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    Borsa, saldo capitalizzazione IPO-revoche negativo per 12 miliardi da inizio 2023

    (Teleborsa) – Nel 2024, le nuove ammissioni di società italiane su Borsa Italiana sono state 23, di cui solo due sul mercato principale Euronext Milan (EXM) e 21 sull’Euronext Growth Milan (EGM) dedicato alle società di minori dimensioni. Nello stesso periodo sono state revocate dal listino 29 società, 15 da EXM e 14 da EGM. È quanto emerge nel Rapporto “Tendenze e sfide per il settore finanziario italiano” della CONSOB.Dal 2018, il numero totale di nuove ammissioni su entrambi i mercati è stato pari a 254 (50 su EXM e 204 su EGM) a fronte di 175 revoche (84 su EXM e 91 su EGM). Nel complesso, quindi, il numero di società quotate o negoziate sul mercato italiano è aumentato, sebbene il saldo sia negativo per EXM (-34 società quotate) e positivo per EGM (+113 società negoziate).L’elevato numero di nuove società negoziate sull’EGM è un segnale positivo, anche se insufficiente a compensare l’impatto, in termini di capitalizzazione, delle uscite dal mercato principale, dal momento che l’EGM rappresenta una quota molto contenuta (circa l’1%) della capitalizzazione totale del mercato azionario italiano (oltre 800 miliardi di euro). Infatti, se si confronta la capitalizzazione totale dei nuovi titoli quotati o negoziati sul mercato italiano con la capitalizzazione di mercato dell’ultimo giorno di negoziazione dei titoli delistati, il saldo risulta negativo per circa 12 miliardi di euro dall’inizio del 2023. LEGGI TUTTO

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    CONSOB, incoraggiare partecipazione degli investitori istituzionali. Solo 11% per PMI

    (Teleborsa) – Il fenomeno del delisting continua a interessare i mercati azionari dell’eurozona e, in particolare, l’Italia, e per favorire un maggiore sviluppo dei mercati occorre incoraggiare anche la partecipazione degli investitori istituzionali. Lo afferma la CONSOB nel Rapporto “Tendenze e sfide per il settore finanziario italiano”, sottolineando che sul mercato azionario italiano Euronext Milan la quota di capitalizzazione media riferibile agli istituzionali è superiore al 30% per le società più grandi, ma scende a circa 11% per le PMI quotate. “L’accesso limitato al capitale costituisce uno dei principali ostacoli alla crescita delle PMI”, si legge nel rapporto, perché “nel finanziamento di tali imprese gli investitori istituzionali possono svolgere un ruolo chiave, poiché dotati di risorse consistenti e di orizzonti di investimento a lungo termine”. Tuttavia, la loro presenza nel capitale delle PMI risulta limitata: a fine ottobre 2024, gli investitori istituzionali detenevano circa l’11,2% del capitale delle PMI quotate su EXM rispetto al 24,1% delle non PMI. Se si considera la dimensione delle PMI, la percentuale è più alta per quelle con una capitalizzazione di mercato superiore a 500 milioni di euro (16,6%) rispetto a quelle di minori dimensioni (9,8%).La presenza di investitori istituzionali sembra essere positivamente associata alle dimensioni societarie (anche per il crescente peso dei fondi di investimento a gestione passiva a livello globale) sfiorando il 31% per le prime 5 società quotate per capitalizzazione di mercato, e scendendo all’1,4% per le 5 più piccole. La presenza di investitori istituzionali nelle società quotate su EXM è positivamente associata anche al valore medio giornaliero degli scambi (turnover). Nelle società con scambi medi giornalieri superiori a 50 milioni di euro, gli investitori istituzionali detengono mediamente il 32% del capitale, mentre per quelle con scambi inferiori a 200 mila euro la quota scende a poco più del 7%.A titolo di confronto, un’analisi condotta dalla CONSOB sulle società francesi mostra che anche sul mercato francese sussiste la medesima relazione tra la quota detenuta dagli investitori istituzionali e la capitalizzazione di mercato delle società. Se si considerano le prime e le ultime 5 società francesi per capitalizzazione di mercato, la quota di investitori istituzionali risulta pari al 28,2% (a fronte del 30,8% in Italia), mentre per le ultime 5 società francesi è del 2,1% (1,4% in Italia). LEGGI TUTTO

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    Kimberly-Clark, guidance su utili migliore delle attese dopo trimestrale mista

    (Teleborsa) – Kimberly-Clark, colosso statunitense del settore dei prodotti in carta (in Italia il suo marchio più famoso è Scottex), ha registrato vendite nette pari a 4,9 miliardi di dollari nel quarto trimestre del 2024, in calo dello 0,8%, con una crescita organica delle vendite del 2,3%. Il margine lordo è stato del 34,0%, mentre il margine lordo rettificato è stato del 35,4%, in aumento di 50 punti base rispetto all’anno precedente con forti guadagni di produttività in parte compensati da investimenti e ostacoli nei costi di produzione. Gli utili rettificati per azione sono stati di 1,50 dollari, in calo dello 0,7% rispetto all’anno precedente.Gli analisti si aspettavano in media, secondo dati LSEG, un utile per azione di 1,51 dollari su ricavi per 4,86 miliardi di dollari.”Abbiamo registrato una crescita organica dei ricavi con un’inflessione verso l’alto nel volume più mix – ha detto il CEO Mike Hsu – Questo, unito a una produttività migliorata, ha guidato una forte crescita degli utili rettificati e alimentato gli investimenti per migliorare il nostro vantaggio competitivo”.Le vendite nette dell’intero 2024 pari a 20,1 miliardi di dollari sono state inferiori dell’1,8 percento rispetto all’anno precedente a causa di impatti negativi di circa il 3,8 percento derivanti dalla conversione di valuta estera e dell’1,2 percento dalle cessioni. Gli utili rettificati per azione del 2024 sono stati di 7,30 dollari, rispetto ai 6,57 dollari dell’anno scorso, con un aumento dell’11,1 percento, riflettendo principalmente la forte crescita dell’utile operativo rettificato.L’utile annuo rettificato per azione dovrebbe aumentare nel 2025 di una percentuale “mid-to-high single-digit”, rispetto alle stime di un aumento del 3,2%.(Foto: Cineberg Ug) LEGGI TUTTO

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    Piazza Affari in leggero rialzo, focus su Mps e Mediobanca

    (Teleborsa) – Lieve aumento per il FTSE MIB, al pari delle principali Borse Europee.Va avanti la giornata positiva di Tim a Piazza Affari in scia alla promozione a “Buy” – con target price alzato da 0,26 a 0,35 euro per azione – ricevuta dagli analisti Kepler Cheuvreux. Giornata in rosso invece per le ultime protagoniste del risiko bancario italiano, con Banca Monte Paschi di Siena – che paga i dubbi sollevati dagli analisti sulla Ops – e Mediobanca – con il Cda che ha respinto l’offerta – che risultano i titoli più in difficoltà a Milano con perdite intorno al 2%Sul fronte macroeconomico notizie incoraggianti sono arrivate dai dati relativi alla fiducia dei consumatori in Francia e al calo del tasso di disoccupazione in Spagna.Seduta in frazionale ribasso per l’Euro / Dollaro USA, che lascia, per ora, sul parterre lo 0,69%. L’Oro è sostanzialmente stabile su 2.744 dollari l’oncia. Il Petrolio (Light Sweet Crude Oil) continua gli scambi, con un aumento dello 0,71%, a 73,69 dollari per barile. LEGGI TUTTO

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    Mediobanca rigetta OPS di MPS: fortemente distruttiva di valore, non ha valenza industriale

    (Teleborsa) – Il consiglio di amministrazione di Mediobanca, al termine dell’attesa riunione odierna, ha fatto sapere che l’offerta di Banca Monte dei Paschi di Siena (MPS) “non è stata concordata ed è da ritenersi ostile e contraria agli interessi di Mediobanca”. Fermo restando che Mediobanca si esprimerà sull’offerta con le tempistiche, gli strumenti e secondo le modalità previste dalla legge, sulla base dell’analisi del comunicato ritiene l’offerta “priva di razionale industriale e finanziario, e dunque distruttiva di valore per Mediobanca”.Scendendo nei dettagli, Mediobanca ritiene che l’OPS di MPS non abbia valenza industriale pregiudicando l’identità e il profilo di business del Gruppo Mediobanca focalizzato su segmenti di attività a elevato valore aggiunto e con evidenti traiettorie di crescita; distrugga valore per gli azionisti di Mediobanca e di MPS essendo facile prevedere una copiosa perdita di clienti in quelle attività (quali il Wealth Management e l’Investment Banking) che presuppongono l’indipendenza, la reputazione e la professionalità dei professionisti; sia negativamente caratterizzata dalla difficoltà a determinare il valore intrinseco dell’azione della Banca MPS che presenta un patrimonio netto che fronteggia rilevanti attività fiscali, attività deteriorate e rischi di contenzioso legale (3,3 miliardi), indicatori di rischio peggiori rispetto alle altre banche italiane, rilevanti perdite pregresse, una marcata concentrazione geografica (70% filiali al centro-sud Italia) e di clientela (piccole media impresa), mancanza di fabbriche prodotto.L’operazione manca di razionale industriale in quanto comporta: un forte indebolimento del modello di business di Mediobanca focalizzato sui segmenti di attività specializzate e redditizie quali il Wealth Management e l’Investment Banking; analogamente, perdite di ricavi e clienti interesserebbero il Wealth Management e l’Investment Banking, posti a base del piano di sviluppo del gruppo, anche per l’incertezza che graverebbe sulla capacità della eventuale entità combinata di trattenere i principali clienti; la perdita di clientela sarà ragionevolmente accompagnata dalla perdita delle migliori risorse umane del Gruppo; sssenza di apprezzabili sinergie di costo non avendo i due Gruppi sovrapposizioni di reti distributive.L’operazione manca di un razionale finanziario in quanto comporta: un forte pregiudizio al profilo reddituale di Mediobanca, i cui utili su base stand alone sono previsti in crescita come previsto dal Piano in esecuzione, mentre il consensus vede per MPS un calo degli utili per la riduzione del margine di interesse ed il progressivo venir meno dei benefici fiscali; una diluizione dei multipli valutativi di Mediobanca per il venir meno della prevista crescita di ricavi e utili, dell’elevata redditività (doppia di quella futuribile per il MPS al netto di un tax-rate normalizzato), della pressoché nulla esposizione al segmento delle piccole imprese, della crescita, anche di peso, del WM; il calo del titolo MPS dopo l’annuncio ne testimonia la fragilità del corso di borsa, che rende improbabile il buon esito dell’operazione.Mediobanca segnala anche che l’operazione è caratterizzata dai “rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone”, che sono presenti: in Mediobanca, dove Delfin detiene il 20% e Caltagirone il 7% (sulla base dello stacco del dividendo di novembre 2024), in MPS, dove Delfin è il primo azionista privato con il 10%, mentre Caltagirone detiene il 5% (oltre a detenere il 5% di Anima che a sua volta possiede il 4% di MPS), in Generali, dove Delfin detiene il 10% e Caltagirone il 7%. La presenza degli stessi azionisti in MPS, Mediobanca e Generali nell’ambito di un’offerta esclusivamente in azioni, configura “una potenziale disomogeneità negli interessi rispetto al resto della compagine azionaria”.Il comunicato del CdA è stato approvato con l’astensione dei consiglieri Sandro Panizza e Sabrina Pucci (espressione di Delfine e delle minoranze) LEGGI TUTTO

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    Il calendario societario 2025 di Banca Profilo

    (Teleborsa) – L’Istituto di credito milanese ha comunicato il calendario annuale degli eventi societari relativi all’esame e all’approvazione dei dati finanziari da parte del Consiglio di Amministrazione e dell’Assemblea degli Azionisti per l’anno 2025.Giovedì 06/02/2025CDA: Approvazione dei dati preliminari individuali e consolidati al 31.12.2024Giovedì 06/03/2025CDA: Approvazione della Relazione Finanziaria Annuale 2024Martedì 15/04/2025Assemblea: Approvazione del bilancio 2024Giovedì 08/05/2025CDA: Approvazione del Resoconto finanziario intermedio sulla gestione consolidata al 31.03.2025Giovedì 31/07/2025CDA: Approvazione della Relazione finanziaria semestrale consolidata al 30.06.2025Giovedì 06/11/2025CDA: Approvazione del Resoconto finanziario intermedio sulla gestione consolidata al 30.09.2025 LEGGI TUTTO

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    Borsa, bilancio IPO-delisting negativo per prima volta da 2012: ma meglio dell’Europa

    (Teleborsa) – La Borsa italiana ha registrato più delisting che quotazioni per la prima volta dal 2012. È successo nel 2024, con lo squilibrio che si è concentrato su Euronext Milan, ovvero il mercato regolamentato di Piazza Affari, responsabile del 61% dei delisting e di una sola quotazione. È quanto emerge da un’analisi di ValueTrack.In particolare, nel 2024 ci sono state 22 quotazioni e 28 delisting, con il numero totale di società quotate sulla piazza di Milano che è sceso a 421 unità, rispetto alle 427 dell’anno prima, anche se in rialzo dai 377 del 2020 grazie al flusso di aziende arrivate sull’Euronext Growth Milan negli ultimi anni.Il 67% dei delisting è avvenuto a seguiti di un’OPA, il 15% per decisione della società e il 7% per fusione. Il restante 11% riguarda decisioni di Borsa Italiana, EGA mancante o procedure d’insolvenza. Gli abbandoni più importanti l’anno scorso, in termini di capitalizzazione, sono stati quelli di CNH Industrial (15,1 miliardi di euro), Unipolsai (7,2 miliardi di euro), Salcef (1,6 miliardi di euro), Saras (1,5 miliardi di euro) e Tod’s (1,4 miliardi di euro)ValueTrack fa notare che i delisting sono stati un tema per tutti i mercati azionari europei. Il saldo tra delisting e IPO raggiunge addirittura 151 per la Borsa di Londra, mentre è più contenuto per gli altri listini del Vecchio Continente (media di 12 società perse nette). In particolare, i delisting superano le IPO di 41 unità a Parigi, 23 a Francoforte, 20 a Oslo, 8 ad Amsterdam, 6 a Dublino, 4 a Lisbona, 3 a Bruxelles, 1 a Madrid.Diversi grandi delisting hanno portato a consistenti deflussi di capitalizzazione di mercato, con la Francia come caso più estremo (570 miliardi di euro in totale). Su Parigi pesa la cancellazione del dual listing da parte di Caterpillar (266 miliardi di euro) e GE Aerospace (231 miliardi di euro). Dublino ha perso 43 miliardi di euro, su cui pesano i 32 miliardi di euro di Flutter. Oslo ha perso 22 miliardi di euro, su cui pesano i 12 miliardi di euro di Adevinta.L’Euronext Growth Milan, il segmento di Borsa Italiana dedicato alle PMI ad alto potenziale di crescita, è risultato il listino europeo più attivo in termini di ammissioni tra i mercati growth, con 21 matricole e una raccolta totale di 171 milioni di euro. Seguono Londra con 11 società e una raccolta di 135 milioni di euro e Parigi con 10 società e una raccolta di 20 milioni di euro. Più indietro Oslo con 7 società e una raccolta di 335 milioni di euro, Francoforte con 6 società e una raccolta di 16 milioni di euro, Madrid con 4 società e una raccolta di 164 milioni di euro. La raccolta media è stata di 21 milioni di euro.Situazione molto differente tra i mercati regolamentati. La classifica mostra Londra con 7 società e una raccolta di 649 milioni di euro, Oslo con 6 società e una raccolta di 137 milioni di euro, Amsterdam con 4 società e una raccolta di 2.431 milioni di euro, Parigi con 4 società e una raccolta di 680 milioni di euro, Francoforte con 4 società e una raccolta di 649 milioni di euro, Madrid con 3 società e una raccolta di 3.084 milioni di euro, Milano con 1 società e una raccolta di 37 milioni di euro. La raccolta media è stata di 303 milioni di euro. LEGGI TUTTO

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    General Motors, guidance 2025 superiore alle attese

    (Teleborsa) – General Motors ha riportato nel 2024 un utile netto pari a 6 miliardi di dollari (-40,7%) e un EBIT rettificato di 14,9 miliardi di dollari (+20,9%). Il margine netto si è ridotto di 2.7 p.p. al 3,2%, mentre il margine Ebit rettificato è risultato pari all’8% (+0,8 p.p.). I ricavi sono aumentati del 9,1% arrivano a 187,4 miliardi. In calo l’EPS a 6,37 dollari (-13%), sale l’EPS adjusted a 10,6 dollari (+38%).Nel quarto trimestre la casa automobilistica ha registrato una perdita netta di 3 miliardi di dollari a causa di più di 5 miliardi di dollari in spese speciali guidate principalmente dai 4 miliardi di dollari di oneri di ristrutturazione non monetari e di deterioramento degli interessi in alcune Joint venture in Cina, e dai 500 milioni di dollari in spese legate alla decisione di interrompere i finanziamenti all’attività di robotaxi Cruise.Per il 2025 General Motors prevede un utile netto compreso tra 11,2 e 12,5 miliardi di dollari – una cifra superiore a quella indicata dagli analisti di 10,8 miliardi di dollari -, un EBIT rettificato compreso tra i 13,7 e i 15,7 miliardi di dollari e un EPS rettificato compreso tra 11 e 12 dollari. LEGGI TUTTO