(Teleborsa) – L’oro ritraccia dai massimi dopo aver toccato oggi un nuovo record a 1.987,95 dollari l’oncia, vicinissimo alla soglia dei 2.000 dollari cui il mercato guarda con sempre maggior convinzione. Al momento il metallo prezioso scambia a 1,.968,5 dollari, in ribasso dello 0,33%, confermando da inizio anno una risalita di circa il 30%.
Una performance che fa perno sulla fase di estrema incertezza dei mercati, in seguito alla pandemia di Covid-19, ed alle politiche ultra accomodanti dlele banche centrali. Oltre che su elementi di carattere fondamentale, che hano a che fare con la corposa domanda degli ETF.
Stessa impostazione per l’argento che scambia a 24,25 dollari l’oncia, in ribasso dello 0,39%, rispetto ad un massimo intraday di 24,94 dollari. Da inizio anno, il metallo bianco guadagna il 36% circa e dai minimi toccati a marzo segna una performance di +70%.
UPB: ORO E ARGENTO ALL’INIZIO DI UNA LUNGA FASE TORO
Gli analisti restano molto positivi sull’oro e sull’argento, in particolare Norman Villamin, CIO Wealth Management di Union Bancaire Privée (UBP), il quale ritiene che i metalli si trovino “nelle prime fasi di un lungo ciclo di mercato rialzista”.
“Se da una parte gli investitori in oro hanno già beneficiato del passaggio a un contesto di tassi d’interesse reali negativi (corretti per l’inflazione) e degli acquisti di debito pubblico e privato da parte della Fed – sottolinea – l’inizio di un mercato orso del dollaro, la crescente corsa all’oro e all’argento fisico piuttosto che finanziario, nonché una politica fiscale e monetaria coordinata e orientata alla crescita dovrebbero fornire i prossimi catalizzatori per entrambi i metalli preziosi”.
Per UBP “gli investitori dovrebbero guardare all’Europa mentre si preparano alla prossima fase per la ripresa dalla pandemia”, alla luce anche delle politiche della BCE e del lancio del Rercovery Fund che favorirà politiche fiscali più orientate alla crescita, laddove gli “Stati Uniti restano in un territorio di nessuno tra il lockdown e la normalizzazione” e la politica fiscale, così come accade in Giappone, resta più concentrata a “compensare la perdita di reddito delle imprese o per sostituire il mancato reddito delle famiglie”.
“La Commissione Europea – spiega Villamin – potrebbe intraprendere una soluzione politica più vicina ai programmi coordinati di politica fiscale e monetaria che hanno caratterizzato la politica economica americana dei primi anni Quaranta del secolo scorso” e queste politiche “forniranno il prossimo catalizzatore per un mercato rialzista sia dell’oro sia dell’argento”.
Quanto ai due metalli – spiega l’analista di UPB – si attende dunque una “crescente domanda” ed un più ampio “disallineamento tra la disponibilità di metallo fisico e l’aumento delle richieste finanziarie”, che si traduce “sempre più spesso in una consegna effettiva” sui contratti Future che “mette pressione sulle scorte di metallo fisico detenute dal COMEX”.
“Nonostante l’oro abbia guadagnato oltre il 50% da quando la Federal Reserve ha terminato il suo ciclo di rialzi alla fine del 2018 – conclude – l’oro resta nelle prime fasi di un lungo ciclo di mercato toro. Di conseguenza, anche con la forte performance delle ultime settimane, per gli investitori che non hanno partecipato ai rally fino ad oggi, continuiamo a vedere un’interessante prospettiva di rischio-rendimento, con l’oro che rimane una parte fondamentale del nostro posizionamento su asseti rifugio nei portafogli”.