(Teleborsa) – Tre imprese su quattro hanno mantenuto stabile il numero dei propri occupati nei primi sei mesi dell’anno, ma oltre il 20% delle aziende ha ridotto l’occupazione.
È quanto emerge da un’indagine Excelsior realizzata tra il 25 maggio e il 9 giugno da Unioncamere in accordo con l’Anpal. Secondo il report, circa 290mila imprese, pari al 21,3% delle aziende italiane con dipendenti, “hanno dovuto ridurre i livelli occupazionali mentre altre 36mila (il 2,6%) li hanno aumentati”.
Il saldo tra imprese che hanno ridotto e imprese che hanno aumentato il numero dei dipendenti è così pari a -18,7 (con un massimo di -22,7 punti per le imprese con 10-49 dipendenti). Vanno meglio le imprese esportatrici (-15,2 punti di differenza tra imprese in flessione e imprese in crescita rispetto al -19,1 delle non esportatrici).
Segnali positivi “anche per le imprese già dotate di piani integrati di digitalizzazione, che mostrano una maggiore resistenza occupazionale, con un saldo negativo (-17,4) tra chi aumenta e chi diminuisce l’occupazione meno accentuato rispetto alle imprese non ancora digitalizzate (-19,3), grazie alle innovazioni introdotte in precedenza”.
La prima risposta alla crisi, aggiunge Unioncamere, “le imprese la stanno trovando proprio nell‘accelerazione dei processi di digitalizzazione. Sono 1.036mila quelle che stanno pianificando in questi mesi interventi di digitalizzazione (circa il 75% dell’universo di riferimento), segnando una crescita di circa 7 punti percentuali rispetto al periodo precedente l’emergenza sanitaria (+91mila imprese)”.
Si prevedono in ogni caso “tempi lunghi per la ripresa. Tra le imprese con almeno un dipendente (circa 1,4 milioni), al di là di una quota minoritaria (180mila) che dichiara di non aver subito perdite in questa crisi, la maggioranza (circa 580mila) stima che la propria attività potrà tornare ai livelli pre-crisi non prima di giugno 2021″.