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Npl e Pil, impatto Covid ci sarà ma misure di contrasto hanno funzionato

(Teleborsa) – Sofferenze bancarie destinate a crescere per il coronavirus ma non fino ai picchi negativi del 2012, perché la situazione “rimarrà gestibile”, grazie anche alle misure straordinarie adottate finora.

È quanto prevede l’Outlook di Abi e sui crediti deteriorati (Npl) delle imprese italiane. I tassi di deterioramento dei prestiti “tenderanno a crescere per effetto del Covid nel prossimo biennio, raggiungendo un livello intorno al 4% nel 2021, per poi calare nuovamente nel 2022″.

Nonostante la crisi, però, “il fisiologico aumento della rischiosità, che interesserà tutte le classi dimensionali – specifica il report – rimarrà molto inferiore a quanto sperimentato in passato, sia nello scenario base sia in quello peggiorativo. I nuovi crediti in default si manterranno su livelli distanti rispetto ai picchi raggiunti nel 2012, con incrementi che interesseranno maggiormente le aziende di piccola e media dimensione e le imprese dell’edilizia e dei servizi. E questo anche nel caso di una nuova ondata di contagi in autunno”.

L’Outlook Abi-Cerved stima un crollo del PIL di oltre l’8% quest’anno a causa della crisi del coronavirus, ma anche un rimbalzo nel prossimo biennio con ritmi di crescita molto elevati (nel 2021 +5,2% e nel 2022 +2,1%). Lo scenario elaborato risulta essere più ottimistico rispetto ad altre stime, ma secondo Abi e Cerved ci sono elementi positivi addizionali da considerare, come l’impatto mitigativo delle misure eccezionali adottate a livello nazionale e internazionale. Tra queste quelle misure economiche (moratorie e finanziamenti garantiti) ma anche l’allentamento delle regole prudenziali.

Una situazione anomala quella che si è presentata, secondo i due centri studi, ma che ha già visto manifestarsi gli effetti più critici durante il lockdown e l’impatto di questo sulla domanda.

“Il rapporto – ha spiegato il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini – conferma che le eccezionali misure adottate dalle autorità e dalle banche in reazione all’emergenza sanitaria permetteranno di limitare, nel tempo e nell’intensità, gli inevitabili effetti della crisi sulla qualità del credito. Si tratta di interventi in grado di ridurre il rischio che il temporaneo blocco delle attività produttive si traduca nel fallimento di imprese altrimenti solvibili, con la potenzialità di indurre una significativa riduzione del tasso di default delle imprese e di mitigare la crescita dei crediti deteriorati”.

“Anche l’accordo tra i 27 paesi Ue sul fondo di ripresa europeo – ha aggoiunto Sabatini – va in questa direzione. Eventuali estensioni delle scadenze delle moratorie oltre la fine del 2020 ridurrebbero ulteriormente il rischio di default delle imprese. Nel complesso, il quadro che va emergendo induce a guardare con ottimismo e fiducia verso il prossimo futuro”.

“La crisi che stiamo vivendo – ha sostenuto l’amministratore delegato del Cerved, Andrea Mignanelli – ha un’intensità ancora maggiore rispetto a quella precedente in termini di caduta del Pil, ma per molti aspetti oggi siamo più pronti a gestirne gli effetti sui crediti deteriorati. Nel 2009 la crisi era stata aggravata da politiche di austerità, mentre oggi la politica economica ha messo in campo misure di sostegno senza precedenti”.

“Le banche – ha aggiunto Mignanelli – hanno oggi portafogli migliori rispetto alla recessione precedente. In più, esiste un mercato rodato degli Npl e un’industria che può gestire i crediti deteriorati in più che ci aspettiamo da qui al 2025: con Cerved Credit Management siamo pronti a giocare la nostra parte”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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