(Teleborsa) – alza il velo sull’aggiornamento al Piano industriale 2022, oggetto di revisione oggi da parte del CdA della banca; rispetto a quello elaborato lo scorso febbraio.
Confermate tutte le principali linee guida già delineate nella precedente versione, cui si aggiunge la scelta strategica di internalizzare il 100% di Aviva Vita che porterà nell’orizzonte di Piano ad un rendimento atteso dell’investimento superiore al 10%.
La reazione della Banca all’emergenza Covid19, subentrata al piano di febbraio 2020, è stata caratterizzata da velocità e resilienza, consentite dalla immediata attivazione degli elementi di flessibilità operativa e patrimoniale già sottolineati in sede di presentazione del Piano a febbraio. UBI ha così potuto attivare una serie di azioni: smart working, protezione personale, flessibilità filiali e servizio ai clienti. La Banca si è inoltre attivata per fornire adeguato supporto all’economia, promuovendo tempestivamente “Rilancio Italia”, un programma articolato per 10 miliardi di euro, nato per finanziare famiglie, imprese e Terzo settore colpiti dalla crisi e sostenerne la tenuta e la ripartenza nei prossimi mesi.
L’impatto dell’emergenza Covid19 sul costo del credito è stimato in 85 punti base cumulati aggiuntivi nell’arco del triennio 2020-2022. Per maggior cautela, la valutazione dell’impatto del Covid sui parametri di credito e quindi per la stima dell’adeguatezza del patrimonio di vigilanza, è stata effettuata in uno scenario che include una variazione del Pil reale del -10,3% nel 2020, del +2,8% nel 2021 e del -0,2% nel 2022.
Quanto ai target del piano, l’utile netto previsto nel 2022 è indicato a 562 milioni di euro contro i 665 del Piano originale, con
una riduzione di circa 1 punto percentuale di RoTE (al 7,1% rispetto al precedente 8,3% nel 2022). Questa importante dimostrazione di resilienza è ottenuta in un contesto particolarmente complesso grazie: alla tenuta dei proventi operativi (CAGR1 +0,7% incluso il 100% di Aviva Vita) in uno scenario conservativo di evoluzione del PIL nel triennio e di tassi negativi; al controllo degli oneri operativi (CAGR -0,6% includendo tra l’altro gli impatti del nuovo CCNL, incrementati investimenti in nuove tecnologie e l’internalizzazione di Aviva Vita): ad un costo del credito a 62 bps nel 2022.
Confermata anche una solida posizione patrimoniale, con un CET1 ratio stimato nel 2022 al 13,9% (al netto dei dividendi del 2019 ma prima di quelli relativi a 2020, 2021, 2022); rispetto a una soglia minima di CET1 ratio pari al 12,5%, si evidenzia un excess capital di circa 840 milioni di euro che potranno essere distribuiti, corrispondenti a un cumulato di oltre 73 centesimi di euro per azione nel triennio.
A questi elementi si aggiunge il contributo positivo in termini di consumo di capitale derivante dai provvedimenti governativi e dalle revisioni regolamentari, insieme all’utilizzo di alcune riserve di valore, che permettono di incrementare significativamente il CET1 ratio. Conseguentemente l’excess capital distribuibile rispetto ad una soglia minima di CET1 del 12,5% ammonta per il triennio 2020-2022 a circa 840 milioni di euro, equivalenti a un ammontare cumulato di oltre 73 centesimi per azione nel periodo.
Gli esiti dell’aggiornamento del Piano – sottolinea UBI – testimoniano la capacità e velocità di reazione e flessibilità del Gruppo e l’importanza di aver preservato riserve di valore generate nei momenti migliori, che oggi sono un elemento chiave per confermare la redditività e la remunerazione degli azionisti in contesti di complessità elevata quale quello attuale.