine e il particolato prodotti dagli incendi possono depositarsi sulla superficie dell’oceano, influenzando la quantità di luce solare che penetra nell’acqua e interrompendo il processo di fotosintesi delle piante marine e del fitoplancton. Le barriere coralline, brulicanti di vita, improvvisamente soffocano sotto una coltre di cenere”.”L’economia blu, che comprende settori come pesca, turismo e conservazione della biodiversità marina, è particolarmente vulnerabile alle duplici minacce poste dagli incendi e dai cambiamenti climatici. La salute degli oceani è essenziale per la sostenibilità di questi settori e qualsiasi alterazione degli ecosistemi marini può avere conseguenze economiche e sociali significative”, ha quindi affermato l’analista di T. Rowe Price. “La pesca, ad esempio, si basa su popolazioni ittiche stabili e habitat marini sani. Il declino degli stock ittici dovuto all’interruzione della rete alimentare e al degrado degli habitat può portare a una riduzione delle catture, con un impatto sul sostentamento di milioni di persone che dipendono dalla pesca per il loro reddito. Inoltre, la perdita di biodiversità può compromettere la resilienza degli ecosistemi marini, rendendoli più suscettibili ad altri fattori di stress come la pesca eccessiva e l’inquinamento”, ha spiegato.”Si pensi che il costo economico globale degli incendi boschivi è stimato tra i 394 e gli 893 miliardi di dollari all’anno. Negli Stati Uniti, i costi di soppressione degli incendi sono saliti alle stelle, raggiungendo la cifra record di 4,4 miliardi di dollari nel 2021. Queste cifre evidenziano l’immenso onere finanziario che gli incendi selvaggi impongono alle economie di tutto il mondo – ha sottolineato Visser –. Anche il turismo, altro pilastro della blue economy, è a rischio. Le aree costiere che attirano i turisti per le loro bellezze naturali e le opportunità ricreative possono essere gravemente colpite dalle conseguenze degli incendi. Il fumo e la cenere riducono la qualità dell’aria e la visibilità, scoraggiando i visitatori. Il degrado degli ambienti marini diminuisce l’attrattiva di attività come lo snorkeling e le immersioni, con un ulteriore impatto sulle economie locali.”Per combattere la duplice minaccia degli incendi e dei cambiamenti climatici, abbiamo bisogno di soluzioni integrate che riguardino sia la terra sia il mare. Le pratiche di gestione sostenibile del territorio, come le bruciature controllate e la riforestazione, possono ridurre il rischio di incendi gravi. Queste pratiche proteggono gli ecosistemi terrestri e prevengono gli effetti a valle sugli ambienti marini”, ha evidenziato, ricordando che l’economia blu, valutata a livello globale circa 2.000 miliardi di dollari, “è vitale per milioni di mezzi di sussistenza, in particolare per le comunità costiere e insulari”.(Foto: CC BY-SA 3.0) LEGGI TUTTO

  • in

    Giovani imprenditori in ritirata: in 10 anni, 153mila attività in meno (-24%)

    (Teleborsa) – Ogni giorno per 10 anni consecutivi l’Italia ha “perso” 42 imprese guidate da under 35. È questo il bilancio dell’ultimo decennio che ha visto sparire – tra chiusure e superamento della soglia di età degli amministratori – oltre 153mila attività guidate da under 35, portando il numero complessivo delle imprese giovanili dalle quasi 640mila del 2014 alle 486mila di dicembre 2024. È quanto emerge dall’analisi Unioncamere-InfoCamere sulla nati-mortalità delle imprese giovanili che fotografa la profonda trasformazione del tessuto imprenditoriale italiano, spinta anche dall’inverno demografico in cui è entrata la nostra società. Se il calo ha interessato quasi tutti i settori economici, emergono però significative differenze con una forte accelerazione nel segno dell’innovazione e della sostenibilità. La forte riduzione del perimetro ha innescato una sensibile ricomposizione settoriale dell’imprenditoria giovanile. I servizi alle imprese, in particolare, registrano una crescita del 3,5% con quasi 2mila imprese giovanili in più nel decennio, mentre l’agricoltura mantiene sostanzialmente stabile la presenza degli under 35 (+0,06%), confermandosi un’opportunità imprenditoriale concreta per molti giovani. “Il dato è figlio del contesto economico ma è chiaro che su di esso ha pesato l’invecchiamento della popolazione – commenta il presidente di Unioncamere, Andrea Prete –. Del resto, secondo il CNEL, negli ultimi 20 anni abbiamo avuto oltre 2 milioni di lavoratori under 35 in meno”. Per il presidente di Unioncamere, comunque,”la nuova mappa settoriale dell’impresa giovanile mostra chiaramente una maggiore presenza in settori che richiedono competenze specializzate e promettono maggiori margini di innovazione. I giovani che oggi scelgono di fare impresa puntano su attività dove il valore aggiunto della competenza e della tecnologia rappresenta un fattore distintivo e competitivo. Questa trasformazione suggerisce la necessità di politiche mirate che, oltre a facilitare l’accesso al credito e la fase di avvio, supportino i giovani imprenditori nell’acquisizione delle competenze necessarie per operare in settori ad alta intensità di conoscenza e innovazione”.A queste trasformazioni fa eco il forte ridimensionamento delle attività più tradizionali. Costruzioni e commercio sono i comparti che hanno pagato il prezzo più alto: il primo ha perso quasi 40mila imprese under 35 (-38,7%), mentre il commercio ha visto sparire oltre 66mila attività (-36,2%). Pesante anche il calo registrato dalle attività manifatturiere, dove in dieci anni sono venute meno oltre 14mila imprese (-35,9%). Il calo ha colpito in modo particolare il mondo artigiano che, nel decennio, ha perso oltre 47mila imprese giovanili (-28,1%), mentre l’imprenditoria femminile under 35 ha visto una contrazione di oltre 43mila unità (-24,5%) e le imprese guidate da giovani stranieri sono diminuite di quasi 35mila unità (-27,4%).In termini di composizione percentuale, se nel 2014 commercio e costruzioni rappresentavano insieme quasi il 45% di tutte le imprese under 35, oggi il loro peso è sceso al 37%. Cresce invece l’incidenza dei servizi alle imprese (dall’8,7% all’11,8%) e dell’ICT (dal 6,4% all’8%). Un chiaro segnale – rileva l’analisi – di come le nuove generazioni si stiano orientando verso settori a maggior contenuto tecnologico e di servizi avanzati.Dal punto di vista territoriale, l’arretramento dell’imprenditoria giovanile mostra significative differenze tra le diverse aree del Paese. La Lombardia, che resta la regione con il maggior numero assoluto di imprese under 35 (oltre 74mila), ha registrato nel decennio una contrazione del 15,1%. La Campania, seconda regione per presenza di imprese giovanili (oltre 61mila), ha subito perdite del 23,8%. Più marcato il calo nelle regioni del Centro, con le Marche che hanno perso il 36,7% delle imprese giovani, l’Umbria (-32%) e la Toscana (-31,1%). Nel Mezzogiorno, dove tradizionalmente è più elevata l’incidenza di imprese giovanili sul totale delle imprese, le flessioni più consistenti si sono registrate in Molise (-35,6%), Abruzzo (-35,2%) e Calabria (-34,4%). Più contenute invece le perdite in Sicilia (-32,9%) e Puglia (-28,6%), che mantengono una significativa presenza di imprenditoria giovanile con rispettivamente quasi 43mila e 34mila imprese under 35. LEGGI TUTTO

  • in

    Giappone, indice servizi dicembre +0,1% m/m

    (Teleborsa) – Migliora il settore servizi giapponese. L’indice sull’attività del settore terziario, elaborato dal Ministero dell’economia e dell’industria, ha registrato a dicembre 2024 un aumento dello 0,1% su base mensile dopo il calo dell’1,2% di novembre. Le attese degli analisti erano per una salita dello 0,2%.Il dato grezzo registra su base annua un incremento dell’1,1%.(Foto: Photo by Alex Knight on Unsplash) LEGGI TUTTO

  • in

    Assiom Forex, Massimo Mocio confermato presidente per il terzo mandato

    (Teleborsa) – Il nuovo Consiglio di Assiom Forex (Associazione degli Operatori dei Mercati Finanziari) ha confermato Massimo Mocio (Intesa Sanpaolo) alla Presidenza per i prossimi tre anni. Gli altri vertici dell’Associazione saranno Roberto Ferrari, Banca Ifis (Vicepresidente vicario), Pier Mario Satta, Unicredit (Vice presidente), Alberto Basadonna, Banco BPM (Segretario generale) e Marco Bertotti Intesa Sanpaolo (Tesoriere). Giuseppe Attanà è stato rieletto Presidente onorario per un altro mandato.“Ringrazio il Consiglio di Assiom Forex per la rinnovata fiducia nei miei riguardi e sono onorato di continuare questo percorso iniziato nel 2019 alla guida di una delle realtà più importanti del mondo associativo finanziario europeo – ha dichiarato Mocio – Siamo certi che Assiom Forex, con i suoi Associati e con il supporto delle nostre Banche e delle Istituzioni, continuerà a essere in prima linea per favorire la crescita dei mercati finanziari e la cultura finanziaria del Paese”. LEGGI TUTTO

  • in

    Giappone, PIL 4° trimestre molto meglio delle attese: +2,8% a/a

    (Teleborsa) – L’economia giapponese registra una crescita superiore alle attese nel 4° trimestre del 2024. Secondo i dati diffusi dall’Istituto di ricerca economica e sociale del Cabinet Office giapponese, il Prodotto Interno Lordo (PIL) ha mostrato un decremento dello 0,7% su trimestre, contro la salita dello 0,3% stimata dagli analisti e dopo il +0,4% del trimestre precedente.Su anno il PIL è salito del 2,8% rispetto al +1% indicato dal consensus e contro il +1,7% precedente.Bene i consumi privati, aumentati dello 0,1% su trimestre (vs attese per -0,3%). In crescita gli investimenti (+0,5%), anche se sotto le attese (+1%).(Foto: Photo by Andre Benz on Unsplash) LEGGI TUTTO

  • in

    Poste acquisisce il 9,81% di TIM da CDP e cede il 3,78% in Nexi

    (Teleborsa) – Il Consiglio di Amministrazione di Poste Italiane – società controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) – ha deliberato l’operazione di acquisizione del 9,81% circa delle azioni ordinarie di Telecom Italia (TIM) attualmente detenute da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), società che detiene il 35% del capitale di Poste Italiane ed è a sua volta controllata dal MEF.Al contempo il CdA ha deliberato la cessione dell’intera partecipazione detenuta da Poste Italiane in Nexi – pari al 3,78% circa del capitale sociale – a favore della stessa Cassa Depositi e Prestiti.Il corrispettivo per l’acquisto delle azioni di TIM sarà riconosciuto in parte mediante i proventi derivanti dal trasferimento da Poste Italiane a Cassa Depositi e Prestiti della partecipazione in Nexi e in parte mediante cassa disponibile.”L’acquisizione abilita l’evoluzione dei rapporti commerciali tra TIM e Poste Italiane – si legge nella nota di Poste – a tal riguardo è in fase avanzata la negoziazione per la fornitura di servizi per l’accesso di Postepay (società interamente controllata da Poste Italiane) all’infrastruttura di rete mobile di TIM. L’operazione rappresenta, nel suo complesso, per Poste Italiane un investimento di natura strategica, con la finalità di creare sinergie tra le aziende e favorire, con tutti gli attori interessati, il consolidamento del mercato delle telecomunicazioni in Italia”.CDP, aumentando la propria quota in Nexi dall’attuale 14,46% al 18,25% complessivo, rafforza “così il sostegno alla strategia industriale di un’azienda, protagonista in Europa nell’infrastruttura dei pagamenti digitali, che sin dalla sua nascita quattro anni fa ha avuto Cassa al suo fianco”, sottolinea la stessa CDP. LEGGI TUTTO

  • in

    Gros-Pietro (Intesa): dobbiamo essere messi in condizioni di parità con operatori bigtech

    (Teleborsa) – Gli operatori della finanza devono “investire nel paradigma dell’informazione, che è, e ancor più sarà, quello dominante nel XXI secolo. Gestiamo informazioni preziose relative ai nostri clienti e alle loro attività. Dobbiamo rendere utilizzabili questi dati per offrire servizi. Migliori, più efficaci, meglio accessibili in ogni tempo e da ogni luogo, più facili da usare, più ricchi di contenuti e meno costosi. Devono essere, per noi operatori finanziari, una priorità assoluta, mentre li stanno offrendo anche operatori non bancari, che gestiscono sempre più ampiamente servizi finanziari: le bigtech e le fintech”. Lo ha affermato Gian Maria Gros-Pietro, Presidente di Intesa Sanpaolo, intervenendo al 31° congresso degli operatori dei mercati finanziari, organizzato a Torino da Assiom Forex.”Noi operatori finanziari europei dobbiamo investire nel paradigma dell’informazione, in persone e in tecnologie, sviluppando capacità operative al servizio della società e delle istituzioni – ha aggiunto – Dobbiamo farlo perché siamo i meglio attrezzati in termini di posizioni sul mercato e di capacità di investimento. Ma dobbiamo essere competitivi, in termini di tempi, di prestazioni e di costi. Per riuscirci, dobbiamo essere messi in condizioni di parità con gli operatori provenienti soprattutto dal sistema bigtech”.Secondo Gros-Pietro, “non ci sarà parità finché gli operatori finanziari continueranno a essere obbligati a concedere alle bigtech accesso libero ai dati dei clienti consenzienti, senza alcuna reciprocità. Dati di immenso valore, che le banche europee raccolgono, verificano, aggiornano, custodiscono, e proteggono, sostenendo costi notevoli, vengono messi gratuitamente a disposizione di concorrenti che sono in prevalenza extraeuropei. Si concede così un vantaggio che indebolisce il settore finanziario, che al momento è, in Europa, quello maggiormente in grado di sviluppare il paradigma dell’informazione come sistema portante del funzionamento dei mercati”.Il Presidente di Intesa Sanpaolo ha anche sottolineato che non va dimenticato che “abbiamo un tesoro, da difendere e valorizzare: il risparmio privato, che nell’Unione Europea ammonta a 33.000 miliardi di euro. Una fonte privilegiata, essenziale per contribuire a finanziare, accanto a quelle pubbliche, gli 800 miliardi annui di investimenti stimati necessari all’Europa per fronteggiare le transizioni da realizzare, e per organizzare una difesa comune. Anche da questo punto di vista, l’industria finanziaria è uno strumento essenziale, da salvaguardare e sviluppare”. LEGGI TUTTO